BastaBugie n�703 del 10 febbraio 2021

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1 MOTHER CABRINI, IL BEL FILM SU SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINI (GRATIS IN HD SUL SITO DELLA RAI)
Ultima di 13 figli partì per gli Stati Uniti, dove lottò contro la massoneria e i protestanti, fece erigere scuole, orfanotrofi, case di riposo, ospedali... la sua forza era la preghiera e Pio XII la proclamò patrona degli emigranti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 UNA MAESTRA PUNISCE UN BAMBINO PRIVANDOLO DEL REGALINO DI NATALE
I genitori vanno su tutte le furie... ma un mondo in cui i premi si danno a tutti, a prescindere dal merito, genera creature fragili che la vita si incaricherà di bastonare a dovere
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL GENDER AFFERMA CHE LE CARTE SONO MASCHILISTE: VANNO CANCELLATI RE E FANTI
Che il re valga più della regina sarebbe una sottile disuguaglianza e allora ecco le nuove carte con figure in oro, argento e bronzo al posto di re, regina e fante
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IMPERDIBILE FILM SULLA POLONIA CHE 100 ANNI FA FERMO' I COMUNISTI E SALVO' L'EUROPA
I polacchi nel 1920 nella battaglia di Varsavia, contro tutte le previsioni e senza aiuti esterni, sconfissero l'Armata sovietica grazie al miracolo della Vistola
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 MEGHAN, LA MOGLIE DI HARRY, SEMPRE IN CERCA DI SUCCESSO E NOTORIETA', ADESSO PRETENDE DISCREZIONE (DAGLI ALTRI)
Meghan ha fatto causa a un'agenzia fotografica e l'ha vinta, ma adesso risponda: perché hai fatto di tutto per finire sotto ai riflettori e ora che ci sei invochi la privacy?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LA TRISTE FINE DEL LIBERALISMO: TUTTI POSSONO FARE QUEL CHE GLI PARE... MA SE NON SEI D'ACCORDO SARAI PUNITO
La prima crepa nel principio di libertà di espressione furono i divieti di ricostruzione del fascismo, la seconda arrivò con il negazionismo e la Legge Mancino, poi con il reato di omofobia ecco a noi il carcere per tutti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 IL LIBRO SULLE PERSONE CHE SI DAVANO FUOCO PER PROTESTA CONTRO L'OPPRESSIONE COMUNISTA
Vasyl' Makuch si cosparse di benzina e si diede fuoco a Kiev, inaugurando la disperata serie di ''eroi in fiamme'', circa una settantina, tra cui il ceco Jan Palach
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 L'ORGOGLIO ETERO PROIBITO (ANCHE NELLA LEGA)
Un consigliere di Bagno a Ripoli, dicendo di sentirsi discriminato, cita il Ddl Zan e propone una Giornata dei cattolici-eterosessuali: subito espulso dal partito!
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
9 OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,40-45)
Lo voglio, sii purificato!
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - MOTHER CABRINI, IL BEL FILM SU SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINI (GRATIS IN HD SUL SITO DELLA RAI)
Ultima di 13 figli partì per gli Stati Uniti, dove lottò contro la massoneria e i protestanti, fece erigere scuole, orfanotrofi, case di riposo, ospedali... la sua forza era la preghiera e Pio XII la proclamò patrona degli emigranti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-01-2021

La visione di Mother Cabrini è valsa veramente la pena. Molto più, a mio modesto avviso, dello sceneggiato su Chiara Lubich, andato in onda la domenica precedente, senza programmi concorrenti e pure in prime time: un "santino" piuttosto piatto e zeppo di luoghi comuni politicamente corretti: cristianesimo come opzione esclusiva per i poveri, fascisti cattivi e comunisti buoni, la Chiesa come Inquisizione, la santità della protagonista indistinguibile da un volontariato alla Caritas. Invece Mother Cabrini di Daniela Gurrieri e interpretato da una convincente Cristina Odasso non ha peli ecclesialmente corretti sulla lingua: i nemici della Santa sono i massoni, concetto più volte ribadito nel corso della storia.
Con attori fisicamente somiglianti scorrono sullo schermo san Giovanni B. Scalabrini, il papa Leone XIII e la protagonista, mostrata, sia pure di sfuggita dati i tempi compressi di un film, nel suo lato evangelicamente «astuto come un serpente» (la sua abilità nello stendere contratti era leggendaria; soleva dire: «i nemici di Cristo sono abilissimi nell'amministrazione e nella finanza, noi non dobbiamo essere da meno»), ma anche in quello mistico delle ore passate in preghiera davanti al Tabernacolo. Nel film una scena vede lei acquistare a poco una proprietà deprezzata dalla mancanza d'acqua, e poi l'acqua la si trova, con meraviglia degli operai, scavando nel punto da lei indicato. Felice anche l'idea di lasciare il titolo in inglese nell'edizione italiana: la Santa aveva infatti la cittadinanza americana e, per questo, fu la prima cittadina americana a finire sugli altari. Dichiarata Patrona degli emigranti, con le suore osava andare nei quartieri di New York dove neanche la polizia entrava. Erano i tempi in cui il concetto di «missione» era onnicomprensivo e nessun missionario si poneva il problema se stesse per caso facendo «proselitismo».
Maria Francesca Cabrini da Sant'Angelo Lodigiano (oggi provincia di Lodi) in religione cambiò il suo nome in suor Francesca Saverio (con la «o») in onore del Patrono delle Missioni, san Francesco Saverio. Voleva infatti andare in Cina, ma il vescovo Scalabrini la convinse ad assistere gli emigrati italiani in America, che erano a rischio di perdere la fede cattolica sia per la povertà che per l'ambiente protestante (e massonico). Nel film tutto questo è chiaramente esplicitato. E, di questi tempi, non è poco.

Nota di BastaBugie
: per vedere gratis il film Mother Cabrini sul sito della Rai in HD, clicca qui! Per vedere il trailer del film, clicca qui!

