BastaBugie n�676 del 05 agosto 2020

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1 PERCHE' GLI STUPIDI SI CREDONO INTELLIGENTI?
L'effetto Dunning-Kruger si ha quando gli incompetenti si sopravvalutano, mentre gli esperti si sottovalutano (VIDEO: Perché gli stupidi si credono intelligenti)
Fonte: Fonte: Wikipedia
2 LE SETTE FASI DELLA ''TEORIA DELLA DITTATURA'' DI GEORGE ORWELL
Oggi stiamo perdendo la libertà e non ce ne rendiamo conto... forse dovremmo rileggere 1984 visto che il Grande Fratello, l'antilingua e la psicopolizia sono tra noi
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 IL ''TRIONFO'' DI EMMA BONINO: LIBERTA' SENZA VERITA'
In una lunga intervista al Corriere della Sera, la leader radicale ripercorre tutta la sua vita ed indica nella legge sul divorzio l'inizio del cambiamento dell'Italia: un grande successo per lei, la rovina disastrosa per l'Italia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA STORIA INFINITA, UN GRANDE LIBRO DA RISCOPRIRE... METTENDO DA PARTE IL FILM
Nel capolavoro del 1979 dello scrittore tedesco Michael Ende la fantasia e l'immaginazione non sono una fuga dalla realtà, ma la ricerca del bello, del buono e del vero (VIDEO: The Never Ending Story)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 AI MONDIALI DEL 2006 L'ITALIA SCONFISSE LA FRANCIA... MA NON ERA LA PRIMA VOLTA
Nel medioevo le università funzionavano in un modo molto libero e poco burocratico: all'università francese della Sorbona prevalsero due docenti italiani... il non plus ultra della scuola francescana e domenicana
Fonte: I Tre Sentieri
6 IL CONTINENTE IN CUI PIU' AFRICANI SONO VITTIME DI RAZZISMO E' L'AFRICA (DA PARTE DI ALTRI AFRICANI)
Inoltre lo status di donne e bambini è inferiore a quello degli uomini: lavoro minorile, matrimoni combinati e precoci, mutilazioni genitali femminili...
Autore: Anna Bono - Fonte: Atlantico
7 INIZIA LA TRANSIZIONE DA UOMO A DONNA A 4 ANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Instagram mette al bando le terapie riparative, lo Stato Italiano finanzia gli imprenditori trans, alle Olimpiadi gli uomini non competano con le donne
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
8 IL CONFLITTO TRA NAPOLEONE E PAPA PIO VII
Una storia da film: conflitti, concordati, sequestri e perfino una scomunica
Autore: Alvaro Real - Fonte: Aleteia
9 OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 14,22-33)
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - PERCHE' GLI STUPIDI SI CREDONO INTELLIGENTI?
L'effetto Dunning-Kruger si ha quando gli incompetenti si sopravvalutano, mentre gli esperti si sottovalutano (VIDEO: Perché gli stupidi si credono intelligenti)
Fonte Fonte: Wikipedia

L'effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in quel campo, mentre, per contro, persone davvero competenti tendono a sminuire o sottovalutare la propria reale competenza. Come corollario di questa teoria, spesso gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti.
Questa distorsione viene attribuita all'incapacità metacognitiva, da parte di chi non è esperto in una materia, di riconoscere i propri limiti ed errori.
Il possesso di una reale competenza, al contrario, può produrre la distorsione inversa, con un'affievolita percezione della propria competenza e una diminuzione della fiducia in se stessi, poiché gli individui competenti sarebbero portati a vedere negli altri un grado di comprensione equivalente al proprio.
Gli psicologi David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, hanno tratto la conclusione che: «l'errore di valutazione dell'incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri».

RIFERIMENTI STORICI
Sebbene una descrizione dell'effetto Dunning-Kruger sia stata proposta solo nel 1999, [...] Shakespeare si esprime in modo analogo in Come vi piace («Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio»).
Risalendo ancora più indietro nel tempo, non si può non ricordare la celebre frase del filosofo greco Socrate, attribuitagli dal discepolo Platone nella sua Apologia di Socrate: «Dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest'uomo ero più sapiente io: [...] costui credeva di sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo di sapere». Alla base del pensiero socratico è proprio la convinzione di "sapere di non sapere", intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che spinge però al desiderio di conoscere: più ci si addentra nello studio e nella conoscenza, più ci si rende conto delle infinite ramificazioni del sapere. La conoscenza diviene pertanto un processo in divenire e mai del tutto esaurito. Proprio nell'accezione del messaggio di Socrate si può quindi individuare per analogia il germe antico dello studio di Dunning-Kruger. [...]

IPOTESI
Il fenomeno ipotizzato venne verificato con una serie di esperimenti condotti da Dunning e Kruger nell'ambito di attività tra loro diverse quali la comprensione nella lettura, la pratica degli scacchi o del tennis.
I ricercatori ipotizzarono che, per una data competenza, le persone inesperte:
1) tenderebbero a sovrastimare il proprio livello di abilità;
2) non si renderebbero conto dell'effettiva capacità degli altri;
3) non si renderebbero conto della propria inadeguatezza;
4) si renderebbero conto e riconoscerebbero la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l'attività in questione.
Dunning ha proposto un'analogia [...] con la condizione di una persona che, soffrendo di una disabilità fisica in seguito a una lesione cerebrale, sembra non avvedersi della menomazione o rifiuta di accettarne l'esistenza, anche se questa è grave come nel caso di cecità o paralisi.

STUDI
Dunning e Kruger decisero di testare queste ipotesi sugli studenti dei primi anni dei corsi di psicologia della Cornell University. In una serie di studi, esaminarono l'autovalutazione che i soggetti davano sulle proprie capacità di ragionamento logico, grammaticale e umoristico. Dopo essere venuti a conoscenza del proprio punteggio nei test, ai soggetti veniva nuovamente chiesto di dare una valutazione del proprio livello: il gruppo dei competenti lo stimava correttamente, mentre quello dei non competenti continuava a sopravvalutare il proprio livello. [...]
Per contro, persone in realtà più esperte di altre, tendevano a «sottovalutare» la propria competenza. I partecipanti di questo tipo che si trovavano davanti a domande relativamente semplici per la propria preparazione, erano portati nella maggior parte dei casi a ritenere che tali problemi si rivelassero semplici anche per gli altri.
Uno studio successivo, riportato nello stesso articolo, suggerisce che gli studenti altamente incompetenti miglioravano la propria abilità nell'autovalutazione a seguito di una seppur minima introduzione alla materia o alla competenza nella quale difettavano, e questo a prescindere dai risibili miglioramenti nella competenza vera e propria.
Nel 2003 lo stesso Dunning, insieme a Joyce Ehrlinger, anch'egli della Cornell University, pubblicò uno studio che descriveva il cambiamento del modo in cui le persone vedono sé stesse quando sono influenzate da stimoli esterni. Ai partecipanti all'esperimento, studenti della Cornell, furono somministrati test sulla conoscenza della geografia: alcuni di essi miravano a influenzare l'autostima in positivo, altri in negativo. Fu quindi chiesto loro di valutare la propria prestazione, e coloro che avevano avuto il test positivo valutarono il proprio lavoro in modo molto più lusinghiero rispetto a quanti avevano dovuto affrontare il test negativo.
Daniel Ames e Lara Kammrath estesero questo studio alla sensibilità nei confronti degli altri, e alla percezione della propria sensibilità che i soggetti avevano.
Un'altra ricerca ha suggerito che l'effetto non sia così scontato e dovrebbe essere ascritto a distorsioni cognitive. In una serie di tre studi e 12 test i ricercatori trovarono che, in situazioni di difficoltà moderata, coloro che ottenevano prestazioni migliori e peggiori differivano molto poco in accuratezza, mentre in caso di difficoltà maggiore, i migliori risultavano meno accurati dei peggiori, nel proprio giudizio. Questo comportamento suggerirebbe che a ogni livello di abilità si è soggetti al medesimo grado di inaffidabilità.
Ehrlinger, Johnson, Banner, Dunning e Kruger ipotizzarono spiegazioni alternative, ma giunsero a conclusioni qualitativamente simili a quelle del lavoro originale. L'articolo indicò come causa principale del fenomeno il fatto che, a differenza degli individui più abili, «gli individui meno capaci non ricevono alcun feedback che li convinca della necessità di migliorarsi».
A riprova dell'esattezza della teoria, Dunning portò ad esempio uno studio commissionato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti d'America su un campione di circa 25.000 statunitensi, intervistati in merito alla loro competenza finanziaria; dalle risposte dei circa ottocento di questi che erano incappati in fallimenti economici, emergeva che essi si ritenevano, al contrario, più esperti degli altri in campo finanziario.

