BastaBugie n�570 del 01 agosto 2018

Stampa ArticoloStampa


1 L'ESTATE, IL VIAGGIO, LA RICERCA DI DIO
L'estate è un tempo metafisico perché è la stagione del viaggio, del sogno, dell'altrove, dell'uscita dal tempo e dallo spazio consueti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
2 ANCHE MERKEL E MACRON SONO SOVRANISTI... E DELLA PEGGIOR SPECIE
Si nascondono dietro dichiarazioni di europeismo, umanitarismo e anti-populismo, stracciandosi le vesti e accusando i Salvini e gli Orban di essere vomitevoli
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
3 CORTE SUPREMA E LIBERTA' RELIGIOSA: DUE CLAMOROSE DECISIONI DI TRUMP CHE PASSERANNO ALLA STORIA
Siamo all'inizio di una svolta epocale che avrà ripercussioni benefiche in tutto il mondo?
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 SAI QUAL E' IL PRINCIPALE PROBLEMA DELL'AFRICA?
L'incredibile racconto di un mio amico appena tornato da un lungo viaggio
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
5 LONDRA ACCOGLIE I RIFUGIATI SIRIANI, MA SOLO SE SONO MUSULMANI
Intanto in Germania, dove gli stupri degli immigrati islamici sono una realtà diffusa, una ragazzina di 14 anni è stata stuprata e uccisa da un richiedente asilo iracheno
Fonte: Tempi
6 ALDO MORO SANTO? NO, GRAZIE... PREFERIAMO L'ALTRO MORO, TOMMASO (PATRONO DEI POLITICI)
Pur con lo stesso cognome, i due sono agli antipodi: Tommaso Moro morì martire per non sottostare al divorzio del re inglese, Aldo Moro ebbe un ruolo decisivo nell'introduzione della legge sul divorzio in Italia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 AMMONIMENTO DEL CARD. BIFFI SULL'ANTICRISTO
Verranno giorni che il cristianesimo sarà ridotto a pura azione umanitaria, nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell'esortazione a rispettare la natura
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Libertà e Persona
8 IN PENSIONE L'ORMAI POLVEROSO ACRONIMO LGBT, MOLTO MEGLIO IL PIÙ INCLUSIVO LGBTQIA+
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): per l'Università Cattolica di Milano tu puoi essere M o F o Transgender, docente di religione sotto inchiesta per aver citato il Catechismo, quando i giacobini irridevano il ''matrimonio'' gay
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi
9 OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'ESTATE, IL VIAGGIO, LA RICERCA DI DIO
L'estate è un tempo metafisico perché è la stagione del viaggio, del sogno, dell'altrove, dell'uscita dal tempo e dallo spazio consueti
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 14 luglio 2018

L'estate è un tempo metafisico non solo per chi sceglie come meta la bellezza solitaria delle montagne o il silenzio degli eremi (sempre più ricercati) o la tranquillità degli agriturismi.
E' un tempo metafisico perché è la stagione del viaggio, del sogno, dell'altrove, dell'uscita dal tempo e dallo spazio consueti. Perciò è anche il tempo della fuga, di una parvenza di liberazione dalle catene e dai pesi del quotidiano. O magari - in tempi di ristrettezze economiche - è (quantomeno) la fantasia della fuga (che non costa niente).
In ogni caso il viaggio è la migliore metafora della vita. Tanto è vero che la troviamo nel linguaggio corrente della gente comune, ma pure all'origine (letteraria) della nostra civiltà giudaico-cristiana e greco-latina.
Gli archetipi sono il viaggio di ritorno a casa di Ulisse, il viaggio di Enea con una grande missione da compiere (la fondazione di Roma). Oppure il viaggio verso l'ignoto di Abramo, chiamato da Dio, cioè dal Mistero, dal Destino, verso un orizzonte sconosciuto e più grande (lui che era un uomo ricco e benestante).
Nel primo caso (Ulisse, che parte da Itaca e lì ritorna) si riflette la nozione circolare del tempo che avevano i greci e in genere le civiltà antiche, un'idea ripresa dai cicli della natura, che in fin dei conti è percepita dagli uomini come una trappola mortale. Alimenta la triste sensazione dell'inutilità dell'esistenza.
Perché il cuore dell'uomo - diversamente dagli alberi, dalle stagioni e dagli animali - reclama un fine, uno scopo, una felicità che non trova, cerca una terra promessa, brama il compimento, desidera scoprire il proprio vero io.

IL VIAGGIO SIGNIFICA RICERCA
Tutti gli esseri animati trovano sulla terra ciò di cui hanno bisogno. Noi - come già notava Leopardi - siamo le sole creature del mondo perennemente insoddisfatte, le uniche che non trovano in natura ciò che le appaga, le sole per cui la vita è un problema da risolvere. Perciò il viaggio significa ricerca.
Ed è infatti lineare (non più ciclico) il tempo della rivelazione biblica e cristiana: la vita ha un inizio e guarda verso l'annuncio e l'attesa di una terra promessa, di un salvatore, di un grande Amore, di un compimento per sempre, di qualcosa di straordinario che deve accadere e che finalmente colmerà il desiderio del cuore con una Felicità inimmaginabile.
Ma forse per noi moderni del dopoguerra e soprattutto per le generazioni laicizzate post-sessantottine, il vero archetipo del viaggio è "On the Road" (Sulla strada) di Jack Kerouac (che fu pubblicato nel 1957).
C'è uno scambio di battute nel libro che è spesso citato, ma poco compreso: "Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo", dice il primo personaggio. Risponde l'altro: "Per andar dove, amico?". Replica: "Non lo so, ma dobbiamo andare".
Così qualcuno ha creduto di dedurne che la meta sia il viaggio stesso, l'andare senza significato, una fuga verso il nulla, ma per Kerouac non era così.

IN FUGA DALL'IPOCRISIA DEL MONDO ADULTO
La stessa Fernando Pivano, a proposito del libro di Kerouac, scriveva: "Era inevitabile che ai critici superficiali questa corsa affannosa verso una meta così poco definibile sembrasse una fuga; ma è chiaro che in realtà essa è soltanto una ricerca. Si è detto che il dramma più disperato della beat generation è quello di trovare una realtà trascendente in cui poter credere, tale da soppiantare la realtà terrena ormai superata dalla scienza moderna e in cui non possono credere più. Questi drogati, questi alcolizzati, questi edonisti, sono forse dei mistici che lottano contro le spiegazioni offerte loro dagli adulti e inadeguate a colmare lo spacco tra il mondo di ieri e il mondo di domani, per trovare una giustificazione alla loro vita di uomini... È il loro misticismo a creare la grande differenza tra la beat e la lost generation".
Probabilmente il viaggio di Kerouac da costa a costa voleva rivivere anche l'epica marcia verso il West dei pionieri, simbolo dell'umana corsa verso la felicità, ma riscrivendo quel sogno americano senza il trionfalismo vorace di Walt Whitman, piuttosto con gli occhi smarriti di una generazione che era uscita dalla Guerra e dalla grande Depressione, che aveva conosciuto il dolore e cercava se stessa, non la grande abbuffata al consumismo che era appena iniziata.
Ci sarebbe da ricordare anche il piccolo viaggio del "Giovane Holden" che - negli stessi anni - raccontava in modo simpatico e struggente un'adolescenza in cerca di autenticità, in fuga dall'ipocrisia del mondo adulto e alla scoperta della propria vocazione umana.

L'UTOPIA DEL '68
Poi arrivò il '68 e furono macerie. L'utopia politica (utopia significa "nessun luogo") occupò tutto l'immaginario del viaggio umano e divenne presto distopia.
La generazione che ne fu protagonista e che ha preso il potere decise che - siccome loro non l'avevano trovato - il senso della vita non esisteva, ci si doveva astenere dal cercarlo e ci si poteva sistemare a Palazzo con una buona dose di ipocrisia e di arroganza (cioè continuando a sentirsi migliori).
Così "l'isola non trovata", cantata con delicata e religiosa intelligenza da Guido Gozzano ai primi del Novecento ("Ma più bella di tutte l'isola non trovata... L'isola esiste. Appare talora di lontano...") fu riscritta da Francesco Guccini con l'inchiostro della delusione e lo scetticismo del post '68 ("quell' isola non c'era/ e mai nessuno l'ha trovata:/ svanì di prua dalla galea/come un'idea, / come una splendida utopia, / è andata via e non tornerà mai più").
Eppure è finito anche il disincanto dei Sessantottini e oggi si continua a viaggiare e a vivere scrutando l'orizzonte, cercando quell'isola sognata dove potremmo ritrovare la felicità, la nostra anima, le nostre radici e il nostro destino.
Questa ricerca non caratterizza solo l'uomo occidentale, ma connota la stessa natura umana. Una scrittrice giapponese, Mahoko Yoshimoto, scrive: "Non capivo perché ma venivo presa da una nostalgia così lancinante che, anche se mi trovavo a casa mia, sentivo che esisteva un posto, da qualche parte, dove dovevo tornare".
La casa, la vera patria, che poi è la terra del Padre, il luogo della Bellezza e della Felicità. Non è questo che si sogna ad ogni partenza e ad ogni ritorno?