LA VITA DI SANTA FRANCESCA SAVERIO CABRINI
Ermes Dovico riassume su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 dicembre 2020 la straordinaria vita di Santa Francesca Saverio Cabrini.
Ecco l'articolo completo pubblicato:

La fede incrollabile nei disegni di Dio fu il tratto distintivo di santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), rinvenibile già nella scelta del nome da religiosa, quando al nome di battesimo aggiunse «Saverio» in onore del grande missionario spagnolo che aveva dato tutto per Cristo, annunciandolo nelle terre più lontane e difficili dell'Oriente. Ultima di 13 figli di una famiglia contadina benestante, era nata a Sant'Angelo Lodigiano, rimanendo presto orfana di entrambi i genitori e divenendo suora dopo il diploma da maestra elementare. Per proseguire la missione del suo santo ispiratore, Francesca voleva partire per la Cina, ma seppe comprendere che la volontà divina su di lei era un'altra. Fu prima il vescovo di Lodi, che ne aveva intuito le doti organizzative e le virtù, a consigliarle di fondare un istituto religioso per assistere i moltissimi italiani emigrati in America. La giovane riuscì a riunire alcune compagne attorno a sé e nel 1880 fondò le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, costituendo case in Lombardia e poi a Roma.
La prospettiva della missione estera si concretizzò grazie a un altro vescovo, il beato Giovanni Battista Scalabrini. Pur declinando la sua proposta di affiancare il ramo maschile della congregazione da lui fondata, accettò la direzione di un asilo e una scuola a New York. Nel frattempo, era stato Leone XIII in persona a sostenere l'opportunità della via dell'America. «L'istituto è ancora giovane - le disse il Santo Padre - ha bisogno di mezzi: andate negli Stati Uniti, ne troverete, e con essi un grande campo di lavoro. La vostra Cina sono gli Stati Uniti, vi sono tanti italiani emigrati che hanno bisogno di assistenza». Partì nel 1889, compiendo la prima di una ventina di traversate oceaniche in un'infaticabile opera al servizio dei bisogni materiali e spirituali dei connazionali all'estero: «Gli italiani qui sono trattati come schiavi... bisognerebbe non sentire amor di patria per non sentirsi ferita», scriveva degli italoamericani, che aiutò a inserirsi nel tessuto statunitense senza rinunciare alla loro identità e risvegliandone la fede cattolica.
Assistita dalle suore e dai benefattori attratti dal suo carisma, tra cui alcuni italiani ricchi che coinvolse nella carità, Francesca si prese cura di ogni gruppo sociale fragile o bisognoso di formazione, dagli orfani agli ammalati, dai giovani agli anziani. Fu così che tutti presero a chiamarla Mother Cabrini. Fondò scuole, orfanotrofi, collegi femminili, case di riposo, asili, ospedali a New York e Chicago, estendendo la sua opera fino alla California, poi in Argentina e poi ancora nelle grandi capitali europee, come Londra, Madrid, Parigi. A chi la lodava per il successo delle sue iniziative, rispondeva sincera: «Tutte queste cose non le ha fatte forse il Signore?». Era in Lui che trovava la forza per superare ogni difficoltà, come emerge limpidamente dai suoi scritti: «Se alcuna cosa mi sembrerà ardua e pesante, raddoppierò la mia confidenza e abbandono nel mio Diletto, cercando di prendere riposo assoluto nel Cuore divino».
La devozione al Sacro Cuore di Gesù e l'amore per l'Eucaristia alimentato dalle lunghe contemplazioni davanti al tabernacolo, con cui cercava di accendere le sue religiose, erano la sorgente della sua operosità. «Se io mi occupassi solo di cose esteriori, per buone e sante che siano, diverrei debole e languente; col rischio di perdermi, qualora mi mancasse il sonno dell'orazione», ammoniva, indicando che il suo servizio a Dio nel prossimo nasceva dall'anima ristorata dalla preghiera contemplativa e da un'intensissima vita interiore, che è l'aspetto più facilmente oscurato quando si parla dei grandi santi capaci di trasformare il mondo come Francesca Cabrini. Per questo Pio XII, che la canonizzò e proclamò «Celeste patrona di tutti gli emigranti», aveva ben ragione a dire che «fra le sue virtù eroiche, eroicissima era in lei la carità di Cristo». È l'intima unione con Nostro Signore la virtù che più di ogni altra ha animato la sua opera, per la quale gli italoamericani la chiamano semplicemente «la nostra santa».
Nel novembre 2010 le è stata intitolata la stazione di Milano Centrale.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 31-01-2021

2 - UNA MAESTRA PUNISCE UN BAMBINO PRIVANDOLO DEL REGALINO DI NATALE
I genitori vanno su tutte le furie... ma un mondo in cui i premi si danno a tutti, a prescindere dal merito, genera creature fragili che la vita si incaricherà di bastonare a dovere
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-01-2021

Un tempo ai giornalisti appena assunti si insegnava la fondamentale regola delle cinque «w»: what, when, who, where, why. Dall'inglese: cosa, quando, chi, dove e perché. Da mettere nelle primissime righe dell'articolo, così che il lettore avesse subito contezza di quel che avrebbe letto, in dettaglio, nel prosieguo. Era anche un forma di cortesia, così che uno non interessato potesse passare oltre. Invece, ahimè, ormai incipit (questo è latino e si legge così com'è, non - mi raccomando - «ainsipait») del genere se ne vedono pochi e non di rado si deve scorrere quasi tutto il pezzo per sapere se ci interessa o meno.
Per giunta, sempre più spesso accade che nel corpo dell'articolo non ci sia nemmeno quel che uno dei sottotitoli aveva promesso. Perciò, ecco subito ciò di cui parleremo: il 23 dicembre u.s. in una scuola infantile della Versilia un bambino di quattro anni non ha ricevuto il dono natalizio da parte delle maestre perché si era comportato male. Correttamente, la mamma del piccolo è stata informata della cosa quando è andata a riprenderlo. Era troppo turbolento e incorreggibile, perciò è stato l'unico della classe a non poter scartare il regalino.
Quelli tra voi che hanno la mia età o semplicemente amano la buona educazione troveranno che la cosa sia normale: i regali si fanno ai bimbi buoni, non a quelli cattivi. Ma la mamma del punito dicono che si andata su tutte le furie e, figlia del suo tempo, ha affidato il suo lungo vituperio ai c.d. social. Che non sarebbe diventato virale se le altre mamme del villaggio globale non avessero condiviso l'indignazione. «Per il mio bambino è stato uno choc!». Nientemeno. Eh, ogni scarrafone è bell ‘a mamma soja!
Ed è noto a tutti che l'educazione del ventunesimo secolo è impostata su un solo comandamento: evitare «choc» alla creatura. Alla quale sono consentiti solo quelli visivi televisivi, internettiani e videogameschi. A nulla è servito, da parte delle maestre, dire che il regalino è solo posticipato, alla Befana, quando il pargolo avrà desistito dalle sue intemperanze.
Ora, non abbiamo notizie di dettaglio sulla discolaggine del bimbetto in questione, ma, anche se non l'avreste mai detto, siamo stati alla scuola infantile anche noi e ricordiamo che i bambini da punire erano quelli che non si limitavano ad agitarsi e urlare ma picchiavano i compagni, rovesciavano sedie, tiravano quaderni e magari graffiavano la maestra. Venivano detti «caratteriali» e non di rado venivano da famiglie problematiche. Magari non è questo il caso versiliano, però la mamma minaccia il ritiro dalla scuola senza cuore (e sarebbe interessante seguire le avventure del figlioletto in eventuale altra scuola).
Così, la dirigente scolastica ha scaricato sull'Ufficio scolastico regionale, il quale ha avviato un procedimento disciplinare a carico delle spietate maestre. Perché ho deciso di soffermarmi su questo avvenimento? Perché è stato un fatto del genere a determinarmi a lasciare, tanti anni fa (la piaga ha le sue origini nel mai abbastanza deprecato «vietato vietare» sessantottardo), l'insegnamento sbattendo la porta.
Uno scaricabarile, da Preside a Provveditore, che lasciò me, insegnante di secondaria, solo davanti un comitato di salute pubblica costituito da studenti, famiglie, femministe, radicali e stampa. La mia colpa? L'avere cercato di insegnare l'educazione prima della materia. Ma io ero stato cresciuto in un mondo in cui Babbo Natale i doni li portava solo ai bambini buoni, per i cattivi c'era il carbone. Un mondo in cui temevo una nota sul registro non tanto per la nota in sé quanto per la scenata che mi avrebbe fatto mio padre (non la mamma), supremo giudice dell'educazione domestica. Previsti anche i ceffoni in caso di recidiva.
Ebbene, la generazione educata «all'antica» è l'ultima di quelle che hanno costruito. Un mondo in cui i premi si danno a tutti, a prescindere dal merito, è un mondo ingiusto che merita di andare, come sta facendo, alla malora.

