BastaBugie n�552 del 28 marzo 2018
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A BRESCIA FA LEZIONE IN CLASSE UNA STREGA CHE INVOCA SPIRITI E DISTRIBUISCE AMULETI
Spiritismo e occultismo insegnati a scuola sono frutto dell'ideologia immigrazionista che odia il cristianesimo e idealizza le culture lontane, spesso violente
Autore: Giovanna de Micheli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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CRISTIANI PERSEGUITATI: IN SPAGNA SCUOLA VIETATA AL VESCOVO DAI PROF DI RELIGIONE
Altre notizie dal mondo: il Vaticano dialoga con la Cina ma la violenza aumenta, in Nigeria Boko Haram ha sequestrato 110 studentesse, gli indù demoliscono in India una statua della Madonna e una casa cristiana
Fonte: Corrispondenza Romana
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L'EUROPA E' GIA' STATA CONQUISTATA DALL'ISLAM?
In Svezia ci sono le scuole musulmane, Berlino viene messa in scacco da bande di arabi, nelle moschee francesi si invoca lo sterminio degli infedeli (davvero in Italia possiamo stare tranquilli? per quanto?)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi
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RAGGIRO, TRUFFA, FALSIFICAZIONE: MONS. VIGANO' SI DIMETTE, MA NIENTE SCUSE A BENEDETTO XVI
Dopo lo scandalo e le dimissioni rimane il tentativo di truffare il Papa emerito facendogli approvare una teologia in contrasto con il Magistero della Chiesa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA MORTE CEREBRALE E' UN TRUCCO DELLA CULTURA DELLA MORTE
Il criterio della morte cerebrale fu inventato cinquant'anni fa (1968) dall'università di Harvard come scusa per giustificare i primi trapianti d'organi vitali
Autore: Alfredo de Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
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IL TRIONFO DELL'IMPRESA FAMILIARE
Le aziende familiari piacciono ai manager per la loro visione di lungo termine, ai politici perché creano posti di lavoro ed all'opinione pubblica perché mantengono il legame con le comunità locali
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Radici Cristiane
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LA CLAMOROSA BUFALA DELLE CINTURE DI CASTITA'
Non è vero che i Crociati obbligassero le loro mogli ad indossarle... le prime risalgono al 1800 (come giochi erotici o per evitare una violenza sessuale)
Fonte: Aleteia
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LETTERE ALLA REDAZIONE: ABUSI LITURGICI, CHE FARE?
Consacrazioni con refusi o fai da te, come comportarsi con i sacerdoti che dal punto di vista liturgico sono alquanto permalosi?
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO B
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso
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A BRESCIA FA LEZIONE IN CLASSE UNA STREGA CHE INVOCA SPIRITI E DISTRIBUISCE AMULETI
Spiritismo e occultismo insegnati a scuola sono frutto dell'ideologia immigrazionista che odia il cristianesimo e idealizza le culture lontane, spesso violente
Autore: Giovanna de Micheli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-03-2018
Appurata la gravità dell'episodio raccontato ieri dalla Nuova BQ sulle lezioni tenute da Ramona Parenzan nella Scuola primaria di Mocasina il 26 febbraio scorso all'insaputa dei genitori, si potrebbe pensare che il loro contenuto, per strambo che sia, possa essere semplicemente ignorante ma innocuo. Ma Parenzan non si è solo presentata in molte scuole primarie come "la strega Romilda" munita di libri, amuleti, maschere africane e pozioni, facendo invocare gli spiriti ai bambini e chiedendo loro di assumere determinate posizioni come dimostrato dalle foto sul suo profilo pubblico di Facebook (oscurato dopo la pubblicazione dell'articolo di ieri). In un video postato il 15 febbraio scorso lei stessa legge uno stralcio del libro Strega di Lisa Lister che recita così: «Ho deciso di iniziarmi per immersione, la fonte bianca traboccava di energia... ed è dominata da una splendida madonna nera, mi sono spogliata...arrampicata con qualche esitazione fino al bordo dove ho guardato negli occhi la madonna nera che per me rappresenta la madre oscura. Mi sono seduta sul bordo del pozzo...ero in una caverna buia davanti alla madre oscura sul punto di immergermi nelle tenebre, la tenebre in cui il patriarcato aveva relegato il mio potere e quello di tutte le donne della mia famiglia... non ho paura del buio, ho detto a me stessa, l'ho detto a lei ero pronta a rivendicare quel potere... ho udito urla e gemiti, ho ricordato le volte che mi hanno tagliato la lingua per aver detto la mia verità e quando sono riemersa, perché dopo tutto sono una strega, ho guardato la madonna nera e lei ha bisbigliato: è sicuro per te essere potente...è sicuro per me essere potente ...per voi essere potenti, entrare in possesso dei vostri poteri...».
PER DIVENTARE UNA STREGA BISOGNA PAGARE UN PREZZO Il libro, scritto originariamente in inglese (con il titolo Witch), prosegue con la confessione dell'autrice Lisa Lister: «Sono stata iniziata... a 32 anni... ma ci sono state altre iniziazioni, come la morte di entrambi i miei genitori nel giro di un mese. Infatti, la mia intera famiglia è morta in quei 18 mesi; mia mamma, papà, due zii, tre zie e una cugina della mia età. Dovetti negoziare il mondo con QUEL posto... Sono morta a quello che ero e non sono più. Ma in ogni iniziazione sono anche rinata un po' più potente della volta prima». Di fatto Lister ammette che per diventare una strega e ottenere poteri bisogna pagare un prezzo. Poi nel libro si nominano i papi che hanno condannato la stregoneria, scagliandosi contro il "patriarcato" e si prosegue spiegando cos'è la magia, parlando di pozioni, di bacchette magiche e di come usarle, di carte e di come leggerle, di penduli ed amuleti. Su internet Lister insegna poi come si fanno le sedute spiritiche e si invocano i morti. In merito alla bacchetta magica l'autrice aggiunge: «La maggior parte delle volte uso semplicemente l'indice. Fidatevi ha ugualmente potere». Esattamente come si vede dalle foto e dai video di Parenzan che alza l'indice circondata da amuleti e pozioni. Una coincidenza? Può essere, ma proseguiamo. Sul profilo di Parenzan vengono poi mostrati un calendario lunare della wicca (simile a quello che appare sulla pagina dell'Unione satinasti italiani) una pentola magica, una sfera di cristallo e immagini di streghe danzanti sotto la luna piena. C'è poi una foto di Parenzan che legge un altro libro intitolato "Primi passi nella Wicca", la cui recensione chiarisce: «Primi passi nella Wicca è un vero e proprio manuale introduttivo alla cultura e alle credenze di questa religione, senza perdere di vista il mistero che spinge molti studenti ad apprenderne i segreti. Il libro insegna inoltre pratiche fondamentali come l'espansione dell'energia, la visualizzazione e la meditazione e offre esercizi per le tecniche di base prima di introdurre riti più complicati e incantesimi».
STUPIDAGGINI? Tarcisio Mezzetti, fondatore delle Comunità Magnificat e grande esperto di occultismo, ha condannato nei suoi libri la wicca come pericolosa. Sul sito del Gris/Imola (Gruppo di ricerca e studi religiosi, il cui statuto è approvato dalla Cei) si spiega che la wicca «si autodefinisce "religione" e considera i suoi "riti" magici neopagani più "autentici" dei rituali cattolici in quanto più antichi il cui nucleo sarebbe "un rito della fertilità e della natura per intonarsi con la dea (Luna) e con incantesimi raggiungere i propri desideri... La Wicca - continua il prof. Tarcisio Mezzetti - usa i Tarocchi, il pendolino, il channeling, la sfera di cristallo, la lettura della mano, la lettura dei fondi del tè o del caffè e la numerologia. Le streghe della Wicca chiamano Dio: l'Ultima Divinità. La loro divinità è costituita di due parti: il "dio" e la "dea". Quest'ultima viene spesso chiamata "Madre Terra'" o "Madre Natura". La Wicca inoltre, incoraggia l'uso dello spiritismo, di diversi stili di divinazione e l'uso di incantesimi magici». In rete si trovano diverse donne e video sulla wicca e su come diventare streghe. Ovviamente il tutto è presentato come "magia bianca" ma sempre Mezzetti mette in guardia nel suo libro Voi chi dite che io sia? da chi ritiene che esista la magia buona aggiungendo che «noi (cristiani, ndr) neghiamo in maniera radicale che sia una religione perché l'atteggiamento è diverso: il mago sta al centro della magia, l'uomo religioso invece è legato, sottomesso al suo Dio, prega, domanda alla divinità un favore mediante un rito religioso, cerca di compiacere la divinità e attende la divinità. Il rito religioso è già fine a se stesso, mentre nel rito magico non è così. Il mago vuole, il mago impone e quando si rivolge ad una entità esige da quell'entità non un favore, ma un servizio. Il mago non ha leggi morali, lui è la legge morale per se stesso, lui detta la moralità delle sue azioni per cui c'è una differenza abissale fra mago e religioso». E di fatto chi pratica la magia, pur ottenendo ciò che vuole deve pagare un prezzo, spesso molto alto alla divinità. Al contrario di chi, come il religioso, riceve una grazia da Dio.
