IL MINISTRO BACIA L'AMANTE E DEVE DIMETTERSI
Il ministro della salute inglese, sposato, viene scoperto mentre bacia la sua collaboratrice e per questo si dimette (per l'adulterio direte voi... macché, perché non ha rispettato il distanziamento imposto dal Covid)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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SAN PIO V, STORIA DI UN PAPA SANTO
Domenicano e inquisitore, il papa di Lepanto, della Messa in latino e del rosario, sostenne economicamente la regina Maria Stuarda alle prese con i protestanti scozzesi... approfondiamo quest'ultima azione
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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L'ORFANOTROFIO SALVATO DA UNA FEDE ROCCIOSA
Blue Miracle (A pesca per un sogno) è il film che narra la storia vera di Omar che, pur cresciuto in strada, ha sviluppato una forte fede nella Divina Provvidenza che lo premierà miracolosamente (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL FRATE FRANCESCANO CHE SCONFISSE L'ISLAM CON CROCE E SPADA
L'avventurosa storia di Luka, il Falco della guerra, che liberò il popolo croato dalla schiavitù ottomana
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NON ESISTE NESSUNA EMERGENZA CLIMATICA
Il professor Franco Battaglia da anni lotta contro le tesi anti-scientifiche dell'ideologia ambientalista: riscaldamento globale, energie rinnovabili, transizione ecologica, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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LA MONARCHIA INGLESE HA SEMPRE AVUTO PROBLEMI CON LE DONNE
La storia è sempre la stessa: da Enrico II il Plantageneto a Edoardo VIII, passando per Enrico VIII, fino ai 4 figli della regina attuale, Elisabetta II, di cui solo uno non ha divorziato... per finire (per ora) con Meghan
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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IL FILM SULLE FATE... CON MEL GIBSON NEL FINALE
Favole narra un fatto vero: nel 1917, nello Yorkshire, due ragazzine dissero di avere visto le fate (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)
Venite in disparte, voi soli, e riposatevi un po'
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL MINISTRO BACIA L'AMANTE E DEVE DIMETTERSI
Il ministro della salute inglese, sposato, viene scoperto mentre bacia la sua collaboratrice e per questo si dimette (per l'adulterio direte voi... macché, perché non ha rispettato il distanziamento imposto dal Covid)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-06-2021
Ovviamente l'opposizione ha gioito (l'opposizione gioisce sempre quando cade qualche testa della parte avversa) per la giubilazione di Matt Hancock, (ex) ministro della sanità britannica. Ma ha gioito anche un governativo, Dominic Cummings, (ex) consigliere del premier Johnson. Ce l'aveva con Hancock per - testuale - 15 o 20 motivi diversi (cito da «Il Post»), tra cui l'aver fatto trasferire, a inizio epidemia, i pazienti anziani nelle residenze assistenziali, cosa che ha moltiplicato contagi e decessi. Noi italiani abbiamo avuto problemi analoghi, sì, ma noi non siamo mica inglesi. No, gli inglesi si arrabbiano per altri motivi. Come ormai tutti sanno, il ministro Hancock è stato pizzicato mentre baciava alla francese una sua collaboratrice, Gina Coladangelo, di evidenti origini italiane. Il fatto è che sono sposati tutti e due, e non fra di loro, e pure con prole. Ingenui e imprudenti, dal momento che i tabloid sono in agguato pure nella tazza del cesso, e che oggi coi telefonini chiunque può riprenderti. Scandalo da adulterio? Macché, non è più reato da un pezzo, e poi gli esempi agli inglesi calano dall'alto. No, il ministro è stato defenestrato per non aver rispettato le distanze in tempi di pandemia. Ora, direte voi, se due sono amanti il tempo di contagiarsi l'avevano avuto, dunque cos'è questa storia? Che doveva fare, quello, dar di gomito alla Gina? Baciarla con indosso la mascherina come nei quadri di Magritte? No, il fatto è che il puritanesimo gli inglesi non se lo sono mai scrollato di dosso, dai tempi di Cromwell fino all'età vittoriana compresa. Quattro-cinque secoli di «educazione» qualcosa nelle teste lasciano. E gli inglesi lo hanno esportato nelle loro colonie. Pensate agli americani: Clinton, beccato a rilassarsi con una stagista, fu crocifisso mica per aver cornificato la First Lady, no: perché «aveva mentito» al popolo. E su una cosa che i popoli di tradizione cattolica liquiderebbero oggi con un'alzata di spalle e un sorrisetto complice. Ancora nei primi anni Cinquanta la Cia credette di spiazzare un capo di stato asiatico facendo circolare sue foto compromettenti. Smise quando scoprì che, anzi, ne aveva aumentato la popolarità. Per tornare all'Inghilterra, negli anni Sessanta, ancora un ministro, John Profumo (anche lui di origine italiana: the origin matters), dovette dimettersi dopo essere stato pizzicato in compagnia di una escort di lusso, tale Christine Keeler. Lo scandalo tenne banco sui media per mesi. E provocò, addirittura, la caduta del governo conservatore nel 1963. Certo, a furia di bombardamento capillare e planetario, ormai il sesso à gogo è da considerarsi sdoganato, e proprio dalla Gran Bretagna partì la «liberazione» (i Beatles e i Rolling Stones, le minigonne di Mary Quant, Carnaby Street, il glam rock...). Ma si può mettere la museruola (o la mascherina) a un impulso ormai entrato nel Dna? Ecco che la pandemia ci offre un altro scandalizzatore su cui puntare il dito: l'untore (anche se solo potenziale). Non importa se con l'amante ti sei rotolato nel letto chissà quante volte (e pare che siano state davvero tante, dal momento che i due si erano conosciuti all'università e lui le aveva fatto fare carriera alla sua ombra), no: ingordo, ti sei fatto beccare da una telecamera di sorveglianza (e chissà chi ha passato il video al Sun) senza protezione e distanziamento. Addosso, allora, dalli all'incosciente. Qualche malizioso appassionato di storia potrà sibilare che i popoli di ascendenza puritana danno più importanza a un'infrazione mutandesca che a un bombardamento atomico o al fosforo. Mah, il mondo è bello (si fa per dire) perché è vario. Ah, mi raccomando: da non confondersi col supereroe alcolizzato interpretato nel 2008 da Will Smith.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29-06-2021