Nota di BastaBugie: l'effetto Dunning-Kruger di cui parla il precedente articolo è una distorsione cognitiva a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità autovalutandosi, a torto, esperti in quel campo, mentre, per contro, persone davvero competenti tendono a sminuire o sottovalutare la propria reale competenza. Come corollario di questa teoria, spesso gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti. Nel seguente video (durata: 6 minuti e mezzo) dal titolo "Perché gli stupidi si credono intelligenti" si vede perché questo accade.


https://www.youtube.com/watch?v=S-aX6ZQz2qA

Fonte: Fonte: Wikipedia

2 - LE SETTE FASI DELLA ''TEORIA DELLA DITTATURA'' DI GEORGE ORWELL
Oggi stiamo perdendo la libertà e non ce ne rendiamo conto... forse dovremmo rileggere 1984 visto che il Grande Fratello, l'antilingua e la psicopolizia sono tra noi
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 18 luglio 2020

I 20 anni di "Libero" - che nasce come giornale controcorrente e proclama questa ambizione fin dal nome della testata - cadono in un momento in cui la discussione sulla libertà d'opinione e l'informazione è spesso incandescente. Non solo in Italia.
Perfino negli Stati Uniti: basta leggere il manifesto di alcuni intellettuali (assai impauriti) contro la nuova Inquisizione politically correct, che ormai incombe perfino sul presidente Trump.
Stiamo andando verso una forma di libertà "controllata" e fortemente limitata? C'è addirittura chi sostiene che siamo ormai nella società del Grande Fratello di Orwell. A scriverlo - con dovizia di argomenti - non è proprio l'ultimo arrivato, né un bigotto conservatore, ma è un intellettuale che per anni è stato uno degli astri della "gauche" francese, coccolato anche sui giornali progressisti italiani: Michel Onfray.
Da libero pensatore, Onfray sta ribaltando tanti dogmi progressisti del "politically correct", la nuova religione dominante che si pretende indiscutibile e spesso emette anatemi e scomuniche. Lo fa con una controversa rivista, "Front Populaire", che raccoglie tutti i non allineati - da destra a sinistra - e lo fa con libri come quello appena uscito, "Teoria della dittatura" (Ponte alle Grazie, pp. 220, euro 16,50).
Dove esordisce così: "Considero il pensiero politico di George Orwell come uno dei più grandi, al pari di quello consegnato da Machiavelli nel Principe". La tesi di Onfray è semplice e provocatoria: "Il romanzo 1984 rimanda spesso al totalitarismo marxista-leninista" e "richiama altrettanto spesso anche il totalitarismo nazionalsocialista".
Tuttavia quest'opera oltrepassa "l'orizzonte di questi stessi totalitarismi" e fa "pensare direttamente alla nostra epoca" in cui si affaccia "un tipo nuovo di totalitarismo". Può sembrare eccessivo perché noi in fondo ci riteniamo liberi, ma quello che abbiamo vissuto nei due mesi del lockdown a molti ha dato la sensazione di una distopia orwelliana.
È uno "stato d'eccezione" che non si ripeterà? O - come ritengono alcuni - è solo la "prova generale" in cui è stata misurata la "disponibilità" collettiva a lasciarsi privare della libertà?
La cosa più ragionevole è considerare criticamente la normalità che viviamo fuori dallo stato d'eccezione. È quello che fa Onfray.
Della "Teoria della dittatura" contenuta in "1984" coglie "sette fasi principali" che vede molto attuali: "distruggere la libertà; impoverire la lingua; abolire la verità; sopprimere la storia; negare la natura; propagare l'odio; aspirare all'Impero".  Sono - a suo avviso - elementi che possiamo già ritrovare anche nel nostro presente.

1° fase: DISTRUGGERE LA LIBERTÀ
Come "prima tesi" spiega: "la libertà si rimpicciolisce come una pelle di zigrino. Siamo una società sottoposta a controlli di ogni tipo, una società in cui la parola, la presenza, l'espressione, il pensiero, le idee e gli spostamenti sono completamente tracciati e tracciabili. Le informazioni recuperate potranno essere tutte usate per istruire le pratiche destinate al tribunale del pensiero".
In effetti è vero. Molti aggiungono alla lista anche il totale controllo del nostro conto corrente fino al tentativo di abolizione del contante e - in Italia - addirittura l'ipotesi di leggi che colpiscono la libertà d'opinione.

2° fase: IMPOVERIRE LA LINGUA
Onfray prosegue: "Seconda tesi: l'attacco alla lingua". La politicizzazione della lingua arriva perfino a prescrivere proibizioni sul maschile e il femminile. Ci sono poi vademecum da rispettare perfino per i giornali. Ma soprattutto impoverire la lingua con stereotipi, conformismi e slogan è la tomba del pensiero.

3° fase: ABOLIRE LA VERITÀ
Ovvero "si stabilisce come nuova e insormontabile verità il fatto che non esistono più verità ma solo prospettive. E guai a chi rifiuta la nuova verità sull'inesistenza delle verità!... Questo nichilismo della verità consente di fare tabula rasa di qualsiasi certezza... Se non esiste più una verità ma soltanto delle prospettive, allora tutto diventa possibile... la menzogna ha a propria disposizione un viale intero".

4° fase: SOPPRIMERE LA STORIA
La "Quarta tesi" di Onfray/Orwell è "la strumentalizzazione della storia".
In questo caso gli esempi si sprecano.

5° fase: NEGARE LA NATURA
"Quinta tesi: la cancellazione della natura", per esempio con quella "teoria dei generi" che "postula che noi non nasciamo né di sesso maschile né di sesso femminile, ma neutri e che diventiamo ragazzi o ragazze solo per questioni di cultura, di civiltà, di società e d'indottrinamento, attraverso stereotipi che andrebbero decostruiti fin dalla scuola".

6° fase: PROPAGARE L'ODIO
La "Sesta tesi" che Onfray trae da Orwell è "l'incoraggiamento dell'odio". E spiega: "Nell'ambito della cultura postmoderna, l'odio viene riservato a chi non si inginocchia davanti alle verità rivelate della religione che si autoproclama progressista".
Nell'attuale tempesta di odio - osserva Onfray - "è meglio trovarsi sotto il vento cosiddetto progressista per poterne beneficiare, piuttosto che sotto quello del sovranismo - questo, tanto per prendere un esempio in cui l'odio si manifesta senza ritegno".