Nota di BastaBugie: l'educazione cristiana, seguendo l'insegnamento della Bibbia, da sempre utilizza anche le punizioni corporali ai figli. A parte gli abusi e le esagerazioni, questo modo di educare è necessario per una crescita sana del bambino e del ragazzo.
Ecco le citazioni bibliche di riferimento:
Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta, per gioire di lui alla fine. Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti (Sir 30,1-2)
Chi risparmia il bastone odia suo figlio, chi lo ama è pronto a correggerlo (Prov. 13,24)
Non risparmiare al giovane la correzione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà; anzi, se lo batti con la verga, lo salverai dagli inferi (Prov. 23,13)


Ecco il link a notizie simili a quella raccontata nell'articolo:

LA CLAMOROSA VICENDA DI UN ITALIANO ARRESTATO IN SVEZIA PERCHE' AVEVA BRONTOLATO IL FIGLIO DODICENNE CHE FACEVA LE BIZZE
In Svezia le punizioni corporali dei minori sono severamente proibite per legge: vediamo le conseguenze disastrose (tentati suicidi di minori quintupli rispetto all'Italia, professori terrorizzati dalle minacce degli studenti, ogni settimana viene data alle fiamme una scuola...)
di Francesco Saverio Alonzo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1936

NORVEGIA: LO STATO TOGLIE I FIGLI A DEI GENITORI ESEMPLARI CHE LI EDUCANO ''TROPPO'' CRISTIANAMENTE
I servizi sociali hanno separato i bambini dai loro genitori: la madre può vedere e allattare il neonato solo 2 volte a settimana
di Giuseppe De Lorenzo
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4129

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-01-2021

3 - IL GENDER AFFERMA CHE LE CARTE SONO MASCHILISTE: VANNO CANCELLATI RE E FANTI
Che il re valga più della regina sarebbe una sottile disuguaglianza e allora ecco le nuove carte con figure in oro, argento e bronzo al posto di re, regina e fante
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-01-2021

Un lettore mi segnala l'ultima politicorrettata: le carte da gioco equality gender. Le ha messe a punto una giovane olandese, tal Indy Mellink. La giovine, laureata in psicologia forense (non è, la giustizia, anch'essa equality gender ?), indispettita dal fatto che sulle carte c.d. francesi (cuori, picche, etc.) il Re valesse più della Regina, col supporto morale e finanziario del padre si è messa a produrre carte in cui fante, regina e re sono sostituiti con più neutri metalli: bronzo, argento e oro.
I diamanti potrebbero avere qualcosa da eccepire sulla discriminazione, ma i minerali hanno, per ora, scarso peso nelle discussioni. Tra parentesi, le carte saranno anche «francesi» ma le lettere che contrassegnano i valori più alti sono inglesi: K (king), Q (queen), J (jack). Sia come sia, la messa in vendita su internet delle carte «olandesi» pare stia fruttando più della professione forense: in breve tempo ne sono stati venduti sui millecinquecento mazzi in tutto il mondo dove il politicamente corretto ha, per ora, maggior presa: Belgio, Germania, Francia e Usa. Certo, non sono cifre tali da trasformare la Mellink in una Bill Gates del jeu d'hasard, ma un antico proverbio siciliano così recita: «Disse il sorcio alla noce: dammi tempo e ti buco». Chissà che con l'espandersi della new mentality (e dei millennials, che non hanno visto altro) il business non esploda.
Da buona psicologa anche se solo forense la Indy si è accorta di quel che nessuno aveva ancora colto: il re che vale più della regina è «una sottile disuguaglianza che influenza le persone nella loro vita quotidiana». Confesso che io stesso non ci avevo mai pensato, anche perché il gioco a carte nella mia vita quotidiana è praticamente assente. Il presidente dell'associazione olandese del bridge (gioco inglese con carte francesi) ha plaudito all'iniziativa della Mellink, anche se non si nasconde che sarà complicato cambiare le regole del gioco (che sono internazionali).
Gerry Freda sul Giornale.it (22.1.21) fa giustamente osservare che la priorità dell'idea spetta, però, a una tredicenne israeliana, Maayan Segal, che nel 2017 lanciò il mazzo «che mette uomini e donne sullo stesso piano»: re e regine, duchi e duchesse, principi e principesse. La cosa ebbe minor successo per una serie di motivi: aumentava il numero delle carte (un principe e una principessa di egual valore al posto del Jack); il padre non l'aiutò, tant'è che dovette ricorrere al crowfunding; presumibilmente i rabbini locali (il cui peso non è ininfluente in Israele) non gradirono granché. Naturalmente né la tredicenne israeliana né la ventitreenne olandese conoscono la storia. La loro trovata, infatti, non è nuova. Risale nientemeno che al 1792, quando i giacobini tagliarono la testa al re e alla regina, poi si accorsero che tutte le statue di Notre Dame rappresentavano re e regine, così decapitarono anche quelle. Infine, andarono a sloggiare pure i cadaveri dei re e delle regine di Francia e per soprammercato fusero i loro sarcofagi di piombo. Poi se la presero col calendario, che ogni giorno riportava un Santo e, per giunta, era stato ideato da un papa (infatti era «gregoriano») e lo sostituirono con l'ecologico Primile, Brumaio, Vendemmiale eccetera.
Potevano lasciare in pace le carte da gioco? No, perché c'erano sopra gli odiati aristocratici, re, regine e cavalieri. Trasformati anche questi. Ma, da buoni rivoluzionari, credettero che la rivoluzione potesse fermarsi dove dicevano loro. Infatti, qualcuno portò a conseguenza gli Immortali Princìpi e spuntò la prima femminista: Olympe de Gouges, che ebbe l'ardire di produrre una «Dichiarazione dei diritti delle donne». Ghigliottinata. Anzi, alla grande Festa dell'Essere Supremo le donne dovettero assistere in un settore separato. Cosa che l'Ancien Régime non aveva mai fatto. Gli Immortali Principi dovettero aspettare ancora qualche secolo e l'Era Obama.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-01-2021

