BastaBugie n�590 del 19 dicembre 2018

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1 CONCLUSO IL PROCESSO DI SILVANA DE MARI
Le dichiarazioni della scrittrice cattolica e l'intervista al suo avvocato parlano delle luci e delle ombre della sentenza che l'ha assolta da quasi tutte le accuse
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 ''BUON NATALE'' E' MOLTO PIU' DI ''BUONE FESTE''
E in Belgio le vacanze di Natale si chiamano ''vacanze invernali'' (quelle di Pasqua ''vacanze di primavera'')
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
3 LE DUE ANIME DEI GILETS GIALLI E LA POSIZIONE DEI VESCOVI FRANCESI
Il bersaglio della protesta è l'arrogante presidente Macron, ma ricordiamo che lui non è che la personificazione del potere tecnocratico europeo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
4 ZICHICHI CE L'HA CON DARWIN... ED HA RAGIONE
L'evoluzionismo non è scientifico, ma è insegnato come un dogma incontestabile dalle elementari all'università... e guai a chi non è d'accordo (VIDEO: Zichichi)
Autore: Antonino Zichichi - Fonte: Teologia Spicciola
5 COME DIFENDERSI DALLE MINACCE DEL MONDO
Cinque consigli pratici per resistere alla seduzione e al terrore con cui cercano di cancellare la presenza cristiana sulla terra
Fonte: Radio Roma Libera
6 NEL 1970 MARIO DRAGHI ERA CONTRO L'EURO (COME NUMEROSI PREMI NOBEL PER L'ECONOMIA)
Poi cambiò idea... e ''magari'', finito il mandato alla Banca Centrale Europea, potrebbe diventare un altro ''Monti'' per commissariare ancora l'Italia (VIDEO: 15 anni di euro e il trionfo della Germania)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
7 QUATTRO DOCUMENTARI AMBIGUI SU GIOVANNI XXIII, GIOVANNI PAOLO II, BENEDETTO XVI E FRANCESCO
L'ideologia della prima volta, sottesa nella serie ''I grandi Papi'' sul canale Nove, implica l'idea che un papa sia tale solo in quanto innovativo
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 LESBICA FEMMINISTA ED ABORTISTA SFIGURA IL VOLTO A UN VESCOVO CON ACIDO SOLFORICO... LO AVETE SENTITO DIRE AL TG? CERTO CHE NO!
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): per gli omosessuali è 4 volte maggiore il rischio di suicidio, gay a petto nudo nella cattedrale di Vienna, Luxuria e la guerra fra Dio e il male giocata sui bambini
Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA IV DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)
Benedetto il frutto del tuo grembo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
10 OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
In questa santissima notte
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero

1 - CONCLUSO IL PROCESSO DI SILVANA DE MARI
Le dichiarazioni della scrittrice cattolica e l'intervista al suo avvocato parlano delle luci e delle ombre della sentenza che l'ha assolta da quasi tutte le accuse
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15-12-2018

«Nessun trionfalismo, ma anche nessun disfattismo. Il principio fondamentale della libertà di espressione però è stato salvaguardato». E' la posizione più che realista tenuta dall'avvocato Mauro Ronco che nel processo di ieri a Torino contro Silvana De Mari ha commentato la sentenza del tribunale che condanna il medico per uno solo dei capi di imputazione che le venivano contestati mentre la assolve per tutti gli altri, compresa quell'intervista alla Zanzara che la proiettò tra i casi mediatici più rilevanti.
In sostanza, con la sentenza del giudice Eugenia Melania Cafiero la De Mari dovrà pagare una multa di 1.500 e una provvisionale di 2.500 euro al Coordinamento Torino Pride e a Rete Lenford per aver legato l'attività dei gruppi Lgbt allo sdoganamento della pedofilia. Per tutte le altre accuse invece è stata assolta.
E' errato dunque cantare vittoria come hanno fatto i giornali della causa Lgbt, ma lo sarebbe anche da parte di chi ha sostenuto la battaglia di Silvana De Mari gridare al pericolo scampato perché una condanna, anche se relativa a un fatto specifico, c'è stata ed è su questa che la difesa presenterà il suo ricorso.
«Nel momento in cui dico che gli uomini che fanno sesso con altri uomini hanno rischi maggiori di contrarre malattie e tumori, è documentato. Se non ci fossero questi dati questo sarebbe un sacrosanto processo», ha commentando dopo la sentenza la De Mari, secondo cui «nel momento del pride le malattie sessualmente trasmissibili aumentano». Il coordinamento Torino Pride parla di una sentenza storica, mentre il difensore della dottoressa, l'avvocato Mauro Ronco, annuncia ricorso.
Ma andiamo con ordine. Il legale della dottoressa-scrittrice ha commentato con la Nuova BQ la sentenza.
Avvocato Ronco, come stanno le cose? Chi ha vinto?
Nessun trionfalismo né disfattismi. Grazie a Dio si è trovato un giudice che ha cercato di sviscerare i problemi e ha messo in evidenza le critiche serie nei confronti dei comportamenti omosessuali riconoscendo che la De Mari non ha attaccato personalmente nessuno.
Perché allora ci sono reazioni così contrastanti?
Perché questa sentenza va inquadrata. E' una sentenza che assolve la De Mari da tutte le dichiarazioni che concernono malattie relative a persone omosessuali e da un certo punto di vista le dà una sorta di riconoscimento che non ci sono persone offese e d'altra parte non possono essere offesi perché lei non ha accusato nessuna persona, ha parlato da medico. Su questo versante è una grande vittoria.
Perché allora le associazioni gay esultano?
Perché tra i capi di imputazione vi era anche un frase sostenuta dalla mia assistita sul suo blog in cui diceva che il movimento Lgbt vuole imbavagliare la libertà di espressione e diffondere la pedofilia. Ebbene: su questa frase che riguarda l'accusa mossa è stata ritenuta diffamatoria del movimento Lgbt. E' comunque l'unico capo di imputazione per cui è stata condannata.
Lei può dirsi contento?
No, perché noi puntiamo all'assoluzione anche per questo capo di imputazione. E lo sosterremo nel ricorso.
Come?
Prima mi permetta di esprimere comunque apprezzamento per il comportamento del giudice. E' stata molto seria, ha sviscerato gli aspetti che costituiscono libertà di pensiero dagli aspetti che, rivolgendosi a un movimento particolare Lgbt, potrebbero ripercuotersi sulla sua onorabilità pubblica. Il tutto in un contesto fortemente polarizzato come è stato questo processo. Ma la De Mari è uscita a testa alta perché la sua visione così politicamente scorretta è stata riconosciuta.
Torniamo all'appello. In sostanza rimane solo l'accusa per diffamazione non sulle malattie, ma sul sostegno alla pedofilia da parte delle associazioni Lgbt.
Esatto. E noi su questo avremmo preferito un passo avanti ulteriore da parte del giudice perché siamo di fronte ad una critica culturale e politica, non a un dato scientifico.
In che senso?
Storicamente nel mondo americano le associazioni Lgbt sono state vicine alla pedofilia, ora, cambiati molti contesti, si possono sollevare obiezioni, ma dal punto di vista storico-filosofico questo si può affermare.
Come farete a sostenerlo?
Dicendo che le sigle Lgbt devono accettare in un confronto democratico anche la critica e qui la critica non è che favoriscono la pedofilia, ma che si sono inserite in un movimento di carattere mondiale in cui le tendenze di liberalizzazione della pedofilia sono state forti. Noi faremo rilevare la tendenza storica e sono fiducioso che in appello questo venga riconosciuto.
Su quali basi storiche?
Abbiamo  dimostrato che il movimento gay negli anni '80 era associato alla pedofilia, poi hanno preso le distanze per motivi di carattere utilitaristico. Oggi sono passati trent'anni e tengono una posizione più equilibrata. Noi li abbiamo accusati un una prospettiva storico-filosofica, ma non giuridica.
Il tema della pedofilia però è connesso strettamente anche all'altro procedimento contro la De Mari, la querela a Roma del Circolo Mario Mieli.
Qui da un certo punto di vista sarà più semplice perché abbiamo un vantaggio nel senso che il Circolo Mario Mieli si richiama proprio a Mario Mieli che vaticina il favoreggiare della pedofilia. E' un'accusa che riguarda il Mari Mieli specificamente e non il movimento Lgbt tout court.
Torniamo all'assoluzione: quest'estate all'avvio del processo proprio alla Nuova BQ diceva che con questo processo erano in gioco tre delle principali libertà fondamentali dell'uomo: di espressione, di ricerca scientifica e di religione. E' ancora così?
Quei tre principi sono stati ribaditi e bisogna essere contenti di questo. E per certi versi la sentenza fissa dei paletti precisi anche nella possibilità di esporsi e criticare certi comportamenti che come vediamo sono anche strumentalizzati ideologicamente e politicamente.
Quanto ha giocato il ruolo esercitato non solo dalle reti Lgbt, ma anche della De Mari che ha chiamato a raccolta un mondo di sostenitori che l'hanno supportata?
La De Mari è una persona che si esprime in libertà in modo acuto e intelligente, ma non deve essere strumentalizzata per battaglie di quartiere.