SIAMO VIAGGIATORI INSODDISFATTI
Appena "On the Road" divenne un best seller, Kerouac fu intervistato nel celebre programma televisivo di John Wingate, Nightbeat, e alla domanda: "Si è detto che la beat generation è una generazione alla ricerca di qualcosa. Che cosa state cercando?", lui rispose lapidario: "Dio! Voglio che Dio mi mostri il suo volto".
Nel suo Diario annotò: "Fu da cattolico che un pomeriggio andai nella chiesa della mia infanzia (una delle tante), Santa Giovanna d'Arco a Lowell, e a un tratto, con le lacrime agli occhi, quando udii il sacro silenzio della chiesa (ero solo lì dentro, erano le cinque del pomeriggio; fuori i cani abbaiavano, i bambini strillavano, cadevano le foglie, le candele brillavano debolmente solo per me), ebbi la visione di che cosa avevo voluto dire veramente con la parola 'Beat', la visione che la parola Beat significava beato...".
In un articolo del 1957 Kerouac spiegò che il fenomeno beat esprime "una religiosità profonda, il desiderio di andarsene, fuori da questo mondo (che non è il nostro regno), 'in alto', in estasi, salvi, come se le visioni dei santi claustrali di Chartres e Clairvaux tornassero a spuntare come l'erba sui marciapiedi della Civiltà stanca e indolenzita dopo le sue ultime gesta".
Tutti sappiamo che siamo viaggiatori insoddisfatti, sappiamo che abbiamo sostituito gli antichi pellegrinaggi con il turismo e l'andare con il girovagare, ma intuiamo qual è la vera meta del viaggio. Lo sappiamo. Sapremmo anche dirne il nome. Pochi però conoscono la strada.

Fonte: Libero, 14 luglio 2018

2 - ANCHE MERKEL E MACRON SONO SOVRANISTI... E DELLA PEGGIOR SPECIE
Si nascondono dietro dichiarazioni di europeismo, umanitarismo e anti-populismo, stracciandosi le vesti e accusando i Salvini e gli Orban di essere vomitevoli
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 2 luglio 2018

La lezione irreversibile del summit del Consiglio europeo a Bruxelles sui migranti del 28-29 giugno scorso è che in Europa esistono, a livello di esecutivi nazionali, due tipi di sovranisti: quelli che proclamano fieramente il proprio sovranismo e si vantano di mettere gli interessi dei propri concittadini prima e al di sopra di quelli dell'integrazione europea; e i tartufi che si stracciano le vesti accusando i sovranisti di essere lebbrosi e vomitevoli, ma che in realtà semplicemente occultano il proprio sovranismo dietro magniloquenti dichiarazioni di europeismo, umanitarismo e anti-populismo.
Alla prima schiera appartengono i paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), l'Austria del cancelliere Sebastian Kurz e l'Italia del governo giallo-verde del trio Conte-Salvini-Di Maio. Alla seconda schiera appartengono la Francia di Emmanuel Macron e la Germania di Angela Merkel. Tutti i paesi citati hanno partecipato al summit con la stessa medesima impostazione politica, ma questa non era, come si cerca di far credere all'opinione pubblica ogni volta che si riuniscono i governi dei paesi Ue, la soluzione più giusta di un dato problema nell'ottica dell'integrazione europea; no, l'obiettivo politico identico per tutti è stato quello di tenere fuori dal proprio territorio il maggior numero possibile di migranti e richiedenti asilo.

I SOVRANISMI SONO DUE
Per il gruppo di Visegrad questo significava ottenere che le quote di redistribuzione fossero facoltative e non obbligatorie; per la Merkel significava ottenere la messa al bando dei movimenti secondari dei migranti, che si registrano in un paese (spesso l'Italia) e poi cercano di passare in Germania; per Macron significava tenere gli hotspot del primo soccorso ai migranti alla larga dal territorio francese; per il governo italiano significava ottenere il via libera a un politica muscolare contro le navi delle Ong che sostando nei pressi delle coste libiche raccolgono migranti in mare in difficoltà appena partiti dalla Libia e li trasportano nella lontana Italia. I sovranismi sono due, e chi insiste a raccontare la favola della graduale decomposizione dell'Unione Europea degli ultimi anni come il prodotto del complotto delle forze del male nazionaliste, populiste o cripto-fasciste che stanno riuscendo ad aprire crepe nell'edificio pan-europeo faticosamente edificato attraverso mille sacrifici, pragmatismi e compromessi dai rappresentanti delle tre principali famiglie politiche del continente (popolari europei, socialisti europei, liberal-democratici europei), o ci è o ci fa. I sovranisti del primo tipo, cioè i cosiddetti populisti, sono il prodotto di cinquant'anni di integrazione europea pensata e realizzata secondo gli interessi particolaristici di Francia e Germania, attuata secondo modalità burocratiche e imposta assoggettando i paesi al giogo dei mercati finanziari. I sovranisti del primo tipo sono il prodotto dell'azione dei sovranisti del secondo tipo, quelli che non vogliono dire il loro nome e che dichiarano false generalità. Germania e Francia hanno usato e usano la Ue per i loro interessi particolaristici, e tutti gli altri paesi sono costretti in un modo o nell'altro ad adeguarsi, come ha dimostrato anche il summit di Bruxelles dove l'Italia, giunta sul posto animata da bellicose intenzioni, ha dovuto alla fine come al solito far buon viso a cattivo gioco.

PERCHÉ CI ABBIAMO MESSO COSÌ TANTO A CAPIRLO
Finalmente dopo cinquant'anni questa nozione è diventata senso comune, e dobbiamo ringraziare (ovviamente fra virgolette) le nostre élite istituzionali (i capi di Stato che si sono succeduti dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica ad oggi), televisive (la Rai) e imprenditoriali (Confindustria) se ci abbiamo messo così tanto a capirlo. Nonostante tanti volonterosi analisti, per nulla nazionalisti o xenofobi, cercassero di spiegarlo. Come ha fatto anche recentemente Carlo Pelanda sulle pagine di Limes (n. 3, aprile 2018): «La Francia persegue l'idea di Europa come strumento di moltiplicazione della potenza nazionale. Nel 1963 de Gaulle concepì la strategia di strutturare la Comunità economica europea (...) per renderla strumento di moltiplicazione della potenza nazionale francese ormai ridotta dall'emergere di altri imperi e dalla perdita di gran parte delle colonie. Offrì alla Germania la posizione di seconda potenza europea entro una diarchia franco-tedesca. Bonn accettò, con la scusa nominalistica di spegnere per sempre il focolaio delle guerre europee, in realtà per il medesimo interesse a riprendere consistenza geopolitica, pur indirettamente, attraverso uno strumento di moltiplicazione della forza utile a creare le condizioni per la riunificazione tedesca (...). In sintesi, l'Europa a conduzione franco-tedesca fu istituzionalizzata per permettere a una Francia nazionalmente troppo piccola di avere una scala sufficiente per esercitare un'influenza globale». Poi, quando la Germania si rimise in piedi, e molto di più quando si riunificò, l'Unione Europea e l'euro divennero gli strumenti dell'egemonia bottegaia tedesca (la Germania è l'unico paese industrializzato che fra la crisi finanziaria del 2008 ed oggi è riuscito a diminuire di molto il proprio indebitamento mentre tutti gli altri lo aumentavano di parecchio).

TRUMP, UN SOVRANISTA DEL PRIMO TIPO
Il gioco è venuto allo scoperto in coincidenza con l'ascesa alla presidenza degli Usa di un sovranista del primo tipo (quello dei populisti che si fanno vanto del proprio egoismo nazionale) che ha sconfitto la candidata dei sovranisti del secondo tipo, quelli che, come Hillary Clinton e il suo predecessore Barack Obama, hanno perseguito gli interessi della potenza americana dietro la maschera della rispettabilità liberal e multilateralista. Con Trump, che a ritmi trimestrali fa saltare accordi internazionali, finisce verosimilmente il multilateralismo. Nessuno fino a qualche mese fa avrebbe scommesso sulla possibilità del tycoon americano di ripresentarsi alle presidenziali e vincerle nel 2020, ma col Partito democratico che si sta trasformando nel partito delle minoranze etniche e sessuali decise a cancellare l'America bianca, anglosassone, protestante ed eterosessuale, le probabilità di una rielezione di Trump aumentano di giorno in giorno. E dopo due presidenze Trump di fila, la sua rivoluzione bilateralista diventerà mainstream politico che non potrà essere modificato neanche da un'amministrazione presidenziale democratica.
Perché l'anti-multilateralismo degli Usa trumpizzati nasce da un'esigenza obiettiva della superpotenza americana: contenere l'ascesa della Cina. Il mondo, geopoliticamente parlando, si trova in una situazione inedita: la potenza sfidante (la Cina) si appoggia allo status quo degli accordi commerciali conclusi in sede di Wto e delle alleanze politico-militari esistenti per allargare la sua sfera di influenza. Dà anche vita ad organismi regionali entro i quali esercita un ruolo determinante come il Forum della cooperazione sino-africana, lo Sco (Organismo per la cooperazione di Shanghai, dove Pechino è alleata di Mosca e Nuova Delhi) o la Banca d'investimento per l'infrastruttura asiatica (Aiib), ma facendo attenzione a non entrare in contraddizione con gli impegni presi al Wto (l'Organizzazione mondiale del commercio) e a non proiettare la sua potenza militare fuori dal Mare cinese meridionale. La potenza egemone, che in tutti i sistemi opera per il mantenimento dello status quo, nel caso degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump opera attivamente per mettere in crisi lo status quo e disegnare nuove alleanze militari e nuovi accordi commerciali bilaterali.