4 - IMPERDIBILE FILM SULLA POLONIA CHE 100 ANNI FA FERMO' I COMUNISTI E SALVO' L'EUROPA
I polacchi nel 1920 nella battaglia di Varsavia, contro tutte le previsioni e senza aiuti esterni, sconfissero l'Armata sovietica grazie al miracolo della Vistola
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-02-2021

L'anno scorso cadeva il centenario della Battaglia di Varsavia, che i polacchi chiamano anche Miracolo della Vistola. Se hanno dovuto praticamente celebrarselo da soli è perché si tratta di un episodio storico in cui a far la parte del cattivo (che per giunta le busca) sono i comunisti. I quali, da noi, attualmente sono disperatamente impegnati a spalmare di attack molecolare le poltrone ministeriali e a cercar di strappare agli alleati stellati qualche euro per il centenario del Pci. E con imbarazzo: siete o no eredi del più grande partito comunista del mondo dopo quello sovietico? Se sì, perché allora fate i liberals americani? Vabbè, lasciamoli al loro sofferto dilaniamento identitario (non vorrei essere nei loro panni: con Putin o con Navalny? boh) e torniamo al centenario polacco.
Chi visita il santuario di Loreto e fa un giro nelle cappelle laterali forse si stupirà nel vedere in quella della nazione polacca un affresco in cui lancieri e fucilieri combattono contro soldati con la stella rossa sul colbacco. È, appunto, il Miracolo della Vistola, che i polacchi attribuirono senza esitazione a quella Madonna che avevano invocato. Crollato l'impero sovietico, i polacchi si svenarono per finanziare un film-kolossal che rievocava quella strepitosa vittoria. L'opera è tutta autoctona, niente attori stranieri, niente contributi che non fossero nazionali. Ne è uscito un film incredibile, con scene di massa realizzate con migliaia e migliaia di comparse, una ricostruzione storica perfetta e, soprattutto, niente di quelle pause, quei prolungati silenzi, quell'assenza di musica e colore che hanno caratterizzato a lungo il cinema dell'Est (che talvolta ha mandato in visibilio i critici ma che allo spettatore comune evocava il giudizio di Fantozzi).
Il film, naturalmente, non è mai stato distribuito in Italia. Ma potete procurarvelo qui. E' un dvd con sottotitoli in italiano, munito di libretto con recensione storica e un'intervista a Marco Invernizzi, reggente di Alleanza Cattolica. Con quella battaglia i polacchi salvarono non solo se stessi ma anche l'Europa. Esagerato? E allora sentite. Preso il potere in Russia nel 1917, Lenin nel 1920 era padrone del campo e aveva appena vinto la guerra civile contro i «bianchi». L'Armata Rossa, creata e diretta da Trockij, in coerenza coi presupposti della rivoluzione bolscevica, poteva adesso esportare il marxismo. L'obiettivo era la Germania e poi il resto (in una delle sue tante previsioni sballate Marx aveva indicato proprio la Germania come luogo più prossimo al crollo del capitalismo). Solo che tra i russi e la Germania c'era, geograficamente, la Polonia, da poco diventata indipendente. Così, la gigantesca Armata Rossa venne scagliata contro la piccola Polonia, e in breve i rossi arrivarono alle porte della capitale Varsavia. Ma avevano fatto i conti senza la Vergine di Czestochowa, protettrice del Paese invaso. In tutte le chiese si moltiplicarono novene, suppliche e processioni, mentre il generale Jozef Pilsudski, che era anche capo dello Stato, approntava febbrilmente una strategia.
E fu il miracolo. Il piccolo popolo fermò sul fiume Vistola lo strabordante nemico e gli inflisse tali perdite da costringerlo, addirittura, a tornare nei suoi confini. A questo proposito, bellissima e commovente, nel film, la scena in cui un giovane cappellano, armato del solo crocifisso, corre in prima fila sotto il fuoco della mitraglia incitando le truppe. Dopo questa clamorosa, e inaspettata, sconfitta, il triumvirato Lenin-Trockij-Stalin si interroga sul «che fare». Prevale la linea di Stalin, quella del «socialismo in un solo Paese». Trockij non ci sta, insiste nell'esportare la rivoluzione. Ma chi contraddice Stalin la paga. Trockij, com'è noto, deve scappare all'estero. Ma la mano lunga di Stalin lo raggiunge in Messico, dove viene assassinato da tal Ramón Mercader (la cui sorella María, attrice, sposerà il nostro Vittorio De Sica). Questa, però è un'altra storia...

Nota di BastaBugie: per richiedere il dvd "La battaglia di Varsavia" sottotitolato in italiano, clicca qui!
Per altre informazioni sul film e per vedere il trailer si può visitare il sito Film Garantiti.
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=94

LA POLONIA CHE FERMO' I COMUNISTI
Wlodzimierz Redzioch nell'articolo seguente dal titolo "Consacrata al Sacro Cuore. E la Polonia fermò i comunisti" racconta come di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa, i vescovi polacchi consacrarono la nazione al Sacro Cuore di Gesù e Papa Benedetto XV promosse preghiere per la Polonia. Nonostante fossero presi in giro dai comunisti italiani, ebbero la meglio.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29-07-2020:

