BastaBugie n�604 del 20 marzo 2019

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1 LA 16ENNE SVEDESE GRETA THUNBERG SOFFRE DI AUTISMO E VIENE SFRUTTATA DALLE ELITE ECOLOGISTE PER MOTIVI ECONOMICI
Può sembrare strano, ma l'ideologia ecologista che manda in piazza Greta e migliaia di giovani (strumentalizzati dalle élite ecologiste per i loro interessi) è la stessa che ispira il terrorista australiano
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 TRIONFA L'IDEOLOGIA GENDER: VIA LIBERA IN ITALIA AL FARMACO BLOCCA PUBERTA'
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): il farmaco blocca-pubertà è un abuso di Stato sui bambini, se siete contrari al cambio di sesso dei figli ve li tolgono
Autore: Vincenzo Gubitosi - Fonte: Notizie Provita
3 LA MORALE DELLA BRAVA PERSONA E' UN'ERESIA
Non va a messa, ma è generoso e sincero, aiuta gli altri, fa volontariato, insomma... è una brava persona (?)
Fonte: Sito del Timone
4 THE SONG: SPETTACOLARE FILM SUL MATRIMONIO
Un cantante, che rischia di perdersi tra il successo e le tentazioni carnali, scoprirà la sacralità del matrimonio nelle dure prove della vita (VIDEO: due trailer del film)
Autore: don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 EREDITARE LA FAAC ERA FOLLE, MA IL VESCOVO DI BOLOGNA CAFFARRA FU L'UNICO A CREDERCI... E AVEVA RAGIONE
Storia dell'azienda di cancelli automatici che la diocesi di Bologna ha ricevuto in eredità ed ha trasformato in un modello virtuoso (VIDEO: la vicenda della Faac vista da Milena Gabanelli del Corriere della Sera)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Il Timone
6 CRISTO PARLA ATTRAVERSO IL SACERDOTE
Ma siamo obbligati a fare quello che il sacerdote ci dice nella confessione? E se va contro il Magistero?
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani
7 INTERVISTA AL VICEPRESIDENTE DEL CONGRESSO MONDIALE PER LA FAMIGLIA
Risposta alle polemiche, gli insulti e le fake news di chi vede come fumo negli occhi la festa delle famiglie che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Scenari Economici
8 LA QUARESIMA CI SPINGE AD IMPARARE L'UMILTA'
Essere umili è indispensabile per sperimentare la gioia e vivere in pienezza la nostra vita
Fonte: Beata Pacis Visio
9 OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete allo stesso modo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA 16ENNE SVEDESE GRETA THUNBERG SOFFRE DI AUTISMO E VIENE SFRUTTATA DALLE ELITE ECOLOGISTE PER MOTIVI ECONOMICI
Può sembrare strano, ma l'ideologia ecologista che manda in piazza Greta e migliaia di giovani (strumentalizzati dalle élite ecologiste per i loro interessi) è la stessa che ispira il terrorista australiano
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/03/2019

Ma davvero qualcuno è disposto a credere che il movimento studentesco mondiale che oggi sciopera da scuola e scende in piazza in un centinaio di Paesi in tutto il mondo per «salvare il pianeta», abbia origine da una ragazzina svedese che pratica la disobbedienza civile?
Greta Thunberg, 16 anni, è diventata famosa lo scorso agosto per una foto che la ritrae seduta da sola davanti al Parlamento svedese con un cartello che chiede l'applicazione degli Accordi di Parigi sul clima. E da allora è diventata una star internazionale. È stata invitata a parlare alla Conferenza sul clima tenutasi a Katowice (Polonia) lo scorso dicembre; poi al Forum economico mondiale di Davos. Ieri poi è arrivata la notizia della sua candidatura al Premio Nobel per la Pace.
Da mesi ogni venerdì salta la scuola per manifestare silenziosamente davanti al Parlamento (continuerà finché non saranno prese le agognate misure) e invece di prendersi due sculacciate ed essere trascinata a scuola dai genitori - come una volta sarebbe stato normale - è diventata un'eroina internazionale con tutti gli adulti ai suoi piedi; e i suoi Fridays for Future ("I venerdì per il futuro") sono diventati fonte d'ispirazione per gli studenti di tutto il mondo, che oggi infatti scioperano per chiedere ai governi di applicare immediatamente gli Accordi di Parigi allo scopo di salvare il clima e il futuro delle nuove generazioni.
Tutto ovviamente è spontaneo, secondo la narrazione ufficiale, e dovuto alla grande sensibilità dei giovani per le sorti di un pianeta che rischiano di vederselo consegnare devastato dai loro genitori. È la narrazione che viene ampiamente veicolata dai media occidentali, i quali del resto è da anni che promuovono l'allarmismo climatico.
Le cose però stanno un po' diversamente e hanno invece il sapore di un vero e proprio sfruttamento dei minori; un abuso perpetrato da potenti élite ai danni di bambini e ragazzi che per anni già sono stati fatti oggetto di una propaganda martellante sull'incombente catastrofe climatica.
Forse - e sottolineiamo forse - il fenomeno Greta può essere anche nato quasi per caso, ma il suo immediato successo lo si deve al fatto che ha "incontrato" una precisa strategia che mira proprio a creare un sollevamento della popolazione giovanile per costringere i governi ad approvare legislazioni ecologiste. Un esempio delle misure richieste lo troviamo nel recentissimo "Green New Deal" che è stato adottato dai Democratici negli Stati Uniti. [...]
Contrariamente a quanto si può ritenere seguendo i media occidentali, Greta non è affatto la prima adolescente a fare la leader ecologista: negli Stati Uniti ormai non si contano le sigle di associazioni di studenti impegnate in questo senso, compreso il Movimento "Zero Hour", fondato dalla 16enne Jamie Margolin, la cui marcia organizzata a Washington lo scorso 21 luglio è stata fonte d'ispirazione proprio per Greta.
Ma queste ragazze, indottrinate fin dalla più tenera età ai dogmi dell'ecologismo, sono diventate facile preda e docili armi nelle mani delle élite che stanno imponendo una dittatura globale in nome della lotta ai cambiamenti climatici. Dietro queste organizzazioni studentesche ci sono le solite ricche fondazioni americane - dai Rockefeller ai Gates - che tengono la regia dell'operazione. Documenti resi noti recentemente fanno risalire la pianificazione di un movimento studentesco a una riunione di associazioni ecologiste finanziate dalla Fondazione Rockefeller nel 2012 a La Jolla, in California. È in questi documenti presentati in quell'occasione che si trova il piano per promuovere marce degli studenti in tutto il mondo.
In ogni caso da quell'incontro è nata una strategia che prende a modello la battaglia svolta con successo contro l'industria del tabacco. Ovvero la strada dei tribunali, attraverso la denuncia delle industrie maggiormente responsabili dell'uso di combustibili fossili - ritenuti la principale causa dei cambiamenti climatici - e dei governi che non prendono misure per fermare le emissioni di CO2. Neanche a dirlo si tratta di una torta che vale centinaia di miliardi di dollari. Il coinvolgimento dei giovani e giovanissimi è funzionale a creare un impatto sull'opinione pubblica (chi non prova un senso di colpa davanti a figli e nipoti a cui staremmo negando il futuro?) e a rendere più efficace il ricorso in tribunale. Infatti, negli Stati Uniti si sono moltiplicate le azioni legali che estendono al clima la "Public trust doctrine", ovvero il principio giuridico per cui certe risorse naturali sono preservate assolutamente per l'uso pubblico.
Ma la causa più importante, che riassume tutta la strategia degli ecologisti radicali, avendo come obiettivo il Green New Deal e come protagonisti dei bambini, è quella ancora pendente davanti a un tribunale dell'Oregon. Si chiama Juliana vs United States, ed è stata iniziata nel 2015 sulla base della denuncia presentata da 21 bambini e adolescenti tra gli 8 e i 19 anni. Sul banco degli accusati l'allora presidente Barack Obama (oggi rimpiazzato da Donald Trump anche in questo giudizio) e diversi funzionari delle varie agenzie governative interessate. L'accusa al governo degli Stati Uniti è quella di violare i diritti dei giovani permettendo attività che provocano i cambiamenti climatici, e chiedono quindi al giudice di imporre al governo americano l'adozione di misure per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
I 21 ragazzi, in gran parte minorenni, sono assistiti dalla Our Children's Trust, organizzazione di avvocati ecologisti creata apposta per questo genere di operazioni, e sono rappresentati dal climatologo James Hansen, uno dei principali attivisti che ha reso popolare la teoria del riscaldamento globale antropico (cioè causato dalle attività umane). I ragazzi che hanno portato i presidenti degli Usa in giudizio sono stati attentamente selezionati tra coloro che sono stati vittime di catastrofi naturali, che hanno avuto case distrutte da uragani, alluvioni o incendi.
Bambini e adolescenti sono diventati dunque carne da cannone per le élite ecologiste che dominano il mondo. E la questione non riguarda solo gli Stati Uniti. La stessa Greta deve la sua fama a un esperto di Pubbliche relazioni, Ingmar Rentzhog, anche lui militante ecologista, che ha reso virale su Instagram la foto di Greta seduta da sola, con un cartello, sulle scale davanti al Parlamento, lo scorso agosto. E subito a Greta si è affiancato un altro noto attivista svedese, Bo Thorén, esponente del movimento ecologista radicale internazionale Extinction Rebellion.
Oltretutto Greta è affetta dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo che non provoca ritardi cognitivi, ma crea problemi nelle interazioni sociali, oltre a schemi di comportamento ripetitivi e attività e interessi ristretti. La macchina della propaganda ecologista si serve dunque anche delle caratteristiche comportamentali di una ragazzina per promuovere la propria agenda.
Quello a cui stiamo assistendo è dunque un vero e proprio abuso di minori, a vantaggio di alcune élite globaliste che sulla pelle dei ragazzi stanno muovendo miliardi di dollari. E noi abbiamo fior di opinionisti cattolici che esaltano la marcia odierna e le campagne ecologiste pensando di difendere i poveri.

Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Strage in moschea: le radici ecologiste dell'odio razziale" parla della strage in moschea e dell'ecoterrorista australiano.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 marzo 2019:
A giudicare da quasi tutti i servizi dei nostri telegiornali, il 15 marzo il mondo si è diviso in buoni e cattivi, senza vie di mezzo. I buoni sono milioni di ragazzi scesi in piazza per la lotta al cambiamento climatico. Il cattivo assoluto è il terrorista australiano Brenton Tarrant, autore delle stragi nelle due moschee di Christchurch, Nuova Zelanda. E soprattutto i cattivi, alle sue spalle, i suoi ispiratori sono i suprematisti bianchi. Le due categorie sono considerate antitetiche: da una parte c'è chi predica la salvezza del pianeta, dall'altra la distruzione del diverso. E se invece avessero la stessa fonte di ispirazione?
Erano evidenti gli ispiratori (sia eventi che persone) del folle gesto di Tarrant, i cui nomi erano scritti sui caricatori dei suoi fucili. Erano personaggi storici come Carlo Martello e il doge di Venezia (e vincitore di Lepanto) Sebastiano Venier, contemporanei come il mancato terrorista di Macerata Luca Traini, eventi come gli stupri di Rotherham. Ma quali erano le sue idee? Si definiva "Eco-fascista", dove "Eco" non era solo un fronzolo. Il catastrofismo ecologista era infatti una delle molle principali, se non la principale, che ha fatto scattare la sua furia omicida. Soprattutto la paura per la vecchia e mai tramontata idea della "bomba demografica", che fece la fortuna dell'ambientalista Paul R. Ehrlich. La Bomba demografica, libro del 1968 che sta ispirando due generazioni di politici, parte dall'assunto classico che la crescita della popolazione supererà in velocità la crescita delle risorse.
LA BOMBA DEMOGRAFICA CHE NON ARRIVA MAI
Calata in una mentalità ecologista, questa oscura profezia (che non si è mai realizzata) ispira politiche di controllo delle nascite, incluse quelle più autoritarie e radicali praticate dalla Cina. In un uomo di estrema destra, ispira una nuova forma di sciovinismo bianco: fuori gli stranieri che figliano di più, per salvare la minoranza di bianchi. Nella sua lucida follia ideologica, Tarrant scriveva che il problema del riscaldamento globale e quello dell'immigrazione, "sono la stessa cosa, l'ambiente viene distrutto dalla sovrappopolazione, noi europei siamo uno dei gruppi che non stanno sovrappopolando il mondo. Gli invasori (sic!) sono quelli che stanno sovrappopolando il mondo. Uccidi gli invasori, ferma la sovrappopolazione e salverai l'ambiente!". Un pensiero allucinato, a dire il vero. Ma quel che più dovrebbe preoccupare è che, a ben vedere, c'è solo una differenza di sfumatura fra Tarrant e gli ecologisti che il 15 marzo riempivano le piazze: anche gli ecologisti pretendono di risolvere il problema con un aborto di massa. E questo dovrebbe avvenire attraverso la "pianificazione delle nascite" nei popoli del mondo in via di sviluppo, oggetto di innumerevoli politiche di cooperazione e sviluppo promosse dall'Onu.
IL PARTITO COMUNISTA CINESE COME MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE
Tarrant chiamava il suo modello "Nazionalismo verde", che mira a salvare il pianeta "fermando la continua distruzione dell'ambiente che sta avvenendo attraverso l'immigrazione di massa e l'urbanizzazione selvaggia". Tarrant dichiarava di odiare il capitalismo, il libero mercato, il libero scambio e di amare il Partito Comunista Cinese. Si dichiara sicuramente fascista e dice esplicitamente: "Ho quasi le stesse idee di sir Oswald Mosley (capo della British Union of Fascists, il partito fascista britannico esistito fra il 1932 e il 1940, ndr) e mi considero, per natura, un eco-fascista. La nazione che più si avvicina al mio ideale di politica e di società è la Repubblica Popolare Cinese". Dunque: il regime comunista che sa arricchirsi copiando elementi di capitalismo dall'Occidente, selezionando la sua popolazione con una durissima politica di eugenetica e coniugando il mito socialista con vecchie pulsioni nazionaliste. È questo il modello dello stragista. Ed è lo stesso che viene ammirato in Europa, non da pochi ambienti, quasi tutti progressisti. Viene da interrogarsi sulla radice comune e gli esiti analoghi di tutti i totalitarismi: anche il nazismo era un concentrato di idee sulla demografia e la natura (la ricerca dello spazio vitale, il controllo demografico delle razze inferiori, fino alla loro eliminazione fisica totale, l'aumento demografico di quelle superiori...) che allora erano ritenute "scientifiche".
Trump? Anche, ma con riserva. Lo stragista non ha nascosto la sua ammirazione per la retorica del presidente americano, quando "rinnova l'identità bianca e la nostra causa comune". Ma non lo considera come un decisore e un leader all'altezza. Perché non è autoritario, in pratica. Meglio la Cina, dal suo punto di vista.
Ma perché soffermarsi così tanto nella ideologie e nelle passate dichiarazioni di una mente così instabile? Perché è giusto vedere che cosa lo abbia suggestionato, individuare la fonte dell'odio ideologico, sapere a cosa può portare. Se giustamente si punta il dito contro il suprematismo bianco, bisogna realizzare che non è l'unica fonte di ispirazione di una mente criminale. Anche il catastrofismo demografico e il catastrofismo climatico sono altrettanto colpevoli. Le idee che animano la "meglio gioventù" possono anche armare la mano di un folle razzista.


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DOSSIER "GRETA THUNBERG"
L'adolescente sfruttata dalle lobby ecologiste

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15/03/2019

2 - TRIONFA L'IDEOLOGIA GENDER: VIA LIBERA IN ITALIA AL FARMACO BLOCCA PUBERTA'
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): il farmaco blocca-pubertà è un abuso di Stato sui bambini, se siete contrari al cambio di sesso dei figli ve li tolgono
Autore: Vincenzo Gubitosi - Fonte: Notizie Provita, 09/03/2019

Alla fine l'Aifa ha dato il via libera alla somministrazione della triptorelina come soluzione per la cosiddetta disforia di genere nei preadolescenti. Con delibera del 25 febbraio (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo), l'Aifa rende noto l'«inserimento del medicinale triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per l'impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva». Ne avevamo già parlato quando, incredibilmente, nell'estate 2018, il Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb) aveva dato parere positivo all'impiego della molecola per i casi in questione.

LA DISFORIA DI GENERE È UN DISTURBO MENTALE
Ora, potremmo seguire l'esempio di altre realtà associative che hanno subito messo in discussione la sicurezza della triptorelina, come Scienza e Vita e il Centro Studi Livatino, le quali in un comunicato congiunto hanno ribadito che il «farmaco viene immesso nell'elenco del Ssn in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine; è alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa - dai 12 ai 16 anni d'età - di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore». Potremmo seguire questo esempio e in parte lo facciamo, nel senso che è sicuramente pertinente e necessario rilevare questi pericoli sul piano applicativo. Il problema vero, però, è a monte, perché prima ancora di contestare l'applicazione di una terapia pericolosa, bisogna capire se la condizione sulla quale si intende intervenire con detta terapia, è correttamente inquadrata da un punto di vista non solo clinico, ma innanzitutto filosofico, per non dire, ancora più brutalmente, razionale.
A proposito della "disforia di genere" (com'è stato ribattezzato il disturbo dell'identità di genere nel Dsm-5 dell'American Psychiatric Association e nell'Icd-11 dell'Oms) assistiamo all'approccio più evidentemente irrazionale, filosoficamente abnorme e - se ne dovrebbe dedurre - clinicamente inattendibile che mai. È molto semplice: alla luce del nuovo approccio, se da un lato la disforia di genere «non è un disturbo mentale», dall'altro presenta «significative esigenze di assistenza sanitaria». Ci si dimostri che prestare assistenza sanitaria per una condizione che non è patologica bensì fisiologica è coerente con il principio di non contraddizione.

