BastaBugie n�539 del 31 dicembre 2017

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1 ANGELA PIERO CI INGANNA SU GAY, MIGRANTI E VACCINI (1° articolo: 17.440 click)
Superquark è da sempre allineato alle menzogne della cultura dominante al grido di ''Lo dice la Scienza'', ma adesso è troppo
Autore: Alessandro Rico - Fonte: La Verità
2 TRUMP, A VARSAVIA, TORNA A DIFENDERE L'OCCIDENTE (2° articolo: 13.983 click)
Un discorso coraggioso che mai sentiremo da un politico europeo (VIDEO: i polacchi si schierano contro l'islam)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 DON BOSCO SPIEGA AI GENITORI COME PARLARE DELL'ISLAM AI FIGLI (3° articolo: 12.655 click)
Ecco la famosa pagina del trattato popolare del 1853 dal titolo ''ll cattolico istruito nella sua religione''
Autore: San Giovanni Bosco - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
4 IUS SOLI? L'ESEMPIO DELLA SVEZIA, PAESE ACCOGLIENTE VERSO GLI IMMIGRATI E PER QUESTO ORMAI AL COLLASSO (4° articolo: 12.391 click)
Interi territori controllati dai musulmani in cui la polizia non entra, aumento vertiginoso degli stupri ai danni di minorenni europee, popolazione terrorizzata che teme di uscire la sera
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana
5 CHI COMANDA IL MONDO? (5° articolo: 11.140 click)
Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché le elite al potere sono più forti (VIDEO: Chi comanda il mondo)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 DON LORENZO MILANI, UN CATTIVO MAESTRO (6° articolo: 10.667 click)
Il parroco della Barbiana ha contribuito alla devastazione della scuola italiana (che non premia i meriti, toglie autorevolezza al docente, non prepara alla vita, non educa, anzi devasta i ragazzi)
Autore: Marcello Veneziani - Fonte: Il Tempo
7 LA CORAGGIOSA RISPOSTA A ROBERTO SAVIANO DELLA MAMMA DEL RAGAZZO DI GENOVA CHE SI E' SUICIDATO (7° articolo: 10.532 click)
La mamma risponde all'autore di Gomorra che su Repubblica inneggiava alla liberalizzazione della droga
Fonte: Tempi
8 AVVENIRE: L'INFERNO NON E' ETERNO E ALLA FINE ANCHE IL DIAVOLO SARA' ACCOLTO IN PARADISO (8° articolo: 10.417 click)
Il quotidiano della CEI rilancia la vecchia idea dell'Apocatastasi di Origene, già condannata dalla Chiesa nel 5° Concilio Ecumenico del 553 (VIDEO: l'inferno non è vuoto)
Autore: Michelangelo Socci - Fonte: La Verità
9 LE ONG VANNO A PRENDERE IN LIBIA I CLANDESTINI PER PORTARLI IN ITALIA... E FANNO AUMENTARE I MORTI IN MARE (9° articolo: 10.318 click)
Il video di Luca Donadel, rilanciato da Striscia la notizia, è stato visto da mezzo milione di persone, ma ora è attaccato da tv e giornali, anche ''cattolici'' (VIDEO: La verità sui migranti)
Autore: Chiara Giannini - Fonte: Il Giornale
10 CATERINA SOCCI E DJ FABO, LA CULTURA DELLA VITA CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE (10° articolo: 10.301 click)
Giornalisti, politici, uomini di spettacolo, diffondono la cultura della morte, non la vita per cui mia figlia e altri stanno lottando (VIDEO: 9 motivi di ragione per cui l'eutanasia è un abominio)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero

1 - ANGELA PIERO CI INGANNA SU GAY, MIGRANTI E VACCINI (1° articolo: 17.440 click)
Superquark è da sempre allineato alle menzogne della cultura dominante al grido di ''Lo dice la Scienza'', ma adesso è troppo
Autore: Alessandro Rico - Fonte: La Verità, 09/07/2017

Tra gli italiani che vogliono apparire intellettualmente impegnati impazza una moda: l'adorazione incondizionata di Piero e Alberto Angela. Che i programmi dei due divulgatori siano particolarmente amati [...], lo dimostrano i dati sugli ascolti della nuova edizione di Superquark: la puntata di mercoledì scorso ha sbaragliato tutti i concorrenti.

INCIDENTE DI PERCORSO
Stavolta, però, Piero Angela è incappato in qualche incidente di percorso. Gli spettatori più attenti avranno notato che questo ciclo di Superquark sembra voler ammantare con il velo della scientificità l'agenda politica della sinistra internazionale. La scorsa settimana, ad esempio, era andato in onda un servizio sulla transessualità, nel quale il cambiamento di sesso è stato presentato dando per acquisti gli assunti della teoria gender. Il presupposto pareva essere che la sessualità sia culturalmente determinata e quindi possa essere scelta a piacimento. E a rincarare la dose ci si è messo il collegamento in studio con il sessuologo Emmanuele Jannini, che catechizzava gli spettatori sulla necessità di approvare normative più elastiche per il riconoscimento della transessualità in Italia [leggi: SUPERQUARK DIVENTA SUPERTRANS, clicca qui, N.d.BB].
Piero Angela ha poi inaugurato una rubrica con Massimo Polidoro, segretario nazionale del Cicap (il comitato, di cui lo stesso Angela è cofondatore, che si prefigge lo scopo di demistificare i fenomeni paranormali applicando il metodo scientifico), dedicata alle fake news. Così, se la scorsa settimana Angela e Polidoro dileggiavano i siti della destra radicale americana per aver montato il Pizzagate, il presunto scandalo a sfondo pedofilo che avrebbe coinvolto il capo della campagna elettorale della Clinton John Podesta, questo mercoledì la tesi era inequivocabile: le fake news sarebbero state responsabili della vittoria di Donald Trump e della Brexit. Peccato che a Superquark si siano scordati di menzionare tutti gli altri fattori che hanno contribuito al trionfo di Trump: l'esasperazione della classe operaia, le tensioni etniche sfruttate dai democratici, l'immigrazione incontrollata.

TROPPI SILENZI
Non una parola sulla vicenda dei tre giornalisti della Cnn, costretti alle dimissioni per aver diffuso menzogne su Trump, né sul catastrofismo degli europeisti, che prima del referendum inglese spacciavano il "leave" come la rovina del Regno Unito, salvo ritrovarsi le borse con il vento in poppa all'indomani del voto. Non poteva mancare lo spot per le migrazioni. Con la scusa di seguire le operazioni della guardia costiera e di spiegare il funzionamento delle sue imbarcazioni, Superquark ha colto l'occasione per diffondere qualche toccante filmato dei salvataggi dei naufraghi: un'iniziativa che ha poco di scientifico e molto di emotivistico, apparentemente confezionata proprio per diffondere il verbo dell'accoglienza. Una politicizzazione che forse non ci si aspettava. [...]
Eppure, i più smaliziati potrebbero sostenere che Piero Angela, emblema di una certa filosofia positivista di ascendenza ottocentesca che tende a equiparare irrazionalità (che è una manifestazione naturale della personalità umana), irrazionalismo (che ne è una deviazione) e religione (che non è né irrazionale né irrazionalista), si presta alle strumentalizzazioni dei progressisti. E all'alba dei suoi novant'anni corre il pericolo di essere reclutato come una figurina da impiegare nella partita contro il Movimento 5 stelle, in cui lo scientismo è un'arma di lotta politica.
La stessa arma brandita nella querelle sui vaccini, con l'invenzione di emergenze sanitarie, l'utilizzo senza scrupoli della morte dei bambini e il ricorso all'autorità degli scienziati per aggiudicarsi la tenzone a tavolino. Lo dimostra la campagna del Foglio, che ha lanciato la candidatura di Piero Angela come senatore a vita, offerta comunque declinata subito dal diretto interessato.

PORSI DOMANDE
È vero, come ha più volte ribadito lo stesso Angela, che "la scienza non è democratica". Ma se un'affermazione del genere, fatta sui banchi dell'università, insegna giustamente agli studenti che il metodo scientifico si fonda su prove sperimentali e non su opinioni, quando in ballo c'è la politica essa rischia di trasformarsi in una comoda scorciatoia per squalificare gli avversari. Si potrebbe finire a fare la gara a chi si accaparra per primo l'etichetta di "scientifico", senza curarsi di esserlo davvero: quanto è serio, scientificamente, parlare di fake news tacendo le balle seriali raccontate per anni dalla sinistra? [...]

