BastaBugie n�739 del 20 ottobre 2021

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1 SONGBIRD: IL FILM SULLO STATO DI POLIZIA DA COVID
Il Covid è arrivato al numero 23, per gli spostamenti è necessario il braccialetto elettronico, tutti sono collegati con una App e gli infetti sono portati a forza in un campo dal quale non si esce vivi (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL ROGO A MILANO E IL MIRACOLO DEL CROCIFISSO
Ha commosso il racconto del chirurgo che il mese scorso ha perso tutto nel rogo alla torre del Moro di Milano tranne un piccolo crocifisso
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 GLI ABUSI SUBITI DAI CATTOLICI IRLANDESI
Il film The Renegade parla di Martin Feeney un irlandese che, per mangiare, si arruola nell'esercito britannico e combatte in Afghanistan e in India (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 LA CRISI DEL CANALE DI SUEZ E L'ASCESA DELL'ISLAMISMO NAZIONALISTA E SOCIALISTA
Il concreto rischio di una terza guerra mondiale, la decolonizzazione, il socialismo e il nazionalismo arabo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 BENEDETTA, L'ENNESIMO FILM ANTICATTOLICO
Netflix punta i riflettori su una monaca vissuta nel XVII secolo nel convento di Pescia, in Toscana, accusata di una relazione lesbica con un'altra monaca
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 PERCHE' PER GLI USA LA RUSSIA E' SEMPRE IL NEMICO?
Gli Usa sono i continuatori della politica britannica che, dal Settecento, aveva come obiettivo quello di impedire il consolidarsi di un blocco continentale (russo o tedesco o di entrambe le potenze)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 IL TERZO LIBRO SULL'AUSTRIA CATTOLICA
Dalle gloriose vittorie cattoliche sugli ottomani di Eugenio di Savoia fino agli orrori della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA XXX DOMENICA T.ORD. - ANNO B (Mc 10,46-52)
Va', la tua fede ti ha salvato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - SONGBIRD: IL FILM SULLO STATO DI POLIZIA DA COVID
Il Covid è arrivato al numero 23, per gli spostamenti è necessario il braccialetto elettronico, tutti sono collegati con una App e gli infetti sono portati a forza in un campo dal quale non si esce vivi (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-07-2021

I "no-vax" saranno contenti di sapere che a tempo di record è stato realizzato un film hollywoodiano anti-lockdown e prefiguratore di uno stato di polizia permanente a causa della pandemia. Tanto per non essere equivocato, lo scenario è un prossimo futuro; anzi, un prolungamento dell'attuale presente e un Covid che, a furia di mutare, è arrivato al numero 23. Il film si svolge infatti... tra quattro anni, a Los Angeles, la città di cui Hollywood è una periferia.
Il titolo, Songbird, può alludere a un uccello canoro o a una cantante donna, ma da quel che ho capito può riferirsi anche al protagonista Nico che, per amore della sua fidanzata, decide di scrollarsi di dosso la tutela opprimente delle autorità sanitarie (che ormai sono diventate l'Autorità tout court). Il giovane regista Adam Mason ha convinto un calibro come Michael Bay (tra i migliori porta-soldi della Mecca del Cinema) a produrre la sua opera, che mette in scena star come Demi Moore, Sofia Carson e Alexandra Daddario (occhi incredibili, lanciati da Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo).
Girato in una Los Angeles fantasma (autentica perché, metropoli liberal, ha attuato, come si ricorderà, la più stretta clausura, non fosse altro che per fare un dispetto a Trump), il protagonista è un giovine rider che porta la spesa in motorino per il semplice fatto che è un Immune, cosa che deve dimostrare ogni volta esibendo uno speciale e apposito braccialetto elettronico. Posti di blocco dovunque, con agenti armati e incapsulati in tute-scafandri integrali gialle, il colore della peste (o del bio-hazard, se preferite il basic English). Interessante il fatto che, come accennato, il film non è altro che la proiezione in avanti di quel che potrebbe succedere (o succederà) se l'attuale Covid-19 peggiorasse a furia di mutazioni e i vaccini non riuscissero a tenergli dietro.
Tutti devono stare chiusi in casa a scannerizzarsi continuamente tramite una speciale app nel telefonino. Che è collegata con una centrale. Così, se uno si ammala, l'Autorità lo viene a sapere in tempo reale e scattano le misure sanitarie: l'infetto viene prelevato a forza da una squadra in scafandro e portato in un campo-Q, dove Q sta per quarantena. Da lì non si scappa e nessuno è mai uscito vivo. In città il capo delle squadre è uno psicopatico che, prima, guidava i camion della spazzatura. Poi, venendo meno via via tutti i suoi superiori a causa del contagio, non è rimasto che lui, essendo uno dei rari Immuni.
Il protagonista, tramite il solito amico mago informatico (afroamericano, cela va sans dire), scopre che c'è un fetente riccastro in grado di fornire braccialetti da Immune, falsi ma a prova di verifica. E tutta la storia consiste nelle peripezie di Nico per procurarne uno alla fidanzata prima che le squadre sanitarie vengano a prelevarla. La songbird effettiva è una ragazza che sogna di fare la cantante ma deve soggiacere al fetente di cui sopra che è un produttore musicale. Sarà aiutata da un altro genio informatico (un handicappato).
Insomma, un godibile film trumpiano, anche perché non tutte le minoranze oppresse sono, per fortuna, messe in scena. Di oppresso c'è solo il cittadino medio, cui si prospetta un avvenire cinese complice il coronavirus. God bless America, che ha ancora anticorpi vitali.

