BastaBugie n�723 del 30 giugno 2021

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1 DOPO LA NOTA VATICANA LA LEGGE ZAN SARA' APPROVATA PIU' VELOCEMENTE
Bene ha fatto la Santa Sede ad appellarsi al Concordato, ma non doveva chiedere solo qualche modifica a una legge che invece andava bloccata del tutto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 GLI EUROPEI DI CALCIO SOTTO LA PRESSIONE DELLA LOBBY GAY
Riflettiamo sulle incertezze dell'Uefa per lo stadio arcobaleno a Monaco, la fascia del capitano tedesco con i colori dell'arcobaleno e la coraggiosa presa di posizione di Gattuso (che ha perso la panchina del Tottenham)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
3 LE PAROLACCE E LE VOLGARITA' SONO UN PECCATO
Secondo la Parola di Dio sono un'offesa fatta a Dio e quindi debbono essere bandite dalla bocca di un cristiano
Fonte: Il Settimanale di Padre Pio
4 CADE L'OBBLIGO DELLA MASCHERINA, MA SI TROVA ANCORA CHI CE L'HA
La propaganda della paura ha generato un conformismo irrazionale che durerà per anni
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 BATTAGLIA DI VIENNA: LA LEGA SANTA FERMA L'AVANZATA TURCA ISLAMICA... PER SEMPRE
La grande alleanza, promossa da Papa Innocenzo XI, respinge i musulmani come accadde il 7 ottobre 1571, sotto san Pio V, nella vittoriosa battaglia navale a Lepanto (VIDEO: 11 settembre 1683)
Autore: Renato Cirelli - Fonte: Dizionario del Pensiero Forte
6 IL VERO SIGNIFICATO DELL'ANTIFASCISMO DI OGGI
La sinistra vuole imporre Bella ciao accanto all'inno nazionale perché ha fatto dell'antifascismo un'arma propagandistica contro gli avversari politici (VIDEO: Guccini canta Bella Ciao versione 2020)
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi
7 SAN TARCISIO, MARTIRE DELL'EUCARISTIA
Le storie dei bambini, dai primi secoli ad oggi, che hanno sofferto o sono morti per proteggere il Santissimo Sacramento ci inchiodano alle responsabilità che abbiamo nei confronti del Corpo di Cristo
Autore: Maria Bigazzi - Fonte: I Tre Sentieri
8 OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - DOPO LA NOTA VATICANA LA LEGGE ZAN SARA' APPROVATA PIU' VELOCEMENTE
Bene ha fatto la Santa Sede ad appellarsi al Concordato, ma non doveva chiedere solo qualche modifica a una legge che invece andava bloccata del tutto
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-06-2021

Torniamo a parlare della nota sul Testo unico Zan consegnata dal segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati all'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede. Da ciò che è trapelato la nota rileverebbe che «alcuni contenuti attuali della proposta legislativa in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall'articolo 2, commi 1 e 3 dell'accordo di revisione del Concordato». Ecco il testo di questi due commi limitatamente a ciò che interessa la discussione sul Ddl Zan: «La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione»; «È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
Quindi se la Cei, in quanto conferenza dei vescovi d'Italia, si era sentita in dovere di intervenire in modo critico sul Ddl Zan, parimenti la Santa Sede, in quanto ente ecclesiastico fornito di personalità giuridica di carattere internazionale, ha voluto dire la Sua rivolgendosi non ai parlamentari, interlocutori privilegiati della comunicazione della Cei, bensì al governo italiano dato che è con quest'ultimo che ha stretto l'Accordo del 1984.
Il possibile vulnus lamentato dalla Santa Sede se il Ddl Zan diventasse legge riguarderebbe la libertà pastorale, educativa, di evangelizzazione e di pensiero in capo alla Chiesa e alle associazioni, organizzazioni ed enti cattolici. A tal proposito è pertinente l'intervento di Draghi di due giorni fa quando ha fatto riferimento alle garanzie del nostro ordinamento volte a mantenere fede al Concordato, non è pertinente invece il richiamo alla laicità dello Stato. Lo Stato italiano potrà pur essere laico - ma su tale termine in riferimento al nostro ordinamento giuridico occorrerebbe spendere qualche parola in più - ma ciò non comporta che non debba rispettare gli accordi presi con la Santa Sede e quindi tutelare la sua libertà di parola, di insegnamento, etc. Laicità non significa infedeltà agli accordi presi. In tal senso il governo non può lavarsene le mani dicendo che il Ddl Zan è affare esclusivo del Parlamento, ma dovrà vigilare affinchè ciò che ha deciso il Parlamento in piena autonomia non entri in rotta di collisione con gli accordi con la Santa Sede, ossia che il Ddl Zan non limiti la libertà della Chiesa. Tra l'altro il rispetto della libertà dei singoli e degli enti, anche di carattere religioso, è questione laicissima.

UNA STRATEGIA CON DUE PUNTI DEBOLI
La strategia della Santa Sede che vede appellarsi all'Accordo di Villa Madama è sicuramente efficace ed ha una sua piena ragionevolezza, ma presenta almeno due punti deboli. Il primo, non imputabile alla nota, riguarda il famigerato bilanciamento giurisprudenziale tra libertà di espressione e tutela di una serie di diritti soggettivi come la reputazione, il buon nome, l'uguaglianza sociale che oggi trovano una loro traduzione nel divieto di discriminazione.
Dunque libertà di parola sì, ma fintantochè non si lede la dignità della persona o di gruppi di persone. Questo cosa vuol dire in merito alla nota della Santa Sede? Che il governo e il parlamento avranno gioco facile a sostenere che il varo del Ddl Zan non comporterà il mancato rispetto degli accordi del 1984 proprio perché la tutela della libertà di espressione in capo alla Chiesa rimarrà intatta e verrà punito solo l'uso di quella libertà che avrà carattere discriminatorio.
Anche prima della presentazione del Ddl Zan - così si argomenterà - la libertà dei cattolici, come di qualsiasi altro cittadino, non poteva essere considerata assoluta, infinita per estensione, ma trovava un limite nel rispetto della dignità altrui. Dunque i sostenitori della legge sulla cosiddetta omofobia risponderanno alla Santa Sede che nulla con il varo di questo Testo unico cambierà relativamente alla revisione del Concordato perché anche il Ddl Zan rispetta la libertà di espressione fintantochè questa non assume toni discriminatori. È esattamente il contenuto dell'art. 4 del Testo unico: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».
Secondo punto debole della nota, imputabile, questa volta, alla nota stessa. Gli estensori della medesima hanno auspicato una semplice rimodulazione - questa è la parola usata - del Ddl Zan, così come già fece la Cei. Non solo, ma, dopo il polverone diplomatico e massmediatico a seguito della pubblicazione della nota, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, che aveva approvato la nota, per tranquillizzare tutti, in una intervista rilasciata ieri ad Andrea Tornielli per Vatican News, dichiara esplicitamente: «vorrei precisare che non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. [...] Anche la CEI, con la quale c'è piena continuità di vedute e di azione, non ha chiesto di bloccare la legge, ma ha suggerito delle modifiche. Così anche la Nota Verbale, si conclude con la richiesta di una diversa ‘modulazione' del testo».