Lunedì 27 luglio, nella chiesa delle suore visitandine a Cracovia, è stata celebrata una Messa di ringraziamento nel centenario dell'atto di consacrazione della nazione polacca al Sacro Cuore di Gesù.
Nel 1920, di fronte alla minaccia bolscevica, i vescovi polacchi si radunarono a Jasna Góra sotto la guida del primate polacco, il cardinale Edmund Dalbor, e il 27 luglio appunto consacrarono la nazione e l'intera patria al Sacro Cuore di Gesù, ribadendo l'atto di elezione della Madonna a Regina di Polonia. "Nel momento in cui nuvole scure si radunano sulla nostra patria e sulla nostra Chiesa, gridiamo come tuoi discepoli sorpresi da una tempesta in mare: Signore, salvaci, perché stiamo morendo. E come una volta, stendendo la mano destra, con una sola parola hai calmato la tempesta, ora, Signore, allontana il pericolo che ci minaccia", supplicavano i vescovi.
L'episcopato si impegnò quindi a diffondere tra i fedeli (specialmente nei seminari) la devozione al Sacro Cuore di Gesù e incoraggiare le famiglie a consacrarsi a Lui.
Di quali "nuvole scure" parlavano i vescovi polacchi? Nel 1918, un anno dopo la rivoluzione bolscevica, il Consiglio dei Commissari del Popolo (il governo bolscevico) prese la decisione di formare nell'ambito dell'Armata Rossa la cosiddetta Armata Occidentale per realizzare militarmente la "rivoluzione mondiale". Il 10 marzo 1920, a Smolensk, ebbe luogo una riunione dei capi dell'Armata Rossa, del "Fronte Occidentale" e dei commissari comunisti, tra cui anche Stalin, che presero delle decisioni circa l'attacco alla Polonia e all'Europa che doveva svolgersi lungo la traiettoria Varsavia-Poznan-Berlino-Parigi.
Nell'estate del 1920 l'Armata Rossa avanzava minacciosamente verso il fiume Vistola fino alle porte di Varsavia. E in queste circostanze i vescovi polacchi presero la decisione della consacrazione della nazione polacca al Sacro Cuore di Gesù. Nello stesso tempo, per smuovere le coscienze di tutti inviarono delle lettere: alla nazione, agli episcopati del mondo intero e al Papa, chiedendo a Benedetto XV la benedizione e preghiere per la Polonia minacciata dai bolscevichi. Nella coraggiosa lettera alle Chiese nel mondo i vescovi davano un'analisi puntualissima della situazione, scrivendo: "La Polonia non aveva intenzione di combattere; vi è stata costretta. Inoltre, non combattiamo affatto contro la nazione, ma piuttosto contro coloro che hanno calpestato la Russia, che ne hanno succhiato il sangue e l'anima, aspirando a occupare nuove terre. Come uno sciame di cavallette che, dopo aver distrutto ogni segno di vita in un luogo, si sposta altrove, costretto dalla propria azione distruttrice a migrare; similmente ora il bolscevismo - 'avvelenata' e saccheggiata la Russia - si volge minaccioso verso la Polonia".
Ma i vescovi prima di tutto volevano attirare l'attenzione del mondo sul fatto che i polacchi non fossero i soli ad essere minacciati: "Per il nemico che ci combatte, la Polonia non è l'ultima meta della sua marcia; è piuttosto una tappa e una piattaforma di lancio verso la conquista del mondo". L'espressione "conquista del mondo" non era per nulla troppo ardita perché "il bolscevismo ha avvolto con una rete sovversiva, come un ragno, nazioni lontanissime dalla Russia (...) E oggi tutto è pronto per questa conquista del mondo. In tutti i paesi vi sono schiere già organizzate, che aspettano soltanto il segnale di battaglia; fervono i preparativi di continui scioperi, che dovranno paralizzare la vita normale delle nazioni. La discordia fra le diverse classi sociali si sta trasformando in un odio esasperato e influenze internazionali bloccano astutamente ogni giudizio e autodifesa delle nazioni". Allora tutti dovevano essere coscienti che in questa situazione "la Polonia è l'ultima barriera posta sulla strada del bolscevismo verso la conquista del mondo: se dovesse crollare, il bolscevismo si spanderebbe nel mondo intero, con tutta la sua potenza distruttrice. E l'ondata, che oggi minaccia di invadere il mondo, è veramente terribile".
I vescovi polacchi sottolineavano che rischio corresse la Chiesa con il bolscevismo: "Oltre alla dottrina e all'azione, il bolscevismo porta nel suo petto un cuore pieno di odio. E questo odio è rivolto soprattutto contro il cristianesimo, di cui è decisamente una negazione, si rivolge contro la croce di Cristo e contro la sua Chiesa. (...) Il bolscevismo è proprio l'incarnazione e la manifestazione sulla terra dell'Anticristo". Parole chiare e vere che non tutti in Occidente volevano sentire.
Purtroppo, il mondo rimase sordo alle richieste di aiuto dei polacchi. Sembrava che tutti, anche le cancellerie occidentali, fossero rassegnati alla vittoria comunista. E, paralizzati, non facevano niente. Una lodevole eccezione fu l'Ungheria che fornì alla Polonia gli armamenti e le munizioni, facilitando anche il trasporto delle armi dall'Occidente.
Invece nelle varie Chiese cominciarono le preghiere per la Polonia, sollecitate dallo stesso Pontefice. Il 5 agosto Benedetto XV inviò al Cardinale Vicario di Roma, Basilio Pompili, una lettera che esprimeva tutta la vicinanza del Papa al popolo polacco: "Signor Cardinale, con vivo compiacimento abbiamo appreso che Ella, seguendo il Nostro suggerimento, ha ordinato che domenica prossima nella Venerabile Chiesa del Gesù siano innalzate fervide solenni preghiere all'Altissimo per invocare le misericordie del Signore sulla sventurata Polonia. Gravissime ragioni Ci inducono a bramare che l'esempio dato da Lei, Signor Cardinale, sia seguito da tutti i Vescovi del mondo cattolico. È nota, infatti, la materna ansiosa sollecitudine con la quale la Santa Sede ha seguito sempre le fortunose vicende della Nazione Polacca. Quando tutte le Nazioni civili si inchinavano silenziose dinanzi alla prevalenza della forza sul diritto, la Santa Sede fu sola a protestare contro la iniqua spartizione della Polonia e contro la non meno iniqua oppressione del popolo polacco. Ma ora vi è molto di più; ora non solo è in pericolo l'esistenza nazionale della Polonia, ma tutta l'Europa è minacciata dagli orrori di nuove guerre. Quindi non è soltanto l'amore verso la Polonia, ma è l'amore verso tutta l'Europa che Ci muove a desiderare che i fedeli tutti si uniscano a Noi nel supplicare l'Altissimo affinché per intercessione della Vergine Santissima, protettrice della Polonia, voglia risparmiata al popolo polacco questa suprema sciagura, e nello stesso tempo voglia allontanare questo nuovo flagello dalla dissanguata Europa".
La massiccia campagna di preghiere della Chiesa intera veniva derisa dagli ambienti socialisti e comunisti in Occidente. Il giornale socialista Avanti! così derideva l'iniziativa del Pontefice: "Il Papa fa assegnamento sull'intercessione della Madonna. (...) Sta fresco il Romano Pontefice se crede nell'efficacia della Vergine! Tre milioni di soldati indossano la divisa russa. (...) Questi soldati e i loro cannoni varranno assai più che non tutti i Rosari del mondo. Fra giorni ne avremo la prova". Ma la realtà doveva smentire le sprezzanti parole dei rivoluzionari italiani.
Allo scontro finale tra l'esercito polacco guidato dal maresciallo Piłsudski e l'Armata Rossa si arrivò nei giorni dell'Assunta del 1920. La battaglia di Varsavia venne combattuta per più di 10 giorni: dal 13 al 25 agosto. Malgrado la superiorità numerica dei soldati bolscevichi, l'esercito polacco sconfisse i comunisti. Quest'anno si celebra il centesimo anniversario di questa epica battaglia che è passata alla storia come "il Miracolo sulla Vistola". Ma nasce una domanda: chi vorrà ricordare la vittoria dei polacchi che cento anni fa salvarono l'Europa del comunismo?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 03-02-2021