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Nel seguente video (durata: 2 minuti) si può vedere il trailer del film Songbird.


https://www.youtube.com/watch?v=ALSxrojS_WM

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-07-2021

2 - IL ROGO A MILANO E IL MIRACOLO DEL CROCIFISSO
Ha commosso il racconto del chirurgo che il mese scorso ha perso tutto nel rogo alla torre del Moro di Milano tranne un piccolo crocifisso
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-09-2021

Ha fatto impressione l'intervista a «Repubblica» del professor Lorenzo Spaggiari, direttore della chirurgia toracica dell'Istituto Europeo dei Tumori e docente all'università di Milano. Abitava con la famiglia nel famigerato grattacielo Torre dei Moro, quello che si è squagliato in diretta per un incendio che l'ha completamente distrutto. Come si sa, partito da uno degli ultimi piani, una ventina, il fuoco è sceso fino a terra grazie al rivestimento esterno tutt'altro che ignifugo e attualmente sotto i riflettori dei magistrati. Nessuno dei tantissimi appartamenti si è salvato, tutti gli inquilini sono finiti in strada, ogni abitazione è completamente bruciata. Strano a dirsi, nessun danno alle persone.
Più strano ancora è quel che è accaduto alla famiglia Spaggiari, abitante al diciannovesimo piano e proprietaria di tutto il piano, mansarda compresa. «Il soffitto è crollato e abbiamo perso tutto. Bruciata e sciolta dal calore anche la cassaforte inserita nel muro». La cassaforte. Pure inserita nel muro. Epperò liquefatta dal calore. Gli esperti diranno quanti gradi centigradi ci vogliono per far diventare pappa una cassaforte presumibilmente di metallo atto a custodire preziosi.
Ma il bello deve ancora venire. Dentro alla cassaforte, tra le altre cose, c'era un piccolo crocifisso d'oro avvolto in una bustina di plastica. È l'unica cosa rimasta intatta, bustina compresa. E se l'oro fonde prima dell'acciaio, figurarsi la plastica. «La mia famiglia è scossa». Infatti, la moglie del primario quella croce se l'è messa al collo e non intende toglierla più. Giustamente l'intervistatore chiede se il fatto non possa essere frutto del caso. In effetti, le coincidenze, anche spettacolari, esistono.
Il professore, tuttavia, risponde: «Se lo è, è un caso che turba. Anche perché non si è verificato da solo». Infatti, quella maledetta domenica la moglie voleva restare a casa. Chissà come mai, il marito aveva insistito perché andassero coi figli al mare. Non l'aveva mai fatto prima. Poiché le fiamme si sono sprigionate dagli appartamenti più in basso, fossero rimasti sarebbero finiti in trappola. Il professore, stando a quel che dice nell'intervista, è rimasto scosso, sì, ma se qualcuno si aspettava una conversione clamorosa alla religiosità resterebbe deluso. «Un chirurgo può guardare la vita da una prospettiva complessa», dice. In effetti, non si fatica a immaginare lo stato d'animo di un uomo che opera tumori terminali e vede la morte continuamente. Tuttavia, ammette che adesso il suo rapporto coi pazienti e i loro parenti è più empatico. Avrà, certo, tempo per riflettere su quel che gli è accaduto.
Ho personalmente conosciuto altri medici che fanno lo stesso lavoro e sono, come tutti oggi, divisi in credenti e agnostici. C'è chi, vedendo morire la gente, anche bambini, avanza dubbi sulla presunta bontà di Dio. E c'è chi guarda il bicchiere mezzo pieno. In fondo, a ben pensarci, l'umanità è stata sempre così divisa, perché è il problema della «croce» a tenere molti lontani da Cristo. E a poco serve sentirsi dire dal prete che c'è morto prima Lui, perché quando la sofferenza morde davvero emerge quel che in cuor suo ciascuno ha sempre pensato. Come profetizzò il vecchio Simeone a Maria al Tempio.
E la domanda (delle domande) si complica proprio di fronte a episodi come quello del professor Spaggiari e il suo crocifisso rimasto intatto: perché a lui e alla sua famiglia sì e ad altri no? Perché c'è gente che supplica Dio per un miracolo e non lo ottiene, e gente come Spaggiari cui viene elargito senza che l'abbia nemmeno chiesto? Bella domanda. L'unica è avere fede (fiducia) in quel che Cristo ha fatto e detto. Infatti, dice la Bibbia che «il giusto vivrà della fede». E gli conviene, anche per non impazzire.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 06-09-2021