UNA LEGGE DA RIFIUTARE TOTALMENTE
Come abbiamo più volte rilevato, queste proposte che mirano alla mera modifica del testo di legge non possono essere accolte. Non si deve chiedere una modifica in meglio di questo disegno di legge, bensì una sua bocciatura in toto, perché il Ddl Zan non è essenzialmente una buona legge che presenta poi accidentalmente alcuni aspetti censurabili, ma una legge intrinsecamente malvagia dal momento che equipara l'omosessualità e la transessualità a condizioni o realtà naturali come la razza, l'etnia, la nazione e la religione. Il giudizio di favore su queste due condizioni è confortato poi dal fatto che il Ddl Zan esige che omosessualità e transessualità vengano illustrate positivamente in tutte le scuole d'Italia.
Da ciò consegue che omosessualità e transessualità vengono elevate al rango di beni giuridici da tutelare (su questo aspetto, almeno in merito all'omosessualità, aveva fatto da apripista la legge sulle Unioni civili), vengono qualificate come condizioni giuridiche da garantire. Infatti il Ddl Zan tutela l'omosessualità e la transessualità, non tutela la dignità della persona omosessuale e transessuale. Facciamo un esempio per capirci meglio. Se Tizio dichiara che Caio «è un ignorante patentato come avvocato», il reato di diffamazione tutela Caio come persona, non come avvocato. La norma penale contro la diffamazione offre tutela alla persona, non all'avvocatura. Al Ddl Zan invece interessa promuovere l'omosessualità e la transessualità come condizioni giuridiche legittime e quindi come condizioni sociali da rispettare. Non importa tanto difendere le singole persone omosessuali e transessuali.
Quindi il punctum dolens di questo disegno di legge non riguarda innanzitutto il tema della libertà, importante sì ma come vedremo accessorio, bensì il tema della verità sull'uomo: il diritto, nel rispetto della legge morale naturale, non può riconoscere l'omosessualità e la transessualità. E dunque questo aspetto non può essere migliorato, ma solo rifiutato. A questa ratio della legge eticamente non accettabile, si accompagnano poi, a cascata, altri effetti negativi: in primis sicuramente la limitazione della libertà personale proprio perché l'intento dei proponenti è quello di imporre l'ideologia gender.
In conclusione, bene ha fatto la Santa Sede ad appellarsi all'Accordo di Villa Madama - non potendo entrare nel merito del contenuto morale di una legge perché si doveva muovere nell'ambito strettamente giuridico (diversamente avrebbe potuto fare la Cei) - male ha fatto nel chiedere solo qualche colpo di scalpello ad una statua eretta al culto del credo LGBT che invece dovrebbe essere abbattuta.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Il paradosso: strada spianata per la legge Zan" spiega perché se la CEI continuerà a ritenere modificabile la legge sull'omofobia favorirà una più rapida approvazione della legge.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 23 giugno 2021:

La Santa Sede dunque ha battuto un colpo sul ddl Zan, e lo ha fatto per quanto di sua pertinenza, ovvero richiamando al rispetto del Concordato. È un passo importante e per certi versi inatteso visto che una altrettanto evidente violazione del Concordato, l'anno scorso con lo stop alle Messe, era passata senza colpo ferire. Evidentemente la tendenza autoritaria della maggioranza di governo comincia a diventare preoccupante anche per una Santa Sede fin troppo ben disposta nei suoi confronti.
La nota verbale consegnata all'ambasciatore italiano dal segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, ha anche il merito di aver sollevato, rispetto al ddl Zan, il tema della libertà religiosa, finora troppo poco evocato anche tra i critici del disegno di legge.
Detto questo però, c'è il forte rischio - per non dire la certezza - che l'intervento vaticano paradossalmente spiani la strada all'approvazione del ddl Zan, seppure modificato. La Santa Sede ha fatto indubbiamente la sua parte, ha contestato ciò che contraddice un trattato internazionale sottoscritto dal governo italiano. Ma sappiamo già che la posizione della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è quella di un dialogo finalizzato a una legge Zan più morbida, malgrado componenti importanti del mondo cattolico - tra cui la Bussola - si battano per bloccare il ddl tout court.
La presidenza della CEI trova accettabile una legge che protegga in modo speciale le persone omo e transessuali, l'importante è non punire chi crede che l'unica a potersi chiamare veramente famiglia è quella naturale composta da un uomo e una donna regolarmente sposati, e magari aperti ad avere figli. In questo senso vanno gli interventi sul tema del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI.
Come abbiamo più volte ribadito, questo è però un grave errore di prospettiva: obiettivo del ddl Zan non è punire le presunte violenze contro le persone di vario orientamento sessuale, per questo ci sono già le leggi che prevedono aggravanti per futili e abietti motivi. E sono già state usate. Il vero obiettivo del ddl Zan è invece una imposizione della cultura gender, che è un cambiamento del concetto stesso di natura. Non esiste più maschio e femmina, ma una serie mutevole di orientamenti sessuali, tutti sullo stesso piano. Per questo il disegno di legge prevede l'indottrinamento scolastico, l'ammaestramento di tutti i lavoratori e la punizione severa per chiunque si ostini a perpetuare vecchi stereotipi di genere, come la diversità e la complementarità di maschio e femmina.
L'affermazione di una ideologia così evidentemente contro-natura può passare solo attraverso una forma di dittatura. Certe asperità (per stare al linguaggio ecclesialese) del ddl Zan non sono dei dettagli da sforbiciare, sono essenziali al progetto.
Pensare di proporre modifiche che consentano ai cattolici di continuare a dire ciò che a tutti gli altri cittadini sarà comunque vietato, non migliorerà la legge, ma creerà ulteriori intollerabili discriminazioni e, più presto che tardi, anche la riserva dei cattolici verrà espugnata. Si potrà anche prevedere che le scuole paritarie di matrice cattolica siano oggi risparmiate dall'invasione di Drag Queen e trans in vena di insegnare la bellezza della fluidità di genere, ma il privilegio non potrà reggere a lungo se tutto il resto delle scuole italiane sarà nelle mani di una lobby potentissima che non solo monopolizzerà le attività extracurriculari, ma cambierà perfino i libri di testo e i programmi scolastici. Quando gli autori dei libri di aritmetica si troveranno costretti a proporre problemi per le scuole elementari in cui Paolo e suo marito Giulio comprano un chilo di mele con tutto quel che ne segue, davvero qualcuno può pensare che le scuole cattoliche possano resistere a lungo?
Se la CEI, con i rapporti preferenziali che ha con i parlamentari cattodem, non si renderà conto del grave errore che sta facendo, lo scenario più probabile sarà che l'intervento vaticano favorirà quelle modifiche al testo del ddl Zan che permetteranno alla maggioranza parlamentare di avere il via libera dalla Chiesa, accelerandone l'approvazione in legge. Con tanti saluti a chi, anche in Parlamento, si è finora battuto per affossare il ddl Zan e salvare la libertà di tutti.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25-06-2021

2 - GLI EUROPEI DI CALCIO SOTTO LA PRESSIONE DELLA LOBBY GAY
Riflettiamo sulle incertezze dell'Uefa per lo stadio arcobaleno a Monaco, la fascia del capitano tedesco con i colori dell'arcobaleno e la coraggiosa presa di posizione di Gattuso (che ha perso la panchina del Tottenham)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 24 giugno 2021

Sembrava troppo bella per essere vera, la decisione presa dalla Uefa, di negare lo stadio 'arcobaleno' a Monaco di Baviera, in occasione di Germania-Ungheria, di ieri sera. Il motivo era quello di evitare riferimenti politici di alcun tipo. Così, stavamo già tirando un sospiro di sollievo perché finalmente "c'è chi dice no".
Peraltro, la proposta era partita dal sindaco Dieter Reiter, che avrebbe voluto sostenere il movimento 'LGBT'. Anzi, a dire il vero, il sindaco tedesco, con il suo gesto, avrebbe voluto esprimere una presa di posizione precisa, contro il governo di Budapest, reo, secondo certa poco imparziale narrazione, di aver approvato leggi discriminatorie nei confronti degli omosessuali.
In realtà, l'Ungheria di Orbán ha approvato con una maggioranza schiacciante un pacchetto di norme che vietano la pubblicità LGBT, sui media e nelle scuole. Quindi, il no della Uefa, in questo caso suonava particolarmente significativo. Eppure è accaduto che, alle prime proteste la UEFA, pur mantenendo ferma la decisione di non colorare di arcobaleno lo stadio, tuttavia, un mezzo passo indietro l'ha fatto, tingendo di tutti i colori il proprio logo, apposto ad un comunicato stampa, in cui ha risposto alla pioggia di critiche così: "Oggi la UEFA è orgogliosa di indossare i colori dell'arcobaleno. È un simbolo che incarna i nostri valori fondamentali, promuovendo tutto ciò in cui crediamo: una società più giusta ed egualitaria, tollerante con tutti, indipendentemente dal loro background, credo o genere. Alcune persone hanno interpretato la decisione della UEFA di rifiutare la richiesta della città di Monaco di illuminare lo stadio di Monaco con i colori dell'arcobaleno per una partita di EURO 2020 come "politica". Al contrario, la richiesta stessa era politica, legata alla presenza della squadra di calcio ungherese allo stadio per la partita di questa sera con la Germania. Per la UEFA, l'arcobaleno non è un simbolo politico, ma un segno del nostro fermo impegno per una società più diversificata e inclusiva".
Ma noi aggiungiamo che, non si capisce perché si sarebbe dovuto illuminare lo stadio con i colori arcobaleno, mostrando sensibilità verso una sola forma di discriminazione. E tutte le altre? E perché non tenere conto delle donne discriminate o dei cristiani perseguitati o di chi subisce atti di razzismo? Siamo alle solite: l'atteggiamento discriminatorio viene, come al solito, proprio da parte di chi dice di voler combattere le discriminazioni e pretende, seppure implicitamente ma, con atti concreti (come questo, ad esempio) di creare una sorta di classifica, persino tra le discriminazioni. Una pretesa arrogante, insomma che tende a ribadire che, in teoria tutti sono uguali, ma nei fatti, ci sono alcuni più uguali degli altri.