SE NON C'È ARMONIA TRA MENTE E CORPO, VA CURATA LA MENTE NON IL CORPO
Michelle Cretella, presidente dell'American College of Pediatricians, dichiarò a tal proposito a LifeSiteNews che «"normale" è ciò che adempie alla sua funzione. Una delle funzioni del cervello è percepire correttamente la realtà fisica, inclusa la natura del proprio corpo. I pensieri in accordo con la realtà fisica sono normali; i pensieri contrari alla realtà sono anormali». E ancora, qui da noi, Silvana De Mari scrive: «La mente e il corpo devono sempre essere in equilibrio e in armonia. Il corpo è reale. La mente deve accettare la realtà e amarla. Dove non c'è armonia tra mente e corpo, cioè tra mente e realtà, va curata la mente. Non va alterato il corpo fino a quando non diventa come la mente malata lo vuole. Il concetto che vede corpo e mente slegati esiste all'interno di una patologia, quella dissociativa» (Notizie Pro Vita, marzo 2019, n. 72, p. 8). Eppure, ad affermare simili ovvietà non c'è quasi più nessuno, e quei pochi che continuano a farlo si espongono sempre più al rischio di querele e persecuzioni mediatiche.
Per tornare alla triptorelina, in conclusione, prima di rilevare le criticità del "rimedio", ci dobbiamo chiedere se il male è stato veramente individuato. Perché si vuole permettere il blocco della pubertà a quei preadolescenti sessualmente confusi? Perché, se ricorrono le condizioni, questi devono poter "invertire la rotta" e cambiare sponda. È evidentemente questo il dramma da risolvere prima di tutto. Perciò sì, al bando la triptorelina (pagata con i soldi di tutti), ma sopra ogni cosa: al bando l'ideologia del gender.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).

IL FARMACO BLOCCA-PUBERTA' È UN ABUSO DI STATO SUI BAMBINI
il farmaco blocca-pubertà è un abuso di stato sui bambini
La decisione è stata presa dall'AIFA, l'Agenzia del farmaco, con la copertura di un parere positivo del CNB, il cosiddetto Comitato nazionale di Bioetica. La parola bioetica ci fa una paura maledetta. Anche la parola biopolitica ci fa ogni giorno più paura, vuol dire che lo Stato mette le mani anche nella biologia, stabilisce chi sia maschio e chi sia femmina, può entrare a casa tua e dirti se tuo figlio nato sano dovrà passare tutta la vita da malato.
La vicenda è questa: con Determina del 25 febbraio 2019 il dirigente dell'area pre-autorizzazioni dell'AIFA ha inserito la molecola TRP-triptorelina fra i medicinali erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale. Il farmaco potrà essere somministrato ad adolescenti ritenuti affetti da disforia di genere, per bloccare anche per qualche anno un evento fisiologico fondamentale, la pubertà. Questo per alleggerire il "percorso di definizione della loro identità di genere", frase questa semplicemente terrificante, perché non c'è nessun percorso da fare. [...]
Il processo che porta all'equilibrio, all'accettazione del proprio corpo, cioè della realtà, è magnifico ma delicato. È capitato anche a me: mia madre era inarrivabile, bellissima, perfetta, io ero goffa. Come sarebbe stato più semplice essere maschio! Nel 90-95% dei casi con l'arrivo della pubertà tutto si risolve. Quindi la cosa da fare è aspettare e contemporaneamente aiutare il bambino a riscoprire l'orgoglio di se stesso rinforzando il legame col genitore dello stesso sesso. E nei pochi casi in cui restasse l'odio di sé e del proprio sesso, occorrerà curare la mente, che è plastica, non il corpo che invece si ammala e sanguina.
Ora invece anche in Italia si è arrivati alla conclusione opposta: somministrare un farmaco che blocca la pubertà, alterando tutto il sistema endocrinologico e quindi tutto il sistema PNEI. Con l'acronimo PNEI, psiconeuroendocrinoimmunologia si intende l'insieme degli strettissimi rapporti tra mente, cervello, sistema endocrinologico e sistema immunologico Alterando uno, si altera tutto. Se si modifica il sistema endocrino, si modifica la mente. Sui foglietti illustrativi sono segnalati rischi di depressione anche gravi, che in un adolescente sono particolarmente devastanti, perché la depressione demotiva in un'età che deve essere appassionata.
I pediatri statunitensi dell'American College of Pediatricians dichiarano che la somministrazione del farmaco per bloccare la pubertà è un abuso su minore. Con un documento chiarissimo, hanno sancito 8 punti (clicca qui per il testo originale):
1. La sessualità umana è oggettivamente binaria: XX=femmina, XY=maschio
2. Nessuno è nato con un genere, tutti sono nati con un sesso.
3. Se una persona crede di essere ciò che NON è, questo è da considerare quantomeno come uno stato di confusione.
4. La pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere pericolosi.
5. Fino al 98% dei ragazzini e fino all'88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà li superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà.
6. L'uso di ormoni per impersonare l'altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro.
7. Il tasso di suicidi tra i transessuali è 20 volte quello medio, anche nella Svezia che è il Paese più gay friendly del mondo
8. È da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l'altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici.
La cosiddetta disforia di genere è dannatamente peggiorata dalla martellante propaganda fatta da televisione, real time, serie televisive, film, biblioteche per bambini dove le fiabe sono lette da trans, orripilanti libercoli dove qualcuno che ha buttato via il proprio sesso per una specie di imitazione dell'altro, è presentato come un eroe del pensiero e della volontà. A questo aggiungiamo l'effetto placebo e l'effetto nocebo, la capacità di guarire e ammalarsi per autosuggestione, e il desiderio di molti bambini di essere al centro dell'attenzione a tutti i costi, anche a costo di ammalarsi, anche a costo di essere medicalizzato, e otterremo la via per il disastro.
L'intervento chirurgico di castrazione e chirurgia estetica per somigliare all'altro sesso è lungo, necessita di mesi di convalescenza, e per tutta la vita il perineo rischia di essere un problema. La diagnosi di disforia di genere è ora anche da noi una via per il disastro. Da quando le hanno dato un nome e un cognome la disforia di genere è comparsa sulla scena, come una primadonna che entra solo all'ultimo atto, ma ugualmente monopolizza il palco. Mentre la malaria continua a imperversare in intere regioni e il cancro infantile aumenta vertiginosamente, tutti i governi hanno deciso che deve essere curata la disforia di genere. [...]
Noi che siamo complottisti e malfidati oltre che bigotti e antipatici, abbiamo la dannata impressione che questa improvvisa urgenza a curare la disforia di genere, dagli stessi governi che non sembrano minimamente impressionati dalla permanenza della malaria e dall'aumento del cancro infantile, ha qualcosa di sospetto.
Il compito della medicina è curare i corpi malati. La medicina non deve e non può trasformare corpi sani in corpi malati. La prima regola è non nuocere. Il rimpianto dopo questi interventi è frequente e atroce. Non si possono fare danni in medicina. Non si possono fare con denaro pubblico. Not with my money.
Che ognuno si tenga i genitali migliori e gli ormoni migliori. Che sono i suoi.
(Silvana De Mari, La Nuova Bussola Quotidiana, 9 marzo 2019)