E L'ITALIA?
A questo punto l'Italia deve togliere il microfono ai retori interessati dell'integrazione europea e del multilateralismo e cominciare a muoversi nella logica post-Unione Europea del bilateralismo. Non perché sia una cosa buona, ma perché è la realtà che dominerà gli anni a venire, il beffardo «cambiamento d'epoca» che fa marameo ai progressisti di ogni tendenza che si aspettavano l'avvento del Sol dell'avvenire globalista, multilateralista ed europeista nel senso dell'omologazione culturale secondo il paradigma dei diritti individualistici. L'identità storica, lo spirito nazionale, le comunità reali, i confini, le autonomie locali e tutto ciò che rimanda alla tradizione, alla durata, all'ecologia umana e ambientale torneranno prepotentemente in primo piano, molto spesso in forme ambigue e inquietanti. Ma di questo parleremo nel prossimo post, insieme alla questione sulla quale ci sono parecchi sassolini da togliersi dalla scarpa: quella delle cause e dei colpevoli del fallimento del progetto europeista e del perché della totale incomprensione di quello che sta accadendo da parte del mainstream cattolico italiano.
Adesso bisogna capire che l'Italia come Stato ha urgente bisogno di lanciarsi in alleanze bilaterali vantaggiose per noi e in prospettiva portatrici di nuovi equilibri stabili e pacifici. Tutte le strade sono aperte, in questo momento le certezze sono solo tre: la prima, in negativo, è che la Francia è il nostro rivale geopolitico, è il paese che ha fatto e fa di tutto per impedirci di avere un ruolo nel Mediterraneo e nell'Africa nera, considerate riserve di caccia di Parigi. Lo dico con angoscia, come tutti quelli che si sono nutriti e si nutrono della letteratura e del pensiero dei migliori intellettuali francesi, ma i fatti sono irriducibili e innegabili: dall'eliminazione del regime di Gheddafi che aveva concluso uno storico accordo con l'Italia al veto alla presenza di truppe italiane in Niger, ai ventennali tentativi francesi di ridimensionare l'industria militare italiana, la Francia ha dimostrato di voler trattare l'Italia come un concorrente da tenere a bada o come un alleato subalterno. Non si tratta certo di fare la guerra alla Francia, ma di stringere alleanze anti-francesi sì.

UN'ALLEANZA STRATEGICA AD AMPIO RAGGIO CON GLI USA
La seconda certezza è che l'Italia deve stringere un'alleanza bilaterale strategica ad ampio raggio con gli Stati Uniti per molti motivi, ma soprattutto per il motivo che se non saremo noi a cogliere l'opportunità, a farlo sarà la Francia di Macron. Il ragazzo è arrogante ma per nulla stupido, capisce benissimo quello che sta succedendo e si muoverà di conseguenza. La terza certezza è che l'Italia deve riprendere a tessere un rapporto speciale con la Russia, con l'obiettivo di ridimensionare il peso dell'influenza franco-tedesca in Europa e di contrastare sul nascere le ambizioni turche nel bacino mediterraneo e nei Balcani. I malpensanti diranno che chi sostiene questo fa il gioco di Putin ed è un cripto-fascista come lui, ma lasciateli dire: la Russia è eterna, il suo ruolo negli equilibri continentali e globali non dipende da un capo di Stato o da un regime. Se a Mosca ci fosse un presidente gay ma che non è venduto a qualche potenza finanziaria occidentale, farebbe la stessa politica di Vladimir Putin. Ficcatevelo finalmente nella testa. La Russia non confina con l'Italia, ha bisogno di sbocchi marittimi e per sua natura contrasta le egemonie nazionali imperniate sul cuore renano dell'Europa: è alleato ideale dell'Italia tanto quanto i lontani Stati Uniti.
Ma se queste sono le politiche di buon senso che qualunque governante italiano dovrebbe fare in questo momento, è chiaro che ai cattolici spettano compiti molto più importanti. Di questo parleremo più avanti.

Nota di BastaBugie: ecco il link all'articolo successivo dello stesso tema dello stesso autore.

IL FALLIMENTO DELL'INTEGRAZIONE EUROPEA
Occorre puntare sull'Opzione Benedetto, perché la vita cristiana non vada perduta, ma riprenda vigore e possa articolarsi in rapporti selettivi in un mondo post-cristiano
di Rodolfo Casadei
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5264

DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

Per vedere articoli e video, clicca qui!

Fonte: Tempi, 2 luglio 2018

3 - CORTE SUPREMA E LIBERTA' RELIGIOSA: DUE CLAMOROSE DECISIONI DI TRUMP CHE PASSERANNO ALLA STORIA
Siamo all'inizio di una svolta epocale che avrà ripercussioni benefiche in tutto il mondo?
Autore: Marco Respinti - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-07-2018

«Ha mantenuto la promessa. Ancora». Il soggetto è il presidente degli Stati Uniti d'America Donald J. Trump, l'argomento è la nomina del giudice Brett M. Kavanaugh per la Corte Suprema federale in sostituzione del dimissionario Anthony M. Kennedy e chi esulta, in una email agli iscritti, è Brian Burch, presidente di CatholicVote, una lobby nata per ricordare ai cattolici di votare sempre senza mai scordarsi di esserlo. È un'esultanza giustificatissima. I conservatori, i cattolici stentano infatti a credere alle proprie orecchie. Trump, il Trump che tutti conosciamo, bighellone, gozzovigliatore, sciupafemmine, fantastiliardario ignorante come una capra, drogato di tivù e Twitter, collezionista di fallimenti economici, intrallazzone e già inciucista, non sta sbagliando un colpo sui princìpi non negoziabili. Non lo avrebbe immaginato nessuno. Ci fu un punto di svolta, nella campagna elettorale del 2016, coincidente con la nomination presidenziale, in cui Trump cambiò rotta siglando patti espliciti con quei conservatori che aveva giurato di rottamare. I conservatori plaudirono, ma è ovvio che temessero di venire gabbati. È invece successo il contrario, e gli effetti sono incalcolabili. Trump si affida costantemente ai conservatori, e fra i conservatori sceglie, in numeri sensibili, degli ottimi cattolici. Sì, perché anche Kavanaugh è cattolico, e non di quelli "adulti".

SVOLTA ALLA CORTE SUPREMA
Lunedì sera Trump lo ha scelto per il massimo tribunale del Paese. Nato nel 1965 a Bethesda, in Maryland, Kavanaugh si è laureato allo Yale College nel 1987, si è addottorato alla Yale Law School nel 1990, ed è stato assistente proprio del dimissionario Kennedy. I suoi nemici, e ne ha già tantissimi, non potranno mai accusarlo di essere un ideologo incompetente. Poi ha lavorato con Kenneth Star, sia quando questi era procuratore generale degli Stati Uniti sia quando ha indagato Bill Clinton per lo "scandalo Lewinsky" da special counsel, il procuratore indipendente che non risponde al ministro della Giustizia ma al Congresso federale, e questo gli protegge il fianco destro. Dopo di che ha lavorato nel settore privato da avvocato fino a che, nel 2001, il presidente George W. Bush jr. non lo ha prima voluto tra i propri consigleri giuridici, poi lo ha nominato segretario dello staff della Casa Bianca nel 2003 (responsabile, cioè, del coordinamento di tutti i documenti che partono dal presidente e che a lui arrivano), quindi nello stesso anno lo ha scelto come giudice della Corte d'appello del Distretto di Columbia (la capitale Washington). A quel punto è scesa in campo l'armata Democratica, che ha messo tutto in stallo per quasi tre anni, accusando Kavanaugh di essere troppo schierato. Finalmente, nel maggio 2016, il giudice l'ha spuntata.
I galloni da generale dei conservatori, però, Kavanaugh se li è guadagnati sul campo, combattendo con coraggio e strategia la buona battaglia per la libertà religiosa. Su National Review, Justin Walker lo definisce senza mezzi termini «un guerriero per la libertà religiosa» rimandando documentatamente al mittente certe accuse del tutto speciose con cui alcuni malpancisti di destra in disaccordo con certi suoi tatticismi (ma quando si è in minoranza si hanno forse chance?) stanno finendo per boicottarlo, di fatto unendosi (assurdamente) ai suoi nemici liberal (ma questi sì che hanno di che lamentarsi). Su questo suo pedigree insiste anche Edward Wheelan, presidente dell'Ethics and Public Policy Center di Washington (quello cui fa tra l'altro capo George Weigel, biografo di due Papi), e questo porta diritti a una considerazione fondamentale.

LA LIBERTÀ RELIGIOSA RIASSUME TUTTE LE BATTAGLIE FONDAMENTALI
Oggi la cartina tornasole per un giudice federale statunitense è la libertà religiosa. I conservatori la difendono, gli altri la combattono. C'è un valore intrinseco antichissimo, addirittura atavico nella libertà religiosa, a far data dall'Editto costantiniano di Milano del 313. Ma la questione si è imposta all'attenzione anche del grande pubblico negli ultimi decenni. Tutte le battaglie fondamentali, infatti, dall'aborto all'eutanasia, dalla contraccezione alla sperimentazione sugli embrioni, dall'omosessualismo alla famiglia, dalla libertà di educazione al fisco giusto, possono essere tranquillamente riassunte, e di fatto lo sono, nella libertà religiosa. Infatti, o è lo Stato ad avere l'ultima (e anche la prima) parola sui diritti fondamentali della persona oppure no. Le regole per una convivenza autenticamente civile dipendono cioè ultimamente dal fatto che una persona sia libera di regolare il proprio rapporto con Dio. Né questo fa della libertà religiosa una questione confessionale: essa vale infatti anche per gli atei e per i miscredenti. Per di più, in società secolarizzate dove i credenti tendono a essere minoranza, la libertà religiosa diventa sul serio l'ultimo baluardo. Curioso che a imporsi all'attenzione anche dei non cattolici siano, in questa sfida all'ultimo sangue, i cattolici.
Negli anni 1990 Kavanaugh lavorava nel settore privato. Entrò nella Federalist Society e ne guidò lo "special interest group" proprio sulla libertà religiosa. La Federalist Society è la fucina dei giudici conservatori americani, ovvero dei buoni giudici, ovvero di quelli che tali sono perché difendono appunto la libertà religiosa, ovvero quelli che difendono la legge fondamentale del Paese, ovvero spesso e volentieri dei cattolici. È alla Federalist Society che si deve la "famosa" lista di giudici che Trump tiene "nel taschino", pronto a sfoderarla ogni volta se ne presenti l'occasione. Ognuno abbia lecitamente le proprie preferenze, ma si può stare certi che fino a quando il presidente pescherà da quell'elenco il mondo sarà un tantino più bello. Lo si capisce dai liberal.