Nota di BastaBugie: l'autrice del precedente articolo, Manuela Antonacci, prosegue la sua lucida analisi con l'articolo seguente dal titolo "Ecco come il calcio si era inginocchiato ai diktat arcobaleno già prima di Euro2020".
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 24 giugno 2021:

Anche il mondo del calcio, ormai, sembra essere entrato nel mirino LGBT.
La Federcalcio tedesca, già dalla seconda partita del girone di Euro2020 disputata dalla Germania nella scorsa settimana, aveva reso noto che l'Uefa ha dato il suo consenso perché il portiere della nazionale, Manuel Neuer, indossasse la fascia di capitano con i colori dell'arcobaleno. Cosa che si è ripetuta anche ieri sera, in occasione dell'ultima partita del girone tra Germania e Ungheria, la stessa partita della discordia con il no all'illuminazione arcobaleno dello stadio ospitante, l'Allianz Arena di Monaco di Baviera.
Come appare ben chiaro, il suo, vorrebbe essere un modo per esprimere solidarietà nei confronti della comunità LGBT+, durante il mese di giugno, il Pride Month. Ma si tratta di un gesto davvero arbitrario, se si pensa che, se non si usa la fascia di capitano standard, in realtà si va incontro a provvedimenti. O almeno di solito, tranne appunto quando in mezzo c'è la dittatura lgbt.
Non solo, davvero due pesi e due misure, rispetto a quanto per esempio è accaduto a Gennaro Gattuso, qualche settimana fa che, dopo aver lasciato la Fiorentina, non è stato assunto dal Tottenham, perché i tifosi, quando sembrava tutto fatto, si sono scatenati sui social contro di lui, con l'hashtag #NoToGattuso.
Il motivo? Gattuso sarebbe accusato di omofobia e razzismo e tutto sarebbe dovuto ad una frase pronunciata da lui, addirittura nel 2008, in cui semplicemente affermava: "Il matrimonio in chiesa deve essere tra uomo e donna, anche se siamo nel 2008 e ognuno fa quello che vuole. Io credo nell'istituto della famiglia da quando sono piccolo e per qualcuno che ha fede il matrimonio omosessuale è molto strano".
Parole in cui non si prende di mira nessuno, ma si esprimono semplicemente le proprie convinzioni, riguardo ad una tematica diventata, però, terreno di scontro per chi vuol imporre non solo un'identità, ma anche una conseguente idea della famiglia fluida e, pur essendo completamente sganciata dal reale e della scienza, come se fosse l'unica e sola possibile e pensabile, pena essere segnati col marchio d'infamia di "omofobo" e subirne tutte le conseguenze del caso. Diktat ancora più grave se pensiamo che l'ex calciatore si era espresso in particolare sui matrimoni in chiesa, ribadendo quindi la sua fede e quella di milioni (e miliardi) di cristiani.
Eppure c'è, fortunatamente, anche chi lo difende. Carolina Morace, allenatrice di calcio e dirigente sportiva, che non ha fatto mai mistero della propria omosessualità, ha fatto un post su Twitter (proprio il social su cui più si sono scatenati i tifosi del Tottenham) in italiano e in inglese, schierandosi dalla parte dell'ex allenatore di Milan e Napoli: "Io e Rino Gattuso abbiamo lavorato insieme al Milan e non abbiamo mai smesso di scambiarci idee e competenze professionali. Gattuso è contro ogni forma di discriminazione ed è una persona dalle doti rare. Chi afferma il contrario non lo conosce". Chiaro no?". Ogni tanto, dunque, una voce logica e lontana dai pressing ideologici, ma purtroppo per il panorama internazionale di Uefa e del mondo del calcio non basta.

Fonte: Provita & Famiglia, 24 giugno 2021

3 - LE PAROLACCE E LE VOLGARITA' SONO UN PECCATO
Secondo la Parola di Dio sono un'offesa fatta a Dio e quindi debbono essere bandite dalla bocca di un cristiano
Fonte Il Settimanale di Padre Pio, 11 aprile 2021 (n.15)

Nel mio ambiente lavorativo (ho 26 anni e sono un tecnico informatico) ci sono tante brave persone, impegnate e oneste, che frequentano anche la chiesa. Purtroppo però si esprimono spesso in modo volgare, facendo uso continuo di certe "parolacce". Ho provato più di una volta a far notare loro la "stonatura" di questo linguaggio, soprattutto a chi tra loro si dice cristiano, ma rispondono che certe parole "scappano", o che il mondo è cambiato, il linguaggio si è evoluto e non è più il caso di prestare a certe parole la stessa attenzione che ci prestavano i nostri nonni... Effettivamente la società di oggi ha per così dire "depenalizzato" le parolacce... le sentiamo anche sulla bocca dei politici, nei TG, a volte le usano persino i preti nelle omelie (per usare un linguaggio più "giovanile"!). Le mie domande a questo punto sono due. La prima, forse banale, è: dire parolacce è peccato? Io continuo a evitarle, ma ormai ogni giorno ignoro quelle dei miei colleghi di lavoro (tanto lo sanno come la penso). Secondo voi manco per omissione?
Agostino R.

RISPOSTA DELLA REDAZIONE

Caro Agostino,
ti ringraziamo della domanda che ci dà modo di affrontare una questione che forse ai più può apparire banale e secondaria, ma non lo è affatto. Magari più persone si ponessero l'interrogativo che tu ti poni! Invece si è oggi troppo leggeri e superficiali nelle proprie parole e nei propri atteggiamenti.
Per risponderti, dobbiamo riflettere su chi è il cristiano - come in qualche modo anche tu hai intuito, indirizzando i tuoi richiami soprattutto a coloro che si dicono tali. Il cristiano non è solo e semplicemente chi è stato battezzato, o chi entra in chiesa la domenica. Il cristiano è colui che, per il Battesimo, è stato innestato in Cristo e attraverso la vita di grazia (alimentata dai Sacramenti della Confessione e Comunione e custodita con la fuga dal peccato) si mantiene effettivamente unito a Lui, come ci ha spiegato il Signore con una bellissima immagine: «Io sono la vite e voi i tralci» (Gv 15,1). Come il tralcio trae dalla vite la sua linfa vitale, così il cristiano trae il suo modo di pensare, agire ed esprimersi dallo "spirito di Cristo". È come se, in pratica, il cristiano avesse la mente, il cuore e la bocca innestati nella mente, nel cuore e nella bocca del Signore. Pensiamo a come parlava Gesù. Nel Vangelo vediamo che Gesù usava, quando occorrevano, espressioni anche molto vivaci e dure per riprovare il comportamento ipocrita degli scribi e dei farisei, ma non è mai scivolato nella volgarità. Ripugna anche il solo pensarlo. Come nella mente del Signore non vi era alcuna immondezza, così ugualmente nei suoi gesti e nelle sue parole era perfettamente limpido e regolato, coerentemente con quanto Lui stesso ha insegnato: «La bocca parla dalla pienezza del cuore» (Mt 12,34). Se questo è vero, come è verissimo, allora non ci si può scusare dicendo che "certe parole scappano". La realtà, se la si esamina più seriamente, è che le volgarità scappano solo a chi ne ha il cuore pieno. Niente più della parola manifesta chi siamo e cosa abbiamo nella nostra mente. Vengono così "svelati i pensieri di molti cuori" e, in alcuni casi, c'è davvero da arrossire!
Sentiamo invece cosa dice lo Spirito Santo per bocca degli autori ispirati. San Paolo esorta i cristiani: «Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca, ma piuttosto parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano» (Ef 4,29). E ancora: «Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità, cose tutte sconvenienti» (Ef 5,3-4).
Per san Giacomo vale lo stesso discorso: «Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana» (Gc 1,26). E ancora: «Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo» (Gc 3,2). L'apostolo qui aggiunge una verità preziosa: chi è pulito e casto nel parlare, è pulito e casto anche nel resto della propria vita.
Sarà anche vero che il mondo è cambiato e si è abbassato il livello di decenza del linguaggio comune, ma il criterio ispiratore della condotta dei cristiani non è stato mai quello di omologarsi al mondo.
Alla luce di tutto ciò, le volgarità e le parolacce (il cosiddetto turpiloquio) restano un'offesa fatta a Dio, e quindi un peccato, anche se in genere non eccedono il peccato veniale. Per questo debbono essere bandite dalla bocca di un cristiano. D'altra parte quando uno cerca di coltivare la presenza e l'amicizia del Signore, certe parole gli provocano fastidio anche al solo sentirle.
Hai fatto molto bene a richiamare più volte i tuoi colleghi. È chiaro anche che non puoi insistere ogni giorno, e per il tuo silenzio non manchi di omissione. Bisogna infatti tenere presente la distinzione molto importante tra precetti morali positivi (quelli che comandano di fare una determinata cosa) e precetti morali negativi (quelli che la proibiscono). I primi obbligano sempre, ma non in ogni momento. I secondi obbligano sempre e in ogni momento. Nei primi rientra la correzione fraterna e pertanto non si è tenuti a farla sempre (bisogna esaminare le circostanze, se sia producente o controproducente). Nei secondi rientrano per esempio i precetti che proibiscono di bestemmiare o di commettere atti impuri. Questi precetti obbligano sempre e non vi è mai alcuna dispensa.
Caro Agostino, conservati puro nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, nei desideri e il tuo esempio sarà un richiamo costante per tutti. Il Signore ti ha messo in mezzo ai tuoi colleghi perché comprendano che non è necessario dire volgarità per essere ascoltati e interessanti. Forse, benché non te lo dicano, nel segreto del loro cuore ti ammirano. Ricordati di quello che diceva il grande Santo di cui porti il nome, ricavando l'affermazione dalla Sacra Scrittura, e cioè che tutti i beni ci vengono insieme con la purezza (cf. Sap 7,11).
Grazie ancora per averci dato modo di affrontare questo tema così importante per tutti, ma soprattutto per i cristiani chiamati a rendere testimonianza della vita in Cristo con le opere e con le parole, come si addice ai santi (cf. Ef 5,3).