Fonte: La Verità, 09/07/2017

2 - TRUMP, A VARSAVIA, TORNA A DIFENDERE L'OCCIDENTE (2° articolo: 13.983 click)
Un discorso coraggioso che mai sentiremo da un politico europeo (VIDEO: i polacchi si schierano contro l'islam)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/07/2017

Ogni volta che Barack Obama teneva un discorso, i media europei erano subito pronti a definirlo "storico". Non capita lo stesso con Donald Trump, che non gode affatto dello stesso credito presso le redazioni di tutto il mondo occidentale. Ieri, anche se magari non si è trattato di un discorso propriamente "storico" (come non lo erano neppure quelli di Obama, a dire il vero), il discorso di Trump ai polacchi è stato quantomeno coraggioso. Almeno per tre validi motivi.
Il primo è il dove: la Polonia era l'alleato più snobbato da Barack Obama nei suoi due mandati. Non solo non aveva celebrato il 70mo dell'invasione nella Seconda Guerra Mondiale, che cadeva proprio nel suo primo anno di amministrazione, ma era arrivato a cancellare l'impegno americano per lo scudo anti-missile in territorio polacco proprio nel giorno in cui cadeva l'anniversario dell'invasione sovietica. E non si trattava solo di una sfortunata coincidenza di date. La Polonia è sempre stata vista come una nazione "divisiva", per le sue forti prese di posizione nei confronti sia dell'Ue che della Russia. E l'amministrazione liberal, che in generale snobbava l'Europa, in particolare snobbava una nazione europea così assertiva e orgogliosa.
Il secondo motivo è il quando: proprio in questi mesi, il governo conservatore di Varsavia è più isolato che mai nell'Ue. Non solo per le sue riforme, che sono giudicate addirittura lesive dello Stato di diritto dai membri occidentali dell'Unione, ma anche per il suo secco rifiuto a partecipare alla politica di redistribuzione degli immigrati.
Terzo: per il contenuto. Trump, in Polonia e ai polacchi, è andato a parlare di argomenti forti: del comunismo, dell'islam e dell'Occidente, per la prima volta dopo otto anni di sedazione politicamente corretta. E' andato a parlare anche di affari, come ci si poteva perfettamente attendere da un imprenditore: ha offerto il gas americano ai polacchi, per smarcarsi dalla dipendenza della Russia. Ma il suo viaggio a Varsavia non può essere ridotto a uno spot commerciale, come i critici del presidente già iniziavano a fare ancor prima che aprisse bocca. Il messaggio politico e culturale che ha lanciato è molto forte.

1) I CRIMINI DEL COMUNISMO
Il primo piatto forte del discorso è appunto il comunismo. Trump esordisce col ricordo di un fatto storico che pochi, in Occidente, studiano o anche solo conoscono: "Nel 1920, nel Miracolo della Vistola, la Polonia fermò l'esercito sovietico lanciato alla conquista dell'Europa". Ed è il primo omaggio che il presidente americano rende alla nazione-baluardo. Nella guerra sovietico-polacca del 1919-1921, in effetti, senza la resistenza polacca avremmo avuto un'altra Europa. Lenin era convinto che il momento dell'esportazione della rivoluzione fosse giunto. Solo dopo la sconfitta sulla Vistola, iniziò il lento ripiegamento verso il "socialismo in un solo paese", che avrebbe poi caratterizzato gli anni di Stalin e permesso all'Europa (anche a quella centrale) un altro ventennio di respiro. Sulla Seconda Guerra Mondiale, Trump ricorda i crimini del comunismo, le deportazioni e l'eccidio degli ufficiali polacchi di Katyn.
E non dimentica la pugnalata alla schiena che Stalin diede agli insorti di Varsavia (il discorso, fra l'altro, l'ha tenuto proprio di fronte al monumento a loro dedicato): "Questo monumento ci ricorda che più di 150mila polacchi morirono durante quella disperata lotta per scacciare l'oppressore. Dall'altra parte del fiume, le forze armate sovietiche si fermarono e attesero. Guardavano i nazisti distruggere brutalmente questa città, uccidere uomini, donne e bambini. Essi cercarono di distruggere questa nazione per sempre, di annientare la sua determinazione a sopravvivere".

2) IL CATTOLICESIMO QUALE FATTORE DI IDENTITÀ NAZIONALE
Il secondo piatto forte è il cattolicesimo quale fattore di identità nazionale. Tema tutt'altro che scontato. "Quando arrivò il giorno, il 2 giugno 1979 e un milione di polacchi si riunì in Piazza della Vittoria per la loro prima messa con il loro Papa polacco, quel giorno, ogni comunista a Varsavia deve aver capito che il suo sistema oppressivo sarebbe ben presto collassato. Lo deve aver capito nel momento stesso in cui, durante l'omelia di papa Giovanni Paolo II, un milione di polacchi, uomini, donne, bambini, all'improvviso levarono la loro voce in una sola preghiera. Un milione di polacchi non chiedeva benessere. Non chiedeva privilegi. Un milione di polacchi scandì tre sole parole: Noi Vogliamo Dio". E "Con papa Giovanni Paolo II, I polacchi hanno riaffermato la loro identità di nazione devota a Dio".
Dopo il comunismo, la minaccia del presente è identificata nel radicalismo islamico: "Un'altra ideologia oppressava, che cerca di esportare il terrorismo e l'estremismo in tutto il mondo. L'America e l'Europa hanno sofferto di un attacco terroristico dopo l'altro. Dobbiamo fermarla (...) Stiamo combattendo duramente contro il terrorismo dei radicali islamici e vinceremo".
Sulla Russia, tema quanto mai sensibile in Polonia, Trump deve affrontare una sfida su se stesso. Perché è sempre più diffusa, mediaticamente, l'idea (ancora tutta da provare) che siano i russi ad aver determinato la sua vittoria elettorale (si veda tutto il dossier Russiagate). Trump ha fugato diversi timori locali ribandendo la sua alleanza con i polacchi, ma soprattutto richiamando Mosca alla sua responsabilità: "Sollecitiamo la Russia a cessare le sue attività di destabilizzazione in Ucraina e altrove e il suo sostegno a regimi ostili, fra cui Siria e Iran, di unirsi alla comunità di nazioni responsabili che combattono contro comuni nemici, in difesa della civiltà stessa". Non un discorso pienamente ostile, ma neppure quell'atteggiamento da "burattino" dei russi che molti, pregiudizialmente, attribuiscono al presidente Usa.

3) LA LOTTA AL POTERE TECNOCRATICO
Ma un altro argomento forte e finora mai affrontato da un presidente americano sin dai tempi di Reagan è la lotta al potere tecnocratico della burocrazia, che Trump definisce un "nemico" di nostra responsabilità. "La minaccia è invisibile, ma ben nota ai polacchi: la crescita strisciante di una burocrazia statale che succhia le nostre risorse vitali e la ricchezza del popolo. L'Occidente è diventato grande, non a causa di carte bollate e regolamenti, ma perché a ciascuno è permesso di inseguire i suoi sogni e perseguire il suo destino". Ed è questo il senso che Trump dà all'Occidente: "Americani, polacchi e le altre nazioni dell'Europa valorizzano la libertà individuale e la sovranità (...) Noi, prima di tutto, valorizziamo ogni vita umana, proteggiamo i diritti di ogni persona, condividiamo la speranza nutrita da ogni anima di vivere liberamente. Questo è ciò che siamo. Questi sono gli impagabili legami che ci legano come nazioni, come alleati e come civiltà". Parola così, dalle nostre parti, si sentono raramente. Ormai.

Nota di BastaBugie: nel seguente video di sette minuti dal titolo "La Polonia si schiera contro l'islam e l'UE anticristo" si vede chiaramente che i polacchi riaffermano la propria cultura cattolica di cui vanno giustamente fieri.
Si tratta di una grande manifestazione del popolo polacco di due anni fa che inneggia a Cristo e condanna l'islam, all'indomani dell'elezione di Andrzej Duda e conseguente estromissione dei partiti di sinistra dal governo.


https://www.youtube.com/watch?v=bpTcoBgEGS0

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07/07/2017

3 - DON BOSCO SPIEGA AI GENITORI COME PARLARE DELL'ISLAM AI FIGLI (3° articolo: 12.655 click)
Ecco la famosa pagina del trattato popolare del 1853 dal titolo ''ll cattolico istruito nella sua religione''
Autore: San Giovanni Bosco - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, Marzo 2016