LA FEDERALIST SOCIETY
In un articolo denso di notizie importanti, ma letteralmente vergognoso, The Daily Beast descrive la Society come una specie di massoneria cattolica manovrata dal suo vicepresidente Leonard Leo, classe 1965, avvocato, cavaliere di Malta, già stratega e consigliere di Bush Jr. Condizionando le nomine alla Corte Suprema appunto sin dai tempi di Bush Jr., la sua "camarilla" starebbe cercando di sabotare gli Stati Uniti per farne una "teocrazia papista": però nemmeno il nativismo dell'Ottocento americano più anticattolico è arrivato a tanto. In acque simili naviga The Huffington Post. Perché tanto livore? Semplice: Kavanaugh alla Corte Suprema, scrive sempre The Daily Beast, significa «[...] probabilmente la fine del diritto all'aborto e del diritto al matrimonio omosessuale».
Adesso Kavanaugh dovrà passare il vaglio del Senato federale. Alla "Camera alta" oggi i Repubblicani sono 51, i Democratici 47 e gl'indipendenti (che votano sempre con i Democratici) due. Il Repubblicano John McCain è però sempre assente, a causa del tumore al cervello che lo tiene lontano dall'aula. In più le Repubblicane Susan Collins e Lisa Murkowski, pecore nere, si schierano sempre con la Sinistra. Fortunatamente tre Democratici, Joe Manchin, Joe Donnelly e Heidi Heitkamp, sono pro-life. Dopo di che, vale doppio, dovesse servire, il voto del presidente del Senato, che è il vicepresidente federale Mike Pence. Lo scontro per la ratifica è previsto in autunno. Se il Senato votasse prima delle elezioni "di medio termine" del 6 novembre sarebbe l'ideale. Potrebbe sul serio cambiare la storia.
Che ne è di Amy Comey Barrett? Probabilmente non avrebbe resistito al fuoco di fila liberal che avrebbe puntato sulla sua poca esperienza. Resta nella lista di Trump appunto a fare esperienza, pronta magari per la prossima occasione. Del resto nella Corte Suprema i giudici (liberal) Ruth Bader Ginsburg e Stephen Breyer hanno rispettivamente 85 e 79 anni.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Marco Respinti, nell'articolo seguente dal titolo "Libertà religiosa, stella polare della politica Usa" spiega l'importanza di ciò che sta accadendo a Washington. Il 24 luglio si è aperta la convention sulla libertà religiosa voluta dal Segretario di Stato Mike Pompeo e dall'ambasciatore Sam Brownback: Ministerial to Advance Religious Freedom. Il criterio per stabilire i rapporti internazionali sarà ed è guidato dalla libertà di esprimere in pubblico la propria fede. Siamo all'inizio di una svolta epocale che avrà ripercussioni benefiche in tutto il mondo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 luglio 2018:
A Washington si è aperta ieri, martedì 24 luglio, la convention sulla libertà religiosa voluta dal Segretario di Stato Mike Pompeo e dall'ambasciatore Sam Brownback. S'intitola "Ministerial to Advance Religious Freedom", durerà fino a mercoledì 26, verrà approfondita da una serie di eventi collaterali che ne prolungheranno l'effetto per tutta la settimana (alcuni para-ufficiali, quelli ospitati in edifici federali) e raduna primi ministri, capi di Stato, leader religiosi (tra cui Salvatore Martinez, rappresentante personale della presidenza italiana in esercizio OSCE 2018 con delega alla lotta a razzismo, xenofobia, intolleranza e discriminazione dei cristiani e di membri di altre religioni), esperti, attivisti e testimoni per un totale di 80 delegazioni da tutto il mondo. Un evento così non si è mai visto, soprattutto sulla libertà religiosa, "costantinianamente" convocato da un leader politico e non da un capo ecclesiastico, e senza che si tratti di una melassa buonista per dire, falsamente, che le religioni sono tutte la stessa cosa ovvero nulla.
Un evento così sulla libertà religiosa è infatti un evento fondamentale: fonda la convivenza tra gli uomini e regola i rapporti internazionali. Organizzando e ospitando la convention, Pompeo e Brownback danno al mondo un segnale forte e chiaro. Dicono a tutti che il criterio per stabilire i rapporti internazionali sarà ed è guidato dalla libertà di esprimere in pubblico la propria fede traendone tutte le conseguenze concrete (libertà di associazione, questione educativa, missione, etc.) e dicono che la politica estera del Paese più importante del mondo sarà ed è guidata da questo criterio. Ancora una volta, non significa dire che tutte le religioni sono la medesima cosa. Significa dire che il fatto religioso, l'esperienza religiosa, il senso religioso, il rapporto fra uomo e Dio è e non può non essere il primo punto all'ordine del giorno sempre, la prima norma della politica, il parametro basilare dei rapporti internazionali e che i governi altro non possono fare che portare rispetto.
Ciò implica per esempio che se perseguita i propri cittadini a motivo della fede che essi professano, un Paese dovrebbe essere messo in mora. Visto chi governa oggi gli Stati Uniti, e visto il gabinetto di ministri che si è scelto, dopo le parole non dovrebbero affatto mancare i fatti. Nel mondo la libertà religiosa è conculcata in moltissimi luoghi e ambiti. C'è una libertà religiosa impedita con la violenza, la tortura e la morte, e c'è una libertà religiosa ostacolata attraverso i tribunali, i media e il politicamente corretto. I cristiani sono le prime vittime. Tra i luoghi dove la libertà religiosa e i diritti umani che ne derivano è impedita con la violenza ci sono Paesi ambigui come il Pakistan. Oppure l'Iran che in queste ore fa inutilmente la voce grossa e di cui ha annunciato tratterà Pompeo prendendo la parola domenica nella Ronald Reagan Presidential Library a Simi Valley, nella California meridionale. Ma ci sono anche giganti come la Cina e come la Russia con cui una quadra bisognerà trovarla. Impensabile prendere di petto Paesi così per la loro rilevanza e per la loro possanza economica, politica, militare, ma al contempo non si può tacere del fatto che, quanto a politica verso le fedi (e non solo), il regime di Xi Jiping sta di fatto tornando ai tempi cupi del maoismo né che Vladimir Putin, con la scusa di colpire le "religioni straniere" (ma è lo stesso linguaggio che usa Xi Jiping per il quale il primo straniero è da sempre il cristianesimo), decida lui cosa è buono e cosa non lo è in tema di religione (anche perché così tutto ciò che non è ortodossia diventa in fretta nemico).
Per tre giorni a Washington il tema è questo. Come ha detto Pompeo alla vigilia, gli Stati Uniti sono pronti a discuterne anche con i Paesi con cui, sul tema, c'è disaccordo profondo: quelli citati, ma per esempio anche il Libano (martedì 24, quando la convention si è aperta era san Charbel Makhlouf) il cui ministro degli Esteri, Gebran Bassil, partecipa all'evento. Il 19 luglio, infatti, l'American Mideast Coalition for Democracy ha scritto a Pompeo affinché chieda conto a Bassil dell'arresto, all'inizio del mese, di due cattolici maroniti accusati di avere avuto contatti con dei cristiani israeliani durante un convegno sul ricupero della lingua e della cultura aramaiche.
Giovedì, in chiusura, prenderà la parola il vicepresidente Mike Pence, sensibilissimo al tema. In ottobre aveva promesso un'azione politica decisa in favore dei perseguitati per la fede, specialmente cristiani. La sensazione è quella di essere solo all'inizio di una svolta forse epocale.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-07-2018

4 - SAI QUAL E' IL PRINCIPALE PROBLEMA DELL'AFRICA?
L'incredibile racconto di un mio amico appena tornato da un lungo viaggio
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 19 luglio 2018

Sai qual è il principale problema dell'Africa?
Il mio amico appena tornato da un lungo viaggio mi interroga, ma io sono preparata. Ho già pronta la lezione sullo sfruttamento delle risorse da parte dell'uomo bianco, la so, non l'ho capita bene ma la so dire. Ma prima che possa partire si risponde da solo. "E' la stregoneria".
E parte a raccontarmi una realtà incredibile, un mondo primitivo in cui se grandina forte e il raccolto è distrutto lo stregone sgozza un pollo, ne osserva il sangue e in base a quello decide quale donna andrà punita. Perché, si sa, è sempre colpa di una donna. Se c'è un uomo che odi con tutto il cuore, auguragli di rinascere donna in Africa, mi dice (non odio nessuno così tanto, e non credo nella reincarnazione, ma certo uno stage da donna africana per due mesi a qualcuno lo auspicherei, quasi quasi). La donna individuata come responsabile verrà cacciata dal villaggio, bandita, oppure a volte messa viva nell'acqua bollente o buttata nel fiume coi coccodrilli (se sopravvive era innocente). In certi casi, se la colpa della grandinata o di qualsiasi altro evento negativo verrà attribuita con certezza a lei - secondo una cultura per cui nulla succede per motivi naturali o spiegabili scientificamente - verrà uccisa e le verrà mangiato il cuore.