Nota di BastaBugie: Silvana De Mari nell'articolo seguente dal titolo "Quale diffamazione? È stato un puro processo politico" spiega di essere stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico. Quindi, ad esempio, non è stata considerata reato dal tribunale l'intervista pubblicata su La Nuova Bussola Quotidiana e da noi rilanciata.
Inoltre la De Mari è stata condannata per due affermazioni sul movimento LGBT. Come si vede bene il suo è stato in tutto e per tutto un processo politico, non un banale processo di diffamazione. Un esempio? Durante il processo moltissime persone sono andate a sostenerla in aula, ma il pubblico ministero li ha stigmatizzati e ha dichiarato di trovarli disdicevoli.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 dicembre 2018:
Quando sono entrata in campo sapevo che sarebbe stata una maratona, non i 100 metri. La prima puntata di una guerra lunga è terminata. Me la sono cavata con la condanna su due imputazioni solo, e ho guadagnato parecchio. Le mie idee stanno rimbalzando dappertutto, e per necessità di cronaca, anche giornali non simpatizzanti per queste idee.
Le mie idee sono esattamente le stesse che l'ex gay e psicoterapeuta Richard Cohen riporta nella prima pagina del suo bellissimo libro Riscoprirsi Normali libro dove tra l'altro spiega che gli ex gay sono più numerosi dei gay.
- Nessuno nasce con un orientamento omosessuale
- Non esiste alcun dato scientifico a sostegno di una base genetica o biologica dell'attrazione verso individui dello stesso sesso.
- Nessuno sceglie di provare attrazione per individui dello stesso sesso.
- Tale attrazione è la conseguenza di traumi infantili irrisolti che conducono alla confusione dell'identità sessuale.
- Gli individui possono scegliere di cambiare e di passare da un orientamento omosessuale a un orientamento eterosessuale.
- L'attrazione per individui dello stesso sesso non è congenita.
- Ciò che si è imparato può essere disimparato.
- Quando le ferite vengono guarite e vengono colmati i bisogni insoddisfatti, si sperimenta l'identità sessuale e viene alla luce il desiderio eterosessuale.
- Non siamo di fronte a una cosa buona o cattiva, ma a un disturbo affettivo nei confronti di individui dello stesso sesso.
- Non c'è nulla di "gaio" nello stile di vita omosessuale; è caratterizzato da molte delusioni e il più delle volte da una incessante ricerca d'amore attraverso relazioni codipendenti.
- Non è una cosa cattiva provare attrazione per individui dello stesso sesso, poiché ciò rappresenta uno stimolo a guarire un bisogno d'amore insoddisfatto. Tuttavia, agire in base a tale desiderio provoca frustrazione e sofferenza.
- Ci si trova di fronte a un disturbo affettivo nei confronti di individui dello stesso sesso per cui l'individuo non riconosce la propria mascolinità o femminilità e cerca disperatamente di colmare la lacuna unendosi a qualcuno dello stesso sesso.
Sono stata assolta da tutte le accuse riguardanti offese alle persone con un comportamento omoerotico. Quindi ora sappiamo che possiamo affermare che la condizione maschile omoerotica passiva è gravata da un tasso di malattie sessualmente trasmissibili venti volte superiore al resto della popolazione. (ma in uno studio eseguito a New York City è 140 volte di più)
Possiamo dire che la sodomia, sia che sia fatta contro un uomo o contro una donna mette in circolazione batteri fecali che sarebbe stato meglio non uscissero dalla strada maestra Intestino, water closed, sciacquone e via per sempre, e quindi è anti-igienica perché i batteri fecali sono la seconda causa di morte per infezione, seconda solo alle infezioni respiratorie, e in più ci sono i virus, tra cui quello dell' epatite A che si è quintuplicato nella popolazione gay negli ultimi anni.
Possiamo impedire che ai nostri figli venga insegnato che l'erotismo anale è qualcosa di normale, e possiamo dichiarare ad alta voce che ci ripugna. Possiamo dire che il comportamento omoerotico è reversibile.
Il mio è stato in tutto e per tutto un processo politico, non un banale processo di diffamazione. Il comune di Torino si era costituito parte civile, fortunatamente rifiutato. Durante il processo moltissime persone sono venute a sostenermi: hanno affrontato il freddo e viaggi lunghi. La loro presenza è stata bellissima e fondamentale. Hanno insistito per sostenermi in tutti i modi, incluso vendendo i miei libri. Il pubblico ministero ha trovato questo gravemente disdicevole, e ha trovato disdicevole che queste persone mi sostenessero, ha trovato disdicevole che "facessero parte delle Sentinelle in piedi o di Alleanza Cattolica. ". Ignoro se ci fossero Sentinelle in piedi o appartenenti ad Alleanza Cattolica, personalmente non sono inscritta a nessuno di questi due movimenti, ma che un pubblico ministero in un aula di tribunale li stigmatizzi, è un segno di politicizzazione.
Sono stata condannata per due affermazioni sul movimento LGBT : il movimento LGBT sta intralciando la libertà di parola, tra le altre cose citavo il "decalogo" per i giornalisti che ho riportato in un precedente articolo, e i rapporti che il movimento LGBT ha con gruppi pedofili e citavo tra l altro i rapporti tra ILGA, il movimento a cui sono affiliati tutti i gruppi LGBT e il NAMBLA, Nord America Men Boy Lovers Association (trovate tutto su Google se digitate queste due sigle), e la presenza in Italia di un circolo, finanziato con denaro pubblico intitolato a Mario Mieli: cercate su Wikipedia chi è questo signore.
Se sono stata condannata vuol dire che non è vero. Non è vero che il movimento LGBT vuole imbavagliare la libertà di parola? Evviva! Quindi possiamo considerare decaduto l'assurdo decalogo LGBT ai giornalisti che imbavaglia la libertà di stampa? Non è vero che il movimento LGBT non prenda le distanze dalla pedofilia? Evviva! Quindi domani tutti i movimenti LGBT di Italia prenderanno le distanze da Mario Mieli e dal suo libro?
Sicuramente sì, perché una sentenza non può sbagliare.
In fiduciosa attesa.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15-12-2018

2 - ''BUON NATALE'' E' MOLTO PIU' DI ''BUONE FESTE''
E in Belgio le vacanze di Natale si chiamano ''vacanze invernali'' (quelle di Pasqua ''vacanze di primavera'')
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 03/12/2018

Le feste di Natale sono in arrivo. Le strade sono più illuminate del solito, dai balconi penzolano improbabili babbi natale e ci sono le vacanze scolastiche. In piazza, in ufficio, nella casella di posta elettronica, è tutto uno scambiarsi auguri. Ma quali auguri?
In Olanda e Belgio hanno già risolto il problema, là ormai è prassi augurarsi semplicemente "buone feste". Anche dalle nostre parti non mancano esempi di scuole o luoghi pubblici in cui si evita di fare il presepe perché potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno. In Belgio le vacanze scolastiche di Natale non si chiamano più così, ma sono semplicemente "vacanze invernali" (quelle di Pasqua sono "vacanze di primavera"). Nelle vie di Amsterdam o Bruxelles, ma potremmo dire anche Parigi o Londra, a Natale c'è aria di festa grazie a luci e intrattenimento, ma qualcosa è stato perso per strada.

VOI CHI DITE CHE IO SIA?
Si potrebbero fare molte considerazioni, tuttavia basta soffermarsi su di una domanda fatta circa 2000 anni fa ad un pescatore di Galilea: «Voi chi dite che io sia?» - chiese Gesù di Nazareth. «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», rispose Pietro. Che è come dire: questo uomo è Dio. Affermazione dirompente su cui l'umanità continua a dividersi.
A quella domanda, nel corso dei secoli, si sono affaccendati in molti a rispondere, la gran parte ha cercato di ridurre Gesù di Nazareth a un grande uomo: gli illuministi ne hanno fatto un libero pensatore, i marxisti un agitatore sociale, i borghesi un moralizzatore. Tanti hanno cercato di mettere in discussione la storicità dei fatti, ma di fronte alla mole esorbitante di documenti è un'ipotesi risibile. Per cui si è cercato di farne un mito come tanti, il Cristo, il Figlio di Dio, sarebbe solo una "costruzione" postuma dei seguaci dell'uomo Gesù. Oggi in un certo senso non si nega più Dio, ma lo si relega in una definizione indistinta e spiritualista. Ciò che viene brutalmente rifiutata è proprio l'Incarnazione, la sconvolgente novità di Dio che si fa carne. Come novelli Erode si rigetta la realtà di quel bambino, concepito di Spirito Santo, che giace in una mangiatoia tra la Vergine e il giusto Giuseppe.

GLI AUGURI A NATALE
E allora, perché ci facciamo gli auguri a Natale? Di fronte al disincanto del nostro tempo possono far riflettere alcune parole di sant'Alfonso Maria de Liguori, l'autore della celebre "Tu scendi dalle stelle": «Gli uomini dopo la caduta vivevano come ciechi fra le tenebre nell'ombra della morte. [...] Dall'altra parte meditiamo l'amore infinito che Dio dimostrò in questa grande opera dell'Incarnazione del Verbo, facendo in modo che il Suo Unigenito venisse a sacrificare la Sua vita divina su di una croce, in un mare di dolori e di vituperi, per ottenere a noi il perdono e la salvezza eterna. Contemplando questo grande mistero, ognuno dovrebbe esclamare: O bontà infinita, o misericordia infinita: Dio si fa uomo per venire a morire per me!».
Una luce si è accesa in quella notte a Betlemme, una luce che illumina le tenebre del male e della morte. Quel buio che l'uomo è radicalmente incapace di rischiarare è stato trafitto. Ecco perché dire "Buon Natale" è tutt'altro di un semplice "buone feste".

Fonte: Sito del Timone, 03/12/2018

3 - LE DUE ANIME DEI GILETS GIALLI E LA POSIZIONE DEI VESCOVI FRANCESI
Il bersaglio della protesta è l'arrogante presidente Macron, ma ricordiamo che lui non è che la personificazione del potere tecnocratico europeo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 12 dicembre 2018

La retromarcia della République en Marche di Emmanuel Macron davanti all'avanzata dei "gilets jaunes" fa comprendere la rilevanza della protesta esplosa in Francia nelle ultime settimane.
Il primo bersaglio della protesta è stato l'arrogante presidente francese che nel suo discorso alla nazione del 10 dicembre ha dovuto ammettere il fallimento della sua politica.
Ma Macron è la personificazione del potere tecnocratico europeo e il suo fallimento è anche quello della gabbia economica e sociale imposta alla Francia dagli eurocrati. I vincitori politici del braccio di ferro sono per ora i partiti politici sconfitti alle elezioni presidenziali del 2016. Il Rassemblement National di Marine Le Pen e La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che avevano ottenuto al primo turno il 47% dei voti contro il 24 di Macron, ed erano stati sconfitti al secondo turno, prendono ora la loro rivincita. La parola d'ordine di questi partiti, come ha ricordato Eric Zemmour era "sovranità": «Souveraineté de la nation et souveraineté du peuple. Souveraineté de la nation contre l'oligarchie européenne. Souveraineté du peuple contre les élites françaises qui l'ont bradée» (Le souverainisme à deux visages, in Le Figaro, 6 maggio 2016).