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SAN PIO V, STORIA DI UN PAPA SANTO
Domenicano e inquisitore, il papa di Lepanto, della Messa in latino e del rosario, sostenne economicamente la regina Maria Stuarda alle prese con i protestanti scozzesi... approfondiamo quest'ultima azione
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-06-2021
Che cosa non sappiamo, noi Kattolici, di san Pio V? Michele Ghisleri, domenicano e inquisitore, il papa di Lepanto, del messale «vetus ordo», del Rosario, il papa che, pur rinascimentale, non smise mai di indossare il saio sotto le vesti da papa? Eppure c'è sempre qualcosa che sfugge anche al più informato. Ed ecco il libro di Roberto De Mattei, storico accademico, che informa nel minimo dettaglio con un'opera che si può considerare definitiva, del tipo tutto-quel-che-volete-sapere-e-non-avete-mai-osato-chiedere: Pio V. Storia di un papa santo (Lindau, pp. 480, €. 32). Perciò, mi soffermerò su un particolare punto della biografia: il sostegno a Maria Stuarda, la regina cattolica che ha colpito l'immaginario come nessun'altra. Su di lei sono stati scritti romanzi, melodrammi e film a josa fin dai tempi di Lumière, interpretarla fruttò l'Oscar a Katherine Hepburn (l'ultimo in ordine di tempo vede in scena calibri come Saoirse Ronan, somigliantissima, e Margot Robbie, imbruttita per fare Elisabetta). C'è pure una canzone di Mike Oldfield (quello della colonna sonora de L'esorcista), To France. Mary Steward modificò il cognome in Stuart per renderlo pronunciabile ai francesi, di cui era diventata regina. Sua madre Mary era sorella di Enrico VIII, e Mary si chiamava la figlia legittima di lui e Caterina d'Aragona. Sì, Bloody Mary, Maria la Sanguinaria (senti chi parla...). Se vi chiedete come mai tutto questo spesseggiare di Marie nelle isole britanniche, sappiate che queste ultime erano la «Dote di Maria», intesa come la Madonna. Cioè, il regno più mariano del mondo fino allo Scisma. Mary Stuart, morto il marito re di Francia, non tardò a rendersi conto che due regine vedove erano troppe (l'altra era la suocera Caterina de' Medici) e tornò in Scozia, di cui era diventata regina. Salvo trovarla protestantizzata dal calvineggiante John Knox, con una bella fetta di nobiltà cui non pareva vero di poter fare come i colleghi inglesi divenuti protestanti per mettere le mani sui beni della Chiesa. Mary, giovane e bella, era coltissima e pure donna d'azione, ma non riuscì a barcamenarsi. Quando le uccisero il segretario, l'italiano cattolico Davide Rizzio, sotto gli occhi per isolarla vieppiù, trovò appoggio solo in san Pio V, che ne seguiva con apprensione le vicissitudini. Il papa il 6 giugno 1566 le scrisse di suo pugno per confortarla e le mandò 20mila scudi d'oro per i suoi bisogni, promettendone ancora quando ne avesse avuto disponibilità. Ma le cose precipitarono lo stesso e Mary Stuart dovette fuggire dalla Scozia. Dove? Non c'era che un posto: l'Inghilterra di Elisabetta I. Che in fondo era sua cugina. Quest'ultima le dimostrò affetto e comprensione, ma per sicurezza la mise sotto chiave. In fondo, era Mary ad avere diritto al trono d'Inghilterra, essendo Elisabetta figlia illegittima di Enrico VIII. E i legittimisti, anche protestanti, non mancavano di farlo presente. Per giunta, congiure e complotti e ribellioni di lord cattolici si susseguivano, tutti aventi come scopo di mettere Mary sul trono che le spettava. Elisabetta a quel punto tramutò l'ospitalità in prigionia vera e propria. E il 25 febbraio 1570 san Pio V la scomunicò con la bolla Regnans in excelsis, atto che la dichiarava decaduta e scioglieva i sudditi da ogni obbligo di obbedienza nei suoi confronti. Elisabetta reagì aggrappandosi spasmodicamente alla poltrona e portando al parossismo le persecuzioni anticattoliche. Alla fine, fece quel che aveva esitato a fare fino a quel momento, anche perché non si era mai visto nella storia un re di diritto divino processato e condannato. L'infelice Mary Stuart salì sul patibolo vestita di nero. Prima di porgere il collo al boia si tolse l'abito e mostrò che sotto aveva una veste rossa, il colore dei martiri. Il destino, sarcasticamente, volle che dopo Elisabetta al trono salisse suo figlio, Giacomo VI Stuart di Scozia e poi I d'Inghilterra. Però, con la madre prigioniera in Inghilterra, era stato cresciuto dai nobili scozzesi nella fede protestante. Nota di BastaBugie: Maria Stuarda, regina di Scozia, fu decapitata perché era cattolica e aveva più diritti di Elisabetta a regnare su tutta l'isola britannica. - Per approfondire la sua storia e vedere il trailer del film del 2018, clicca qui! - Per acquistare il libro di Roberto De Mattei "Pio V. Storia di un papa santo" ed. Lindau, pp. 480, € 32, clicca qui! - Per approfondire la battaglia di Lepanto, clicca qui!
