BastaBugie n�753 del 26 gennaio 2022

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1 QUALE PRESIDENTE DOPO I DISASTRI DI MATTARELLA?
L'elezione del Presidente della Repubblica ci ricorda che gli anni di Sergio Mattarella sono stati un disastro, sotto tutti i punti di vista (per non parlare di Napolitano...)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 LA MEDIOCRITA' DEL MALE: DRAGHI NON E' HITLER
Angela Sartini è stata sospesa dal partito e da assessore per una vignetta in cui paragonava Draghi a Hitler... ma sbagliava perché il Führer l'avrebbe fatto al massimo suo fedele servitore (VIDEO: Le cinque categorie degli uomini)
Autore: Paolo Deotto - Fonte: Il Nuovo Arengario
3 NON TI VACCINI, TI AMMALI... TI CURI E GUARISCI
Draghi sbagliava a dire ''non ti vaccini, ti ammali, muori'' e inoltre il governo stanzia 150 milioni per le reazioni avverse dei vaccini (VIDEO CENSURATO DA YOUTUBE: Proteggiamo i bambini dal vaccino)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 DON'T LOOK UP, IL FILM CON DICAPRIO CHE NASCONDE UNO SPOT ALL'UTERO IN AFFITTO
Apriamo gli occhi e ascoltiamo invece la vera testimonianza di una donna che ha affittato l'utero per una coppia di amici con drammatiche e sconvolgenti conseguenze
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia
5 BEATA EUROSIA FABRIS, UNA MAMMA STRAORDINARIA A SERVIZIO DELLA FAMIGLIA
Papa Pio XII disse: ''Bisogna far conoscere quest'anima bella, ad esempio delle famiglie di oggi!''
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini - Fonte: Santi e Beati
6 L'ISIS E' TORNATA E INVOCA LA GUERRA TOTALE AI CRISTIANI
Intanto la notte di San Silvestro in piazza Duomo a Milano nove ragazze hanno subito violenze sessuali ad opera di branchi di nordafricani (le violenze degli islamici sono organizzate e con una precisa regia)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana
7 IL CATTOLICO BENALTRISTA, QUANDO I PROBLEMI SONO ALTRI
Confonde le cause con l'effetto, mettendo in ombra il vero problema: alla salvezza delle anime preferisce la salvezza del pianeta, alla fede in Dio la fede nella scienza, alla verità il dubbio, ai principi le eccezioni, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA IV DOMENICA T.ORD. - ANNO C (Lc 4,21-30)
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - QUALE PRESIDENTE DOPO I DISASTRI DI MATTARELLA?
L'elezione del Presidente della Repubblica ci ricorda che gli anni di Sergio Mattarella sono stati un disastro, sotto tutti i punti di vista (per non parlare di Napolitano...)
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-01-2022

Risulta impossibile separare l'elezione del Presidente della Repubblica dalla valutazione di due anni di politiche anti-pandemiche. Come al solito ci dicono che il problema è "istituzionale" e che serve una "figura di alto profilo", ma si tratta delle solite bugie della politica di palazzo. L'elezione del nuovo Presidente va vista alla luce di una valutazione (negativa) da dare all'epoca Napolitano-Mattarella [come è già stato osservato] ma anche alla luce di una valutazione (anche questa negativa) della politica italiana nel biennio Conte-Draghi.
Un italiano su tre o è contrario o è infastidito dalla politica di questo triste biennio, che considera un fallimento. Non si tratta solo del parere di chi non si è ancora vaccinato, ma anche dei tanti che sono stati costretti a vaccinarsi col ricatto del lavoro, dei tanti che hanno dovuto sopportare le mille cervellotiche e contraddittorie restrizioni, dei tanti che non hanno potuto visitare i familiari in fin di vita all'ospedale, che hanno dovuto chiudere il loro esercizio commerciale e che temono per i loro bambini nuovo obiettivo del vaccinismo e così via procedendo nelle varie tipologie degli scontenti. Alle prossime elezioni politiche [a meno che il Covid di Stato non sospenda anche questo appuntamento per motivi di "igiene pubblica"] questo terzo di italiani non starà a casa, come alle ultime elezioni amministrative, ma andrà a votare perché dopo questo lungo periodo di voluto blocco della democrazia vorrà dire la sua e la dirà in modo chiaro e antisistema. Tutte le forze politiche che avranno macchiato la propria immagine partecipando a questo fallimento della politica verranno penalizzate. Per molte di loro la votazione per il Presidente è l'ultimo appuntamento per non perdere la faccia e, poi, perdere le elezioni. [...]

QUANDO LA POLITICA FALLISCE E SI COPRE PURE DI RIDICOLO
In questi due anni la politica governativa non solo ha fallito, ma si è anche coperta di ridicolo. Le vaccinazioni non hanno prodotto risultati, i vaccinati hanno continuato a contagiare più dei non vaccinati e sono stati costretti a tamponarsi ugualmente, Paesi europei senza Green Pass sono nella stessa situazione dell'Italia che invece ha sposato come un dogma la causa della certificazione verde, non sono state preparate cure domiciliari e i medici di base consigliano ancora la tachipirina, è continuata la propaganda allarmista per impaurire e perfino la fiction RAI "Doc" si è incaricata di questa missione, si è continuato a fornire dati assoluti e non contestualizzati che non informano ma allarmano, ci si è abbassati a dare le multe di 100 euro e a segregare agli arresti domiciliari chi non si vaccina identificandoli come il "nemico assoluto". Quante risorse sono state spese per vaccini e tamponi? Quanti soldi ha pagato lo Stato italiano alle industrie farmaceutiche, scegliendo dogmaticamente per il vaccino e non per le cure? Di quanto ci siamo indebitati e quanti decenni serviranno per pagare questo debito? Quanti sono gli alberghi e i ristoranti acquistati a prezzo irrisorio da avvoltoi e avventurieri? Quale è stato il prezzo di aver parlato per due anni solo di Covid trascurando tutti gli altri aspetti della vita degli italiani? Per non parlare del costo umano e sanitario di aver trascurato tutti i reparti sanitari che non siano Covid. Per arrivare infine all'ultimo Dpcm: un vero e proprio arrogante accanimento sia contro le persone interessate sia contro il Paese, che langue e si impoverisce. Nel frattempo nessuna ripresa si vede all'orizzonte, l'inflazione, spinta dal rincaro delle materie prime, comincia a colpire le fasce deboli e medie e il governo interviene con ridicole calmierizzazioni delle mascherine FFP2.