Fonte: Il Settimanale di Padre Pio, 11 aprile 2021 (n.15)

4 - CADE L'OBBLIGO DELLA MASCHERINA, MA SI TROVA ANCORA CHI CE L'HA
La propaganda della paura ha generato un conformismo irrazionale che durerà per anni
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-06-2021

28 giugno 2021: un giorno importante. Un giorno che dovrebbe essere quasi di festa: finalmente il Governo ha tolto l'obbligo della mascherina all'aperto, un provvedimento adottato già da diversi giorni da tutti i Paesi europei. Molti italiani, tuttavia, hanno deciso di non usufruire di questa libertà: si stima che circa il 50% della popolazione per ora non intenda separarsi dalla barriera di carta posta su naso e bocca.
Qualcuno ha parlato di un meccanismo psicologico post-traumatico. Una specie di riflesso condizionato, come quello dei famosi cani di Pavlov. Una "interiorizzazione del comportamento", una sorta di abitudine indotta difficile da perdere. Per molti, soprattutto anziani, si tratta del permanere di uno stato di paura che forse non se ne andrà mai. A forza di bombardamenti mediatici, fatti di immagini di bare e terapie intensive, e dopo le parole d'ordine reiterate ossessivamente per 15 mesi, in primis la terrificante "non esistono cure", le persone sono convinte di vivere sotto una minaccia continua, in una sorte di nube virale che non si alza.
È vero: i dati dei contagiati, dei ricoverati, dei morti sono confortanti: sono analoghi a quelli dello scorso anno (anche se quest'anno ci sono in più milioni di vaccinati che però non hanno cambiato significativamente le varie curve) ma tutto ciò non ha tranquillizzato affatto la gente. D'altra parte, i virologi televisivi continuano a ripetere che altre ondate torneranno presto, e fin da subito l'ombra delle varianti offusca ogni speranza di un ritorno alla normalità.

LA PROPAGANDA DELLA PAURA
Ne avevamo parlato tempo fa: ancora per molto tempo, per anni, continuerà la propaganda della paura. Con conseguenze psicologiche e perfino antropologiche a cui abbiamo cominciato ad assistere da oggi, con una libertà, quella dalla mascherina, rifiutata, non utilizzata.
Forse è subentrata in molti anche la rassegnazione: le misure di allontanamento sociale, restano, e presto - è quello di cui molti sono convinti - torneranno le restrizioni alla vita pubblica. Potrebbero dover rimanere in atto a intermittenza per altro tempo. Nuovi focolai delle più disparate varianti, normali o plus, potrebbero ripresentarsi.
E i vaccini? Non erano loro la soluzione al problema? Si cominciano a diffondere dei dubbi sulla loro reale efficacia. Si comincia a sentire parlare di terza dose, di dosi annuali, continue. Naturalmente, si esclude la possibilità delle cure farmacologiche, e questo ha come conseguenza uno stato di tensione e di paura permanente, uno sconvolgimento della vita di milioni di persone, costrette a vivere con sempre minori libertà.
E così avanti ancora con la mascherina: per strada, all'aperto, in auto. Oltre le regole precedentemente imposte da Cts e Governo, pena sanzioni.
Rimarrà al suo posto sul volto di chi ancora lascerà intravedere gli occhi degli spaventati, di chi guarda con terrore a chi gli passa accanto per strada. Diranno che è prudenza, che è meglio seguire in eccesso le regole e mai in difetto. In realtà non c'è nulla di virtuoso in tali comportamenti, in questa sorta di fondamentalismo biologico, che, come tutti fondamentalismi è irragionevole. Non serve continuare a tenere la mascherina all'aperto con i dati epidemiologici esistenti, con le temperature attuali che rendono praticamente impossibile il permanere nell'aria dei droplets di muco o saliva attraverso i quali si trasmette il virus.

LA MASCHERINA FA MALE ALLA SALUTE
Ciò che da tempo sostengono vari ricercatori - che cioè la mascherina trattiene altri virus e batteri - diventa ulteriormente vero con il caldo, con il sudore, con l'aumento della ventilazione dovuta alla fatica di camminare e muoversi in un ambiente caldo-umido. La possibilità di auto-infettarsi con altri microrganismi che non siano il Covid diventa sempre più concreta.
Infine, una delle immagini più preoccupanti della giornata di oggi, molto più di quella degli anziani impauriti ancora mascherati, è quella dei numerosi bambini e giovani che hanno mantenuto la mascherina. Evidentemente la propaganda ricevuta a scuola, o da molti adulti, ha funzionato perfettamente, e ha trasformato i ragazzi in soldatini obbedienti. Poco importa che la regola sia stata revocata. E così una generazione che ha ricevuto fin dall'infanzia messaggi invitanti a trasgredire, a rifiutare la fede dei padri, le tradizioni, oggi viene trasformata in un esercito di automi più realisti del re, più osservanti di quanto un comitato tecnico possa chiedere.
Ora sappiamo cosa c'è dietro le mascherine: paura e conformismo.

Nota di BastaBugie: sul tema delle mascherine ecco i precedenti articoli che abbiamo pubblicato.

DIETRO LE MASCHERINE UN ESERCITO DI SERVI SOTTOMESSI
Molti italiani tengono la mascherina anche se la legge non lo impone più e non ci sono motivi sanitari per farlo (sono i tipici seguaci degli aspiranti tiranni, contenti di obbedire senza doversi prendere la responsabilità di sé)
di Claudio Risé
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6221

L'EPIDEMIA DI CORONAVIRUS ORMAI NON ESISTE PIU' (E DICIAMOLO: LA MASCHERINA E' INUTILE E A VOLTE DANNOSA)
L'Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che la mascherina favorisce il contagio (imporla ha ormai solo il significato simbolico di mettere il bavaglio ai cittadini)
di Paolo Gulisano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6149

LE MASCHERINE FANNO MALE ALLA SALUTE
Genitori in protesta contro il Governo che non ha tiene conto di una sentenza del TAR: problemi immediati come il mal di testa, di lungo periodo per la continua respirazione di anidride carbonica e poi c'è il danno educativo e mentale prodotto dall'ossessione igienista
di Luca Marcolivio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6543

SE NON HAI LA MASCHERINA FINISCI IN MANICOMIO: SIAMO IN UNIONE SOVIETICA? NO, IN ITALIA!
Nelle Marche un 18enne che non metteva la mascherina in classe è finito in psichiatria con un Tso, Trattamento Sanitario Obbligatorio (VIDEO: Il pensiero unico)
di Stefano Magni
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6573