SE SIETE CONTRARI AL CAMBIO DI SESSO DEI FIGLI VE LI SOTTRAGGONO
Mentre in Italia tiene banco il caso triptorelina e perfino in ambienti cattolici c'è chi apre al suo uso come farmaco blocca-pubertà (vedi l'intervento sul tema di Vatican News e la successiva inversione a U di Avvenire), le notizie che giungono dal Regno Unito confermano quanti danni faccia l'ideologia transessualista innanzitutto ai minori e al loro rapporto con la famiglia d'origine.
Nella sola Londra, considerando solo i dati dei municipi che hanno risposto alla richiesta informativa proveniente dal Sun, almeno tre bambini/adolescenti sono stati sottratti ai loro genitori nel 2018 dopo i litigi sorti per la volontà dei primi di "cambiare" sesso. Due di questi casi riguardano il municipio di Hillingdon, nella parte occidentale di Londra, dove ricade anche il municipio di Ealing, che si è rifiutato di specificare il numero preciso di figli strappati ai loro genitori, parlando di «meno di cinque» minori. Dunque, sommando i dati dei due borghi londinesi (il Sun riferisce solo che «non tutti i municipi hanno risposto» ma non specifica quanti, su 32 totali più la City, lo hanno fatto) il numero di casi oscilla da tre a sei in un solo anno, al netto della reticenza istituzionale.
I due municipi hanno negato che gli assistenti sociali siano intervenuti solo in relazione alla confusione sessuale dei minori. Così, secondo il resoconto del Daily Mail, si sono espresse le autorità di Hillingdon: «Nei due casi citati, i bambini non sono stati presi in custodia specificamente perché sono transgender. Nessun bambino è preso in custodia solo perché è transgender». Simile la dichiarazione del municipio di Ealing, che afferma di dover «tutelare la riservatezza delle persone interessate» e poi aggiunge: «Possiamo confermare che è stata fornita assistenza a giovani di età superiore ai 16 anni che ora sono adulti, a causa di preoccupazioni di sicurezza che non erano prevalentemente legate alla riassegnazione del genere».
Gira e rigira, per quanto la si voglia attenuare, ricorre la medesima causa - il desiderato e impossibile "cambiamento di sesso" - che nasce nella maggior parte dei casi da disturbi mentali causati dal mondo esterno nonché, come aveva rilevato uno studio (censurato) della ricercatrice americana Lisa Littman, dall'influsso dei pari e delle mode. Mode distruttive che sono conseguenza della propaganda Lgbt a cui le nuove generazioni vengono oggi sottoposte fin dalla più tenera età. Evidentemente questo dramma è in fase avanzata nel Regno Unito, dove l'uso della triptorelina come blocca-pubertà è sempre più comune e il numero di giovani confusi sulla propria identità sessuale ha assunto dimensioni da vero allarme.
Basti ricordare che in otto anni, dal 2009/2010 al 2017/2018, i minori che si sono rivolti al servizio sanitario britannico per ricevere trattamenti legati al "cambiamento di sesso" sono passati da 97 a 2.519, con un incremento complessivo del 2.497%, che schizza addirittura al +4.415% se si guarda al solo dato di bambine e ragazze (da 40 casi a 1.806). Solo nel 2017/2018 ci sono stati ben 45 casi del genere tra bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni (sebbene a quella età, riporta il Telegraph, non vengano dati farmaci); nello stesso periodo, a 800 minori, inclusi bambini di 10 anni, sono state fatte iniezioni per fermare la pubertà e ad alcuni sono stati anche dati ormoni dell'altro sesso. Come questo quotidiano aveva già riferito, la pazzesca impennata di minori sessualmente confusi ha spinto lo scorso settembre il ministro per le pari opportunità, Penny Mordaunt, a chiedere un'inchiesta per capire le cause del fenomeno. Nell'occasione è stato annunciato che si sarebbe approfondito il ruolo dei social network e dell'insegnamento (indottrinamento) nelle scuole delle tematiche legate al transessualismo.
Quel che è certo è che i genitori d'Oltremanica hanno seri motivi di preoccupazione, come ricorda anche il caso della madre delle Midlands che si è vista minacciare la sottrazione della figlia quattordicenne perché contraria all'idea che la ragazzina potesse distruggere il proprio corpo sano. E poi ci sono giudici compiacenti, come Michael Joseph Keehan (Alta Corte) che nel 2016 ha assecondato la richiesta di una minorenne che chiedeva di non dover informare i propri genitori adottivi su un suo possibile intervento di "rettificazione sessuale" perché loro continuavano a chiamarla con il suo vero nome.
Proprio perché è la stessa potestà genitoriale a essere sotto attacco, si è costituito il gruppo Transgender Trend, fondato da Stephanie Davies-Arai, la quale spiega che «i genitori che vedono come vengono risucchiati i propri figli» in questo meccanismo infernale, e lottano per contrastarlo, «vengono puniti». Un esempio perfetto di mondo ed educazione alla rovescia, dove i genitori sono puniti dall'autorità statale perché provano a distogliere dal male i loro figli.
Nel quadro britannico di generale cedimento a un'ideologia che nega la Sapienza creatrice di Dio, perfino la Chiesa - oggi gravemente infiltrata dalla lobby gay - mostra le sue mancanze, culminate nell'incredibile messaggio di sostegno dello scorso 20 novembre al Transgender day of remembrance («Giorno della memoria transgender»), pubblicato sul profilo Twitter della Conferenza episcopale dell'Inghilterra e del Galles, nel giorno dedicato alla memoria di un re e martire inglese come sant'Edmondo.
(Ermes Dovico, La Nuova Bussola Quotidiana, 14 marzo 2019)

Fonte: Notizie Provita, 09/03/2019

3 - LA MORALE DELLA BRAVA PERSONA E' UN'ERESIA
Non va a messa, ma è generoso e sincero, aiuta gli altri, fa volontariato, insomma... è una brava persona (?)
Fonte Sito del Timone, 24/02/2019

Parliamo spesso di qualcuno come "una brava persona" o "una persona fondamentalmente buona", e al contrario a volte accusiamo qualcuno di essere "una persona cattiva".
Da queste categorie, di "persona buona" e "persona cattiva", la gente prende riferimento per poi classificare le azioni. Questa tal cosa è stata fatta da varie "brave persone" che conosci? Quindi non può essere una cattiva azione.

È SBAGLIATO, MA...
Quindi, per esempio, "fare un aborto a causa di deformità fetali è sbagliato, ma la mia amica Sally doveva fare quella scelta tragica, ed è una delle madri più amorevoli e premurose che conosca"; oppure: "il matrimonio gay è sbagliato, ma Eddie e Steve sono una delle coppie più amorevoli che conosco e fanno così tanto per la loro comunità".
C'è un'altra (e ugualmente errata) forma di questo ragionamento che percorre lo stesso percorso retorico nella direzione opposta, partendo dalla convinzione che un'azione è sbagliata e da lì alla conclusione che chiunque commetta quell'atto è chiaramente una "cattiva persona". Quindi, ad esempio: "Finge di essere una brava persona, ma ho sentito di come ha lasciato la sua prima moglie".
Entrambi, penso, perdono un'importante realtà morale: la stessa persona è capace di fare sia cose buone che cattive, e spesso le persone sono miscele altamente complesse di virtù e vizio. Solo perché qualcuno è amorevole, gentile e divertente non significa che quella persona non sia capace di fare qualcosa che in realtà è molto sbagliato. E solo perché qualcuno ha fatto delle cose sbagliate non significa che non possano anche essere amorevoli e gentili in altri modi. Dire che qualcuno è una "brava persona" spesso significa poco più di "Mi piace quella persona", e non è un tipo di argomento che permette di dire che qualsiasi cosa fatta da quella persona sia giusta o sbagliata.

SIAMO TUTTI BUONI E NESSUNO DI NOI È BUONO
Dire che qualcosa che qualcuno ha fatto è sbagliato, non significa dire che quella persona è cattiva o inutile. È semplicemente per dire che quell'azione era sbagliata, un peccato di cui il peccatore dovrebbe pentirsi e per il quale dovrebbe emendarsi. Dovremmo eliminare le categorie di "persona buona" e "persona cattiva" dal nostro ragionamento morale. Tutto ciò che fanno è portarci fuori strada.
Siamo tutti buoni nel senso che tutti siamo fatti a immagine di Dio e che Dio desidera che noi conosciamo, amiamo, Lo serviamo e che siamo felici con Lui un giorno in cielo. E nessuno di noi è buono, nel senso che tutti commettiamo atti sbagliati e feriamo sia gli altri che noi stessi.

Fonte: Sito del Timone, 24/02/2019

4 - THE SONG: SPETTACOLARE FILM SUL MATRIMONIO
Un cantante, che rischia di perdersi tra il successo e le tentazioni carnali, scoprirà la sacralità del matrimonio nelle dure prove della vita (VIDEO: due trailer del film)
Autore: don Stefano Bimbi - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/03/2019

The Song è un film americano del 2014 che in Italia purtroppo non ha avuto il risalto che meritava nonostante sia un ottimo prodotto. Narra la storia di David King, famoso cantante country, che aveva peccato di adulterio con la moglie di un amico. Dopo il suicidio di quest'ultimo cerca di rimediare al suo errore rifacendosi una vita e sposando la sua donna... La sacralità del vincolo matrimoniale è il tema principale di tutto il film.
Jed King è suo figlio, che cerca di seguire le orme del padre nella musica e sembra non riuscire a sfondare... almeno finché non accetta di cantare in un vigneto durante una festa di paese dove incontra Rose, la figlia del proprietario della vigna. Jed si innamora immediatamente e in seguito i due si sposano. Il suo talento sboccia, scrive finalmente canzoni sue, ispirate dal suo amore per la moglie, e in poco tempo gli si apre la porta del successo. Ma sarà proprio la sua popolarità che rischierà di fargli perdere tutto quello che è invece importante nella vita.

LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO
La trama del film contiene un fitto intreccio di simboli e richiami alla Parola di Dio. L'intero racconto si intreccia infatti con i brani del Cantico dei Cantici, del Qoelet, libri attribuiti a re Salomone di cui il protagonista del film ricalca le orme. Infatti, Salomone, prima di essere re, si chiama Jedidja, da cui il diminutivo Jed.
Salomone è figlio del re David, come Jed di David King. Sia Salomone che Jed sono poeti e cantori della gloria di Dio (Salomone e soprattutto suo padre David hanno composto la gran parte dei salmi contenuti nella Bibbia, canti al Dio altissimo). Re Salomone costruisce finalmente un tempio al Dio degli ebrei che suo padre Davide avrebbe voluto fare, ma non fu in grado. Anche Jed costruisce un "tempio", in pratica una piccola cappella nella vigna dove poi si sposerà con Rose.
Interessante il tema della vigna che nella Bibbia è un potente simbolo del popolo di Israele e che Gesù riprenderà in un'importante parabola per mostrare che il proprietario della vigna è suo Padre. Inoltre la costruzione della cappella nel film diventerà un costante parallelo con la vita matrimoniale. Per il matrimonio la cappella ha appena la struttura esterna, ma necessita di essere completata durante la vita. Con alti e bassi, Jed arriverà anche a distruggerne una parte al termine di una litigata con la moglie, ma alla fine la cappella viene completata con pareti imbiancate e la croce sulla facciata. Evidente il simbolo da applicare alla vita sponsale: il giorno del matrimonio la costruzione della vita a due è appena iniziata e, tra alti e bassi, la vita matrimoniale va costruita giorno per giorno con fatica, impegno e soprattutto perdono reciproco.