7° fase: ASPIRARE ALL'IMPERO
La "Settima tesi" è la seguente: "l'Impero è in marcia. Ma quale Impero?" si chiede Onfray: "La fine delle nazioni" risponde "è stata voluta dagli attori dell'Europa di Maastricht. La scomparsa di quello che resta della sovranità nazionale francese è addirittura stata rivendicata da un deputato della maggioranza presidenziale come l'orizzonte politico del macronismo".
Per l'Italia questo è ancora più vero. La caratteristica di tutti questi dogmi è appunto quella di imporsi come indiscutibili. Il fatto stesso di analizzarli criticamente ti pone fuori dal consorzio civile. Il coro uniforme dei media lo dimostra.
"In un mondo in cui i progressisti hanno cancellato la verità" scrive Onfray "il progresso significa sostenere il catechismo dei dominatori e ingoiare tutti i princìpi della loro ideologia, significa non rimettere mai niente in questione e prendere per oro colato tutte le cose che si raccontano a scuola, sui giornali, in televisione o su Internet".

CONCLUSIONE
Può sembrare esagerato paragonare la distopia totalitaria di "1984" alla nostra situazione in cui il potere non sembra usare la coercizione. Ma - secondo alcuni - un eventuale totalitarismo non ha sempre bisogno della violenza per affermarsi e sostenersi. Soprattutto nel XXI secolo.
È quanto affermava già un altro scrittore distopico, Aldous Huxley che nel "Ritorno al mondo nuovo" scrive: "la società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo immaginario della mia favola il castigo è raro e di solito mite. Il governo realizza il suo controllo, quasi perfetto, inducendo sistematicamente la condotta desiderata, e per far questo ricorre a varie forme di manipolazione pressoché non violenta, fisica e psicologica".
Poi Huxley aggiunge che - a differenza di 1984 - nel suo "Mondo nuovo" lo "stato mondiale" per impedire turbolenze ha molti strumenti a disposizione, ad esempio pure "una certa misura di libertà sessuale (possibile dopo l'abolizione della famiglia)" e "una grossa industria della comunicazione di massa che non dà al pubblico né il vero né il falso, ma semmai l'irreale", un "oppio del popolo", con un "flusso continuo delle distrazioni" per "far affogare in un oceano di fatuità" la razionalità, la libertà e le istituzioni democratiche.
Non siamo già a questo scenario. Ma per evitarlo assume un'importanza enorme l'esistenza di un giornalismo "libero" e anticonformista.

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Fonte: Libero, 18 luglio 2020

3 - IL ''TRIONFO'' DI EMMA BONINO: LIBERTA' SENZA VERITA'
In una lunga intervista al Corriere della Sera, la leader radicale ripercorre tutta la sua vita ed indica nella legge sul divorzio l'inizio del cambiamento dell'Italia: un grande successo per lei, la rovina disastrosa per l'Italia
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-07-2020

Domenica scorsa 12 luglio il Corriere della Sera ha pubblicato una lunga intervista ad Emma Bonino. Una specie di retrospettiva della vita politica sua e dell'Italia laudativa di sé e dei Radicali. In questa scontata esaltazione dei grandi risultati ottenuti da una sparuta pattuglia di militanti - Aglietta, Spadaccia, Pannella, Bonino... - c'è tuttavia qualcosa di vero: aver cambiato l'Italia.
La Bonino è molto chiara a questo proposito e non si può darle torto: "La vittoria sul divorzio, di cui Mauro Mellini fu un protagonista, è stato uno dei più importanti cambiamenti della storia civile italiana. Da lì in poi la società si è come liberata da catene antiche. E non si è più tornati indietro... È difficile negare che le nostre battaglie abbiano cambiato il volto e il modo di vivere di milioni di italiani". Questo giudizio è in sé assolutamente vero anche se la valutazione del processo che da lì è partito è opposta a quello della Bonino.

LA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA HA DISTRUTTO LA SOCIETÀ
Togliendo il matrimonio come base della famiglia è finita a poco a poco anche la famiglia, e con la famiglia una visione umana e non tecnica della sessualità, la natalità, i legami non artificiali, l'idea stessa di un ordine naturale da rispettare nelle politiche e nelle leggi, e un rapporto essenziale e non accidentale della Chiesa con la società. Dopo l'approvazione del divorzio è rimasto solo l'individuo come unità numerica e con relazioni diversamente fungibili, interscambiabili, reversibili, artificiali, a tempo, una società usa-e-getta, liquida e pagana. Tutte le altre forme di post-naturalismo per le quali anche la cultura gay risulta essere ormai troppo rigida, ne sono state la conseguenza.
Secondo Emma Bonino, Pannella e Spadaccia erano molto interessati alla religiosità "come diritto individuale. Il diritto a credere in quello che si vuole, il contrario dell'integralismo". Si ritorna quindi al "diritto di scelta", come nel divorzio o nell'aborto: "L'obiettivo della mia esistenza è sempre stato di combattere gli ostacoli alle possibilità, di ciascuno, di scegliere in modo autonomo e sovrano la propria vita. Per questo ho combattuto le mutilazioni genitali femminili, per questo sento tanto la questione dei migranti". Un motivo del successo radicale, allora, è stato di proporre una libertà fondata solo su se stessa, ossia senza ragioni, un diritto di scelta coerente solo con se stesso, ossia privo di coerenza: perché le mutilazioni genitali no e la mutilazione esiziale dell'aborto sì? Al nascituro il diritto di scelta è stato concesso?.

UNA LIBERTÀ SENZA VERITÀ
Emma Bonino si vanta di aver sempre lottato per lo Stato di diritto, in realtà i Radicali hanno distrutto lo Stato di diritto se con tale espressione si intende lo Stato che risponde ad un ordine indisponibile di fini e di valori.  
I Radicali, che erano un piccolo gruppo di cultura liberale, avevano bisogno di un partito radicale di massa. Questo fu il PCI. Nell'intervista al Corriere la Bonino dice che con i comunisti il rapporto era difficile perché i Radicali parlavano dei diritti dell'individuo e i comunisti di quelli delle masse e consideravano divorzio a aborto "frivolezze radical-chic". Ma sbaglia sapendo di sbagliare. Il PCI era in potenza un partito radicale di massa e lo diventò progressivamente e in modo sempre più radicale.
I voti nei referendum del 1974 e del 1981 non vennero dai pochi liberali, ma dai comunisti e da un popolo italiano che il comunismo - con il considerevole aiuto dei democristiani - aveva secolarizzato. Come per la modernità, anche in questo caso i Radicali si posero all'avanguardia di processi più grandi di loro, stimolandoli a loro volta e godendone i frutti, al punto che oggi non ce n'è nemmeno più di bisogno: Partito Democratico e Cinque Stelle fanno delle "frivolezze radical-chic" l'essenza della loro politica.
Circa i rapporti col mondo cattolico, la Bonino glissa. In realtà i Radicali furono molto sostenuti dai progressisti cattolici della contestazione che scesero in piazza e in parlamento con i comunisti, ma poi spinsero per i diritti borghesi dei Radicali. Il 23 marzo 1974 si tenne a Roma il Convegno "I cattolici democratici contro l'abrogazione della legge sul divorzio" e gli Atti pubblicati allora dalla Coines Edizioni fanno un elenco di intellettuali cattolici aderenti che da solo occuperebbe lo spazio di questo articolo. I due referendum su divorzio e aborto divisero il mondo cattolico - e la stessa Chiesa - in modo da toccare con mano e da allora la ferita si è sempre più allargata.
La piccola pattuglia ha sfruttato l'onda lunga di processi molto più grandi di essa: l' "impulso alla libertà assoluta e alla pienezza assoluta come individuo" (come scrisse Baget Bozzo) propria della modernità, la transizione opulenta, irreligiosa e borghese del comunismo italiano, il progressismo cattolico postconciliare. Più approfittatori che creativi anticipatori, più esecutori testamentari che produttori di nuove risorse.