AUTRICE DI UN LIBRO CON ILLUSTRAZIONI PORNOGRAFICHE Sul fatto che la magia porti al rifiuto di un'etica universale e di una morale, colpisce che Parenzan oltre a scrivere sul suo profilo che «poiché la vita è breve e nei limiti del possibile dovremmo tutte/i fare ciò che più ci piace» promuove il libro Vascanumero4 di cui è autrice e che, pieno di illustrazioni pornografiche, tratta le «perversioni e le fobie sessuali». Sempre sulla sua pagina Facebook l'autrice ne legge uno stralcio in cui descrive una 19enne che va ad abortire così: "No non prova niente... prova ad ascoltarsi, no ne è sicura lei non si sente in colpa, sin dal primo momento in cui ha scoperto di essere incinta si è sentita abitata da una presenza estranea qualcosa che non le appartiene per niente. Un virus, un morbo capace di procurarle nausee, vomito e capogiri». Nel libro si illustra e descrive persino la masturbazione. Infine, una recensione del volume aiuta forse a capire il perché dell'amore alle sirene di Parenzan: «Il romanzo Vascanumero4 di Ramona Parenzan, illustrato da Paola Pezzotta e edito da Milena nel 2017, è un interessante prova di meta narrazione dove tutti i personaggi sono, a modo proprio, sirene... La nostra Dea Madre. La nostra sirena. In questa storia la sirenetta non vuole le gambe, vuole... muoversi in un liquido amniotico e di umori sessuali, fra vagiti e gemiti d'orgasmo, fra baci di mamma e lingue di amante». Il volume affronta anche il tema del «sincretismo religioso», spiegando come mai insieme ad immagini di libri come come La grande madre. Il culto femminile nella storia, in cui si parla della «Grande dea Madre della Wicca», sul profilo di Parenzan ci siano fotografie di libri religiosi ortodossi e anche cattolici come L'imitazione di Cristo. Alimentando una confusione che, sempre il Gris, condanna spiegando che il tentativo di mischiare le religioni per crearne una universale riduce Gesù a uno dei «grandi Maestri». Infine sui corpi dei bambini di diverse scuole Parenzan ha dipinto delle balene. Si può pensare che siano dei semplici animali oppure che, viste le sue letture e il suo continuo parlare di immersione nelle acque per rinascere, abbiano un significato come per gli sciamani che le usano come il simbolo dell'immersione abissali per riemergere con pensieri che l'uomo non avrebbe mai il coraggio di affrontare.
LE STREGHE BUONE NON ESISTONO A proposito di immersioni e di potere, una delle storie lette nelle classi da Parenza (Mariam e la Balena) parla di una bambina che il papà non vuole portare con sé a pescare. La mamma le svela che per ottenere da lui amore deve cucinare per lui, insegnandole un amore condizionato. Forse come a dire che con qualcosa da magiare si ha il potere di condizionare qualcuno? Di sedurlo secondo il principio delle pozioni o degli incantesimi? Alla fine la bambina pur di scappare da una realtà che la spaventa, compirà un gesto di cui aveva paura e si getterà in mare nella bocca della balena, da cui viene poi vomitata diventando la regina dei mari. Insomma con un'immersione che mette a rischio la sua vita ottiene il potere che prima non aveva. Potrà sembrare un caso, ma per quanto riguarda l'invocazione agli spiriti e la cosiddetta "magia bianca", in un altro libro di Mezzetti, Come leone ruggente, si legge che «l'occulto è lo studio delle cose che sono segrete o nascoste alla comprensione umana e che si trovano nel regno degli spiriti», molto pericolosi da invocare perché le streghe «anche quelle che dicono di essere "bianche" o "buone", sono in contatto con spiriti distruttivi, che operano contro Dio». Anche se è chiaro che tutto questo avviene da quando il diavolo ha convinto l'uomo della sua inesistenza, si può comunque non credere agli effetti di queste pratiche. Come spesso accade a chi non conosce veramente gli effetti opposti della preghiera cristiana che, come spiega sempre Mezzetti, al contrario di primi, non implicano un'imposizione a Dio per ottenere servizi ma la richiesta di grazia e salvezza e in ultimo l'adesione a Lui e alla Sua volontà. Si può poi pensare che se privi di intenzionalità questi riti non abbiano effetto, ma Francois Dermine, frate domenicano cofondatore del Gris, in Mistici veggenti e medium, chiarisce che «i patti con il demonio come li chiama sant'Agostino non avvengono sempre con la stessa lucidità o malizia oggettiva...e trovano talvolta delle attenuanti nelle buone intenzioni, nell'ignoranza o nell'imprudenza di chi agisce senza riflettere più di tanto sullo spirito che tali segni richiamano». Pertando, spiega sant'Agostino nel De Doctrina Christiana «tutte le arti di questo tipo di superstizione, sia essa frivola sia essa perniciosa, devono essere fuggite e ripudiate dal cristiano, perché implicano una certa pestifera associazione fra uomini e demoni». Molti, anche fra i cattolici potrebbero comunque rimanere scettici nonostante le parole di un santo padre della Chiesa, ma quanto afferma la Chiesa cattolica nel De exorcismis et supplicationibus quibusdam, emanato dalla Congregazione per il Culto Divino, è chiaro: «La superstizione, la magia e, a maggior ragione, il satanismo sono contrari alla dignità e razionalità dell'uomo». Eppure Parenzan presta servizio anche per la Caritas diocesana di Brescia nell'ambito dell'accoglienza degli immigrati. D'altronde Mezzetti aveva ammonito, spiegando che lo spiritismo (come anche la New Age e lo Yoga da cui sempre la Chiesa mette in guardia) si diffondono nelle società materialiste e nella vita della Chiesa quando viene eliminata la dimensione verticale riducendo la fede cristiana ad un umanitarismo moralista. Quando si smette di educare alla potenza della Croce, della preghiera e dei sacramenti, si spinge l'uomo a cercare risposta altrove. Ma i fatti accaduti nella scuola di Mocasina pongono una domanda anche ai laici, che pur giustamente si lamentano di quanto sta avvenendo: fino a quando saranno disposti ad accettare questo sistema? Oltre a denunciare quanto sta avvenendo nelle scuole cosa sono disposti a fare per ricominciare ad educare?
Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo sottostante dal titolo "Streghe a scuola? Figlie del multiculturalismo" parla dei casi di spiritismo e occultismo nelle scuole denunciati da la Nuova Bussola Quotidiana. Essi sono il prodotto diretto di quella ideologia immigrazionista che idealizza le culture lontane, spesso violente, in odio alla propria, che è erede della civiltà cristiana. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 marzo 2018: Fa piacere sapere che i nostri articoli sulla «strega a scuola», al secolo Ramona Parenzan, abbiano procurato alla strega in questione tante occasioni di lavoro oltre a centinaia e centinaia di messaggi di solidarietà. Tutte cose che ci ha fatto sapere la stessa Parenzan intervenendo ieri a Radio Onda d'Urto, una emittente locale bresciana felicemente rimasta alle lotte proletarie del movimento del '77. Ci fa piacere soprattutto perché, al pari del suo avvocato, eravamo seriamente preoccupati per «le gravi ripercussioni negative sulla sua attività professionale» e per le «offese alla sua reputazione» che i nostri articoli le avevano procurato. Quindi siamo felici che tutto sia andato per il meglio e non ci sia più da preoccuparsi. O meglio, forse qualcosa rimane in sospeso visto che il Comitato Articolo 26 (Associazione di genitori e docenti) ha inviato una lettera ai dirigenti scolastici nazionali e locali esponendo una serie di irregolarità legate alla presenza della Parenzan nella scuola di Mocasina e richiedendo chiarimenti urgenti. Ma tralasciando le vicende personali e tralasciando anche l'uso della scuola per fini di indottrinamento (cosa di cui abbiamo già parlato negli articoli in questione) è necessario mettere in rilievo un aspetto decisivo che favorisce la penetrazione e la diffusione nelle scuole di spiritismi e occultismi vari. In qualche modo lo ha detto la stessa Parenzan, ovviamente dall'opposto punto di vista: il tema centrale è l'intercultura o la multiculturalità, fenomeno che è direttamente legato all'immigrazione. Le invocazioni agli spiriti, la distribuzione di amuleti, le presunte pozioni magiche sono tutte parte di laboratori interculturali. Proprio l'ideologia del multiculturalismo - di cui altri paesi europei già raccolgono i frutti amari - avvicina i "mediatori culturali" a tante espressioni del mondo cattolico. Non a caso la Parenzan collabora attivamente anche ad iniziative della Caritas bresciana, e trova dalla sua parte anche dei parroci. La convinzione di costoro, come ha ben sintetizzato la stessa «strega Romilda» a Radio Onda d'Urto, è che «l'ospite salva l'ospitante» e non viceversa; «sono quelli che arrivano che ci salvano da barriere ideologiche e asfittiche concezioni del mondo e della vita». Abolizione di qualsiasi confine per essere «tutti cittadini del mondo» fondendo «ogni spiritualità e ogni religione»: «Diventiamo sincretici». È un presunto amore alle altre culture che parte però dall'odio per la propria cultura e la propria identità, e qui il multiculturalismo laico si sposa con un certo terzomondismo cattolico. Non è a caso che dalle tante organizzazioni cattoliche che si occupano di immigrati non sia mai venuta una testimonianza di annuncio del cristianesimo a chi arriva. Da chi arriva dobbiamo solo imparare. Così mentre si critica spietatamente la nostra cultura, eredità della civiltà cristiana, si idealizzano le culture di chi arriva. Sottolineo: si idealizzano, che è cosa ben diversa dal valorizzare. Perché può valorizzare il diverso soltanto chi ha una identità chiara. Soltanto a partire dalla nostra fede cattolica possiamo dare valore a quegli aspetti di altre culture in cui ritroviamo l'espressione di quelle esigenze originarie, di quella tensione all'infinito che c'è nel cuore di ogni uomo e in ogni cultura. Al di fuori di questo c'è solo l'esotismo, l'idealizzazione delle culture lontane, di cui non si sa distinguere un aspetto dall'altro e anche la contraddizione con il multiculturalismo che si afferma: si vagheggia di un mondo senza confini esaltando culture ferocemente tribali come quelle animiste; si vuole costruire una spiritualità universale favorendo l'espansione di una religione come l'islam che rifiuta qualsiasi integrazione; si pretende di affermare l'uguaglianza di tutti gli esseri umani astenendosi dal giudicare culture che si fondano sulla divisione in caste o per cui donne e bambini hanno minore dignità degli animali. E tutto questo sta diventando pane quotidiano nelle nostre scuole. Lo ricordava ieri la Parenzan: «Nelle linee guida della Buona scuola c'è l'interculturalità obbligatoria». È così che nei programmi di interculturalità, nei laboratori della «strega Romilda» e di tanti altri che fanno lo stesso lavoro, possono entrare a pieno titolo anche invocazioni agli spiriti e pratiche occulte che potrebbero avere conseguenze devastanti per i bambini. Che poi si tratti delle stesse pratiche e delle stesse culture che sono a fondamento del cannibalismo, delle stragi degli albini e dei calvi, dei sacrifici umani, delle mutilazioni genitali femminili, dei massacri tribali, questo non si deve dire, sarebbe xenofobia e razzismo. Non illudiamoci, questo sarà anche il nostro futuro se multiculturalisti - laici e cattolici - hanno deciso che «sono quelli che arrivano che ci salveranno».