SOVRANITÀ E POPULISMO
Oggi, secondo i sondaggi, il richiamo alla sovranità è condiviso da oltre il 60 per cento dei francesi, come accade in Italia, dove una percentuale di elettori altrettanto forte sostiene il governo del premier Giuseppe Conte. Molti osservatori hanno sottolineato le analogie tra le rivendicazioni dei gilets jaunes e l'accordo di governo Lega-Cinque Stelle. I primi sono all'opposizione e i secondi al governo, ma le elezioni europee sono alle porte e potrebbero modificare l'orizzonte politico, proprio a cominciare dalla Francia.
Un'altra parola risuona accanto a quella di sovranità: "populismo". Alla tradizionale bipolarità destra sinistra sembra sostituirsi la dicotomia popolo-élites. La nuova contrapposizione dialettica è teorizzata sia dall'ex consigliere di Trump, Steve Bannon, che dal politologo caro a Putin Aleksandr Dugin, che ha proclamato: «Oggi non c'è più destra e sinistra: solo persone contro l'élite. I "gilets gialli" stanno creando una nuova storia politica, una nuova ideologia». Ma è veramente tramontata la dicotomia destra e sinistra? E la nuova dialettica popolo-élites costituisce una autentica alternativa alla precedente?
Dal punto di vista storico-politico entrambi i concetti nascono con la Rivoluzione francese che segna la fine della Civiltà cristiana, e il sorgere di uno spazio politico "profano". Quando nel 1789 si riuniscono a Versailles gli Stati Generali, lo Stato monarchico francese è caratterizzato da una tripartizione sociale. Al vertice si trovano il clero e la nobiltà, alla base il Terzo Stato.
Dopo la dissoluzione degli Stati generali, all'interno dell'Assemblea Nazionale si collocano a destra i difensori del Trono e dell'Altare e a sinistra i liberali e i repubblicani. I primi difendono i ceti alti, i secondi il popolo, che è "in basso". Le due metafore, quella verticale e quella orizzontale, si intrecciano. Nel corso della sua storia fu sempre la sinistra a fare del popolo il soggetto esclusivo della vita politica della nazione, proponendo una concezione della sovranità opposta a quella tradizionale. Per Rousseau e per l'abbé Sieyés, padri intellettuali della Rivoluzione francese, la sovranità risiede infallibilmente nel popolo che non può in alcun modo alienare il suo potere, delegarlo, dividerlo.

LA STORIA NON È MAI FATTA DAL POPOLO, MA DALLE MINORANZE
Un noto storico come George Mosse (1918-1999) ha sottolineato come gli aberranti "culti" della Rivoluzione francese non furono altro che la prova generale dell'adorazione della "volontà generale" da parte dei totalitarismi moderni. La storia però non è mai stata fatta dal popolo, ma sempre da minoranze. Minoranze hanno fatto la Rivoluzione francese e il Risorgimento italiano: una minoranza  ha fatto la Rivoluzione bolscevica , una minoranza ha fatto il Sessantotto e una minoranza guida il movimento apparentemente acefalo dei gilets jaunes.
Il ruolo delle minoranze nel governo della società è stato sottolineato da tutti i grandi maestri del pensiero politico, da Platone ad Aristotele fino alla moderna scuola di scienza politica, nata in Italia nel primo Novecento con Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels. Studiando la politica come una "scienza", questo filone di pensiero ha documentato come in tutte le società umane la direzione politica della società è sempre affermata da una minoranza organizzata, che essi definiscono élite.
La parola "élite"è la trascrizione moderna di "aristocrazia" che significa, etimologicamente, governo dei migliori. Quando una classe dirigente si corrompe, da élite si trasforma in oligarchia, finanziaria, partitocratica, o di altro genere, ma sempre caratterizzata dal fatto di perseguire egoisticamente gli interessi personali o di un gruppo.
L'élite è al contrario una classe dirigente che subordina i propri interessi a quelli del bene comune della Nazione. Ciò che caratterizza una élite, come sottolinea Plinio Corrêa de Oliveira, è la disposizione a sacrificare i propri interessi per servire il bene comune che è l'interesse più alto della società (Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà, Marzorati, Milano 1993). Pio XII la chiama ad essere «una élite non solo del sangue e della stirpe, ma anche più delle opere e dei sacrifici, delle attuazioni creatrici nel servizio di tutte le comunanze sociali» (Discorso al Patriziato e alla Nobiltà Romana dell'11 gennaio 1951).

TRIONFO E TRACOLLO DELLA DEMOCRAZIA
Dopo la caduta dei totalitarismi, comunista e nazista, la democrazia rappresentativa, apparentemente vincitrice, va verso il suo definitivo tracollo. Ciò che è avvenuto infatti negli ultimi due secoli, e si è accentuato negli ultimi venti anni, è un processo di "piramidizzazione" della società che ha visto sostituirsi nuove oligarchie alle élites tradizionali.
Nel 1995 apparve un saggio postumo di Christopher Lasch dedicato a The Revolt of the Elites and the Betrayal of Democracy (tr. it. Feltrinelli, Milano 1995), in cui lo storico americano accusa la nuova élite di aver tradito i valori dell'Occidente, rinchiudendosi in un ambiente artificiale e globalizzato, lontano dai problemi reali della società.
L'antielitarismo che caratterizza anche il pensiero di Noam Chomsky, è però un cavallo di battaglia della sinistra. Yves Mamou, su Le Figaro del 4 dicembre, afferma che i gilets jaunes non sono una Rivoluzione, ma un movimento di "Restaurazione nazionale" contro la Rivoluzione imposta negli ultimi 30 anni dalle élites politiche, economiche, amministrative. L'analisi è giusta se riferita ad un'anima della protesta, che però di anime né ha almeno due: una destra e una sinistra. La prima incarna la Francia reale, la Francia dei contadini, degli artigiani, dei commercianti, dei professionisti, dei militari; la Francia della ricchezza reale, che è innanzitutto una ricchezza morale, perché fondata sul sacrificio e su un patrimonio di valori comuni.
La seconda è la Francia dell'odio sociale, che discende direttamente dalla Rivoluzione Francese. Il sogno è quello della democrazia diretta dei giacobini, degli anarchici e dei trotzkisti che cerca la sua rivincita, dopo il fallimento dello Stato burocratico marx-leninista. Due anime che confluiscono in una piazza "sovranista" e "populista", di fronte a cui però un'altra piazza affila le sue armi nell'ombra.
Gli immigrati di prima, seconda e terza generazione sono rimasti assenti da una rivolta che ha tra i suoi obiettivi anche il rifiuto dell'immigrazione, ma non rimarranno a lungo silenziosi. In futuro lo scenario che vede protagonisti i gilets jaunes sembra destinato a sovrapporsi a quello evocato da Laurent Obertone nel suo romanzo visionario Guerilla: Le jour où tout s'embrasa (tr. it. Signs Publishing 2017).
Mentre la Quinta Repubblica mostra la sua vulnerabilità, le piazze pronte ad esplodere in Francia sono ormai due: quella multiculturale e quella sovrano-populista. E se esplode la Francia esplode l'Europa.

Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "I vescovi francesi capiscono il malessere dei gilet gialli" parla della nota dei vescovi del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese riguardo alla rivolta di piazza di queste settimane.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 13 dicembre 2018:
Da giorni, come sappiamo, l'intera Francia è attraversata da una grande protesta, quella dei cosiddetti gilet jaune, i gilet gialli, chiamati così per via della casacca giallo fluorescente sfoggiata dai manifestanti. Ufficialmente iniziata il 17 novembre scorso in opposizione al rincaro delle accise sui carburanti - rispettivamente di 0,76 euro per il gasolio e 0,39 per la benzina -, questa grande onda gialla, che non interessa solamente Parigi, come si potrebbe pensare seguendo tg spesso focalizzati sulla capitale, è in realtà espressione di un disagio più esteso e profondo, che vede oggi accomunati operai, disoccupati e pensionati per lo più provenienti dalle zone periferiche della Francia, quelle povere e dimenticate.
Sì, perché se da un lato i sociologi avranno il loro bel daffare per esaminare le dinamiche di questo imprevisto quanto impetuoso movimento, dall'altro appare evidente la matrice geografica provinciale dei gilet jaune, con la prima ondata di manifestazioni e dei centinaia di fermi stradali che ha riguardato soprattutto i piccoli centri: uno su cinque al di sotto dei 5.000 mila abitanti, il 42% fino a 20.000 residenti. Benché di provenienza periferica, l'imponente onda gialla ha tuttavia messo letteralmente sotto scacco il presidente francese, Emmanuel Macron, il quale - pur condannando le violenze - sta politicamente indietreggiando davanti ai gilet jaune.
L'ultimo annuncio dell'inquilino dell'Eliseo per cercare di calmare le acque è quello di aumentare di 100 euro al mese, dal 2019, il salario minimo. Se si tratta di una mossa destinata a rivelarsi efficace, lo si capirà a breve. Ma intanto è il caso di confrontarsi con una domanda: la Chiesa, in tutto questo, come si pone? I prelati francesi hanno per caso preso posizione contro i gilet gialli? Decisamente no, anzi. Comprendono il malessere che si agita nel loro Paese. E lo hanno dichiarato in modo molto chiaro.
«Nel momento in cui scriviamo», hanno difatti affermato in una recente nota i vescovi del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese, «il nostro Paese non è ancora emerso dalla cosiddetta crisi dei 'gilet gialli': una crisi che rivela un malessere molto profondo e di vecchia data, che genera una seria sfiducia nei confronti dei leader politici». Inoltre, pur riconoscendo la pericolosità di una protesta ad oltranza («Sarebbe certamente molto dannoso se questa situazione deleteria si prolungasse»), i vescovi francesi hanno messo tutti in guardia in guardia da letture semplicistiche sulla stessa: «La posta in gioco è tutt'altro che congiunturale: riguarda la nostra capacità collettiva di sperare e costruire il futuro».
Nello stesso comunicato, la Conferenza episcopale francese ha poi sottolineato un aspetto interessante, a proposito di un altro pronunciamento dei vescovi francesi, risalente a due anni fa, che riletto oggi suona decisamente profetico rispetto al malessere che ha alimenta le proteste tutt'ora in corso: «Bisognerebbe essere sordi o ciechi per non essere consci di stanchezza, frustrazioni, a volte paure e persino rabbia, intensificati dagli attentati e dalle aggressioni, che abitano in una parte importante degli abitanti del nostro Paese e che esprimono così attese e profondi desideri di cambiamento».
«Sarebbe necessario essere indifferenti e insensibili», aggiungevano sempre due anni or sono i vescovi francesi, «per non essere toccati dalle situazioni di precarietà ed esclusione che molti vivono sul territorio nazionale». Ora, con questo non si vuole certo affermare che la Conferenza episcopale francese avesse perfettamente previsto la mobilitazione dei gilet jaune. Tuttavia è innegabile come i vescovi francesi, come i passaggi riportati dimostrano, avessero già tempo addietro le idee decisamente chiare sul malessere e sull'inquietudine che attraversava il loro Paese. Segno che, per quanto i politici siano attenti e gli studiosi di scienze sociali professionali, l'acume e la saggezza della sua voce rendono ancora oggi la Chiesa un interlocutore vigile, cui conviene prestare sempre ascolto.