CHIEDERE A DIO LA SAGGEZZA
Se qualcuno non fosse ancora convinto del parallelo tra il protagonista del film e Salomone basta dire che a metà della storia Jed, incalzato dalla fidanzata a chiedere un dono a Dio, fa una preghiera per ricevere la sapienza.
Ma come fu per il grande Salomone, la sapienza non sarà sufficiente a preservare Jed dal peccato. Infatti, il successo tiene Jed lontano da casa per lunghi periodi, durante i quali la mancanza di comunicazione e di intimità tra lui e la moglie Rose diventa difficile da gestire. Jed si sente chiamato con le sue canzoni a dare qualcosa ai suoi fan e non coglie il pericolo nel mettere al primo posto il lavoro.
Dal canto suo Rose è troppo legata alla casa paterna e non segue il marito proprio quando lui è più debole ed esposto alla tentazione. Così Jed, dopo essere stato messo alla prova per mesi e mesi, alla fine cede alle avances di Shelby Bale, una giovane musicista dallo spirito libero, con cui Jed condivide un tour. E la situazione, che era stata in bilico per mesi, finisce per precipitare.
La narrazione fa cogliere nettamente questo salto: il tempo che prima scorre lento, diventa all'improvviso vorticoso, come la vita di Jed che sembra un aereo in avvitamento verso il basso.
I riferimenti alla Bibbia sono continui: i versetti scandiscono il ritmo della narrazione. Senza forzature, la sapienza biblica sottolinea i passaggi della vicenda ed evidenzia la normalità, quasi la banalità, della tentazione e della presunzione di poter essere più forti del male.
Jed rischierà di perdere non solo la sua famiglia, ma anche se stesso. Nel film non manca il lieto fine, che evidenzia la fatica del perdono e della redenzione. Non si tratta di un semplice "vissero felici e contenti", ma soltanto un nuovo inizio... una strada mai in discesa, perché è la strada della vita di ciascuno su questa terra.
Jed, il protagonista, è interpretato da Alan Powell della rock band cristiana Anthem Lights e la musica è senza dubbio una parte importante della sceneggiatura. Giustamente la versione italiana del dvd mette i sottotitoli alle canzoni per sottolinearne l'importanza ai fini della trama.
Nel film la narrazione è avvincente e appassiona. Numerosi temi secondari, come i tatuaggi, l'alcol e la droga, rendono interessante il film. Inoltre, i dialoghi e soprattutto la voce narrante attraverso il testo biblico danno una profondità importante, un senso di immedesimazione che lascia il segno. Insomma un film da non perdere e da utilizzare anche come spunto di discussione in famiglia e con gli amici.

Nota di BastaBugie: per vedere i video con le canzoni del film "The Song" (con traduzione in italiano), clicca qui!

LA CONVERSIONE DEL CHITARRISTA DI VASCO ROSSI
Una storia simile a quella di ''The Song'', ma vera, è quella di Nando Bonini, chitarrista di Vasco Rossi. Con la sua clamorosa conversione si è salvato dalla sua vita spericolata. Per leggere l'articolo e vedere il video con l'invervista, clicca qui!

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Nonostante i sottostanti trailer del film siano in inglese, il film "The song" è disponibile in dvd doppiato in italiano. Per acquistarlo su IBS a € 7.99, clicca qui!


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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 16/03/2019

5 - EREDITARE LA FAAC ERA FOLLE, MA IL VESCOVO DI BOLOGNA CAFFARRA FU L'UNICO A CREDERCI... E AVEVA RAGIONE
Storia dell'azienda di cancelli automatici che la diocesi di Bologna ha ricevuto in eredità ed ha trasformato in un modello virtuoso (VIDEO: la vicenda della Faac vista da Milena Gabanelli del Corriere della Sera)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: Il Timone, gennaio 2019 (n. 180)

"Se lo facessi per soldi avrei già lasciato, lo faccio per tutte le famiglie bolognesi che non devono essere licenziate". Quando nel 2014 il cardinal Carlo Caffarra (1938-2017) si trovò di fronte alla decisione più insolita della sua vita non sapeva che 5 anni dopo quella visione avrebbe assunto i contorni della profezia. E così è andata, perché non è certo consueto che una curia episcopale si trovi di punto in bianco a occuparsi di bilanci e strategie aziendali, ma l'accettazione dell'eredità Faac lo proiettò improvvisamente in una partita più grande di lui. Rischiosa, perché occuparsi di impresa è difficile per un manager navigato, figuriamoci per un vescovo digiuno di competenze manageriali; impopolare, perché avere a che fare con maestranze e sindacati, ti espone a critiche e strumentalizzazioni. Ma a conti fatti oggi possiamo dire che quella di Caffarra fu un'intuizione geniale, maturata anzitutto nella fede nella Provvidenza che aveva voluto che quel ricco imprenditore, Michelangelo Manini, che da solo aveva portato la Faac ad essere una delle aziende leader nel mondo di produzione di cancelli automatizzati, lasciasse alla sola curia di Bologna il suo immenso patrimonio, azienda compresa.

PROVVIDENZA E PROFEZIA
Una provvidenza che oggi, grazie a Caffarra, vede la Chiesa di Bologna far fronte alla carità cittadina per circa 5,5 milioni di euro all'anno. In questi anni di gestione ecclesiale la Faac, sotto l'egida del successore di Caffarra, Matteo Maria Zuppi, naviga nel suo segmento di mercato con numeri da capogiro: nel 2014 i dipendenti erano 1000 e il fatturato di 284 milioni di euro. Oggi a fronte di un fatturato di 428 milioni di euro i dipendenti sono più che raddoppiati, 2500, e godono di benefit aziendali che la media degli operai può sognarsi.
"È tutto merito di Caffarra - spiega al Timone l'arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi - fu coraggioso perché le difficoltà dopo l'accettazione dell'eredità furono enormi". Eredità che Caffarra poteva anche non accettare, dato che Manini, nel suo testamento previde in caso di rinuncia della curia di Bologna che il lascito passasse alla Croce Rossa Internazionale e in caso di rifiuto, allo Stato Italiano.
"Invece Caffarra vide lungo e dovette affrontare, prima che gli ostacoli societari, l'opposizione anche nella Chiesa di quanti gli dicevano che la Chiesa non deve occuparsi di fare business". Business no, ma se la ricchezza serve per la promozione della fede e della carità, allora quei soldi dovevano essere benedetti. Infatti, Caffarra si decise e avviò una lunga vertenza con i famigliari di Manini che reclamavano quei beni. La vertenza si concluse con la liquidazione dei parenti e solo a quel punto l'azienda venne data in mano a un trust di tre professionisti.
"Si tratta di una soluzione prevista dal diritto societario anglosassone che in Italia non è molto presente", ci spiega monsignor Gian Luigi Nuvoli economo della Diocesi di Bologna e che nella vertenza Faac fu al fianco di Caffarra sempre, tanto da risultare il suo braccio operativo. "Sì, io ho sempre condiviso le sue idee sulla Faac e mi sono preso anche io la mia bella dose di critiche". E di accuse. Nel 2015 viene accusato di simulazione di reato, un furto avvenuto nella tenuta di Manini. "Venni prosciolto con formula piena da tutte le accuse assieme all'avvocato Moschetti".
Gli ostacoli non mancarono neppure sul fronte societario. La Faac era una multinazionale in utile, molto appetibile e "finalmente" senza comando. Non fu difficile ai tanti competitor provare azioni più o meno esplicite di acquisto dell'intera proprietà. "Siamo stati aggrediti da tantissimi concorrenti", insiste Nuvoli. Ma anche qui Caffarra tenne duro. "Non lo faccio per i soldi", diceva, "lo faccio per le 300 famiglie dello stabilimento di Bologna che rappresenta il cuore e la mente della Faac. Se cediamo verranno tutti assorbiti dai nuovi proprietari che trasferiranno anche la progettazione e la gestione altrove. Non posso permetterlo. Io sto dalla parte delle famiglie". Questo era Caffarra. Tempra emiliana, imprenditore per necessità e riconoscerlo oggi, dopo la sua morte improvvisa avvenuta nel settembre 2017, ripaga seppur in piccola misura della sua enorme perdita per la Chiesa, avvenuta nel bel mezzo di uno scontro teologico morale che lo ha visto consumarsi di dolore, nell'incomprensione e nel dileggio spesso dei vertici ecclesiastici, per la sua Chiesa.