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-03-2018
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CRISTIANI PERSEGUITATI: IN SPAGNA SCUOLA VIETATA AL VESCOVO DAI PROF DI RELIGIONE
Altre notizie dal mondo: il Vaticano dialoga con la Cina ma la violenza aumenta, in Nigeria Boko Haram ha sequestrato 110 studentesse, gli indù demoliscono in India una statua della Madonna e una casa cristiana
Fonte Corrispondenza Romana, 27/02/2018
Incredibile, gli insegnanti di religione di due scuole di Castellón, in Spagna, hanno proibito al Vescovo, mons. Casimiro López, di far visita agli alunni frequentanti l'ora di religione, in quanto hanno osservato trattarsi di scuole pubbliche. L'incontro sarebbe dovuto avvenire nell'ambito della visita pastorale, come dichiarato dal presule nel corso di un'intervista rilasciata alla rete Cope: «È la dittatura del pensiero unico e laicista - ha commentato - a soffrirne sono gli studenti». Mons. López ha informato dell'accaduto il Ministero per la Pubblica Istruzione. La Curia Vescovile non ha rilasciato ulteriori dichiarazioni in merito. Da tener presente come i docenti di religione possano insegnare solo dopo aver ottenuto la «missio canonica» da parte del Vescovo.
Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal mondo.
IL VATICANO DIALOGA CON LA CINA, MA LA VIOLENZA AUMENTA Cina. Il 27 e 28 febbraio, su ordine del governo, dalla chiesa di Yining, nello Xinjiang, sono state rimosse croci e decorazioni. All'esterno sono state divelte le croci delle cupole e del timpano e sono state cancellate tutte le decorazioni. All'interno sono state eliminate le croci e la Via crucis. La stessa sorte è toccata alle chiese di altre città nelle scorse settimane. L'intenzione del governo è di «sviluppare le teorie religiose con caratteristiche cinesi» e di adattare la religione alla società socialista, resistendo alle «infiltrazioni religiose dall'estero» che violano il principio di indipendenza. Padre Bernardo Cervellera, in un articolo pubblicato sull'agenzia di stampa AsiaNews il 2 marzo scorso, sottolinea che questi provvedimenti vengono presi nei confronti di chiese registrate ufficialmente, non di edifici illegali. Secondo i nuovi regolamenti entrati in vigore il 1° febbraio scorso, le attività di culto inoltre si possono svolgere solo in chiesa in orari fissati dal governo. Ogni altro luogo è considerato illegale. Per chi trasgredisce sono previsti carcere, multe, esproprio delle strutture usate per attività religiose illegali, incluse le abitazioni private all'interno delle quali è vietata «ogni conversazione religiosa o preghiera». In sostanza, i fedeli sono autorizzati a pregare solo in chiesa, durante i servizi domenicali autorizzati. Ai minori è proibito partecipare ai riti religiosi e quindi, all'entrata di ogni chiesa, d'ora in poi deve essere esposto un cartello in cui si informa che l'edificio è «vietato ai minori di 18 anni». «Il controllo spietato e asfissiante del Partito sulle religioni - commenta padre Cervellera - è spiegabile solo con la paura. È ormai esperienza di tutti in Cina, confermata da diversi sociologi, che il paese assiste a una rinascita religiosa impressionante, fino a calcolare che oltre l'80% della popolazione ha qualche credenza spirituale e che almeno un quinto dei membri del Partito aderisce in segreto a qualche religione». (Anna Bono, Cristiani Perseguitati, 07-03-2018)
NIGERIA: BOKO HARAM HA SEQUESTRATO 110 STUDENTESSE I timori si sono tramutati in realtà: ieri per la prima volta, a distanza di una settimana dai fatti, il presidente nigeriano, Mauhammadu Buhari, ha riconosciuto che almeno 110 alunne della Girls Science Secondary School di Dapchi, nel nord-est del Paese, sono state effettivamente rapite da Boko Haram nel corso dell'attacco sferrato lo scorso 19 febbraio. La notizia è stata data durante un incontro con una delegazione di ex-ostaggi del gruppo jihadista, rilasciati all'inizio del mese: «Ho ordinato a tutte le agenzie di sicurezza del Paese di tutelare le nostre scuole - ha dichiarato il Capo di Stato - e di ridare alle loro famiglie le ragazze sequestrate». In un primo tempo le autorità avevano negato l'ipotesi del rapimento, ipotizzando che semplicemente potessero essersi disperse nei villaggi vicini, per sfuggire alla furia omicida dei terroristi islamici. Si è dunque ripetuto purtroppo quanto accaduto a Chibok nell'aprile 2014: all'epoca furono 276 le liceali finite ostaggio di questa banda criminale. Muhammadu Buhari venne eletto l'anno successivo con la promessa di riportarle a casa e di sradicare il gruppo jihadista. Una parte, effettivamente, rientrò, dietro concessione di lauti riscatti e di rilasci di pericolosi prigionieri. Ora però il governatore dello Stato di Yobe, dove è avvenuto il nuovo blitz, ha criticato l'assenza di sicurezza nel suo territorio ed ha evidenziato come a Dpachi, al momento dell'assalto, non vi fosse alcun presidio militare. Boko Haram, dal 2009, ha già provocato oltre 20 mila morti e 2,6 milioni di sfollati. (Corrispondenza Romana, 27 febbraio 2018)
INDIA: GLI INDÙ DEMOLISCONO STATUA DELLA MADONNA E BRUCIANO UNA CASA CRISTIANA India. Il 4 marzo, nello stato centrorientale di Orissa, dei vandali non identificati hanno distrutto una statua della Madonna che si trovava in una grotta, nel complesso della chiesa dedicata all'Immacolata Concezione di Aligonda, diocesi di Berhampur. Il parroco, padre Ajit Kumar Nayak, ha raccontato che l'atto è stato compiuto in pieno giorno mentre i fedeli, nel pomeriggio, partecipavano alla Messa domenicale presenziata da Monsignor Sarat Chandra Nayak, in visita pastorale alla parrocchia. "Il gesto mirava evidentemente a ferire i sentimenti religiosi della comunità cattolica", ha commentato all'agenzia Fides padre Ajit Kumar Nayak, aggiungendo che i fedeli hanno perdonato la profanazione e hanno deciso di pregare per i vandali sconosciuti. Pochi giorni prima nel distretto di Malkangiri, sempre nell'Orissa, le tre uniche famiglie cristiane di un villaggio sono state aggredite da un gruppo di circa 30 estremisti indù. Il 27 febbraio i parenti di una bimba deceduta stavano per seppellirla nel terreno di loro proprietà, come è consuetudine, quando alcuni membri delle famiglie indù vicine hanno interrotto la cerimonia e hanno ingiunto a Sukra Markhami, il padre della piccola, di spostare la tomba all'esterno del villaggio. Alle sue proteste hanno poi consentito alla sepoltura nel terreno paterno pretendendo però il pagamento di una sorta di penale. Tutto sembrava risolto. Invece nella notte sono arrivati gli estremisti indù che hanno bruciato e raso al suolo la casa di Sukra. La moglie è riuscita a fuggire, ma una figlia di 12 anni e Sukra stesso sono stati picchiati fino a perdere i sensi. La stessa sorte è toccata ai cristiani vicini di casa accorsi in aiuto. Per sei persone, ferite gravemente, si è reso necessario il ricovero in ospedale. (Anna Bono, Cristiani Perseguitati, 13-03-2018)
Fonte: Corrispondenza Romana, 27/02/2018
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L'EUROPA E' GIA' STATA CONQUISTATA DALL'ISLAM?
In Svezia ci sono le scuole musulmane, Berlino viene messa in scacco da bande di arabi, nelle moschee francesi si invoca lo sterminio degli infedeli (davvero in Italia possiamo stare tranquilli? per quanto?)
Autore: Leone Grotti - Fonte: Tempi, 16/03/2018
Chiudere tutte le scuole aperte da istituti religiosi per trasformarle in scuole laiche e statali. È l'incredibile proposta che il partito socialdemocratico, che guida un governo di minoranza in Svezia, ha fatto mercoledì per spiegare che cosa farà in ambito educativo se vincerà le elezioni legislative del prossimo settembre. Ardalan Shekarabi, importante esponente del partito e attuale ministro della Pubblica amministrazione, ha annunciato il progetto in conferenza stampa a Stoccolma. L'obiettivo è quello di «sconfiggere e abbattere il muro della segregazione nelle nostre scuole. Troppe volte vediamo che esistono istituti dove le femmine sono separate dai maschi e vengono insegnati valori che non sono quelli svedesi». Shekarabi si riferisce ad alcune scuole musulmane dove sono stati riscontrati problemi di segregazione e insegnamenti "limite". Le scuole dichiaratamente islamiche sono solamente 11 in tutto il paese ma i socialdemocratici temono che il numero possa crescere in futuro dal momento che dal 2012 la Svezia ha accolto 400 mila richiedenti asilo, perlopiù musulmani. Un numero altissimo se si considera che la popolazione conta poco più di nove milioni di abitanti. Quello che non si capisce è perché, per risolvere un problema riscontrato solo in determinate scuole, il partito di governo voglia chiuderle tutte. Ci sono infatti in Svezia anche una scuola ebraica e 59 istituti cristiani, tutti finanziati dallo Stato. «Nelle nostre scuole, sono gli insegnanti e i presidi che devono prendere le decisioni, non i preti o gli imam», ha aggiunto martedì in conferenza stampa Shekarabi. Omar Abu Helal, preside di una scuola islamica svedese, ha denunciato la proposta come un tentativo di «violare la libertà religiosa e la Convenzione europea sui diritti umani». Anche le comunità cristiane ed ebraiche sono rimaste colpite dalla proposta, soprattutto per la volontà di fare di tutta l'erba un fascio. Secondo la sezione svedese di Open Doors, ong che monitora la persecuzione dei cristiani, l'ostilità verso tutte le religioni non è una novità nel paese. In particolare, c'è una tendenza ideologica a chiudere gli occhi davanti ai problemi dell'islam, finendo per danneggiare anche le altre religioni. Dopo anni di ricerche, la charity ha stilato un rapporto secondo cui il 53 per cento dei rifugiati cristiani in Svezia, ad esempio, ha subito attacchi e discriminazioni per mano dei rifugiati musulmani. Alcuni cristiani hanno subito violenze fisiche, il 45 per cento afferma di essere stato minacciato di morte. Nonostante abbiano comunicato al governo svedese i risultati dello studio, «né lo Stato né i media hanno fatto indagini serie».
