BastaBugie n�606 del 03 aprile 2019

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1 IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE SEGNA IL RITORNO DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI
A Verona si è dimostrato illusorio il cattolicesimo dialogante che pretende di essere solo per e non contro (impossibile: chi è per la famiglia deve dire inevitabilmente no a tutto ciò che va contro di essa)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL CONGRESSO DI VERONA E LA BUONA BATTAGLIA IN DIFESA DELLA FAMIGLIA NATURALE
Il popolo della vita cresce, ma per essere adeguatamente rappresentato la battaglia va condotta in nome degli principi non negoziabili, non della Costituzione italiana (VIDEO: Giorgia Meloni a Verona)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
3 CRUCIANI A VERONA: ''NON SONO UNO DI VOI, MA DEVO AMMETTERE CHE VOGLIONO TOGLIERVI LA LIBERTA' DI PARLARE''
L'accusa di essere medioevali è ridicola: chi crede che fu buia l'epoca che vide la costruzione delle cattedrali e l'invenzione dell'università, non può che essere mentalmente ritardato o profondamente ignorante
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone
4 A UN CONVEGNO A MILANO L'IMAM INSEGNA A PICCHIARE LA MOGLIE, MA NESSUNO PROTESTA
Nessun corteo femminista per i diritti delle donne alla Fiera della Speranza organizzato da una ong islamica (VIDEO: imam insegna come picchiare la moglie)
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA BELLA ITALIA CHE I MEDIA NON RACCONTANO
L'autista che poteva fare una strage di bambini era un senegalese diventato cittadino italiano (forse islamico) e il bambino italiano non ha gridato ''io ti amo'', bensì ''Dio ti amo'' (VIDEO: le urla dei bambini liberati)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
6 FILOTEA, IL LIBRO SPIRITUALE CHE TUTTI DOVREBBERO AVER LETTO
Il grande classico di san Francesco di Sales fa riscoprire: come organizzare i buoni propositi, i mezzi per avvicinarsi a Dio, le virtù e come rafforzarle, gli inganni del Nemico, ecc.
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano
7 LEJEUNE SI OPPOSE ALLA TEORIA RAZZISTA ELABORATA DA DOWN
Nella giornata mondiale sulla sindrome di down (21 marzo) ricordiamo il grande scienziato e servo di Dio (VIDEO: Jérôme Lejeune al Meeting di Rimini)
Fonte: Radici Cristiane
8 IL TERRORISTA CESARE BATTISTI HA AMMESSO I QUATTRO OMICIDI E CHIESTO SCUSA AI FAMILIARI
Però questa auto-assoluzione non ha niente a che fare con il pentimento (che presuppone un giudizio sui propri atti alla luce del bene e del male)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
9 OMELIA V DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Gv 8,1-11)
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE SEGNA IL RITORNO DEI PRINCIPI NON NEGOZIABILI
A Verona si è dimostrato illusorio il cattolicesimo dialogante che pretende di essere solo per e non contro (impossibile: chi è per la famiglia deve dire inevitabilmente no a tutto ciò che va contro di essa)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-04-2019

Il Congresso mondiale delle Famiglie di Verona si è occupato direttamente di Dottrina sociale della Chiesa, anche se non l'ha chiamata direttamente in causa. I temi del Congresso sono centrali per la Dottrina sociale della Chiesa, nonostante oggi vengano spesso e volentieri messi da parte: a Verona, in fondo, si è ribadita l'esistenza moralmente e politicamente vincolante dei "principi non negoziabili". A conclusione dello scoppiettante e contestatissimo Congresso, tra le tante cose che altri diranno, scelgo due argomenti che mi sembrano indicativi di una prassi da seguire in futuro. Dalle esperienze bisogna infatti imparare.
Anche in occasione di questo Congresso sono emerse da parte cattolica le posizioni delle "anime belle" che [...] non erano d'accordo con le posizioni affermate e avrebbero voluto posizioni dialogate. Secondo loro non si trattava di ribadire delle verità e di chiamare a raccolta quanti volevano impegnarsi per difenderle, ma sarebbe stato utile creare un tavolo di confronto in vista di passi condivisi. Si tratta dell'idea secondo cui il cattolico dovrebbe sempre proporre soluzioni aperte e mai dichiarare delle verità o condannare degli errori. Insomma, dovrebbe essere sempre "per" e mai "contro". Non faccio qui i nomi di coloro che si sono così pronunciati. Tutti li abbiamo letti sui giornali o sui social network nei giorni scorsi. Si tratta dello stile di chi dice che non si devono mai usare parole ostili. Sotto sotto c'è l'idea che il modo (il come) sia importante quanto e forse più del contenuto (il cosa), ossia il pastoralismo.

IL PASTORALISMO È CONNIVENZA CON IL NEMICO
Ora, i fatti verificatisi attorno al Congresso hanno completamente sfatato questa illusione pastoralista. Mentre le "anime belle" del cattolicesimo non ostile rimproveravano gli organizzatori del Congresso e i partecipanti, gli altri - ossia coloro verso cui si sarebbe dovuto aprire un dialogo - puntavano le loro artiglierie e sparavano a man salva; preparavano i loro agguati e i loro trabocchetti, mobilitavano le loro truppe pagandone il viaggio in pullman a Verona per manifestare, aggredivano, insultavano e denigravano, seminavano bugie, mobilitavano conduttrici e conduttori della Rai, precettavano gli intellettuali di grido... insomma facevano la guerra. Nei confronti di questo bombardamento belligerante, nessuna delle "anime belle" è intervenuta con parole di condanna o di dissociazione, anzi hanno continuato a criticare gli organizzatori del Congresso perché non avevano gettato "ponti" e perché avevano usato stili ostili.
Il Congresso di Verona, per questi motivi, è stato la confutazione piena del cattolicesimo pastoralmente (e pregiudizialmente) dialogante, ha ribadito che per dialogare bisogna essere in due e se l'altro spara non è possibile mettersi a dialogare con lui, che è in atto una lotta non disciplinata da nessuna regola - Carl Schmitt direbbe una "lotta partigiana" - e che la controparte mette in campo tutte le sue potenti legioni. È una lotta in cui, come in ogni lotta, ci sono le defezioni e i tradimenti. Una lotta in cui, come in ogni lotta, il pericolo principale è il "fronte interno". La richiesta del dialogo sistematico e preventivo è - per usare una espressione militare - una forma di connivenza col nemico.

A OGNI SI CORRISPONDE ALMENO UN NO
A Verona, poi, è emerso un altro interessante insegnamento. Proprio perché si dovrebbe agire "per" e mai "contro", ci sono stati molti - anche autorevoli - interventi da parte cattolica per ricordare che la famiglia è insostituibile. Non è venuta però nessuna affermazione a sostenere che gli altri "tipi di famiglia" non devono essere riconosciuti. Questo parlare "per" e non "contro", questo indicare dei "sì" e mai dei "no",  non è sufficiente. Sarebbe come dire che il riconoscimento giuridico di una coppia di fatto o di un'unione civile sarebbe possibile, a patto che tali unioni non venissero equiparate alla famiglia. La legge Cirinnà considera le unioni civili una "aggregazione sociale" e si rifà all'articolo 2 della Costituzione e non agli articoli 29 e 30.
Chi chiede solo che la famiglia non sia privata della sua esclusività, nulla dice a proposito dell'illiceità del riconoscimento di altre forme di unione anche se non equiparate alla famiglia. Quanto accaduto attorno al Congresso di Verona mostra quindi che non si può essere "per" senza essere anche "contro": tutto il resto è mistificazione. Ed è stato questo insegnamento a dare fastidio, sia fuori dal mondo cattolico sia dentro. "Perché non vi limitate a promuovere la vostra idea di famiglia e non lasciate che altri facciano valere la propria?". Questa posizione espressa da Cecchi Paone a Jacopo Coghe nel "video dell'agguato", è condivisa anche dai cattolici non ostili, quelli che vogliono fare solo proposte positive e inclusive e mai contrapporsi a quelle negative ed esclusive.