DOSSIER "LA FRANCIA DI MACRON"
Eletto presidente con il 15% dei voti

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Fonte: Corrispondenza Romana, 12 dicembre 2018

4 - ZICHICHI CE L'HA CON DARWIN... ED HA RAGIONE
L'evoluzionismo non è scientifico, ma è insegnato come un dogma incontestabile dalle elementari all'università... e guai a chi non è d'accordo (VIDEO: Zichichi)
Autore: Antonino Zichichi - Fonte: Teologia Spicciola, 24 agosto 2017

Quanti libri ancora oggi vengono scritti dicendo "la scienza ha capito l'origine della vita". Chi scrive queste cose non sa di cosa parla. "Zichichi ce l'ha con Darwin", dicono, "non è evoluzionista". No, e vi dimostro chi ha ragione.
Oggi ci sono nel mondo decine di laboratori, con centinaia di scienziati che lavorano sull'origine della vita: come si passa dalla materia inerte alla materia vivente. Per dirlo in termini semplici, come si passa dalla pietra alla rondine.
Se il darwinismo fosse scienza, se l'evoluzionismo biologico della specie umana fosse scienza di primo livello, noi sapremmo come si passa dalla pietra alla rondine. Come si spiegano questi laboratori, alcuni dei quali sono segreti? Talmente enorme è l'effetto economico-finanziario su questa speranza di scoprire come si fa a passare dalla materia inerte alla materia vivente che ci sono laboratori finanziati da privati nella speranza di scoprire questo incredibile fenomeno oggi non capito dalla scienza.
E allora, sapete cos'ha fatto Darwin? Darwin ha detto: "secondo me è così"; ma io non posso dire "secondo me è così". Debbo dire quali esperimenti posso fare in laboratorio per dimostrare che l'evoluzionismo biologico della specie umana è scienza riproducibile (quindi fare esperimenti, scrivere equazioni...). C'è qualcuno che ha scritto l'equazione dell'evoluzionismo? Nessuno. Non esiste nemmeno un'equazione. E come faccio io a dire che quella è scienza?
È talmente potente la diavoleria della cultura detta moderna, che la stragrande maggioranza delle persone crede che l'evoluzionismo biologico della specie umana sia scienza. Voi potete immaginare qualunque struttura rigorosamente logica (quindi scrivendo equazioni), ma se questa struttura non è corroborata da esperimenti in laboratorio, quella non è scienza di primo livello.
L'evoluzionismo biologico della specie umana è scienza al di sotto del terzo livello. L'evoluzionismo biologico della specie umana non ha né una formulazione matematica, né le prove in laboratorio. Come si fa a dire che noi veniamo dalle scimmie? Dimostramelo: prendi una scimmia e fai un uomo. Quella forma di materia vivente alla quale noi apparteniamo è venuta al mondo non si capisce bene esattamente quando, ma circa centomila anni fa, ed è sempre la stessa. Perché non cambia mai? Centomila anni, insomma, è una certa quantità di tempo. L'uomo è sempre lo stesso, dotato delle stesse proprietà intellettuali. E sapete che vi dico? Che secondo me siamo l'unica forma di materia vivente dotata di ragione. Quando dissi questo a Washington, trenta o quarant'anni fa, poco mancava che mi assalissero [...].
Nei laboratori segreti non si studia il passaggio dalla pietra alla rondine, quello è troppo complicato. Si studia il problema che si chiama "the problem of minimal life", il problema della vita minima: di quanti pezzettini di materia inerte ho bisogno per passare alla costruzione di una cellula della forma più elementare di vita. Questo è "the problem of minimal life". Se avessero ragione quelli che dicono "Zichichi ce l'ha con Darwin", questo problema non dovrebbe esistere, e invece esiste, eccome se esiste! La prova sta nei laboratori in cui si studiano queste problematiche nella speranza di poter rispondere a questo problema.
E allora, io sono generoso, e dico: facciamo finta di averlo capito. Il vero problema sapete qual è? È come si passa dalla vita alla ragione. Se non fosse per questo terzo passaggio fondamentale di cui non si parla mai, come se non esistesse, noi non potremmo essere qui, io non potrei parlare con voi, voi non potreste capirmi. Sarebbe come se io parlassi ad un albero. È come se io potessi parlare ad un pescecane oppure a un gatto, a un cane. Attenzione: non parlare nel senso di trasmettere messaggi; parlare nel senso di trasmettere concetti fondamentali. La ragione di cui io parlo vuol dire rigore logico e scienza. Siamo l'unica forma di materia vivente dotata di ragione.
Se l'evoluzionismo biologico della specie umana fosse scienza galileiana, questi due problemi sarebbero capiti.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 8 minuti) il Prof. Zichichi afferma che l'uomo non proviene dalla scimmia e infatti nessuno scienziato lo ha mai dimostrato.


https://www.youtube.com/watch?v=DydT5Ojxs4c

Fonte: Teologia Spicciola, 24 agosto 2017

5 - COME DIFENDERSI DALLE MINACCE DEL MONDO
Cinque consigli pratici per resistere alla seduzione e al terrore con cui cercano di cancellare la presenza cristiana sulla terra
Fonte Radio Roma Libera, 27/11-01/12 2018

Il Mondo ci minaccia in due modi: seducendoci e terrorizzandoci.
Ci seduce manifestandoci il suo volto sofisticato e sorridente nell'arena pubblica: il teatro, il cinema, la televisione, i giornali, i libri ed in particolare 'Internet'; nonché nella società intera con la sua morale decadente, le sue mode indecenti, i suoi modi di comportamento convenzionali, e con le sue massime speciose come: 'Incoroniamoci di rose prima che si appassiscano' (Sap 2,8).
Così il Mondo presenta come desiderabile, ammirevole, coraggioso, e persino nobile l'insieme delle sue indegnità, delle sue vanità e bassezze, suscitando nell'uomo le concupiscenze per trascinarlo all'Inferno.
Il Mondo ci terrorizza con la persecuzione organizzata contro gli adoratori dell'unico Dio Uno e Trino: la persecuzione legale contro l'insegnamento cattolico nelle scuole, e contro i segni pubblici della Fede cattolica nelle scuole, negli ospedali e gli studi privati del lavoro; contro il matrimonio, le famiglie numerose, ed i genitori che insistono ad educare in modo cattolico e vestire modestamente i loro figli; la persecuzione psicologica contro tutti coloro che professano pubblicamente la loro Fede e che tendono a condurre una vita decente, devota, e pia.
Il rimedio a queste minacce è di metterci coraggiosamente di fronte all'Eternità e di guardare il Mondo alla luce della Fede. Allora ci apparirà come il nemico di nostro Signore Gesù Cristo, in opposizione assoluta a lui.
Per questo, bisogna fare una scelta: una scelta per Lui con tutto il nostro essere: combattendo e resistendo energicamente al Mondo per salvare la nostra anima. Non possiamo servire due maestri; e chi vuol essere amico di questo Mondo si fa il nemico Dio (Gc 4,4).

IL RIMEDIO ALLE MINACCE DEL MONDO
Sul livello pratico padre Tanquerey offre i consigli seguenti:
1) Leggere e rileggere il Vangelo e pregare per impregnarci dello spirito di Fede;
2) Evitare occasioni pericolose, sapendo che anche se viviamo nel Mondo, ci dobbiamo preservare dal suo spirito, come il Signore ha pregato al Padre: 'Non chiedo che tu li tolga dal mondo ma che li custodisca dal Maligno';
3) Essere pronti a negare con le nostre parole le massime del Mondo poiché opposte alla verità infallibile, dicendo con coraggio: 'È falso!'; Mostrare ai non-fedeli o ai non-praticanti che ci sono fonti di felicità oltre all'indulgenza dei sensi, alla ricchezza, ed il successo – come ad esempio le gioie pure nel seno della famiglia, la soddisfazione di un dovere fedelmente compiuto, la pace di una buona coscienza, e le gioie della pratica della religione;
4) Esercitare influenza sui figli del Mondo con un esempio di vita opposto al loro, ricordando le parole del Signore 'Vos estis lux mundi' e 'Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli' (Mt 5,16). Così agiremo anche per la loro conversione con le nostre parole, col nostro esempio, ed idealmente con l'organizzare gruppi di cattolici influenti per fare pressione sulle autorità ecclesiastiche e civili, per cambiare le leggi e la società;
5) Incoraggiare i cattolici tiepidi e paurosi di lottare contro la tirannia del rispetto umano, delle mode indecenti, e della persecuzione legale e psicologica.
In una parola: nessun compromesso col Mondo per godere dei suoi piaceri vuoti ed inquinati, per cercare la sua stima ed il suo amore! Bensì la scelta coraggiosa ed univoca di nostro Signore Gesù Cristo, la nostra unica gioia e consolazione qua sulla terra, e poi in Cielo per tutta l'Eternità.