Nota di BastaBugie: negli anni abbiamo pubblicato molti articoli su Emma Bonino e i radicali.

EMMA BONINO PARLA DAL PULPITO DI UNA CHIESA, MENTRE GLI ANTIABORTISTI SONO CACCIATI FUORI
La leader radicale ha parlato della necessità di accogliere gli immigrati per colmare il calo demografico ''dimenticando'' di essere la paladina dell'aborto libero che ha ucciso 6 milioni di italiani
di Giuseppe Tetto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4795

EMMA BONINO E' STATA SCELTA (UNICA ITALIANA) TRA LE ''150 DONNE CHE MUOVONO IL MONDO'' RIUNITE NEL 2012 A NEW YORK
In passato anche il direttore di Avvenire si accodò al coro di lodi per la radicale che propaganda aborto, eutanasia, droga libera, sesso scelto in base al desiderio, legalizzazione della pedofilia...
di Danilo Quinto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2264

EMMA BONINO MINISTRO DEGLI ESTERI: QUATTRO MOTIVI PER PREOCCUPARSI
Come può occupare un posto chiave del governo chi fa parte di un partito che è stato votato dallo 0,19% (cioè 64.709 voti) senza nessun rappresentante in Parlamento?
di Stefano Fontana
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2749

RADIO RADICALE VIENE FINANZIATA DAL PARLAMENTO OGNI ANNO CON 10 MILIONI DI EURO: SONO I NOSTRI SOLDI, I MIEI E I TUOI!
Vediamo i nomi dei politici cattolici (o presunti tali) che appoggiano ogni anno il finanziamento di Pannella, Bonino e compagni
di Danilo Quinto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1865

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-07-2020

4 - LA STORIA INFINITA, UN GRANDE LIBRO DA RISCOPRIRE... METTENDO DA PARTE IL FILM
Nel capolavoro del 1979 dello scrittore tedesco Michael Ende la fantasia e l'immaginazione non sono una fuga dalla realtà, ma la ricerca del bello, del buono e del vero (VIDEO: The Never Ending Story)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-12-2019

È un dato accertato da tempo: nel più concreto dei mondi possibili, nella società che ha fatto della materia e con la materia quello che nessuna civiltà prima si era azzardata, vi è un insospettabile interesse per il mito e il fantastico. Certo, i grandi spazi, le grandi foreste, le alte montagne di uno scenario fantasy sono altra cosa rispetto al quartiere residenziale periferico con il quale il nostro lettore-tipo si trova a fare i conti quotidianamente. È altrettanto vero che i grandi rischi, i grandi amori, le grandi battaglie, il camminare sul ciglio di profondi burroni, lo scintillio delle spade che si incrociano, sono l'antitesi di quella vita piatta, grigia, codificata e programmata che la modernità propone, o per meglio dire impone.
Ma non è solo l'insoddisfazione della realtà ciò che spinge verso il fantastico, non solo la volontà di evadere dalle brutture, quella "Santa fuga del prigioniero" di cui parlò Tolkien: nella grande letteratura fantastica si possono ritrovare valori e princìpi di cui non si parla - o se ne parla per deridere e denigrare - nel resto della narrativa.
Esattamente quarant'anni fa, alla fine del 1979, faceva la sua comparsa nelle librerie un volume che andava ad affiancarsi al Signore degli Anelli e alle Cronache di Narnia come uno dei grandi capolavori della letteratura fantastica: La Storia Infinita, dello scrittore tedesco Michael Ende. Tradotto in più di 40 lingue, il romanzo ha venduto oltre 10 milioni di copie nel mondo ed è diventato un classico della letteratura per ragazzi.
La maggior parte della storia si svolge a Fantàsia, un mondo fantastico, parallelo al nostro,  minacciato dall'espansione di una forza misteriosa chiamata Nulla, che causa la sparizione di regioni sempre più estese del regno. L'Infanta Imperatrice incarica un valoroso giovane guerriero, di nome Atreju, della missione quasi disperata di fermare l'avanzata del Nulla. In questa missione sarà protagonista Bastian, un bambino proveniente dal nostro mondo, da una quotidianità banale e sofferta. Ha dieci anni, ha da poco perso la mamma, e con il padre non riesce a comunicare. A scuola è oggetto di bullismo da parte dei coetanei, e mancano degli adulti che sappiano proporgli qualcosa di bello, che lo aiutino a crescere. Ma un giorno il fantastico fa irruzione nella vita di Bastian attraverso un libro. Leggendo le storie del Regno di Fantàsia, egli si ritrova progressivamente coinvolto negli eventi del racconto.

IL FILM NON RISPECCHIA IL CAPOLAVORO
Bastian viene trasportato a Fantàsia, e diventa parte di quel mondo. L'Infanta Imperatrice lo incarica di ricreare il regno a partire dai suoi desideri e gli dona il talismano Auryn. Su di esso campeggia una scritta: «Fa' ciò che vuoi». Sembra la sintesi del pensiero moderno, che esalta l'autorealizzazione, lo spontaneismo dei sensi, il non sottomettersi ad alcuna legge morale. In realtà, pagina dopo pagina, il protagonista scoprirà che quel «fai quel che vuoi» non significa «fai quel che ti pare», ma è secondario - come diceva Sant'Agostino -, all'amore. Ama, e fai quel che vuoi. Che è la strada più ardua del mondo.
Nel libro, Atreju  e Bastian la percorreranno insieme, e il ragazzo attraverserà tutti i suoi desideri e passerà dalla goffaggine iniziale alla bellezza, alla forza, alla sapienza, al potere, fino a quando dovrà fermarsi. Bastian aiuta Atreju nel tentativo di salvare il regno e dovrà infine trovare un modo per ritornare nel mondo reale.
La Storia infinita può essere letta come una metafora della letteratura intesa come strumento per cambiare gli uomini e di conseguenza la realtà. Si tratta di un vero e proprio moderno romanzo di formazione, storia di un'anima, folgorante scoperta dell'amore, indimenticabile avventura, ma anche un lungo viaggio nell'immaginario e itinerario nell'arte e nella mitologia. La Storia infinita è stato uno dei libri del nostro tempo che ha conquistato, avvinto e incantato generazioni di lettori, diventando una finestra aperta sul regno dei sogni, dell'immaginazione, dei libri, della letteratura.
Il fascino del libro sopravvisse anche alla versione cinematografica, che uscì nel 1984. Una versione che l'autore disconobbe totalmente, ingaggiando anche una battaglia legale con la produzione. Ende riteneva - a ragione - che il film avesse stravolto e banalizzato i contenuti del suo libro.