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 18-06-2021
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L'ORFANOTROFIO SALVATO DA UNA FEDE ROCCIOSA
Blue Miracle (A pesca per un sogno) è il film che narra la storia vera di Omar che, pur cresciuto in strada, ha sviluppato una forte fede nella Divina Provvidenza che lo premierà miracolosamente (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-06-2021
Ecco un film che meriterebbe una prima serata su Tv2000, magari al posto di quelli persiani o afghani. Si tratta di Blue Miracle. A pesca per un sogno (mania tutta italiana di banalizzare i titoli stranieri), con Dennis Quaid, attore di lungo corso, invecchiato (e non per merito del trucco) ma proprio per questo perfetto per la parte. Il film è una produzione messicana, regia di Julio Quintana, e narra una storia vera. In Messico, a Cabo San Lucas, in un paesaggio di bellezza incredibile, si svolge ogni anno una gara di pesca con un premio in denaro molto consistente. La posta è giusto quel che serve a Omar (bianco, nonostante il nome) e sua moglie per non chiudere causa debiti l'orfanotrofio che hanno messo in piedi per puro amore e fede religiosa. I ragazzini che accoglie sono tutti orfani per "futili motivi": padri morti di overdose o uccisi a colpi d'arma in scontri tra gang etc.. Per i ragazzini l'esito è stato la strada, dove la probabilità di fare la stessa fine è concreta. Gli ospiti dell'orfanotrofio, che chiamano Omar «papà», lo sanno, la vita li ha già smaliziati quanto basta. Ma hanno trovato finalmente una famiglia e a vivere in strada non ci vogliono tornare. Omar, il cui padre è morto in un incidente di pesca forse anche per colpa sua in strada c'è cresciuto, ma stranamente non si è incattivito, anzi, ha misteriosamente sviluppato una rocciosa fede in Dio. Così, attraverso vicende che non è il caso di spoilerare, lui e la sua banda di orfani si ritrovano iscritti alla gara di pesca, anche se non hanno mai pescato in vita loro. E gareggiano sulla barca scassata di un vecchio lupo di mare (Dennis Quaid), amareggiato e disincantato quanto basta per non sopportare quella strana troupe tra i piedi, che è un campione (anche se poi si viene a sapere che ha barato). Il fatto è che non si tratta di pescare aringhe o pesci rossi, bensì il Marlin, il pesce-spada oceanico detto anche pesce-vela per l'enorme cresta. Un bestione lungo diversi metri e pure pericoloso. Dopo i primi flop (la gara si volge in più giorni) il lupo di mare propone a Omar il trucco notturno che gli ha fatto vincere il premo anni prima. La tentazione è forte, perché Omar ha un bisogno disperato di quei soldi. Ma la fede in Dio è più forte ancora e Omar preferisce affidarsi alla Provvidenza. La quale, puntualmente, lo premia con la cattura di un Marlin-record di due quintali che assicura il premio e la sopravvivenza dell'orfanotrofio. Tutto è bene quel che finisce bene. Titoli di coda scorrono con le foto dei veri protagonisti della commovente vicenda. Lassù Qualcuno ci ama... Per la storia, l'orfanotrofio (oggi si chiamano case-famiglia) si chiama Hogar (focolare o semplicemente casa in spagnolo). In un cameo c'è un'altra vecchia gloria hollywoodiana, Bruce McGill.
Nota di BastaBugie: ecco il trailer di Blue Miracle, a pesca per un sogno.
https://www.youtube.com/watch?v=mKXodi50XoY
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02-06-2021
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IL FRATE FRANCESCANO CHE SCONFISSE L'ISLAM CON CROCE E SPADA
L'avventurosa storia di Luka, il Falco della guerra, che liberò il popolo croato dalla schiavitù ottomana
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-05-2021
Pozega è la storica capitale della Slavonia, regione della Croazia orientale. La cattedrale (i croati sono cattolici) è intitolata a Santa Teresa e davanti ad essa si erge una curiosa statua. Raffigura un uomo fiero con grandi baffoni che brandisce una spada e calpesta vittorioso la mezzaluna islamica. La cosa curiosa, come dicevamo, è che indossa il saio francescano con tanto di sandali. Una specie di Fra Diavolo, che si vestiva da frate per ingannare gli invasori francesi? No, si tratta proprio di un frate, pare addirittura ordinato sacerdote. Il suo nome era p. Luka Ibrisimovic e il 12 marzo 1689 guidò il popolo in armi nella battaglia definitiva per la liberazione dal dominio ottomano. Lo chiamavano Il Falco (della guerra), Sokol in lingua locale. Ne parla il bel libro di Ambrogio M. Canavesi e Wawrzyniec M. Waszkiewics Guerrieri serafici. Racconti di pace e bene... e guerra (Tabula Fati, pp. 230, €. 13). I due autori sono non a caso preti e hanno messo insieme una serie di figure di francescani, più o meno conosciuti, che hanno guidato i cristiani in battaglia nelle varie epoche. I più noti sono, ovviamente, il b. Marco d'Aviano e s. Giovanni da Capestrano, liberatori a mano armata di Vienna e Belgrado, ma anche s. Lorenzo da Brindisi (vittoria di Albareale) e p. Anselmo da Pietramelara a Lepanto. Più altre figure rimaste nelle pieghe della storia e che meritava far riemergere. Come il Falco con cui abbiamo aperto queste righe. Perché portava i baffoni anziché la barba alla cappuccina? Perché per lungo tempo i turchi occupanti avevano vietato gli abiti religiosi e anche i frati dovevano vestire alla laica. La chiesa dei francescani era una moschea da un secolo e mezzo. Ora, gli slavoni a quel tempo portavano tutti dei grandi baffi e non era il caso di distinguersi attirando l'attenzione. Ma il Falco non aveva mai smesso