Fonte: Radio Roma Libera, 27/11-01/12 2018

6 - NEL 1970 MARIO DRAGHI ERA CONTRO L'EURO (COME NUMEROSI PREMI NOBEL PER L'ECONOMIA)
Poi cambiò idea... e ''magari'', finito il mandato alla Banca Centrale Europea, potrebbe diventare un altro ''Monti'' per commissariare ancora l'Italia (VIDEO: 15 anni di euro e il trionfo della Germania)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 17 dicembre 2018

Mario Draghi si laureò nel 1970, alla Sapienza di Roma, sotto la guida del grande economista Federico Caffè, con una tesi intitolata: "Integrazione economica e variazione dei tassi di cambio".
In sostanza Draghi, con Caffè come relatore, sosteneva "che la moneta unica (europea) era una follia, una cosa assolutamente da non fare".
La cosa deve imbarazzarlo, oggi che è presidente della Banca centrale europea, cioè "Mister Euro", infatti quando gli viene ricordata la liquida con una battuta. Ma senza spiegare perché ha cambiato idea. Non poteva certo essere una tesi campata per aria quella che fu presentata - nientemeno - da Caffè.

ECONOMISTI CONTRO L'EURO
Del resto negli anni successivi, quando la moneta unica europea cominciò davvero a essere realizzata, fior di premi Nobel per l'Economia affermarono che era una follia(come aveva argomentato il giovane Draghi).
Personalità come Milton Friedman ("la spinta per l'Euro è stata motivata dalla politica, non dall'economia... esacerberà le tensioni"), Paul Krugman ("adottando l'euro, l'Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera con tutti i danni che ciò implica"), Joseph Stiglitz ("questa crisi, questo disastro è artificiale e in sostanza ha un nome di quattro lettere: euro").
Poi Amartya Sen: "l'euro è stata un'idea orribile... Un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata... Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell'economia, cioè più disoccupazione e taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo".
Addirittura James Mirrless, rivolto agli italiani, ha dichiarato: "guardando dal di fuori, dico che non dovreste stare nell'euro, ma uscirne adesso". E Christopher Pissarides, un tempo sostenitore dell'euro, oggi è passato sul fronte opposto: "La situazione attuale non è sostenibile ancora per molto. E' necessario abolire l'Euro per creare quella fiducia che i Paesi membri una volta avevano l'uno nell'altro".

STRATEGIA TEDESCA DI EGEMONIA CONTINENTALE
L'euro più che una moneta è un progetto politico e non ha giustificazioni economiche, riflette solo la strategia tedesca di egemonia continentale. Per questo crea divisione e conflitti.
Non a caso la Gran Bretagna (che non ha mai aderito all'euro, perché secondo la Thatcher era una minaccia per la democrazia) si è tirata fuori pure dalla UE.
A vent'anni dalla nascita dell'euro è toccato proprio a Mario Draghi, l'altroieri, celebrare il funesto evento con una conferenza a Pisa. Ha affermato che "l'unione monetaria è stata un successo sotto molti punti di vista". Una perifrasi che, tradotta, significa: è stata per metà Europa una sciagura, ma non possiamo dirlo.
Anche se la gente se n'è già accorta da sola, sulla propria pelle e sulle proprie tasche, come dimostra (dopo il disastro della Grecia) la sollevazione popolare in Francia e il voto del 4 marzo in Italia, dove venti anni di moneta unica hanno prodotto milioni di poveri, ci hanno fatto perdere più del 20 per cento di produzione industriale, hanno messo in ginocchio il ceto medio e hanno fatto sprofondare nella disoccupazione o nella sotto occupazione un'intera generazione di giovani.
Per cascare in piedi, Draghi ha pure ammesso che il "successo" dell'euro tuttavia non ha "prodotto i risultati attesi in tutti i Paesi". L'ennesima perifrasi per dire che la Germania con l'euro ha fatto un affarone, mentre gli altri hanno preso il pacco.
Peraltro proprio Draghi è tornato a parlare di uscita dall'euro ("uscire dall'euro non garantisce più sovranità"). Ma non dicevano che era irreversibile?
Si può considerare il discorso di Draghi come sintomo della disperazione di una UE che sta esplodendo. Ma è anche vero che il suo è stato un discorso da politico. E c'è chi, nel Palazzo, pensa a lui, presto in uscita dalla Bce, come a un nuovo Monti per "commissariare" il nostro Paese nei prossimi mesi. E' più di un'ipotesi ed è molto preoccupante.


https://www.youtube.com/watch?v=92c7csA7XuQ

DOSSIER "MARIO DRAGHI"
Il banchiere prestato alla politica

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Fonte: Libero, 17 dicembre 2018

7 - QUATTRO DOCUMENTARI AMBIGUI SU GIOVANNI XXIII, GIOVANNI PAOLO II, BENEDETTO XVI E FRANCESCO
L'ideologia della prima volta, sottesa nella serie ''I grandi Papi'' sul canale Nove, implica l'idea che un papa sia tale solo in quanto innovativo
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-12-2018

Il prossimo 13 dicembre il canale "Nove" trasmetterà i primi quattro documentari della serie I grandi Papi dedicati ad alcuni degli ultimi pontefici: Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Realizzata da Discovery, Officina della Comunicazione e Vatican Media, l'operazione lascia intravvedere alle sue spalle la mano di Paolo Ruffini, il nuovo prefetto della Comunicazione della Santa Sede, già spigliato direttore di Rai 3 e poi di Sat 2000, e di Dario Viganò, declassato ad assessore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede dopo il tacitato scandalo del taroccamento della lettera di Benedetto XVI ma comunque con un ruolo di fatto ancora preponderante.
È proprio Viganò, infatti, a precisare su Avvenire del 29 novembre scorso che dei quatto pontefici i documentari metteranno in evidenza le novità da essi apportate: per papa Giovanni aver aperto il Concilio, per papa Woytjla essere stato il primo papa straniero dopo quattrocento anni, per papa Ratzinger essere stato il primo a dare le dimissioni dopo secoli e ad aver affrontato il dramma della pedofilia nel clero, per papa Francesco essere il primo papa gesuita, il primo papa argentino e il primo ad assumere il nome di Francesco "l'uomo della pace, del dialogo con l'Islam, colui al quale il crocefisso disse: ripara la mia Chiesa".

QUATTRO DOCUMENTARI
Vedremo su la Nove i quattro documentari, se però essi si ispirassero alle parole di Viganò si dimostrerebbero solo una invenzione propagandistica. Non mi riferisco tanto ai molti (falsi) luoghi comuni elencati da Viganò, come per esempio che San Francesco volesse il dialogo con l'Islam, né alla celebrazione cortigiana dell'attuale pontefice paragonato senza timore a san Francesco, quanto piuttosto alla "ideologia delle prime volte". Qualsiasi cosa che un papa fa per la prima volta, secondo questa ideologia, è un valore in sé. Non a caso, per esempio, su papa Francesco è uscito anche un libro dal titolo "Il papa delle prime volte". Ora, che un papa sia per la prima volta straniero o sia per la prima volta argentino può significare qualcosa per la curiosità dei media, ma con l'essenza del papato non ha niente a che fare. Ha a che fare tuttalpiù con la persona che diventa papa, persona che però poi dovrebbe cercare di annullare se stessa per assumere il nuovo compito di guidare la Chiesa secondo il mandato di Gesù. Ricondurre il papato alla persona che diventa papa, col pretesto di metterne in evidenza l'umanità secondo un personalismo oggi tanto ostentato quanto superficiale, di fatto è una forma di riduzionismo del papato stesso. Infatti i quattro documentari, da quanto informa Avvenire, sono dedicati non solo e non tanto ai pontefici quanto agli uomini. Però si chiamano I quattro Papi.

L'IDEOLOGIA DELLE PRIME VOLTE
L'ideologia delle prime volte implica l'idea che un papa sia tale solo in quanto innovativo, che il suo compito primario non sia quello di trasmettere un passato sempre attuale ma di avanzare il nuovo, che rompere una tradizione sia più importante che confermarla, che dopo le novità introdotte dall'ultimo papa niente è più come prima, che si deve leggere quanto la Chiesa diceva e faceva prima alla luce delle novità introdotte dall'ultimo papa, che il presente è più importante del passato e anche del futuro. Condotta alle sue estreme conseguenze, l'ideologia delle prime volte è una consegna della verità al tempo e, in fondo, una cronolatria, una esaltazione o assolutizzazione del tempo a cui si dà normalmente il nome di profetismo. Basta che il papa faccia qualcosa di nuovo, fosse anche bere da un bicchiere di mete datogli al volo da un fedele in piazza san Pietro, ed ecco che ha fatto un gesto profetico. È vero che i profeti annunciavano il futuro, ma non in senso cronologico bensì in senso escatologico, e per farlo essi si richiamavano al passato e avevano parole assai dure quando il popolo di Israele o la Chiesa di Cristo se ne allontanavano per inseguire il presente.
Seguendo la strada della ideologia delle prive volte si finisce per chiedere che la Laudato sì divenga punto di revisione di tutta la Dottrina sociale della Chiesa precedente anziché il contrario; che a partire da Amoris laetitia si rilegga la Humanae vitae anziché il contrario, che ambiente e immigrati siano i più importanti problemi dogmatici del momento. Nel caso dei quattro documentari del canale Nove, ogni papa presentato altro non sarebbe che un momento di un processo la cui verità emerge più pienamente solo nel papa successivo. Tutti vedono che si tratterebbe di una visione hegeliana e non cattolica della storia della Chiesa. L'ultimo papa sarebbe la sintesi e l'inveramento di tutti i precedenti, sicché la storia della Chiesa si sintetizzerebbe solo nella coscienza del presente e dovrebbe essere valutata da questo punto di vista di attualità, o di attualismo. Sarebbe papa Francesco a spiegarci gli Apostoli piuttosto che il contrario.
Il primo papa che ha fatto un viaggio in aereo, il primo papa che ha parlato all'ONU, il primo papa che ha pregato con le altre religioni, il primo papa che ha aperto agli omosessuali, il primo papa che è salito in aereo con la borsa in mano, il primo papa che ha dato la comunione ai luterani, il primo papa che ha sposato una coppia in aereo, il primo papa ad andare a comperare gli occhiali a piedi in via dei Coronari, il primo papa a incoronare Lutero in sala Nervi... come si vede ci sono prime volte e prime volte, le une più leggere le altre più pesanti, ma quando si imbocca la ideologia della prima volta ogni prima volta del papa, in qualsiasi campo, è da considerarsi Vangelo. Sarà storicismo, sarà positivismo, certo non è cattolicesimo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 04-12-2018