CRESCERE MANTENENDO UN CUORE DA BAMBINI
La Storia infinita ci racconta come si possa - e si debba - crescere, mantenendo un cuore da bambini. È la stessa lezione che ci viene dalle grandi opere di Tolkien e Lewis. E come i fratelli Pevensie delle Cronache di Narnia fanno ritorno al reale dopo l'incursione nel mondo fantastico, così Bastian tornerà nella realtà, tornerà da suo padre, e finalmente i due riusciranno a parlarsi, a entrare in relazione l'uno con l'altro, a sapersi manifestare il proprio affetto, e sarà la vittoria più bella.
La critica del tempo, agli albori degli anni '80, accolse piuttosto freddamente il libro: valeva ancora nella letteratura il principio non scritto secondo il quale la narrativa doveva essere soprattutto realistica e politicamente impegnata, per cui non c'era spazio per viaggi nel Regno di Fantàsia. I rappresentanti socialmente attivi della generazione sessantottina criticarono dunque Ende tacciandolo di escapismo, di mancanza di realismo e di tratti eccessivamente naif.
Erano le stesse critiche che avevano accolto anni prima l'opera di Tolkien. Qualcuno parlò in relazione all'opera di Ende di "effetto placebo", nella misura in cui i giovani lettori spaventati dal futuro e in cerca di una fuga dalla realtà trovavano nel romanzo una risposta al loro bisogno di positività e ricevevano risposte e soluzioni che non erano contenute nel testo stesso.
In realtà il messaggio contenuto ne La Storia infinita era diametralmente opposto: non una fuga nel mondo della fantasia in cui vivere felici, ma un invito a considerare la fantasia un mezzo per affrontare i problemi del mondo reale. Ende si stancò di doversi ripetutamente giustificare agli occhi della critica per la sua scelta di trattare il fantastico e definì "soffocante" il lungo dibattito sull'escapismo. Intanto il suo libro andava sempre più diffondendosi tra i lettori, in barba alle critiche degli intellettuali, e così poterono essere riscoperte e diffuse delle sue opere precedenti, come la tenerissima fiaba Momo.
Col tempo, dopo il 1995, l'anno della morte di Ende, la sua popolarità andò un po' affievolendosi. Ma gli ideali della Storia infinita trovarono nuovi epigoni negli ambienti della destra giovanile italiana, che a partire dal 1998 cominciò ad organizzare dei meetings chiamati, significativamente, Atreju. Eventi di formazione, di discussione, di elaborazione culturale per i difficili anni che sarebbero venuti col Terzo Millennio.
La Storia infinita, quindi, insieme al Signore degli Anelli e alle Cronache di Narnia va a costituire una ideale trilogia di opere letterarie fantastiche dove la fantasia, l'immaginazione, il mito, non sono intesi come estraniazione dalla realtà, ma come ricerca del Bello, del Buono, del Vero.

Nota di BastaBugie: il pur criticabile film aveva però una bella colonna sonora. Nel seguente video (durata: 3 minuti) dal titolo "The Never Ending Story" si può gustare con i sottotitoli in inglese e relativa traduzione in italiano.


https://www.youtube.com/watch?v=lKZlKhVwN9Y

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-12-2019

5 - AI MONDIALI DEL 2006 L'ITALIA SCONFISSE LA FRANCIA... MA NON ERA LA PRIMA VOLTA
Nel medioevo le università funzionavano in un modo molto libero e poco burocratico: all'università francese della Sorbona prevalsero due docenti italiani... il non plus ultra della scuola francescana e domenicana
Fonte I Tre Sentieri, 8 luglio 2020

Diciamolo francamente i francesi sono cugini fino ad un certo punto. Si, tutto quello che volete: i nostri vicini, la somiglianza, la lingua neolatina, la passione per il vino e i formaggi, una cucina che non è molto differente dalla nostra (si fa per dire!). Sì, c'è tutto questo... ma i francesi sono francesi, e gli italiani sono italiani.
Ci è difficile sopportare quella prosopopea sciovinista con contorno di nasino all'insù. Così come loro non sopportano la nostra superiorità storica e culturale. Questa insopportazione ce l'hanno fino al midollo e l'hanno voluta trasmettere finanche ai più piccoli: la serie di Asterix e Obelix docet.
Calcisticamente non gli è andata sempre bene. Così come per noi. Nella finale degli Europei del 2000 gli azzurri di fatto dominarono, poi vennero beffati con il famoso golden gol di Trezeguet. Ma ci rifacemmo nella finale del Mondiale 2006. Accadde di fatto il contrario: i blues transalpini fecero più possesso palla e, anche senza Zidane (espulso), ce la fecero vedere brutta. Ma andò come andò e Fabio Grosso, di mestiere terzino fluidificante, divenne l'eroe nazionale.
Forse l'unico match in cui il dominio territoriale sortì effetto fu l'ottavo di finale nei Mondiali del Messico del 1986, quando la banda di Platini, Rochteau e Tigana ci dette una lezione non indifferente sul piano del gioco e del risultato: 2-0 senza nessuna attenuante!
Eppure tra le grandi sfide Italia-Francia ve ne è un'altra che arrise a nostro favore. Una bella lezione che va ben oltre la conquista di Cesare delle Gallie e la romanizzazione del Rodano.
Nel basso medioevo la Sorbona era il top del sistema universitario della cristianità. Allora il sistema universitario funzionava in un modo molto libero e poco burocratico. Gli studenti, beneficiando di un'unificazione linguistica accademica (il latino), seguivano i corsi che ritenevano più utili in diverse università dell'Europa. E nello stesso ateneo potevano decidere liberamente di seguire i corsi dei docenti che ritenevano più preparati. Ebbene, nel XIII secolo, alla Sorbona, i corsi più seguiti erano di due italiani, precisamente di un viterbese e di un ciociaro: San Bonaventura da Bagnoregio e san Tommaso d'Aquino... scusate se è poco. Ovvero, il vertice della scuola francescana e il vertice della scuola domenicana.
Costoro raccoglievano una tale quantità di studenti che ci fu chi pensò di farli fuori (accademicamente parlando, s'intende), proponendo che fosse bene per i regolari (cioè per coloro che appartenevano ad ordini religiosi) non insegnare per evitare che si distraessero dalla preghiera. Ma non ci fu nulla da fare, questi due italiani erano diventati troppo famosi e continuarono a "menare la danza" della docenza e ad affascinare filosoficamente. Se volessimo utilizzare un paragone calcistico (speriamo non irriverente) è come se in una stessa squadra vi fossero contemporaneamente un Maradona ed un Pelé.
San Bonaventura e san Tommaso... un bel colpo per lo sciovinismo transalpino!

DOSSIER "GIOCO DEL CALCIO"
I preziosi insegnamenti dello sport

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Fonte: I Tre Sentieri, 8 luglio 2020

6 - IL CONTINENTE IN CUI PIU' AFRICANI SONO VITTIME DI RAZZISMO E' L'AFRICA (DA PARTE DI ALTRI AFRICANI)
Inoltre lo status di donne e bambini è inferiore a quello degli uomini: lavoro minorile, matrimoni combinati e precoci, mutilazioni genitali femminili...
Autore: Anna Bono - Fonte: Atlantico, 19 Giugno 2020

Il 14 giugno 22 alti funzionari delle Nazioni Unite hanno scritto una lettera per esprimere la loro indignazione per il razzismo che continua a pervadere gli Stati Uniti e il mondo. "Dobbiamo a George Floyd e a tutte le vittime della discriminazione razziale e della brutalità della polizia di abbattere le istituzioni razziste - si legge nel testo dai toni ieratici, in cui Floyd è descritto come "un mite gigante che lotta disperatamente per la vita" - è nostro dovere parlare per chi non ha voce e pretendere risposte concrete che consentano di lottare contro il razzismo, una piaga globale persistente nei secoli".
Gli autori della lettera affermano che l'Onu deve fare di più per rimuovere "l'onta del razzismo sull'umanità: non si dirà mai abbastanza del profondo trauma e delle sofferenze intergenerazionali derivanti dall'ingiustizia razziale perpetrata nei secoli in particolare contro le persone di origine africana. Limitarsi a condannare le espressioni e gli atti di razzismo non è abbastanza. Dobbiamo andare oltre e fare di più".
Si può eccepire in merito al linguaggio usato, dissentire da alcune affermazioni, ma non dalla sostanza del messaggio: il razzismo, nell'uso estensivo del termine che include qualsiasi discriminazione e ingiustizia basate su pregiudizi, è davvero una piaga, fa torto all'umanità e la umilia.