UNA MINA PERICOLOSA PER IL SISTEMA
Certamente, oltre al terzo di italiani profondamente scontenti, ci sono anche gli altri due terzi che sembrano condividere - almeno sulla carta - la falsa sicurezza garantita dai governi Conte e Draghi. Ciò nonostante un terzo di italiani con le idee chiare è, politicamente parlando, una mina pericolosa per il sistema. Fratelli d'Italia può vantare di non essere entrato in maggioranza e senz'altro farà fruttare questa sua scelta, anche se, in generale, si è comunque trattato di una opposizione molto debole e frammentaria. C'era una "piazza" da interpretare e Fratelli d'Italia non l'ha interpretata. La Lega si trova in una situazione molto difficile e ad essa spetta ora di smarcarsi con decisione per non essere completamente accusata di concordismo col governo Draghi. La votazione per il nuovo Presidente è per questo partito l'ultima possibilità di tirarsi fuori da un periodo politico ignominioso. E forse è già troppo tardi. Significativa ma anche tardiva, la polemica assenza del ministro Giorgetti alla riunione del governo che decretava la segregazione dei non vaccinati. Anche i 5stelle, e perfino il Partito democratico, non hanno interesse a continuare con il criterio politico della situazione di eccezione anche nella nuova Presidenza della Repubblica, ma qui siamo in un ambito politico che difficilmente può rinnegare il proprio recente passato senza pagare prezzi troppo alti, anche se magari lo vorrebbe.
Se i partiti penseranno alle prossime elezioni politiche e non solo all'elezione del Presidente della Repubblica potremmo vederne delle belle, che non saranno né Draghi né Casini. Se no, no.

Nota di BastaBugie:
Rino Cammilleri nel suo Antidoti mette in risalto la differenza tra le elezioni del presidente degli Stati Uniti e di quello italitano citando un articolo di Bisignani. Ecco il piccolo, ma succoso estratto.
«In un rapporto riservato del Dipartimento di Stato Usa, sulla base di un dispaccio dell'ambasciata di Via Veneto, riguardo all'elezione al Colle si legge: "Il metodo non consente una conoscenza ed un dibattito preventivo sui programmi dei candidati, che del resto ufficialmente non ci sono, tanto più che il diritto di voto appartiene a mille grandi elettori sconosciuti e prescelti oltre cinque anni fa, che fanno riferimento a non più di dieci super grandi elettori"» (L. Bisignani, Il Tempo, 23.1.22).

NAPOLITANO-MATTARELLA, UNA CONTINUITÀ DEVASTANTE PER L'ITALIA
L'autore dell'articolo sui disastri di Mattarella, Stefano Fontana, nell'articolo seguente dal titolo "Dopo Napolitano-Mattarella serve un cambio di rotta" spiega che con Napolitano e Mattarella, il Colle si è messo a fare politica diretta, adottando principi tipici del neo-globalismo. Colpisce l'univocità di discorso dei due ultimi presidenti, con la spinta sui "nuovi diritti" e il silenzio su famiglia naturale e vita fin dal concepimento. Serve discontinuità al Quirinale, per il bene dell'Italia. Ecco perché noi siamo quasi sicuri che invece anche chi sarà eletto si metterà sul solco dei predecessori. Quando il sistema è malato non si può sperare che gli uomini riescano a cambiare proprio il sistema che li ha scelti.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 gennaio 2022:

Le manovre per il Quirinale sono in fase conclusiva e si apre il periodo decisivo. I politici, quando devono intrecciare accordi, dicono sempre lo stesso: non si tratta di nomi ma di programmi, prima mettiamoci d'accordo sulle idee e poi troveremo il nome giusto per incarnarle. So bene che il nome giusto ognuno di loro ce l'ha già in tasca, ma tutti si attengono al gioco di "prima le idee e poi il nome". In questo momento, però, i partiti non sono in gran forma per produrre molte idee e quindi la situazione, mentre ci si avvicina al conto alla rovescia per il Quirinale, è piuttosto confusa, col pericolo che alla fine vinca chi punta sul piatto preconfezionato di Draghi. Proviamo però almeno noi a fare un ragionamento e a produrre un quadro di valutazione politica.
Ogni considerazione sul futuro inquilino del Quirinale va preceduta da una riflessione sul Quirinale. Abbiamo trascorso una lunga fase buia, quella dell'era Napolitano-Mattarella. Lo dico ben sapendo che l'opinione corrente largamente diffusa e fatta propria dai media dominanti è contraria: l'epoca Napolitano-Mattarella sarebbe stata caratterizzata dallo stato di salute delle istituzioni repubblicane. Ma questa è la concezione degli apparati del potere ma non di tutti gli italiani.
In questi sedici anni - Napolitano governò per sette anni + due perché i partiti in ginocchio gli chiesero di rimanere dopo le elezioni del 2013 - il Quirinale si è messo a fare politica diretta, anche se da dietro le quinte. Il caso più evidente fu quando, alla fine del 2011, Napolitano impose agli italiani il governo Monti. Lo spread con i bund tedeschi saliva alle stelle, tutti parlavano di collasso imminente, Berlusconi fu costretto a dimettersi, Merkel e Sarkozy sogghignavano, Napolitano nominò Monti in sordina senatore a vita e poi lo incaricò di formare il nuovo governo. Non fu un governo tecnico, fu un governo pesantemente politico. Ci sono prove che l'aumento vertiginoso dei bund tedeschi era frutto di manovre finanziarie ed europee. La regia di Napolitano era stata pressoché perfetta, essa partiva dal Quirinale ma raggiungeva Palazzo Chigi.
La politicità della presidenza della Repubblica continua con Mattarella in molte forme: intervenendo su questioni di politica europea, appoggiando a pieno e direttamente le politiche governative anti-Covid, mettendo sostanzialmente a tacere lo scandalo cosiddetto "Palamara" sulle molteplici connessioni tra il Consiglio superiore della magistratura e il Partito democratico, ponendo il suo veto alla nomina di Paolo Savona a ministro dell'Economia come chiesto dalla Lega nel primo governo Conte, incaricando Mario Draghi di formare il nuovo governo dopo le dimissioni del secondo governo Conte e presiedendo in questo modo ad una soluzione ben vista, se non proprio voluta, dai poteri finanziari e politici europei e non solo europei. Tutti i principi e le linee d'azione del neo-globalismo sono stati fatti propri da Mattarella.
Colpisce l'univocità di discorso dei due presidenti, come se ci fosse stata un'unica presidenza lunga sedici anni. Molte le prese di posizione su Regeni, sul femminicidio, su un'ambigua parità di genere, sull'omofobia, silenzio sul caso Dj Fabo ("per non interferire con la Consulta") e mai nessun cenno sulla famiglia naturale e sulla vita. All'adesione alla linea culturale del neo-globalismo si è aggiunta quella sui nuovi diritti. Infatti, in questi anni, quante leggi ingiuste sono state firmate dal duo Napolitano-Mattarella, a cominciare dalla Cirinnà!
Due sono quindi le principali caratteristiche delle due lunghe presidenze da cui stiamo uscendo: un chiaro impegno politico che va ben oltre la funzione istituzionale del presidente della Repubblica e l'allineamento, anche questo politico, all'ideologia dei poteri dominanti a livello europeo e internazionale e al pensiero forte del globalismo e del radicalismo. Tutto l'armamentario del politicamente corretto è stato confermato e tutelato. Molti gli interventi di Mattarella contro il sovranismo identitario ("Il vento del sovranismo non minaccerà l'esistenza dell'UE"), di appoggio ad un europeismo muscolare ("L'Europa è chiamata a un cambio di passo anche su politica estera e difesa"), di conforto ai progetti interessati alla transizione ("Non è più tempo di ambiguità, la transizione ecologica è urgente e impegnativa"), di incitamento all'immigrazione ("Italia e Europa devono fare di più").
Non tutti gli italiani però la pensano così. La lunga ibernazione della politica con la scusa della pandemia e il collaborazionismo delle opposizioni hanno forse fatto dimenticare questi altri italiani, che però ci sono e sarebbe bene che il nuovo presidente della Repubblica si ricordasse di loro. C'è bisogno di una forte discontinuità con l'era Napolitano-Mattarella. C'è bisogno di indipendenza di giudizio rispetto alle formule prefabbricate dai poteri che contano, di coraggio per parlare di identità, libertà organica, famiglia, vita, nazione, popolo. Occorre porre fine al tatticismo istituzionale che diventa tatticismo politico.