LA CARITÀ PER LA CITTÀ
"Con in testa un preciso obiettivo", ricorda oggi Zuppi al Timone, "ovvero lasciare parte degli utili alla città sotto forma di carità. Una decisione che io, una volta entrato a Bologna ho condiviso senza tentennamenti". Come? Destinando alla carità della Chiesa quasi 5,5 milioni di euro all'anno. Suddivisi, come ha registrato un fortunato servizio giornalistico di Dataroom di Milena Gabanelli (che della gestione ecclesiale Faac si è innamorata fino ad invitare i vertici di via Altabella a prendere in gestione Alitalia) così: 1 milione per la Caritas diocesana che li destina ad affitti, bollette e sanità dei meno abbienti; 1 milione in borse lavoro, tirocini e start up aziendali; un altro milione in sostegno famiglie e aiuto allo studio, ma anche in progetti per le zone svantaggiate della Montagna. La restante parte va poi a progetti specifici che la Curia di Bologna elabora con il Comune per far fronte alla povertà. E alla Chiesa come istituzione che cosa va? "Al momento nulla, - insiste Zuppi - la mia opzione è stata quella di rendere definitiva la grande libertà con la quale elargiamo queste somme. Se gli utili servissero per la Chiesa stessa, per certi versi rischieremmo di essere sospettati di volerci arricchire noi".
Ma aiutare il parroco che non ha soldi per rifare il tetto della sua chiesa non appartiene anche questo alla carità? Chiediamo. "Sì, ma noi eliminiamo un passaggio, perché sia più chiaro che diamo tutto ai più poveri". "Certo, - gli fa eco l'economo - nulla vieta però che in futuro, se mai dovesse esserci bisogno, quei soldi possano essere utilizzati anche per i bisogni della Diocesi".

DOTTRINA E IMPRESA
Rimangono di questa impresa la preveggenza e il coraggio di Caffarra: "Possiamo dire che è stato un profeta - dice Nuvoli - un profeta nel solco della Dottrina sociale della Chiesa". Questa storia dimostra che fare impresa cristianamente si può e possono farla anche strutture ecclesiali. E conferma quanto fosse azzeccato il monito del predecessore di Caffarra e Zuppi, quel cardinal Giacomo Biffi che "diceva che nel Vangelo non c'è scritto che la Chiesa debba essere povera. Sono i cristiani che devono essere poveri, nel senso di non essere attaccati alle ricchezze".

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 3 minuti) la giornalista del Corriere della Sera Milena Gabanelli descrive la storia della Faac, la celebre azienda di cancelli automatici che la diocesi di Bologna ha ricevuto in eredità ed ha trasformato in un modello virtuoso. Tra profitti, welfare dei dipendenti e carità ai più bisognosi.


https://www.youtube.com/watch?v=OdlzW01R7VQ

Fonte: Il Timone, gennaio 2019 (n. 180)

6 - CRISTO PARLA ATTRAVERSO IL SACERDOTE
Ma siamo obbligati a fare quello che il sacerdote ci dice nella confessione? E se va contro il Magistero?
Autore: Padre Angelo Bellon - Fonte: Amici Domenicani, 26/05/2006

Gentile Padre Angelo,
nell'amministrazione del sacramento della Confessione, come negli altri Sacramenti, il sacerdote agisce "in Persona Christi". Questo significa che bisogna considerare tutto quello che il Sacerdote dice dall'inizio alla fine del Sacramento come se fosse stato detto da Cristo stesso? Cristo parla attraverso il Sacerdote? Se il Sacerdote dice qualcosa che va contro il Magistero?
Distinti saluti.
Marchesini

RISPOSTA DEL SACERDOTE

Caro Marchesini,
il sacerdote agisce in persona Christi soprattutto nel momento in cui proferisce le parole dell'assoluzione, nello stesso modo in cui agisce in persona Christi nel momento della Preghiera eucaristica, e in particolare quando proferisce le parole consacratorie.
E come nell'omelia durante la Messa il sacerdote può andare fuori strada (e in questo caso non va ascoltato), così si deve fare anche a proposito di quanto viene detto in confessionale. Se un sacerdote si discosta dalla dottrina del Magistero, non va ascoltato.
Inoltre va ricordato che le parole del il Sacerdote, sebbene siano molto importanti per chi si sta confessando, non fanno parte della materia (contrizione, accusa, penitenza) o della forma del sacramento (le parole dell'assoluzione proferite dal sacerdote). Rientrano nel rito, come quelle dell'omelia durante la Messa. Pertanto non hanno il carisma dell'infallibilità.
Le parole di esortazione o di illuminazione che il sacerdote dice al penitente dopo che questi ha fatto l'accusa dei peccati rientrano nel compito di medico, di padre e di maestro che il sacerdote è chiamato a svolgere.
E come da un punto di vista umano c'è un medico, un padre o un maestro più bravo di un altro, così può succedere anche per il confessore.
E per questo non è sbagliato scegliere un confessore piuttosto che un altro.
Tuttavia, per quanto riguarda l'assoluzione dei peccati, quella data da qualunque prete, purché sia legittimato ad ascoltare le confessioni, è del medesimo valore dell'assoluzione del prete più santo e più dotto.
Ti saluto, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.

Fonte: Amici Domenicani, 26/05/2006

7 - INTERVISTA AL VICEPRESIDENTE DEL CONGRESSO MONDIALE PER LA FAMIGLIA
Risposta alle polemiche, gli insulti e le fake news di chi vede come fumo negli occhi la festa delle famiglie che si svolgerà a Verona dal 29 al 31 marzo
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Scenari Economici, 12/03/2019

Assieme a Toni Brandi, sarà il principale "anfitrione" del Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo 2019. Jacopo Coghe, 34 anni, presidente di Generazione Famiglia, ha assunto alcuni mesi fa l'incarico di vicepresidente del Congresso Mondiale. Generazione Famiglia e Pro Vita onlus, hanno stretto un'alleanza che, alla lunga, potrebbe rivelarsi vincente, perché sostenuta dal basso, dalla gente comune. Nel frattempo, però, c'è molto da lavorare e sullo sfondo c'è il passaggio cruciale delle elezioni europee. «Un'Europa che non scommette sulla famiglia non ha alcun futuro», afferma Coghe, che, a colloquio con Scenari economici, si è espresso a chiare lettere su cosa c'è in gioco.
Manca meno di un mese allo svolgimento del Congresso Mondiale delle Famiglie, a che punto sono i preparativi?
«La lista dei partecipanti è ormai definitiva, siamo davvero in dirittura d'arrivo. Sia Generazione Famiglia che Pro Vita hanno accumulato un bagaglio di esperienze importanti negli ultimi 4-5 anni: tante battaglie per la famiglia e per la vita ci hanno portato a marciare fianco a fianco in numerose occasioni. Perché allora non unire le forze? La vera carta vincente del nostro Congresso, però, sarà l'alleanza che stingeremo con le famiglie che incontreremo a Verona. I partecipanti e gli uditori contano almeno quanto gli esperti che saliranno sul palco. L'organizzazione del Congresso non è un club elitario che vuole orientare il popolo. Noi, al contrario, raccogliamo le istanze della gente e, per l'appunto, delle famiglie, con le quali vogliamo cooperare. Famiglie che, da troppi anni, si sentono abbandonate, che faticano più che in passato a mantenere il loro ruolo di timone e motore della società. Siamo sicuri che la tre giorni di Verona rappresenterà una gigantesca iniezione di speranza per noi e per loro. Ci sarà da lavorare duro ma il sold out di prenotazioni al Congresso è un chiaro segno che siamo partiti col piede giusto».
Questo evento ha una caratura fortemente internazionale, grazie alla presenza di rappresentanti da tutto il mondo e, in ogni parte del mondo, la famiglia vive problematiche diverse. Che tipo di messaggi arriveranno dal palco di Verona?
«Indubbiamente, nel mondo le famiglie vivono situazioni molto differenti da luogo a luogo. Molte famiglie mediorientali scappano dalla guerra, quelle africane patiscono la fame, in Occidente è tristemente diffusa la violenza domestica su donne e bambini. Di tutto questo a Verona si parlerà ma credo che lo scenario europeo sarà, più degli altri, il tema sotto i riflettori, visto anche l'appuntamento imminente con le elezioni europee. È all'Europa che lanceremo il messaggio più forte: la maggior parte dei paesi del vecchio continente - Italia in primis - soffrono una crisi demografica senza precedenti, per combattere la quale non possiamo limitarci ai palliativi dei sussidi economici alle famiglie. Aiutare le famiglie in difficoltà è condizione necessaria ma non sufficiente, occorre ricreare una vera cultura della famiglia, ristabilendo innanzitutto un'armonia tra famiglie, scuola, imprese e istituzioni che, da troppo tempo, risulta incrinata. Questo cambiamento non potrà avvenire dal giorno alla notte ma, proprio per questo, bisogna agire subito. Da troppi anni, l'Unione Europea mette al centro l'economia, le banche, i parametri di bilancio e fiscali e lascia in secondo piano l'uomo. Pare quasi che siano più importanti le dimensioni di un pomodoro o di un cetriolo prodotto nelle aziende europee che non la salute e la serenità di un bambino all'interno della sua famiglia. Da una ventina d'anni a questa parte, invece, l'Europa si mobilita per le famiglie soltanto se sono "famiglie arcobaleno"... Tutto questo deve finire e ai politici presenti a Verona, noi lo ribadiremo senza troppi giri di parole».
È tristemente risaputo che il nostro Paese si è sempre impegnato molto poco per le politiche familiari. C'è, al contrario, qualche esempio virtuoso tra i partner europei che varrebbe la pena seguire?
«Assolutamente sì. Penso a vari paesi dell'Europa orientale, in particolare all'Ungheria, che, con il governo Orban, ormai da alcuni anni, sta mettendo in campo misure di incentivo demografico e i risultati si vedono: crescono i matrimoni e le nascite, calano i divorzi e gli aborti. L'Italia, comunque, non starà a guardare e noi approfitteremo della presenza del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, per confrontarci e fare il punto della situazione su quello che ha fatto il governo e quello che le famiglie italiane vogliono. Abbiamo una Costituzione che, all'articolo 29, tutela la famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio": come rappresentanti della società civile, faremo tutto il possibile affinché la politica dia finalmente applicazione a questo principio costituzionale ingiustamente dimenticato». [...]
Dopo due giorni di dibattiti, testimonianze e workshop, il Congresso si concluderà con una marcia diretta verso il centro di Verona. Sarà qualcosa di simile alla Marcia per la Vita?
«In realtà questo momento finale non vuole essere una marcia di protesta contro qualcosa ma piuttosto un momento di festa per la famiglia. È giusto che le famiglie si incontrino, stringano amicizia e trascorrano un momento lieto per tutti: mamme, papà, bambini, nonni. Ovviamente sarà un momento di festa "consapevole": le due giornate di congresso avranno veicolato un gran numero di informazioni, rafforzando così la coscienza civica di ognuno in merito al preziosissimo ruolo sociale che la famiglia svolge. Potremmo dire che il Congresso propriamente detto rappresenterà la "mente" delle famiglie, mentre la marcia sarà un po' il loro "cuore": quando l'intero corpo funziona bene, allora, potrà affrontare tutte le difficoltà e andare davvero lontano».