PADRE: Se vi piace, io vi parlerò delle altre religioni cominciando dall'Islam.
FIGLIO: Si, sì, cominciate a dirci che cosa s'intenda per Islam.
PADRE: Per Islam s'intende una raccolta di massime ricavate da varie religioni, le quali praticate giungono a distruggere ogni principio di moralità.
FIGLIO: L'Islam da chi ebbe principio?
PADRE: L'Islam ebbe principio da Maometto.
FIGLIO: Oh! di questo Maometto abbiamo tanto piacere di sentire a parlare: diteci tutto quello che sapete di lui.
PADRE: Troppo lungo sarebbe il riferirvi tutto quello che le storie raccontano di questo famoso impostore: io procurerò soltanto di farvi conoscere chi egli fosse, e come abbia fondata la sua Religione.
Nacque Maometto da povera famiglia, di padre gentile e di madre ebrea, l'anno 570, nella Mecca, città dell'Arabia, poco distante dal Mar Rosso. Vago di gloria e desideroso di migliorare la sua condizione andò vagando per più paesi, e riuscì a farsi agente di una vedova mercantessa di Damasco, che poscia lo sposò. Egli era così astuto che seppe approfittare delle sue infermità per fondare una religione. Patendo di epilessia, male caduco, affermava che quelle sue frequenti cadute erano altrettanti rapimenti a tener colloquio coll'Angelo Gabriele.
FIGLIO: Avrà egli pure tentato di operar miracoli in conferma della sua predicazione?
PADRE: Maometto non poteva fare alcun miracolo in conferma della sua religione, perché non era mandato da Dio. Dio solo è autore dei miracoli. Siccome però si vantava superiore a Gesù Cristo, subito gli si chiese che al par di lui facesse miracoli. Egli alteramente rispondeva che i miracoli erano stati. Con tutto ciò si vantava di averne operato uno, e diceva che, essendo caduto un pezzo della luna nella sua manica, egli aveva saputo racconciarla; in memoria di questo miracolo gli islamici presero per divisa la mezza luna.
Voi ridete, o miei figli, e ben con ragione, perciocché un uomo di simil fatta non doveva considerarsi predicatore di una nuova religione. Appunto per questo si sparse la fama che egli era un impostore, e come perturbatore della pubblica tranquillità, i suoi concittadini volevano imprigionarlo e porlo a morte. Pel che egli prese la fuga, e si ritirò nella città di Medina con alcuni seguaci che l'aiutarono a rendersene padrone.
FIGLIO: In che cosa propriamente consiste la religione di Maometto?
PADRE: La religione di Maometto consiste in un mescolamento di giudaismo, di paganesimo e di cristianesimo. Il libro della legge islamica è detto Corano, ossia libro per eccellenza. Questa religione dicesi anche Turca perché è molto diffusa nella Turchia; Musulmana da Musul, nome che gli islamici danno al direttore della preghiera; Islamismo, dal nome di alcuni suoi riformatori; ma è sempre la medesima religione fondata da Maometto.
FIGLIO: Perché Maometto fece quel mescolamento di varie religioni?
PADRE: Perché i popoli dell'Arabia essendo parte Giudei, parte Cristiani, ed altri Pagani, egli, per indurli tutti a seguirlo, prese una parte della religione da loro professata e trascelse specialmente quei punti che possono maggiormente favorire i piaceri sensuali.
FIGLIO: Bisognava proprio che Maometto fosse un uomo dotto?
PADRE: Niente affatto, sapeva nemmeno scrivere. Parlando di cose contenute nella Storia Sacra confonde un fatto coll'altro; per esempio, attribuisce a Maria, sorella di Mosè, più fatti che riguardano Maria, madre di Gesù Cristo, con moltissimi altri spropositi.
FIGLIO: Questa mi par bella: se Maometto era ignorante, né fece alcun miracolo, come poté propagare la sua religione?
PADRE: Maometto propagò la sua religione, non con miracoli o colla persuasione delle parole, bensì colla forza delle armi. Religione che, favorendo ogni sorta di libertinaggio, in breve tempo fece diventar Maometto capo di una formidabile truppa di briganti. Insieme con costoro scorreva i paesi dell'Oriente guadagnandosi i popoli, non coll'insinuare la verità, non con miracoli o con profezie; ma per unico argomento egli innalzava la spada sul capo dei vinti gridando: o credere o morire.
FIGLIO: Sono questi gli argomenti da usarsi per convertire la gente? Senza dubbio, essendo Maometto tanto ignorante, avrà disseminato nel Corano molti errori?
PADRE: Il Corano si può dire una serie di errori i più madornali contro la morale e contro il culto del vero Dio. Per esempio, scusa dal peccato chi nega Dio per timore della morte; permette la vendetta; assicura ai suoi seguaci un paradiso, ma pieno di soli piaceri terreni. Insomma la dottrina di questo falso profeta permette cose tanto oscene, che l'animo cristiano ha orrore di nominare.
FIGLIO: Che differenza passa tra la Chiesa Cristiana e l'Islam?
PADRE: La differenza è grandissima. Maometto fondò la sua religione colla violenza e colle armi: Gesù Cristo fondò la sua Chiesa con parole di pace, servendosi dei poveri suoi discepoli.

Nota di BastaBugie: abbiamo sostituito "Maomettismo" con "Islam", "maomettani" con "islamici" e "Alcorano" con "Corano". Ovviamente abbiamo lasciato tutto il resto come era, per gustare meglio il testo originale scritto da don Bosco.

DOSSIER "SAN GIOVANNI BOSCO"
Il santo educatore dei giovani

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VIDEO: 10 MINUTI SULL'ISLAM
Qui sotto proponiamo ancora una volta il video "10 minuti sull'ISLAM" di Luca Donadel, il ragazzo che con un suo precedente video [per vederlo: clicca qui] svelò lo scandaloso comportamento delle ONG che vanno a prendere gli immigrati in Libia facendo aumentare l'immigrazione clandestina e, contemporaneamente, i morti in mare.
Questo suo video sull'islam è veramente incisivo e molto lucido sulla situazione reale. Da non perdere. E da diffondere.


https://www.youtube.com/watch?v=fieiF2D_v_M

LE ONG VANNO A PRENDERE IN LIBIA I CLANDESTINI PER PORTARLI IN ITALIA (E FANNO AUMENTARE I MORTI IN MARE)
Il video di Luca Donadel, rilanciato da Striscia la notizia, è stato visto da mezzo milione di persone, ma ora è attaccato da tv e giornali, anche ''cattolici'' (VIDEO: La verità sui migranti)
di Chiara Giannini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4684

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, Marzo 2016

4 - IUS SOLI? L'ESEMPIO DELLA SVEZIA, PAESE ACCOGLIENTE VERSO GLI IMMIGRATI E PER QUESTO ORMAI AL COLLASSO (4° articolo: 12.391 click)
Interi territori controllati dai musulmani in cui la polizia non entra, aumento vertiginoso degli stupri ai danni di minorenni europee, popolazione terrorizzata che teme di uscire la sera
Autore: Lupo Glori - Fonte: Corrispondenza Romana, 28/06/2017

Mentre in Italia si discute sui pro e i contro circa l'approvazione del disegno di legge sullo Ius Soli, dalla Svezia, il paese europeo che più di ogni altro ha aperto le proprie porte all'immigrazione e che, per anni, è stato preso da tutti a modello per la sua generosa politica di integrazione nei confronti dei richiedenti asilo, arriva un disperato grido d'allarme.
La "accogliente" e "celebrata" politica delle "porte aperte", basata su un welfare sostenibile e concessione di larghi benefit ai nuovi arrivati, sta infatti oggi presentando il suo salatissimo conto. La Svezia, secondo diversi attenti ed autorevoli osservatori, si sta lentamente logorando dall'interno per via della presenza di masse di immigrati e rifugiati musulmani che, in questi anni, invece di integrarsi nel tessuto socio-economico svedese, sono andati ad isolarsi, costituendo delle vere e proprie zone autogestite al di fuori di ogni legalità.

INTERI TERRITORI CONTROLLATI DAI MUSULMANI IN CUI LA POLIZIA NON ENTRA
In una relazione a riguardo, recentemente diffusa, si legge infatti come il numero di aree "no limits", ovvero territori "fuorilegge", comunemente denominati "no-go zones", ma che il governo svedese preferisce chiamare con la più criptica e rassicurante definizione di «aree vulnerabili», abbia raggiunto l'inquietante cifra di 61.
Un numero che cresce in maniera esponenziale e drammatica, di anno in anno, aumentando progressivamente l'estensione geografica di tali aree "fuori controllo", dove nemmeno la polizia ha accesso. Delle vere e proprie enclavi musulmane che, giorno dopo giorno, conquistano ed ampliano il proprio territorio, erodendo gradualmente l'area legale del paese. In tali zone, dove la legge svedese è stata soppiantata, dal punto di vista legislativo, vige infatti un regime di totale "anarchia" fondato su un mix di legge della giungla e di legge islamica, la sharia.
Gangs musulmane armate e gruppi radicali islamici stanno, in tal modo, lentamente sottraendo interi pezzi della Svezia per sottometterli sotto il proprio dominio. Se ad oggi non si è ancora arrivati a conflitti armati su vasta scala, in questo paese un tempo pacifico e sicuro, fanno notare alcuni commentatori, è semplicemente perché l'attuale governo di coalizione tra il Partito Socialdemocratico e i Verdi, guidato dal primo ministro Stefan Löfven, sta optando per una politica "soft" che non oppone alcuna reale resistenza nei confronti dell'avanzata islamista.
Tuttavia, anche se il governo svedese decidesse domani di invertire la rotta, la Svezia non possiede, al suo interno, le risorse e capacità militari necessarie a contrastare in maniera efficace la situazione. Un avvilente quadro, confermato dal fatto che ben l'80% degli agenti di polizia del paese sta valutando di abbandonare il proprio lavoro in quanto le forze militari, in questo paese tradizionalmente pacifista, sono state progressivamente ridotte al minimo termine.