DOSSIER "SERGIO MATTARELLA"
Il presidente catto-comunista

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24-01-2022

2 - LA MEDIOCRITA' DEL MALE: DRAGHI NON E' HITLER
Angela Sartini è stata sospesa dal partito e da assessore per una vignetta in cui paragonava Draghi a Hitler... ma sbagliava perché il Führer l'avrebbe fatto al massimo suo fedele servitore (VIDEO: Le cinque categorie degli uomini)
Autore: Paolo Deotto - Fonte: Il Nuovo Arengario, 22 gennaio 2022

Si è fatto un gran chiasso perché la signora Angela Maria Sartini, leghista, assessore al Comune di Orvieto, ha pubblicato una vignetta in cui si vede un Hitler sorridente al telefono, che dice: "Ciao Mario, volevo farti i complimenti". La signora Sartini è stata sospesa dal partito e il sindaco di Orvieto le ha ritirato le deleghe. [...]
Lasciamo perdere, per adesso, ogni ragionamento su una società marcia fino al midollo, ma che si costruisce le sue "nicchie di moralità", pensando così di salvare la faccia. Di certo, se la signora Sartini avesse pubblicato un post in cui, ad esempio, esaltava la sodomia, non solo non avrebbe ricevuto critiche, ma sarebbe stata lodata per la sua "inclusività".
Qui vorremmo ragionare su un altro aspetto. Il paragone Hitler - Draghi sta in piedi fino a un certo punto. È vero, sono accomunati da una assoluta mancanza di moralità. Però sono più le differenze che le somiglianze. [...]
Per capire bene questo aspetto, è molto utile la lettura di un libro pubblicato in Italia da Hermann Rauschning, che fu Presidente del Senato di Danzica dal 1932 al 1934. Inizialmente convinto sostenitore del nazismo, divenne poi il più lucido e deciso avversario di Hitler, tant'è che dovette riparare negli Stati Uniti, dove visse fino alla sua morte, nel 1982.

CONVERSAZIONI CON HITLER
Rauschning, nel suo libro che fu pubblicato in Italia alla fine del 1945 con i titoli "Hitler mi ha detto" e "Conversazioni con Hitler", e che purtroppo oggi è quasi introvabile, spiega con molta chiarezza la megalomania di Hitler, i cui progetti erano così follemente grandi da prevedere addirittura la conquista degli Stati Uniti e la creazione di una nuova razza di uomini superiori. Non "ariani", si badi bene. No, uomini superiori nuovi, che avrebbe superato anche la razza ariana e che sarebbero stati generati dal dominio della concezione hitleriana del mondo.
Progetti folli, certamente, elaborati da un folle, certamente, a cui Rauschning non poteva non riconoscere un eccezionale fascino. Un fascino torbido, inspiegabile in un ometto piccolo e abbastanza sgraziato. Eppure, a detta non solo di Rauschning, ma anche di altri testimoni dell'epoca (tra cui Indro Montanelli), quando ti trovavi alla presenza del Führer, non potevi sottrarti al suo fascino, anche se eri suo nemico. [...]
Ora, guardiamo un po' alla vita e alle opere del nostro Adolfo, Adolfo Draghi. [...]
La sua vita è una diligente sequela di incarichi nel mondo più opaco che ci sia, quello della finanza. Draghi scala una vetta dopo l'altra e non l'avrebbe scalata se non fosse stato un fedele esecutore di politiche decise dai suoi superiori pro-tempore, che lo hanno gratificato dandogli incarichi sempre più prestigiosi e consentendogli così di avere a sua volta una folta schiera di subordinati. E devoti, soprattutto.
Guardate un  po', ad esempio, la produzione legislativa del suo governo, composto, tra l'altro da una vera Corte dei Miracoli (basterebbe un ministro come Speranza per squalificare questo governo). Guardate la produzione legislativa e vedrete un guazzabuglio che ha certamente l'intento di tormentare gli italiani e rovinare l'Italia, ma è comunque fatto male, ingarbugliato, tant'è che ogni Decreto Legge e ogni "DPCM" necessita poi di riletture, chiarimenti, specifiche, pubblicazione di FAQ e così via.
Se uno studente di Giurisprudenza in una esercitazione compilasse le normative con cui il governo ci delizia, verrebbe invitato a cambiare Facoltà, magari con preferenza per Veterinaria, dove potrebbe stabilire un contatto fruttuoso con i somari.
Guardate il suo comportamento legnoso e scostante, nelle poche occasioni in cui si degna di rivolgersi al pubblico e ai suoi fedeli camerieri (quelli che un volta si chiamavano "giornalisti").