VIDEO: I LOCKDOWN E LE MASCHERINE NON FUNZIONANO
Nel seguente video (durata: 17 minuti) dal titolo "Pandemia negli USA: perché i lockdown non funzionano" si può vedere l'intervista a Roberto Mazzoni, giornalista italiano che vive in Florida, che spiega cosa accade nell'altra parte dell'America di cui non ci parlano. Si rimane affascinati... davvero un altro mondo.
Clicca nel link sottostante.
https://mazzoninews.com/mp4_videos/VP-LOCKDOWN/480p.mp4

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-06-2021

5 - BATTAGLIA DI VIENNA: LA LEGA SANTA FERMA L'AVANZATA TURCA ISLAMICA... PER SEMPRE
La grande alleanza, promossa da Papa Innocenzo XI, respinge i musulmani come accadde il 7 ottobre 1571, sotto san Pio V, nella vittoriosa battaglia navale a Lepanto (VIDEO: 11 settembre 1683)
Autore: Renato Cirelli - Fonte: Dizionario del Pensiero Forte

Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento, il secolo terribile che aveva sconvolto e cambiato per sempre l'Europa, si presenta tutt'altro che pacifico. La Guerra dei Trent'Anni (1618-1648), iniziata come guerra di religione, era continuata come conflitto fra la Casa regnante francese dei Borbone e gli Asburgo per togliere a questi ultimi l'egemonia sulla Germania, che derivava loro dall'autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo il primo ministro francese Armand du Plessis, cardinale duca di Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul solo interesse nazionale a scapito degli interessi dell'Europa cattolica, si allea con i principi protestanti.
I Trattati di Westfalia del 1648 sanciscono l'indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero e sulla Germania, devastata e divisa fra cattolici e protestanti e frazionata politicamente, si stabilisce l'egemonia del re di Francia Luigi XIV (1638-1715). Il ruolo dominante raggiunto in Europa spinge il Re Sole ad aspirare alla stessa corona imperiale e, in questa prospettiva, egli non esita a cercare l'alleanza degli ottomani, indifferente a ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo l'Europa cristiana è prostrata e ripiegata su se stessa fra divisioni religiose e lotte dinastiche, mentre la crisi economica e il calo demografico, conseguenti alla guerra, completano il quadro e la rendono oltremodo vulnerabile.

L'OFFENSIVA TURCA
L'impero ottomano, che aveva ormai conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato fermato nella sua avanzata dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria.
Poco dopo però, sotto l'energica guida del Gran Visir Kara Mustafà (1634-1683), l'offensiva turca riprende, incoraggiata incoscientemente da Luigi XIV nella sua spregiudicata politica anti-asburgica, e approfitta della debolezza in cui versano l'Europa e l'Impero.
Solo la Repubblica di Venezia contende ai Turchi ogni isola dell'Egeo e ogni metro di Grecia e di Dalmazia combattendo orgogliosamente da sola la sua ultima e gloriosa guerra, che culmina con la caduta di Candia nel 1669, difesa eroicamente da Francesco Morosini il Peloponnesiaco (1618-1694).
Dopo Creta, nel 1672 la Podolia - parte dell'odierna Ucraina - viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, a Istanbul, vengono inastate le code di cavallo di battaglia in direzione dell'Ungheria e un immenso esercito si mette in marcia verso il cuore dell'Europa, sotto la guida di Kara Mustafà e del sultano Maometto IV (1642-1693), con l'intento di creare una grande Turchia europea e musulmana con capitale Vienna.
Le poche forze imperiali - appoggiate da milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) - tentano invano di resistere. Il grande condottiero al servizio degli Asburgo prende il comando benché ancora convalescente di una grave malattia che lo aveva portato sull'orlo della morte, dalla quale - si dice - l'abbiano salvato le preghiere di un padre cappuccino, il beato Marco da Aviano (1631-1699). Il religioso italiano, inviato del Papa presso l'Imperatore e instancabile predicatore della crociata anti-turca, consiglia che tutte le insegne imperiali portino l'immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache manterranno l'effigie della Madonna per due secoli e mezzo, fino a quando Adolf Hitler (1889-1945) le farà togliere.

LE "CAMPANE DEI TURCHI"
L'8 luglio 1683 l'esercito ottomano muove dall'Ungheria verso Vienna, vi giunge il 13 luglio e la cinge d'assedio. Durante il percorso ha devastato le regioni attraversate, saccheggiato città e villaggi, distrutto chiese e conventi, massacrato e schiavizzato le popolazioni cristiane.
L'imperatore Leopoldo I (1640-1705), dopo aver affidato il comando militare al conte Ernst Rüdiger von Starhemberg (1638-1701), decide di lasciare la città e raggiunge Linz per organizzare la resistenza della Germania contro il tremendo pericolo che la sovrasta.
Nell'impero suonano a stormo le "campane dei turchi", com'era già accaduto nel 1664 e nel secolo precedente, e inizia la mobilitazione delle risorse militari imperiali, mentre l'imperatore tesse febbrilmente trattative per chiamare a raccolta tutti i principi, cattolici e protestanti, sabotato da Luigi XIV e da Federico Guglielmo di Brandeburgo (1620-1688), e chiede l'immediato intervento dell'esercito polacco, appellandosi al supremo interesse della salvezza della Cristianità.

PAPA INNOCENZO XI
In questo momento drammatico dà i suoi frutti la politica europea e orientale da anni promossa dalla Santa Sede, soprattutto per merito del cardinale Benedetto Odescalchi (1611-1689), eletto Papa con il nome di Innocenzo XI nel 1676, beatificato nel 1956 da Papa Pio XII (1939-1958).
Convinto custode del grande spirito crociato, il Pontefice, che da cardinale governatore di Ferrara si era guadagnato il titolo di "padre dei poveri", ispira una politica lungimirante tesa a creare un sistema di equilibrio fra i principi cristiani per indirizzare la loro politica estera contro l'impero ottomano. Avvalendosi di abili e decisi esecutori come i nunzi Obizzo Pallavicini (1632-1700) e Francesco Buonvisi (1626-1700), il beato Marco da Aviano e altri, la diplomazia pontificia media e concilia i contrasti europei, pacifica la Polonia con l'Austria, favorisce l'avvicinamento con il Brandeburgo protestante e con la Russia ortodossa, difende perfino gli interessi dei protestanti ungheresi contro l'episcopato locale, perché tutte le divisioni della Cristianità dovevano venir meno davanti alla difesa dell'Europa dall'islam. E, nonostante gli insuccessi e le incomprensioni, nell'"anno dei Turchi" 1683 il Papa riesce a essere l'anima della grande coalizione cristiana, trova il denaro in tutta Europa per finanziare le truppe di grandi e di piccoli principi e paga personalmente un reparto di cosacchi dell'esercito della Polonia.

L'ASSEDIO
Intanto a Vienna, invasa dai profughi, si consuma la via crucis dell'assedio, che la città sopporta eroicamente. 6.000 soldati e 5.000 uomini della difesa civica si oppongono, tagliati fuori dal mondo, allo sterminato esercito ottomano, armato di 300 cannoni. Tutte le campane della città vengono messe a tacere fuorché quella di Santo Stefano, chiamata Angstern, "angoscia", che con i suoi incessanti rintocchi chiama a raccolta i difensori. Gli assalti ai bastioni e gli scontri a corpo a corpo sono quotidiani e ogni giorno può essere l'ultimo, mentre i soccorsi sono ancora lontani. Sollecitato dal Papa e dall'imperatore, alla testa di un esercito, muove a marce forzate verso la città assediata il re di Polonia Giovanni III Sobieski (1624-1696), che già due volte aveva salvato la Polonia dai turchi. Finalmente il 31 agosto si congiunge con il duca Carlo di Lorena, che gli cede il comando supremo, e, quando viene raggiunto da tutti i contingenti dell'impero, l'esercito cristiano si mette in marcia verso Vienna, dove la situazione è ormai drammatica. I turchi hanno aperto brecce nei bastioni e i difensori superstiti, dopo aver respinto diciotto attacchi ed effettuato ventiquattro sortite, sono allo stremo, mentre i giannizzeri attaccano, infiammmati dai loro predicatori, e i cavalieri tatari scorazzano per l'Austria e la Moravia. L'11 settembre Vienna vive con angoscia quella che sembra l'ultima notte e von Starhemberg invia a Carlo di Lorena l'ultimo disperato messaggio: "Non perdete più tempo, clementissimo Signore, non perdete più tempo".