Nota di BastaBugie: nei seguenti due brevi articoli tratti da Corrispondenza Romana (rispettivamente il 10 e il 16 marzo 2018) si vede la disastrosa situazione in Europa. Da notare che l'Italia fa parte dell'Europa.
BERLINO MESSA IN SCACCO DA BANDE DI ARABI Lo rivela un dossier pubblicato da Welt am Sonntag: a Berlino, a qualsiasi ora del giorno e della notte, avvengono scontri tra una dozzina di clan arabi e la Polizia. I criminali ammonterebbero in tutto a circa un migliaio, concentrati soprattutto nel quartiere di Neukölln: da qui gestirebbero, in particolare, il traffico della droga, della prostituzione, del riciclaggio di denaro, oltre a commettere rapine. I loro capi hanno dato precise istruzioni, affinché provochino i poliziotti durante i controlli e gli arresti, filmando il tutto con i cellulari: si tratta di una tattica, per cercare di screditare le forze dell'ordine e di dimostrare che lo Stato ha perso il controllo della situazione. Per questo nessuno osa multare le auto di lusso parcheggiate male in zona, tutte appartenenti ai boss di queste bande. E la stessa Polizia non riceve i comandi necessari per ristabilire l'ordine e la sovranità dello Stato nel quartiere.
NELLE MOSCHEE FRANCESI SI INVOCA LO STERMINIO DEGLI INFEDELI Chi ancora si illuda che le moschee rappresentino centri di preghiera e che in esse non si giustifichi la jihad internazionale trova l'ennesima smentita nell'eccezionale documento diffuso da un'emittente israeliana, prodotto da AG Production in collaborazione con Le Week. Alcuni giornalisti si sono infiltrati clandestinamente nelle moschee francesi, per registrare i sermoni tenuti al loro interno. Dell'équipe ha fatto parte anche Zvika Yehezkeli, ex-membro dei servizi segreti israeliani, specialista in scoop di questo tipo. Per questo tipo di missione, durata alcun mesi, ha ricevuto una specifica formazione psicologica grazie agli esperti del Mossad e dello Shabak, i servizi di sicurezza. La moschea "Omar Ibn al Khattab" è la più frequentata di Parigi e viene gestita dai Fratelli Musulmani: stupisce in essa sentir risuonare questi discorsi, durante la predica del venerdì e dinanzi ad un migliaio di persone: «Dio rafforza l'islam e i musulmani. Dona la vittoria a chi sostiene la religione! E abbatti gli idolatri! Stermina i nemici della fede! Continua a sostenere noi, tuoi fratelli mujiaheddin [i soldati della jihad]. Allah, alza lo stendardo della jihad!». Vasta l'eco avuta da tale documento in tutto il mondo mediorientale e non solo, come affermato a commento dalla televisione Al Jazeera.
Fonte: Tempi, 16/03/2018
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RAGGIRO, TRUFFA, FALSIFICAZIONE: MONS. VIGANO' SI DIMETTE, MA NIENTE SCUSE A BENEDETTO XVI
Dopo lo scandalo e le dimissioni rimane il tentativo di truffare il Papa emerito facendogli approvare una teologia in contrasto con il Magistero della Chiesa
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-03-2018
Alla fine la lettera di dimissioni di monsignor Dario Edoardo Viganò da prefetto della Segreteria per la Comunicazione è arrivata; ma dopo aver concordato con il Papa stesso (come si evince dalla lettera di Viganò e dalla risposta di Francesco) una exit strategy. Il Papa ha infatti creato ad hoc per monsignor Viganò l'ufficio di Assessore per il Dicastero della Comunicazione così che l'ormai ex prefetto possa «dare il suo contributo umano e professionale al nuovo Prefetto», per portare a termine il progetto di riforma di tutto il sistema dei media vaticani che, dice papa Francesco, è «ormai giunto al tratto conclusivo». Dunque bisognerà attendere la nomina del nuovo prefetto e le sue prime mosse per capire meglio se si tratta solo di una uscita "morbida” oppure un semplice spostamento per placare le polemiche e rimediare alla figuraccia planetaria ma lasciando monsignor Viganò a dirigere da dietro le quinte. Per ora, il tono delle due lettere fa propendere per la seconda ipotesi. Per spiegare la sua decisione di «farmi in disparte» Viganò fa riferimento alle «molte polemiche per il mio operato», una sintesi decisamente benevola e autoassolutoria.
RAGGIRO, TRUFFA, FALSIFICAZIONE Tanto per riassumere velocemente, l'operato in questione infatti comprende: tentativo di raggiro ai danni del Papa emerito, truffa nei confronti dell'opinione pubblica, violazione della privacy tramite diffusione di lettera riservata, falsificazione di lettera e foto, menzogne reiterate. A fronte di tutto questo dire che il problema siano le polemiche è a dir poco riduttivo, tanto più che nella lettera non c'è traccia di scuse: solo una lunga lode a papa Francesco e al suo progetto di riforma che non deve essere fermato da contrattempi del genere. La risposta di papa Francesco è in perfetta sintonia, e subito mette in chiaro che accoglie le dimissioni «non senza qualche fatica», affermazione che si comprende dalle lodi sperticate che riserva a monsignor Viganò. Da qui l'invito a restare a disposizione del Dicastero per la Comunicazione nella nuova posizione di cui sopra. Insomma, il pasticcio creato aveva provocato nel mondo un così grave danno d'immagine alla Santa Sede che qualcosa andava fatto, ma evidentemente si è scelto per il minimo possibile. Del resto ricordiamo che non è mai stata resa nota la lettera con cui Viganò aveva chiesto a Benedetto XVI un contributo per la collana "La teologia di Francesco”, cosa che farebbe piena luce anche sulla risposta del Papa emerito. La vicenda personale di monsignor Viganò rischia però di nascondere la vera questione in gioco, che questo scandalo ha rivelato con chiarezza e che riguarda il Magistero della Chiesa. E soprattutto ha ben altri protagonisti oltre a Viganò.
UN PROGETTO PERVERSO Da cosa nasce infatti tutto l'imbroglio? Dal tentativo di affermare una lettura teologica del pontificato di Francesco in aperta contrapposizione con il magistero di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II facendola sponsorizzare proprio da papa Ratzinger, in nome di una presunta continuità. Un progetto perverso, che il Papa emerito ha immediatamente smascherato rifiutando di prestarsi all'operazione e facendo chiaro riferimento a uno dei protagonisti dei "volumetti” incriminati, quel Peter Hünermann del cui pensiero riferiamo nell'articolo di Luisella Scrosati (vedi nella nota in fondo). Ma certo non è il solo: basti ricordare che tra gli autori chiamati a celebrare il pontificato di Francesco c'è anche l'italiano Aristide Fumagalli, noto per le sue posizioni pro-gender. Tutto perciò era stato costruito per poter annunciare al mondo che Benedetto non solo è il primo sostenitore di papa Francesco, ma ne condivide le linee teologiche secondo l'interpretazione data dai teologi chiamati a dar vita alla collana di 11 libretti al centro della vicenda. Sarebbe stato il delitto perfetto: Benedetto XVI che supporta una visione della morale e dei sacramenti in aperta contraddizione con quanto aveva sostenuto per decenni, prima da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi da Papa. Avesse firmato uno scritto secondo le intenzioni di Viganò, Benedetto XVI si sarebbe screditato da solo. Si è trattato di un vero e proprio agguato, tanta è la considerazione e il rispetto per il Papa emerito. E infatti, nella lettera di dimissioni di monsignor Viganò neanche una parola di scuse nei confronti di papa Ratzinger, che è stato vergognosamente trascinato contro la sua volontà in questa tempesta mediatica. Al contrario, il "cerchio magico” è subito sceso in campo a sostegno di monsignor Viganò e soprattutto dell'operazione che punta a stravolgere la dottrina. Da Alberto Melloni ad Andrea Grillo (grande estimatore di Hünermann) è stato tutto uno sparare su Benedetto XVI; i puntuali appunti del Papa emerito all'attività anti-magistero di Hünermann ridotti a diatriba teologica, le bugie di Viganò elevate ad atto di carità nei confronti di Benedetto XVI. Una menzogna dopo l'altra. Il problema va ben oltre Viganò.
Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo sottostante dal titolo "Il teologo che odiava Ratzinger" parla del teologo tedesco autore di uno dei volumi celebrativi di papa Francesco il quale sostiene una interpretazione della Amoris Laetitia in chiaro contrasto non solo con il magistero di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II, ma con tutta la Tradizione. Una lettura che demolisce l'impianto della morale cattolica. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 marzo 2018: Come è noto, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ed è altrettanto risaputo che al buon Dio non manchi il senso dell'umorismo. E così è avvenuto che la grande notizia che avrebbe dovuto sigillare definitivamente la continuità del Magistero del Pontefice regnante con quello del Pontefice emerito (e dei suoi predecessori), ha finito per porre davanti a tutti l'esatto contrario. Benedetto XVI curiosamente omette di parlare di una continuità "esteriore” e propone una non ben precisata continuità interiore. Ed indica anche in Peter Hünermann una specie di quintessenza dell'opposizione agli ultimi pontificati, fino al suo incluso. Quelle di Benedetto XVI sono poche righe per cercare di blindare quanto è ormai da anni esposto al fuoco incrociato di nemici dichiarati e di tiratori franchi. Tre indicazioni in quelle poche righe, che dicono più di un'enciclica: Peter Hünermann, Kölner Erklärung, Veritatis Splendor. In altre parole: andate a vedere le critiche di Hünermann (e degli altri firmatari) contenute nella Dichiarazione di Colonia del 1989; fate attenzione soprattutto alla sua posizione nei confronti di Veritatis Splendor e dei temi etici, durante il periodo del pontificato di Giovanni Paolo II; unite i puntini e... Andiamo con ordine. Anzitutto, una critica che Hünermann ha rivolto costantemente ai pronunciamenti etici del recente magistero, mirando principalmente su Humanae Vitae e Veritatis Splendor (l'altro bersaglio è la Dominus Iesus, che nel nostro discorso interessa meno) è che questi insegnamenti, estranei alla rivelazione, sarebbero stati imposti ai fedeli, ed in particolare ai teologi, come se si trattasse invece di insegnamenti contenuti nella rivelazione. Ratzinger, negli anni in cui era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, dovette fare indigestione dei continui slogan virulenti contro l'operato della Congregazione: fondamentalismo, assolutismo, centralismo romano, etc. Hünermann ha sempre rimproverato il fatto che le cosiddette affermazioni "tenenda” (cioè da tenere, osservare, in quanto legate indissolubilmente alla rivelazione, ma non direttamente contenute in essa) fossero un'invenzione, rifiutata dal Vaticano II. Ecco perché nella Dichiarazione di Colonia, dopo aver chiaramente espresso l'accusa che «i concetti di verità fondamentale e di rivelazione divina vengono usati dal Papa per sostenere una dottrina estremamente specifica che non può essere fondata né ricorrendo alla Sacra Scrittura né rifacendosi alla tradizione della Chiesa», i firmatari potevano affermare che «la norma sancita dall'enciclica Humane vitae del 1968 in materia di regolazione delle nascite rappresenta semplicemente un orientamento che non sostituisce la responsabilità della coscienza dei fedeli». L'8 ottobre 2000, dalle colonne dell'Osservatore Romano (riprendendo un'intervista del 22 settembre al Frankfurter Allgemeine Zeitung), il cardinal Ratzinger, dopo aver ribadito che in realtà il Vaticano II ha mantenuto e addirittura rafforzato la distinzione ed il valore delle proposizioni "credenda” e "tenenda”, dovette spiegare che «con insegnamenti a cui attenersi ("tenenda") si intende qualcosa di più di "teologicamente ben fondati"», perché questi ultimi «in realtà sono mutevoli. La letteratura annovera fra questi "tenenda" gli importanti insegnamenti morali della Chiesa (per esempio il rifiuto dell'eutanasia, del suicidio assistito), i cosiddetti fatti dogmatici (per esempio che i vescovi di Roma sono i successori di San Pietro, la legittimità dei concili ecumenici e così via)». In altre parole, il Papa emerito scrive a Viganò di non poter minimamente dare l'impressione di approvare posizioni che ritengono di poter derubricare gli insegnamenti morali (e non solo) degli ultimi pontificati come semplicemente "teologicamente ben fondati”. Essi sono invece "tenenda”. Un chiaro messaggio a tutti quelli che stanno cercando di trasformare, medianti strani passaggi di teologia alchemica, la proibizione della contraccezione contenuta in Humanae Vitae, in una liceità caso per caso; come anche a quelli che stanno dissolvendo l'insegnamento chiaro di Veritatis Splendor, in particolare sulle azioni considerate come intrinsece mala (azioni intrinsecamente cattive), ricorrendo alla parola magica del discernimento. Ma c'è un altro interessante aspetto della critica di Hünermann a Veritatis Splendor. In un suo recente contributo all'opera collettanea A point of no return? Amoris Laetitia on Marriage, Divorce and Remarriage l'affermazione di Veritatis Splendor, relativamente alle azione intrinsecamente cattive, andrebbe considerata nel seguente modo: «Esistono azioni intrinsecamente cattive, che non sono condizionate da circostanze esterne, ma che sono sicuramente condizionate da elementi interni, soggettivi». Questo significa che, poiché la "pista esterna”, quella cioè relativa all'azione in sé, non permette alcuna via d'uscita, occorre spostare il baricentro sulla "pista interna”, quella relativa ai condizionamenti soggettivi. Si tratta di una originale formulazione dell'ormai noto "cambiamento di paradigma”: «Sebbene l'uomo sia obbligato in coscienza ad osservare i principi etici generali e i comandamenti, e ad agire di conseguenza, la consapevolezza di ciò non può mai sostituire la decisione della sua coscienza, che egli deve prendere personalmente - perché l'universalità dei principi morali e dei comandamenti non può mai raggiungere pienamente la singolarità e la particolarità delle situazioni e delle azioni individuali. Entrambe le autorità rimangono [cioè la legge universale e i comandamenti da una parte e la coscienza dall'altra, n.d.a.]. Esse sono nel contempo distinte e inseparabili». In realtà Hünermann non salva né le capre né i cavoli, perché cade nel diffusissimo errore di impostare l'azione morale come l'applicazione di una legge generale ad un caso concreto, insabbiandosi nella secca della tensione tra l'universale, inteso come principio astratto, ed il concreto. Accettando questa imposizione si finisce sempre per porre il dilemma: salviamo la legge universale o la persona concreta? La prospettiva della legge morale, che si coglie sempre nella coscienza illuminata, come bene concreto della persona, è sparita. Si dà invece spazio alla pretesa di poter conoscere con esattezza il grado di imputabilità di un'azione - cosa che in realtà solo Dio conosce - e sulla base di una presunta diminuzione di consapevolezza e avvertenza si lascia che le persone continuino a commettere azioni che sono un male, anzitutto per loro e per tutta la Chiesa (il peccato, anche quello commesso da soli nel chiuso della propria camera - occorre ricordarlo -, ha sempre una dimensione "sociale”). Sarebbe come dire che ad un automobilista che ha contratto la consuetudine di passare col rosso, e che lo fa senza piena coscienza della pericolosità per sé e per gli altri di queste sue azioni, la polizia stradale conceda di continuare: dopotutto non lo fa apposta. Ma attenzione all'ultimo passaggio di Hünermann: quanto affermato fin qui «spiega perché Amoris Laetitia non riporti certi passaggi di Familiaris Consortio, di Veritatis Splendor e del Catechismo della Chiesa Cattolica: è perché essi contengono delle erronee interpretazioni delle azioni intrinsecamente cattive. Affermazioni di Humanae Vitae non sono citate, perché contengono un'estensione della legge etica naturale nella particolarità delle azioni individuali». La necessità di "purgare” i documenti sopra riportati scaturirebbe dal fatto che Amoris Laetitia sposerebbe quindi la critica di Hünermann ai documenti sopra riportati. Quella critica che il Papa emerito sembra non gradire.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-03-2018
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LA MORTE CEREBRALE E' UN TRUCCO DELLA CULTURA DELLA MORTE
Il criterio della morte cerebrale fu inventato cinquant'anni fa (1968) dall'università di Harvard come scusa per giustificare i primi trapianti d'organi vitali
Autore: Alfredo de Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 21/02/2018
Quest'anno ricorrono i cinquant'anni (1968) della prima definizione del criterio di morte cerebrale, ad opera di una commissione medica creata ad hoc dall'università di Harvard per giustificare eticamente i primi trapianti d'organi vitali. Sull'Avvenire del 4 febbraio è uscita un'interessante intervista, a firma di Lucia Bellaspiga, alla ricercatrice del Centro neurolesi di Messina, Silvia Marino. L'occasione è un meeeting internazionale che si è svolto a Milano il 2 febbraio scorso sui disordini della coscienza, organizzato dalla Fondazione Irccs Istituto Neurologico Carlo Besta. La neurologa Marino si occupa da diversi anni di scandagliare i residui più nascosti della coscienza attraverso le tecniche di neuroimaging e di studiare le reazioni del cervello stimolato da suoni, odori ed immagini. Ai pazienti apparentemente privi di contatto con il mondo esterno e immobili da mesi o anni nel loro letto, spiega nell'intervista la ricercatrice, somministriamo stimoli di ogni genere, soprattutto grazie alla fondamentale collaborazione dei familiari. Mentre ciò avviene, attraverso la risonanza magnetica funzionale possiamo vedere se si attivano le aree del cervello del paziente. Abbiamo così studiato 27 persone con diagnosi di minima coscienza e 23 in stato vegetativo, e tra questi ultimi ben 10 sono passati ad uno stato di minima coscienza. Pertanto, ribadisce la neurologa, la parola irreversibile applicata ai disturbi della coscienza, stato vegetativo compreso, non è più utilizzabile.
IL 40% DELLE DIAGNOSI DI STATO VEGETATIVO RISULTANO ERRATE Del resto, pochi mesi fa la rivista Current Biology ha reso noto un importante esperimento scientifico condotto dalla neuroscienziata italiana Angela Sirigu, la quale è riuscita a recuperare la coscienza di un paziente in stato vegetativo attraverso una serie protratta nel tempo di elettrostimolazioni del nervo vago. Secondo la comunità scientifica almeno il 40 per cento delle diagnosi di stato vegetativo risultano errate, ma la particolarità del caso del paziente sottoposto all'esperimento della Sirigu riguarda il fatto che la certezza della diagnosi sembrava fuori discussione, dal momento che egli non aveva più alcun contatto con il mondo esterno da 15 anni e la sua condizione sembrava effettivamente irreversibile. Fino agli anni Sessanta la tradizione giuridica e medica occidentale riteneva che l'accertamento della morte dovesse avvenire tramite il riscontro della definitiva cessazione di tutte le funzioni vitali: respirazione, circolazione, attività del sistema nervoso. Appunto cinquant'anni or sono, nel 1968, un comitato istituito dalla Harvard Medical School propose un nuovo criterio di accertamento della morte fondato sulla definitiva cessazione delle sole funzioni cerebrali, il cosiddetto coma irreversibile. Da allora, la morte cerebrale è il criterio che consente di effettuare legalmente la pratica dei trapianti degli organi vitali nella maggior parte degli Stati del mondo.