di tramare contro gli infedeli. Era praticamente l'informatore dell'Imperatore sui movimenti delle truppe ottomane, la loro dislocazione e consistenza. E il vescovo di Balgrado (che era suo zio) doveva a lui le notizie sulla situazione del cristianesimo e dei cristiani in Slavonia. Ma non poteva durare: il corriere di cui si serviva portava le informazioni dentro a un bastone da pellegrino cavo. Scoperto per chissà quale soffiata, finì impalato (morte atroce e di lunghissima agonia di cui i turchi erano specialisti). P. Luka Ibrisimovic fu incarcerato carico di catene. Ma c'era un'altra usanza dei turchi che era più forte di ogni altra, il baksis. Cioè, la mazzetta (pare che in molti luoghi islamici esista sempre, a partire dall'impiegato delle poste). I confratelli di p. Luka raggranellarono una cifra congrua e il prigioniero venne rilasciato. La riscossa cominciò a muoversi nel 1684, un anno dopo la liberazione di Vienna da parte del re di Polonia Jan Sobieski e il suo «veni, vidi, Deus vicit». Nel 1686 venne liberata Buda. L'anno seguente i turchi vennero sconfitti proprio a Mohàcs, in Ungheria (perdite: 600 cristiani, 10mila turchi), dove 160 anni prima avevano schiacciato i cristiani e ucciso il re Luigi Jagellone. In quattro anni gli ottomani avevano perso ben tre gran visir, giustiziati dal sultano per le loro sconfitte. Il momento era dunque favorevole e l'imperatore Leopoldo I emanò un proclama in cui esortava gli slavoni a prendere le armi contro gli occupanti. Nel frattempo truppe imperiali entravano nella Slavonia e p. Luka andò loro incontro alla testa dei ribelli che aveva personalmente radunato. Pozega venne liberata, ma gli imperiali dovettero proseguire verso la Serbia. A tenere la città rimase un presidio insufficiente. E infatti i turchi si ripresentarono in forze. L'assedio era senza speranza, ma il Falco escogitò un piano audacissimo e folle: attaccare di notte l'immenso accampamento nemico che stava sul colle del Sokolovac. Armati anche di forconi e bastoni (le armi erano scarse) e guidati all'assalto dal settantenne p. Luka col crocifisso in una mano e la spada nell'altra, l'impresa disperata riuscì. La giornata divenne festa nazionale.
Nota di BastaBugie: per approfondimenti sul libro da cui è stata tratta la precedente storia si può leggere il seguente articolo.
I FRANCESCANI HANNO COMBATTUTO CON LE ARMI Pacifici, ma non pacifisti, grandi santi francescani in difesa della Fede hanno combattuto o predicato il ricorso alle armi: il beato Marco d'Aviano a Vienna, san Giovanni da Capestrano a Belgrado, padre Anselmo da Pietramelara a Lepanto, ecc. (VIDEO: Marco d'Aviano) di Roberto De Mattei https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6553
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-05-2021
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NON ESISTE NESSUNA EMERGENZA CLIMATICA
Il professor Franco Battaglia da anni lotta contro le tesi anti-scientifiche dell'ideologia ambientalista: riscaldamento globale, energie rinnovabili, transizione ecologica, ecc.
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-05-2021
Il professor Franco Battaglia, noto al pubblico conservatore per la sua lotta, ahimè senza speranza (minuscolo: senza, non contro), sulla bufala planetaria del XXI secolo (i greti: «salviamo il pianeta!»), insegna chimica fisica all'università di Modena. Dunque, sa di cosa parla. Ha di recente capeggiato un appello al Capo dello Stato, in cui un centinaio di esperti (tra cui Zichichi) chiedono a quest'ultimo di non sprecare il denaro dei contribuenti inseguendo chimere. La battaglia di Battaglia contro i mulini a vento (sia letterali che letterari) è di vecchia data. Nel suo ultimo libro scrive: «Venerdì 3 novembre 2006 fui invitato a dibattere, assieme al Ministro all'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, nel programma Ottoemezzo trasmesso su La7 e condotto da Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni». In tal sede sperimentò quanto Upton Sinclair, scrittore americano premio Pulitzer, ebbe a suo tempo a dire: «È difficile far capire qualcosa ad una persona quando il suo stipendio dipende dal fatto di non capirla» (thanks a Socci). Il libro cui accennavamo è questo: L'illusione dell'energia dal sole (ed. 21° Secolo, pp. 208, €. 15), riedito in forma aggiornata e accresciuta. Negli anni scorsi il Nostro era molto presente nei talk, tanto da finire bersaglio dei comizi di Beppe Grillo quando questi era ancora «verde» e no-tutto. Accusato di essere pagato dalle multinazionali, il Nostro replicò: «Magari!». Ma qualcuno prese il discorso di Grillo molto sul serio e il bersaglio si spostò sull'auto del Nostro, che finì preda di sassate. La cosa, a sua volta, finì in tribunale, che ci mise una decina d'anni a dare ragione a Battaglia e a risarcirlo. Ora, una volta che il Grande Reset ha deciso che dobbiamo diventare tutti verdi (alcuni di bile) per salvare la Pachamama e l'orso polare, Battaglia è praticamente scomparso dagli orizzonti televisivi: chi lo vuole lo trova, sempre più di rado, come editorialista de Il Giornale e del blog Zuppa di Porro (dove anche il sottoscritto talvolta compare). Ma lo spirito battagliero (nei due sensi), grazie al cielo, è sempre lo stesso: «Il protocollo di Kyoto, ai fini della riduzione della concentrazione di CO2 in atmosfera, equivale a pretendere di far dimagrire una persona obesa negandole la bustina di zucchero nel caffè del mattino». Infatti, «dopo trilioni di dollari spesi», l'unico risultato è «che le nostre