3 - GLI ABUSI SUBITI DAI CATTOLICI IRLANDESI
Il film The Renegade parla di Martin Feeney un irlandese che, per mangiare, si arruola nell'esercito britannico e combatte in Afghanistan e in India (VIDEO: trailer del film)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-06-2021

In Italia siamo abituati all'eversione dei titoli di film stranieri, ma di solito si tratta di traduzioni strampalate o di autentiche levate d'ingegno (il massimo lo si raggiunse col Jeremiah Johnson diventato Corvo rosso non avrai il mio scalpo, del 1972, di Sidney Pollack con Robert Redford, da subito un cult). Ma questa volta si sono superati: Black 47 è diventato The renegade. Sempre inglese e col merito di non far capire più niente. Il «rinnegato», infatti, è proprio l'opposto, e diciamo subito perché.
Il film narra di Martin Feeney, un irlandese che, per mangiare, si è arruolato nell'esercito britannico ed ha combattuto in Afghanistan e in India. Torna a casa nel 1847 anno che è «nero» (Black 47) per due motivi. Gli occupanti inglesi, che trattano gli irlandesi papisti come feccia, hanno introdotto la tassa sugli affitti, che i lord latifondisti intendono scaricare sugli affittuari. Così, chi non può pagare viene sfrattato. La cerimonia consiste nello scoperchiare i tetti di paglia rendendo le case (già catapecchie) inabitabili. Per giunta, in quel fatale anno, la malattia delle patate, principale quando non unico alimento di quel disgraziato popolo, aggiunge la morte per fame. Si calcola un milione di morti e altrettanti emigrati in America. Mentre il poco grano che c'è viene dirottato verso l'Inghilterra.
Il nostro reduce trova sua cognata e i figlioletti scalzi in pieno inverno (non hanno neanche le scarpe), sua madre è morta di febbri perché senza medicine, suo fratello è stato impiccato in quanto cercava di opporsi allo sfratto. Qualcuno a questo punto ricorderà che questo film l'avevo già recensito qui due anni fa, quando uscì. Ma allora avevo dovuto vederlo in lingua originale e fare acrobazie di interpretazione perché nel film gli irlandesi parlano tra loro in gaelico (cosa che autorizza un giudice inglese a condannare uno che neanche sa di cosa lo si incolpa). Solo adesso è uscito doppiato in italiano e lo ri-consiglio perché è davvero bello. Tra i protagonisti c'è Hugo Weawing, già Elrond re degli Elfi ne Il Signore degli Anelli e anche, con la maschera del papista Guy Fawkes, in V for vendetta), che è stato compagno d'armi del reduce e ora, da poliziotto, deve dargli la caccia. Infatti, quando Feeney trova la cognata e i suoi nipotini morti assiderati nella casa privata del tetto, capisce che deve farsi giustizia da solo.
In una scena si vede un funerale con bara "ecologica": per risparmiare legno, i morti di serie B (cioè gli irlandesi) vengono portati sulla fossa comune in una bara il cui fondo si apre lasciando cadere il cadavere e può essere riutilizzata. Questa cosa è storica e non avveniva solo in Irlanda, ma perfino nell'impero austriaco dell'«illuminato» Giuseppe II. In un'altra scena gli affamati (cioè i più) possono lucrare di una scodella di zuppa calda offerta da un pastore protestante. A patto che prima recitino l'atto d'abiura nei confronti del cattolicesimo, sennò nisba.
Anche il nostro Sud, col Risorgimento, subì trattamenti del genere e qualche film nostrano lo ammette. Salvo, però, mostrare che le ragioni e i torti devono essere equamente divisi, e via salvando la mitologia nazionale. Nel film irlandese no: i cattivi sono solo gli inglesi senza se senza ma. Perché è questa la verità, e i numeri della loro emigrazione parlano chiaro. Solo quelli della nostra non parlano affatto, e i sudisti devono continuare ad applaudire una forma statale che per loro è stata solo una camicia da forza. Gli irlandesi sono riusciti a sfilarsi la loro perché non hanno mai dimenticato di averla. Vabbè, pace. Ma non perdetelo, il film, è davvero bello.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 2 minuti) si può vedere il trailer del film The Renegade.


https://www.youtube.com/watch?v=JRVZplbCFE8

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-06-2021

4 - LA CRISI DEL CANALE DI SUEZ E L'ASCESA DELL'ISLAMISMO NAZIONALISTA E SOCIALISTA
Il concreto rischio di una terza guerra mondiale, la decolonizzazione, il socialismo e il nazionalismo arabo
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-03-2021