DOVE LAVORANO SOLO LE DONNE
Le donne peraltro sono le uniche a lavorare, lì. Le vedi al mattino con un figlio legato davanti, uno al fianco, la cesta sulla testa che vanno nei campi. Per gli uomini in molte culture dell'Africa meridionale è un disonore lavorare, ed è impossibile per loro da adulti imparare il rispetto delle donne. Appena non dipendono più dalla mamma, smettono di seguirla al lavoro e se ne stanno fermi al villaggio.
Ovviamente questa non è una ricerca scientifica, ma è il racconto di un amico, che ha visto segmenti di una realtà e me la racconta. Nessuna pretesa di oggettività, ma un'esperienza toccata con mano. Non stiamo parlando di immigrazione, di flussi, di rifugiati, niente di tutto questo, perché non so come la pensi politicamente e non voglio litigarci. So solo che è andato lì a portare aiuti, e racconta quello che ha visto.

I MISSIONARI DANNO DAVVERO LA VITA PER GLI AFRICANI (DIFFIDATE DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI)
Di una cosa però è certissimo. I missionari danno davvero la vita per gli africani. Vivono con loro, come loro, fanno la stessa fatica e subiscono le stesse privazioni degli abitanti del posto, e l'ultima cosa che fanno è mettere una croce al collo agli africani. Però gli oratori sono stracolmi di persone, le messe durano tre ore e la gente li segue, perché parlano di Cristo con la loro vita. Questi missionari hanno dato un incarico al mio amico: aiutateci a non far partire la gente da qui, aiutateci a educarli. Insegniamo agli uomini che lavorare, insegniamo a combattere le credenze della stregoneria. Mandateci materiale edile e soldi, costruiamo delle scuole. Mandateci aiuti, intelligenze, soldi, persone.
Il mio amico ha incontrato tante persone che lavorano lì, e non so neanche se vada a messa la domenica, ma mi ha detto chiaramente: se vuoi mandare qualcosa, manda ai missionari non ad altre organizzazioni, perché a differenza di queste loro non sprecano un centesimo, non tengono niente per sé, fanno fruttare tutto, al massimo, perché loro lì danno la vita davvero. Ha visto arcivescovi zappare la terra, preti dormire tra gli insetti, suore consumarsi fino all'ultimo respiro. Il fatto è che se non lo fai per Cristo non riesci a farlo, non in quel modo, come serve.
Ecco, questo è solo un racconto, non ha pretesa di assoluto, non è un trattato di geopolitica, non è una proposta di soluzione. È una fotografia. Sicuramente altri ne avranno scattate altre, il continente è grande e le realtà sono tante. Comunque questa è vera di sicuro, e volevo condividerla.

LA REALTÀ CHE FA MALE
Aggiungo quello che ho letto: minori affidati a donne che non sono le loro veri madri e che poi spariranno una volta sistemate le cose in Europa, e centinaia di donne che saranno invece dirottate a fare le prostitute, ognuna delle quali vale 60 mila euro d'incasso per la mafia stessa. Solo mettendone 100.000 nel "mercato del lavoro" in Italia la mafia nigeriana muove un giro di affari di 600 milioni di euro all'anno.
A questo si somma quello che perde l'Africa: risorse giovani. Leggo di ghanesi che hanno venduto il taxi o le proprie piccole mandrie per venire in Europa e ritrovarsi su una strada a elemosinare o a guadagnare 3 euro all'ora se gli va bene, trattati come bestie, e che non riescono neanche a mettere ovviamente da parte un capitale come era nei loro progetti. E anche se desiderano tornare non lo faranno mai per la vergogna perché non saprebbero cosa dire al villaggio, non saprebbero come giustificare quei soldi spesi per arrivare in Europa, anzi alimentano altre partenze facendosi selfie su facebook fingendo che tutto vada bene per non dire la verità, per vergogna. Risultato: altri giovani (diciottenni, non scolarizzati) cercano di venire qui perché pensano che sia facile arricchirsi.

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 19 luglio 2018

5 - LONDRA ACCOGLIE I RIFUGIATI SIRIANI, MA SOLO SE SONO MUSULMANI
Intanto in Germania, dove gli stupri degli immigrati islamici sono una realtà diffusa, una ragazzina di 14 anni è stata stuprata e uccisa da un richiedente asilo iracheno
Fonte Tempi, 5 luglio 2018

I rifugiati siriani sono ben accetti nel Regno Unito, ma solo se sono musulmani. È l'accusa che dal 2015 l'organizzazione benefica Barnabas Fund insieme alla Chiesa anglicana rivolge al governo inglese e che è confermata anche dai numeri.
L'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha raccomandato al Regno Unito di accogliere nel primo trimestre del 2018 1.358 rifugiati siriani, di cui solo quattro cristiani (0,29%). Il dicastero ha accettato di prenderne l'82%, cioè 1.112 persone, tutti musulmani, rifiutando i quattro cristiani.
La stessa cosa si è verificata anche nel 2017, quando l'agenzia Onu chiese all'Inghilterra di accogliere 7.060 rifugiati siriani, di cui 25 cristiani (0,35%). Londra accettò di prenderne il 69%, 4.850 persone, di cui solo 11 cristiani.
Il problema era già stato sollevato nel 2015 dall'ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, che scrisse in una lettera inviata al Telegraph: «Chi tra noi chiede da mesi compassione per le vittime siriane vive una grande frustrazione perché la comunità cristiana, ancora una volta, viene abbandonata e lasciata per ultima. Ma così si discriminano inavvertitamente le comunità cristiane, che sono le più colpite dai quei macellai disumani che si fanno chiamare Stato islamico. Non si troverà nessun cristiano nei campi dell'Onu, perché sono stati attaccati e presi di mira dagli islamisti e cacciati da quei campi. Per questo cercano rifugio nelle case private, nelle chiese».
L'Inghilterra, aggiungeva Lord Carey, «dovrebbe considerarli una priorità perché sono il gruppo più vulnerabile. Inoltre, noi siamo una nazione cristiana e i cristiani siriani non farebbero fatica a integrarsi. A qualcuno non piacerà quello che sto per dire, ma negli ultimi anni l'immigrazione di massa musulmana in Europa è stata eccessiva e ha portato alla nascita di ghetti che vivono in modo parallelo nella società».

Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola, nell'articolo seguente dal titolo "Il mito del buon rifugiato crolla dopo un vile omicidio" parla dello stupro terminato con l'omicidio di una ragazzina di 14 anni da parte di un richiedente asilo iracheno, poi arrestato in Iraq, che sta mandando in crisi la politica tedesca. Le granitiche certezze morali sulla bontà dell'accoglienza, in voga nel 2015, sono già ampiamente crollate. Ora sia i partiti di governo che l'AfD chiedono di cambiare musica.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 giugno 2018:
Susanna Maria Feldman aveva quattordici anni e viveva con la sua famiglia a Magonza, in Germania. La sua era una normalissima vita da adolescente prima di incontrare sulla strada di casa Ali Bashar. Un iracheno di vent'anni che in una sera di maggio l'ha notata tra i passanti, l'ha adescata, poi violentata e strangolata per scaricare infine il corpo in un'area boscosa lungo i binari della ferrovia, nella periferia di Wiesbaden. Bashar è allora scappato in Iraq, qualche giorno più tardi, con i suoi documenti d'identità falsi cercando di farla franca. Cosa che era quasi riuscita a regola d'arte grazie all'incompetenza delle autorità: la polizia di frontiera non era stata capace di controllare se il nome sul suo biglietto corrispondesse ai suoi documenti.
Era la sera del 22 maggio, la mamma di Susanna ha denunciato la scomparsa della figlia la mattina dopo, ma la polizia tedesca si è messa sulle tracce della quattordicenne solo una settimana più tardi. È stata una telefonata anonima al commissariato a far ritrovare il corpo: era già il 6 giugno. Le forze dell'ordine si sono messe allora sulle tracce di Ali Bashar che è stato ritrovato l'8 giugno in Iraq, arrestato e riportato di nuovo in Germania. Era arrivato a casa Merkel ad ottobre del 2015, proprio quando la politica delle "porte aperte" viveva la fase di migliore attualizzazione, ma non era solo. Con lui, i suoi genitori e i cinque fratelli, tutti si erano spacciati per rifugiati, ma in realtà erano semplicemente incasellabili tra i cosiddetti "migranti economici". La richiesta di asilo gli venne respinta nel dicembre del 2016, ma con la consueta tecnica del ricorso le autorità tedesche li autorizzarono a rimanere nei confini germanici.
Ad Ali Bashar sono basti un paio d'anni di permanenza in Germania per accumulare una buona dose di precedenti penali, tra cui aggressione fisica alle forze dell'ordine, rapina, accoltellamento, possesso illegale d'ami e ora anche omicidio, oltre gli abusi sessuali. Un caso, questo, che getta ancora ombre sulla crisi di stupri e omicidi che caratterizza, ininterrottamente da anni, la Germania del multiculturalismo e dell'accoglienza. Lo stupro e l'omicidio di una ragazza ebrea di 14 anni per mano di richiedente asilo iracheno, tra complicità e pubblica apatia, si va a sommare alle decine di migliaia di casi simili: le donne e i bambini le vittime, gli immigrati maschi provenienti da Africa, Asia e Medio Oriente i carnefici.
Con l'omicidio di Susanna sono quattro solo gli adolescenti che sono stati uccisi da immigrati clandestini negli ultimi 18 mesi. Tuttavia il livello di indignazione pubblica per il caso di Susanna suggerisce come la Germania stia, ormai, al suo punto critico: il governo tedesco è ormai consapevole, tacitamente, delle proprie responsabilità nella crisi di stupri di migranti. O comunque i leader politici non si risparmiano più nel farlo presente. "Il governo dovrebbe chiedere perdono ai genitori di Susanna", si legge sulla Bild in questi giorni. "L'unica cosa peggiore dell'omicidio di un bambino è l'omicidio di un bambino da parte di un criminale che non sarebbe dovuto essere nel nostro paese".
Il leader dei liberaldemocratici (FDP), Christian Lindner, si è pubblicamente domandato, "perché i richiedenti asilo respinti non vengono deportati in modo più coerente? Perché il perpetratore e la sua famiglia possono fuggire sotto falsa identità?" "Questo è tipico delle nostre agenzie di sicurezza ", ha detto Alexander Graf Lambsdorff, collega di partito. "Ci sono semplicemente troppe lacune in questo sistema, che è stato terribilmente sconvolto per molti anni". "Il crudele omicidio di Susanna mi riempie di grande tristezza e rabbia", ha detto Eckhardt Rehberg della CDU. "Come politico responsabile per il bilancio, dico... l'intero processo di asilo deve essere radicalmente rimodellato, noi forniremo i soldi per questo". L'alternativa per la Germania (AfD), il partito anti-immigrazione, ha chiesto invece le dimissioni dell'intero governo federale. Perché la morte della quattordicenne è "il risultato di molti anni di irresponsabilità organizzata". E in un video pubblicato su Twitter, è Alice Weidel, co-leader dell'AfD ad andare con la sciabola: "Susanna è vittima di un'ideologia multiculturale di sinistra incontrollabile che non si ferma davanti a nulla per imporre il suo senso di superiorità morale. Susanna è un'altra vittima della politica di benvenuto ipocrita ed egoista del cancelliere Angela Merkel".
D'altronde, non si può negare che in Germania, come nel resto d'Europa, gli immigrati irregolari vivano con la moneta del contribuente. E lo stesso era per Ali e la sua famiglia. Ma come hanno trovato, tutti, i soldi per fuggire in Germania con documenti falsi? E come se non bastasse, l'ultimo episodio drammatico espone ancora di più la classe politica tedesca all'accusa di una grave negligenza, che pare preoccuparsi più di preservare il mito del multiculturalismo, che la sua gente e i diritti di donne e bambini. L'AfD, il partito di opposizione al governo, ha tentato di avviare un minuto di silenzio per Susanna durante la seduta del parlamento dell'8 giugno, ma il deputato Thomas Seitz è stato deriso dagli altri partiti in parlamento. E il socialdemocratico Carsten Schneider ha replicato al gesto definendolo "vergognoso", perché "il parlamento è un luogo di dibattito".

Fonte: Tempi, 5 luglio 2018

6 - ALDO MORO SANTO? NO, GRAZIE... PREFERIAMO L'ALTRO MORO, TOMMASO (PATRONO DEI POLITICI)
Pur con lo stesso cognome, i due sono agli antipodi: Tommaso Moro morì martire per non sottostare al divorzio del re inglese, Aldo Moro ebbe un ruolo decisivo nell'introduzione della legge sul divorzio in Italia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-07-2018

In una intervista a TV 2000, il domenicano Padre Gianni Festa ha annunciato l'inizio dell'iter per la canonizzazione di Aldo Moro. Siamo solo agli inizi, ha precisato, e stiamo lavorando per la partenza della causa a livello diocesano. Ha poi aggiunto che Aldo Moro potrebbe diventare il Santo della Politica. "Non dimentichiamo - ha aggiunto infine - che Aldo Moro e altri noti personaggi del dopoguerra, La Pira, Lazzati, Dossetti, Giordani, sono stati discepoli e figli spirituali di Paolo VI". Non si è capito cosa c'entri con la causa di beatificazione l'essere figli spirituali di Paolo VI, né se l'accostamento debba necessariamente preludere anche all'avvio di una eguale causa per Dossetti o altri. Il caso della beatificazione di Aldo Moro come precedente per altri casi? Ci sarebbe da impensierirsi.
Del resto, un Santo della politica già c'è, si tratta di Tommaso Moro. Questa notizia della possibile beatificazione e canonizzazione di Aldo Moro, l'uomo politico democristiano ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978, lascia molto perplessi. E in automatico il pensiero va appunto all'altro Moro, l'inglese Thomas More, martire per aver seguito la propria coscienza cristiana e la legge di Dio piuttosto che quella degli uomini, opponendosi al secondo matrimonio del re d'Inghilterra Enrico VIII con Anna Bolena. Ogni santità è un caso a sé ed è quindi sciocco fare paragoni. Però in questo caso, oltre all'assonanza del nome che stimola all'accostamento, c'è anche il fatto che proprio Tommaso Moro è stato proclamato da Giovanni Paolo II protettore dei politici, e Aldo Moro un politico fu. L'accostamento non è quindi forzato: da Moro a Moro, da Tommaso ad Aldo?

TOMMASO MORO E L'EROISMO CRISTIANO
La santità di Tommaso Moro è spiegata dal suo eroismo cristiano. L'amore per Cristo gli fece anteporre le esigenze naturali e soprannaturali della propria coscienza alle esigenze politiche. In altri termini, egli non scese a compromessi, consapevole che si trovava davanti ad un "principio non negoziabile". Non negoziabile prima di tutto secondo l'etica naturale che insegna a tutte le coscienze di tutti i popoli che l'indissolubilità del coniugio è intoccabile. Nessuno, però, viene proclamato santo solo per la sua adesione all'etica naturale. Il fatto è che in quel principio non negoziabile, Tommaso Moro vi vedeva il segno del Creatore ed egli sapeva che non si poteva amare Cristo disattendendo un principio che da Lui, come Logos di Dio e Sapienza divina, proveniva. Moro è santo per la sua coscienza cristiana, che assume il dato della coscienza naturale e lo perfeziona, fino al martirio. Egli divenne martire in odium fidei, ossia perché nella sua testimonianza cristiana il potere mondano di allora vi vedeva la fedeltà a Gesù Cristo. San Tommaso Moro è stato ucciso per escludere Cristo dalla scena pubblica. Per questo Giovanni Paolo II lo proclamò patrono dei politici. Con ciò egli voleva dire che il politico cattolico è veramente tale quando è pronto al martirio pur di non tradire la signoria sociale e politica di Cristo.
Di solito le cause di beatificazione iniziano per la "fama di santità" del personaggio in questione professata dal popolo cristiano. In secondo luogo per l'esercizio eroico delle virtù teologali da parte del candidato. In terzo luogo per l'oggettiva esemplarità cristiana dalle cose da lui insegnate e testimoniate, che devono confermare la dottrina della Chiesa. Infine dalla certezza della sua vita in Paradiso, attestata dal miracolo. Il testimone di Cristo è tale non solo dal punto di vista soggettivo, ossia per le virtù da lui incarnate, ma anche dal punto di vista oggettivo, per le cose da lui insegnate e testimoniate in conformità al deposito della fede. Sappiamo poi che per il martire in odium fidei, colui che ha dato la vita per Cristo, non c'è bisogno né di processo canonico né di miracolo, dato che la Chiesa lo può proclamare subito santo, così come egli è.

ALDO MORO, DOV'È LA FAMA DI SANTITÀ?
Nel caso di Aldo Moro non si è a conoscenza di fama di santità, la sua testimonianza e i suoi insegnamenti politici non possono essere considerati tali da confermare la dottrina della Chiesa, la sua morte non può essere considerata un martirio in odium fidei. Sul secondo di questi punti, ossia i suoi insegnamenti di uomo politico, il contrasto con Tommaso Moro, patrono dei politici, si fa molto evidente, ponendo i due ai rispettivi antipodi. Il primo Moro accettò il martirio pur di non avvalorare l'adulterio del Re d'Inghilterra, il secondo ebbe un ruolo di grande importanza culturale e politica per l'approvazione della legge Fortuna-Baslini che introdusse in Italia il divorzio. Sul piano dei contenuti le virtù vennero esercitate in modo molto diverso, e l'esercizio delle virtù cristiane non possono essere valutate solo dal punto di vista soggettivo ma anche in quello oggettivo.
Bisogna poi ricordare che Aldo Moro fu a capo di una corrente di pensiero politico. Non fu un personaggio fuori delle parti. E la sua corrente politica, ispirandosi al suo pensiero, produsse molti danni alla società italiana oltre che alla religione cattolica. Nei casi di Moro, Lazzati o Dossetti non è sufficiente basarsi sulla loro "buona fede", ossia sulla sincerità soggettiva della loro spiritualità cristiana, ma bisogna tenere presente anche l'aspetto oggettivamente cristiano o meno della loro testimonianza sul piano dei contenuti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12-07-2018

7 - AMMONIMENTO DEL CARD. BIFFI SULL'ANTICRISTO
Verranno giorni che il cristianesimo sarà ridotto a pura azione umanitaria, nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell'esortazione a rispettare la natura
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Libertà e Persona, 13 luglio 2018

Il Cardinale Giacomo Biffi (Milano, 13 giugno 1928 - Bologna 11 luglio 2018), tra i suoi tanti apprezzati scritti, omelie e lezioni, ne ha una davvero memorabile. Si tratta di quella tenuta il 29 agosto 1991 al Meeting di Rimini, che aveva per oggetto Il racconto dell'Anticristo del filosofo e scrittore russo Solov'ëv. Sono particolarmente lieto di trascriverla a tre anni dalla sua "nascita al cielo", proprio perché quel suo ammonimento profetico, letto in questo nostro tempo, assume una valenza maggiore. (Claudio Forti)

«Verranno giorni - dice Solov'ëv, e anzi sono già venuti, diciamo noi -, che il cristianesimo sarà ridotto a pura azione umanitaria, nei vari campi dell'assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura. Il messaggio evangelico identificato nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso, nell'esortazione a rispettare la natura». Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo e di buon vicinato con tutti, quasi senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale con il Figlio di Dio, crocifisso e risorto, consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova, alla fine, dalla parte dell'Anticristo.