DRAGHI SAREBBE STATO UN FUNZIONARIO
No, signora Sartini, lei ha sbagliato. Hitler non avrebbe mai fatto i complimenti a Draghi. Al più, viste le doti di Draghi come fedele esecutore di ordini, lo avrebbe nominato Gauleiter di qualche distretto, o direttore di polizia o di campi di concentramento.
È piuttosto con un altro Adolfo che Draghi ha molto in comune. Parlo di Adolfo Eichmann, il criminale di guerra nazista che dopo la disfatta riuscì a riparare in Argentina, prendendo il falso nome di Riccardo Klement e trovando lavoro presso la locale sede della Mercedes. Eichmann era stato, dopo la morte del generale SS Reinhard Heydrich (ucciso dai partigiani cecoslovacchi), il principale responsabile della "soluzione finale" del problema ebraico, ossia dello sterminio degli ebrei. Venne stanato e rapito nel 1960 dagli agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano e condotto in Israele, dove dopo un processo fu impiccato.
Proprio durante il processo venne fuori l'uomo Eichmann. Un uomo grigio, che inizialmente cercò di giustificare le sue azioni come "obbedienza agli ordini". Un uomo che aveva aderito al nazismo e si era arruolato nelle SS dopo vari tentativi di trovare un lavoro gratificante e di essere "qualcuno". Esecutore di ordini pronto e totale, come del resto avrebbe sempre dichiarato.
Un uomo mediocre, lanciato ai vertici negli anni della follia hitleriana, in cui si crearono condizioni assolutamente impensabili prima e che permisero a molti altri mediocri, ma privi di moralità, di emergere. E ciò vale, sia ben chiaro, per entrambe la parti in guerra. Perché comunque la guerra genera mostri, come, tanto per fare un esempio, un Sir Arthur Harris, britannico, Maresciallo dell'Aria, organizzatore dei bombardamenti terroristici su Germania e Italia, in cui morirono centinaia di migliaia di donne, vecchi, bambini. Non di combattenti. Ma Sir Harris finì la guerra dalla parte dei vincitori e quindi per lui non ci fu nessuna Norimberga.
Ma non è questo il discorso che ora ci interessa.
Piuttosto ci sembra importante sottolineare quanto espresso già nel titolo: Adolfo Draghi ovvero la mediocrità del male.
Amici mei, guardate Draghi, il "premier", come lo chiamano i suoi devoti. Guardate Speranza, guardate Di Maio. Ma insomma guardate un po' tutta la corte dei miracoli che ci governa. Non sono grandi, nemmeno nel male che fanno. [...]
Non abbiamo da lottare contro i Titani, ma contro i quaquaraquà. Al più, contro gli ominicchi. Cerchiamo di rendercene conto.

Nota di BastaBugie:
in un nostro precedente articolo avevamo già parlato di Otto Adolf Eichmann, funzionario tedesco, uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei e per questo condannato a morte per genocidio e crimini contro l'umanità. Per leggere l'articolo basta cliccare sul link.

LA CACCIA A CHI NON RISPETTA LE NORME ANTI-CORONAVIRUS RICORDA IL NAZISMO
Cittadini modello che obbediscono solo allo Stato... come Otto Adolf Eichmann che, chiamato a rispondere del massacro degli ebrei, disse sorpreso: ''perché mi processate? Se ho seguito le leggi non ho fatto nulla di male''
di Roberto Marchesini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6351

VIDEO: LE CINQUE CATEGORIE DEGLI UOMINI
Nel seguente video (durata: 1 minuto e mezzo) dal titolo "Esatta Classificazione dell'Umanità" si può vedere un frammento del film "il giorno della Civetta" di Damiano Damiani 1968 dove il boss Don Mariano Arena distingue l'umanità in cinque categorie di uomini: gli uomini veri, i mezzi uomini, gli ominicchi, i ruffiani e i quaquaraqua. Assolutamente da non perdere.


https://www.youtube.com/watch?v=J8xhdGbh15I

Fonte: Il Nuovo Arengario, 22 gennaio 2022

3 - NON TI VACCINI, TI AMMALI... TI CURI E GUARISCI
Draghi sbagliava a dire ''non ti vaccini, ti ammali, muori'' e inoltre il governo stanzia 150 milioni per le reazioni avverse dei vaccini (VIDEO CENSURATO DA YOUTUBE: Proteggiamo i bambini dal vaccino)
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-01-2022

Andrea Zambrano ha contratto il Covid, ed è guarito. È andato ad aggiungersi a quei milioni di italiani che si sono ammalati e che sono guariti. Ma come, dirà qualcuno? Il Presidente del Consiglio negli scorsi mesi aveva perentoriamente affermato che se si prende il Covid si finisce in terapia intensiva e si muore. Una narrazione a cui purtroppo tantissime persone hanno dato credito, consegnando la propria vita alla paura, nella incerta speranza che dosi ripetute di vaccino possano evitare loro almeno il destino funesto.
Il giornalista reggiano si è permesso di contraddire Draghi nei fatti guarendo perfettamente. Come tante altre persone. Grazie alle cure fatte, come egli stesso ci racconta.
Dalla sua testimonianza, è tuttavia importante rimarcare un aspetto, a beneficio, direi quasi a servizio, di tutti coloro che potrebbero essere chiamati ad affrontare questa malattia.
Andrea è guarito perché ha seguito con assoluta fiducia e costanza le terapie che gli sono state date. C'è da dire che ha avuto modo di incontrare chi ha valutato le sue condizioni cliniche, che ha tenuto di vari fattori anamnestici, e gli ha assegnato di conseguenza un preciso schema terapeutico.
Non tutti i malati hanno questa possibilità: vivono - come mi è capitato spessissimo di sentire raccontare - una condizione di abbandono terapeutico: medici di base irreperibili, in ferie senza essere sostituiti, oppure fermi in modo inossidabile al famigerato protocollo ministeriale: paracetamolo ad oltranza. Magari con la concessione di un saturimetro, strumento che spesso è fonte di ansia e di ulteriori paure, quando non esista una figura medica che aiuti il paziente a valutarne il dato. Così molte persone sono costrette ad un fai da te sanitario, attingendo magari ad internet, o a un "sentito dire" tra conoscenti, che non di rado porta ad errori terapeutici.
Personalmente ho osservato alcuni di questi errori, a cui fa cenno lo stesso Zambrano. Il primo riguarda la durata della terapia. Il paziente comincia ad assumere i farmaci giusti, ne beneficia, e quindi decide autonomamente di sospenderli. "Non avevo più febbre, mi sentivo bene.." mi sono sentito dire, magari dopo che il decorso della malattia aveva avuto una recrudescenza.
Molti pazienti hanno anche una grande, inspiegabile fretta di finire l'assunzione dei farmaci. "Quando posso smettere? Quando comincio a scalare?" e inevitabilmente mi tocca invitare alla pazienza, e a ricordare che il Covid non è un mal di testa o una influenzina che passa dopo qualche pastiglia.
Vedo le persone spaventate dalla lunghezza del decorso. Probabilmente manca una corretta informazione in merito.Il paziente che dopo una settimana continua ad avere sintomi spesso si terrorizza, e comincia a pensare al peggio: al ricovero ospedaliero, alla terapia intensiva. Con il Covid bisogna avere pazienza e costanza. Non bisogna farsi prendere dal panico, non bisogna stare incollati al saturimetro, e soprattutto non bisogna sospendere assolutamente la terapia in corso. Non pochi lo fanno magari per via degli effetti collaterali. È noto che gli antinfiammatori provocano bruciore di stomaco, e in tal senso è importante assumere anche gastroprotettori, ma non può e non deve essere il motivo per smettere la cura, o diminuirla. Così come per altre sintomatologie intestinali che non sono conseguenza dei farmaci, ma dell'azione patogena del virus che provoca anche forme di coliti, attenuabili con l'assunzione di fermenti lattici. Mi capita spesso, di fronte a pazienti perplessi dalla possibilità di effetti collaterali della terapia, dire che il vero problema è la malattia, non la cura.
Se quindi il Covid non deve essere sottovalutato, non si deve pensare di avere vinto la partita dopo i primi segni di miglioramento, non si deve avere fretta di chiudere la questione e nemmeno di fare il tampone che segna la negatività, che può venire nella maggior parte dei casi dopo almeno 15 giorni; infine non bisogna avere paura. La paura è il più forte alleato del virus. Può anche indebolire le difese immunitarie. Per battere la paura occorre il coraggio, e se spesso il malato non riesce a trovarlo in sé, è importante che lo abbiano i suoi cari. I malati di Covid non devono essere lasciati soli, isolati. Il giusto distanziamento di chi se ne prende cura non deve tradursi in allontanamento di una presenza affettiva assolutamente importante e doverosa. Non lo si dimentichi.