Un primo «rinascimento islamico» si ebbe dopo la spedizione napoleonica in Egitto. Il pascià, solo formalmente dipendente da Costantinopoli, si chiese come mai poche migliaia di soldati francesi avessero potuto sbaragliare il suo intero esercito. Così, selezionò i giovani migliori e li mandò a studiare a Parigi, dove questi appresero concetti come il nazionalismo e la cattiveria dei Crociati. Queste le radici del nazionalismo arabo che il britannico Lawrence sfruttò contro i turchi nella Grande Guerra.
Francesi e inglesi proclamarono i loro protettorati e tracciarono i nuovi confini del Medioriente col righello. Ma ormai i semi dei nazionalismi erano stati gettati. Dopo l'ultima guerra mondiale, la decolonizzazione si arricchì dell'ultima ideologia imparata nelle università occidentali, il socialismo. Ma quel che determinò l'affermarsi del social-nazionalismo nei Paesi islamici via via decolonizzati fu l'ascesa di Nasser in Egitto tramite detronizzazione del re Faruq (all'incoronazione del predecessore Feysal nel 1932 la banda reale, tanto per chiarire, aveva intonato l'inno britannico).
Quattro anni prima erano nati i Fratelli Musulmani, che subito crebbero tra un popolo su cui, alla vecchia maniera feudale, pochissimi ricchi sfondati insistevano su una larghissima maggioranza pressoché indigente (situazione comune nel mondo arabo). Nel 1952 il golpe militare (così acquistarono l'indipendenza anche Algeria, Libia, Sudan, Siria, Irak, Turchia, Tunisia, Iran) proclamò la repubblica in Egitto, il Paese islamico più esteso.
Tra gli ufficiali golpisti presto si impose Nasser, che eliminò i capi dei Fratelli Musulmani e inaugurò un sistema durato fino ad oggi: a parte la breve parentesi di Morsi, Fratello Musulmano, tutti i presidenti erano militari: Neghib, Nasser, Sadat, Mubarak, al-Sisi. Ma quel che consacrò Nasser quale stella polare del mondo islamico fu la crisi di Suez del 1956, dettagliatamente narrata da Massimo Campanini e Marco Di Donato in Il canale delle spie. Storia della crisi di Suez (Salerno, pp. 150, €. 14).
Nasser intendeva sottrarre il Canale di Suez al dominio di fatto inglese e assicurarne l'importante rendita agli egiziani. Così, da una parte favoriva nascostamente i sabotaggi e dall'altra cercava di modernizzare l'esercito, le cui deficienze conosceva bene. Cercò dunque di comprare armi in Occidente, ma nessuno voleva vendergliene. Allora si rivolse all'Urss tramite il dittatore jugoslavo Tito, che a quel tempo era leader dei cosiddetti Paesi Non Allineati. La triangolazione fornì all'Egitto armamenti cecoslovacchi. Solo che i Fratelli Musulmani, per vendetta, erano ormai diventati i principali informatori degli inglesi. Questi ultimi allora si accordarono coi francesi (Nasser sosteneva segretamente l'insurrezione algerina). E con gli israeliani, preoccupati dai successi di Nasser: nel 1954, «Operazione Susannah: agenti segreti israeliani, travestiti da arabi, effettuarono attentati dinamitardi al Cairo e ad Alessandria e danneggiarono le infrastrutture britanniche sul canale di Suez, con lo scopo di far ricadere le colpe sui nazionalisti egiziani».
A quel punto Nasser giocò la sua carta e nel 1956 nazionalizzò il canale. Subito truppe inglesi, francesi e israeliane entrarono in Egitto e occuparono il Canale di Suez. Senza preavvertire l'alleato americano. Ma era anche l'anno dell'invasione sovietica dell'Ungheria e «l'iniziativa anglo-francese in Egitto aveva irrimediabilmente compromesso ogni possibilità di intervento occidentale a supporto degli insorti ungheresi». Eisenhower andò su tutte le furie. Infatti, dato che l'Urss appoggiava Nasser, c'era il concreto rischio di una terza guerra mondiale. Minacciò di bloccare le forniture di petrolio a Gran Bretagna e Francia e queste, impoverite dalla recente guerra con la Germania, dovettero ritirarsi. Per Nasser fu il trionfo nel mondo islamico. Ma con un'altra conseguenza: «Fu solo dopo il 1956 che gli arabi furono determinati a distruggere Israele».
Il colpo finale al panarabismo venne dal solito Israele con la guerra del 1967, che fu per l'Egitto una disfatta. Il successore, Sadat, dovette riappoggiarsi ai Fratelli Musulmani e da allora il declamatorio slogan «l'Islam è la soluzione» divenne, in crescendo, quel che abbiamo sotto i nostri occhi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22-03-2021