IL FALLIMENTO DEL MODELLO D'INTEGRAZIONE SVEDESE
Tra coloro che hanno sottolineato il fallimento del "modello d'integrazione svedese" vi è lo stesso commissario della polizia svedese, Dan Eliasson, che, attraverso la televisione nazionale, ha rivolto un accorato appello al proprio popolo, avvertendo che le forze di polizia non riescono più a far rispettare la legge e chiedono pertanto aiuto e sostegno a tutte le persone interessate al bene del paese. Parole simili a quelle del capo della polizia, Lars Alversjø, che, intervistato sull'attuale esplosiva situazione sociale della Svezia, ha dichiarato: «in alcune aree di Stoccolma (capitale della Svezia) vi è illegalità. (...) Il sistema giuridico, che è un pilastro in ogni società democratica, sta crollando in Svezia».
Tra le "no-zones" di Stoccolma, una delle più tristemente note, in quanto balzata spesso ai "disonori" delle cronache, è Rinkeby, sobborgo della capitale svedese, oggi soprannominato "Piccola Mogadiscio" per la forte presenza di immigrati di origine somala, dove sono attivi "reclutatori" vicini a organizzazioni jihadiste come Al-Shabaab.
L'immigrazione ha giocato un ruolo decisivo anche nella diffusione della seconda piaga, fino a poco tempo fa sconosciuta alla popolazione svedese, ossia il vertiginoso aumento delle violenze sessuali che secondo Amnesty sono addirittura quadruplicate negli ultimi vent'anni. Un dato confermato anche dalle statiche ONU che hanno evidenziato come la Svezia sia il primo paese in Europa e il secondo al mondo, dopo lo stato africano del Lesotho, per incidenza di stupri con ben 69 casi ogni 100 mila abitanti.
Sull'attuale catastrofica situazione del paese concorda anche Johan Patrik Engellau, esperto di ricerca per i paesi destabilizzati, nel 2011 insignito della massima onorificenza svedese, la medaglia dell'Ordine dei Serafini, che ha parlato di una guerra civile strisciante sul territorio svedese, destinata a deflagrare nei prossimi tempi: «Temo che sia la fine della Svezia ben organizzata, decente ed egualitaria che abbiamo conosciuto finora. Personalmente, non mi sorprenderebbe se si verifichi una forma di guerra civile. In alcuni luoghi, la guerra civile è probabilmente già iniziata».

UNA SITUAZIONE DISASTROSA
Ad aggravare ulteriormente il quadro sociale della Svezia vi è inoltre il fatto che tali aree autonome sono divenute zone franche e monopolio degli estremisti islamici che trovano terreno libero e fertile per fare proselitismo e diffondere il proprio messaggio sovversivo. A tale proposito, Magnus Ranstorp, ricercatore sul tema del terrorismo e della radicalizzazione presso il Collegio Nazionale della Difesa svedese, osserva: «Le peggiori aree sono sotto il controllo degli estremisti islamici. L'intero senso della giustizia e della pace sono minacciati dal fatto che la polizia sta sempre di più scomparendo da queste aree. La Svezia è in una situazione disastrosa».
Dati confermati anche dal servizio di sicurezza nazionale Säkerhetspolisen (Säpo) che recentemente ha reso noto di come il paese stia, via via, scoprendo di avere come "concittadini" "migliaia di islamisti" che condividono l'ideologia dello Stato islamico. Situazione che costringe, in molti luoghi, i funzionari pubblici a richiedere la protezione della polizia in quanto autorità non riconosciute poiché non islamiche.
Secondo Johan Patrik Engellau, la Svezia si trova ad un punto di non ritorno e il governo svedese dovrebbe agire prima che sia troppo tardi: «Il governo non sembra capire di aver perso il controllo. C'è un punto in cui non puoi più fermare lo sviluppo di una situazione. Non so se la Svezia abbia raggiunto questo punto quando riguardo le conseguenze dell'immigrazione, ma temo che ci stiamo avvicinando. Se ora, e proprio adesso, intraprendiamo un'azione chiara e forte - tra cui l'arresto dell'immigrazione e della promozione della politica del multiculturalismo - potremmo con qualche difficoltà salvare la Svezia».
Ci auguriamo che il clamoroso fallimento del "modello Svezia", apra gli occhi ai nostri politici affinché boccino in Senato senza indugio il disegno di legge sullo Ius soli. Di fronte a tali inequivocabili dati che riportano le reali conseguenze di anni di politica "multiculturale" di "porte aperte", chi ancora si ostini a schierarsi a favore dello Ius soli o è accecato dall'ideologia o giudica in maniera irresponsabilmente superficiale tali drammatici risultati.

Nota di BastaBugie: per approfondire il tema dello ius soli, clicca su uno dei link sottostanti

GLI EFFETTI DELLO IUS SOLI CHE TI HANNO NASCOSTO
La cittadinanza automatica ai figli degli immigrati farà scoppiare il problema dei problemi che tutti fanno finta di non vedere
di Lupo Glori
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4748

IUS SOLI? NON E' VERO CHE LA CHIESA SIA A FAVORE
E' a monsignor Galantino, segretario della Cei, che piace la legge sullo ius soli, ma non tiene conto né del Magistero della Chiesa, né della realtà ed infine attacca anche il concetto di famiglia
di Riccardo Cascioli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4740

CON LO IUS SOLI CI ALLEVEREMO IL TERRORE IN CASA
Se al Senato passa la legge per dare la cittadinanza italiana agli immigrati nati in Italia possiamo dire addio al nostro Bel Paese
di Maria Guarini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4727

Fonte: Corrispondenza Romana, 28/06/2017

5 - CHI COMANDA IL MONDO? (5° articolo: 11.140 click)
Nell'epoca della post-libertà non basta vincere le elezioni, perché le elite al potere sono più forti (VIDEO: Chi comanda il mondo)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 14 maggio 2017

Siamo entrati nell'epoca della post-libertà. Forse non ce ne siamo davvero resi conto. E' un tempo in cui le elezioni non sono più decisive per assegnare il potere, la sovranità popolare sta su "Scherzi a parte" e i parlamenti e i governi sono espropriati da cessioni di sovranità verso tecnocrazie non elette (nazionali e sovrannazionali).
Nel nostro Paese che si avvia alle elezioni sarebbe necessaria una riflessione seria su questi temi, non sulle quisquilie che spesso riempiono le cronache politiche.
Una riflessione anzitutto nel centrodestra dove si trovano le migliori intuizioni (per esempio su euro, Ue, emigrazione, sovranità nazionale, rapporti internazionali, valori tradizionali, tassazione, giustizia e sviluppo), ma spesso manca la riflessione strategica.
Le diverse componenti del centrodestra - che si stanno "annusando" per cercare un accordo elettorale - dovrebbero anzitutto meditare su quanto è accaduto in Italia nel 2011 e poi sulle vicende recenti: la Brexit, l'elezione di Donald Trump e le elezioni in Francia (e negli altri paesi europei).

I PRECEDENTI
Consideriamo il caso più clamoroso: l'elezione di Trump. Gli elettori lo hanno mandato alla Casa Bianca, ma l'establishment - che gli si è pesantemente opposto durante la campagna elettorale - sta facendo fuoco e fiamme per cacciarlo da lì.
Tanto che la presidenza Trump - che voleva e doveva partire in quarta - appare duramente zavorrata, condizionata e - per diversi aspetti - azzoppata (Giulio Sapelli lo aveva scritto subito: "Trump irrompe sulla scena internazionale ancora 'sub condicione' sino a quando le forze potenti del sistema delle classi dominanti nordamericane non avranno deciso se lasciarlo salire al seggio più alto della cuspide del potere mondiale o rovinarlo con un battito poliarchico delle sopracciglia").
La Brexit. Anche in questo caso l'establishment internazionale - che aveva i suoi pilastri in Obama e nella tecnocrazia filotedesca di Bruxelles - ha fatto di tutto per condizionare e "spaventare" l'elettorato britannico.
Non c'è riuscito perché quella nazione - la più antica democrazia del mondo - è solida e gelosa della sua indipendenza (per questo non ha mai aderito all'euro).
Tuttavia ora quello stesso establishment sta cercando di farla pagare cara alla Gran Bretagna. E farà di tutto per punirla di questa insubordinazione. Però non sarà facile, anche perché a Washington non c'è più Obama e non c'è la Clinton.
In Francia l'establishment - che lega insieme l'eurocrazia filotedesca, il potere finanziario internazionale, buona parte dei media, del ceto intellettuale e buona parte della Sinistra - è sceso in campo direttamente con un suo candidato inventato dall'oggi al domani [leggi: MACRON, LA COMPLETA VITTORIA DEI POTERI FORTI, clicca qui, N.d.BB].
Negli altri paesi europei sarà ancora più facile. Gli spauracchi propagandistici (davvero ridicoli), che vengono usati con un martellamento ossessivo, sono sempre gli stessi: il populismo, le fake news, gli hacker russi, il mostro-Putin, il mostro-Trump eccetera.
D'altra parte, se si esclude la Grecia, letteralmente commissariata, l'Italia - per la sua debolezza politica e la sua scarsa coesione nazionale - è stato il primo Paese europeo che ha visto l'esproprio della sovranità popolare: nel 2011 il governo Berlusconi, legittimamente eletto, è stato sostituito da un governo tecnico gradito a Berlino, Bruxelles, Parigi e Washington (epoca Obama).

RIEDUCAZIONE DI MASSA
In questi anni il popolo italiano è stato ideologicamente "bombardato" e sottoposto a una sorta di "rieducazione" europea.
Idee come la "cessione di sovranità" - che dovrebbe far rabbrividire qualunque popolo e stato sovrano - è diventata una bandiera sventolata con orgoglio e rivendicata e spacciata come nobile e meritoria. Come il "vincolo esterno".
Hanno cercato di convincere gli italiani che è meglio se si lasciano governare da fuori dei confini.
Hanno cercato di convincerci che per "diventare" europei (come se non lo fossimo) dobbiamo smettere di essere italiani, vergognarcene un po' e lasciar perdere l'interesse nazionale italiano.
O che essere europei viene prima, è "glamour", è evoluto e colto, mentre essere italiani è provinciale, buzzurro e sciovinista.
Hanno perfino martellato l'opinione pubblica per persuaderla che senza l'euro non ci sarebbe più l'Europa. Non si sa se mettersi a piangere o a ridere.
D'altronde se volessimo considerare tutte le destabilizzazioni di questi anni in tutti i continenti, scopriremmo che in altri luoghi (come l'Iraq, la Libia o la Siria) i "cambiamenti" graditi sono stati perseguiti con metodi molto più pesanti...