L'AFRICA È STATA DEVASTATA DAL TRIBALISMO
Però i 22 alti funzionari Onu che hanno firmato la lettera sono tutti africani e sarebbero stati credibili se, dimostrando senso di dignità e preoccupazione autentica, invece di puntare il dito contro "gli Stati Uniti e il mondo", avessero ammesso che anche nel loro continente, i loro connazionali devono impegnarsi ad abbattere le istituzioni razziste: gli africani sono tra i più accaniti difensori addirittura del diritto di discriminare, ragione per cui l'Africa nei secoli è stata devastata dal tribalismo e lo è tuttora nello scontro politico spesso spietato ed estremo, fino al genocidio.
Ostilità, diffidenza, disprezzo oppongono famiglie, lignaggi, clan, tribù, l'appartenenza per nascita è definitiva, l'identità individuale e collettiva si completano nella distanza sociale e nell'esclusione. Poiché si stenta a riconoscere l'esistenza di diritti universali, in Africa i diritti ancora sono in parte determinati dallo status sociale, a sua volta definito da fattori ascritti: il sesso, l'età, oltre che la comunità di nascita.
Lo status di donne e bambini è inferiore a quello degli uomini. Ne deriva che la loro vita e la loro volontà sono tenute in minor conto. Per questo sopravvivono, ostinatamente praticate, istituzioni nate per disporre della loro esistenza in funzione del bene collettivo, così come veniva inteso e tutelato nelle società tribali basate su economie di sussistenza: lavoro minorile, matrimoni combinati, matrimoni precoci, prezzo della sposa, mutilazioni genitali femminili...

NON C'È STATO AFRICANO IN CUI CI SIA SICUREZZA
In Africa il razzismo, istituzionalizzato, si esercita in tutte le sue accezioni. Così il posto al mondo in cui più africani sono vittime di razzismo, e nel modo più doloroso, è proprio l'Africa. Gli alti funzionari Onu della lettera contro il razzismo lo sanno. [...]
Quanto alla brutalità delle forze dell'ordine, non c'è stato africano in cui i cittadini si sentano al sicuro. Gli alti funzionari dell'Onu sanno anche questo.
Uno dei firmatari è Zainab Hawa Bangura, direttore generale dell'ufficio Onu in Kenya. Proprio in Kenya, da quando il 25 marzo il governo ha adottato misure per contenere l'epidemia, la polizia ha ucciso 15 persone e ne ha ferite 31 a colpi di arma da fuoco: per far rispettare il coprifuoco ha sparato ad altezza d'uomo.
Sempre in Kenya, l'agenzia di stampa The New Humanitarian il 16 giugno ha pubblicato un reportage intitolato "I civili nel nord est colpiti sia dai jihadisti che dallo stato". L'articolo inizia riportando la testimonianza di una donna: "Mio marito è stato ucciso dagli al-Shabab (jihadisti somali, ndr), mio cognato dalle forze di sicurezza. Siamo vittime di entrambi".
Il reportage prosegue spiegando che la gente ha paura del governo, da anni denuncia violenze da parte delle forse di sicurezza. Una inchiesta condotta nel 2016 nel Wajir, al confine con la Somalia, ha scoperto che, a partire dal 2015, 34 persone, tra cui due donne, erano scomparse ed erano stati rinvenuti i cadaveri di almeno 11 persone: tutte erano state viste per l'ultima volta mentre erano sotto custodia della polizia.
Da allora sequestri e omicidi sono continuati. Tra le vittime della polizia che in Kenya ha ucciso per far rispettare il coprifuoco c'è anche un bambino di 13 anni, Yassin Hussein Moyo, colpito a morte nella capitale Nairobi.
Nessuno in Africa si è inginocchiato per piangere il piccolo Yassin o altre vittime della brutalità delle forze di sicurezza e per invocare giustizia.

Fonte: Atlantico, 19 Giugno 2020

7 - INIZIA LA TRANSIZIONE DA UOMO A DONNA A 4 ANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): Instagram mette al bando le terapie riparative, lo Stato Italiano finanzia gli imprenditori trans, alle Olimpiadi gli uomini non competano con le donne
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 6 luglio 2020

"Mi sono reso conto che a TRE anni volevo essere una ragazza": inizia così il video, pubblicato sulla pagina facebook di Freeda, in cui quella che sembra una delicata ragazzina bionda spiega in realtà di essere un bambino "in transizione".
E sì perché quel delicato faccino e i lineamenti prettamente femminili, che si notano nel video, come ci spiega lui stesso, sono dovuti al consumo continuativo di ormoni cross sex, che stimolano lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari del sesso "desiderato". Ma questo è solo l'inizio del suo racconto, peraltro contenuto in un video dai colori zuccherosi e con un tocco di glamour, nelle immagini, come a voler mostrare quanto sia "trendy" essere trans.
L'incipit è quello di una sorta di captatio benevolentiae, attraverso la carta della "pietà" (ovviamente parliamo di un discorso troppo perfetto e ben pensato per essere stato formulato dal bambino in questione...): Cloe, come dice di chiamarsi, avrebbe "percepito" di essere femmina, dalla tenera età di 3 anni, a quattro anni poi, avrebbe comunicato ai suoi genitori questa sua sensazione, aggiungendo di voler morire. Così, sarebbe stato condotto dai suoi, da una psicologa "gentile" che le avrebbe permesso di iniziare il percorso di transizione.
Innanzitutto ci chiediamo quanto possa essere "gentile" una psicologa che per un bambino di quattro anni appena, consigli il percorso di "transizione" e con quale coscienza avrà permesso una cosa simile, ben sapendo, da psicologa, quanto la psiche di un bambino di quell'età si stia innanzitutto, appena formando e sia, comunque, in costante evoluzione e che, dunque, il povero paziente in questione, potrebbe svegliarsi da un giorno all'altro e non avere più questo desiderio, semplicemente perché l'aver cambiato idea fa parte del suo percorso di crescita.
Ma l'assurdità della scelta "terapeutica" della psicologa in questione (e come lei, di tanti altri psicologi che si muovono in questa direzione) sta nel fatto, come ci informa Cloe, nel video, che la sua intenzione è quella di seguire la terapia ormonale per un paio di anni (a base di triptorelina) per decidere, poi, se fare l'intervento chirurgico di asportazione dei genitali maschili o meno. Una "transizione" che lui annuncia tutto sorridente ma che, non sarebbe certo una passeggiata e non è detto che dia i risultati sperati in termini di benessere psichico, considerato anche l'alto numero di suicidi tra i transgender. Per di più, parliamo di un'operazione irreversibile, da cui non si può più tornare indietro.
E allora, come si può sottoporre un bambino di 4 anni all'inizio di un processo simile?E soprattutto quanto devastante può essere questo processo di ipersessualizzazione dei più piccoli, che all'età di Cloe si trovano ad assumere un aspetto che non corrisponde al loro sesso biologico ma che non corrisponde nemmeno, totalmente, ad un sesso definito? E ci teniamo a sottolineare che questo non ha niente a che fare con la tolleranza e la non discriminazione ma con un vero e proprio abuso sulle menti dei più piccoli che non possono e non devono essere condizionate attraverso delle procedure così pesanti, nella loro scelta, per di più in un periodo della loro vita, davvero delicato.
Insomma, a sostegno dell'ipersessualizzazione dei bambini, non c'è discorso, per quanto "petaloso", che tenga.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