bollette elettriche di oggi sono il triplo di quelle del 2007». Andiamo coi numeri e veniamo all'argomento del libro: «Al fabbisogno mondiale d'energia il Sole contribuiva per il 6% nel 1965, per il 7% nel 1990 e quasi il 10% nel 2019. Questi 3 o 4 punti percentuali in più hanno per caso contribuito ad una qualche riduzione delle emissioni di gas-serra rispetto ai livelli del 1990, come da obiettivo di tutti i protocolli»? Per quanto riguarda noi, «il 13% dell'energia elettrica disponibile sulla rete elettrica italiana proviene dalle centrali nucleari francesi, svizzere e slovene». Per quanto riguarda, poi, i posti di lavoro «verdi» promessi dai piani mondiali post-pandemia è bene ricordare che comportano la perdita di quelli legati al petrolio. Bisognerà supportare e riqualificare lavoratori e interi settori, pena sommosse. Indovinate chi pagherà supporti e riqualificazioni. Sì, si dirà: ma vuoi mettere le c.d. fonti rinnovabili? Bella speranza (minuscolo), ma si sta «dimenticando, ad esempio, che la frazione dominante delle rinnovabili è costituita dalla fonte idroelettrica». E allora che si fa? «Per soddisfare col fotovoltaico il 10% dei consumi elettrici italiani dovremmo impegnare € 240 miliardi. Basterebbe impegnare meno di € 10 miliardi in 4 reattori nucleari e ottenere lo stesso risultato». Seh, vaglielo a dire ai no-nukes, che, sebbene siano sempre meno nel mondo, sono «pervicaci e resistenti in Italia». E in Germania, aggiungo io. Guarda caso, i soli due sconfitti europei dell'ultima guerra. La scelta no-nukes era supportata dalla promessa che i costi del fotovoltaico si sarebbero ridotti a furia di studiarci sopra. Invece, in 15 anni «si sono ridotti appena di un fattore 2». Quelli che costano meno, oggi, ce li ha tutti la Cina. E sappiamo perché. Nota di BastaBugie:l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "La battaglia di Battaglia sull'ideologia climatica" racconta che Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica all'università di Modena, torna alla carica con un libro dal titolo eloquentissimo: Non esiste alcuna emergenza climatica. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 03-07-2021: Inesausto guerriero, malgrado le molte sconfitte sul campo (mediatico, come si vedrà), il prof. Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica all'università di Modena, torna alla carica con un libro dal titolo eloquentissimo: Non esiste alcuna emergenza climatica. Perché la pretesa di governare il clima della terra è un'illusione (ed. 21° Secolo, pp. 80, €. 10). Basato non su «modelli» o «teorie» o «proiezioni», ma sui semplici fatti e perciò zeppo di grafici e tabelle, per le obiezioni scientifiche rimandiamo al testo scritto il linguaggio piano e quasi televisivo. Qui ci limiteremo a riportare qualche passo riguardante, sì, il clima, ma quello ideologico in cui tutto il dibattito (si fa per dire: la solfa gretina è unidirezionale) è immerso. Nel 2001 l'autore era coordinatore del comitato scientifico dell'Anpa (Agenzia Nazionale Protezione Ambiente), all'uopo chiamato dal ministro apposito, Altero Matteoli. Lui e il ministro erano seduti al Maurizio Costanzo Show per parlare dell'allora progettato Protocollo di Kyoto. C'era anche Ermete Realacci, fondatore di Legambiente. Battaglia disse, tra le altre cose, che il Protocollo avrebbe vincolato i Paesi entusiasti, però responsabili del 55% delle emissioni, mentre gli emissori del restante 45% avrebbero potuto far quel che pareva loro, anche aumentarle. Con ciò vanificando il Protocollo-salasso per il contribuente. Realacci obiettò che, in ogni caso, il Protocollo era pur sempre un primo passo. Ecco un classico modo di controbattere le cifre con l'aria fritta. Battaglia chiosa: «Innanzitutto non si capisce quali sarebbero gli altri passi e, poi, anche montare su uno sgabello è un primo passo per raggiungere la Luna». Si consoli, Battaglia: anch'io, al Maurizio Costanzo Show, mi ritrovai seduto accanto al Realacci (presenza fissa, lui, io mai più). Auspicavo, tra le altre cose, un incremento di parcheggi in città, e lui obiettò, seccato, che ciò avrebbe incoraggiato all'uso dell'auto. Vabbè, mezzo pubblico sia, anche se una città come Milano (capitale economica) diventa ostaggio degli scioperi, i quali vengono orditi sempre di venerdì (quando fanno più danno) e pure in tempi di pandemia (con effetto-sardina, ecchissenefrega dei picchi di contagio). Ma come finì lo scontro, anzi Battaglia? Finì che il ministro si alterò (involontario calembour) col suo consulente che gli sciupava i rapporti con gli ambientalisti, definiti dall'incauto «i peggiori nemici dell'ambiente», cosa che alterò pure il conduttore. Morale, l'Italia firmò il Protocollo e Battaglia perse il posto. E pazienza se il Protocollo si proponeva di raggiungere i propri obiettivi entro il 2012, col risultato che nel 2012 le emissioni «furono di oltre il 50% in più di quelle del 1990!». Nello stesso periodo, infatti, moltissime produzioni erano state delocalizzate dove il lavoro costava meno, perciò andate ad emettere colà. «Principali emettitori sono oggi Cina, Stati Uniti e India. Se le emissioni degli Stati Uniti sono rimaste essenzialmente ferme ai livelli del 1990 (per la precisione sono aumentate del 3%), quelle di Cina e India sono aumentate, rispettivamente, del 320% e del 350%!». Nel libro Battaglia riporta solo due delle «molte petizioni che centinaia di scienziati hanno sottoscritto per avvertire i responsabili politici che non v'è alcuna emergenza climatica». Una è italiana, promossa da alcuni scienziati del clima, geologi, geofisici, climatologi. Ebbene, nel 2018 l'antica e gloriosa Accademia dei Lincei organizzò una Conferenza sul tema del clima e alcuni firmatari della petizione chiesero di poter intervenire, cosa che fu accettata dal comitato scientifico della suddetta Conferenza. Ma la cosa dispiacque a un membro dell'Accademia, uno «scienziato», cela va sans dire. Diamo la parola a Battaglia: «Costui informò alcuni organi di stampa complici dell'imbroglio emergenza-climatica, i quali si spesero scrivendo articoli denigratori nei confronti dell'Accademia. La quale decise di cancellare la Conferenza». Et voilà.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-05-2021