5 - BENEDETTA, L'ENNESIMO FILM ANTICATTOLICO
Netflix punta i riflettori su una monaca vissuta nel XVII secolo nel convento di Pescia, in Toscana, accusata di una relazione lesbica con un'altra monaca
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-09-2021

Ormai ogni due per tre o tre per due i cattolici vengono sollecitati a protestare e magari raccogliere firme per far ritirare l'ennesima «opera d'arte» blasfema. Faccio presente che il più delle volte il risultato di simili campagne è moltiplicare le opere in questione, perché, cessata la chiamata a raccolta contro il film Netflix con un Gesù omosessuale, ecco spuntare la antica suora lesbica. E ormai sono anni che ogni volta ce n'è una nuova. Non si può vendere un prodotto senza far sapere al pubblico che tale prodotto esiste e che val la pena di essere comprato. Si chiama pubblicità e distingue i prodotti «di marca» da quelli sconosciuti, i quali hanno il vantaggio di costare meno ma la gente ne diffida. Solo che la pubblicità costa un sacco di soldi, anche perché deve penetrare in testa alla gente meglio di quella concorrente.
Così, niente di meglio che sollevare uno scandalo, e ci penseranno gli scandalizzati a far pubblicità gratis. Ora, dal momento che ogni «trasgressione» è stata sperimentata e, anzi, ormai trasgressivo è sinonimo di conformista, l'ultima sponda è la religione. Cattolica, ovvio, perché in quella islamica - faccio un esempio - c'è chi ha la mano nervosa e già un regista olandese ci ha lasciato la pelle. Le altre non hanno i numeri per sollevare il «caso» o semplicemente se ne fregano (o sono magari d'accordo). Dicevo di registi, perché l'ultima «provocazione» (uffa, che p...!) è un film presentato al solito festival, Cannes mi pare, dove non ha fatto particolare rumore.
Mò prova il rilancio. Speriamo non grazie proprio alla raccolta di firme di cui dicevo. Si tratta di Benedetta di Paul Verhoeven, regista e soggettista olandese pure lui, basato sul libro Atti impuri. Vita di una monaca lesbica nell'Italia del Rinascimento di Judith C. Brown (a quanto pare il cognome Brown inclina a esplorare la storia cattolica). La vicenda avrebbe già ispirato un lavoro teatrale canadese di un'altra donna, Rosemary Rowe, e parla di tal Benedetta Carlini, monaca a Pescia, Toscana, nel Seicento, a Rinascimento finito da un pezzo.
Pare che costei avesse accusato assalti demoniaci, allo scopo di farsi assistere nella sua cella dalla consorella Bartolomea. Fino a che il trucco non venne scoperto. Ora, il Verhoeven, abbandonata la fantascienza che pur gli aveva dato soldi e fama, da anziano si sta dedicando a temi politicamente corretti, come la violenza sulle donne (Elle, film precedente) e, due piccioni con una fava, la repressione cattolica della sessualità, quella Lgbt in special modo. Ebbene, se certe cose non ci piacciono, non compriamole.
Se certi film ci dispiacciono, non guardiamoli. Ma chiedere di vietarli o di farli ritirare è un boomerang. Anche perché, come detto, incoraggia altri a buttarsi nel filone. L'unica è ignorarli. Così, quando loro e i loro epigoni si accorgeranno che il giochetto non funziona più, saranno costretti ad andare a scandalizzare qualcun altro. Se qualcuno, in epoca di YouPorn gratuito, vuol pagare per vedere due attrici - magari personalmente etero- impegnate ad avvinghiarsi tra loro per guadagnarsi da vivere e (forse) diventare famose, si accomodi pure.
Sappia però che il contesto pruriginoso, il convento, è di vecchio conio, risale al settecentesco Diderot e perfino al trecentesco Boccaccio (ma con ben altra arte), per finire con l'arenarsi nelle pellicole italiane anni Settanta con Gloria Guida e Edvige Fenech. Déjà vu, insomma, e almeno quelle facevano ridere. Per quanto riguarda il Verhoeven, era apprezzato di più - anche dai cattolici - per Robocop, Atto di forza, Fanteria dello spazio. I festival danno solo statuette e coppe, e tante pacche sulle spalle dai colleghi. E poi: ci tenete tanto a vedere le suore lesbiche? Aspettate, se vincono premi festivalieri le vedrete prima o poi al cineforum parrocchiale. Contenti voi...