CONCLUSIONE
Qual è il succo di questa storia? Semplice: non basta vincere le elezioni. E' una cosa che probabilmente alcuni - come la Lega di Salvini e il M5S - non hanno ancora capito o non hanno considerato pienamente.
Ormai i nostri Paesi - soprattutto l'Italia - sono stati avviluppati da una tale quantità di vincoli, cessioni di sovranità e subordinazioni economiche e giuridiche, che l'establishment sovrannazionale in pochissimo tempo legherebbe le mani a un governo "non gradito" e "non allineato". Portandolo alla resa o al fallimento o delegittimandolo. [...]

Nota di BastaBugie: le tematiche toccate da Socci nel precedente articolo sono trattate nel seguente video di Povia "Chi comanda il mondo"


https://www.youtube.com/watch?v=K-ecOmENIhM

Fonte: Libero, 14 maggio 2017

6 - DON LORENZO MILANI, UN CATTIVO MAESTRO (6° articolo: 10.667 click)
Il parroco della Barbiana ha contribuito alla devastazione della scuola italiana (che non premia i meriti, toglie autorevolezza al docente, non prepara alla vita, non educa, anzi devasta i ragazzi)
Autore: Marcello Veneziani - Fonte: Il Tempo, 23/04/2017

È cominciato in anticipo e in modo imbarazzante il ricordo di don Lorenzo Milani, il mistico parroco della Barbiana, a cinquant'anni dalla sua morte. È cominciato sull'onda di un libro assai controverso di Walter Siti, Bruciare tutto, dedicato a don Milani. È un libro che racconta la storia di un prete pedofilo. [...]
Non è di questo però che vorrei parlarvi, perché non amo i processi alle intenzioni, sortiti da mezze frasi; preferisco giudicare un uomo dall'intera sua personalità, vita e attività e non per un suo pur inquietante risvolto, che peraltro stride troppo con la testimonianza di chi lo ha conosciuto e amato.

UNA NOCIVA UTOPIA
Di don Milani ho il rispetto che si deve agli idealisti in buona fede; ma insieme nutro la diffidenza che si deve al loro devastante idealismo, alla loro generosa e nociva utopia. Si, perché furono negativi gli effetti delle sue buone intenzioni in termini di educazione, scuola e morale.
Altri idealisti in buona fede contribuirono in quegli anni a gettare le basi del nostro presente (gettare le basi qui sta per gettarle davvero, sostituendole col nulla); ad esempio l'anti-psichiatra Basaglia che animato dal benevolo furore di liberare i pazzi dai manicomi e dalla follìa che riteneva frutto dei muri ospedalieri, mise i pazzi in mezzo alla strada, gettando nella disperazione loro e i loro famigliari. [leggi: LA CHIUSURA DEI MANICOMI E I DANNI DELL'IDEOLOGIA DELL'ANTI-PSICHIATRIA, clicca qui, N.d.BB]
O Pannella, che ingaggiò con la sua pattuglia radicale tante battaglie animate da fervore ideale, che produssero una società più bastarda ed egoista, permissiva e mortifera, in forma di aborto, droga e suicidi, più contorno di trans e omo.
Tutti idealisti, persone di qualità, in buona fede, convinte di liberare l'umanità e migliorarla. Tra loro spicca don Milani. Che per giunta era prete, praticava la carità, si dedicava ai ragazzi con tutto il cuore, agiva nella Firenze dei La Pira, don Balducci e don Turoldo, ed è morto pure giovane. Lasciando a noi posteri i danni effettivi della sua amorosa utopia.

IL CONTRIBUITO ALLA DEVASTAZIONE DELLA SCUOLA ITALIANA
Don Milani sognava una scuola non dei ricchi ma di tutti, con il professore uguale ai suoi alunni, dialogante, senza bocciature e senza autorità, perché "l'obbedienza non è una virtù". Nobili intenzioni, ma spostiamoci sugli effetti.
La scuola di oggi che onora don Milani e non certo il modello della scuola di Gentile, fa assai più schifo della scuola di allora; la scuola che non premia i meriti e le capacità, che non seleziona e non è fondata sull'autorevolezza del docente, prepara sempre meno alla vita, non educa, non migliora i ragazzi e non suscita spirito di missione nei docenti; non produce alunni più liberi ed uguali ma più bulli e prepotenti.
È una scuola che non ha ridotto le distanze tra ricchi e poveri ma le ha ingigantite; perché allora gran parte dei benestanti mandavano i loro figli nelle scuole pubbliche; ora invece li mandano alle private. La selezione non era classista ma il contrario, perché faceva risaltare le capacità personali, il valore, rispetto alla provenienza e all'appartenenza.
Se togli i meriti resta il censo, resta quel che ti dà la famiglia. Al mio liceo il preside era figlio di contadini e da ragazzo faceva il contadino pure lui; e il professore di lettere era figlio di trovatelli. Grazie alla loro tenacia e alla loro capacità, si erano fatti strada; il latino per loro non era una forma di oppressione di classe, come sostenevano gli allievi di don Milani, ma un mezzo per emanciparsi, persino un mezzo di rivalsa rispetto ai ricchi, pigri, incolti e viziati, i signorini insoddisfatti o i leopardiani annoiati - le due definizioni sono di Ortega y Gasset e Antonio Labriola - che non erano abituati alla fatica perché avevano una rendita di posizione.
La selezione dei più bravi aveva permesso il loro riscatto, la loro affermazione. I seguaci di don Milani chiesero di abolire i grembiuli, ritenuti strumenti di oppressione e di irreggimentazione; e così sono risaltate le differenze di classe tra i figli griffati della classe agiata e i poveracci di borgata.

LA FINE DELLA MERITOCRAZIA
La conoscenza della lingua italiana era un modo per uscire dalla loro origine umile e contadina e integrarsi. La valorizzazione del dialetto e del gergo quotidiano, che voleva don Milani, invece li restituisce alla loro condizione di partenza e al turpiloquio delle periferie degradate. Se ha prodotto un livellamento è stato verso il basso, nel senso che anche i figli di papà hanno cominciato a usare il turpiloquio sgangherato della tv e delle borgate.
La fine delle bocciature ha coinciso con la fine della meritocrazia, così si va avanti più di ieri per affiliazione, se si è figli o protetti dai potenti. La fine della leva obbligatoria, come sognava don Milani, ha prodotto la fine di uno dei pochi luoghi di socializzazione in cui i terroni convivevano coi polentoni, i ricchi con i poveri, ed ha eliminato pure gli obiettori di coscienza che servivano proprio ai preti per aiutare i malati, gli invalidi e gli anziani.
E il professore che un tempo godeva di prestigio e autorevolezza, è stato ridotto al rango di un poveraccio, a metà tra l'animatore di villaggio e la colf, o nel migliore dei casi l'istruttore di palestra e scuola guida. E' sceso nella scala sociale, fino a costituire un antimodello, ciò che i ragazzi non vogliono diventare. E tutto questo mentre il prof. per due terzi è femmina.
Insomma la brutta scuola d'oggi è figlia dei begli ideali di ieri. Lo dico anche all'amico Franco Cardini che elogia sempre don Milani. Franco, avevi ragione da ragazzo, quando a Firenze preferisti a don Lorenzo Attilio Mordini, cattolico della tradizione, morto anche lui a 43 anni, l'anno prima di don Milani. Mordini capì che la scuola senza educazione, tradizione e meritocrazia non ha più un ruolo e a farne le spese sono più i poveri che i benestanti.
Vorrei che don Milani fosse riconosciuto per la sua forte personalità e la sua grande idealità ma fosse riconosciuto come un cattivo maestro. A giudicare dai frutti, non dalle intenzioni.
Non un maestro cattivo, ma un cattivo maestro.

Fonte: Il Tempo, 23/04/2017

7 - LA CORAGGIOSA RISPOSTA A ROBERTO SAVIANO DELLA MAMMA DEL RAGAZZO DI GENOVA CHE SI E' SUICIDATO (7° articolo: 10.532 click)
La mamma risponde all'autore di Gomorra che su Repubblica inneggiava alla liberalizzazione della droga
Fonte Tempi, 16 febbraio 2017

Nella semplificazione giornalistica era diventato "il ragazzo che si era suicidato per l'intervento della Finanza". Ma ieri alle esequie, la madre di Stefano (nome di fantasia), il ragazzo suicida di Lavagna (Genova), non ha solo ringraziato le forze dell'ordine (che, pare, erano state da lei sollecitate a intervenire), ma ha impartito a tutti i presenti e ai tanti commentatori italiani - in primis Roberto Saviano - una grande lezione di umanità.