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LA MONARCHIA INGLESE HA SEMPRE AVUTO PROBLEMI CON LE DONNE
La storia è sempre la stessa: da Enrico II il Plantageneto a Edoardo VIII, passando per Enrico VIII, fino ai 4 figli della regina attuale, Elisabetta II, di cui solo uno non ha divorziato... per finire (per ora) con Meghan
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-06-2021
La monarchia inglese ha sempre avuto qualche problema con le donne. Enrico II il Plantageneto ne ebbe con sua moglie, Eleonora d'Aquitania, la quale gli portò in dote mezza Francia e la cosa fu all'origine della Guerra dei Cent'Anni. Quest'ultima fu risolta da una donna, santa Giovanna d'Arco, ma a sfavore degli inglesi. Quell'Enrico litigò con la Chiesa, e finì con l'assassinio del primate san Thomas Becket. Sei Enrichi dopo, l'VIII della serie meritò da papa Leone X il titolo di Defensor Fidei (che poi Paolo III, per via dello scisma, gli ritirò; e che ancora i re inglesi portano, ma a difesa dell'anglicanesimo) per aver difeso la fede cattolica contro Lutero. E pure lui era sposato con una gran donna, Caterina d'Aragona, che ripudiò per l'insignificante Anne Boleyn di cui si era invaghito (per lei scrisse una bellissima canzone, Greensleeves, ancora oggi eseguita). Qualcuno gli fece notare che non c'era bisogno di divorziare per farsi l'amante, ma lui voleva un figlio maschio e Caterina gli aveva dato solo Mary. Forse credeva che, avendo meritato come Defensor Fidei, il papa avrebbe chiuso un occhio e accettato la gabola della consanguineità (tutte le teste coronate sono in qualche modo parenti, e per forza di cose). Ma Caterina era zia dell'imperatore Carlo V, che era molto più Defensor Fidei di Enrico, visto che combatteva contro i protestanti e i musulmani. Così, il papa, tra l'incudine e il martello, scelse la giustizia. Ed Enrico si scatenò, imitando il predecessore II col trucidare un altro san Thomas di rilievo, il More, dando il via a un'ecatombe di cattolici che andò avanti per un paio di secoli. Ma con le donne continuò a sbagliare, impalmandone altre quattro di seguito e mandandole quasi tutte al patibolo. Il figlio maschio lo ebbe, ma questo durò poco e, ironia della sorte, fu giocoforza dare il trono a una donna, sua figlia Elisabetta I. Questa avrebbe potuto sposare chi voleva, soprattutto Filippo II di Spagna, ma quest'ultimo era ancora più Defensor Fidei del padre, e si opposero i nobili inglesi che dalla nazionalizzazione dei beni della Chiesa avevano tratto gran profitto. Per giunta, c'era una rivale, un'altra donna: Mary Stuart, figlia della sorella di suo padre, erede legittima perché Elisabetta era figlia di Anne Boleyn. Così, Elisabetta fece quel che neanche il padre aveva osato: processare e condannare a morte una regina unta dal Signore. A quel punto restava un'ultima cosa da sradicare negli inglesi, il culto della Vergine (l'Inghilterra si considerava il regno più mariano della Cristianità: Mary Dowry, «Dote di Maria»). E al di Lei posto mise se stessa, la Regina Vergine (nel senso di nubile), tanto che il suo corsaro preferito, Walter Raleigh, chiamò Virginia in suo onore la colonia americana che fondò. Ma anche lei dovette capitolare, perché tutti moriamo. E lasciare la poltrona proprio al figlio di Maria Stuarda: non c'erano altri. Non ci soffermiamo sui problemi di coppia degli altri regnanti inglesi, perché il gossip in tal senso è applicabile a tutte le teste coronate di ogni tempo. Ma la monarchia inglese è speciale perché è quella che, partendo da un'isola defilata, è riuscita a creare l'impero più esteso di tutti i tempi. E l'Impero Britannico fu inaugurato da un'altra donna, Victoria, che diede addirittura il suo nome a un'epoca e uno stile quantunque a occuparsi di politica fossero altri, soprattutto Disraeli. Lei si limitò a fare un sacco di figli, che maritò con mezza Europa (anche il Kaiser era suo nipote). Fu solo sfiorata dal caso di Jack lo Squartatore, che per molti ancora oggi andava ricercato nella famiglia reale britannica. Ma poi inventarono il cinema e i rotocalchi, e i riflettori si accesero su Edoardo VIII, che pur di sposare Wallis Simpson, una divorziata americana, rinunciò al trono. Anche a lui fecero notare che non c'era bisogno di abdicare se voleva convivere more uxorio con l'americana, purché in modo discreto. Niente, come Enrico VIII, voleva un matrimonio in piena regola. Così, il trono andò a suo fratello Giorgio VI, padre dell'attuale regina. La quale pare l'unica con la testa sulle spalle di tutta la real casata. Sua sorella Margaret volle sposare un fotografo. Dei figli di Elisabetta II, Carlo, Andrea, Anna e Edoardo, solo quest'ultimo non ha divorziato, e per le relative vicende basta andare in Internet. Adesso tocca a Meghan, ed è il turno dei nipoti. God save the Queen.