AVVENIMENTO PROFETICO
Allora, qual è l'avvenimento profetico di cui parlavamo all'inizio? Ed è per questa ragione che io ho accettato di venire a parlare qui, per questo ammonimento profetico! «Verranno giorni - dice Solov'ëv, e anzi sono già venuti, diciamo noi. Almeno dico io, non voglio coinvolgervi -, verranno giorni quando nella cristianità si tenderà a risolvere il Fatto salvifico - che non può essere accolto se non nell'atto difficile, coraggioso e razionale, di fede -, in una serie di valori facilmente esitabili sui mercati mondani. Il cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell'assistenza, della solidarietà, del filantropismo, della cultura».
Il messaggio evangelico identificato - badate che son tutte cose buone, che sono conseguenze -, ma è l'identificazione che colpisce al cuore il cristianesimo! Il messaggio evangelico identificato nell'impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del benessere e del progresso; nell'esortazione a rispettare la natura. «La Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della Verità», come dice Paolo, scambiata per una organizzazione benefica, estetica, socializzatrice. Questa è l'insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei redenti dal sangue di Cristo!
Da questo pericolo, ci avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un cristianesimo tolstojano ci renderebbe molto più accettabili nei salotti, nelle aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive. Ma noi non possiamo, non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù Cristo! Il cristianesimo che ha al suo centro lo scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore. Gesù cristo, il Figlio di Dio crocifisso e risolto, unico Salvatore dell'uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni omologabili con la mentalità mondana dominante!
Gesù Cristo è una pietra - come Egli ha detto di sé -, e su questa Pietra, o, affidandosi, si costruisce, o ci si va a inzuccare. Sono Parole sue: parole che voi sentirete raramente citate. Ma sono contenute nel capitolo 21 di San Matteo. Chi cadrà su questa Pietra sarà sfracellato. E qualora Essa cada su qualcuno, lo stritolerà.

POSSIBILI EQUIVOCI
Qui però c'è un problema - e io vorrei, sia pure molto rapidamente e schematicamente dir qualcosa per evitare anche dei possibili equivoci -; è indubitabile che il cristianesimo sia, prima di ogni altra cosa, Avvenimento. Ma è altrettanto indubitabile che questo Avvenimento propone e sostiene dei valori irrinunciabili. Non si può, per amore di dialogo, sciogliere il Fatto cristiano in una serie di valori condivisibili dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fossero qualcosa di trascurabile. Quindi, bisogna stare attenti a non fare una polemica con i valori, che colpisca qualcosa invece di autentico, di sostanziale. Occorre dunque un discernimento.
Vorrei dare allora alcuni elementi di questo discernimento. Ci sono dei valori assoluti, o, come dicono i filosofi: trascendentali. Tali sono, per esempio, il vero, il bene e il bello. Chi li percepisce, li onora e li ama, sempre percepisce, onora, ama, Gesù Cristo, anche se non lo sa; e magari anche se si crede ateo! Perché, nell'essere profondo delle cose Cristo è la Verità, è la Giustizia, è la Bellezza!
Poi ci sono valori relativi, o categoriali. Valori, però, come il culto della solidarietà, l'amore per la pace, il rispetto per la natura, l'atteggiamento di dialogo, eccetera. Questi valori meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione da ogni ambiguità. Solidarietà, natura, pace, dialogo, possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio iniziale e informale a Cristo e al suo mistero. Ma se, nell'attenzione dell'uomo, questi valori si assolutizzano sino a svellersi del tutto dalla loro oggettiva radice, o peggio, fino a contrapporsi - come nel caso di Tolstoj -, all'annuncio del Fatto salvifico, allora diventano istigazione all'idolatria e ostacoli sulla strada della salvezza.
Allo stesso modo, nel cristiano, questi stessi valori: solidarietà, pace, natura, dialogo, possono offrire preziosi impulsi all'inveramento di una totale e appassionata adesione a Gesù, Signore dell'universo e della storia. Questo, per esempio, è il caso di Francesco d'Assisi. Ci sono in giro troppe caricature di Francesco d'Assisi. Ma Francesco ha le idee chiarissime: per lui la realtà era Gesù Cristo! Egli è pieno di tutta questa idea: Gesù Cristo! Tutto il resto esiste, è chiaro, perché tutte le creature sono la frangia del Suo mantello! È perché sono legate, sono riflessi! È il cristocentrismo, che diventerà poi tipico della scuola teologica francescana.
Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo o di buon vicinato con tutti, quasi senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico nella esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e risorto, e consuma a poco a poco il peccato di apostasia, alla fina si ritrova dalla parte dell'Anticristo.

CARD. GIACOMO BIFFI
La fede che diventa cultura

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Libertà e Persona, 13 luglio 2018

8 - IN PENSIONE L'ORMAI POLVEROSO ACRONIMO LGBT, MOLTO MEGLIO IL PIÙ INCLUSIVO LGBTQIA+
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): per l'Università Cattolica di Milano tu puoi essere M o F o Transgender, docente di religione sotto inchiesta per aver citato il Catechismo, quando i giacobini irridevano il ''matrimonio'' gay
Autore: Caterina Giojelli - Fonte: Tempi, 26 giugno 2018

Che razza di casino è avere un genere non convenzionale, ogni tanto anche i grandi giornali in servizio permanente alla causa liberalsessualista se ne ricordano. Per esempio il New York Times, che non si preoccupa mai abbastanza di mettere in discussione attraverso il linguaggio l'esistenza di maschi e femmine al fine di modificare il modo in cui le persone considerano le relazioni tra i diversi sessi, pubblica un puntuale aggiornamento per i suoi lettori al passo con i tempi e le campagne mainstream: il problema è che siamo nel 2018 e l'alfabeto è ancora troppo piccolo in latitudine e in longitudine per definire ciò che è caro e urgente alle giovani avanguardie delle liberazione sessuale. Eccolo quindi sposare una lotta senza quartiere contro le limitazioni date dall'ormai polveroso e discriminante acronimo "Lgbt", per approdare dalla controriforma del linguaggio all'antiriformismo hard con un pezzone sull'importanza di conoscere l'abc di quella grande conquista di civiltà che è la nascita dell'acronimo "Lgbtqia+".
 Per esempio, "questioning" o "queer" che dir si voglia, la "q", l'assopigliatutto con cui si è traghettati dal XX al XXI secolo, si accompagna sempre più spesso e volentieri alla "i" di intersex (colui che presenta anatomia sia maschile che femminile) e alla "a" di alleato della causa di liberazione sessuale o di assessuato. Così è tutto più balbettante, confuso e quindi moderno. Ma dietro a quelle letterine c'è molto di più, chiarito dunque il concetto, ora siamo pronti a leggere l'abecedario liberal «inclusivo e senza mezzi termini» del Nyt.
«È importante iniziare con le basi», spiega il Nyt, e quindi col definire cosa sono gay e lesbiche, ma si tratterebbe pur sempre di avallare un regime binario e limitante se dimenticassimo i bisessuali: tuttavia in quel "bi" potrebbe nascondersi un rafforzamento a sua volta del binario di genere maschile/femminile che si capisce bene essere poco inclusivo. Quindi la comunità gay si arricchisce dei pansessuali, quelli che dell'identità di genere se ne fregano perché guardano alle qualità di una persona (come le cantanti Miley Cyrus o Janelle Monàe), e gli asessuali, che stanno sì moscetti dal punto di vista dell'attrazione sessuale ma che non devono essere confusi con gli "aromantici": «Le persone asessuali non sempre si identificano come aromantiche; le persone aromantiche non sempre si identificano come asessuate».
E siccome il compito dei grandi giornali è elevare il popolo, non disprezzarlo, eccolo guidarlo all'uso consapevole dei termini: cisgender (a cui riferirsi quando l'identità di genere di una persona corrisponde al sesso assegnato alla nascita), transgender (un evergreen, l'identità di genere non corrisponde al sesso biologico «a cui sono stati assegnati alla nascita»), transgendered (alert, avvisa il Nyt, la parola non esiste anche se viene spesso usata a capocchia), trans* o trans+ (due ombrelli alle identità non cisgender), genere nonconforming o GNC (che esprime il genere al di fuori delle norme tradizionali associate alla mascolinità o alla femminilità – ma attenzione: «Non tutte le persone che non rispettano il genere sono transgender e alcune persone transgender esprimono il genere in modi convenzionalmente maschili o femminili»), non binary o NB (che non si sente né maschio, né femmina), genderqueer (persona che percepisce la propria identità di genere al di fuori dal rigido binomio uomo/donna, ma che può esibire caratteristiche a piacere dell'uno e dell'altra, o non esibire proprio nulla), gender fluid (in pratica l'identità fluttua, cambia, dipende dai giorni), genere neutro (indica una persona ostile al pronome maschile o femminile, che usa "they" al singolare e "Mx" al posto di "Mr" o "Ms").
Chiude il vocabolarietto di genere M.A.A.B./F.A.A.B./U.A.A.B. (se assegnato maschio o femmina o non assegnato a nulla alla nascita) e il già summenzionato intersex (valido per tutti quelli che presentano caratteristiche sessuali biologiche che non sono tradizionalmente associate a corpi maschili o femminili, ma questo non ha nulla a che vedere con l'orientamento sessuale o l'identità di genere). Infine, last but not least, c'è il "+", mica un simbolo matematico, ma «una denotazione di tutto ciò che riguarda lo spettro di genere e sessualità che lettere e parole non possono ancora descrivere». Avete capito? No? Poi si chiedono perché ha vinto Trump.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal gaio mondo gay (sempre meno gaio).