LA BATTAGLIA
All'alba del 12 settembre 1683 il beato Marco da Aviano, dopo aver celebrato la Messa servita dal re di Polonia, benedice l'esercito schierato, quindi, a Kalhenberg, presso Vienna, 65.000 cristiani affrontano in battaglia campale 200.000 ottomani.
Sono presenti con le loro truppe i principi del Baden e di Sassonia, i Wittelsbach di Baviera, i signori di Turingia e di Holstein, i polacchi e gli ungheresi, il generale italiano conte Enea Silvio Caprara (1631-1701), oltre al giovane principe Eugenio di Savoia (1663-1736), che riceve il battesimo di fuoco.
La battaglia dura tutto il giorno e termina con una terribile carica all'arma bianca, guidata da Sobieski in persona, che provoca la rotta degli ottomani e la vittoria dell'esercito cristiano: questo subisce solo 2.000 perdite contro le oltre 20.000 dell'avversario. L'esercito ottomano fugge in disordine abbandonando tutto il bottino e le artiglierie e dopo aver massacrato centinaia di prigionieri e di schiavi cristiani. Il re di Polonia invia al Papa le bandiere catturate accompagnandole da queste parole: "Veni, vidi, Deus vicit". Ancor oggi, per decisione di Papa Innocenzo XI, il 12 settembre è dedicato al SS. Nome di Maria, in ricordo e in ringraziamento della vittoria.
Il giorno seguente l'imperatore entra in Vienna, festante e liberata, alla testa dei principi dell'impero e delle truppe confederate e assiste al Te Deum di ringraziamento, officiato nella cattedrale di Santo Stefano dal vescovo di Vienna-Neustadt, poi cardinale, il conte Leopoldo Carlo Kollonic (1631-1707), anima spirituale della resistenza.

IL RIFLUSSO DELL'ISLAM
La vittoria di Kalhenberg e la liberazione di Vienna sono il punto di partenza per la controffensiva condotta dagli Asburgo contro l'impero ottomano nell'Europa danubiana, che porta, negli anni seguenti, alla liberazione dell'Ungheria, della Transilvania e della Croazia, dando inoltre possibilità alla Dalmazia di restare veneziana. È il momento in cui maggiormente si palesa la grandezza della vocazione e della missione della Casa d'Austria per il riscatto e per la difesa dell'Europa sud-orientale. Per svolgerla, essa mobilita sotto le insegne imperiali le risorse di tedeschi, ungheresi, cèchi, croati, slovachi e italiani, associando veneziani e polacchi, costruendo quell'impero multietnico e multireligioso, che darà all'Europa Orientale stabilità e sicurezza fino al 1918.
La grande alleanza, che riesce a prender vita all'ultimo momento grazie a Papa Innocenzo XI, ricorda l'impresa e il miracolo realizzati un secolo prima grazie all'opera di Papa san Pio V (1504-1572) a Lepanto, il 7 ottobre 1571. Per la svolta impressa alla storia dell'Europa Orientale la battaglia di Vienna può essere paragonata alla vittoria di Poitiers del 732, quando Carlo Martello (688-741) ferma l'avanzata degli arabi. E l'alleanza che nel 1684 viene sancita con il nome di Lega Santa vede un accordo unico fra tedeschi e polacchi, fra impero e imperatore, fra cattolici e protestanti, animata e promossa dalla diplomazia e dallo spirito di sacrificio di un grande Papa, tutto teso al perseguimento dell'obiettivo della liberazione dell'Europa dai turchi.
In quell'anno si realizza una fraternità d'armi cristiana che dà vita all'ultima grande crociata e che, dopo la vittoria e cessato il pericolo, è presto dimenticata; ma, dopo Vienna, in Europa le "campane dei turchi" tacciono per sempre.

Nota di BastaBugie: lo sapevi che a colazione mangiamo cornetto e cappuccino per festeggiare la battaglia di Vienna? Per approfondire tutto quello che c'è da sapere su questa importante battaglia e per vedere alcune clip del film, clicca qui!
Per acquistare il dvd "Undici settembre 1683", clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=vSfTiegRDWI

TRAMA DEL FILM "UNDICI SETTEMBRE 1683"
Undici settembre 1683: 300.000 soldati musulmani, guidati da Karà Mustafà (Enrico Lo Verso), assediano la città di Vienna. Il loro obiettivo è aprirsi un varco in Europa per arrivare a Roma e conquistare la cattedrale di San Pietro, trasformandola da cuore della cristianità in moschea islamica.
Dentro le mura della città, nonostante siano in numero superiore, gli Austriaci si preparano a una terribile sconfitta ma la mattina del giorno dopo Marco d'Aviano (F. Murray Abraham), frate italiano consigliere di re Leopoldo I (Piotr Adamczyk), incita le truppe cristiane alla vittoria.
La sua fede e la sua forza, unite alle brillanti strategie di guerra del re polacco Jan III (Jerzy Skolimowski), condurranno le truppe della Lega Santa alla vittoria finale.
Per approfondimenti, clicca qui!

Fonte: Dizionario del Pensiero Forte

6 - IL VERO SIGNIFICATO DELL'ANTIFASCISMO DI OGGI
La sinistra vuole imporre Bella ciao accanto all'inno nazionale perché ha fatto dell'antifascismo un'arma propagandistica contro gli avversari politici (VIDEO: Guccini canta Bella Ciao versione 2020)
Autore: Rodolfo Casadei - Fonte: Tempi, 8 giugno 2021

Quando, a mezzanotte circa del 9 giugno di due anni fa, fu annunciato che il nuovo sindaco di Forlì era il candidato della coalizione di centrodestra a trazione leghista Gian Luca Zattini, che con la sua vittoria poneva fine a un'egemonia di sindaci di sinistra che durava dal 1970, nella principale piazza cittadina la folla dei simpatizzanti cantò sguaiatamente Romagna mia. Più o meno nello stesso momento nella vicina Cesena si festeggiava l'ennesima vittoria di un candidato di sinistra, Enzo Lattuca, e la folla che accompagnava il neosindaco al Palazzo Comunale ritmava convinta: Bella ciao, come se il candidato rivale del centrodestra Andrea Rossi - un giovane imprenditore a capo di una lista civica, che alle successive regionali si sarebbe presentato con i liberalconservatori di Cambiamo! - fosse il cavallo di Troia di una cospirazione volta a portare la città dei tre papi sotto l'egida di un neofascismo in salsa leghista.

BELLA CIAO CONTRO I NUOVI FASCISTI
C'è una fetta di italiani ai quali si è fatto credere - o che fingono di credere - che ogni appuntamento elettorale nell'Italia repubblicana rappresenti un nuovo episodio della Resistenza contro il fascismo. Che si tratti di elezioni politiche o del voto per il sindaco, c'è sempre una minaccia fascista da respingere o un nuovo Mussolini da sloggiare da palazzo Chigi o più semplicemente dal palazzo comunale. Il passato truce e nauseante del fascismo è sempre sul punto di tornare: oggi ha il volto di Giorgia Meloni, fino a un anno fa aveva quello di Matteo Salvini, prima di lui per una dozzina di anni ha avuto quello di Silvio Berlusconi (Furio Colombo lo definì «il piccolo Duce», gli intellettuali parlavano di «fascismo catodico»), preceduto da Bettino Craxi che veniva ritratto nelle vignette con la camicia nera e gli stivaloni; negli anni Settanta Lotta Continua scandiva contro un famoso pluripresidente del Consiglio democristiano: «Fanfani, fascista, sei il primo della lista»; fascista era considerata la Dc nel suo complesso, e nei cortei del 1974 (l'anno del golpe dei militari di sinistra a Lisbona) si sentiva gridare: «L'han fatto in Portogallo, facciamolo anche qui: fuorilegge il Msi (il partito neofascista - ndr) e la Dc!».
Tutti questi ricorsi della storia patria all'insegna della lotta a un fascismo proteiforme, che si ripresenta da un'epoca all'altra con vesti e nomi diversi ma con le stesse raccapriccianti prospettive, hanno avuto come colonna sonora Bella ciao, cantata con tono di sfida alle manifestazioni antileghiste, antiberlusconiane, anticraxiane, antidemocristiane, ecc.