Nota di BastaBugie: nel seguente video censurato da YouTube (durata: 6 minuti) dal titolo "Proteggiamo i bambini" i medici di Ippocrate.org spiegano come mai sia una follia vaccinare i bambini contro il Covid. Da vedere e far vedere.


https://rumble.com/v2z6g1k-no-al-vaccino-anticovid-per-i-bambini-video-censurato-da-youtube.html

ALLA FINE IL GOVERNO AMMETTE I DANNI DEL VACCINO
Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Reazioni avverse, ok a indennizzi. I drammi ignorati" parla del via libera al fondo da 150 milioni da parte del Governo per indennizzare le reazioni avverse dei vaccinati non obbligati. Vediamo alcune storie concrete di chi ha avuto danni da vaccino.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 gennaio 2022:

Per le tante vittime da vaccino è uno spiraglio di luce dopo mesi passati a brancolare nel buio. Nel Decreto Sostegni il Governo ha approvato un fondo da 150 milioni per garantire un indennizzo anche a chi ha ricevuto reazioni avverse gravi e permanenti, ma non era soggetto ad obbligo vaccinale. In sostanza: chiunque abbia riportato lesioni o infermità con menomazioni permanenti dell'integrità psico-fisica a causa della vaccinazione anti-Covid potrà avviare l'iter di risarcimento che seguirà gli stessi canali dei soggetti vaccinati con obbligo. [...]
Il fondo stanziato non è certo enorme, ma quello che è importante è aver stabilito il principio della reazione avversa da vaccino.
Il problema adesso, però, sarà il riconoscere la correlazione sui tanti episodi che si stanno verificando nel silenzio di buona parte della stampa. Come la Bussola ha raccontato, seguendo da vicino i primi passi del Comitato Ascoltami, sono tantissime le tipologie di reazioni avverse che spesso non vengono nemmeno riconosciute né curate.
Con l'istituzione del fondo partiranno, c'è da immaginarselo, migliaia di richieste di indennizzo che andranno ad intasare il lavoro delle commissioni medico-legali delle Asl chiamate a giudicare la correlazione di un danno col vaccino. Sarà interessante capire quali e quante reazioni verranno considerate e quali e quante invece verranno non ritenute correlate o permanenti.
Quel che è certo è che continuano ad essere moltissime le testimonianze di persone che hanno accusato una lesione grave subito dopo il vaccino.
Testimonianze drammatiche di persone fino al vaccino completamente sane e che dopo l'inoculo hanno avuto la vita sconvolta e spesso sono state ad un passo dalla morte.
Come il caso di Rocco Stamato, della provincia di Cosenza, che deve convivere con una miocardite che lo costringerà per i prossimi sei mesi a dover stare completamente a riposo. A raccontare la sua storia è la madre Anna, che si è rivolta al Comitato Ascoltami e che alla Bussola delinea le coordinate di un vero e proprio calvario: «Mio figlio ha 17 anni ed è stato costretto a fare il vaccino per poter utilizzare l'autobus per andare a scuola e per poter lavorare in un bar - dice. Ma 8 giorni dopo il vaccino Moderna ha accusato un dolore al petto. Portato al pronto soccorso, è stato ricoverato d'urgenza ed è stato a un passo dalla morte. I dottori ci hanno detto che se avessimo tardato cinque minuti non ce l'avrebbe fatta».
«Rocco è stato in terapia intensiva per diversi giorni e lì ha trascorso le vacanze di Natale. I valori della troponina altissimi hanno evidenziato un'infiammazione del miocardio».
Ma anche durante il ricovero, per i dottori era tabù parlare di vaccino: «Quando ponevo il tema del vaccino - prosegue - si arrabbiavano. Solo alle dimissioni di Rocco, la cardiologa mi ha detto: "Signora, è quello che pensa lei. Ho già fatto la segnalazione all'Aifa"».
Oggi la vita di Rocco, un ragazzo alto un metro e 80 con la passione per le moto da cross e sempre attivo, è quella di un invalido: «Non può fare nessun tipo di sforzo - ci racconta la madre. La scuola gli sta attivando la Dad perché non può nemmeno salire in auto, ovviamente deve rinunciare a tutto: sport, uscite, lavoro e tutto ciò che per un ragazzo della sua età è indispensabile per una vita di relazione. Deve prendere sei Aspirinette al giorno e un farmaco per il cuore mentre nella carta di dimissioni c'è scritto: "Paziente grave non ancora guarito: sospetto vaccino Moderna"».
Guarirà? I genitori, anche loro fortemente provati psicologicamente, sperano di sì, ma tutto dipenderà dalle prossime risonanze magnetiche che dovranno escludere danni permanenti al cuore.
Di mamme e papà coraggio che affrontano con dignità e senza strepiti la vita sconvolta dei loro figli, però, ce ne sono tanti. È una storia di dolore e incertezza anche quella che arriva da Perugia dove Michele Sigali, 37 anni, ha dovuto fare i conti con 3 crisi epilettiche subito dopo il vaccino.
A raccontare la sua storia alla Bussola è il padre Redento: «Mio figlio ha avuto la prima crisi epilettica in agosto, una settimana dopo la prima dose. La compagna l'ha portato al pronto soccorso, aveva perso conoscenza e si è tagliato la lingua. In settembre è comparsa la seconda crisi: l'ambulanza è arrivata celermente e l'hanno portato in ospedale dove, durante il ricovero, ha avuto il terzo episodio».
Si è trattato di vaccino? «Dagli accertamenti diagnostici (EEG, Tac e risonanza) non è emerso nulla, tutto negativo. Il sospetto che c'entri il vaccino è quindi molto forte dato che tutto il resto verrebbe escluso».
Quello che è accaduto dopo, però, sono le conseguenze che possono subire coloro che hanno crisi di questo tipo: «Al momento delle dimissioni gli hanno comunicato che non avrebbe potuto guidare per un anno, il provvedimento è stato inviato in Motorizzazione ed è inappellabile».
Per Michele ora, oltre al timore che si possano ripresentare crisi simili, si tratta di dover dipendere dagli altri, principalmente la compagna e il padre, per poter andare a lavorare, a circa 20 Km da casa.
Drammi nascosti, di cui nessuno sembra volersi occupare e che sono invalidità a tutti gli effetti se calate in un contesto vaccinale, quello di pazienti giovani e non fragili, che da un eventuale Covid curato bene non avrebbero avuto percentuali alte di rischio.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 11-01-2022