PER L'UNIVERSITÀ CATTOLICA DI MILANO TU PUOI ESSERE M, F O TRANSGENDER
Valore D, "associazione di imprese per lo sviluppo di una cultura inclusiva", ha condotto una ricerca in collaborazione con l'Università Cattolica di Milano dal titolo "Talenti senza età". Nel questionario che è parte essenziale della ricerca si chiede di indicare il sesso di appartenenza di chi risponde al questionario stesso. Le opzioni non sono due, come ci si aspetterebbe, bensì tre: Maschio, Femmina e Transgender.
Dal punto di vista giuridico i sessi sono due. Anche coloro i quali hanno subito un processo di rettificazione sessuale e hanno cambiato sesso anagrafico o appartengono al sesso maschile o a quello femminile. Vero è che vi sono università, ma tra queste non compare l'Università Cattolica, che si sono inventati i libretti trans, cioè libretti dedicati a quegli studenti che sono in itinere nel cambiamento di sesso, ma questo non giustifica l'inserimento di un terzo sesso nel questionario. Ancor di più pensando che per morale naturale - morale che l'Università Cattolica dovrebbe insegnare - i sessi di appartenenza sono due e la transessualità è da rigettare (diverso è il caso di operazioni chirurgiche finalizzate ad adeguare i caratteri sessuali primari e secondari al sesso genetico della persona, ma anche in questo caso la persona stessa è maschio o femmina).
(Gender Watch News, 20 giugno 2018)

SPAGNA, DOCENTE DI RELIGIONE SOTTO INCHIESTA PER AVER CITATO IL CATECHISMO
Siamo al liceo IES Marcos Zaragoza de la Vila Joiosa in Spagna. Una insegnante di religione nelle dispense lasciate agli studenti, citando il Catechismo, scrive che "l'omosessualità contraddice il piano per il quale Dio creò l'uomo e la donna. L'omosessualità è innaturale perché in essa non v'è alcuna possibilità di esprimere l'amore fruttuosamente. La condizione in alcuni casi è senza colpa. Però gli atti omosessuali devono essere sempre evitati, in quanto rappresentano un disordine morale grave. Prima di una deviazione di questo stile, la soluzione è cercare di sanarla e non di giustificarla".
Il Ministero della Pubblica Istruzione del governo di Valencia ha ritirato il materiale didattico e la Consejería de Educación del governo valenciano sta valutando di sanzionare la docente.
Da qui una domanda semplice semplice: ma una insegnante di religione cattolica cosa dovrebbe dire sull'omosessualità? Quello che insegna la Chiesa o lo Stato spagnolo?
(Gender Watch News, 8 giugno 2018)

QUANDO I GIACOBINI IRRIDEVANO IL ''MATRIMONIO'' GAY
All'indomani della Rivoluzione francese, nel 1792 il Parlamento sta per approvare il matrimonio civile. Sino ad allora infatti l'unico matrimonio con valore civile era quello canonico.
Il deputato giacobino Joseph Lequinio vuole che nel testo di legge si faccia una precisazione: "Il matrimonio è un contratto civile per vivere insieme fra due persone di sesso differente". Gli Atti della Convenzione registrano una "valanga di risate, ironie e insulti". Il deputato Mathurin Louis Étienne Sédillez sbottò: "Il cittadino ci prende per scemi? Tutti sappiamo cosa è il matrimonio!".
Gli odierni paladini del credo LGBT trovano i loro ascendenti culturali nei rivoluzionari francesi. Ma anche costoro pensavano che è da scemi credere che il matrimonio possa essere contratto da due persone dello stesso sesso.
(Gender Watch News, 21 giugno 2018)

Fonte: Tempi, 26 giugno 2018

9 - OMELIA XVIII DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Gv 6,24-35)
Io sono il pane della vita
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Durante il lungo Esodo attraverso il deserto, verso la Terra promessa, gli Israeliti hanno dovuto affrontare molte difficoltà, e la loro fede fu provata in diverse occasioni. Insieme a queste prove, ci furono diversi interventi provvidenziali di Dio, grazie ai quali essi sopravvissero e giunsero alla loro destinazione. Uno di questi interventi provvidenziali, senza dubbio, fu quello della manna discesa dal cielo, di cui ci parla la prima lettura di oggi. Il popolo languiva di fame e già rimpiangeva quello che riusciva a mangiare in Egitto quando era ridotto in schiavitù. Ecco allora che il Signore fece piovere il «pane dal cielo» (Es 16,4).
Questa lettura può essere applicata alla nostra vita cristiana. La schiavitù egiziana raffigura un'altra schiavitù, molto più temibile: quella del peccato. L'esodo raffigura il cammino di purificazione attraverso il deserto di questo mondo; la Terra promessa simboleggia il Paradiso, verso cui siamo incamminati.
Come il popolo d'Israele, anche noi, provati dalle molte difficoltà, siamo portati a guardare indietro e a provare nostalgia per le magre consolazioni di questo mondo, per il peccato che abbiamo abbandonato con tanta decisione e che, al momento della prova, nuovamente ci attira a sé. Le difficoltà sono molte, ma Dio ci viene incontro donandoci un pane dal cielo, quello vero, che ci sostiene nel cammino e ci fa superare ogni tentazione. Questo pane è l'Eucaristia, di cui parla il Vangelo di oggi.
Gesù parla dell'Eucaristia nel grande discorso che Egli fece a Cafarnao, subito dopo la moltiplicazione dei pani. Le folle erano state molto impressionate da questo miracolo, al punto che avrebbero voluto che Gesù diventasse il loro re. Essi cercavano solamente il benessere materiale e non riuscirono ad innalzare la mente e il cuore al profondo insegnamento che Gesù voleva loro impartire. Per questo motivo, Gesù disse loro: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Gv 6,26). Attraverso il segno dei pani moltiplicati, Gesù voleva insegnare alle folle che Lui è il vero pane che sazia la fame delle nostre anime. E così, Gesù proclamò solennemente: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete» (Gv 6,34).
Anche noi, come le folle che ascoltavano Gesù, tante volte cerchiamo il Signore non tanto per cambiare la nostra vita e per fare la Volontà di Dio, ma unicamente perché Lui assecondi quelli che sono i nostri desideri di benessere materiale. San Paolo, nella seconda lettura, lo dice molto chiaramente. Conoscere Cristo significa abbandonare la condotta di prima, la condotta dell'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, e significa rinnovarci nello spirito e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità (cf Ef 4,20-24).
Se veramente vogliamo che Gesù ci aiuti, che ci faccia grazia, che ci sollevi dalla nostra miseria, dobbiamo impegnarci seriamente a mutar vita, a diventare più buoni, a rigettare decisamente il peccato. Allora la nostra preghiera sarà ascoltata. Come minimo ci deve essere questo sforzo, al resto penserà il Signore.
Al di sopra di tutto dobbiamo ricercare il "Pane della vita", ovvero l'Eucaristia. Questo è il nostro vero tesoro. Si racconta nelle cronache delle missioni cattoliche del Canada del nord un episodio molto bello ed istruttivo. Alcuni secoli fa la regione dove operavano i missionari cattolici fu colpita da una grande carestia e molti furono quelli che morirono di fame. Tra questi vi era una famiglia di cattolici che da giorni si era messa in cammino per raggiungere la lontana stazione missionaria. Erano ormai quasi senza forze quando, finalmente, arrivarono alla chiesa. Il sacerdote, con un nodo alla gola, li raggiunse e li soccorse così come poteva, dicendo che di più non potevano fare perché purtroppo il cibo era ormai finito. Il padre di famiglia disse allora che non erano venuti per chiedere da mangiare, ma per chiedere di fare la loro ultima Comunione, dopo sarebbero morti, ma sarebbero morti contenti. Il sacerdote commosso da tanta fede diede loro il "Pane del cielo" e, dopo poco tempo, uno alla volta, morirono tutti.
Impariamo da questo episodio a fare davvero dell'Eucaristia il nostro tesoro e di metterla al primo posto nella nostra vita. Per noi non è tanto difficile partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione. Non facciamoci prendere dalla pigrizia e non perdiamo un bene così prezioso!

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
http://www.ilgiornodelsignore.it/abbonamento.php?dest=0

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.