Nota di BastaBugie:
Andrea Zambrano, inviato della Bussola al congresso delle famiglie, nell'articolo seguente dal titolo "Ecco chi sconfigge le élite: la famiglia, che meraviglia" racconta cosa ha visto a Verona: tanta gente comune con la voglia di dire orgogliosamente che la famiglia è una cosa meravigliosa.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° aprile 2019:
Eccoli, i facinorosi. Dopo settimane di caccia alle streghe hanno parlato loro. Con un biberon e un braccio molesto ai fianchi: «Papi, ci avevi promesso il gelato». Sono bambini e bambine, i più stanchi viaggiano sulle spalle di papà mentre mamma spinge il passeggino che diventa un deposito di giacche e felpe. Verona. Poco dopo le 13.30, quando parte da Piazza Bra la marcia conclusiva del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie fa già caldo. I più previdenti, quasi tutti, si sono portati i panini da casa perché qua, intorno all'Arena, i bar e ristoranti sono trappole per turisti "crucchi" scesi dal Brennero: sono capaci di pelarti anche solo per un caffè. Sandwich e Estatè per la prima domenica di primavera.
Sono famiglie in marcia, l'oggetto del contendere di giorni e giorni di estenuante propaganda media-politica: oscurantisti, medievali, donne schiave, odiatori di donne, "con la vostra vita di merda" e il metodo che non piace ai vertici della Chiesa. Incuranti di Forza Nuova, degli infiltrati, di chi si mette in favor di telecamera per dire diesserci. Sospettosi delle mirabolanti sviolinate di Salvini, ma disposti anche stavolta a concedere credito, come hanno fatto con tutti gli altri. Preoccupati fin dalle prime ore del mattino soltanto di trovare una messa a Verona e predisporre qualcosa da mettere sotto i denti quando a mezzogiorno i bambini inizieranno a tirare la manica dicendo: "Ho fame".
Eppure sono tanti, il solito balletto: 50mila per gli organizzatori, 10mila per Repubblica. Facciamo 20mila? Ma in fondo che importa? Sono già tante le famiglie di mamma, papà e figli, tanti figli, che sono arrivate a Verona ieri mattina: dopo la campagna mediatica devastante, dopo il terrorismo che "A Verona c'è il rischio di scontri e di farsi male" è già un miracolo che ci siano "solo" 10mila o 20mila persone. Perché non li ha convinti la Cgil offrendo panini alla frittata e un comodo pullman, nemmeno sono arrivati spinti dalla foga di ascoltare il leader politico di turno, né sono stati convinti dall'ambone di parroci e vescovi incredibilmente assenti per ordine partito dall'alto. Ordine politico, niente a che fare con la guida e i pastori.
Sono scesi sulle rive dell'Adige liberamente, chiamati a raccolta dal tam tam di una community che non vive di social e like, ma si alimenta di un sentimento comune che travalica gli interessi e le convenienze. Si chiama identità: sposarsi per amore e per amore, mettere al mondo i figli accettando quello che la Provvidenza dona. Di solito a questo punto scatta il sorrisino sarcastico, "eccoli i bigotti", "chiediamo allora perché non usano il preservativo...", provoca un tizio con una telecamera in mano che si atteggia a giornalista.
Ma stavolta come per gli altri Family Day, l'identità è la stessa: «Dicono che vogliamo richiudere le donne in casa, ma se stamattina mia moglie non mi avesse buttato giù dal letto io a Verona non ci arrivavo», ci dice Valerio, 34 anni, di Trento, con tre figli e la moglie Sonia poco più avanti che urla a squarciagola il leitmotiv di giornata: «La famiglia, che meraviglia, la famiglia, che meraviglia». E poi cartelli e striscioni: «Dio, patria e famiglia: che meraviglia». Così, all'infinito, senza sosta. È l'unica concessione alle polemiche di questi giorni, la risposta pacata e dignitosa alle Cirinnà e alle Boldrini, al Partito Unico Mediatico, agli odiatori militanti di una Sinistra che accomuna Pd, Cgil, femministe radical e antagoniste, associazioni Lgbt e che cerca di riemergere dal vuoto cosmico della sua ideologia, imponendo la sua visione della vita sulla famiglia. Invece ieri nessuna volgarità, nessuna offesa. Anni luce - alla fine un paragone bisognerà pur farlo - con l'odio propugnato il giorno prima: "Meglio falli di gomma che feti di gomma". Che poi, vedendo la bruttezza di certe manifestanti di sabato, forse si capiva anche il perché.
Lucio viene dalla provincia di Modena, ha dieci figli e subito dopo Castelvecchio tiene in braccio Sofia, la più piccola della covata, col ciuccio in bocca. Gli altri figli si fanno intorno come dei pretoriani quando vedono le telecamere che si accendono sul padre: «E' dura? Diciamo che se non ci fosse Gesù sarebbe impossibile, ma io ai politici chiedo solo di poter vivere dignitosamente del mio lavoro senza sentirmi in colpa», ci racconta. Un gruppo di giovani mamme e papà è euforico: urlano in continuazione lo slogan di giornata poi alla domanda sul perché sono venuti qui ribattono senza alcun timore: «Per difendere i nostri figli, per dare loro un futuro migliore, perché li amiamo. Medievali? Siamo orgogliosi di esserlo allora, siamo libere, stiriamo e siamo emancipate, non è strano, vero?».
Sul palco gli organizzatori si alternano all'inizio e alla fine con alcuni relatori, da Massimo Gandolfini a Toni Brandi e poi Filippo Savarese, Simone Pillon, Pino Morandini, Peppino Zola, Jacopo Coghe e Maria Rachele Ruiu parlano di eroi e di futuro. «Sì, eroi, perché il matrimonio è sposarsi è una sfida e restare sempre insieme è il futuro, tutto questo ci dà speranza», dicono Mariana e Vittorio di Bologna, che sorreggono uno striscione tra i più fotografati: un cuore metà rosa e metà azzurro, dentro il quale c'è scritto Una sola famiglia con la F e la M dei rispettivi colori di maschio e femmina. A loro fanno eco, senza conoscersi neppure, Roberto e Claudia, con le loro due figlie, da Bergamo: «A loro abbiamo detto che oggi siamo qui per testimoniare che la famiglia vale sempre la pena. Senza paura di parlare di apertura alla vita, di fedeltà, di educazione cristiana, di progetto di vita. Questo è ciò che ci spinge ad essere felici perché la nostra vita è piena, ma se ci si discosta da tutto questo non c'è alcun futuro».
Eccoli, i facinorosi. Aborto? Semplicemente non contemplato; Divorzio? Escluso; Figli? Una chiamata, un dono, un progetto di vita. Eroi del quotidiano, ignorati dal banco libri Feltrinelli, silenziati nei talk in radio e dimenticati nelle aule parlamentari. Sono le famiglie italiane e chi manifesta in piazza è solo una piccolissima rappresentanza.
Cattoliche? Sì, in Italia si può ancora dire di sì. Si può aver paura di chi scende in strada per testimoniare che una vita felice nel matrimonio è possibile? Si può considerare un nemico chi costruisce il proprio quotidiano nel sacrificio, ma sapendo che dalla politica non potrà mai aspettarsi la risoluzione di tutti i problemi? «Il primi a dover risolvere i problemi siamo noi - ci dice Paolo Maria, tre ore e mezzo di auto sulla Milano-Venezia -, quando si ha una famiglia numerosa non si può aspettare che arrivino aiuti dall'alto che non arrivano mai, bisogna rimboccarsi le maniche e basta». Tornati davanti all'Arena, sul palco, gli organizzatori del Congresso lanciano una moratoria internazionale sull'utero in affitto, chiedono misure alternative all'aborto, una diversa politica educativa e affettiva nella scuola. E ancora: il riconoscimento dell'umanità del concepito, il diritto dei minori ad avere una mamma e un papà, la remunerazione per il lavoro casalingo e la lotta alla droga.
Avvenire sprezzante lo definisce "un libro dei sogni", dopo aver chiesto in passato una a una tutte le misure, ma il panico per quella vicinanza così temuta con la Lega di Salvini è grande. Antonio Spadaro, lo spin doctor del papato li bolla come culture warrior, e così fa la Stampa, immaginando con un filo di paranoia che Lucio, Valerio, Mariano, Roberta, Claudio e tutti gli altri siano venuti a Verona perché gli americani hanno detto che bisogna combattere Papa Francesco. I vaticanisti di Repubblica definiscono la famiglia di Nazareth "imperfetta", figuriamoci: il figlio di Dio e due santi del calibro di Giuseppe e Maria. Paralizzati ormai dal ridicolo, incapaci di vedere la libertà, la gioia e la dignità negli occhi di chi qua è venuto per confermarsi nella quotidianità, non certo per ricevere prebende. Sotto al monumento di Mazzini ormai sono le 16, Gandolfini e Brandi continuano ad arringare: «Papà ci avevi promesso il gelato», dicono i figli di Vittorio. «Va bene, che poi magari si fa una capatina sotto il balcone di Giulietta».


DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-04-2019

2 - IL CONGRESSO DI VERONA E LA BUONA BATTAGLIA IN DIFESA DELLA FAMIGLIA NATURALE
Il popolo della vita cresce, ma per essere adeguatamente rappresentato la battaglia va condotta in nome degli principi non negoziabili, non della Costituzione italiana (VIDEO: Giorgia Meloni a Verona)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 1° Aprile 2019

Dopo dodici tranquilli e inoffensivi congressi tenuti in tutto il mondo, Brian Brown, presidente del World Congress of Families (WCF), non poteva certo immaginare il clima incendiario che ha circondato la 13esima edizione dell'evento, svoltasi a Verona dal 29 al 31 marzo 2019.
"È a Verona - scrive Massimo Recalcati - che va in scena lo scontro politico tra le due anime del governo" ("La Repubblica, 31 marzo). Ed è vero. Le polemiche che si sono accese attorno al Convegno sono nate soprattutto dal desiderio della sinistra di allargare le divisioni che esistono tra i due movimenti della Lega e dei Cinque Stelle al governo. Certamente questo non era nelle intenzioni degli organizzatori, che avrebbero però dovuto prevedere le conseguenze della vistosa passerella politica inscenata nel congresso, a cui hanno partecipato professori, esperti, leader pro-life di valore che non hanno avuto però le luci della ribalta.

IL FALSO PRINCIPIO DELLA NON-DISCRIMINAZIONE
Al di là delle buone intenzioni, leggiamo poi con preoccupazione queste parole nel documento conclusivo del congresso: "Tra le richieste della Dichiarazione di Verona: il riconoscimento della perfetta umanità del concepito; la protezione da ogni ingiusta discriminazione dovuta all'etnia, alle opinioni politiche, all'età, allo stato di salute o all'orientamento sessuale; la tutela delle famiglie in difficoltà economiche, specie se numerose, e delle famiglie rifugiate; il contrasto all'inverno demografico, tramite leggi che incentivino la natalità" (Notizie Pro Vita 31 marzo).
Purtroppo questa dichiarazione accetta una categoria giuridica estranea alla legge naturale e al vero diritto: il principio di non-discriminazione. Il vero diritto discrimina, in quanto favorisce e tutela alcuni comportamenti, ritenendoli giusti e ne scoraggia e reprime altri, ritenendoli ingiusti e dannosi. Il principio di non discriminare gli orientamenti sessuali appartiene ai "nuovi diritti" introdotti per capovolgere la legge naturale e cristiana. La non discriminazione degli orientamenti sessuali significa infatti la parificazione di tutte le tendenze e le scelte in campo sessuale, quali esse siano. Ogni critica pubblica di un comportamento difforme dalla legge divina e naturale sarebbe una forma di discriminazione. Chi sostenesse, ad esempio, che la scelta omosessuale è un vizio contro-natura cadrebbe in una forma di discriminazione omofobica, che andrebbe punita dalla legge. Ciò è coerente con quanto ha affermato Luca Zaia, secondo cui "Se esiste una patologia è l'omofobia, non l'omosessualità", ma quale coerenza ha con la concezione cristiana professata dalla larga maggioranza dei partecipanti al Congresso di Verona? Una volta accettato il famigerato principio di non-discriminazione degli orientamenti sessuali, non si potranno più criticare pubblicamente i comportamenti contrari alla morale cristiana, definendoli, ad esempio "tendenze disordinate", come fecero Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

LA MARCIA PER LA FAMIGLIA
Se il Congresso è stato la "mente" dell'"evento", il "cuore", secondo gli organizzatori è stata la Marcia per la Famiglia che si è svolta domenica 31 marzo. Il presidente del comitato Difendiamo i nostri Figli Massimo Gandolfini, che ne è stato il protagonista, ha voluto far propria la linea indicata dal presidente della CEI Gualtiero Bassetti: "non trasformiamo la famiglia in un'occasione di scontro". A chi li accusava di combattere una battaglia in difesa della famiglia, gli organizzatori hanno risposto che non si trattava di una battaglia ma di "una proposta". Sarebbe stato meglio che avessero risposto: non è una battaglia, ma è una guerra. Una guerra aperta, dichiarata dalle femministe e dagli attivisti gay, che il 30 marzo hanno invaso Verona, guidati da Monica Cirinnà, al grido: "Siamo le streghe che non avete bruciato". Nel loro corteo spiccava una marionetta del senatore leghista Simone Pillon dentro una gabbia e uno striscione con scritto "un orgasmo vi seppellirà". Il lancio davanti alla Gran Guardia di fumogeni, assorbenti e bottigliette vuote, esprimeva la violenza di cui è carico questo vero e proprio partito dell'odio. La violenza non è solo teorica. Sei milioni di bambini uccisi in Italia grazie alla legge 194 sono il bilancio della guerra in corso. Di fronte a questo massacro, come si può dire di non essere contro la legge abortista?
Tutti gli uomini politici intervenuti al Congresso di Verona, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni, hanno affermato che la legge 194 e "i diritti acquisiti" non si toccano. Ciò è grave, perché conferma che nessun deputato in parlamento è pronto a battersi pubblicamente per la difesa integrale della vita. Ma più grave ancora è il fatto che nessuno dei rappresentanti del Congresso, anche solo per correggere il tiro, si sia espresso pubblicamente per l'abrogazione totale della legge 194 o della legge Cirinnà sulle unioni civili. E' per questo che, come osserva il prof. Corrado Gnerre, il messaggio mediatico che è passato è "che i diritti acquisiti non si devono toccare. Che la 194 non si deve toccare. E che quello che si vuole è solo un maggiore spazio e un po' più di riconoscimento giuridico per la famiglia tradizionale. Ben poca cosa!"

PERCHÉ LA 194 NO?
"Perché tutte le leggi si possono discutere ma la 194 no?" si è chiesto Mario Giordano su "La Verità" (31 marzo). Perché, si potrebbe rispondere, nessuno la mette in discussione nella sua totalità e nei suoi fondamenti ideologici. Nessun uomo politico e pochi tra i rappresentanti dei movimenti pro-life italiani osano affermare che questa legge infame va cancellata in toto. Ma in toto la vorrebbero certamente abrogare le migliaia di partecipanti che con generosità ed entusiasmo sono giunti a Verona per partecipare alla Marcia di domenica. Essi costituiscono un popolo della vita che cresce e che deve essere adeguatamente rappresentato, in nome degli autentici principi non negoziabili, e non in nome della Costituzione italiana, che non è intoccabile e che costituisce l'inizio della laicizzazione della nostra società.  [...]
Per questo non è solo sulla sostanza, ma anche sulle modalità di azione che oggi bisogna confrontarsi, cercando non ciò che piace a noi, ma ciò che è più perfetto e più gradito a Dio. Sarà Lui, in ultima analisi a tracciare la strada e a dare la vittoria a chi combatterà bene la buona battaglia in difesa della vita e della famiglia.   

Nota di BastaBugie:
nel seguente video (durata: 14 minuti) si può vedere l'intervento di Giorgia Meloni al Congresso Mondiale delle Famiglie a Verona.


https://www.youtube.com/watch?v=T_5aJbwRj2I

DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: Corrispondenza Romana, 1° Aprile 2019

3 - CRUCIANI A VERONA: ''NON SONO UNO DI VOI, MA DEVO AMMETTERE CHE VOGLIONO TOGLIERVI LA LIBERTA' DI PARLARE''
L'accusa di essere medioevali è ridicola: chi crede che fu buia l'epoca che vide la costruzione delle cattedrali e l'invenzione dell'università, non può che essere mentalmente ritardato o profondamente ignorante
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone, 30 marzo 2019

Al centro dell'appuntamento veronese ci sarebbe dovuta essere la famiglia, ma il fuoco di fila mediatico delle ultime settimane aveva già fatto intuire che non sarebbe stato così: le bugie più fantasiose sono state spacciate per vere, gli organizzatori sono stati insultati e denigrati, e in moltissimi si stanno organizzando da tutta Italia per una grande contromanifestazione contro quello che viene definito «il ritorno al Medio Evo». Non c'era da stupirsi dunque se le decine di giornalisti appostate fuori dalla Gran Guardia fossero sul piede di guerra già dalla prima mattina di ieri: alla ricerca spasmodica della dichiarazione fuori posto, come avvoltoi piombavano sui convegnisti cercando di strappare quelle posizioni così inaccettabili che da sole avrebbero squalificato l'evento, posizioni che sono opinioni, come quella di essere contro l'aborto, contro le cosiddette unioni civili, contro l'utero in affitto, contro il divorzio, ovvero gli intoccabili dogmi del politicamente corretto.