LA VICENDA E L'ARTICOLO DI SAVIANO
Due giorni fa, un ragazzo di sedici anni, trovato in possesso di una decina di grammi di hashish all'uscita da scuola, subisce un controllo a casa da parte degli uomini della guardia di Finanza. Il giovane si toglie la vita, gettandosi dalla finestra della sua abitazione. Una storia tragica, tremenda, che sui giornali viene usata per additare il comportamento troppo severo della Finanza, colpevole di aver indotto il ragazzo all'estremo gesto. Così, diversamente che nelle cronache dei giornali locali, dove si intuisce tra le righe anche la difficile situazione personale e familiare di Stefano, il dibattito si sposta sulla legalizzazione della marijuana.
Tra gli altri, ne scriveva ieri Roberto Saviano che su Repubblica firmava un articolo in prima pagina intitolato "I dieci grammi del ragazzo di Lavagna e i miliardi della mafia". La morte di Stefano diventa il pretesto per una tiritera antiproibizionista e per accusare lo Stato «paternalista». Ciò che sconcerta non sono le idee di Saviano su quale sia il metodo più efficace di combattere i cartelli della droga, quanto l'uso di una vicenda tragica a fini politici.

LE PAROLE DELLA MADRE
Ieri, al funerale, la mamma di Stefano ha preso il microfono e rivolto ai presenti - tantissimi ragazzi - alcune parole. «La domanda che risuona dentro di noi e immagino dentro molti di voi è: perché è successo, perché a lui, perché adesso, perché in questo modo? Arrovellandoci sul perché, ci siamo resi conto che non facevamo altro che alimentare uno stato d'animo legato alla sua morte senza possibilità di una via d'uscita. Allora abbiamo capito che forse la domanda da porsi in questa situazione è piuttosto: come? Come trasformare questa perdita straziante in una nuova, seppur dolorosa, ripartenza?».
Rivolgendosi ai giovani ha detto: «In ognuno di voi sono presenti dei talenti che vi rendono unici e irripetibili e avete il dovere di farli emergere. Là fuori, invece, c'è qualcuno che vuole soffocarvi, facendovi credere che è normale fumare una canna, normale farlo fino a sballarsi, normale andare sempre oltre. Diventate, piuttosto, i veri protagonisti della vostra vita e cercate la straordinarietà. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi, invece che mandarvi faccine su whatsapp. Straordinario è avere il coraggio di dire alla ragazza "sei bella" invece di nascondersi dietro a frasi preconfezionate di Ask. Straordinario è chiedere aiuto, proprio quando ci sembra che non ci sia via di uscita. Straordinario è avere il coraggio di dire ciò che sapete. Per mio figlio è troppo tardi ma potrebbe non esserlo per molti di voi, fatelo. A noi genitori, invece, il compito di capire che la sfida educativa non si vince da soli nell'intimità delle nostre famiglie, soprattutto quando questa diventa connivenza per difendere una facciata. Facciamo rete e aiutiamoci fra noi, non c'è vergogna se non nel silenzio. Uniamoci».

RINGRAZIAMENTI
La donna ha ringraziato gli uomini della Finanza: «Grazie per aver ascoltato l'urlo di disperazione di una madre che non poteva accettare di vedere suo figlio perdersi. E ha provato con ogni mezzo di combattere la guerra contro la dipendenza prima che fosse troppo tardi. Non c'è colpa né giudizio nell'imponderabile, e dall'imponderabile non può che scaturire linfa nuova e ancora più energia nella lotta contro il male. Proseguite».
«Le ultime parole sono per te, figlio mio. Perdonami per non essere stata capace di colmare quel vuoto che ti portavi dentro da lontano. Voglio immaginare che lassù ad accoglierti ci sia la tua prima mamma e come in una staffetta vi passiate il testimone affinché il tuo cuore possa essere colmato in un abbraccio che ti riempia per sempre il cuore. Fai buon viaggio piccolo mio».

Nota di BastaBugie: i responsabili di Cooperativa Sociale In-Presa nella lettera dal titolo "La droga, il ragazzo di Lavagna e noi" rispondono a Roberto Saviano.
Ecco dunque la lettera completa pubblicata su Tempi il 16 febbraio 2017:
Caro Roberto Saviano,
le scriviamo dopo aver letto il suo articolo dal titolo "I dieci grammi del ragazzo di Lavagna e i miliardi della mafia" (Repubblica, 15 febbraio 2017).
Il dramma del giovane che si è tolto la vita dopo essere stato perquisito dalla Guardia di Finanza ci ha colpito anche per una particolare circostanza. Proprio ieri anche presso la nostra scuola, "In-Presa" a Carate Brianza, c'è stata una perquisizione della Guardia di Finanza con il supporto dell'Unità Cinofila.
È una iniziativa che ripetiamo ogni anno, e lo facciamo non solo come un tassello di una necessaria lotta contro il fenomeno della droga; lo facciamo soprattutto per i nostri ragazzi, perché ci stanno a cuore le loro vite, il loro presente e il loro futuro, perché conosciamo tanti dei loro drammi e dei loro disagi, della violenza che hanno subito e delle sconfitte che hanno patito.
E vediamo quanti danni procura loro quella droga (pesante o leggera è solo un dettaglio secondario) in cui cercano una risposta che non arriva mai, anzi che rafforza i loro disagi, il loro sentirsi inadeguati ed estranei a tutto ciò che accade loro.
Lei scrive "Il fumo che si spaccia davanti alle scuole, nelle discoteche, negli stadi e ovunque ci siano ragazzi è fornito dai cartelli criminali. Il problema sono loro o sono gli studenti che fumano?". Caro Saviano, noi crediamo che la questione sia mal posta. L'interrogativo è un altro: «Quando un ragazzo ruba una bicicletta che cosa importa alla società? La sorte della bicicletta o quella del ragazzo?» (G.Cesbron, "Cani perduti senza collare").
La nostra scuola si rivolge soprattutto a ragazzi in dispersione scolastica, neet, giovani a rischio di disagio sociale... Sono ragazzi che hanno bisogno di essere voluti bene, di essere stimati, di sentire che la vita non è loro nemica, che c'è una possibilità buona. Non hanno bisogno di una droga che li stordisca e li affondi sempre di più nel fango da cui cercano di tirarsi fuori. Ne vediamo molti, che arrivano la mattina avendo già fumato il primo spinello: sono spenti, senza motivazioni, assenti...
Qualcuno gli ha fatto credere che il massimo che possono aspettarsi dalla vita è lo sballo, e lo cercano nello spinello o in sostanze più pesanti. Ma è una menzogna dietro cui si nasconde il desiderio più vero di ogni ragazzo: trovare qualcuno che li accompagni ad affrontare la vita e a godersela senza bisogno di fughe in benesseri creati artificialmente.
Lo ha detto benissimo la stessa mamma del ragazzo di Lavagna parlando ieri ai coetanei di suo figlio: "C'è qualcuno che vi vuole soffocare facendovi credere che sia normale fumare una canna, normale farlo fino a sballarvi. Diventate piuttosto veri protagonisti della vostra vita".
Ma per questo c'è bisogno di amici e adulti che aiutino i ragazzi a guardare in faccia la realtà (e anche una ispezione può aiutare a farlo), a guardare in faccia il loro desiderio; amici e adulti che gli diano la possibilità di rialzarsi dopo un errore. La fondatrice della nostra scuola diceva: "Questi ragazzi meritano di più, c'è da fargli provare di più la bellezza della vita".
È questo che si meritano i nostri ragazzi; non una scorciatoia che li stordisca, e nemmeno la complicità mortale di una droga liberalizzata che li renderebbe ancora più schiavi.

Fonte: Tempi, 16 febbraio 2017

8 - AVVENIRE: L'INFERNO NON E' ETERNO E ALLA FINE ANCHE IL DIAVOLO SARA' ACCOLTO IN PARADISO (8° articolo: 10.417 click)
Il quotidiano della CEI rilancia la vecchia idea dell'Apocatastasi di Origene, già condannata dalla Chiesa nel 5° Concilio Ecumenico del 553 (VIDEO: l'inferno non è vuoto)
Autore: Michelangelo Socci - Fonte: La Verità, 18/8/2017

Ieri, "Avvenire", il giornale dei vescovi italiani, in terza pagina, ha dato una notizia clamorosa, da cui si potrebbe perfino evincere che per 2000 anni siamo stati presi per i fondelli: l'Inferno non c'è.
Anzi, precisiamo, l'Inferno c'è, ma è molto simile al nostro mondo, in particolare all'Italia. Difatti i dannati "costruiscono, organizzano e i loro edifici crollano."
Però non sarà così per sempre. Infatti, dopo questo breve periodo d'infelice apprendistato, ci sarà il via libera. Tutti salvi, Lucifero incluso, come se fossero stati tutti su "Scherzi a parte".
L'autore dell'articolo Roberto Righetto - per questa sorprendente rivelazione - si rifà ad alcuni passi di un libro del filosofo cattolico Jacques Maritain.
Certo, quella dell'intellettuale francese è solo un'ipotesi, ma esplosiva.
"Poiché l'eternità consuma tutti i tempi," scrive Maritain, "bisognerà pure che a un certo momento i luoghi bassi dell'Inferno siano svuotati. Se è così, Lucifero senza dubbio sarà l'ultimo a cambiare. (...) E alla fine anche lui sarà restituito al bene."