4 - DON'T LOOK UP, IL FILM CON DICAPRIO CHE NASCONDE UNO SPOT ALL'UTERO IN AFFITTO
Apriamo gli occhi e ascoltiamo invece la vera testimonianza di una donna che ha affittato l'utero per una coppia di amici con drammatiche e sconvolgenti conseguenze
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Provita & Famiglia, 21 gennaio 2022

Potremmo definirlo come una "satira apocalittica", il nuovo film con protagonista Leonardo DiCaprio, dal titolo "Don't look up", disponibile su Netflix.
Tutto si basa sul martellante slogan "Don't look up", appunto, ovvero "Non guardate su", pronunciato più volte dalla strampalata presidente degli Stati Uniti Janie Orlean (Meryl Streep) che conduce un'operazione mediatica per coprire e sminuire la scoperta di due scienziati che hanno individuato la traiettoria di una cometa grande come l'Everest in rotta di collisione verso la Terra e capace di raggiungerla e distruggerla nel giro di pochi mesi. Il leitmotiv del film è rappresentato dai meccanismi mediatici con cui la notizia viene volutamente e abilmente ignorata e sdrammatizzata dalla stampa per interessi politici ed economici, condannato così l'umanità al disastro.
Un film, dunque, incentrato sul coprire e nascondere ciò che invece è palese. Ma proprio un metodo simile è presente in un fotogramma del film stesso, anzi, in un vero e proprio messaggio subliminale. E sappiamo bene qual è il ruolo e quali le conseguenze - soprattutto in pubblicità e cinematografia - dei messaggi subliminali: ovvero far passare un'informazione, un'immagine, un contenuto senza farlo vedere palesemente, ma così facendo cercare di farlo assimilare nello spettatore in modo inconscio. Un gioco sporco, insomma.
E nel giro un fotogramma (come si vedere nell'immagine sopra), appunto, il film presta il fianco e si inchina alla logica abortista e pro gender. C'è, infatti, una scena in cui il protagonista, il dottor Randall Mindy (DiCaprio), denuncia il pericolo della catastrofe in arrivo, pronunciando la seguente frase: «Ogni cosa è teoricamente impossibile finché non viene fatta». Si riferisce alla possibilità di salvare il mondo, ma in realtà, mentre viene detto questo, viene inquadrata una coppia di donne, sedute in un bar, mentre tra loro due c'è una bambina (si potrebbe supporre sia la loro figlia) e indossa una maglietta con il logo di Planned Parenthood l'organizzazione di cliniche abortiste che appoggia sfegatatamente il mondo LGBT insieme a tutto il suo carrozzone di "diritti".
La frase detta dal protagonista, dunque, potrebbe tranquillamente assumere tutti i contorni della propaganda gender, proprio nel rispondere alla logica dei messaggi subliminali. Per i sostenitori Lgbt e pro-gender, infatti, ci sono cose «teoricamente impossibili», come appunto che due donne o due uomini possano avere un figlio, «finche non vengono fatte», come appunto accade con la pianificazione familiare che appoggia l'aborto e l'utero in affitto.
E menomale che il film avrebbe lo scopo di smascherare i meccanismi di manipolazione mediatica delle informazioni!

Nota di BastaBugie: Anna Bonetti nell'articolo seguente dal titolo "Utero in Affitto? La testimonianza choc di una donna" riporta la testimonianza di una donna che si è offerta di affittare il suo utero per una coppia di amici con tutte le drammatiche e sconvolgenti conseguenze che ne derivano.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 23 gennaio 2022:

Vi proponiamo la testimonianza, riportata dal sito Nordic Model Now, di una donna che si è offerta di affittare il suo utero per una coppia di amici e che attraverso la sua testimonianza ci permette di conoscere a fondo la pratica dell'utero in affitto, al di là dei riflettori mediatici e con tutte le drammatiche e sconvolgenti conseguenze che ne derivano.
"È stata un'esperienza incredibilmente traumatica - spiega la donna sui suoi profili social - tanto che ho dovuto essere curata per disturbo da stress post-traumatico. Non parlo mai con nessuno della mia esperienza, poiché la trovo ancora completamente devastante».
«Nei media - precisa - sentiamo solo storie positive, guidate da organizzazioni che promuovono la maternità surrogata, ma è importante anche che le persone sappiano che la maternità surrogata può andare molto male e avere ripercussioni per tutta la vita per le donne che offrono il proprio corpo da utilizzare come incubatrici».
«Tuttavia - chiarisce la donna - ho accettato di andare avanti prima di sapere abbastanza sulle procedure mediche estremamente invasive e dannose che avrei dovuto subire. Non mi rendevo conto che il mio ciclo naturale sarebbe stato interrotto chimicamente per la quantità di ormoni sintetici e dannosi che avrei dovuto assumere. Così sono andata avanti contro il mio giudizio, soprattutto per non turbare i miei amici».
«Mi hanno convinta - spiega - a impiantare due embrioni per aumentare le possibilità di successo dell'impianto e solo ora mi rendo conto del rischio che ho corso nell'aver sottomesso la mia salute per dare priorità ai desideri dei futuri genitori. Ero completamente disinteressata a me stessa, vedevo il mio valore solo in quanto ero utile agli altri. Durante la gravidanza ho sperimentato la gelosia e rabbia da parte della madre "designata" per il fatto che potessi rimanere incinta così facilmente. Entrambi i genitori mi hanno fatto pressione su come e dove avrei partorito».
«La mia salute mentale è crollata, al punto che due anni dopo il parto mi è stato diagnosticato un disturbo da stress post traumatico, per il quale sono stata curata. Non so quali saranno le conseguenze per la mia salute fisica per aver assunto grandi quantità di ormoni sintetici, né il possibile rischio di cancro al seno, dovuto al fatto che non ho allattato i bambini. Oggi - rivela la donna - sono contro tutti i tipi di maternità surrogata, sia altruistica che commerciale. Le donne non dovrebbero essere incoraggiate a mettere in pericolo la loro salute fisica e emotiva per soddisfare il "bisogno" di altre persone di avere bambini. Le donne contano. La legge - conclude - non dovrebbe essere cambiata per facilitare lo sfruttamento delle donne, sia quelle che sono vulnerabili a causa della povertà, sia quelle che sono state ben intenzionate come me. Non c'è nulla di etico nella maternità surrogata».
Una storia traumatica, che fa riflettere su quanto la pratica dell'utero in affitto - o, come lo chiamano alcuni, maternità surrogata - nella sua intrinseca disumanità sia una pratica estremamente individualista, che non tutela in alcun modo la salute delle donne mercificate per soddisfare i desideri altrui.
Va sottolineato che oltre a questo massacro fisico, tale pratica consiste in un sacrificio non indifferente di embrioni umani. Come riporta una ricerca condotta dal dottor Fabio Fuiano, presidente degli "Universitari Per la Vita", infatti, è emerso che soltanto il 12% degli embrioni prodotti in laboratorio e destinati alla fecondazione artificiale sopravvivono fino al parto. Inoltre, come si evince dalla stessa ricerca, i nascituri concepiti artificialmente hanno una probabilità più elevata di malformazioni rispetto a quelli concepiti naturalmente.
E' stato il caso di Giovannino, il piccolo affetto dall'Ittiosi di Arlecchino, una rara malattia della pelle, nato all'ospedale Sant'Anna di Torino in seguito a un intervento di fecondazione assistita e abbandonato dai genitori immediatamente dopo la nascita.
In sintesi, l'utero in affitto, oltre che essere una pratica disumana, è anche totalmente incompatibile con la difesa della vita ed è figlio della stessa cultura di morte, secondo la quale la vita quando è non voluta viene selezionata prima della nascita, mentre quando è desiderata a tutti i costi si è addirittura disposti a mettere a rischio la vita del prossimo.