MORTE CEREBRALE INAFFIDABILE Ora, se l'ormai raggiunta consapevolezza dell'inaffidabilità del parametro di morte cerebrale o coma irreversibile ci spinge a denunciare la tendenza in atto tesa a ridurre l'uomo ad un semplice agglomerato di organi, senza coscienza né anima, come avviene ad esempio per l'eutanasia, perché essa non ci dovrebbe spingere a denunciare con eguale determinazione la pratica della cosiddetta donazione di organi? Non si fonda anch'essa, a ben vedere, sui medesimi principi che hanno portato all'assassinio per sentenza di Eluana Englaro o di Terry Schiavo e che hanno portato i giudici inglesi a "staccare la spina" al povero Charlie Gard? In effetti, il criterio ultimo sulla base di cui, oggi, si decide la sorte degli esseri umani è meramente utilitaristico e prevede la distinzione del tutto arbitraria tra vite degne e indegne di essere vissute, tra esistenze utili e inutili (a qualcosa o qualcuno). Anche la donazione degli organi non sfugge al medesimo principio filosofico che sottende le altre condotte contro la vita e in più poggia totalmente sul criterio antiscientifico della morte cerebrale. Si potrebbe obiettare che essa permette però di salvare vite umane altrimenti destinate a morte certa. Ma a quale costo? Quante sono le persone a cui sono stati espiantati gli organi che, se lasciate vivere, avrebbero potuto risvegliarsi o migliorare le loro condizioni di vita? E soprattutto, quanti di questi pazienti erano profondamente coscienti ma impossibilitati a comunicare? Tutte domande a cui non è possibile dare una risposta sicura. Quel che è certo è che la battaglia in difesa della vita e contro la cultura della morte non può essere condotta in maniera parziale, ossia condannando talune pratiche e al contempo elogiandone oppure non condannandone altre, che soggiacciono ai medesimi criteri antiumani ed antiscientifici propagandati dalla modernità.
DOSSIER "DONAZIONE DI ORGANI" L'inquietante concetto di "morte cerebrale" Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Corrispondenza Romana, 21/02/2018
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IL TRIONFO DELL'IMPRESA FAMILIARE
Le aziende familiari piacciono ai manager per la loro visione di lungo termine, ai politici perché creano posti di lavoro ed all'opinione pubblica perché mantengono il legame con le comunità locali
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Radici Cristiane, gennaio - febbraio 2018 (n.130)
Ci sono stereotipi, leggende metropolitane delle e sulle imprese familiari, che facilmente possono essere smontati. Si dice che siano tutte piccole, che durino di meno nel tempo, che non crescano, che manchi la meritocrazia, che abbiano una bassa capitalizzazione… Invece l'impresa familiare è fortissima, soprattutto per i valori che incarna: ha un azionariato più stabile e dà più garanzie sul lungo termine; non è legata ai valori di Borsa ed è fortemente legata al territorio d'appartenenza. Basta fare analisi serie per uscire dai luoghi comuni. Si scopre così come siano proprio le imprese familiari a dare continuità e stabilità alla politica economica, infatti il controllo familiare si traduce in un vantaggio competitivo nell'ottica a lungo termine. Inoltre tendono ad essere meglio patrimonializzate. Il loro indebitamento è in media inferiore del 20% rispetto alle concorrenti a controllo pubblico, così come inferiore è la quota di utili destinata ai dividendi, perché si preferisce lasciarli in azienda. Oltre tutto si fanno maggiori investimenti. Questa maggiore attenzione alla solidità di bilancio produce una crescita maggiore di fatturato, di margini e flussi di cassa. Qualche numero: le imprese su base familiare rappresentano il 90% del totale del pianeta. Secondo il Boston Consulting Group il 33% delle società americane, il 40% di quelle francesi e tedesche sono ancora controllate da famiglie. Questo vale anche per l'Italia, dove le imprese familiari rappresentano il 61% della Borsa di Milano ed il 50% delle società con fatturato oltre i 50 miliardi.
TUTT'ALTRO CHE UN'ECCEZIONE La public company, dunque, non è l'unico modello possibile ed il capitalismo familiare non è più considerato come un'eccezione rispetto a quel modello. Le aziende a controllo familiare non sono affatto in via di estinzione in Europa. Anzi. Rispetto al 2005: si è passati dal 15% al 19% nelle imprese del Fortune Global 500; 36,7% in Germania, 36% in Francia, 35,6% in Spagna e 32,9% in Svezia. Supera tutti gli altri Paesi l'Italia, dove il capitalismo familiare è predominante come modello, rappresenta un volano di crescita e durante la crisi ha fatto registrare performance migliori e perdite più contenute rispetto alle altre imprese; inoltre, è presente con il 40,7% tra le 300 imprese più grandi del Paese. Da noi alcune di esse sono diventate internazio¬nali, come Luxottica, Autogrill, De Agostini Gtech: si tratta di aziende che hanno fatto il salto di qualità e dimensionali ed oggi stanno avendo successo nonostante la crisi degli ultimi anni. Non poche tra le maggiori imprese mondiali sono sottoposte ad un controllo familiare: la più grande per fatturato, Walmart, è per l'appunto tale. Non è quindi vero che la famiglia impedisce all'azienda di crescere o almeno non sempre. La famiglia esprime spesso una capacità di resistenza, anche nelle circostanze avverse. Un esempio: nella crisi che colpì l'industria automobilistica americana dopo il 2008, l'unica delle tre grandi case di Detroit, che non fece ricorso agli aiuti dello Stato, fu la Ford, che registra tuttora la presenza de-terminante, nel capitale e nel board, della famiglia del fondatore. In Italia, nello stesso settore automobilistico, dopo la scomparsa di Gianni e Umberto Agnelli, la famiglia decise di non cedere l'azienda in un momento difficilissimo e pochi anni dopo è stata protagonista del recupero di Chrysler, una delle società automobilistiche americane.
I PRO DELL'AZIENDA FAMILIARE La famiglia, come si vede, difende a tutti i costi l'azienda in cui si identifica, sia perché rappresenta per essa un valore non soltanto finanziario, sia perché ne conosce meglio degli esterni le capacità di recupero. Volontà di questo tipo difficilmente si trovano nelle società a capitale diffuso, in cui i manager hanno convenienza a decidere in base alle quotazioni di borsa ed agli interessi degli azionisti, cioè in base al profitto immediato, facendoli prevalere su ogni considerazione di lungo termine. L'Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit e Bocconi) sulle aziende familiari italiane ha certificato che spesso esse riescono anche a fare un buon numero di acquisizioni. Nel decennio 2005-2015, infatti, le pmi (piccole e medie imprese) hanno realizzato il 43% dei deal perfezionati in Italia. Inoltre, fatti 100 i ricavi del 2007, nel 2015 le imprese familiari medio-grandi sono arrivate a 145,2, mentre le altre a 131,8. «Le più grandi sono tornate ai livelli pre-crisi ed ora sono sovracapitalizzate perché le proprietà hanno ridotto la politica dei dividendi e le banche hanno chiesto di ridurre l'indebitamento», si legge. La quota di imprese familiari con Roi negativo è quasi ritornata ai livelli pre-crisi e la sottocapitalizzazione nella maggiore parte dei casi ormai appartiene al passato. Credit Suisse, in un recente report, ha analizzato le performance delle società quotate a controllo familiare nel corso di oltre dieci anni, mettendole a confronto sia con il resto del mercato, sia con aziende concorrenti ma a controllo pubblico. Le 1000 aziende familiari di tutto il mondo prese in esame hanno garantito un ritorno cumulato del 126% dal 2006 ad oggi, il 55% in più della media dei mercati azionari globali. Le società quotate a controllo familiare hanno fatto meglio non solo della media del mercato, ma anche delle loro concorrenti non quotate.
E DOPO, CHE FARE? Uno dei problemi però decisivi per il destino delle aziende familiari è quello della successione. Meglio puntare sulla continuità familiare col rischio che i successori non siano all'altezza del compito oppure è meglio affidarsi a professionisti esterni, se non addirittura vendere e passare la mano? Il problema del capitalismo familiare spesso sono proprio gli eredi perché riluttanti ad assumere la guida delle aziende. Non c'è da sorprendersi, perché si tratta di scegliere tra vivere comodamente di rendita, sperperando il patrimonio accumulato dai padri, e vivere lavorando sodo, con grandi responsabilità e la probabilità di fare peggio di chi li ha preceduti. Si sceglie perciò la seconda opzione solo quando si è ricevuta un'educazione im-prenditoriale, altrimenti è facile e comode scegliere la prima. La sfida dunque per i capifamiglia non è "passare" semplicemente l'azienda, bensì generare nuova capacità imprenditoriale di cu: l'azienda si nutre e soprattutto trasmettere valori con la consapevolezza che anche oggi le aziende familiari vanno di moda e piacciono ai manager per la loro visione di lungo termine, ai politici perché creano posti di lavoro relativamente più sicuri ed all'opinione pubblica perché mantengono un legame con le comunità locali.
Fonte: Radici Cristiane, gennaio - febbraio 2018 (n.130)
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LA CLAMOROSA BUFALA DELLE CINTURE DI CASTITA'
Non è vero che i Crociati obbligassero le loro mogli ad indossarle... le prime risalgono al 1800 (come giochi erotici o per evitare una violenza sessuale)
Fonte Aleteia, 28/02/2018
L'uso delle cosiddette cinture di castità, fasce metalliche flessibili in grado di coprire i genitali e poi chiuse con lucchetti, risalirebbe ai tempi delle Crociate, quando i cavalieri in partenza per il Santo Sepolcro volevano assicurarsi la fedeltà delle proprie mogli durante la loro assenza. La cintura non è altro che un falso storico. Basta osservarle per capire come possano essere fonte di ferite e infezioni e abbiano serrature relativamente facili da aprire. Come nota Focus (agosto 2014) prima di tutto, c'è un problema di igiene: anche se la classica cintura prevede piccole aperture per l'espletazione dei bisogni fisiologici, ferite, infezioni e di conseguenza la morte di chi le indossava sarebbero sopraggiunte in tempi molto rapidi. Inoltre, è plausibile che prima di partire i cavalieri si accoppiassero con le proprie mogli, magari con la speranza di trovare un bambino al loro ritorno. È evidente che la presenza di una cintura di ferro avrebbe impedito il parto. Senza contare l'obiezione più semplice: qualunque serratura medievale poteva essere aperta da un fabbro in pochi secondi.