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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-06-2021
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IL FILM SULLE FATE... CON MEL GIBSON NEL FINALE
Favole narra un fatto vero: nel 1917, nello Yorkshire, due ragazzine dissero di avere visto le fate (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-06-2021
La Icon, casa di produzione di Mel Gibson, è sempre una garanzia. Così, quando ho visto il marchio (il volto della Madonna detta Wladimirskaja), mi sono affrettato a guardare il film che passo a descrivere. Non è recente (è del 1997) ma lo ha trasmesso il canale Cielo nel dicembre scorso, perciò è facilmente reperibile. Si intitola Favole, anche se è più azzeccato il titolo originale, Fairy Tale (lett. «racconto di fate»), con aggiunto A true story («una storia vera»). Infatti narra di quel che successe nel 1917 nell'inglese Yorkshire, dove due ragazzine asserirono di avere visto le fate in un luogo silvestre vicino a un ruscello. Fin qui la cosa sarebbe irrilevante se, le due, le suddette fate, non le avessero pure fotografate. La cosa finì sulla stampa e da lì alle orecchie di teosofi & spiritisti britannici. Tra i quali spiccava Arthur Conan Doyle, il creatore del razionalissimo Sherlock Holmes. Doyle, che era per giunta medico e cattolico di battesimo, credeva - anzi, voleva credere - al mondo del soprannaturale, del preternaturale e del paranormale. Come tutti gli scientisti dell'epoca. La contraddizione è solo apparente, perché gli scientisti erano convinti che a quel mondo invisibile si potesse accedere con mezzi, appunto, scientifici, e perciò non ci fosse più bisogno delle religioni (in realtà lo scientismo stesso è una fede). Lo spiritismo contendeva alla teosofia le menti e i cuori dei positivisti e perfino il beato Bartolo Longo (fondatore del santuario di Pompei) ne fu inizialmente affascinato. Paradossalmente, l'unico nemico giurato dello spiritismo era un mago vero, forse il più grande degli illusionisti: Harry Houdini. Questo, constatato che lo spiritismo attirava soprattutto poveretti che avevano perso di colpo una persona cara, ne fece una crociata personale. Nel film è interpretato da un somigliante Harvey Keitel, mentre a Doyle dà corpo un niente affatto somigliante Peter O'Toole. Il film mostra anche quel che davvero accadde nello Yorkshire, invaso da torme di curiosi armati di reticelle per farfalle (le fate in questione erano alate e non più grandi di una mano). E c'è anche un reduce che, in una seduta della Società Teosofica, racconta di aver visto i famosi «angeli di Mons», che nel 1914 si dice abbiano protetto, stagliati nel cielo, inglesi e francesi contro i tedeschi. L'episodio è vero: non tanto gli angeli, quanto le testimonianze. Ma nel film serve a incrinare i residui scetticismi. E dire che, saggiamente, nel film una delle due «veggenti», in visita a un ospedale, interpellata da un coetaneo malato che gli chiede di intercedere presso le sue fate, risponde che solo l'angelo custode può aiutarlo, le fate no. Infatti, queste ultime non esistono, le hanno inventate le due ragazzine di fertile fantasia nella terra di Shakespeare. Quest'ultimo a sua volta inventò la Regina delle Fate, Queen Mab, rifacendosi a una vecchia tradizione inglese. Però la nominò dove non doveva, Romeo and Juliet, che è ambientato in Italia, dove tutt'al più c'era il Gatto Mammone. Nel film, l'unico ad accorgersi del trucco è un giornalista antipatico e spiantato, cosa che salva la narrazione poetica del film stesso. Il giornalista trova le «fate» ritagliate dalle confezioni di biscotti e usate per i fotomontaggi. Le foto scattate dalle due ragazzine, nella storia vera, vennero analizzate da esperti fotografi, i quali si divisero. Nulla di strano: l'«anello mancante» darwiniano (una truffa operata con mezzo cranio di scimmia e una mandibola umana limata e invecchiata ad arte) rimase esposto al «prestigioso» British Museum per quarant'anni prima che qualcuno si accorgesse dell'inghippo. E dire che ci portavano le scolaresche. Quando le due inglesine confessarono, l'unico a restare rocciosamente convinto dell'esistenza delle fate fu Conan Doyle. Il film, comunque, è molto bello e vale la visione. Anche perché, nel finale, in un ruolo cameo c'è proprio lui, Mel Gibson, che però invano cerchereste nei titoli, chissà perché.