8 - LESBICA FEMMINISTA ED ABORTISTA SFIGURA IL VOLTO A UN VESCOVO CON ACIDO SOLFORICO... LO AVETE SENTITO DIRE AL TG? CERTO CHE NO!
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): per gli omosessuali è 4 volte maggiore il rischio di suicidio, gay a petto nudo nella cattedrale di Vienna, Luxuria e la guerra fra Dio e il male giocata sui bambini
Fonte Corrispondenza Romana, 10 dicembre 2018

Nessuno ne parla. I media tacciono. Eppure lo scorso 5 dicembre, in Nicaragua, il vescovo ausiliare dell'Arcidiocesi di Managua, mons. Mario Guevara, è stato aggredito, mentre confessava in chiesa: una femminista, lesbica ed abortista, gli ha gettato addosso dell'acido solforico, provocandogli gravi ustioni al viso ed al corpo. La tragedia è stata evitata solo grazie all'intervento di alcuni fedeli, che hanno bloccato la donna, poi arrestata dalla Polizia: si tratta di Elis Leonidovna Gonn.
Le condizioni del prelato, subito trasportato presso l'ospedale «Vivian Pellas», appaiono stabili. Con lui sono stati ricoverati anche altri cinque fedeli, raggiunti dal liquido corrosivo. L'Arcidiocesi ha immediatamente pubblicato un post di don Silvio Báez su Twitter, in cui si legge: «Con grande tristezza piango la grave aggressione commessa contro Padre Mario Guevara nella cattedrale di Managua. Lo accompagno con amore fraterno e offro le mie preghiere per la sua guarigione totale. Gesù e Sua Madre benedetta proteggano i nostri sacerdoti».
La folle aggressione ha suscitato la viva indignazione della comunità cattolica e dell'Amcham, una sorta di Camera di Commercio nazionale, che ha condannato quanto avvenuto con un fermo comunicato.
In Nicaragua molti Vescovi sono stati, del resto, ripetutamente aggrediti, verbalmente e fisicamente, dai seguaci del presidente Ortega, a causa del ruolo centrale assunto dalla Chiesa nei negoziati tra il governo ed i suoi oppositori in un Paese dilaniato dalla guerra civile.
In Italia solo TgCom24 ha dato notizia dell'accaduto, ma senza citare la matrice ideologica di un'aggressione, apparentemente rimasta quindi senza un perché: trattamento ben diverso, questo, dall'evidenza viceversa data agli "attacchi omofobi" o presunti tali. [...]
V'è di che restare davvero allibiti... E sgomenti.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).

PER GLI OMOSESSUALI E' 4 VOLTE MAGGIORE IL RISCHIO DI SUICIDIO
È stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista scientifica JAMA Pediatrics una revisione di 35 studi sul rischio di suicidio tra adolescenti omosessuali, bisessuali e transessuali dal titolo "Estimating the Risk of Attempted Suicide Among Sexual Minority Youths".  Un campione di quasi due milioni e mezzo di adolescenti tra i 12 e 20 anni.
"Siamo riusciti per la prima volta a fare una sintesi di quanto è emerso in letteratura e abbiamo trovato che il rischio che un ragazzino omosessuale tenti il suicidio è 3,8 volte quello di un coetaneo eterosessuale, quello di un bisessuale 4,6 volte maggiore, mentre quello di un ragazzino transessuale è addirittura 5,8 volte maggiore" spiega Ester di Giacomo, psichiatra e dottoranda all'Università di Milano-Bicocca e autrice dello studio. "Il dato più interessante secondo noi è che il tentato suicidio fra i giovanissimi non sembra essere legato prevalentemente al bullismo, ma all'auto accettazione del ragazzo".
Poi la Di Giacomo dà ad intendere che se la società fosse più inclusiva i suicidi diminuirebbero. Ma questo è falso almeno per due ordini di motivi: nelle categorie sociali realmente ghettizzate e perseguitate, vedi cristiani in medio oriente, non si rilevano tassi di suicidio così elevati; nei paesi del Nord Europa dove l'inclusività è un fiore all'occhiello del welfare il fenomeno dei suicidi di persone omosessuali è ugualmente presente.
Invece è vero che la causa dei suicidi è la mancanza di accettazione di sé, non come persona omosessuale, ma come maschio eterosessuale. La causa del suicidio è quindi il disagio provocato dall'omosessualità, non il disagio per non essere accettati come omosessuali. Più forziamo i ragazzi ad abbracciare la propria omosessualità, più li spingiamo al suicidio.
(Gender Watch News, 14 dicembre 2018)

GAY A PETTO NUDO SULLA BALAUSTRA DELLA CATTEDRALE DI VIENNA
Il cardinale di Vienna Christoph Schönborn si trova ad affrontare severe critiche per aver partecipato ad un evento nella sua cattedrale con un attore omosessuale senza camicia, in piedi sulla balaustra, musica rock e attori vestiti da demoni.
Si trattava del concerto di beneficenza della Giornata mondiale contro l'AIDS del 30 novembre scorso che si è tenuto nella cattedrale di Santo Stefano.
A patrocinare l'evento, oltre alla diocesi, l'Ordine di Malta e il Life Ball LGBT. L'anno scorso sempre nella medesima cattedrale si era esibito il transessuale Conchita Wurst, a testimonianza che il cardinal Schönborn nutre una particolare simpatia per la causa LGBT.
Parte dell'evento è stata la performance nella cattedrale di un'opera teatrale scritta da Hugo von Hoffmansthal e interpretata senza camicia da Philipp Hochmair, attore omosessuale che ha già girato diverse pellicole LGBT, il quale ad un certo punto è salito sulla balaustra dell'altare. Il tutto davanti al compiacente cardinale Schönborn e condito da musica rock ad alto volume e attori-demoni. Infatti la pièce teatrale narra la vicenda di un uomo molto ricco che nelle ultime ore della sua vita si converte al cattolicesimo.
Intenzioni buone, ma i mezzi non erano adeguati, tantomeno il luogo scelto per l'evento, la cattedrale di Vienna.
(Gender Watch News, 7 dicembre 2018)

LUXURIA E LA GUERRA FRA DIO E IL MALE GIOCATA SUI BAMBINI
L'ex deputato Vladimiro Guadagno, che si definisce transessuale facendosi chiamare Luxuria, è furente da giorni. La puntata di "Alla Lavagna", dove ha parlato di "bullismo" a bambini dai 9 ai 12 anni e che doveva andare in onda su Rai3 il 28 novembre in prima serata, è stata spostata a gennaio in seconda serata (22.30).
Ovviamente la rabbia di Guadagno viene dal fatto che «a quell'ora i bambini sono a letto... Ma io con i bambini voglio parlare mica con gli adulti, perché purtroppo c'è ancora chi pensa che quelle come me non devono parlare con i bambini, altrimenti fanno teoria del gender...che è come credere nel fantasma formaggino», ma poi l'ex deputato si contraddice (ché il mentitore ha le gambe corte) così: «No, io non vado lì per influenzare la loro sessualità, ma per influenzare la loro mentalità». Quindi, ha continuato dopo aver ammesso il suo vero fine, «io farò tanta pubblicità perché voglio che tanti bambini la debbano (letterale, ndr) guardare».
Abbiamo già raccontato l'infanzia dolorosissima e di abusi subiti da Guadagno, che ha dichiarato di aver dato «la mia testimonianza» ai bambini descrivendo gli scherzi e le prese in giro dei suoi compagni di classe e facendo leva sulla naturale bontà del cuore dei piccoli, che avranno sicuramente capito che basta fingere che chi ha problemi con la propria sessualità sia normale per farlo stare meglio. Sappiamo invece degli abusi atroci commessi da adulti contro l'ex deputato quando era bimbo, a dire che non c'è nulla di più falso che sostenere che l'accettazione sociale delle deviazioni sessuali possa rimarginare ferite tanto devastanti, come dimostrato persino dalle stesse associazioni di transessuali.
È chiaro però che un bambino, giustamente incline a fidarsi dei più grandi, non è in grado di cogliere l'inganno che la mente di un adulto può più facilmente intercettare. Perché se è vero che il diavolo è un artista della simulazione, se il suo ragionamento fosse "impeccabile" l'uomo che lo seguisse non avrebbe colpa. Invece, ad ascoltarlo bene, un adulto può capire dove sta l'imbroglio, la contraddizione intrinseca ad ogni suo pensiero.
Prendiamo come altro esempio quello che l'ex deputato ha dichiarato l'11 dicembre in occasione del "Movies, il Festival del Cinema Lgbt" spiegando che questi eventi servono a «parlare della discriminazione...del bullismo, ma soprattutto dell'amore». Un messaggio che a pensarci su c'entra poco con il logo del festival: le gambe aperte e pelose di un uomo sui tacchi e con le mutandine da donna calate sotto i polpacci. Non a caso, il vero fine del festival Guadagno lo ha ammesso ricordando che, siccome si vuole impedire ai giovani di conoscere questi temi, «noi dobbiamo fare contro cultura».
Il chiodo fisso, pertanto, è sempre quello: i più giovani. Ma come mai? Facilmente manipolabili i piccoli sono sempre stati la mira preferita di qualsiasi potere o ideologia che sa che per instillare nell'uomo qualcosa di innaturale ed errato bisogna partire dall'infanzia. Questo però non basta a descrivere l'accanimento odierno sui minori in ogni campo, che non viene solo dall'indottrinamento gender in asili e scuole, ma dai media, da internet e dalla pornografia che li sta rendendo degli abusatori sessuali già in tenera età. E che con il tempo li sessualizzerà facendo il gioco di coloro che parlano di "consenso" del piccolo per legalizzare la pedofilia.
Non si possono poi slegare questi attacchi da quelli subiti dai bambini strappati dai seni materni (utero in affitto), prodotti in laboratorio (fecondazione assistita), dai malati come Charlie, Isaiah o Alfie e tanti altri, a cui lo Stato vuole togliere la vita, o a quelli in grembo massacrati dall'aborto, visto che anche in questi casi c'è un essere innocente, che dipende totalmente dall'adulto di cui si fida incondizionatamente. Cosa che il ribelle per eccellenza, il padre dell'autonomia, non può tollerare, motivo per cui spinge l'adulto a tradire tale fiducia manipolando il piccolo. Quello a cui si assiste oggi è dunque l'agire del demonio che colpisce gli innocenti per generare la menzogna delle menzogne, ossia un anti-creazione contraria a quella di Dio (come sosteneva il cardinal Caffarra), un uomo manipolato dall'uomo fin dalla nascita.
Il bambino nella creazione di Dio è infatti l'immagine e somiglianza di Gesù, che ricorda costantemente agli adulti la loro natura di esseri dipendenti dal Creatore. Tanto che un bimbo rispettato nella sua innocenza ed educato alla fiducia crescerà più certo dell'amore di Dio, la cui immagine nasce innanzitutto da quella paterna. Al contrario un bimbo abusato e ingannato sarà più portato a diffidare e a credere che Dio sia cattivo, facendo raggiungere al nemico il suo più grande obiettivo: convincere l'uomo che la vita con lui sia più bella, libera e semplice, mentre Dio sarebbe un sadico a cui ribellarsi costruendosi una vita del tutto opposta a quella a cui ci ha costretto.
È così che scatenandosi più che mai contro il piccolo disabile, il piccolo indifeso, il piccolo innocente, il piccolo fiducioso, satana mina alla radice la fede naturale dell'uomo, lasciandolo nella disperazione. E quindi rendendo il mondo un regno di bambini cresciuti (di adulti) infernale. Rendendo il mondo il suo regno. Il che fa forse capire di più come mai, all'opposto, Dio scelga tanti piccoli martiri e giovani che muoiono offrendo le loro sofferenze e dando consapevolmente la vita a Cristo per la salvezza delle anime. Ricostruendo così il suo di Regno, quello eterno che non finisce qui.
(Benedetta Frigerio, La Nuova Bussola Quotidiana, 14 dicembre 2018)