5 - MEGHAN, LA MOGLIE DI HARRY, SEMPRE IN CERCA DI SUCCESSO E NOTORIETA', ADESSO PRETENDE DISCREZIONE (DAGLI ALTRI)
Meghan ha fatto causa a un'agenzia fotografica e l'ha vinta, ma adesso risponda: perché hai fatto di tutto per finire sotto ai riflettori e ora che ci sei invochi la privacy?
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-12-2020

Il 20 gennaio u.s. la signora Meghan Markle in Windsor, più nota come moglie di Harry duca del Sussex, a sua volta più noto come figlio di Lady Diana Spencer, ex moglie di Charles duca di Edimburgo e a sua volta più noto come figlio della regina Elisabetta II d'Inghilterra, la signora, dicevamo, è stata paparazzata in un parco canadese insieme al figlioletto Archie. La signora si è risentita e, di concerto col marito, ha citato in giudizio i datori di lavoro dei paparazzi in questione, l'agenzia Splash News and Pictures.
Dato il rango dei personaggi immortalati si è scomodata l'Alta Corte di Londra che ha dato torto all'agenzia. Colpevole di violazione della privacy, essa non potrà mai più scattare foto alla famigliola di Meghan vita natural durante. La duchessa acquisita ha in corso, per gli stessi motivi, altre cause: una contro la Splash US, costola americana della precedente, una contro la Associated Newspapers che pubblica due testate di gossip molto seguite nel Regno Unito, e una contro un fotografo non meglio identificato di Los Angeles che aveva tentato di usare un drone per scattare foto ai Windsor-Markle.
Voi direte: e a noi che ce ne frega? E avreste ragione, visto che condivido il medesimo sentimento. Ma una riflessione si impone, perché viviamo in tempi realmente contraddittori. Ho già avuto modo di far osservare come nei secoli cristiani i modelli da additare alla gioventù era due: il cavaliere e il monaco. Non a caso, due figure che facevano del sacrificio personale a pro del prossimo un'attività organizzata e ingabbiata da regole dure, fitte e precise liberamente assunte. Il mondo contemporaneo, plasmato dalle cultura e mentalità americane, ha come modello il self-made man, colui che è riuscito a diventare ricco e famoso. E' sotto gli occhi di tutti come questo modello abbia scatenato una corsa al successo senza se e senza ma: basta guardare i c.d. reality-show per vedere quanto siano disposti a tutto gli arrampicatori.
Ora, come detto, il cavaliere e il monaco vivevano per il servizio al prossimo; l'«arrivato» no, nessuno glielo chiede, il suo successo se lo gode da solo. Tutt'al più fa il filantropo, cioè dona parte di quel che gli eccede a iniziative che, però, non offuschino la sua «immagine». Tanto per dire, Soros è un filantropo. Ora, è noto proprio alle riviste di gossip tutto quello che gli «arrivati» hanno dovuto fare per ottenere il successo, cioè la fama, cioè l'essere ammirati e invidiati. Ebbene, la domanda è: perché hai fatto di tutto per finire sotto ai riflettori e ora che ci sei invochi la privacy? Come fai ad essere ammirato e invidiato se poi ti nascondi? A meno che al tuo egocentrismo aggiunga anche questo: vuoi essere sotto ai riflettori ma solo quando dici tu, solo quando sei ben vestito e truccato, in salute e sorridente.
Un giudice che applicasse il buonsenso salomonico anziché le note del codice dovrebbe dire al ricorrente: caro signore, lei dovrebbe sapere che la fama e la gloria hanno un prezzo; ha voluto fare il divo (cioè, l'idolo), non può sottrarsi ai suoi adoratori. Basta leggere il classico Hollywood Babylon di Kenneth Anger (1959) per sapere di che cosa siano intrise certe strepitose carriere mediatiche, e apprendere quanti e quali sacrifici (soprattutto in dignità) siano costate. Oh, certo non è questo il caso di Megan Markle, ci mancherebbe. Ma, la sua defunta suocera, di privacy c'è morta: se avesse accettato di pagare il prezzo della sua notorietà (in fondo, poca cosa: lasciarsi fotografare) sarebbe ancora tra noi. Morale: quando eri quidam de populo avevi tutta la privacy che volevi, hai sgomitato per diventare famoso, cioè per uscire dall'anonimato, be', adesso che vuoi?

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-12-2020

6 - LA TRISTE FINE DEL LIBERALISMO: TUTTI POSSONO FARE QUEL CHE GLI PARE... MA SE NON SEI D'ACCORDO SARAI PUNITO
La prima crepa nel principio di libertà di espressione furono i divieti di ricostruzione del fascismo, la seconda arrivò con il negazionismo e la Legge Mancino, poi con il reato di omofobia ecco a noi il carcere per tutti
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-01-2021

Tutto cominciò con i divieti di «ricostituzione» inseriti nelle Costituzioni italiana e tedesca, che ovviamente comprendevano quelli di apologia di fascismo e nazismo in senso molto lato, tant'è che ancora oggi anche il saluto c.d. romano è perseguibile penalmente. A quel tempo sembrò una misura coerente e plausibile, ma era solo la prima crepa nel principio di libertà di espressione.
Ci volle qualche decennio prima che si arrivasse alla seconda crepa: il «negazionismo» come reato, che mise con le spalle al muro specialmente i tedeschi (che infatti furono i primi a scortare in galera i trasgressori). Gli italiani, avendo minori complessi di colpa sull'argomento, furono più riluttanti, perciò si ricorse al collaudato sistema di far fare il lavoro a un democristiano. E fu la Legge Mancino, ancora imperante contro chi si azzarda a sbagliare a parlare.
Come sempre accade alle dighe crepate, ecco la valanga a tempo debito: vietato usare le parole (in sé neutre e da sempre utilizzate) «negro» e «zingaro», cui si aggiunse un intero vocabolario di antichissime e fin lì pacifiche espressioni. Crollata la diga, l'alluvione. Che, come ogni marxismo culturale, parte dagli Usa: l'oligopolio dei massimi social si coalizza e può permettersi di tappare la bocca persino al Presidente. Per questo la Sinistra gramsciana (pochi lo sanno, ma Gramsci è uno dei filosofi più letti al mondo) ha sempre privilegiato l'occupazione dei media e dello spettacolo: nella democrazia di massa l'opinione pubblica è tutto.
Le parole, come ben spiegato da Orwell, esprimono concetti e i concetti si può addomesticarli modificando le parole. Così, si finisce col disprezzare quel che i giacobini hanno decretato disprezzabile e perfino col farsi piacere quel che prima ci faceva schifo. Chiamatela Finestra di Overton o come volete, ma il finale, coerente, è che il liberalismo muore strangolato dai suoi stessi princìpi.
Nell'Ottocento la Chiesa, col Syllabo, aveva avvertito, ma ormai a che serve poter dire «io te l'avevo detto»? Nel 1974 il democristiano Fanfani ammoniva: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l'aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!». Profeta? No, logico. E anche allora ci vollero dei democristiani, presidente e ministri, per far ingoiare a un popolo di sentimenti ancora cattolici la legge abortista. Nella solita America siamo al «nono mese» o addirittura alla «nascita parziale», col medico che, degno erede dei giacobini, letteralmente ghigliottina l'indesiderato.
Di fronte, poi, a chi elimina un figlio non voluto c'è chi fai i salti mortali quintupli per averne uno a tutti i costi, e ne ha «diritto», anche se omo, anche se deve farselo fabbricare su misura da terze gestatrici. Ed è, mi si permetta, quasi patetico aggrapparsi a statistiche che dimostrano quanto faccia male la pillola del giorno dopo, quanto l'utero in affitto sia periglioso per le donne indiane, quanto la cannabis frigga il cervello e lamentele del genere. Certo, portare anche una sola persona a ragionare è lodevole e va fatto, ci mancherebbe.
Ma quel che ormai ci si è spalancato di fronte è un mondo in cui il liberalismo è arrivato alle sue estreme, e coerenti, conseguenze: ognuno ha il «diritto» di fare quel che gli pare e che il portafogli gli consente. E chi ha qualcosa da obiettare è meglio per lui se tace, sennò c'è prima la gogna, poi, se insiste, il linciaggio con annessa morte civile, e infine la galera (per ora). Sì, perché i padri del liberalismo erano i giacobini, padri anche dell'«antifa» e del «cancel culture», con tanto di abbattimento di statue, sostituzione di calendario e di vocabolario. E in fondo alla discesa liberale c'è il Terrore.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 20-01-2021