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 01-09-2021

6 - PERCHE' PER GLI USA LA RUSSIA E' SEMPRE IL NEMICO?
Gli Usa sono i continuatori della politica britannica che, dal Settecento, aveva come obiettivo quello di impedire il consolidarsi di un blocco continentale (russo o tedesco o di entrambe le potenze)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-09-2021

I media di regime, mentre scrivo, stanno facendo di tutto per insinuare che le elezioni in Russia sono truccate da Putin. Su input americano, che ha praticamente intimato alla Ue di boicottare la Russia in tutti i modi. Non sappiamo a quale prezzo la Merkel sia riuscita a strappare il sì al gasdotto NorthStream2, ma la domanda è un'altra: perché per gli Usa la Russia deve continuare ad essere il Nemico? Bisogna prenderla alla larga.
Terminato il gaudio per l'implosione dell'Urss con Gorbaciov, ricevuti da quest'ultimo tutti i premi e le copertine possibili in Occidente, con Eltsin la nuova Russia toccò il suo punto minimo, storico, politico ed economico, e giù grandi pacche sulle spalle: ricordate le risate irrefrenabili in diretta Eltsin-Clinton? E ricordate che il primo Putin, paraninfo Berlusconi, in un incontro a Pratica a Mare quasi quasi entrava nella Nato? A quel punto però non si rise più: Berlusconi sappiamo la fine che fece e Putin diventò lo «zar». Sua unica colpa, quella di aver rimesso in piedi la Russia e cercato di riportarla al ruolo di grande potenza. E questo non va bene agli americani, i quali hanno ereditato la geopolitica del fu Impero Britannico. Aveva voglia papa Wojtyla di parlare di Europa che respira «a due polmoni», e Putin di auspicare un'Europa «dall'Atlantico agli Urali». No, perché dai tempi di Pietro il Grande quel che le «potenze di mare» temono è proprio una Russia europea, testa in Europa e il resto in Asia. Sì, ne adotti pure lo stile nel vestire e anche il calendario. Ma l'economia, cioè i soldi, sono un'altra cosa. Lo studio della storia, oggi come oggi, interessa ormai solo quelli che abbattono i monumenti e fanno gli «antifa» al solo scopo di saccheggiare i negozi (e farsi la barba d'oro con le donazioni dei radical-chic).

LE BASI NATO
Ma c'è anche un'altra categoria di cultori di storia: i Paesi che dalla Russia hanno sempre avuto guai, anche prima che diventasse comunista. Infatti, si sono affrettati a chiedere di entrare nella Nato, e la Nato (cioè, gli Usa), si è affrettata a precipitarvisi. Così che oggi la capitale russa ha basi Nato a soli cento chilometri di distanza e la Russia europea ne è letteralmente circondata. Si pensi che nemmeno la Cina è in queste condizioni. E solo un disinformato (per non dire peggio) può realmente ritenere che, per l'Occidente, la Russia sia più pericolosa della Cina. Infatti, Trump era ingenuamente disinformato quando dichiarò che da Putin non riteneva di avere niente da temere e che ci si poteva andar d'accordo. Immediatamente la minaccia di empeachment lo fece rientrare nei ranghi: gli «hacker russi» avrebbero favorito la sua elezione a presidente, così che ogni sua dichiarazione di simpatia a Putin finiva col confermare il sospetto. Come se gli americani, che l'informatica l'hanno inventata, fossero degli sprovveduti al riguardo. Il cosiddetto Deep State, in larga parte in mano ai democratici così come il complesso militar-industriale, ha fatto schioccare la frusta e tutto è tornato nella norma: il Grande Gioco deve continuare.
Il riferimento a Kipling non è casuale. Il nemico globale dell'Impero Britannico era la Russia, e non solo in Afghanistan. Quando lo zar cercò di affacciarsi nel Mediterraneo si videro due potenze cristiane alleate dei musulmani contro un altro cristiano. E fu la Guerra di Crimea, in cui l'Inghilterra trascinò la Francia e ammise il piccolo Piemonte perché le serviva per restare padrona anche del Mediterraneo, oltre che degli altri mari. Britannia rules all the waves, cantavano le giubbe rosse di Sua Maestà. E pure mezzo secolo prima qual era il maggior pericolo per l'Inghilterra? Un blocco continentale. Ci provò anche Napoleone e allora l'Inghilterra si scatenò.