COMPARSA A SORPRESA
Perché il tema centrale nel primo giorno del congresso a Verona non è stata la famiglia, ma la libertà di espressione, la libertà di poter parlare pubblicamente di famiglia, la libertà di poter affermare che la famiglia è una sola, quella fondata sull'unione tra un uomo e una donna aperta alla vita. Il clima era così surreale che in difesa della libertà in mattinata ha fatto la sua comparsa a sorpresa l'irriverente Giuseppe Cruciani, non certo un custode dell'ortodossia cattolica: «Io non sono uno di voi, non ho una famiglia tradizionale, penso anche che esistano tanti tipi di famiglia; mi sono battuto per anni per cose che voi probabilmente avversate: il matrimonio tra omosessuali, l'aborto, il divorzio, persino per l'utero in affitto, ma mi sento uno di voi oggi perché molti vorrebbero spegnere questo microfono da cui io sto parlando adesso. Abbiamo assistito ad una vera e propria campagna di criminalizzazione di quello che è un convegno, un incontro tra persone che parlano, che esprimono i loro pensieri. Qualcuno ha compilato addirittura una lista degli alberghi di cui siete ospiti per boicottarla, qualcuno ha detto che bisogna fare la lista dei traduttori come fossero criminali. Vedete io mi sono formato in un ambiente radicale, dei Radicali, e mi hanno insegnato una cosa: quando vuoi combattere un'idea la cosa peggiore che puoi fare è proibirla. La conclusione è semplice: ovunque cercheranno di vietare a voi di esprimere le vostre opinioni, io a quel punto sarò uno di voi, pur non condividendo nulla di quello che voi dite o pensate».

LA DONNA PUÒ SCEGLIERE DI STARE A CASA PER LA FAMIGLIA
Parole a cui hanno fatto eco poco dopo quelle della giornalista Maria Giovanna Maglie che ha ricordato le sue battaglie femministe ma poi ha spiegato: «Che ci sarebbe stata polemica io lo sapevo dall'inizio, ma non immaginavo di sentire attacchi così violenti e bugie così palesi. C'è una grande volontà di espulsione della libertà di espressione. Alcuni di voi sostengono idee ultra tradizionaliste che io personalmente ritengo poco replicabili oggi, ma tra queste non rientra il diritto di una donna di avere figli pur realizzando il proprio sogno di lavoro e anche quella di avere figli e realizzarsi per scelta a casa per la famiglia, non è una bestemmia. Se io penso che l'utero in affitto sia un disgustoso mercimonio - e lo penso - perché devo dirlo a voce bassa o immediatamente faccio parte dei beghini e degli antistorici? Non ci sto»
E non ci stanno nemmeno i convegnisti giunti da tutta Italia e da diversi paesi del mondo che esplodono in un applauso fragoroso quando il vescovo della città Giuseppe Zenti afferma che «ogni figlio ha il diritto di nascere da un papà e da una mamma». Come fossero tutti lì semplicemente a testimoniare di voler solo difendere un principio di realtà. Così ha continuato Zenti: «Papà e mamma sono chiamati a prendersi cura del figlio come nessun altro poiché è di loro primariamente che un figlio ha necessità vitale, del loro amore fedele, della loro presenza, di sentirsi qualcuno ai loro occhi, ai fini del senso stesso del suo vivere. Un figlio è sempre un grido esistenziale all'unità del papà e della mamma». Anche se il mondo non vuole sentirselo dire.

Nota di BastaBugie: Camillo Langone nell'articolo seguente dal titolo "Se difendere la famiglia è cosa medievale" spiega che il medioevo fu un periodo luminoso e molto diverso da ciò che viene insegnato nelle scuole.
Ecco l'articolo completo pubblicato su il Giornale il 4 marzo 2019:
Non sanno niente, siamo governati da persone che non sanno niente. A cominciare dalla storia.
Così ho pensato, in preda allo sconforto, quando ho letto le parole di Stefano Buffagni, sottosegretario dimaiesco, contro il congresso mondiale delle famiglie che si terrà a fine mese a Verona: «C'è stato un tempo in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi. Pare che qualcuno abbia nostalgia di quel periodo scuro».
Sostenere la maternità e combattere la piaga dell'utero in affitto (questi i temi principali del convegno) sarebbe dunque «nostalgia del Medioevo».
Se Buffagni ostacola chi cerca di impedire che ricchi committenti strappino neonati dal seno di madri povere, faccia pure, se la vedrà con l'eventuale coscienza, ma se tocca il Medioevo mi tocca virgolettare il poco diplomatico storico americano Warren Hollister: «Chiunque creda che l'epoca che vide la costruzione della cattedrale di Chartres e l'invenzione del Parlamento e dell'Università fu buia non può che essere mentalmente ritardato o profondamente ignorante». Io non parlerei di ritardo mentale, mi limiterei al concetto di ritardo negli studi.
Aprendo qualche libro, anziché i soliti Facebook e Twitter, anche un politico pentastellato potrebbe scoprire che la persecuzione degli omosessuali non è una specialità medievale, tanto meno cristiana: per i sodomiti la Torah ebraica prevedeva la pena di morte mille anni prima di Cristo e identica pena viene tutt'ora applicata in molti Paesi musulmani (sono più comprensivi nella Turchia che un compagno di governo di Buffagni, Paolo Savona, vorrebbe accogliere nell'Unione Europa: ai partecipanti dei Gay Pride la polizia di Istanbul si limita a infliggere proiettili di gomma).
Veniamo ai roghi delle streghe: col Medioevo c'entrano ancora meno, essendo esplosi nel Quattrocento ossia in pieno Rinascimento.
L'ultimo è stato acceso in Svizzera nel 1782, secolo dei Lumi, su ordine di un tribunale protestante e ci tengo a precisarlo perché molti organizzatori del convegno di Verona sono cattolici e nelle parole del sottosegretario c'è un forte sentore di anticattolicesimo, così come nel titolo del Corriere della Sera che parla di «ultracattolici» (per i giornaloni gli unici cattolici buoni sono i cattolici abortisti e omosessualisti, ossia gli ex cattolici).
Se cinque sono le stelle del partito in cui Buffagni milita, cinque è il voto che gli darei all'esame di storia. E solo per mostrarmi più generoso di quanto si mostri generoso lui con i bambini abortiti e i bambini venduti.


DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

Per vedere tutti gli articoli,clicca qui!