Fonte: Provita & Famiglia, 21 gennaio 2022

5 - BEATA EUROSIA FABRIS, UNA MAMMA STRAORDINARIA A SERVIZIO DELLA FAMIGLIA
Papa Pio XII disse: ''Bisogna far conoscere quest'anima bella, ad esempio delle famiglie di oggi!''
Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini - Fonte: Santi e Beati

Eurosia Fabris nacque il 27 settembre 1866 a Quinto Vicentino, grosso Comune a otto chilometri da Vicenza. I suoi genitori, Luigi e Maria Fabris, la portarono al fonte battesimale della chiesa parrocchiale di Quinto Vicentino tre giorni dopo la nascita.
Insieme ai sette figli si trasferirono, nel 1870, a Marola, sempre in provincia di Vicenza. Qui Rosina, come era chiamata in famiglia, frequentò solo le prime due classi elementari, perché poi dovette aiutare i genitori nei lavori dei campi. In quel tempo, in cui l'analfabetismo femminile superava il 75%, fu comunque una fortuna per lei poter imparare a leggere, scrivere e far di conto; la lettura fu la sua passione.
Crebbe nel clima cristiano della famiglia, che ogni sera si riuniva per recitare il rosario. Condusse la sua adolescenza e giovinezza nella preghiera, nel lavoro, nella semplicità e nell'innocenza. Completò la sua formazione con la lettura di libri utili, in particolare studiando il catechismo e la «Storia Sacra». Insegnò il catechismo nella parrocchia di Marola alle fanciulle e in seguito insegnò nella sua casa l'arte del taglio e cucito alle giovani.

IL MATRIMONIO COME GESTO DI CARITÀ
Nel 1885, quando Rosina aveva 19 anni, accadde una disgrazia nella casa dei suoi vicini: una giovane sposa, Stella Fiorina Fattori, moriva di un male incurabile, lasciando vedovo Carlo Barban di 23 anni, con due figliolette, Chiara Angela e Italia, di 20 e 4 mesi. Assieme a loro vivevano il nonno Angelo anziano e ammalato e il fratello di Carlo ancora minorenne, Benedetto.
La situazione colpì profondamente la giovane Rosina: quando le fu chiesto aiuto per le faccende domestiche, accettò ben volentieri, concentrando soprattutto le sue cure sulle piccole, bisognose di affetto. La sua opera, del tutto gratuita, continuò per tre mesi.
Un giorno, Carlo Barban le presentò la sua proposta di matrimonio. Rosina prese tempo, pregò e si consigliò con i suoi parenti e con il parroco di Marola. Alla fine accettò, per poter accudire come una mamma le piccole orfane e adempiere quindi la volontà di Dio, cui tante volte aveva chiesto di manifestarsi.
Il matrimonio venne celebrato il 5 maggio 1886 nella loro chiesa parrocchiale di Marola, situata nella frazione di Torri di Quartesolo; tutti lo considerarono uno squisito gesto di carità.
Entrando nella famiglia Barban, Eurosia Fabris era cosciente che non andava a "fare la signora". Il marito Carlo possedeva dei buoni e produttivi campi, ma suo padre Angelo si era lasciato truffare, lasciando il figlio in una pesante situazione debitoria.
Rosina aveva capito il valore della povertà: considerava che anche Gesù era stato povero, eppure era il padrone del mondo. Amava che la casa fosse pulita e in ordine, ma si percepiva che si trattava di una povertà dignitosa. Pur vivendo in tempi di una forte crisi economica e sociale, ma Eurosia confidò sempre nell'aiuto di Dio.

UNA FAMIGLIA NUMEROSA
Intanto la sua famiglia aumentava: perse i primi due bambini, ma cercò conforto recandosi in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Monte Berico. Là, mentre pregava, ebbe la certezza che Dio la voleva madre di molti figli, di cui tre sacerdoti.
Ne ebbe quindi altri sette, cui si aggiunsero, nel 1917, altri tre orfani di una nipote, Sabina, morta mentre il marito era al fronte nella prima guerra mondiale. Nessuno dei parenti voleva occuparsene, ma Eurosia e Carlo non ebbero tentennamenti e li accettarono in casa.
Al marito, preoccupato di come si poteva andare avanti, lei rispondeva: «Coraggio Carlo, pensiamo che il Signore ci vede e ci ama; penserà lui a toglierci dalle necessità; ci soccorrerà di certo, almeno per i nostri bambini, egli che ama tanto l'innocenza».
Oltre a questo, spesso faceva da balia a bambini le cui madri non potevano allattarli; a volte si trovava con tre bambini contemporaneamente. Distribuiva ai più poveri, latte, uova, minestra, che portava personalmente di nascosto; si può dire che se lo togliesse di bocca per donarlo.
In effetti Eurosia visse nei primi decenni del Novecento, che furono caratterizzati da una forte crisi economica, da tanta povertà, con l'emigrazione e con le conseguenze della guerra del 1915-18. Il denaro era scarso e le famiglie bisognose numerose; non esisteva ancora la Previdenza Sociale.
Dal canto suo, faceva quello che poteva, non con i soldi che mancavano, ma con i prodotti dell'orto e del pollaio. Persuase spesso il marito ad alloggiare i pastori o i pellegrini di passaggio: quasi ogni notte, nel fienile o nella stalla, c'erano persone che dormivano e, alle quali forniva anche la cena.
Una volta, dopo aver accolto una famiglia di pastori, si attivò per aiutare una donna, che aveva partorito un bambino nella stalla. I coniugi Barban accolsero quella famiglia per tre giorni nella loro casa.