IL TIMORE DI UNA POTENZA IMBATTIBILE
Venendo ai soldi (sono essi a far muovere il mondo), più precisamente il timore geopolitico riguarda la Germania e la Russia: una loro fusione economica creerebbe una potenza anche politica imbattibile. Detto in parole semplici, cervelli tedeschi e risorse naturali (quasi illimitate) russe. Ai tempi degli zar anche i professori di liceo in Russia erano tedeschi. E tedesca era l'ultima zarina (nonché Caterina la Grande). La contiguità territoriale in geopolitica rimane importante. Da qui i reiterati tentativi di entrambi, russi e tedeschi, per spartirsi quanto stava di mezzo. Si dimentica che la Germania sconfitta e schiacciata nella Grande Guerra smontò le sue industrie pesanti e, in sordina, le rimontò in Russia: tutto il suo veloce riarmo avvenne dietro la cortina degli Urali. Il Patto Molotov-Ribbentrop seguì a ruota. Alleanza di due totalitarismi? Macché: prosieguo di una politica di antica data. E, in tutte e due le guerre mondiali, l'Inghilterra scese in campo per scongiurarla. Infatti, in due si erano spartiti la Polonia, ma Londra dichiarò guerra solo a Berlino, da cui le veniva il vero pericolo.
Gli Usa nascono come propaggine dell'Inghilterra e da essa si sono scissi per meri motivi economici. Ma per gli stessi motivi devono continuarne la politica. Non a caso i due sono alleati di ferro sempre e comunque. Perché il grande strepito contro il gasdotto russo-tedesco? Perché la difesa a tutto spiano dell'«indipendenza» ucraina? Perché le vesti stracciate per i «diritti umani» di Navalny? Perché l'Italia ci sta rimettendo la camicia a furia di «sanzioni» contro la Russia? Neanche Draghi ha osato sollevare il problema con Biden in Cornovaglia: sa che sarebbe stato fiato sprecato. Be', almeno non si dica che non abbiamo capito.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-09-2021

7 - IL TERZO LIBRO SULL'AUSTRIA CATTOLICA
Dalle gloriose vittorie cattoliche sugli ottomani di Eugenio di Savoia fino agli orrori della Rivoluzione Francese e delle guerre napoleoniche
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-02-2021

Ed eccoci all'atteso (almeno da me) terzo e ultimo volume de Il prato alto. III. Speranza (Solfanelli, pp. 290, €. 18) di Emilio & Maria Antonietta Biagini, che conclude la storia dell'Austria cattolica narrata nientemeno che a partire dalla preistoria. Con ricchezza di chicche e dettagli anche tecnici (uno degli autori è un geografo accademico) si dipana la vicenda degli Adler (aquila in tedesco), il tutto condito dalla benedetta virtù dell'umorismo che dovrebbe essere dote di ogni cattolico (san Tommaso d'Aquino biasimava chi ne era privo), come Chesterton, Tolkien e Waugh insegnano.
Si tratta di uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto. In quest'ultimo ho appreso, per esempio, che il principe Eugenio di Savoia (che si firmava Eugenio von Savoie, usando le tre lingue del Sacro Romano Impero) alla decisiva battaglia di Zenta contro i turchi indossò una corazza in cui sul cuore stava la Magna Mater Austriae venerata nel santuario nazionale di Mariazell. Quel condottiero, ammiratissimo da Napoleone, con un pugno di uomini riuscì a liberare tutta l'Ungheria e pure Sarajevo, tanto che le truppe gli dedicarono il famoso canto Prinz Eugen, il cui testo trovate integrale a p. 29. Grazie a lui l'Impero raggiunse la massima estensione, mai più eguagliata. E a spese degli ottomani.
Ma venne Giuseppe II e abolì ogni forma di culto «puramente esteriore» o «a sfondo superstizioso». A decidere che cosa fosse esteriore e superstizioso, però, «erano i massoni che stavano intorno alla corona». Così, «ne fecero le spese i Passionspiele, quelle innocenti e commoventi rappresentazioni della Passione di Nostro Signore così amate specialmente nel Tirolo». Anticipando i decreti napoleonici quel sovrano «illuminato» ordinò il Begräbninsordnung, cioè la sepoltura in bare riciclabili che avrebbero fatto «la gioia dei moderni ambientalisti, beoti adoratori della natura invece che di Dio»: il fondo della bara si apriva, il morto cadeva nella fossa e la bara poteva essere riusata. Eh, difficilmente i novatori scansano il ridicolo.
E venne Napoleone, e fucilò un libraio di Norimberga reo di aver diffuso un libro contro l'occupazione francese: «Un altro trionfo della "liberté"». Come commenta uno degli Adler costretto a trasformare la sua locanda in un bordello per il ristoro degli occupanti, «non c'è nessun tradimento degli ideali rivoluzionari, perché gli ideali sono proprio quelli: sangue, morte, saccheggio, violenza, stupri. Non vogliono altro. Il resto è solo specchietti per le allodole».
E finalmente arrivò Waterloo. Ma, attenzione. Il fulcro della battaglia fu la fattoria «La Belle Allliance», nel Belgio francofono. Là si incontrarono i due comandanti della coalizione antinapoleonica Wellington, inglese, e Blücher, prussiano. Invece il fatale scontro prese il nome di Waterloo, un villaggio dei paraggi in cui non era successo assolutamente nulla. Solo che «quel nome fiammingo, pronunciato dagli inglesi "uoterluu", suonava così inglese e oscurava il contributo decisivo dei prussiani. Evidentemente, nell'euforia della vittoria, gli snob britannici non si avvidero che «loo» nella loro lingua sta per «cesso» e «water» acqua. Insomma, lo sciacquone. Contenti loro... Be' lo spazio ci impedisce di proseguire. Ma leggetelo, il libro dei Biagini, vi assicuro che ne vale la pena.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-02-2021