Nota di BastaBugie: se hai Amazon Prime puoi vederlo gratuitamente doppiato in italiano su Prime Video, clicca qui! Per vedere il trailer in lingua originale, eccolo qui sotto.
https://www.youtube.com/watch?v=QF3btTryoPo
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10-06-2021
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OMELIA XVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 6,30-34)
Venite in disparte, voi soli, e riposatevi un po'
Fonte Il settimanale di Padre Pio
La prima lettura di questa domenica è un messaggio rivolto ai pastori d'anime, a tutti quelli che hanno ricevuto da Dio l'altissima missione di condurre le pecorelle del Signore ai pascoli della vita eterna. Il profeta Geremia richiama fortemente al loro dovere i capi religiosi del suo tempo, i quali più che il bene del gregge a loro affidato cercavano i loro interessi personali. Ecco, allora che rivolge loro queste severe parole: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo [...] voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati» (Ger 23,2). A questo punto, il profeta Geremia, a nome di Dio, promette che Dio stesso si occuperà di queste pecorelle inviando loro il Messia, della stirpe di Davide. Così dice il Profeta: «Ecco verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (Ger 23,5). Chiaramente, questo Messia è Gesù, l'unico Salvatore del mondo, che ha radunato le pecorelle disperse a prezzo del suo sangue. La seconda lettura ci presenta ancor meglio Gesù come Pastore delle nostre anime, che è venuto a far di tutti noi un solo gregge. Così scrive san Paolo agli efesini: «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva» (Ef 2,14), ovvero il peccato che ci separava da Dio, ci separava tra di noi e ci faceva vagare per sentieri tortuosi ed impervi. Purtroppo, tante volte ricadiamo nella palude dei nostri peccati, per cui Gesù, il Buon Pastore, ci viene incontro per ricondurci sul retto sentiero. Egli viene a noi per mezzo dei salutari rimorsi di coscienza, suscitando un profondo pentimento e il desiderio di confessare sinceramente i nostri peccati. Lasciamoci afferrare dalle mani di Gesù, lasciamoci caricare sulle sue spalle e ricondurre all'ovile. Chi rimane con Lui non avrà da temere alcun male. Si rimane con Lui quando si osservano i suoi comandamenti, quando si prega, si evita il peccato e si compiono le opere buone. Allora egli potrà ritenere rivolte a se stesso le bellissime parole del salmo che abbiamo ascoltato: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce» (Sal 22). Nelle inevitabili prove della vita dobbiamo ancorarci ancora di più a questa certezza e credere senza esitazione che Gesù, Buon Pastore della nostra anima, è sempre accanto a noi, e che in Lui dobbiamo confidare. Il salmo, infatti, continua con queste consolanti parole: «Anche se vado per una valle oscura non temo alcun male, perché tu sei con me» (ivi). La cosa più sbagliata che possiamo fare in quei momenti è quella di agitarci. Facendo così impediamo a Gesù di agire, di prendersi cura della nostra vita. In quei momenti, la cosa più bella da fare sarà quella di chiudere gli occhi dell'anima e di dire con piena fiducia: "Gesù, in Te confido, pensaci Tu". E allora, anche nelle tenebre della nostra valle oscura, risplenderà la luce della speranza. Infine, il Vangelo ci presenta il nostro Redentore che si muove a compassione della folla che sembrava proprio come un gregge senza pastore. Gesù si mise allora ad insegnare loro molte cose (cf Mc 6,34). Gesù ha compassione di noi ed è più sollecito Lui di beneficarci più quanto lo siamo noi di essere aiutati. Prima di tutto, Gesù si prende cura delle nostre anime, insegnandoci le verità che sono via al Cielo. Leggendo il suo Vangelo e ascoltando la Chiesa, noi saremo sicuri di vivere nella verità. Poi il Signore ci dona i suoi Sacramenti che ci danno la sua grazia, e in modo particolare il Sacramento dell'Eucaristia che non ci offre solo la sua grazia, ma ci dona Lui stesso, dietro le povere sembianze di un po' di pane e di un po' di vino. Inoltre, Gesù ha compassione di noi prendendosi cura della nostra vita. La Provvidenza divina vigila costantemente su di noi, e quanto più grande sarà la nostra fiducia, tanto più numerose saranno le grazie anche di ordine materiale che riceveremo dalla mano paterna di Dio. Lungo i secoli, Gesù ha suscitato numerosi pastori secondo il suo cuore. Prima di tutto gli Apostoli, fino ad arrivare ai nostri giorni. Uno di questi pastori che hanno ricalcato fedelmente le orme di Gesù è stato senza dubbio san Giovanni Maria Vianney, additato dal papa Benedetto XVI come modello per tutti i sacerdoti. San Giovanni Maria Vianney, da tutti chiamato il Santo Curato d'Ars, si distingueva per la sua continua preghiera e per la sua generosa penitenza. Per le pecorelle affidate alla sua cura, egli pregava e offriva continui sacrifici. Egli non cercava il suo tornaconto, ma unicamente la gloria di Dio e il bene delle anime. Quando giunse ad Ars, qualcuno gli disse che in quel paese «non c'era nulla da fare», che le persone pensavano solo alla terra, che non si davano pensiero del cielo e non andavano a Messa alla domenica. Egli rispose che, dunque, «c'era tutto da fare». E si mise all'opera. In che modo? Stando in ginocchio e vegliando le notti in preghiera davanti al Tabernacolo. E, con l'andare degli anni, il paese cambiò profondamente, al punto che quasi tutti partecipavano alla Messa ogni giorno della settimana. Preghiamo con fiducia e chiediamo al Signore che ci siano sempre pastori secondo il suo Cuore.
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