Fonte: Sito del Timone, 30 marzo 2019

4 - A UN CONVEGNO A MILANO L'IMAM INSEGNA A PICCHIARE LA MOGLIE, MA NESSUNO PROTESTA
Nessun corteo femminista per i diritti delle donne alla Fiera della Speranza organizzato da una ong islamica (VIDEO: imam insegna come picchiare la moglie)
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-03-2019

Mezza Italia insorge contro il Congresso di Verona sostenendo che minaccia il percorso di affrancamento delle donne dal dominio patriarcale, ne ripropone immagini stereotipate di "sposa e madre" lesive della loro dignità e riafferma quel sistema sociale e religioso che per secoli le ha chiuse in una gabbia da cui a stento si sono liberate.
Intanto a Milano alla Fiera della Speranza, l'evento in programma il 20-21 aprile organizzato dall'ong Islamic Relief, è atteso come ospite Jassem Al-Mut'awa, studioso kuwaitiano invitato in qualità di "esperto in mediazione familiare ed educazione dei figli". Nessuno, almeno per il momento, sembra vederci niente di male. Forse non sanno chi è o forse anche sapendolo conta di più il dialogo con l'Altro, il rispetto per l'Islam. Eppure si tratta di quel Jassem Al-Mut'awa conduttore, anni fa, di un programma sull'emittente televisiva Iqra che, in una puntata dedicata a come mantenere la disciplina in famiglia, si è presentato tenendo in mano alcuni bastoni di dimensioni diverse e poi ha intervistato sul tema il dottor Muhammad Al-Hajj, professore di fede islamica all'Università giordana.
Ne è seguito un minuetto di domande e risposte, la sintesi del quale è che il cattivo uso della violenza in famiglia porta all'instabilità e al divorzio. Per evitarlo bisogna seguire il verso del Corano che spiega come i mariti si devono regolare quando le mogli sono disobbedienti. Allah dice: "Ammoniscile, non dormire con loro e picchiale". Però non devono essere picchiate duramente. Alla domanda di Al-Mut'awa "che differenza c'è tra percosse dure e non?", il professore di fede islamica rispondeva: "Le percosse violente lasciano segni sul corpo e sul viso e quindi è stato decretato che non bisogna colpire il viso; inoltre non bisogna infliggere colpi che provochino fratture o ferite, questo i nostri giuristi hanno decretato. Invece sarebbe immorale che una moglie punisse il marito picchiandolo perché così facendo ne minerebbe l'autorità. L'Islam ha risparmiato alle mogli di usare le mani per colpire al fine di preservarne la femminilità, l'onore e i valori morali".   
Di che cosa parlerà Al-Mut'awa a Milano, se di questo o di altri problemi famigliari, ancora non si sa. Certo è che il modo per indurre le donne a obbedire, prima rimproverandole, poi escludendole dal letto matrimoniale e infine picchiandole (ma non duramente), è questione trattata  seriamente nell'Islam. Altri esperti di fede islamica sostengono che la moglie non si deve picchiare davanti ai figli, che le percosse non devono far sanguinare...
Tutti concordano che non bisogna colpire il viso, ma non tutti i musulmani rispettano rigorosamente le prescrizioni della shari'a. Succede quindi che delle donne vengano picchiate in viso dai mariti. Così nel 2016 in Marocco, due giorni prima della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne che cade ogni anno il 25 novembre, il canale televisivo di stato 2M ha mandato in onda una dimostrazione di come le donne possono usare il make up per nascondere i segni delle percosse in viso. Mentre truccava una modella con finte tumefazioni, l'estetista diceva di sperare che i suoi consigli potessero aiutare le donne permettendo loro di uscire di casa e andare a lavorare senza mostrare lividi.

Nota di BastaBugie:
nel seguente video (durata: 1 minuto e mezzo) un imam insegna come picchiare la moglie.


https://www.youtube.com/watch?v=MxF4RdwZOnk

IL CORANO PERMETTE AL MARITO DI PICCHIARE LA MOGLIE
Allah ha onorato le donne istituendo la punizione delle bastonate, che però vanno date secondo regole precise: senza lasciar segni visibili e solo per una buona causa (ad esempio se lei si nega a letto)
di Gian Micalessin
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1314

DOSSIER "CONGRESSO DELLE FAMIGLIE"
Cosa è successo a Verona nel 2019

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28-03-2019

5 - LA BELLA ITALIA CHE I MEDIA NON RACCONTANO
L'autista che poteva fare una strage di bambini era un senegalese diventato cittadino italiano (forse islamico) e il bambino italiano non ha gridato ''io ti amo'', bensì ''Dio ti amo'' (VIDEO: le urla dei bambini liberati)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 27 marzo 2019

Quella che, alle porte di Milano, la settimana scorsa, poteva essere una strage di bambini e (grazie a Dio) è stata scongiurata dal pronto intervento dei Carabinieri, sui media è stata trasformata nell'occasione per far propaganda allo "Ius soli". Paradossale - visto che l'autista era un senegalese diventato cittadino italiano - ma è così.
Per questo i media hanno trasformato in un eroe il giovane Ramy, in quanto egiziano, mentre sono spariti dalle cronache tutti quei ragazzi i quali - essendo appunto italiani - non servivano alla causa. Un titolo per tutti, quello del "Corriere della sera": "Ramy, il ragazzino eroe: 'Sogno la cittadinanza'".
Tutti i riflettori sono stati per lui. Non si è più visto il bambino (credo si chiami Riccardo) che ha preso per primo il telefonino per cercare aiuto. Dall'unica, iniziale, intervista che gli è stata fatta appare come un ragazzino italiano, biondo, con un piccolo crocifisso al collo, quindi non serviva per la narrazione migrazionista.

LA CELEBRAZIONE MEDIATICA SOLO SE SEI STRANIERO
Così come non si è saputo nulla del ragazzo, veramente eroico, che - quando l'autista ha preteso uno che andasse lì vicino a lui, da tenere a portata di mano - si è offerto come volontario("altrimenti minacciava di far saltare in aria il bus..."). Un vero eroe. Ma solo i ragazzi stranieri hanno avuto la celebrazione mediatica.
L'unico italiano a cui i media hanno dedicato qualche attenzione è colui che - mentre correva via dal pullman con i suoi amici - ha gridato due volte "ti amo" . L'episodio corrispondeva alla sensibilità oggi dominante che cucina "l'amore" in tutte le salse e in tutti i modi possibili. Così ha suscitato palpiti di commozione e interesse.
A lui infatti sono state dedicate le considerazioni di Massimo Gramellini sulla prima pagina del "Corriere" , che ha scritto: "Sono affascinato dal ragazzino che urla 'ti amo... io ti amo', mentre scappa con i compagni dallo scuolabus in fiamme, ma anche seriamente preoccupato per lui".
E la preoccupazione - spiega sarcasticamente Gramellini - sta nella "possibilità che, in mezzo a tutto quel frastuono, la destinataria del suo 'Ti amo' non si sia accorta di nulla. O, peggio, che se ne sia accorta e gli abbia risposto: 'Ti voglio bene anch'io, ma più come amico' ".
Noi adulti siamo scafati e sappiamo come vanno queste faccende di cuore. Guardiamo con tenerezza, ma anche con una certa disincantata ironia  i ragazzi che a 12 anni non hanno ancora capito che l'amore espone ad amare delusioni.

DIO TI AMO!
Anche "Le iene" hanno acceso un faro su questo ragazzo e sono andate a cercarlo. Ma - una volta trovatolo - ecco la sorpresa che ha spiazzato l'intervistatrice.
Guglielmo - questo è il nome di quel dodicenne - ha una faccetta simpatica e una felpa gialla. Appare un po' intimidito dalle telecamere.
Dopo aver detto che ora sta bene ("mi sono ripreso dallo spavento"), alla giornalista che gli chiedeva a chi erano rivolte le parole 'ti amo', ha spiegato: "Erano rivolte al Signore, perché sul pullman eravamo tutti disperati e anche io ho voluto fare una mia preghiera. E quando siamo riusciti a salvarci mi è sembrato che si fosse avverata e quindi ho voluto ringraziare".
La giornalista, stupita (e spiazzata) chiede: "E hai urlato...?": E lui : "(Ho urlato) Dio ti amo!". Ecco svelato il mistero. Non "io ti amo!", ma "Dio, ti amo!". Così, in questi strani giorni, in un momento storico che affonda nel cinismo, ci è arrivata una lezione da un bambino che spalanca un orizzonte dimenticato.
È sembrato avverarsi quanto proclama il Salmo 8:
"Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli".
Quei ragazzi, nel momento del terrore, si sono raccomandati a Dio e, una volta liberati dal pericolo, scappando verso la libertà, Guglielmo - per tutti gli amici - con quel grido ("Dio ti amo!") ha ringraziato il Padre che tutti abbiamo nei Cieli.
Dietro il bel volto luminoso di Guglielmo c'è quell'Italia umile, fatta di famiglie, parrocchie e oratori che è e resta ancora l'Italia che dà speranza. Ed è la bella Italia che sui media non sembra degna di essere raccontata.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti) pubblicato dal Corriere della Sera si vedono le drammatiche immagini della liberazione dei ragazzi con i sottotitoli tra cui quello erroneamente trascritto con "io ti amo, io ti amo".