PUREZZA TEOLOGICA Al di là di queste incongruenze logiche, c'è il fatto che non esistono autentiche cinture databili al Medioevo. L'idea di astinenza sessuale è certamente antichissima e lo stesso termine latino cingulum castitatis (traducibile appunto come cintura di castità) compare, a partire dal VI secolo, in alcuni testi di Papa Gregorio Magno, Alcuino di York, San Bernardo di Chiaravalle, fino a Giovanni Boccaccio. Ma in tutti questi casi è inteso come un simbolo di purezza teologica, non certo come un oggetto di dissuasione erotica. Il concetto di patto di castità tra due innamorati comparve invece più avanti, in alcuni poemi del XII secolo, come il Lai di Guigemar di Maria di Francia: alla partenza del cavaliere Guigemar la sua donna chiede all'amante di annodarle la camicia intorno alla vita, come patto di fedeltà fino al ritorno. Ma si tratta di un patto simbolico e, soprattutto, voluto dalla donna. Dunque in queste fonti l'intento era invariabilmente comico o allegorico, cioè non si riferivano a qualcosa che esisteva fisicamente. Per trovare la prima citazione visuale di un oggetto che ricordi vagamente una cintura di castità dobbiamo aspettare il 1405 e un manoscritto, il Bellifortis di Konrad Kyeser, dedicato alla tecnologia militare dell'epoca. Il congegno disegnato, quasi un'armatura, è presentato come uno strumento imposto alle donne fiorentine dai mariti gelosi, ma i commenti di Kyeser sono ironici e probabilmente il disegno è stato realizzato sulla base di sentito dire e non copiando un oggetto autentico. Di certo non risulta nulla del genere nella Firenze del tempo. Alcune incisioni del XVI secolo, tra cui una attribuita a Sebald Beham, raffigurano invece una donna che indossa una "cintura di castità", chiusa da un lucchetto, in piedi tra due uomini mentre riceve e consegna denaro: l'interpretazione che ne è stata data è che si tratti di una prostituta in mezzo al cliente e al protettore, quest'ultimo disposto ad aprire il lucchetto solo al pagamento della prestazione. Anche se fosse stata vera e non solo simbolica, dunque, la cintura rappresentava qui solo uno strumento professionale.
FALSO DEL XIX SECOLO Fin qui, il mito medioevale. Le prime cinture di castità "vere", reali, sono quelle finite nei musei intorno al 1840. Al Museo d'arte medievale di Cluny a Parigi, per esempio, fino a poco tempo fa si poteva ammirare una cintura che si diceva fosse appartenuta alla regina di Francia Caterina de' Medici (1519-1589). Fu solo nel 1990 che i responsabili del Museo si accorsero che si trattava di un falso risalente al XIX secolo. Anche un altro esemplare simile, esposto al British Museum di Londra e a lungo indicato come risalente al XVI secolo, è stato di recente datato alla metà dell'800 e tolto dalle esposizioni. Quasi tutti i musei che le conservavano e le attribuivano all'epoca medievale, hanno oggi corretto i loro cataloghi per indicarne la fattura recente o l'origine fraudolenta. Queste vere cinture a cosa servivano? Sul finire del XIX secolo, scrive La Stampa (febbraio 2017) la masturbazione era vista come un peccato ed ecco che le cinture di castità divennero realtà e un rimedio. Ci sono brevetti di inizio '900 che spiegano l'utilità di questi strumenti per evitare che i giovani si masturbassero. Queste cinture "moderne", in cui il cuoio ha sostituito il metallo, vennero anche utilizzate per proteggere le donne dalle violenze sessuali in un periodo nel quale iniziavano ad affacciarsi a mondi ritenuti fino ad allora solo maschili come le fabbriche oppure per giochi erotici con pratiche sadomaso. [...]
DOSSIER "LE GLORIOSE CROCIATE" Tutto quello che ci hanno insegnato è falso Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!
Fonte: Aleteia, 28/02/2018
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LETTERE ALLA REDAZIONE: ABUSI LITURGICI, CHE FARE?
Consacrazioni con refusi o fai da te, come comportarsi con i sacerdoti che dal punto di vista liturgico sono alquanto permalosi?
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 21/03/2018
Gentile redazione di BastaBugie, mi permetto di tediarvi per un mio dubbio: mi è capitato in alcune occasioni di assistere a Celebrazioni Eucaristiche in cui il sacerdote commetteva per distrazione alcuni refusi durante la formula di consacrazione, ed altri casi in cui il celebrante aggiungeva di sua spontanea iniziativa alcune frasi che non sono comprese nella suddetta formula, mi riferisco chiaramente a sole frasi "innocue" (la tipica frase "sociale" per intenderci), ovviamente non a eresie o peggio. Personalmente nel primo caso (refusi) mi sono permesso di considerare la messa valida e la transustanziazione effettivamente avvenuta, non essendo la consacrazione una formula magica ho ritenuto ininfluenti alcuni errori, mi permetto di chiederei conferma anche a voi. Per quanto riguarda il secondo caso, dal momento che alcuni sacerdoti sul punto di vista liturgico sono alquanto permalosi se gli si chiede delucidazioni in merito al fai da te (rischiando tra l'altro un risultato controproducente), non mi resta che scrivere alla vostra disponibile e preparata redazione: in caso di frasi o gesti aggiunti durante la formula di consacrazione la Comunione è valida o è opportuno per noi fedeli cercare di assistere successivamente ad un'altra celebrazione? Grazie anticipatamente della disponibilità. Davide
Caro Davide, premesso che in entrambi i casi la Messa è valida, proprio perché la consacrazione non è una formula magica, bisogna dire che nel primo caso (refusi involontari) mi sembra meglio soprassedere. Invece nel secondo caso (volontarie interpolazioni di parole non previste dal messale), soprattutto nella preghiera eucaristica, bisogna con molta carità (e proprio in nome della carità) segnalare la cosa al sacerdote. Nel caso che non ascolti o si impermalosisca, si ha il dovere di segnalare per scritto la cosa al vescovo. Abbiamo visto che in genere i vescovi intervengono. Una volta mi è capitato anche di vedere che il vescovo ha spostato il sacerdote proprio a causa di una segnalazione di un fedele (in quel caso il sacerdote ometteva volontariamente e polemicamente sia il nome del pontefice, sia quello del vescovo quando previsto dalla preghiera eucaristica). Riporto per comodità due citazioni importanti, la prima tratta dal documento Redemptionis Sacramentum approvato nel 2004 dalla Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II. La seconda è tratta dal vangelo. "Ogni cattolico, sia Sacerdote sia Diacono sia fedele laico, ha il diritto di sporgere querela su un abuso liturgico presso il Vescovo diocesano o l'Ordinario competente a quegli equiparato dal diritto o alla Sede Apostolica in virtù del primato del Romano Pontefice. È bene, tuttavia, che la segnalazione o la querela sia, per quanto possibile, presentata dapprima al Vescovo diocesano. Ciò avvenga sempre con spirito di verità e carità" (Redemptionis Sacramentum, nº 184). "Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano" (Mt 18,15-17). Concludendo: non è un errore presentare una denuncia a un vescovo. Sbagliata è invece l'omissione di fronte a un errore di cui si è consapevoli.
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 21/03/2018
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OMELIE PASQUA DI RISURREZIONE - ANNO B
Veglia Pasquale e Messa del giorno
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 31 marzo - 1 aprile 2018)
1) VEGLIA PASQUALE Gesù non si lascia "imbalsamare" e neppure la Chiesa sua sposa
Era ancora notte, quando Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome - le donne fedeli che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea - non ebbero ritegno ad andare a svegliare i bottegai e, dopo la pausa del sabato che interdiceva ogni commercio, comprarono gli olii aromatici (Mc 16,1), come ci ha detto il Vangelo. Era un pensiero ispirato dalla pietà e dall'affetto, ma spogliato di ogni speranza: non cercavano il Vivente, colui che per tutti noi è principio di vita; cercavano un cadavere da onorare con i riti funebri consueti del loro popolo. Quelle donne erano generose e solerti, ma giustamente il Vangelo ci fa capire che si muovevano ancora al buio: ancora i loro volti non erano stati rischiarati e allietati dalla luce pasquale. Perciò volevano imbalsamare Gesù (ib).
IMBALSAMARE GESU' Quello di imbalsamare Gesù è un tentativo che si ripete nei secoli. C'è molta ammirazione per lui; ma è troppo spesso l'ammirazione per un uomo ghermito come tutti dalla morte. C'è chi lo vuole "imbalsamare" lodandolo per la sua dirittura morale e per la sua giustizia: ma che ce ne faremmo di un onesto e valente predicatore ormai zittito per sempre? C'è chi lo vuole "imbalsamare" esaltando la sua bontà di cuore e la sua compassione per i poveri e gli sventurati: ma che valore avrebbe la sua filantropia se il suo cuore, avendo cessato di battere e restando inerte, avesse avuto una conclusione praticamente non diversa da quella di uomini crudeli come Erode o di uomini egoisti e vili come Pilato? C'è chi lo vuole "imbalsamare" riconoscendo la straordinaria profondità del suo pensiero e la sublimità del senso di Dio: ma come potrebbe davvero consolarci una dottrina sia pure luminosissima, mettere a tacere le nostre paure esistenziali, se il suo autore fosse anche lui tra coloro che sono irrimediabilmente sconfitti dalla morte? Quasi nessuno parla male di Cristo; ma troppi di quelli che lo gratificano di favorevoli giudizi lo fanno come si copre di fiori una bara. Le loro lodi sono come le frasi che si incidono sulle pietre tombali. Ma Gesù non si lascia "imbalsamare". Nessuna pietra tombale grava più su di lui. Egli non si lascia annoverare tra gli illustri defunti. Anche se molti non lo vogliono riconoscere - forse per paura di essere disturbati nei loro pregiudizi, forse per pigrizia ad affrontare il nodo centrale dell'esistenza, forse per la pesantezza del loro spirito che non vuole alzarsi un po' sopra la terra - Gesù è vivo, animato di nuovo e sovrumano vigore; vivo e inquietante, in agguato sulla strada di ogni uomo, che non può evitare di imbattersi in lui. Ogni altra considerazione è irrilevante. Che se ne parli bene o no, che lo si ritenga o no un "grande" della storia, che si consideri o no la sua comparsa una fortuna per l'umanità: tutto ciò è del tutto secondario entro la questione circa ciò che si deve pensare di lui, perché non è lì il nocciolo del problema. Il nocciolo del problema è la sua risurrezione: l'importanza, l'originalità, l'unicità di Gesù di Nazaret sta nel fatto che egli è attualmente esistente, corporalmente vivo, instancabilmente attivo fra di noi.