7 - IL LIBRO SULLE PERSONE CHE SI DAVANO FUOCO PER PROTESTA CONTRO L'OPPRESSIONE COMUNISTA
Vasyl' Makuch si cosparse di benzina e si diede fuoco a Kiev, inaugurando la disperata serie di ''eroi in fiamme'', circa una settantina, tra cui il ceco Jan Palach
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-01-2021

«A Kiev il cittadino ucraino Vasyl' Makuch ha compiuto l'autoimmolazione in segno di protesta contro il totalitarismo comunista, contro l'oppressione del popolo ucraino e l'aggressione dell'Unione sovietica contro la Cecoslovacchia. Le comunità democratiche di tutto il mondo si inchinano davanti al gesto di coraggio del patriota ucraino». Così la sera del 5 novembre 1968 l'americana Radio Free Europe annunciò il suicidio tramite fuoco di un giovane dissidente.
Pochi mesi dopo sarebbe stato imitato dal ceco Jan Palach. Quest'ultimo si diede fuoco a Praga per protestare contro l'invasione sovietica. Essendo il gennaio 1969, l'atmosfera del Sessantotto e le aspettative suscitate dalla «primavera di Praga» lo fecero diventare famoso. Ora sappiamo che l'inventore di questa singolare forma di protesta aveva un antecedente ed ebbe dei successivi imitatori. In quegli anni anche un bonzo buddista si diede fuoco nel Vietnam del Sud filoamericano, ma tale misura estrema produsse epigoni - addirittura una settantina - essenzialmente contro il comunismo sovietico.
Ne scrivono Dario Fertilio e Olena Ponomareva in Eroi in fiamme (Mauro Pagliai Editore, pp. 264, € 15). Fertilio, di origine dalmata e già giornalista del Corriere della Sera, nel 1998 ha fondato col dissidente russo Vladimir Bukovskij (morto nel 2019) i Comitati per le Libertà e ideato la Giornata Memento Gulag in memoria delle vittime del comunismo (si celebra il 7 novembre, ex compagni permettendo). La Ponomareva è ucraina e ricercatrice all'università La Sapienza di Roma.
Ma torniamo al primo suicida-per-protesta. Vasyl' Makuch si cosparse di benzina e si diede fuoco sul viale principale di Kiev, inaugurando la disperata serie: nessuna resistenza attiva era infatti possibile, anche per l'inerzia dell'Occidente (che, oltre a non avere alcuna voglia di iniziare una terza guerra mondiale, traboccava di quinte colonne comuniste). Makuch, fedele della chiesa clandestina greco-cattolica, corse il rischio di cercare un prete e di confessarsi con lui. Sappiamo che quest'ultimo gli diede l'assoluzione per il grave peccato che aveva intenzione di commettere. Makuch spedì, anche, una lettera al partito comunista locale per spiegare il suo gesto. Naturalmente, la lettera finì sepolta negli archivi, così come la memoria dell'ucraino in fiamme.
Come abbiamo anticipato, il suo esempio fu imitato da almeno altri settanta protestatari di altri Paesi sotto il tallone comunista e/o sovietico, il libro di Fertilio-Ponomareva ne parla diffusamente. L'Occidente? O non ne seppe nulla o fece spallucce. E fu già tanto se non si accodò alle opinioni in merito di un Sartre in Francia e un Occhetto da noi. Trovate tutto nel libro.

Nota di BastaBugie: per acquistare il libro "Eroi in fiamme. Makuch e gli altri che sfidarono l'URSS", clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-01-2021

8 - L'ORGOGLIO ETERO PROIBITO (ANCHE NELLA LEGA)
Un consigliere di Bagno a Ripoli, dicendo di sentirsi discriminato, cita il Ddl Zan e propone una Giornata dei cattolici-eterosessuali: subito espulso dal partito!
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020