Fonte: Libero, 27 marzo 2019

6 - FILOTEA, IL LIBRO SPIRITUALE CHE TUTTI DOVREBBERO AVER LETTO
Il grande classico di san Francesco di Sales fa riscoprire: come organizzare i buoni propositi, i mezzi per avvicinarsi a Dio, le virtù e come rafforzarle, gli inganni del Nemico, ecc.
Autore: Costanza Miriano - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 25 gennaio 2019

Lo so che san Francesco di Sales era ieri, e quindi avrei dovuto scrivere l'altro ieri in modo da pubblicare nel giorno giusto, ma invece mi sono ritrovata a finire l'ufficio delle letture alle 23.52, e quindi niente, eccomi. Che santo fosse lo sapevo, perché è il patrono dei giornalisti, e allora mi ricordo ogni anno che sta per scadere la tassa annuale di iscrizione all'Ordine (ognuno ha i suoi promemoria).
Insomma, mi ritrovo che è già domani, e io ancora sto leggendo il brano tratto dall'Introduzione alla vita devota. Mi ricordo così che la Filotea campeggia da anni in quella sezione della mia libreria, che attualmente consta di tre scaffali, dedicata ai libri che assolutamente devo leggere, che ho comprato e messo da parte per quando smetterò con questa illogica abitudine di andare anche a dormire, ogni tanto.
Però, quando un libro te lo consigliano tipo otto sacerdoti, probabilmente il cielo ti sta facendo arrivare un messaggio, neanche troppo criptato: LEG-GI-LO, zuccona! (Zuccona l'ho aggiunto io ma Dio non potrà che concordare).
E così questa sera mi ci sono messa. Che dire, giusto una giornalista poteva recensire un libro senza averlo finito, però ecco, mi premeva non lasciar passare la sua festa senza dare anche a voi questo compito a casa che mi sono assegnata. Il monaco wi-fi non dovrebbe mancare la lettura di questo classico, che è stato il primo a prendere sul serio il desiderio di Dio dei laici, e a proporre alle persone che vivono nel mondo un piano intelligente e organizzato "per condurre l'anima dal primo desiderio della vita devota fino alla ferma risoluzione di abbracciarla".
Non si può non amare questo vescovo nobile nato nel '600 in Savoia da famiglia ricca e molto ben inserita, insomma il massimo dello chic, che rinuncia a tutto, e che ha il coraggio di dire "scrivo di vita devota senza essere devoto, ma non mi manca il desiderio di diventarlo" (si sa che i santi più sono santi più vedono i propri limiti, perché illuminati inpieno dalla luce di Dio).
Il trattato è diviso in cinque parti: nella prima parla di come organizzare seriamente i nostri buoni propositi, nella seconda dei mezzi per avvicinarsi a Dio (sacramenti e preghiera), nella terza delle virtù e dei consigli per rafforzarle, nella quarta degli inganni del nemico, mentre nella quinta "guida l'anima un po' in disparte per rinfrescarsi", prima di riprendere il cammino più speditamente.
Il brano che ogni anno la Chiesa ci ripropone all'Ufficio delle letture [vedi  nota in fondo all'articolo, N.d.BB] è quello in cui ci ricorda che una madre di famiglia non può non metter da parte nulla come i cappuccini, né un artigiano passare tutto il giorno in chiesa come un religioso (insomma, il famoso fenomeno delle parrochesse, le donne che stanno più in parrocchia che in casa).
Davvero una miniera di intuizioni e chiarimenti lucidi e intelligenti, come sto sbirciando qua e là tra le pagine. Mi rituffo nella lettura... [...]

Nota di BastaBugie: nell'articolo è stata citato un brano tratto dalla Filotea o introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales (Parte 1, Cap. 3), che spiega come la vera devozione sia possibile in ogni vocazione e professione.
Eccolo nella sua interezza:
Nella creazione Dio comandò alle piante di produrre i loro frutti, ognuna «secondo la propria specie» (Gn 1, 11). Lo stesso comando rivolge ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, perché producano frutti di devozione, ognuno secondo il suo stato e la sua condizione.
La devozione deve essere praticata in modo diverso dal gentiluomo, dall'artigiano, dal domestico dal principe, dalla vedova, dalla donna non sposata e da quella coniugata. Ciò non basta; bisogna anche accordare la pratica della devozione alle forze, agli impegni e ai doveri di ogni persona.
Dimmi, Filotea, sarebbe conveniente se il vescovo volesse vivere in una solitudine simile a quella dei certosini? E se le donne sposate non volessero possedere nulla come i cappuccini? Se l'artigiano passasse tutto il giorno in chiesa come il religioso e il religioso si esponesse a qualsiasi incontro per servire il prossimo come è dovere del vescovo? Questa devozione non sarebbe ridicola, disordinata e inammissibile? Questo errore si verifica tuttavia molto spesso. No, Filotea, la devozione non distrugge nulla quando è sincera, ma anzi perfeziona tutto e, quando contrasta con gli impegni di qualcuno, è senza dubbio falsa.
L'ape trae il miele dai fiori senza sciuparli, lasciandoli intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non reca pregiudizio ad alcun tipo di vocazione o di occupazione, ma al contrario vi aggiunge bellezza e prestigio.
Tutte le pietre preziose, gettate nel miele, diventano più splendenti, ognuna secondo il proprio colore, così ogni persona si perfeziona nella sua vocazione, se l'unisce alla devozione. La cura della famiglia è resa più leggera, l'amore fra marito e moglie più sincero, il servizio del principe più fedele, e tutte le altre occupazioni più soavi e amabili.
È un errore, anzi un'eresia, voler escludere l'esercizio della devozione dall'ambiente militare, dalla bottega degli artigiani, dalla corte dei principi, dalle case dei coniugati. È vero, Filotea, che la devozione puramente contemplativa, monastica e religiosa può essere vissuta solo in questi stati, ma oltre a questi tre tipi di devozione, ve ne sono molti altri capaci di rendere perfetti coloro che vivono in condizioni secolari. Perciò dovunque ci troviamo, possiamo e dobbiamo aspirare alla vita perfetta.


DOSSIER "SAN FRANCESCO DI SALES"
Vescovo e Dottore della Chiesa

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Fonte: Blog di Costanza Miriano, 25 gennaio 2019

7 - LEJEUNE SI OPPOSE ALLA TEORIA RAZZISTA ELABORATA DA DOWN
Nella giornata mondiale sulla sindrome di down (21 marzo) ricordiamo il grande scienziato e servo di Dio (VIDEO: Jérôme Lejeune al Meeting di Rimini)
Fonte Radici Cristiane, maggio 2012 (n. 74)

Jérôme Lejeune nasce nel 1926 a Montrouge sur Seine. Fin da bambino è attirato dalla "scienza", ma solo dopo aver vissuto il dramma della guerra matura la decisione di studiare medicina, conseguendo la laurea a Parigi nel 1951. Ed è proprio durante il percorso di studi che il giovane fa un incontro che gli cambia la vita: in quel periodo, infatti, il professor Turpin stava cercando un assistente che lo aiutasse nello studio del mongolismo e lui si sente "chiamato" dalle circostanze ad accettare l'incarico.
Erano gli anni Cinquanta e la teoria di riferimento sul mongolismo rimaneva ancora quella elaborata da Langdon Down nel 1866, secondo la quale erano affette da "idiozia mongoloide" tutte le persone intellettivamente deficienti che presentavano caratteristici tratti somatici.
Le conclusioni cui Down era giunto erano improvvisate da un punto di vista scientifico ed avevano una base razzista: secondo il medico britannico, infatti, nelle persone affette da mongolismo la razza umana regrediva verso forme primigenie, e a farne le spese era l'intelligenza.
Questa teoria aveva generato importanti ripercussioni sul piano sociale: sia per i mongoli, deprivati della loro dignità di persone, sia per i loro genitori, accusati - più o meno esplicitamente - di aver generato una razza inferiore.