UNA ERESIA GIA' CONDANNATA NEL 553
Meraviglioso. Come non rallegrarsi di una simile notizia che ci libera da tutte le preoccupazioni e le angosce sulla nostra salvezza eterna?
Peccato che tale "ipotesi" somigli così tanto a una vecchia idea di Origene di Alessandria, del terzo secolo dopo Cristo, chiamata "Apocatastasi" e già condannata dalla Chiesa nel Quinto Concilio Ecumenico del 553.
L'Apocatastasi sostiene - in aperta contraddizione con i (circa) venti passi del Vangelo sull'Inferno, dove Gesù descrive drammaticamente le pene infernali e la loro eternità - che alla fine dei tempi avverrà una redenzione universale dalla quale neanche Satana verrà escluso.
Insomma, l'Inferno, stando ad "Avvenire", potrebbe essere in fin dei conti quasi una terra delle opportunità, migliore dell'America. Di certo è più facile trovarci lavoro. I dannati, si legge nell'articolo, sono "degli attivi, lavorano tutto il tempo, hanno la religione del lavoro. (...) Senza posa fanno della politica. La loro vita forse non deve essere immaginata tanto differente dalla nostra." Dunque, in fin dei conti, dei gran lavoratori, buoni diavoli.
"Scherzi a parte", la sottovalutazione dell'Inferno è un tema che periodicamente fa capolino nella teologia progressista.
C'è perfino chi - come Eugenio Scalfari - ha attribuito a papa Francesco strane idee in proposito.
Infatti, dopo uno dei loro tanti colloqui, ha riferito quanto segue (senza essere stato smentito): "il Papa ritiene che, se l'anima d'una persona si chiude in se stessa e cessa d'interessarsi agli altri, quell'anima non sprigiona più alcuna forza e muore. Muore prima che muoia il corpo, come anima cessa di esistere. La dottrina tradizionale insegnava che l'anima è immortale. Se muore nel peccato lo sconterà dopo la morte del corpo. Ma per Francesco evidentemente non è così. Non c'è un Inferno e neppure un Purgatorio. Per le anime che non sono scomparse nel nulla c'è la beatitudine d'essere ammesse alla luce del Dio che le ha create."
Contraddizione plateale con gli insegnamenti di sempre della Chiesa che nei secoli non si è mai stancata di mettere in guardia dall'immenso pericolo rappresentato dalla perdizione eterna.

I SANTI HANNO SEMPRE CREDUTO ALL'ESISTENZA DELL'INFERNO
San Francesco d'Assisi scriveva: "chiunque muore in peccato mortale il diavolo rapisce l'anima di lui e tutti i talenti e il potere e la scienza e la sapienza che credevano di possedere sarà loro tolta e andranno all'Inferno dove saranno tormentati eternamente."
Ad alcuni mistici è stato addirittura concesso di assistere in visione ai tremendi tormenti infernali.
Santa Teresa d'Avila, ad esempio, ha così descritto il regno del Diavolo: "l'entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità come di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in uno spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo persino piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire."
Santa Faustina Kowalska, in un passo del suo diario del 1936, scrive che l'Inferno "è un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'Inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie."
Oggi purtroppo stiamo assistendo a ciò che Benedetto XVI ha definito come "banalizzazione del male".
L'uomo, che in fin dei conti si sente buono, crede che la Redenzione gli spetti di diritto. E "la presunzione di salvarsi senza merito" è proprio uno di quei "peccati contro lo Spirito Santo" che, dice il Catechismo, non possono essere perdonati.
Due maestri spirituali come don Luigi Giussani e don Divo Barsotti hanno spiegato che l'esistenza dell'Inferno è la prova e la garanzia della libertà dell'uomo, che può anche rifiutare la salvezza. E hanno insegnato che se non si capisce l'Inferno non si capisce la grandezza degli atti umani e la serietà dell'amore di Dio.
Scrive Joseph Ratzinger: "Dio non può semplicemente ignorare tutta la disobbedienza degli uomini, tutto il male della storia, non può trattarlo come cosa irrilevante ed insignificante. (...) L'ingiustizia, il male come realtà non può semplicemente essere ignorato, lasciato stare. Deve essere smaltito, vinto. Solo questa è la vera misericordia". La bontà di Dio "non può mai essere in contraddizione con la verità e la connessa giustizia".

Nota di BastaBugie: nel seguente video padre Serafino Lanzetta spiega con la Sacra Scrittura e la Sacra Tradizione della Chiesa che l'inferno esiste, è eterno e non è vuoto. Durata della conferenza: 1 ora.


https://www.youtube.com/watch?v=uYZkEHurfjU

Fonte: La Verità, 18/8/2017

9 - LE ONG VANNO A PRENDERE IN LIBIA I CLANDESTINI PER PORTARLI IN ITALIA... E FANNO AUMENTARE I MORTI IN MARE (9° articolo: 10.318 click)
Il video di Luca Donadel, rilanciato da Striscia la notizia, è stato visto da mezzo milione di persone, ma ora è attaccato da tv e giornali, anche ''cattolici'' (VIDEO: La verità sui migranti)
Autore: Chiara Giannini - Fonte: Il Giornale, 28/04/2017

«I giornali di sinistra e quelli cattolici ce l'hanno con me, puntano a sminuire il mio lavoro»: Luca Donadel è il 23enne che un paio di mesi fa ha realizzato un video, poi diventato virale sui social, con cui, attraverso un sistema gps di rilevamento dei tracciati delle navi, è riuscito a ricostruire i movimenti dei natanti delle Ong attraverso il Mediterraneo verso le coste libiche.

UN NUMERO IMPRESSIONANTE
«Sono partito dal video di Gefira - spiega Luca -, che aveva fatto l'esperimento prima di me. Ma ho visto che era stato visto da poco più di 10mila persone, ho deciso che bisognava fare di più. Allora ho ricostruito le rotte e poi ho postato il risultato sulla mia pagina Facebook. In poco tempo è stato visualizzato da un numero impressionante di contatti». Luca ha raccontato ciò che già al Giornale avevamo sostenuto parlando delle navi delle Ong che entrano nelle acque territoriali libiche. «Solo che - prosegue - finché lo scrivono alcuni quotidiani nessuno dice niente perché, a volte, sulla versione cartacea passa inosservato. I video, invece, sui social prendono forza e questo per qualcuno costituisce un problema. L'unico modo che hanno per denigrare il mio lavoro è quello di attaccare a livello personale. Perché non fanno loro un video in cui provano a controbattere a ciò che ho detto? D'altronde - tiene a dire ancora - i tracciati di un gps non si possono smentire, sono inequivocabili visto che sono dati e numeri».

FATTI INCONFUTABILI
Il giovane, studente di scienze della comunicazione all'università di Torino, è stato preso di mira da più giornali, la maggior parte dei quali schierati dalla parte di chi pratica l'accoglienza e punta a far sì che in Italia arrivi sempre un maggior numero di migranti. In un articolo da Avvenire, il video del giovane è stato definito «immorale». l'Unità ha parlato di «video bufala che anche la destra cavalca», mentre il Manifesto ha titolato «La bufala rilanciata da Striscia prepara nuove stragi in mare». Insomma, ora un 23enne diventa, almeno per alcuni giornali, complice delle morti nel Mediterraneo per aver anche solo provato a denunciare che le Ong entrano nelle acque territoriali libiche per recuperare i migranti. Un controsenso non di poco conto, visto che da quando le organizzazioni non governative operano tra il canale di Sicilia e la Libia il numero dei migranti che arrivano sulle coste italiane è sensibilmente lievitato. I dati parlano di un'aspettativa di 250mila immigrati per il 2017 contro i 181mila del 2016.

MI AIUTANO I MIEI FOLLOWER
«Mi dà fastidio - specifica Luca - che molti dicano che il mio video è una bufala solo perché è apparsa su internet. Ricordo che ci sono le indagini aperte dalle varie procure siciliane a confermare ciò che ho detto. Peraltro, ho citato anche altri dati oltre ai rilevamenti gps, quali il numero dei morti in mare nel corso dei mesi passati, indicando un aumento, come confermato di recente anche dal procuratore di Catania Zuccaro». E poi chiarisce: «Ben vengano le critiche costruttive, se aiutano a migliorare un prodotto, ma che siano argomentate e non basate su attacchi personali. Cercano di sminuirmi dicendo che, in fondo, ho 23 anni e sono un blogger. Perché, invece, non provano a tirare fuori argomenti concreti?». Donadel assicura che continuerà a fare i suoi reportage. «Per adesso mi aiutano i miei follower - conclude -, qualcuno mi ha anche regalato un nuovo microfono. Un giorno vedremo. Fare il giornalista? Chissà» [leggi: LE ONG VOGLIONO DESTABILIZZARE L'ITALIA CON I MIGRANTI, clicca qui, N.d.BB].