INSTAGRAM METTE AL BANDO LE TERAPIE RIPARATIVE
L'organizzazione cristiana britannica Core Issues Trust su Instagram aveva scritto: «La Chiesa di Cristo si è fatta carico di sostenere, con pazienza, comprensione, sensibilità e rispetto, le persone che hanno scelto di lavorare su quegli aspetti che le hanno portate a sperimentare impulsi omosessuali. Il processo di cambiamento è spesso estremamente doloroso e richiede il supporto di guide abili e di una comunità amorevole al fine di promuovere l'integrità della persona e il proprio recupero».
Instagram ha cancellato questo post perché ritenuto discorso d'odio. «Non consentiamo attacchi contro le persone basati sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere e stiamo aggiornando le nostre politiche per vietare la promozione dei servizi di terapia di conversione» ha affermato Tara Hopkins, direttore delle politiche pubbliche di Instagram per Europa, Medio Oriente e Africa. «Abbiamo rimosso i contenuti in violazione di queste politiche».
Mike Davidson, fondatore del Core Issues Trust, ha così replicato: «Penso che questa censura evidenzi la natura totalitaria del movimento di sinistra LGBT».
(Gender Watch News, 24 luglio 2020)

LO STATO ITALIANO FINANZIA GLI IMPRENDITORI TRANS
L'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali, ufficio che fa capo al Dipartimento Pari opportunità del Governo, ha indetto un bando che finanzierà con 163 mila euro progetti volti a far crescere imprese gestite da transessuali. Come spiega l'Unar, i progetti dovranno avere un "particolare riferimento alla sperimentazione di percorsi di formazione specialistici e di accompagnamento per l'avvio di impresa volti a favorire l'inserimento lavorativo mediante progetti di start up d'impresa, autoimpiego e autoimprenditorialità per le persone transgender".
Perché questo bando? "È indiscutibile che, dotate di risorse e strumenti efficaci per orientarsi al 'Fare Impresa', possono recuperare quel gap oggi esistente nell'accesso al mercato del lavoro".
In breve essere transessuali (e anche omosessuali) oggi paga, significa avere una marcia in più, avere corsie privilegiate per emergere.
(Gender Watch News, 22 luglio 2020)

ALLE OLIMPIADI GLI UOMINI NON COMPETANO CON LE DONNE
Save Women's Sports, una coalizione di associazioni sportive femminili, ha chiesto al Comitato Olimpico Internazionale di impedire che atleti maschili transessuali possano competere in gare femminili.
"Le linee guida sull'ammissibilità dei transgender - si legge nella richiesta - che consente ai maschi che si identificano come femmine di far parte delle categorie femminili, è inaccettabile. La semplice riduzione dei livelli di testosterone per un anno non elimina il vantaggio dei maschi rispetto alle atlete. Permettere agli atleti di sesso maschile di identificarsi come concorrenti femminili è irresponsabile, negligente e pericoloso. Adottando le linee guida transgender 2015 si è venuti meno al dovere di proteggere la sicurezza e l'integrità delle donne, nonchè degli sport femminili. Ciò equivale a una palese discriminazione nei confronti delle donne sulla base del sesso".
La petizione così continua: "Se continueremo a permettere ai maschi di competere come femmine alle Olimpiadi, ci saranno le Olimpiadi maschili, ci saranno Olimpiadi miste, ma non ci saranno più le Olimpiadi delle donne. Le donne transgender sono maschi e non è per niente giusto che competano contro le donne".
(Gender Watch News, 8 maggio 2020)


DOSSIER "CAMBIO DI SESSO"
I danni irreversibili della transizione

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Fonte: Provita & Famiglia, 6 luglio 2020

8 - IL CONFLITTO TRA NAPOLEONE E PAPA PIO VII
Una storia da film: conflitti, concordati, sequestri e perfino una scomunica
Autore: Alvaro Real - Fonte: Aleteia, 7 aprile 2017

La Chiesa e i grandi poteri non hanno mai avuto ottimi rapporti. Lo Stato Pontificio è sempre stato un luogo di conflitto. Nel 1797 Pio VI venne arrestato e deportato da alcuni rivoluzionari in Francia, dove morì tre anni dopo. Anche Napoleone ha avuto i suoi conflitti con il Successore di Pietro.
Napoleone voleva estendere il proprio potere in tutta l'Europa, aspirava a creare un impero che non avesse fine e si vedeva come il grande imperatore onnipotente del continente europeo. Tutto doveva essere sotto il suo controllo e il suo potere, anche il nuovo papa, Pio VII.
All'inizio Napoleone voleva essere un alleato di Roma. Non voleva agire come i rivoluzionari, ma giungere a un accordo con lo Stato Pontificio. Venne firmato un concordato, con il quale si pensava di pacificare gli animi. Nonostante questo, Napoleone portò avanti i suoi piani. Per lui il pontificato era una semplice pedina della sua strategia militare.

VOLEVA UMILIARE PAPA PIO VII
La prima cosa che fece fu obbligarlo ad andare a Parigi alla sua incoronazione. [...] Ma perché Napoleone volle obbligare il papa ad assistere alla sua incoronazione? L'idea di Napoleone era trattenere il pontefice in Francia, ma desistette rendendosi conto che se il papa non fosse tornato i cardinali avrebbero pensato che aveva rinunciato e avrebbero eletto un nuovo pontefice. Fu la prima delle tensioni.
Nel 1806 Napoleone minacciò il papa quando la Gran Bretagna chiese al pontefice di astenersi davanti al blocco continentale alla Francia. "Sua Santità è sovrano di Roma, ma io sono l'imperatore; tutti i miei nemici devono essere i suoi", gli scrisse.
Nel 1808 le tensioni aumentarono. Le truppe dell'imperatore entrarono nella Città Eterna, e il papa si ritirò nel Quirinale. Napoleone riuscì ad annettere parte del territorio, ma voleva di più.
Nel 1809 decretò l'annessione del resto dei territori e lasciò che il pontefice restasse nella sua residenza di Roma. Pio VII eseguì la condanna più grave che si può verificare nella Chiesa e scomunicò l'imperatore. Alcuni diranno che non fu una scomunica perché non citava il nome del pontefice, ma non serviva. La bolla Quam memorandum era molto chiara: "scomunicava i ladri del patrimonio di San Pietro".
I rapporti finirono per rompersi, e Napoleone decise di arrestare il papa. Quando le truppe entrarono nel Quirinale, Pio VII non oppose resistenza. In quel momento il papa pronunciò la frase più famosa del suo pontificato. Gli venne chiesto se rinunciava allo Stato Pontificio e se ritirava la scomunica, ma la risposta fu netta: "Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo".