LEJEUNE SI OPPONE ALLA TEORIA RAZZISTA ELABORATA DA DOWN
Jérôme Lejeune non accettò mai come vera la teoria elaborata da Down. Egli era fermamente convinto che, nel momento in cui si sviluppava una malattia di carattere genetico, la causa non fosse determinata dal cambiamento della qualità del messaggio ereditario, bensì fosse attribuibile ad una mutazione di ordine quantitativo, ossia da un eccesso o  da un difetto di alcune proporzioni del codice genetico.
Dopo aver studiato approfonditamente un caso di mongolismo, nell'agosto del 1958 Lejeune scoprì l'esistenza, nei pazienti affetti da tale sindrome, di un quarantasettesimo cromosoma. Cromosoma che morfologicamente è identico agli elementi del ventunesimo paio: ecco perché  lo studioso propose di chiamare la sindrome di Down "trisomia 21".
La scoperta - comunicata al mondo insieme al professor Turpin e a Marthe Guatier nel 1959 - era rivoluzionaria. Non ebbe solamente importanti ricadute sul piano sociale, ma contribuì anche ad infondere nella gente la speranza circa possibili terapie utili a curare la malattia.
Nei dieci anni successivi l'identificazione genetica della sindrome di Down, Jérôme Lejeune ricevette moltissimi riconoscimenti internazionali e nel 1964 gli venne anche assegnata la cattedra di "Genetica Fondamentale" presso la Facoltà di Medicina di Parigi, creata appositamente per lui.

SELEZIONE EUGENETICA CONTRO I BAMBINI DOWN
Sul finire degli anni Sessanta, tuttavia, cominciarono i problemi, in quanto in Francia venne formulata la proposta di legge "Peyret", che prevedeva la soppressione in utero dei feti che fossero stati diagnosticati come "malformati".
La scoperta scientifica della trisomia, compiuta in nome dell'amore per la vita, voleva essere subdolamente posta al servizio della morte.
Lejeune non poteva accettare questa strumentalizzazione delle sue scoperte e fin da subito si schierò apertamente contro l'aborto. Egli era infatti profondamente convinto che "all'inizio c'è un messaggio. Questo messaggio è nella vita e questo messaggio è vita. E se questo messaggio è un messaggio umano questa vita è una vita umana", indipendentemente dalle sue caratteristiche: "A man is a man", era solito affermare.
Alcuni giunsero ad accusarlo di mescolare scienza e fede, ma ad essi Lejeune rispondeva: "Se, Dio non voglia, la Chiesa arrivasse ad ammettere l'aborto, allora io non sarei più cattolico".
Per Lejeune furono anni difficili: le comunità scientifiche, che fino a poco prima lo lodavano, iniziarono ad osteggiarlo e i fautori dell'aborto lo vedevano come un avversario da combattere con tutte le forze. Per farlo tacere arrivarono anche all'intimidazione violenta.
Ma lo studioso non si fece abbattere, anzi: continuò a svolgere con dedizione la sua professione di medico e di ricercatore, senza tralasciare la cura per sua moglie e per i suoi cinque figli.

PRIMO PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
Jérôme Lejeune, insomma, visse la sua fede in ogni aspetto del quotidiano, amando Dio e il prossimo con tutte le sue forze, anche a costo di perdere l'opportunità di ricevere il premio Nobel. Di fatto ciò accadde dopo il discorso di ringraziamento per l'assegnazione del "William Allen Memorial Award 1969", quando disse a chiare lettere: "La tentazione di sopprimere con l'aborto i piccoli d'uomo malati va contro la legge morale di cui la genetica conferma la fondatezza; e tale morale non è una legge arbitraria".
A questo punto, però, a valorizzare la sua figura di medico e scienziato intervenne la Chiesa: nel 1974 Lejeune divenne membro della "Pontificia Accademia delle Scienze" e nel 1994, quando era ormai morente, papa Giovanni Paolo II, con grande determinazione, volle nominarlo primo presidente della "Pontificia Accademia per la Vita", in virtù della gratitudine che provava nei suoi confronti e in nome della loro sincera amicizia.
Il fondatore della genetica moderna morì il giorno di Pasqua del 1994, lasciando il ricordo di un uomo che seppe molto amare e che, fino all'ultimo, fu strenuo "difensore della verità sulla vita umana", senza porre alcuna condizione e senza nutrire mai alcun dubbio.
Durante i funerali, svoltisi nella cattedrale di Nôtre Dame di Parigi, Cecilia, una sua piccola paziente, recitò per lui questa poesia: "Mio Dio, per favore / veglia sul 'mio amico'; / per la mia famiglia io sono brutta assai, / lui mi trova persino carina, / perché sa com'è fatto il mio cuore".

Nota di BastaBugie: consigliamo l'acquisto del libro "Il tredicesimo libro dei Ritratti di santi" di P. Antonio Maria Sicari (ed. Jaka Book) che contiene tra gli altri, la biografia di Jérôme Lejeune. Per averlo, clicca qui!
Consigliamo il seguente video (durata: 1 minuto e mezzo) utilizzato in occasione della mostra "Che cos'è l'uomo perchè te ne ricordi? Genetica e natura umana nello sguardo di Jèrome Lejeune" presentata a Rimini in occasione della XXXIII edizione del Meeting a cura di Associazione Euresis.


https://www.youtube.com/watch?v=tiheM_0rKWY

Fonte: Radici Cristiane, maggio 2012 (n. 74)

8 - IL TERRORISTA CESARE BATTISTI HA AMMESSO I QUATTRO OMICIDI E CHIESTO SCUSA AI FAMILIARI
Però questa auto-assoluzione non ha niente a che fare con il pentimento (che presuppone un giudizio sui propri atti alla luce del bene e del male)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 27 Marzo 2019

Il terrorista rosso Cesare Battisti, interrogato nel carcere di Oristano dal Pubblico Ministero di Milano Alberto Nobili, ha «ammesso tutti gli addebiti, ossia i quattro omicidi, tra cui due di cui è stato esecutore». Lo ha detto il procuratore di Milano Francesco Greco in una conferenza stampa.
Quattro di questi delitti sono stati materialmente commessi da Battisti: quello del maresciallo di polizia penitenziaria Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978 perché «perseguitava i detenuti politici»; quello del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Movimento Sociale Italiano, uccisi entrambi il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre, «perché si erano armati contro i rapinatori, quindi erano miliziani schierati dalla parte dello Stato e andavano puniti».
Infine, quello dell'agente della Digos Andrea Campagna, al quale Battisti ha sparato a Milano il 19 aprile 1978. L'esponente dei Proletari Armati per il Comunismo (PAC) ha ammesso anche tre ferimenti. A essere «gambizzati» sono stati Giorgio Rossanigo, un medico del carcere di Novara «troppo severo nei confronti dei detenuti politici», Diego Fava, medico dell'Alfa Romeo che «non rilasciava facilmente certificati ai lavoratori politicizzati», e Antonio Nigro, guardia nel carcere di Verona.
Al PM Nobili, che gli chiede chi l'abbia aiutato nella latitanza, Battisti risponde che all'estero sono stati «partiti, intellettuali e mondo editoriale» a dargli «sostegno ideologico e logistico. Lo hanno fatto per ragioni ideologiche e di solidarietà. Non so se queste persone si siano mai chieste se fossi responsabile di ciò per cui sono stato condannato». «Per molti non si poneva il problema», ma «sono stato anche supportato perché mi dichiaravo innocente, perché in molti paesi non è pensabile una condanna in contumacia e perché davo l'idea di un combattente per la libertà».

CHIEDO SCUSA AI FAMILIARI
Quando il pm gli chiede se ha altro da dire, Battisti, risponde: «Chiedo scusa ai familiari delle persone che ho ucciso o alle quali ho fatto del male. La lotta armata è stata disastrosa ed ha stroncato la rivoluzione positiva, sociale e culturale, cominciata nel '68. Per me e per gli altri era una guerra giusta, oggi provo disagio a ricostruire momenti che non possono che provocare una mia revisione. Parlare oggi di lotta armata per me è qualcosa privo di senso» (Corriere della Sera, 25 marzo 2019).
Questa "auto-assoluzione" non ha niente a che fare con il pentimento. Questo presuppone infatti un giudizio sui propri atti alla luce del bene e del male, e un conseguente sentimento di dolore e di contrizione, mentre il criterio di giudizio di Battisti resta quello gramsciano della filosofia della prassi: i suoi atti sono sbagliati, perché la lotta armata è stata incapace di attuare la Rivoluzione comunista in Italia. Ciò che di più grave emerge nell'intervista è però l'ammissione dell'esistenza di una rete di copertura ideologica, composta da uomini che ancora oggi occupano posti chiave e che mai saranno pubblicamente condannati.
Tra i personaggi che hanno affermato l'innocenza di Cesare Battisti ci sono Gabriel Garcia Marquez e Bernard Henry-Levy e molti intellettuali di diversi Paesi, che escludevano a priori che Battisti potesse essere un assassino e accusavano di violenza e di repressione lo Stato italiano. Le loro opinioni, erano diffuse dai mass media che, costretti ad ammettere l'evidenza, hanno però evitato di mettere sotto accusa i 1500 firmatari della richiesta di scarcerazione di Battisti, dopo il suo arresto avvenuto in Francia nel 2004.
La maggior parte dei terroristi, condannati o sotto inchiesta da parte della magistratura italiana nei cosiddetti "anni di piombo" trovarono accoglienza oltralpe, grazie alla "dottrina Mitterand" (1982), con cui l'allora presidente francese concedeva loro lo status di rifugiati politici. Questo riconoscimento li sottraeva alle indagini e bloccava ogni richiesta di estradizione.