Al Comune di Bagno a Ripoli (Fi) sono tutti cattolici. Soprattutto se del Pd. L'antefatto: il consigliere leghista Gregorio Martinelli Da Silva ha presentato una mozione che, da qualunque parte la si rigiri, pare proprio provocatoria e paradossale. Ma per intenderla come tale bisognerebbe essere provvisti di sense of humour, cosa che nessuno, neanche l'ex aspirante governatrice leghista, pare avere da quelle parti. Il Da Silva, che è pure giovane, aveva detto che, dati i tempi che corrono, lui, come cattolico maschio ed eterosessuale, si sente discriminato. Scrive, tra l'altro, e spiega: «Con l'avanzamento di proposte come quelle della mozione della commissione pace, o come la legge Zan, si puniscono e si discriminano le persone che seguono la Dottrina Cattolica». Perciò auspica l'indizione di una Giornata apposita per questi neo-perseguitati.
Forse, a nostro modesto avviso, avrebbe dovuto, prima, compulsare il calendario per vedere se c'è ancora posto. Le Giornate da commemorare sono ormai vicine al fatidico numero di 365 (c'è anche quella contro le sigarette) e l'Orgoglio Gay ha addirittura un intero Mese. Ma se Da Silva voleva scatenare un putiferio c'è riuscito: il Pd ha squadernato il testo incriminato su Facebook, commentandolo da par suo come «un punto di non ritorno nel dibattito democratico assolutamente da evitare. Il testo rappresenta la negazione di ogni principio democratico, di libertà, uguaglianza, fratellanza e umanità», ecc. ecc.
Susanna Ceccardi, leghista di primo piano in Toscana, biasima: «Oltretutto, in un momento così difficile per migliaia di famiglie italiane, che stanno facendo i conti con una crisi sociale ed economica senza precedenti a causa della pandemia, affrontare queste tematiche in un consiglio comunale è davvero sconveniente e quasi surreale». Giusto. Invece in Parlamento va bene, visto che la famigerata Legge Zan è là che viene dibattuta in pieno lockdown da seconda ondata di Covid. Il sindaco di Bagno a Ripoli, Francesco Casini, «rabbrividisce» e proclama: «Da cattolico, dico che i veri valori del cattolicesimo non hanno niente a che vedere con questo vergognoso attacco all'omosessualità». E tira le orecchie a Salvini (che ha sostituito il Cavaliere come bersaglio mobile della sinistra): «Cosa dobbiamo aspettarci ancora? Che si torni a parlare di supremazia della razza ariana? Salvini ce lo spieghi».
Repubblica riporta che interviene anche Caterina Biti, senatrice del Pd: «Da cattolica eterosessuale non mi sono mai sentita minacciata, e da rappresentante delle istituzioni inorridisco». Insomma, da tutta questa grottesca storia si evincono due cose: una è che, come anticipato, sono tutti cattolici, specie dalle parti del Pd; l'altra è che l'unica a non essersi protestata cattolica è la leghista Ceccardi, che però si accoda agli alti lai dei politicamente corretti e dà tutta la croce addosso all'incauto: «Sono convinta che il nostro partito prenderà opportuni provvedimenti nei confronti di questo consigliere». Addirittura. Sì, perché (aggiunge): «Le affermazioni contenute nel testo (del consigliere, ndr) sono lontane anni luce dal nostro modo di concepire la società di oggi». Ah, sì? E i rosari di Salvini? Boh, non si capisce più niente. Tranne una sola cosa: toccare i gay è come infilare le dita nella presa di corrente, chi scatena fulmini e chi se la fa addosso.

P.S. Il consigliere Da Silva è stato espulso dalla Lega. Giustizia è fatta. Pare che il partito avesse considerato l'iniziativa inopportuna, ma lui l'ha portata avanti lo stesso.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-11-2020

9 - OMELIA VI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 1,40-45)
Lo voglio, sii purificato!
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Per paura del contagio, gli ebrei allontanavano dai centri abitati tutti quelli che erano stati colpiti dalla lebbra. Questi sventurati dovevano vivere appartati, lontani da tutti, e da tutti schivati. Il lebbroso veniva considerato come un essere pericoloso, condannato alla solitudine e all'abbandono. In caso di guarigione, il lebbroso doveva presentarsi dal sacerdote, il quale, constatato l'avvenuto risanamento, riammetteva il fratello nella società.
I commentatori del Vangelo hanno sempre visto nel miracolo riportato nel brano di oggi un miracolo ancora più grande e importante: quello della nostra guarigione dal peccato. Come Gesù ha voluto guarire quel povero lebbroso, così, e ancora di più, vuole guarire anche noi dalla lebbra del peccato. Il peccato, come la lebbra, porta alla morte, non però del corpo, ma della vita spirituale.
Vi è un particolare che accomuna la lebbra al peccato: la sua natura contagiosa. Il peccato tende sempre ad allargare la sua influenza, e non è raro il caso in cui l'uomo venga contagiato dal cattivo esempio degli altri. Di fronte al peccato, l'uomo ha solo una possibilità: ricorrere al Signore, con la fiducia di essere guarito, supplicando Gesù come il lebbroso del Vangelo: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (Mc 1,40).
Quando uno si pente sinceramente dei suoi peccati, Gesù subito lo perdona; ma, come al lebbroso del Vangelo, dice: «Va' a mostrati al sacerdote» (Mc 1,44). Il sacerdote doveva verificare l'avvenuta guarigione e riammettere il lebbroso sanato alla vita comunitaria. Anche se siamo sinceramente pentiti, se siamo consapevoli di aver peccato mortalmente, non possiamo ricevere la Comunione, dobbiamo prima presentarci al sacerdote per ricevere l'assoluzione sacramentale. Egli verificherà il nostro pentimento e, in Nome di Dio, ci donerà il perdono dei nostri peccati.
Questa dottrina è stata da sempre insegnata dalla Chiesa, anche nell'ultimo Catechismo, e, con parole molto forti, dal papa Giovanni Paolo II. Il Papa, nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, citava innanzitutto il Catechismo, quando dice: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385); inoltre, poco prima, citava san Giovanni Crisostomo, il quale, in una sua omelia, così scriveva: «Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi».
Ascoltando queste parole non possiamo rimanere indifferenti. Il messaggio di Giovanni Paolo II è stato molto chiaro. Con l'assoluzione sacramentale, quando il sacerdote pronuncia su di noi le parole di perdono, noi, come il povero lebbroso del Vangelo, entriamo in contatto con la misericordia stessa di Gesù e veniamo lavati nel suo Sangue Divino.
Gesù continua a mandare i lebbrosi dal sacerdote, i lebbrosi piagati dal peccato. Le parole che il sacerdote pronuncia al termine della Confessione non sono una semplice dichiarazione dell'avvenuto perdono, ma compiono una autentica trasformazione. Il sacerdote, in quel momento, è Cristo stesso che perdona e guarisce interiormente, usando la formula in prima persona: Io ti assolvo dai tuoi peccati.
Da questa riflessione deve nascere in noi una grande stima per questo Sacramento istituito per liberare l'uomo dal peccato. Per fare una buona Confessione dobbiamo fare nostro l'atteggiamento del lebbroso di cui parla il Vangelo, dobbiamo pertanto riconoscere il male che è dentro di noi. Non si va dal confessore per giustificarci o per dire i peccati degli altri, ma per manifestare semplicemente le colpe che abbiamo commesso.
Ai giorni d'oggi, molto spesso, si è perso il senso del peccato, e ci si sente a posto davanti a Dio. Altre volte il nostro accecamento arriva al punto da non riconoscere l'autorità della Chiesa che ci richiama sulla gravità di alcuni peccati.
Preghiamo che il Signore apra bene gli occhi del nostro cuore, affinché, con umiltà, riconosciamo la nostra miseria. Dio sarà subito pronto a perdonarci e ad innalzarci ancora più di prima. Ma, se manca questa umiltà, noi rimarremo sempre nel nostro accecamento e continueremo a vivere in questa illusione, la più pericolosa che ci possa essere.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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