8 - OMELIA XXX DOMENICA T.ORD. - ANNO B (Mc 10,46-52)
Va', la tua fede ti ha salvato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il protagonista del Vangelo di oggi è un cieco, Bartimeo. Questo cieco è talmente preso dalla speranza di ottenere una grazia da Gesù che non si ferma nemmeno davanti ai rimproveri della gente. Egli continua a gridare: «Gesù abbi pietà di me!» (Mc 10,47). È una domanda angosciosa di chi sa di aver bisogno di compassione. Ma quella invocazione: «Figlio di Davide», è anche una vera e propria professione di fede. Il Figlio di Davide, ovvero colui che doveva nascere dalla stirpe di Davide, era il Messia promesso, atteso e sperato. Il senso di questa frase era ben chiaro per ogni ebreo. Dalla ripetizione di questa invocazione vediamo la convinzione di Bartimeo di trovarsi davanti al Messia. Questa fede è messa alla prova dai rimproveri della folla, ma il cieco non si ferma e ripete la stessa supplica.
Gesù, allora, si ferma e lo fa chiamare. Bartimeo balza in piedi e, pieno di speranza, va incontro a Lui. Il Signore non aveva certamente bisogno di sapere di cosa avesse bisogno quel povero cieco, ma ugualmente gli domanda: «Che cosa vuoi che io faccia per te?» (Mc 10,51). Gesù gli rivolge quella domanda per dargli l'occasione di sentirsi compreso e per rafforzare la sua fede. Così Gesù fa anche con noi: Egli sa di cosa abbiamo bisogno, prima ancora che glielo manifestiamo nella preghiera; ciononostante Egli vuole che noi formuliamo la nostra richiesta per dilatare in noi il desiderio della grazia e per esercitare la nostra fede. Egli vuole questa richiesta al punto che, se manca, tante volte non riceviamo l'aiuto di cui abbiamo bisogno. Da tutta l'eternità, Dio sa quelle che sono le grazie a noi necessarie, Egli vuole donarcele, ma, tante volte le condiziona alla nostra preghiera, di modo che, se pregheremo le riceveremo; se, al contrario, non le domandiamo con umiltà e perseveranza, rimarremo nella nostra indigenza.
Bartimeo persevera nella sua preghiera, e Gesù l'esaudisce. Compiuto il miracolo, il Salvatore dice all'uomo beneficato: «Va', la tua fede ti ha salvato» (Mc 10,52). Gesù domanda la fede anche da parte nostra. La mancanza di fede, in un certo senso, paralizza l'Onnipotenza di Dio. Quante grazie Egli non può donarci perché non preghiamo e perché la nostra preghiera è fatta senza fede viva! Quando la Madonna apparve a Parigi nel 1830 si mostrò a santa Caterina Labuoré nell'atteggiamento che possiamo osservare nella celebre "Medaglia Miracolosa": dei raggi luminosi partivano dalle sue mani e si indirizzavano verso terra. Quei raggi simboleggiavano le grazie che Ella donava all'umanità, ma alcuni raggi erano opachi e non risplendevano come gli altri. I raggi opachi simboleggiavano tutte le grazie che Ella avrebbe voluto donare da parte di Dio all'umanità, ma non poteva farlo proprio perché non si pregava con fede.
Facciamo nostro il grido di Bartimeo, e innalziamo sempre fiduciosi la nostra preghiera a Dio per la mediazione materna della Vergine Santa. Alla nostra preghiera fiduciosa seguirà poi la pioggia benefica della grazia di cui abbiamo tanto bisogno. San Claudio de la Colombiere affermava che la preghiera, e si intende la preghiera fiduciosa, è l'onnipotenza di Dio nelle nostre mani. Per mezzo di essa si può ottenere tutto da Dio, di modo che non ci saranno più raggi opachi. Una cosa dispiace in modo particolare al Signore: la nostra diffidenza. Non diamogli più questo dispiacere e gridiamo sempre con fede incrollabile la nostra invocazione: «Gesù, abbi pietà di noi!». Affidiamoci all'intercessione della Madonna e dei Santi nostri protettori. Allora la nostra preghiera sarà sostenuta dalla loro preghiera e giungerà certamente al Cuore di Gesù. Il Signore domanderà anche a noi: «Che cosa vuoi che io faccia per te?», e noi gli manifesteremo con grande semplicità e confidenza ciò che ci sta particolarmente a cuore.
Il momento della Comunione, quando Gesù è dentro il nostro cuore, è il momento più bello per manifestare a Lui i nostri desideri. E, se nella preghiera questi desideri aumentano sempre di più, è segno che il Signore vuole esaudirli. È stato Lui ad ispirarceli, aspetta solo la nostra preghiera umile, fiduciosa e perseverante.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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