L'ABBÉ PIERRE, ISPIRATORE DELLA DOTTRINA MITTERRAND
L'unica condizione era che i destinatari non fossero ricercati per atti diretti contro lo Stato francese e avessero rinunciato (almeno a parole) a ogni forma di violenza politica. L'ispiratore della "dottrina Mitterrand" fu un noto sacerdote francese, Henri Antoine Grouès, detto Abbé Pierre (1912-2007), attivista politico vicino all'estrema sinistra, fondatore nel 1949 dei Compagnons d'Emmaüs, un'organizzazione fondata sul mito dell'accoglienza agli emarginati. Tra questi erano i terroristi rossi, di cui l'abbé Pierre era un protettore (cfr, Silvano De Prospo e Rosario Priore, Chi manovrava le Brigate Rosse, Ponte alle Grazie, 2010).
L'abbé Pierre criticò spesso sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI, pronunciandosi a favore della possibilità di ordinare sacerdoti anche le donne e gli uomini sposati e sostenendo il diritto degli omosessuali di avere relazioni stabili e ad allevare figli. Prima di morire confessò di aver avuto con delle donne delle relazioni sessuali, anche se non stabili.
Nel libro autobiografico, Mon Dieu... pourquoi? ("Dio mio... perché?"), parlando della "forza del desiderio", afferma: «Mi è accaduto di cedervi in modo passeggero. Ma non ho avuto mai un legame regolare, perché non ho lasciato che il desiderio sessuale prendesse radici» (La Repubblica, 27 ottobre 2005).
In Italia l'abbé Pierre fece tappa più volte nell'aretino, dove prosperavano quattro comunità di Emmaus e incontrava spesso i vescovi della diocesi che le proteggevano, fra cui il cardinale Gualtiero Bassetti, vescovo di Arezzo dal 1998 al 2009 e oggi presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
In una recente intervista, il cardinale Bassetti ha preso le distanze dal prossimo Congresso di Verona sulla famiglia, affermando che l'unica famiglia umana è quella composta dai migranti che «sono gli ultimi, i piccoli e i poveri di questo mondo e come disse Paolo VI i poveri appartengono alla Chiesa per "diritto evangelico". Con altrettanta fermezza vorrei ribadire un concetto che forse scomoda i benpensanti: per un cattolico è assolutamente immorale vedere nel migrante un nemico da combattere o da odiare».
L'abbé Pierre morì il 22 gennaio 2007, a 93 anni. «Merci l'abbé Pierre de nous avoir donné un tel exemple», disse nella sua omelia funebre a Notre Dame il cardinale Philippe Barbarin, condannato il 19 febbraio 2019, in primo grado, a sei mesi di carcere con la condizionale per aver coperto gli abusi sessuali di un sacerdote francese. «Voi scomparite - disse allora - e noi, come i compagni di Emmaus, ripartiamo di buon passo, oggi, per testimoniare questo amore e servire gli altri, fino al nostro ultimo respiro».
«Grazie all'Abbé Pierre di averci dato un tale esempio», commentò a sua volta il giornale dei vescovi italiani, annunziando la «partenza» dell'abbé Pierre «per le Grandi vacanze», come egli chiamava la morte (Avvenire, 21 gennaio 2017). [...]

Nota di BastaBugie: per approfondire la storia di Cesare Battisti e soprattutto perché è finalmente in prigione, clicca sul seguente link per leggere l'articolo da noi precedentemente rilanciato.

CHI E' CESARE BATTISTI E PERCHE' SCONTERA' FINALMENTE I SUOI CRIMINI IN PRIGIONE
Membro dei Proletari Armati per il Comunismo, tanti reati, quattro delitti, condanne definitive... eppure Battisti ha goduto di immunità e coperture per quarant'anni (ed è tuttora difeso da fior di intellettuali di sinistra)
di Stefano Magni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5503

Fonte: Corrispondenza Romana, 27 Marzo 2019

9 - OMELIA V DOM. DI QUARESIMA - ANNO C (Gv 8,1-11)
Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei
Fonte Il settimanale di Padre Pio

I farisei cercano di mettere in difficoltà Gesù, presentandogli una donna sorpresa in flagrante adulterio. La Legge mosaica imponeva la lapidazione per donne del genere, e ora i farisei chiedono il parere a Gesù. Se avesse apertamente detto di no alla lapidazione, Egli sarebbe andato contro la Legge mosaica; se avesse detto di sì, avrebbe trasgredito la legge romana che proibiva la lapidazione, e inoltre sarebbe andato contro il suo stesso messaggio di misericordia.
Inizialmente Gesù si mette a scrivere con il dito per terra. Questo particolare, apparentemente indifferente, ha anch'esso la sua importanza: prima di tutto esprime tutto il suo disinteresse per le trame dei farisei e, in secondo luogo, si riferiscono probabilmente a quanto scriveva il profeta Geremia: «Quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore» (17,13). Con questo gesto simbolico Gesù fa capire ai suoi interlocutori che anch'essi erano pieni di peccati, che avevano anch'essi abbandonato il Signore, la fonte di acqua viva.
Gesù allora dice: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7). A questa risposta di Gesù viene in mente quanto scrive, nella sua Regola, san Francesco d'Assisi: «Ciascuno giudichi e disprezzi se stesso». Non possiamo condannare il nostro prossimo quando siamo noi ad essere carichi di peccati. Sempre pronti a puntare il dito contro il nostro fratello, noi siamo molto bravi a scusare i nostri difetti. Sull'esempio dei Santi dobbiamo fare invece il contrario.
Dopo questa frase di Gesù, se ne andarono tutti via, «uno per uno, cominciando dai più anziani» (Gv 8,9). Rimangono allora soli, la misera e la Misericordia, come scriveva sant'Agostino. Gesù non condanna la donna peccatrice e neppure l'approva, ma l'incoraggia sulla via del ritorno, della conversione, dicendole: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più» (Gv 8,11).
Gesù perdona la donna peccatrice e questa frase: «Va' e d'ora in poi non peccare più», Gesù la ripete anche a noi ogni volta che ci accostiamo al sacramento della Confessione. Siamo peccatori e, in quella donna adultera, c'eravamo anche noi, che troppe volte siamo infedeli a Dio, ci allontaniamo dalla Fonte d'acqua viva e ci imbrattiamo nel fango della nostra miseria.
Il Vangelo di oggi è un invito a una profonda conversione, a iniziare una vita nuova e a lasciarci dietro le spalle il nostro passato fatto di peccati e di infedeltà. Nella prima lettura abbiamo ascoltato le parole del profeta Isaia il quale esortava: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche» (43,18); e, ancora più chiaramente san Paolo, nella seconda lettura di oggi, così scriveva ai Filippesi: «Dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù» (Fil 3,13-14).
Dimenticarsi dei peccati passati significa pentirsi profondamente e avere un sincero proposito di non commetterli mai più, costi quel che costi. Come Dio li dimentica, così anche noi dobbiamo cancellarli definitivamente e iniziare una vita nuova.
Il Vangelo di oggi ci insegna inoltre a non considerare il peccato del prossimo, a non condannare il fratello. Questo è il giusto atteggiamento da prendere nei confronti dei peccatori. Gesù odia profondamente il peccato, ma ama immensamente il peccatore. Così dobbiamo fare anche noi: rispettare e amare il peccatore, ma combattere senza mezze misure il peccato.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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