L'ANTIFASCISMO COME ARMA POLITICA
L'antifascismo dovrebbe essere un collante istituzionale della Repubblica italiana, e a quasi 80 anni dagli eventi che ne fecero la principale fonte di ispirazione della lotta che contribuì alla liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista (supportata dai fascisti) del 1943-45, dovrebbe essersi allargato in un più generale rifiuto del totalitarismo sotto qualunque forma e veste ideologica. Invece alcune forze politiche - ieri il Pci e i gruppuscoli extraparlamentari, oggi il Partito Democratico e gli alleati alla sua sinistra - ne hanno fatto un'arma propagandistica contro gli avversari politici, un'accusa infamante che ha l'obiettivo di delegittimare qualunque partito o leader politico che dimostri di avere le qualità per tenere ieri il Pci, oggi i suoi eredi, fuori dalla stanza dei bottoni.
Si spiega così la proposta di legge presentata da deputati di Partito Democratico, 5stelle, Liberi e Uguali e Italia Viva affinché la canzone Bella ciao diventi inno ufficiale delle celebrazioni del 25 aprile, festa della Liberazione, da suonare subito dopo l'inno nazionale noto come Fratelli d'Italia (il vero titolo originale è Il canto degli italiani). Esponenti di centrodestra contrari alla proposta hanno obiettato che questa canzone non può diventare inno ufficiale - accanto all'inno d'Italia - delle celebrazioni del 25 aprile perché non è mai stato l'inno dei partigiani, ma è stato incoronato tale negli anni Cinquanta-Sessanta dai partigiani comunisti. Non è questo il punto. Il punto è che Bella ciao è associata alla strategia dei partiti di sinistra di delegittimazione degli avversari politici attraverso l'accusa di fascismo. Tutte le volte che Bella ciao è stata cantata nelle manifestazioni che prendevano di mira Fanfani, Craxi, Berlusconi, Salvini e Meloni, ciò è stato fatto per trasmettere il messaggio che quegli avversari politici rappresentavano il ritorno del fascismo in Italia, e questo gli eredi ideali della lotta partigiana del '43-'45 non l'avrebbero permesso.

LO AVEVA GIÀ CAPITO GUCCINI
Ufficializzare oggi Bella ciao accanto all'Inno di Mameli avrebbe il significato di creare un nuovo "arco costituzionale" come quello che negli anni Sessanta-Settanta aveva l'obiettivo di tenere fuori da qualunque coalizione di governo missini e monarchici: i primi perché eredi diretti del fascismo, i secondi perché avevano boicottato in gran parte l'assemblea costituente. Parificare Bella ciao all'Inno d'Italia nelle celebrazioni del 25 aprile dopo averla cantata e fatta cantare alle manifestazioni contro Salvini, Meloni e Berlusconi significa inviare il messaggio che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia vanno ufficialmente riconosciuti come nuove versioni del fascismo, e che chi sta dalla parte della Liberazione e della Costituzione li deve combattere, se necessario, come nel '43-'45.
Il punto lo ha goliardicamente illustrato Francesco Guccini, quando in coincidenza col 25 aprile dell'anno scorso ha diffuso un video con la sua versione di Bella ciao. Il testo faceva così: «Stamattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor. C'era Salvini con Berlusconi, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao con i fasci della Meloni che vorrebbero ritornar. Ma noi faremo la resistenza, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, noi faremo la resistenza come fecero i partigian. O partigiano portali via, come il 25 april».
Probabilmente i deputati che hanno firmato la proposta di legge si sono ispirati alla genialata del cantautore modenese. Cui va riconosciuto il merito di avere esplicitato per i duri di comprendonio e per gli ipocriti tutti il vero significato dell'antifascismo italiano contemporaneo.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 1 minuto) Francesco Guccini canta "Bella Ciao" in versione 2020 come riportato nell'articolo precedente.


https://www.youtube.com/watch?v=mNeFXTeMtD8

BELLA CIAO INNO ITALIANO PER LEGGE?
La sinistra vuole che diventi il secondo inno nazionale, così tutti saremo costretti a sentirci partigiani rossi e progressisti... guai a non cantarla, perché sarai accusato di essere fascista (VIDEO: Italia ciao di Povia)
di Tommaso Scandroglio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6609

LA SINISTRA OCCUPA TUTTI GLI SPAZI PUBBLICI E PENSA DI ESSERE MORALMENTE SUPERIORE
Nessuno può andare contro i diktat del pensiero unico: i porti aperti, il riscaldamento globale, il gender, l'aborto, la donna è sempre la vittima, mentre l'uomo è sempre cattivo, ecc. (VIDEO: Mario Palmaro e Costanza Miriano)
di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6550

Fonte: Tempi, 8 giugno 2021

7 - SAN TARCISIO, MARTIRE DELL'EUCARISTIA
Le storie dei bambini, dai primi secoli ad oggi, che hanno sofferto o sono morti per proteggere il Santissimo Sacramento ci inchiodano alle responsabilità che abbiamo nei confronti del Corpo di Cristo
Autore: Maria Bigazzi - Fonte: I Tre Sentieri, 6 giugno 2021

Veramente nell'Eucaristia Gesù ci ha dato tutto. Avendoci amato, ci amò fino alla fine, donandosi completamente a noi, restando presente sotto le specie del pane e del vino, per unirsi a noi nella santa Comunione.
Tutte le più alte e più profonde espressioni dell'Amore di Dio sono racchiuse nell' Eucaristia. Essendo Amore infinito, Gesù Cristo non ci ha privati della Sua presenza, restando fra noi con umiltà nel Tabernacolo, nascosto sotto i veli eucaristici come vittima innocente in olocausto di adorazione al Padre, intercedendo incessantemente per noi.
Ciò comporta anche una grande responsabilità da parte dell'uomo, in quanto Gesù si è reso "piccolo e indifeso" per arrivare a tutti, sottoponendosi al rischio di tante profanazioni e insulti da parte degli empi, che Egli sopporta per il Suo sconfinato Amore, piuttosto che privarci della Sua presenza sui nostri altari.
Ma come ci ricorda Gesù stesso, "A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto". A noi è stato dato il grande e infinito dono dell'Eucaristia, dove il Figlio di Dio, vero Dio e vero Uomo, aspetta notte e giorno che gli uomini si avvicinino a Lui, vera fonte di Vita.
Per questo siamo chiamati anche ad essere difensori dell'Eucaristia, perché è grave mancanza, ma soprattutto grave peccato, commettere abusi verso di essa o permettere che vengano perpetrati.

LA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE MERAVIGLIE
Se noi crediamo che nell'Eucaristia sia realmente presente Dio, e così è, quale non dovrebbe essere il nostro rispetto e la nostra adorazione verso tale Sacramento!
Oggi infatti, ad essersi perso è il senso del valore dell'Eucaristia, e a dimostrarlo sono i continui abusi, profanazioni, mancanze e irriverenze che vengono fatte a questo Sacramento.
È dunque necessario ritornare a Dio, e a Lui per mezzo del Suo amato Figlio Gesù Cristo, mediante il Sacramento eucaristico e l'Adorazione.
Dove possiamo trovare Dio? Certamente possiamo avvicinarci a Lui mediante l'Eucaristia, in cui Gesù è realmente presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità; lo stesso "Gesù passato, presente e futuro", come affermava san Pier Giuliano Eymard.
L'Eucaristia, infatti, che è ciò che di più prezioso abbiamo, e il faro che le nostre pupille non devono mai perdere.
Una sublime descrizione di questo mirabile Sacramento la fornisce san Tommaso D'Aquino, che nella sua vita si adoperò instancabilmente per far conoscere e lodare Gesù Eucaristico.
Insegna infatti, che "L'Eucaristia è il memoriale della passione, il compimento delle figure dell'antica alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo, il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini".