Fonte: Corrispondenza Romana, 10 dicembre 2018

9 - OMELIA IV DOM. DI AVVENTO - ANNO C (Lc 1,39-45)
Benedetto il frutto del tuo grembo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La quarta domenica d'Avvento ci fa pregustare già il clima natalizio. Iniziamo dal Salmo che riporta una accorata preghiera rivolta a Dio, affinché Egli salvi il suo popolo. Il pio Israelita avvertiva che solo il Signore poteva liberare il suo popolo, liberarlo non solo dal nemico, ma soprattutto dal peccato che è la vera rovina della nostra anima e della nostra società. Il Salmista così implora: «Tu, pastore d'Israele, ascolta [...]. Risveglia la tua potenza e vieni a salvarci. [...] guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato. [...] ci farai rivivere e noi invocheremo il tuo nome (Sal 79).
Solo Dio poteva salvare l'umanità. Per questo motivo Dio mandò il suo unico Figlio a riscattarci dal dominio del peccato. Gesù nella sua umanità, che ha preso venendo in questo mondo, ha pienamente obbedito alla Volontà dal Padre. Di questa pronta obbedienza parla la seconda lettura di oggi: «Entrando nel mondo, Cristo dice: ecco io vengo per fare la tua volontà» (Eb 10,9).
Per venire in questo mondo, il Figlio di Dio poteva scegliere tanti modi diversi. Fra tutti, Egli scelse di venire nel silenzio e nel nascondimento di una piccola borgata quasi dimenticata dalla maggior parte degli Israeliti. Egli nacque a Betlemme. Di questa scelta parla la prima lettura di oggi. Questo fatto ci ricorda ancora una volta quelle che sono le preferenze di Dio: Egli sceglie ciò che è umile per confondere i potenti. Michea così dice: «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (5,1). La profezia poi continua con una frase misteriosa: «Le sue origini – ossia le origini del Messia – sono dall'antichità, dai giorni più remoti» (ivi). Cosa si deve intendere con queste parole? Con ciò si vede un riferimento alle origini eterne del Figlio di Dio, ovvero alla sua Divinità: Egli, eterno con il Padre e lo Spirito Santo, nella pienezza dei tempi, ha voluto assumere la nostra natura umana, è diventato uomo, pur continuando – ovviamente – a rimanere vero Dio.
La profezia di Michea parla anche della Madre da cui sarebbe nato il Messia. Egli, infatti, dice: «Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire» (Mic 5,2). In tutte le profezie riguardanti il Messia, e quindi anche in questa, non si parla mai del padre del Messia, ma solo della Madre. Questo particolare ci fa comprendere la nascita straordinaria, verginale, del Redentore. Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria.
Infine, la profezia parla della salvezza operata dal Messia. Già la frase di prima ci fa capire che la nascita di Gesù segna come l'inizio della nuova Era, quella della salvezza. Grazie a Gesù, noi non siamo più sotto il potere del maligno, ma abbiamo ricevuto la libertà dei figli di Dio. Egli, il Messia, salverà il suo popolo, lo «pascerà con la forza del Signore» (Mic 5,3) ed «Egli stesso sarà la pace» (Mic 5,4).
Al "Sì" di Gesù che ha obbedito prontamente alla Volontà del Padre, fa eco il "Sì" di Maria che si è definita la serva del Signore, sempre disponibile a compiere la Volontà di Dio.
Il brano del Vangelo di oggi riporta la commovente scena della Visitazione. La Vergine Maria aveva da poco ricevuto l'annuncio dell'angelo Gabriele e aveva concepito per opera dello Spirito Santo il Figlio di Dio nel suo grembo verginale. Subito dopo «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) da Elisabetta. Per quale motivo? Certamente per aiutare l'anziana parente che stava attendendo un bambino, ma soprattutto per portare il Signore in quella casa. È molto bello sottolineare che la Madonna si recò in fretta da Elisabetta: la carità non ammette lentezza e pigrizia. Appena Maria varcò la porta di quella casa, il Signore compì delle meraviglie di grazia: nel grembo di Elisabetta, il bambino, ovvero Giovanni Battista, sussultò di gioia (cf Lc 1,41) e fu santificato, come interpretano i Santi Padri; ed Elisabetta «fu colmata di Spirito Santo» (ivi) e iniziò a profetizzare.
Questa è la grande missione della Madonna: portare Gesù alle anime. E, con Gesù, Ella vi porta la grazia di Dio. Se nel nostro cuore ci sarà sempre la devozione alla Madonna, se sulle nostre labbra fiorirà sempre la preghiera dell'"Ave Maria", allora il Signore compirà delle meraviglie di grazia anche nella nostra vita.
Volendo ora terminare con un proposito pratico di miglioramento, nell'immediata preparazione al Natale, propongo due cose: la prima di essere solleciti anche noi, come la Madonna, nel compiere il bene, senza pigrizia; la seconda di recitare assiduamente il Rosario, per far entrare la Vergine anche nella nostra casa.

Nota di BastaBugie: brevi spunti per l'omelia delle Messe feriali si possono leggere ogni giorno nella rubrica "Schegge di Vangelo" pubblicata sul sito de La Bussola Quotidiana. Ecco il link:
http://lanuovabq.it/it/schegge-di-vangelo

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

10 - OMELIA DELLA NOTTE E DEL GIORNO DI NATALE
In questa santissima notte
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Un Natale vero

1) MESSA DELLA NOTTE

"In questa santissima notte" la nostra oscurità è stata illuminata "con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo". Il silenzio della campagna di Betlem si è animato di voci di angeli e di grida festose di uomini.

DAL NATALE TUTTA LA NOSTRA ESISTENZA È DIVINIZZATA
Dio non ama le luci false e il chiasso frenetico. Quando le luci false e artificiali delle nostre presunzioni, delle ideologie che cercano di far violenza all'autenticità delle cose, delle nostre pretese di imporre noi, dal di fuori, le norme e il senso del vivere; quando le luci false e artificiali si spengono, allora e solo allora Dio si rivela. Quando il chiasso del nostro compiacimento, del nostro orgoglio, del nostro disperato agitarci si acquieta, allora e solo allora si fa sentire la voce del cielo e ci giunge notizia del mondo invisibile e vero.
Così è avvenuto in quella notte unica e decisiva, che noi siamo ancora qui a ricordare e a rivivere dopo duemila anni. Così è difficile che avvenga nella notte dell'uomo di oggi, pasciuto eppur spiritualmente denutrito, assetata di verità e abbeverato quotidianamente di vuote parole, avido di luce vera e accecato dai bagliori fatui del suo sconsolato sapere.
È difficile, ma non impossibile. Dio tenta e ritenta sempre di farsi capire da noi. Dio tenta e ritenta sempre di trovare la strada del nostro cuore. Questo Natale 1986 è un altro tentativo dell'amore di Dio, che ancora una volta si vuol rivelare perché gli uomini ritrovino se stessi e il loro destino.

IL NATALE CI RIVELA CHE DIO È PADRE
"In questa santissima notte" Dio si è rivelato come Padre. Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio (Gal 4, 4), ha scritto San Paolo. Dunque Dio ha un Figlio: non è l'infinità gelida e inerte dell'essere senza confini, che avevano intravisto i filosofi, ma è paternità sostanziale, è fecondità, è donazione, è amore. Dio è Padre: non è solo l'artefice ingegnoso che ha costruito l'universo e poi se ne è andato per i fatti suoi, ma è un padre affettuoso che non può non pensare a noi, che ci insegue col suo desiderio di farci felici, che non si dà pace finché non ci vede ricondotti nel calore della sua casa.
Il Natale è la smentita più recisa e più alta dell'idea – che qualche volta gli uomini insipientemente si fanno - di un Dio lontano e distratto, chiuso nel suo cielo e indifferente a ciò che avviene sulla terra.
Dio - continua San Paolo - mandò suo Figlio, nato da donna (Gal 4,4). Il Figlio di Dio è nato da una donna: questo è il grande evento del Natale, che ha stupito e commosso così tanto gli uomini che essi in tutta la terra continuano a ritenere il giorno che lo commemora come il giorno più nobile e santo, anche se la maggior parte di loro non si ricorda più la ragione dello stupore e il motivo della commozione.
Il Figlio di Dio è nato da donna come noi. Ha assunto tutta l'esistenza umana, con l'umiltà e la fragilità della nostra nascita, con la sofferenza che immancabilmente l'accompagna, con la morte che fatalmente la conclude. È diventato dei nostri. Si è fatto partecipe di tutta la nostra sorte, e così l'ha consacrata e divinizzata.