Nota di BastaBugie: ecco il clamoroso video di Luca Donadel che ha costretto il mondo politico a parlarne e alla magistratura a indagare. Dura meno di dieci minuti e vale davvero la pena vederlo e diffonderlo.


https://www.youtube.com/watch?v=dP4rYgJKo_w

Fonte: Il Giornale, 28/04/2017

10 - CATERINA SOCCI E DJ FABO, LA CULTURA DELLA VITA CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE (10° articolo: 10.301 click)
Giornalisti, politici, uomini di spettacolo, diffondono la cultura della morte, non la vita per cui mia figlia e altri stanno lottando (VIDEO: 9 motivi di ragione per cui l'eutanasia è un abominio)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 01/03/2017

Cara Caterina,
ieri hai voluto che sulla tua pagina facebook - sotto la tua foto sorridente - fosse scritto: "La vita è sempre bellissima". E poi le parole del salmo 138: "Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio...".
So che sei addolorata per Fabiano, questo nostro fratello per cui preghiamo e di cui oggi tutti parlano. Pregare per lui è il modo per volergli ancora bene, ma nessuno invita a pregare perché pensano che sia tutto finito e che si tratti solo di invocare leggi che permettano in Italia ciò che fanno altrove.
"Repubblica" titola: "L'addio di Dj Fabo, ora la legge". Ma c'è qualcuno che invece chiede leggi e interventi pubblici a favore di chi vuole vivere e guarire?
"La Stampa" titola: "Il suicidio di Fabo scuote l'Italia". Purtroppo la vita di tanti che lottano, come te, Caterina, per vivere e per guarire non scuote l'Italia.
Eppure la tua grinta, la tua fede e il tuo coraggio sono una luce che illumina tutti quelli che ti conoscono. E quanti altri giovani come te abbiamo conosciuto durante questa nostra avventura.
Chi chiede leggi per sostenere la loro lotta? E chi difende i più piccoli e indifesi che non hanno voce?
Chi aiuta, per esempio, una grande donna come Paola Bonzi del "Centro di aiuto alla vita" della Mangiagalli, che ha salvato più di 17 mila bambini (e 17 mila mamme) dall'aborto? Eppure nessuno è più debole e indifeso di un bambino nel grembo e della sua madre.
Nessuno racconta coloro che aiutano e salvano le vite.

STORIE SCONOSCIUTE
Nessuno parla dei tanti - medici o riabilitatori o volontari - che stanno lottando per strappare alla sofferenza, alla malattia o alla morte anche questi territori drammatici dell'esistenza.
Noi ne conosciamo tanti e sappiamo che è proprio questo "non arrendersi" che per secoli ha fatto andare avanti la medicina. Altrimenti oggi si morirebbe ancora di morbillo.
I media non parlano che di leggi sulla morte. Ma noi vorremo che tutti insieme gridassero: forza, dobbiamo mettercela tutta, cari medici e ricercatori. Con forza e intelligenza andiamo all'assalto della malattia. Strappiamo alla prigionia tanti giovani (o meno giovani) bloccati nel proprio corpo. Ce la possiamo fare.
Ci sono già nel mondo nuovi percorsi di recupero molto interessanti e poco conosciuti.
Noi impariamo da te, Caterina, dalla tua forza vittoriosa. Stamani la tua mamma ti ha letto un articolo dove si spiegava come sono nati gli ospedali: letteralmente inventati dai cristiani.
E' bene ricordarlo in queste ore in cui, sui giornali, i cristiani vengono rappresentati quasi come sadici che vogliono far soffrire le persone.
Fu un papa che si chiamava come Fabiano, già negli anni della persecuzione (attorno al 240), a istituire i primi servizi di accoglienza. E il primo Concilio che seguì l'Editto di Costantino (il Concilio di Nicea del 325) rese obbligatori per le chiese gli xenodochi, i primi ospedali dove si curavano tutti i malati.
Da allora fu un fiorire di ospedali che per tutto il medioevo vennero costruiti come cattedrali. I malati non furono più abbandonati, come nell'antichità, ma ritenuti la carne stessa di Cristo.
L'Annuarium statisticum Ecclesiae del 2014 riporta 116.060 strutture sanitarie cattoliche presenti oggi nel mondo.
L'esempio di padre Pio dice tutto. Colui che ha vissuto per 50 anni crocifisso ha voluto costruire uno dei più grandi ospedali del meridione: la Casa sollievo della sofferenza.
Proprio chi ha abbracciato la croce e ha esaltato il valore infinito della sofferenza umana è colui che più ha cercato di alleviare la sofferenza dei fratelli.
Perché è dalla pietà e dalla compassione di Gesù, che guariva tutti, che i cristiani hanno imparato ad abbracciare e prendersi cura dei fratelli che soffrono.
E' dagli ospedali inventati dai cristiani (come le università) che è nata quella medicina che ha vinto tante malattie. E' stato il cristianesimo il vero illuminismo.

LA CULTURA DELLA MORTE
Ma oggi chi si unisce a noi cristiani nell'incitare ricercatori e medici a non arrendersi? Chi chiede leggi e fondi per combattere le malattie più invalidanti?
Una "legge per la morte" è una scorciatoia che fa risparmiare soldi... Ma che tristezza.
E poi questi media che parlano sempre di stupidaggini e - un quarto d'ora all'anno - si occupano della morte, ma solo in questi termini gelidi, per rivendicare dallo stato una legge per la morte.
Nessuno mai che s'interroghi sul senso della vita e sul mistero del nostro destino eterno. Eppure è ciò che caratterizza la condizione umana. Lo testimonia tutta la letteratura e l'arte.
Tutti desideriamo essere felici, ma senza dimenticare nulla, nemmeno la malattia e la morte. Abbiamo fame e sete di un significato, il desiderio di una felicità che sia per sempre.
Ma c'è una terribile censura sulla grande promessa che ci è stata fatta nel Vangelo: "il centuplo quaggiù e la vita eterna". Come se il Re dei Cieli non fosse mai venuto qui sulla terra. Come se non fosse morto e risorto per noi, vincendo così la morte.
Come vedi, Caterina, nemmeno i preti e i vescovi ne parlano più. Il vescovo di Roma - che si tiene alla larga dalla difesa della vita - non parla nemmeno della vita eterna. Non ne parla mai. Parla delle questioni sociali come l'emigrazione, della acque reflue, dell'inquinamento, della spazzatura, di zanzare e vermi.
Ma l'umanità è stata abbandonata da chi avrebbe dovuto annunciare la grande speranza, da chi avrebbe dovuto donare a tutti notizia di Gesù, la nostra gioia.
Io e tua madre siamo sempre commossi quando - a chi ti chiede se sei felice - tu rispondi decisa (col tuo linguaggio): "sì!".
E sappiamo perché rispondi così. Perché sei amatissima. Perché Gesù è qui. Con noi. E non ci abbandona mai.
E' la nostra forza e il nostro conforto. E' Lui che ci sostiene in questa lotta. Ed è con Lui che saremo poi nell'eternità, insieme a tanti altri amici. Per la grande Festa.
La vita quaggiù è una preparazione alla vera Vita. Ma nessuno più lo sa. E la si butta via o la si spende male.
Si trascorrono le giornate come fossimo sassi trascinati dalla corrente del fiume. E nessuno conosce persone diverse che vivono una vita appassionata, piena di significato e di gioia.
Magari proprio cercando di alleviare le sofferenze dei fratelli. Anche qui ci sono testimonianze bellissime.

ESEMPI LUMINOSI
Chi parla delle centinaia di suore e missionari che sono andati perfino a vivere nei lebbrosari (noi abbiamo amici così) e a prendersi cura dei più dimenticati nei lazzeretti del mondo? Non sono solo delle suore di Madre Teresa. Ce ne sono tanti altri.
O chi parla - per venire dalle nostre parti - della storia che abbiamo scoperto a Bologna qualche anno fa (nella Bologna del XX secolo) dove decine e decine di giovani suore, dopo la Prima Guerra mondiale, andarono volontariamente a prendersi cura dei malati di Tbc in un ospedale fuori città, contraendo loro stesse il virus e morendo in gran numero?
Erano giovane ragazze. E' una storia di cui nessuno sapeva niente e - anche oggi che ne abbiamo scritto - sembra non interessi a nessuno. I miti che oggi vengono celebrati stanno piuttosto a cantare sul palcoscenico o a correre sul campo di calcio.
E nessuno racconta i volti di quelle giovani ragazze, la loro passione per la vita, cioè per Cristo, la loro compassione per i sofferenti. E' la storia di un grande amore che illuminerebbe il nostro mondo. Farebbe capire la maestà della vita e il suo senso.
Ogni istante della nostra esistenza è prezioso. Ed è affacciato sull'eternità. Ci giochiamo quaggiù il nostro destino eterno: o una gioia senza fine o una sofferenza senza limite. O il Paradiso o l'Inferno.
Gli ecclesiastici pavidi non hanno più il coraggio di dirlo, perché si vergognano di Cristo, ma - come dice il Vangelo - lo gridano le pietre delle nostre cattedrali che non a caso hanno spesso accanto a sé gli ospedali medievali (a Siena è così).
Cosicché il dolore umano e la bellezza, abbracciate dalla carità e dalla liturgia, guardavano tutte al volto del Salvatore gridando: "vieni a salvarci".

Nota di BastaBugie: nel seguente video vengono spiegati razionalmente (senza far uso della fede) nove motivi per cui l'eutanasia è un abominio


https://www.youtube.com/watch?v=pHPZmEx3qs0

Fonte: Libero, 01/03/2017

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