PIO VII, SERVO DI DIO
Venne portato a Savona, in un viaggio disumano con il quale Napoleone voleva continuare a umiliarlo. Cercò di far sì che il papa sostenesse la sua causa, ma Pio VII rifiutò i vescovi designati dall'imperatore e il suo divorzio e successivo matrimonio. Napoleone convocò un concilio a Parigi per umiliare ancor di più il pontefice, ma i vescovi appoggiarono Pio VII.
La tremenda storia di Pio VII non finì qui. Venne trasferito nel palazzo di Napoleone, e nel trasferimento fu sul punto di morire. Sopravvisse a una grave malattia, e l'imperatore pensò che il papa avrebbe potuto essergli più utile se lo avesse liberato. Si sbagliava. Pio VII non si lasciò manipolare, e Napoleone lo arrestò e lo deportò nuovamente. Venne portato da un luogo all'altro, da una città all'altra.
Pio VII sarebbe stato liberato dagli austriaci, e poco dopo Napoleone avrebbe abdicato. Il papa tornò nel luogo dal quale non avrebbe mai dovuto andar via: la sua residenza di Roma.
Pio VII potrebbe arrivare agli altari, e forse presto sarà santo. Benedetto XVI rimase così colpito dalla sua storia, dal suo coraggio e dalla sua forza da dichiarare il "nihil obstat" e da concedergli il titolo di Servo di Dio. Attualmente nella diocesi di Savona-Noli è aperta la sua causa.
Anche la storia di Napoleone è forse finita in modo positivo, o almeno strano. Esiliato nell'isola di Sant'Elena, disse del pontefice: "È davvero un uomo buono, amabile e coraggioso. È un agnello, un vero uomo, che mi fa sentire piccolo". Fu forse la conseguenza degli anni di lotte con il pontefice, della determinazione di Pio VII o di una caduta da cavallo come per San Paolo. Perché alla fine dei suoi giorni Napoleone parlò così del pontefice? Lo sa solo lui.
Il fatto è che l'imperatore francese alla fine venne sconfitto. Non il suo esercito né il suo potere, ma il suo egoismo e la sua lotta personale. In esilio si convertì e abbracciò la fede. Ma questa è un'altra storia.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Fonte: Aleteia, 7 aprile 2017

9 - OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 14,22-33)
Coraggio, sono io, non abbiate paura!
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il Vangelo di questa domenica ci dà due preziosi insegnamenti: il primo è quello della preghiera, il secondo quello della fiducia. Dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù congeda la folla e, di sera, sale su un monte per pregare. Vi rimane fino all'alba. Gesù sente la necessità di appartarsi per dialogare con il Padre, e, per far questo, Egli sceglie il silenzio della notte. Sul suo esempio, anche noi dobbiamo avvertire l'esigenza della preghiera e ricercare nel raccoglimento la presenza di Dio.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'episodio del profeta Elia, al quale fu rivolta questa parola: «Fermati sul monte alla presenza del Signore» (1Re 19,11). Elia non trovò il Signore nel vento impetuoso, nemmeno nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12). Questo ci fa comprendere che Dio si trova nel silenzio e non nel frastuono di una vita frenetica. Gesù ce lo fa intendere appartandosi nella solitudine di un monte.
Cerchiamo di penetrare nel segreto della preghiera. La preghiera è stata definita come il dialogo con Dio: si parla a Dio, ma soprattutto lo si ascolta. Noi parliamo a Dio rivolgendo a Lui le nostre suppliche; e Dio parla a noi, ispirandoci buoni propositi ogni volta che meditiamo, e facendoci avvertire i salutari rimorsi di coscienza. Questa voce è tenue come il sussurro di una brezza leggera e la si percepisce solo nel silenzio e nel raccoglimento. L'uomo d'oggi spesso ha perso questa dimensione verticale della vita e non riesce più ad apprezzare la bellezza di questi momenti di intimità con il Signore.
La preghiera è stata anche definita come l'elevazione della mente e del cuore a Dio. Se manca questa elevazione è impossibile entrare in questo dialogo vitale con il nostro Creatore. Il Cristiano deve sentire fortemente questo invito che viene dall'alto e deve fare della preghiera il respiro della propria anima. La preghiera è l'attività più nobile che l'uomo possa svolgere su questa terra e, certamente, la più necessaria. è la preghiera che apre i cieli e fa scendere la grazia fino a noi. Gesù, nel Vangelo di oggi, ci dà questa importante lezione. Il suo esempio vale più di ogni discorso che si possa fare. Imitiamo il nostro Maestro e ricerchiamo anche noi dei momenti della nostra giornata da dedicare all'orazione.
Il secondo insegnamento di questo Vangelo riguarda la fiducia. Il mare era in tempesta e la barca dove erano gli Apostoli era agitata dalle onde. Le acque agitate simboleggiano questo mondo così spesso sconvolto dall'infuriare di grandi disordini. Sopra queste acque dobbiamo navigare anche noi, e, come agli Apostoli, anche a noi Gesù viene incontro per aiutarci. Anche a noi Gesù dice: «Coraggio, sono io, non abbiate paura» (Mt 14,27), e rivolge l'invito a camminare sulle acque, ovvero a passare indenni attraverso tante difficoltà; ma, purtroppo, come Pietro, anche noi non abbiamo sufficiente fede e veniamo sommersi dalle onde.
Come Pietro, tante volte noi imploriamo l'aiuto divino e gridiamo: «Signore, salvami!» (Mt 14,30). Ma, in questa accorata preghiera, tante volte manca la vera fiducia, per cui Gesù amabilmente ci rimprovera: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?» (Mt 14,31). Se non avesse dubitato, Pietro sarebbe riuscito a camminare sulle acque; così, se anche noi non dubitassimo, riusciremmo a superare tutte le difficoltà di questa vita, senza esserne sommersi.
Come è difficile donare al Signore un cuore pieno di fiducia! È più facile magari fare grandi penitenze, ma come è raro trovare un'anima che sappia fidarsi pienamente di Dio! La preghiera è la chiave della fede: quanto più la nostra preghiera sarà nutrita, tanto più la nostra fede aumenterà e ci permetterà di "camminare" sulle onde di questo mondo in tempesta. Quando Gesù salì sulla barca ove erano gli Apostoli, il vento cessò (cf Mt 14,32); così, se noi riusciremo ad accogliere Gesù nella nostra vita con viva fede, ogni ostacolo sarà superato.
Il segreto per giungere a una tale fiducia in Dio è quello di guardare alla Madonna e di invocarla con perseveranza. San Bernardo paragona Maria a una stella lucente che guida la rotta delle navi nel buio della notte. Egli esorta ciascuno di noi a guardare a questa stella, così da giungere felicemente al porto sospirato della Vita eterna. Così egli scrive: «O tu che nelle vicissitudini della vita, più che di camminare per terra hai l'impressione di essere sballottato tra tempeste e uragani, se non vuoi finire travolto dall'infuriare dei flutti, non distogliere lo sguardo dal chiarore di questa stella! Se insorgono i venti delle tentazioni, se ti imbatti negli scogli delle tribolazioni, guarda la stella, invoca Maria... Nei pericoli, nelle difficoltà e nei momenti di incertezza: pensa a Maria, invoca Maria. Abbila sempre sulla bocca, abbila sempre nel cuore... Seguendo Lei non andrai fuori strada, pregandola non dispererai, pensando a Lei non sbaglierai. Se Ella ti sostiene non cadrai, se Ella ti protegge non avrai nulla da temere, se Ella ti guida non ti affaticherai, se ti sarà favorevole giungerai alla meta».
Guardiamo anche noi questa stella e invochiamo con fiducia Maria!

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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