IMBALSAMARE LA CHIESA Ma anche il "Cristo totale", cioè la Chiesa, corpo di Cristo, conosce i suoi "imbalsamatori". Non ci sono soltanto quelli che a ogni epoca la denigrano apertamente e ostinatamente la combattono. Ci sono anche quelli che la rispettano, la stimano, le attribuiscono perfino una certa benefica funzione sociale; a patto però che non pensi di essere una realtà viva nel mondo di oggi e di avere un'azione incisiva e determinante sull'umanità dei nostri giorni, nelle cose che contano. C'è chi la onora, imbalsamandola, come la custode di riti vetusti e di manifestazioni folcloristiche, quali le cerimonie natalizie e le feste tradizionali. La sua presenza nel mondo è apprezzata come si apprezza un mobile antico, senza pratica utilità, che però riesce un po' a nobilitare la banalità di una casa troppo moderna. C'è chi assegna alla Chiesa essenzialmente un compito storico-artistico, e le dà volentieri un ragguardevole spazio, ma più che altro come la depositaria delle bellezze architettoniche, delle pitture sacre, dell'oreficeria, dei ricami di un tempo. L'ideale di molti parrebbe quello di fare dei nostri templi quasi dei musei tipici o delle specializzate sale da concerto, dove i moderni pagani si possano illudere, frequentandoli, di avere ancora qualche sbrendolo di anima cristiana, e possano confondere nelle loro coscienze svagate la pur preziosa emozione artistica con il genuino sentimento religioso, che esige il coinvolgimento della vita e la ricerca operosa della volontà di Dio. Oppure c'è chi pensa alla comunità cristiana come a una vasta organizzazione assistenziale, che ha il merito di raggiungere molti casi di sfortuna umana che sfuggono all'intervento pubblico.
NON E' QUI Noi siamo lieti di questi riconoscimenti, perché tutte queste attività nella Chiesa ci sono e - con tutte le attenzioni e le regolamentazioni necessarie, a tutela della vera natura ecclesiale - ci devono anche essere. Noi apprezziamo questi volonterosi "imbalsamatori" come apprezziamo la buona intenzione delle donne di cui ci ha parlato il Vangelo. Ma l'angelo della Pasqua ripete, anche a proposito del "Cristo totale", cioè della Chiesa, ciò che ha detto a Maria di Magdala e alle sue compagne: Non è qui (Mc 16,6). Anche la Sposa di Cristo è una realtà viva, eloquente, operante in tutti gli ambiti dell'esistenza. È madre feconda ancora di molti figli, è maestra di verità, è guida per ogni uomo e per l'intera comunità umana. È presente vivacemente e vitalmente in ogni angolo della terra, e ha qualcosa da dire, da proporre, da ispirare dovunque l'uomo sta correndo la sua rischiosa avventura: nella famiglia, nella scuola, nel mondo del lavoro, nel campo sociale. Nelle sue vene scorre la stessa vita nuova che c'è nel suo Sposo: gli "olii aromatici" dell'imbalsamazione perciò non convengono nemmeno a lei come non convengono a Cristo. C'è nelle sue membra la stessa energia del Risorto: non si può tentare di avvolgerla nelle bende funebri come fosse una mummia. Questo è, nella sua sostanziale verità, il messaggio pasquale: in virtù di questo messaggio e di questa grazia, dopo ogni Pasqua la Chiesa ringiovanisce e riprende rinvigorita il suo cammino nella storia, cercando di stare al passo con la giovinezza del suo Signore.
2) MESSA DEL GIORNO DI PASQUA Con un granello di fede pasquale sposteremo le montagne
La pagina del vangelo di Marco, che è stata proclamata, insiste a presentare la paura come il sentimento che domina gli animi delle donne, quella mattina di Pasqua quando, recatesi al sepolcro con gli oli aromatici, lo trovano scoperchiato, vuoto del corpo del Signore, ravvivato invece dalla misteriosa presenza di un essere biancovestito. Ebbero paura (Mc 16,5). Erano piene di timore e di spavento (Mc 16,8). Non dissero niente a nessuno perché avevano paura (ib.) Come si vede, prima che la gioia, lo sbigottimento è stata la reazione spontanea di fronte all'evento pasquale. Il che non meraviglia: la risurrezione del Figlio di Dio crocifisso e la sua trascendente esaltazione è l'intervento più forte, più nuovo, più sconvolgente della potenza divina entro il succedersi ripetitivo e usuale degli accadimenti terrestri. La nostra storia ne è stata segnata per sempre: con la pietra tombale è stato ribaltato ogni valore mondano, la prospettiva sulle cose e su ciò che deve essere ritenuto prezioso ai nostri occhi si è rovesciata. Dopo questo ingresso nella nostra vicenda della forza di Dio, ciò che deve contare per noi è ormai l'assimilarci a colui che è stato costituito nella condizione eterna di letizia e di luce, raggiunta attraverso la strada della croce. Dal momento che il condannato del Golgota, avvilito da tutti i tribunali umani, è stato glorificato, è iniziato il tempo in cui i superbi già sono dispersi nei pensieri del loro cuore, anche se non sempre appare. Dal momento che colui che era stato schiacciato per le nostre iniquità (cf. Is 53,5) "emise il potente anelito della seconda vita", ha preso avvio l'epoca in cui vengono davvero innalzati gli umili. Dal momento che è stato liberato dal carcere della morte colui che, innocente, era stato annoverato trai malfattori (cf Is 53,12), possono sperare di venire presto saziati quelli che nel deserto della vita hanno fame e sete della giustizia (Mt 5,6). Con la risurrezione di Cristo, oltre l'apparenza della scena vecchia e contaminata che ancora sussiste, comincia ad affermarsi la realtà nuova ed eterna, e il Regno di Dio con la sua efficacia è già arrivato in mezzo a noi, anche se non è ancora arrivato con la sua piena visibilità.
NON ABBIATE PAURA Non abbiate paura, voi (Mc 16,6), dice l'angelo alle donne. Perché temere la vittoria di Dio? Anzi, proprio questa affermazione trionfale del Signore che ha sconfitto la morte può riscattarci dalle molte ansie che spesso prendono oggi l'uomo. Sono ansie che di solito sono conseguenza di illusioni senza saggezza. Per esempio, illusione di non invecchiare mai, perché ci si affida a tecniche scientifiche di ringiovanimento o almeno di restauro; l'illusione di poter guardarsi da ogni malanno in virtù dei continui progressi della scienza medica; l'illusione di saper vivere senza soffrire per le precauzioni che si hanno di rinchiudersi egoisticamente in se stessi, senza i rischi di troppi affetti e di troppe amicizie; l'illusione di trovar la felicità aderendo ai messaggi esotici di salvezza proposti dalle varie sette e dai vari circoli di iniziazione, o semplicemente stordendosi in un'esistenza senza domande inquietanti sul senso ultimo delle cose e sulla nostra fine. Sono miraggi destinati tutti a cadere e a lasciare in un vuoto disperato gli incauti che puntano su di essi. Non a questi illusi si rivolgono le parole rasserenanti dell'angelo della Pasqua. A loro l'augurio pasquale è piuttosto di venire salutarmente scossi, come gli inutili soldati che custodivano il sepolcro di Cristo, e richiamati dalle strade aberranti; l'augurio è piuttosto di ritrovare presto, mediante un impatto felicemente impietoso con la realtà, la primaria sapienza che è data dal "timore di Dio". Non abbiate paura, voi!: voi che non cercate altre ragioni solide di speranza al di fuori di Gesù crocifisso - anche se spesso lo cercate dove non c'è, anche se lo cercate ancora senza aver capito la sorprendente grandezza del disegno del Padre, anche se lo cercate superando mille esitazioni e mille debolezze -, voi non avete motivo di angustiarvi e di impensierirvi. Lo vedrete (Mc 16,7): il Signore da voi si lascerà trovare e vi farà il dono della vostra interiore risurrezione, per la quale, come ci ha detto san Paolo, la vostra vita sarà nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3).
CHI ROTOLERA' VIA LA PIETRA DAL SEPOLCRO Le donne, avviate verso la sepoltura del Signore e desiderose di compiere sul suo corpo esangue gli uffici pietosi in uso presso il loro popolo, erano giustamente preoccupate, secondo una prospettiva umana, di una difficoltà che pareva insormontabile: Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del sepolcro? (Mc 16,3). Ma quando arrivano, trovano che la potenza di Dio aveva già misteriosamente eliminato l'ostacolo: anche quando i calcoli umanamente più ragionevoli pare non debbano riuscire a tornare, chi seriamente si appoggia alla speranza che nasce dalla fede, alla fine trova che tutto, contro ogni previsione, si pareggia e si appiana. È una grande lezione per noi; soprattutto è una lezione di fiducia ecclesiale. Chi ci rotolerà via - anche noi qualche volta ci domandiamo - il macigno di ottusità spirituale, per cui molti nostri contemporanei non arrivano mai a percepire l'amore materno della Chiesa, che non ha altro intento nel suo agire se non il vero bene degli uomini? Chi ci rotolerà via quella massa di rancori accumulati, di malintesi, di interessate ostilità che circondano la Sposa di Cristo e ne nascondono la bellezza entusiasmante agli sguardi di gran parte della nostra gente? Chi ci rotolerà via il cumulo di luoghi comuni e di menzogne che nascondono la verità storica, la verità esistenziale, la verità morale agli occhi di numerosi nostri contemporanei? Sono i pensieri che spesso opprimono l'anima di chi vuol bene alla Chiesa e al tempo stesso vuole il bene di tutti i fratelli, anche di quelli che vogliono restare lontani; e non si dà pace nel vedere cosi malauguratamente ostruito per troppi uomini il cammino che porta al Regno di Dio. Ma questi, in fondo, non sono pensieri "pasquali": il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande (Mc 16,4). Il Signore sa sempre guidare la storia secondo i suoi disegni, anche se noi non riusciamo sempre a capirli; e sono sempre disegni di salvezza e di pace per coloro che non si stancano di cercarlo. Con un granello di fede pasquale saremo capaci anche noi di spostare le montagne.
Fonte: La rivincita del crocifisso, (omelia per il 31 marzo - 1 aprile 2018)
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