SAN TARCISIO (DA CUI IL NOME DEL VESTITO DEI CHIERICHETTI: LA TARCISIANA)
Una figura molto importante per il suo amore verso Gesù Eucaristico e che ci può aiutare a riflettere sul ruolo a cui siamo chiamati, è san Tarcisio martire.
Tarcisio, accolito della Chiesa di Roma, fu martirizzato giovanissimo, mentre portava la santa Eucaristia ai cristiani carcerati a causa della persecuzione.
Profondamente legato a Gesù Eucaristico, egli si occupava del prossimo con grande carità, rischiando la vita per portare il vero Nutrimento ai fratelli perseguitati.
Un giorno lungo il tragitto venne scoperto da alcuni soldati, i quali non riuscendogli a strappare l'Eucaristia dalle mani, lo uccisero brutalmente.
San Tarcisio non cedette di fronte a coloro che volevano portargli via Gesù e per non farlo cadere in mani profane, lo strinse al petto proteggendolo con il suo corpo, guadagnando così la gloria del Paradiso.
Il martirio di Tarcisio è riportato nell'epigrafe posta da papa Damaso sul suo sepolcro. La data della sua morte venne fissata il 15 agosto del 257 d.C.
Nonostante le notizie della sua vita siano poche, in san Tarcisio abbiamo un esempio di grande virtù e coraggio. Egli ha speso tutta la sua esistenza per il Tesoro più grande e prezioso, offrendo la sua stessa vita piuttosto che permettere una grave profanazione.
Nel giorno in cui il Signore gli chiese prova del suo amore, san Tarcisio si dimostrò un "servo buono e fedele" ricevendo in dono il premio eterno.
Sul suo esempio, impariamo anche noi ad amare con tutto il cuore la santa Eucaristia, mettendola al centro della nostra vita, e portandole tutto il rispetto e l'adorazione che le deve essere dato.

Nota di BastaBugie:
nell'articolo seguente dal titolo "Quando si ama l'Eucaristia... la frusta passa, ma Gesù resta!" parla di una storia realmente accaduta a tre bambine africane che per amore di Gesù hanno preferito le frustate al rimanere senza fare la comunione.
Ecco l'articolo completo pubblicato su I Tre Sentieri il 2 giugno 2021:

Siamo in Gabon, all'inizio del XX secolo. Tre bambine hanno fatto la Prima Comunione e vanno a salutare il missionario, il quale le invita a ritornare qualche settimana più tardi per fare la Comunione. Esse promettono e se ne vanno.
Impiegarono cinque giorni di cammino per ritornare a casa. Passate alcune settimane, le bimbe dissero al padre: "Papà, lasciaci andare alla Missione per fare la Comunione." Ma il padre, ancora idolatra, rifiutò. Poiché esse insistevano, intervenne il capo del villaggio: "Bambine, se partirete riceverete ciascuna cinquanta colpi di frusta sulla schiena".
Senza dire nulla la bambine aspettarono la notte. Era molto buio e, pensando che nessuno le avrebbe viste, partirono. Ma le bloccarono, le condussero al centro del villaggio e ciascuna ricevette cinquanta colpi di frusta.
L'indomani le bimbe si dissero: "Ci hanno talmente pestate ieri che oggi non penseranno più a noi." Partirono.
Dopo cinque giorni arrivarono alla Missione. Erano sfinite, coperte di ferite e di lividi. Il missionario esclamò: "Bimbe, da dove venite? Che cos'è tutto questo sangue?" "Padre, ci hanno picchiato."
"Ma chi è stato?" "Tu ci avevi detto di ritornare a fare la Comunione. Papà non ha voluto, e noi siamo partite lo stesso, ci hanno prese e tutte abbiamo ricevuto cinquanta colpi di frusta perdendo molto sangue."
"Ma è orribile!" "Padre, Gesù non ha forse sofferto più di noi per salvarci?"
"Sì, ma..." "Guarda la Croce che hai sul petto. Lui è stato flagellato molto più di noi!"
Qualche giorno dopo, le bambine, dopo aver curato le loro piaghe e nutrito le loro anime con il Pane dei forti, si prepararono a partire.
"Partite, bimbe?" Domandò il missionario. "Sì, padre."
"Ma sarete ancora picchiate..." "Oh, sì, padre!"
"Altri cinquanta colpi di frusta?" "Sì, padre."
"E non avete paura?" La più grande rispose: "Ascolti, padre: la frusta passa, ma Gesù resta!"

Fonte: I Tre Sentieri, 6 giugno 2021

8 - OMELIA XIV DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Le letture di questa domenica ci fanno riflettere sul dovere che abbiamo di ascoltare la Parola di Dio e di metterla in pratica, e sulle tristi conseguenze che derivano dalla nostra chiusura di cuore. Di questa chiusura parla sia la prima lettura che il Vangelo. Innanzitutto la prima lettura: Dio invia il profeta Ezechiele con queste parole: «Io ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me [...] Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito» (Ez 2,3-4).
Questa durezza di cuore la ritroviamo nel brano del Vangelo che narra della predicazione che Gesù fece alla sinagoga di Nazareth, la sua patria. I nazaretani non ascoltarono la parola del Signore e si meravigliarono di come poteva essere che Gesù avesse una tale sapienza. Rimasero stupiti, ma non si convertirono: l'avevano visto crescere e vivere umilmente, l'avevano visto lavorare come falegname senza alcun segno di grandezza, e non vollero accogliere la sua parola.
Senza volerlo, gli abitanti di Nazareth ci offrono la più preziosa testimonianza della vita nascosta di Gesù. Furono trent'anni di vita normalissima, fatta di tante azioni ordinarie e ripetitive. Durante quei trent'anni, Gesù santificò il lavoro e si guadagnò il pane con il sudore della sua fronte. Durante quei trent'anni, il nostro Maestro divino visse sottomesso a Maria sua Madre, servendola e proteggendola, soprattutto dopo la morte di san Giuseppe.
Alla luce di questo esempio così luminoso, cerchiamo di apprezzare anche noi la vita di ogni giorno, il lavoro assiduo, il dovere quotidiano, le mille azioni forse monotone che si ripetono sempre uguali. Sarà proprio conducendo questa "vita nascosta" che anche noi ci santificheremo, come hanno fatto tanti nostri fratelli e sorelle, sconosciuti ai più, ma che un giorno conosceremo.
Comprendiamo anche noi che la santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel compiere le azioni ordinarie straordinariamente bene, proprio come ha fatto Gesù in quei lunghi anni di vita nascosta. Questa fu la vita di Maria Santissima, una vita che non si distinse per miracoli e predicazioni, ma unicamente per il suo ardente amore a Dio e al prossimo.
Per Gesù venne poi il tempo della predicazione e dei miracoli, ma a Nazareth non lo vollero accogliere, tanto che il Signore proruppe in questa amara constatazione: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Il testo del Vangelo dice addirittura che gli abitanti di Nazareth si scandalizzarono a motivo di quella predicazione inaspettata.
La cosa più brutta fu che il Signore non poté compiere nessun prodigio, se non qualche guarigione, evidentemente concessa a qualche anima umile che aprì il suo cuore alla grazia di Dio (cf Mc 6,5). Gesù si meravigliò della incredulità dei più, e andò a predicare in altri villaggi.
Da questo episodio impariamo una triste realtà: la nostra mancanza di fede paralizza in un certo senso l'Onnipotenza di Dio. Spesso anche per noi Gesù non può compiere grandi cose, proprio a motivo della nostra incredulità. Vogliamo dunque rinnovare la nostra fede e chiedere al Signore che la dilati sempre di più.
Un giorno Gesù disse a santa Faustina che pregare è un po' come attingere acqua da un pozzo. Quanto più il secchio è grande, tanto più abbondante sarà l'acqua che si riuscirà ad attingere. Ebbene, il pozzo simboleggia il Cuore di Gesù, la fune raffigura la nostra preghiera, e il secchio rappresenta la nostra fiducia: quanto più la fiducia è grande, tanto più numerose saranno le grazie che riceveremo dal Cuore sacratissimo del nostro Redentore.
Quando la nostra preghiera è fiduciosa diventa molto potente e può ottenere tutto ciò che è veramente utile. Per questo motivo, san Claudio de La Colombiere affermava che la preghiera è l'Onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per questo motivo, san Massimiliano Maria Kolbe scriveva: «Sii un'anima di preghiera e di umiltà, e vedrai anche i miracoli, se sarà necessario». La nostra preghiera sarà sempre ascoltata nella misura della nostra umiltà, fiducia e perseveranza.

Nota di BastaBugie: consigliamo ai parroci il foglietto per la Messa ad uso dei fedeli per seguire le letture "Il Giorno del Signore". Oltre alle letture, ci sono solo commenti dei Padri della Chiesa. Non contiene altre informazioni che possono distrarre dalla celebrazione. Inoltre le letture sono sempre integrali (anche per la Veglia Pasquale!). Il colore adeguato al tempo liturgico e le preghiere dei fedeli ben fatte rendono questo essenziale foglietto veramente il migliore. Per ulteriori informazioni e per riceverlo in parrocchia, visitare il sito
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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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