Nota di BastaBugie: per sostenere con una donazione il Congresso mondiale per la famiglia di Verona si può fare un bonifico a: ProVita Onlus / Banca: Cassa Rurale Alta Vallagarina / IBAN: IT89X0830535820000000058640.

Luca Paci nell'articolo seguente dal titolo "Verona, chi ha paura della famiglia naturale?" parla delle polemiche, gli insulti e le fake news sui relatori e ora anche le offese di Di Maio al Congresso Mondiale per la Famiglia. Tanti ospiti istituzionali, sia italiani che stranieri, a parlare dei diritti della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio: frustrazione per chi vuole la distruzione della famiglia e vede che ha sempre meno seguito.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 marzo 2019:
Interrogazioni parlamentari, bufale fatte girare ad arte, contromanifestazioni, contestazioni di piazza, intimidazioni più o meno velate e le solite accuse - prive di un'argomentazione fondata - di oscurantismo, fascismo, odio, patriarcato e volontà di sottomissione delle donne.
E ora anche il vicepremier Luigi Di Maio che li definisce "sfigati". Il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo ha riacceso il fuoco della famiglio-fobia. I gendarmi del pensiero unico non possono accettare che migliaia di delegati possano riunirsi per parlare, insieme a importanti esponenti di governo, di bellezza del matrimonio, diritti dei bambini, ecologia umana integrale e delle politiche per la famiglia e la natalità, per di più con il patrocinio di istituzioni pubbliche come il Comune di Verona, la Regione Veneto e il ministero della Famiglia.
La reazione isterica di femministe radicali, sigle arcobaleno e di buona parte della sinistra rivela però il nervo scoperto di chi inizia a sentirsi franare la terra sotto i piedi. Dopo che per anni numerosi gay pride e controverse iniziative di educazione alle differenze hanno ricevuto patrocini e anche finanziamenti di ogni tipo, ci sono segnali di inversione di tendenza non trascurabili. L'intervento del ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, che ha sospeso l'ideologico "progetto di ricerca sul bullismo omofobico" promosso dall'Ufficio regionale scolastico dell'Umbria, è solo l'ultimo di una serie di colpi ricevuti da alcuni ambienti progressisti che non sono abituati a trovare ostacoli alla realizzazione della loro agenda. A tal proposito vale la pena ricordare anche il pieno riconoscimento dell'istituto del consenso informato nelle scuole e il ritiro dalla Rete Ready (coordinamento di comuni, provincie e regioni che sostengono politiche pro lgbt) di molte istituzioni locali.
Insomma nell'attacco alla famiglia naturale di Cirinnà e soci c'è tutta la frustrazione di chi ha compreso che il nucleo fondante della società, composto da madre, padre e figli, è l'ultimo scoglio da superare per dare forma definitiva a quel modello di società agognato dai profeti dell'indifferentismo apolide: senza radici, senza legami, senza identità, una società di individui, di consumatori, dove ogni desiderio può tramutarsi immediatamente in diritto.
Per questo motivo ha assunto un valore altamente simbolico la guerra contro il patrocinio rilasciato dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana al Congresso di Verona. In questi giorni si rincorrono voci e smentite riguardo una possibile revoca dell'autorizzazione a usare il logo della Presidenza del Consiglio in relazione alla kermesse. Martedì molti parlamentari plaudevano al ritiro del patrocinio, poi la doccia fredda arrivata dallo staff del ministro Fontana che riferiva "che non esiste alcuna richiesta di revoca". "Ci sono cascata anche io, il patrocinio del Consiglio dei ministri non è stato ritirato" ha riconosciuto il giorno seguente la deputata del Pd, Giuditta Pini, la stessa che ha presentato un'interrogazione parlamentare contro l'evento. Rilancia invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora (promotore del tavolo permanente delle associazioni lgbt), secondo il quale "il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un'istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell'Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio". Sul piatto resta anche la mozione presentata dalla senatrice Monica Cirinnà e firmata da tutto il gruppo dem a Palazzo Madama, che impegna "il Governo a revocare ogni forma di patrocinio o sostegno al Congresso delle Famiglie".
Sono inoltre state fatte circolare alcune fake news, riprese da molti giornali italiani, che sostengono che uno degli speaker del Congresso, Scott Lively, è stato condannato nel 2017 per aver favorito la violazione dei diritti umani e la persecuzione contro le persone gay in Uganda e che è inoltre prevista la partecipazione di Lucy Akello, ministra ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che "vorrebbe reintrodurre la pena di morte per le persone gay" e della nigeriana Theresa Okafor, che "sostiene che gli attivisti LGBTQ+ cospirino con il gruppo terroristico Boko Haram". Tutte insinuazioni smentite dai diretti interessati e rispetto alle quali gli organizzatori del Congresso hanno annunciato querele e azioni legali.
Dunque le realtà che animeranno il Congresso ribattono colpo su colpo a ogni calunnia. "Le posizioni delle famiglie italiane anche se costituzionalmente tutelate sono ormai preda di menzogne violente e assurde. Mentre le polemichette sui giornali si perdono nel bicchiere d'acqua del "logo sì logo no" concesso al Congresso Mondiale delle Famiglie e su altre fake news, sui temi che tratteremo nessuno dice la verità", hanno dichiarato in una nota Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie e membri del Family Day, il grande movimento di piazza delle famiglie che ha promosso l'evento.
«Forse ignorano questi produttori di bufale - hanno proseguito Brandi e Coghe - che la posizione del Congresso delle Famiglie è in linea con i principi fissati dalla Costituzione: per esempio, la promozione dei "diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio"». E ancora, i due esponenti dell'associazionismo pro family hanno ricordato che "l'art 37 della Costituzione parla di promozione di politiche che assicurino alla donna lavoratrice 'gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore', e condizioni di lavoro che consentano 'l'adempimento della sua essenziale funzione familiare'. Udite, udite, anche noi vogliamo tutte queste tutele per le donne, che scelgano il lavoro o di stare a casa. Cosa c'è di così orrendo e illegittimo?".
"Non ultimo l'utero in affitto - hanno sottolineato in conclusione -; è la stessa Cassazione, da poco, ad aver ribadito il divieto nel nostro Paese di ogni pratica di questo genere anche se gratis e, attraverso il Procuratore Generale, ad averlo indicato come 'contrario all'ordine pubblico'". I promotori del Congresso non sono per nulla intimoriti e forti del tutto esaurito confermano gli interventi di oltre 70 relatori da tutto il mondo e la presenza dei ministri Salvini, Bussetti e Fontana; del presidente del Parlamento europeo Tajani; del Governatore della Regione Veneto Luca Zaia; del sindaco di Verona, Federico Sboarina e della leader di Fdi, Giorgia Meloni. Parteciperanno anche rappresentati governativi di altri Paesi, tra i quali spiccano il presidente della Moldavia Igor Dodon e il ministro per la Famiglia ungherese Katalin Novak.
Tuttavia il tambureggiamento di chi grida al ritorno al medioevo di certo non è stato gradito alle tante famiglie che prenderanno parte alla marcia per le vie di Verona, organizzata per domenica 31 marzo in chiusura del Congresso. La risposta migliore sarà riempire piazza Bra con mamme, papà e bambini festosi. Alla marcia conclusiva non parleranno esponenti politici, ma l'evento vedrà per protagonista quel popolo che ogni giorno riallaccia i legami più profondi del nostro Paese, che dà continuità e speranza a un'Italia sfilacciata, nichilista in pieno inverno demografico. Il presidente del Family Day Massimo Gandolfini ha rilanciato un appello rivolto a tutte le famiglie, saranno loro a fare la differenza. "Non servono altri motivi e spiegazioni - ha detto il neurochirurgo bresciano - per venire a Verona".


DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: Scenari Economici, 12/03/2019

8 - LA QUARESIMA CI SPINGE AD IMPARARE L'UMILTA'
Essere umili è indispensabile per sperimentare la gioia e vivere in pienezza la nostra vita
Fonte Beata Pacis Visio, marzo 2019

L'inizio della Quaresima ci richiama subito ad un tempo di penitenza e di conversione, a volte anche con una sfumatura di mestizia. Le cose cambiano se vediamo questi giorni come un mezzo per avere con il Signore quel rapporto di fede e di amore che è l'unico che dà senso, pienezza, stabilità, gioia alla nostra vita, rendendoci umili, cioè insegnandoci chi è Lui e chi siamo noi.
Può sembrare strano, ma è proprio così: l'umiltà è indispensabile per sperimentare la gioia e vivere in pienezza la nostra vita.

LA FALSA UMILTÀ
Noi troppe volte abbiamo un concetto errato di umiltà, per questo la sentiamo come un peso, una diminuzione che "dobbiamo" accettare, spesso a denti stretti. Altre volte invece siamo inclinati verso una falsa umiltà e questo ci impedisce di ottenere la vera umiltà. L'umiltà non consiste nel non vedere le doti naturali, l'intelligenza, le grazie che abbiamo, perché questo sarebbe un non vedere i doni che Dio ci ha dato e quindi più che umiltà sarebbe ingratitudine. Ciò che è contrario all'umiltà è l'attribuircene il merito, è il farsi belli con ciò che abbiamo ricevuto da Dio come se fosse tutta opera nostra.
L'umiltà non consiste nell'avvilirsi e nel buttarsi giù davanti agli altri. Questo modo di fare spesso è in realtà orgoglio; talvolta lo scopo, magari inconscio, di chi si butta giù è di ottenere dagli altri la lode che nega a se stesso e può essere anche una grande pigrizia. Dalla vera umiltà non nasce mai lo scoraggiamento. Se ci scoraggiamo è perché pensiamo più al nostro successo che alla gloria di Dio, è perché non cerchiamo veramente solo Dio, è perché il nostro orgoglio è ferito e la nostra volontà contrariata; e in altre parole, è perché in ciò che facciamo siamo mossi da motivi umani, cerchiamo il consenso degli uomini più che quello di Dio.

LA VERA UMILTÀ
Invece per essere umili dobbiamo prima di tutto spostare lo sguardo e l'attenzione da noi stessi a Dio.
Nessuno mai ha visto Dio (1Gv 4,12), afferma la Sacra Scrittura. Fino a quando viviamo sulla terra, non abbiamo una conoscenza diretta dell'essenza divina; tra Dio e l'uomo c'è una distanza infinita, e soltanto Lui, adeguandosi alla condizione dell'essere umano, ha potuto colmarla attraverso la sua rivelazione. Dio si è manifestato agli uomini nella creazione, nella storia di Israele, nelle parole che ha pronunciato attraverso i profeti e, infine, nel proprio Figlio, che è la rivelazione ultima, completa e definitiva, la manifestazione stessa di Dio, infatti Gesù ha detto "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14,9).
Se ci pensassimo veramente: Dio che si fa uomo. Dio che, in Cristo, vede e si fa vedere, sente e si fa sentire, tocca e si fa toccare, che si abbassa alla condizione umana e ci chiama - noi che lo abbiamo offeso e tradito! - all'intimità del suo amore, alla santità. Lo stupore di fronte all'Incarnazione del verbo ci spinge a contemplare con venerazione le azioni, i gesti e le parole di Gesù. E facendo questo, si scopre che nella vita di Cristo, tutto, dalla nascita fino alla morte in Croce, è impregnato di umiltà, perché come dice S. Paolo nel famoso passo della Lettera ai Filippesi (2, 6-8): "... pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce".

L'ALLERGIA ALL'UMILTÀ
È per questo che S. Agostino nella sua Lettera 118 afferma: "Se mi chiedete cosa vi è di più essenziale nella religione e nella disciplina di Gesù Cristo, vi risponderò: La prima cosa è l'umiltà, la seconda, l'umiltà e la terza, l'umiltà". Perché nell'umiltà del Verbo incarnato, oltre a manifestarsi la profondità dell'amore di Dio per noi, ci viene fatto conoscere il solo cammino che può condurre anche noi alla pienezza di questo amore.
Oggi invece nel mondo pare che ci sia una specie di "allergia all'umiltà", anche se in realtà questo non è tanto un pensiero "moderno", ma una costante del carattere umano, dell'uomo che orgogliosamente si ritiene unico signore e padrone della propria vita, e legge a se stesso, come quando fece il peccato originale.
Umiliarsi significa dunque vedersi quali effettivamente siamo davanti a Dio, ammettere onestamente i propri limiti, riconoscere un'autorità legittima al di sopra di noi e sottomettersi volentieri ad essa. Significa soprattutto imitare Gesù, seguire il suo esempio.
Se nel nostro cammino quaresimale impareremo questo, allora davvero arriveremo a Pasqua colmi del gaudio dello Spirito Santo, come dice S. Benedetto nella sua Regola (49,6) e un poco più cristiani, cioè un poco più simili a Cristo.

DOSSIER "QUARESIMA"
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Fonte: Beata Pacis Visio, marzo 2019

9 - OMELIA III DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete allo stesso modo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Siamo giunti a metà del nostro itinerario quaresimale e la lettura del Vangelo ci presenta la parabola del fico infruttuoso. Quell'albero di fico simboleggia ciascuno di noi chiamati a portare frutti abbondanti che rimangano per la Vita eterna. Come un albero carico di frutti piega i suoi rami a terra, fino quasi a spezzarsi, così noi, al termine della nostra vita, dovremmo giungere ricolmi di opere buone per il Paradiso. [...]
Questa parabola ci insegna prima di tutto che la nostra vocazione è quella di portare frutti abbondanti di opere buone. Solo così potremo essere felici. Certamente ciò comporterà sacrificio: i rami pieni di frutti quasi si spezzano, ma se un albero non fruttifica a cosa serve? Un genitore è contento di tutti i suoi sacrifici quando vede che questi sono serviti a far crescere i figli buoni e onesti. Quando si ama, i sacrifici sono amati e benedetti.
Per dare frutto autentico, noi dobbiamo intraprendere un cammino di seria conversione. Ciò è indispensabile. Dobbiamo intensificare la nostra preghiera, lottare contro il peccato, e dobbiamo esseri generosi nella nostra mortificazione. In poche parole, dobbiamo convertirci. Per ben due volte, nel brano del Vangelo di oggi, Gesù ci dice: «Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3-4).
La Quaresima è il tempo adatto per convertirci e cambiare rotta. La mortificazione, la penitenza di cui il Vangelo tante volte parla, si possono paragonare a tutte quelle cure che il contadino prodiga affinché gli alberi da lui curati portino frutto. La sua opera è faticosa, ma indispensabile.
La parabola del fico ci insegna inoltre la pazienza di Dio. Il padrone del campo attese per tre anni prima di tagliare quell'albero infruttuoso. Così fa Dio con noi. Egli non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva. Ma non bisogna abusare della sua pazienza. San Bernardino da Siena insegnava che Dio aspetta la conversione del peccatore, ma, dopo un certo tempo più o meno lungo, interviene per il bene stesso di quel peccatore. Questi interventi medicinali di Dio che tante volte chiamiamo "castighi di Dio", su questa terra, sono espressioni della sua infinita Misericordia. Il castigo è come una medicina amara che Dio non vorrebbe somministrare, ma che usa come estremo rimedio per scuotere i suoi figli prodighi e ricondurli al suo Amore. Dio, che tanto ama le sue creature, non può disinteressarsi della sorte dei suoi figli che camminano per la via della perdizione: Egli fa di tutto per ricondurli sulla retta strada che conduce al Cielo.
Non dobbiamo attendere questi interventi, convertiamoci subito! Chiediamo incessantemente a Gesù per intercessione della Madre sua e nostra la grazia di una continua e profonda conversione.
Anni fa un missionario incontrò una donna, la quale aveva un figlio che da poco si era convertito. In precedenza egli era un delinquente, un violento e rubava di continuo. La mamma cercava di richiamarlo, di condurlo alla Fede, ma inutilmente. A un certo punto, dopo diversi anni di questa vita dissoluta, il giovane disse alla madre: «Se Dio veramente esiste e se Dio veramente mi ama, come tu dici, certamente mi punirà, perché un padre corregge sempre un figlio che sbaglia». Passarono pochi giorni e dopo l'ennesimo furto, il giovane fu arrestato. In quel Paese le carceri sono molto dure e in mezzo a tanta sofferenza il giovane si convertì e divenne un apostolo per tanti compagni di prigionia, distribuendo loro i Rosari e le Medagline che la mamma gli portava. Accettò con rassegnazione la sofferenza di quella dura prigionia, in riparazione dei suoi numerosi e gravi peccati.
Dio amava davvero quel giovane e proprio perché lo amava permise quella sofferenza, per convertirlo e salvarlo. Da questo episodio possiamo capire come la più grande sventura che ci possa capitare è quella di non essere corretti da Dio.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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