IL VERBO DI DIO È DIVENUTO UNO DI NOI PERCHÉ NOI DIVENTASSIMO COME LUI
Il Figlio di Dio è venuto alla luce nello squallore di una mangiatoia, dopo aver ricevuto l'avvilimento di un rifiuto: non c'era posto per loro nell'albergo (Lc 2, 7). Ma la sua venuta non è un puro abbassarsi; il Natale non è l'esaltazione della povertà e dell'umiliazione per la povertà e per l'umiliazione. L'Unigenito del Padre è diventato uno di noi perché noi diventassimo come lui, insigniti della stessa dignità di figli di Dio. Si è imprigionato nella nostra miseria perché noi ne uscissimo, e il peso insopportabile della nostra meschinità e del dolore umano si trasformasse nella ricchezza della vita divina.
Perciò questa notte ci appare tutta pervasa di gioia. Hai moltiplicato la gioia. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia (Is 9,2), abbiamo ascoltato dal profeta. Vi annunzio una grande gioia (Lc 2, 10), ha detto l'angelo ai pastori e a noi.
È importante non lasciarsi prendere soltanto da un sentimento generico di tenerezza umana o di poesia. La nostra gioia non si fonda sul fatto, preso per se stesso, che un bambino è nato per noi (Is 9, 5); ma sul fatto che il bambino, che è nato, è chiamato ed è Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is 9,5). La nostra gioia deriva dal fatto che ci è nato un salvatore, e quindi è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini (Tt 2, 11). Vale a dire: la gioia natalizia può scaturire solo dal pieno accoglimento della visione di fede.
In una fede chiara, semplice, ferma - che conosce e riconosce il Figlio unigenito di Dio che "per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo... e si è fatto uomo" - consiste la vera accoglienza del Natale e del suo messaggio.
Il Signore ci conceda di accoglierlo come i pastori, non di rifiutarlo come hanno fatto gli abitanti di Betlem. E questo sia il più sostanzioso augurio natalizio: saper accogliere il Signore Gesù, nella sua parola, nel sacramento della sua presenza che ogni domenica ci convoca attorno all'altare, nella fedeltà alla sua Chiesa, nei fratelli che si trovano nel bisogno e si appellano a noi; essere e restare consapevoli che Gesù è venuto "per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga"; impegnarci a lavorare perché si conosca e si esalti la gloria di Dio e si affermi la pace in terra per gli uomini che Dio ama.

2) MESSA DEL GIORNO

Il Natale è indubbiamente un giorno unico nella serie dei nostri giorni. Oggi il mondo sembra diverso; perfino gli uomini - "durum genus", gente dura e spietata, come ha detto un grande e umanissimo poeta latino - oggi sembrano diversi e più buoni.
Che cosa è avvenuto in questo giorno? Niente di straordinario, parrebbe: una donna ha dato alla luce un figlio, che è stato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Dove sta la novità, dove sta la grandezza? Chi è questo bambino che, dopo duemila anni, riesce ancora a incantare il mondo, a placare per un po' rancori, odi, accanimenti, ad ammansire per qualche momento gli uomini, cioè le creature più feroci che respirano sulla terra?
Di chi è questa nascita, così miserabile da sembrare quella di un figlio di vagabondi, e così decisiva che da essa si contano gli anni della storia? Quali sono le vere ragioni della nostra festa?
Non cerchiamo la risposta nel sentimentalismo senza contenuti di verità, nel quale troppe volte va a stemperarsi e a estenuarsi la vigorosa autenticità del Natale. Non cerchiamo la risposta nella superficialità e nella leggerezza con la quale la più rivoluzionaria esaltazione della povertà e del silenzio è stata trasformata in occasione per ostentare la nostra abbondanza e per accrescere la nostra agitazione e il nostro chiasso.
Cerchiamo piuttosto la risposta nella parola di Dio.

IL NATALE È AFFERMAZIONE DELLA VITA
Ogni nascita è un trionfo della vita; ma questa lo è in modo unico e trascendente, perché il piccolo nato in una stalla, che noi adoriamo, è colui che possiede la pienezza della vita ed è il principio di ciò che esiste: Tutto è stato fatto per mezzo di lui... In lui era la vita (Gv 1, 3-4), abbiamo ascoltato.
Se è affermazione della vita, il Natale è, nella sua sostanza, condanna di ogni pensiero, di ogni atto, di ogni pratica, di ogni legislazione, di ogni comportamento privato e pubblico che sia apportatore di morte.
L'egoismo umano - spesso ammantandosi ipocritamente dei nomi più suggestivi - ha esteso sempre più ampiamente tra noi una cultura di morte: per questa cultura si arriva a soffocare la vita nascente e addirittura a ritenere una conquista sociale il diritto di uccidere gli esseri più innocenti, più indifesi quindi più sacri; per questa cultura di morte c'è gente che, mossa dall'avidità del guadagno, non esita a diffondere tra i giovani e perfino tra i ragazzi la disperazione della droga; per questa cultura di morte, si continua a potenziare il mercato dei mezzi di distruzione, spingendo così anche i popoli più sfortunati e poveri a dilaniarsi in lotte fratricide.
Forse proprio perché intuiamo di essere immersi, oggi più che in altre epoche, in questa cultura di morte, tutti, credenti e non credenti, sentiamo il fascino della celebrazione natalizia e siamo portati a solennizzarla anche nelle maniere più incongrue, percependo in essa l'ultimo spazio concesso alla cultura di vita e alla speranza per la sopravvivenza dell'uomo.

IL NATALE È AFFERMAZIONE DELLA LUCE, CIOÈ DELLA VERITÀ
La luce splende nelle tenebre... Veniva al mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 5.9). Ma che cos'è la verità?
Verità è conoscere le cose come stanno in faccia a Dio, non come si vorrebbe che fossero in ossequio ai nostri interessi e alle nostre prevaricazioni. Verità è dare le risposte giuste ai "perché" fondamentali dell'esistenza. Verità è cogliere l'intimo significato di ciò che è veramente importante: il significato del nostro venire al mondo e del nostro morire, il significato del lavoro, della fatica e della sofferenza, il significato di questa esistenza terrena, cui siamo così tenacemente attaccati e che è così rapida nello scorrere e nel dileguarsi. Verità è insomma sapere e capire ciò che né la mirabile e complicata scienza mondana né le molte parole riversate quotidianamente su di noi dai "signori" della comunicazione sociale ci aiutano affatto a comprendere.
Siamo fatti per la luce, e tuttavia siamo tutti immersi nell'oscurità. E la notte dell'errore, del dubbio, della falsità, del rifiuto di conoscere è così profondamente penetrata nello spirito di molti di noi che, come capita agli occhi malati, essi sono infastiditi dalla luce, la rifiutano e spesso arrivano perfino a irriderla e a colpevolizzarla: La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (Gv 1,5), notava già malinconicamente l'Evangelista.
Forse proprio per questo abbiamo l'istinto di trasformare il Natale in un tripudio di luci esteriori, che abbagliano le nostre strade. Questa frenesia è forse la nostalgia della luce vera, è il segno che ancora c'è nei cuori l'inconscia fiducia che qui, nel Natale, dal Verbo di Dio che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, l'uomo può rompere le sue tenebre, sempre più avvolgenti, e ritornare a essere conquistato dalla Verità che illumina e salva.

NEL NATALE DIO VINCE CON IL SUO AMORE LA STOLTEZZA DELL'UOMO
Il Natale è l'affermazione di Dio, che, estromesso e dimenticato, ha deciso di vincere con l'amore la strana stoltezza delle sue creature. È il lieto annunzio che il Signore ritorna nel suo mondo, che credeva di essersi liberato di lui, e, nonostante ogni contraria apparenza, lo riconsacra.
Dopo aver già parlato ai tempi antichi molte volte e in diversi modi per mezzo dei profeti, il Padre della vita e della luce ha voluto spingere al massimo la sua determinazione di amarci, e ci ha parlato per mezzo del suo unico Figlio, nato da donna, che, diventando uomo, si inserisce nella nostra tormentata e contaminata vicenda, e ci resta per sempre, pieno di grazia e di verità (Gv 1, 14), e dunque fonte perenne, in mezzo al nostro deserto, di tutta la verità di cui gli uomini non cessano mai di aver sete e di tutta la grazia di cui abbiamo un radicale bisogno.
Da questa ormai definitiva presenza di Dio, il mondo riceve la garanzia che, nonostante la sua straordinaria capacità di essere insensato e cattivo, alla fine non potrà andare perduto.
Se ci guardiamo attorno, e anche se guardiamo dentro di noi con occhi disincantati, abbiamo talvolta l'impressione che l'umanità sia tutta una grande rovina: sono crollati i valori che sostenevano la società, sono state scosse le fondamenta della compagine familiare, da più parti la virtù è pubblicamente beffata e il vizio applaudito. Per alcuni aspetti la nostra convivenza pare ridotta a un cumulo di macerie. Ma anche su questo cumulo di macerie scende oggi il messaggio di pace e di luce, che dice a tutta la terra: Regna il tuo Dio (Is 52,7). Oggi è un giorno in cui si può riprendere a parlare di speranza e di gioia, rovine di Gerusalemme (Is 52,9), perché col suo Natale, mistero eternamente vivo ed eternamente efficace di salvezza, il Signore ha consolato il suo popolo (Is 52,9).

Nota di BastaBugie: brevi spunti per l'omelia delle Messe feriali si possono leggere ogni giorno nella rubrica "Schegge di Vangelo" pubblicata sul sito de La Bussola Quotidiana. Ecco il link:
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Fonte: Un Natale vero

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