I FIGLI DI MAMMA ROSA
Della numerosa famiglia, tra figli suoi e adottati, due, come già detto, morirono in tenera età. I primi tre maschi, Giuseppe, Secondo e Matteo Angelo, scelsero il sacerdozio: i primi due divennero preti diocesani, il terzo francescano, con il nome di padre Bernardino.
Carlo fu contento di lasciar andare Secondo, ma per Giuseppe fu inizialmente contrario: voleva che restasse a dare una mano in famiglia lavorando i campi. Non avendo denaro per la retta, i ragazzi da principio frequentarono il ginnasio da esterni.
Tutte le mattine mamma Rosa, come ormai la chiamavano tutti, si svegliava presto, per preparare la colazione ai due figli, che poi si recavano a piedi da Marola al Seminario di Vicenza; poi usciva per assistere alla Messa. Al ritorno preparava la colazione per tutti gli altri, che si erano svegliati nel frattempo. Oltre alle faccende domestiche, dedicava il resto del tempo libero al lavoro di sarta fino a tarda sera, per contribuire al vacillante bilancio familiare.
Chiara Angela, la prima figlia di primo letto di Carlo, entrò fra le Suore della Misericordia di Verona chiamandosi suor Teofania. L'ultimo nato, Mansueto, entrò in seminario, ma morì di meningite a quattordici anni, mentre frequentava la terza ginnasio. Uno dei tre figli della nipote, Mansueto, non volle distaccarsi da Eurosia dopo che il padre era tornato dalla guerra; divenne poi fra Giorgio.
Gli altri sei figli, compresi quelli temporaneamente accolti in casa, scelsero la via del matrimonio. A tutti mamma Rosa insegnò a cercare senza sosta la volontà di Dio, se volevano salvarsi l'anima.
Il legame col francescanesimo da parte di Eurosia non si limitò all'appartenenza dei figli diventati frati: lei stessa, con il figlio Sante Luigi, entrò a far parte della fraternità del Terz'Ordine che si era formata nella sua parrocchia.
Fu sempre fedele alle riunioni, ma anche agli impegni di preghiera che i terziari portano avanti ancora oggi. Imparò a vivere in senso francescano anche la povertà che la circondava, come ha attestato la figlia Italia: «Mi pare che se fossi ricca non sarei contenta come sono adesso», le disse un giorno, aggiungendo: «Anche Gesù è stato povero, ed era il Padrone del mondo».

MODESTIA, PREGHIERA E MORTIFICAZIONI
A casa, poi, aprì una scuola di cucito, totalmente gratuita, che ospitava dalle otto alle quindici ragazze. Insieme alle tecniche di sartoria - gli abiti da sposa erano le sue creazioni migliori - insegnava loro come formare famiglie autenticamente cristiane e, intanto, conservare la virtù della purezza. Per questo motivo, non accettava di confezionare abiti che non fossero sobri come quelli che lei stessa indossava.
Oltre alle mortificazioni volontarie, che offriva specialmente per i peccatori, cercava di sopportare il mal di denti e il mal di testa, che spesso la colpivano. La sua preghiera era particolare per i sacerdoti, non solo per i suoi figli, e per il Papa.
Sopportava con pazienza, infine, i malumori del marito, cui dava del "voi" per rispetto, e le chiacchiere delle donne del vicinato.
Carlo Barban morì il 31 maggio 1930, preparato e assistito dall'affetto della moglie. Lei, dopo qualche tempo, riferì al figlio don Giuseppe: «Sì, stamattina nella Santa Comunione, Gesù mi ha detto che morrò tra 19 mesi...».
A partire dall'autunno 1931, in effetti, cominciò ad avvertire i primi sintomi di una poliartrite, che la bloccò a letto. Senza mai lamentarsi, si preparava serenamente al trapasso: «Se durante la vita si è fatto sempre il proprio dovere, la morte non fa proprio niente paura», commentava spesso.
Ai primi di gennaio 1932 una polmonite aggravò le sue condizioni e ricevette l'Unzione degli Infermi. Don Giuseppe, intanto, ottenne la facoltà di celebrare la Messa in camera della madre, che si andava spegnendo.
Nelle ultime ore di vita poté rivedere i figli e parecchi dei nipoti, cui diede la sua benedizione generale e consigli particolari. Infine si alzò di scatto sul letto e, sebbene con voce affannosa, ripeté: «Mio Dio, vi amo sopra ogni cosa!». Spirò alle 21.30 dell'8 gennaio 1932, poco dopo che le fu udito dire: «Nelle tue mani, Signore, raccomando l'anima mia».

Fonte: Santi e Beati

6 - L'ISIS E' TORNATA E INVOCA LA GUERRA TOTALE AI CRISTIANI
Intanto la notte di San Silvestro in piazza Duomo a Milano nove ragazze hanno subito violenze sessuali ad opera di branchi di nordafricani (le violenze degli islamici sono organizzate e con una precisa regia)
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Corrispondenza Romana, 19 gennaio 2022

C'è un nemico per nulla invisibile all'orizzonte. Si chiama Isis. Lo scorso 6 gennaio, non a caso, mentre la Chiesa cattolica festeggiava la Santa Epifania, è tornato a minacciare la «guerra totale» contro la Cristianità in Africa. Una guerra già iniziata, per la verità, e fatta di chiese bruciate, omicidi, stragi, missionari e fedeli torturati. Lo ha promesso: tutto questo si diffonderà nell'intero Continente.
Certo, più facile a dirsi che a farsi. Anche perché di batoste i terroristi islamici ne hanno già prese tante. Ciò nonostante, nulla è servito, per far mutare loro i propositi. E gli obiettivi. Tutt'altro. Ora rilanciano, annunciando una nuova recrudescenza. Specificando di voler trasformare le celebrazioni cristiane in «funerali e tragedie» e di voler letteralmente scatenare l'«inferno».
L'annuncio, estremamente chiaro, è stato pubblicato sul settimanale dell'Isis al Naba ovvero «il profeta». Si legge: «Che i cristiani infedeli sappiano ch'è giunta l'ora per i musulmani in Africa di risponder loro; è una nuova tappa contro la nazione crociata. Ciò che è già successo nelle regioni occidentali e centrali del Continente si estenderà ad altri Paesi, che continuano a languire sotto l'autorità e la persecuzione dei cristiani». Del resto, che l'intento fosse questo, non hanno fatto mistero: già lo scorso 11 marzo, gli Stati Uniti hanno posto l'Adf ovvero le cosiddette Forze Democratiche Alleate del Congo nella black list dei gruppi terroristi islamici, che hanno giurato fedeltà all'Isis, cercando di uniformare anche la loro bandiera, divenuta sempre più simile a quelle utilizzate da al-Shabaab, al-Qaeda e Boko Haram.
L'Isis, peraltro, a partire dall'aprile del 2019, ha rivendicato un numero crescente di attacchi, soprattutto nella zona orientale del Paese. Il primo fu l'attacco ad una caserma delle Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo)a Bovata, vicino a Beni: tre le vittime. La firma Isis nella circostanza venne confermata con due messaggi diramati da Amaq, l'agenzia di propaganda delgruppo jihadista. Secondo gli esperti, sussisterebbero fondati timori che i terroristi intendano installare una sorta di "califfato" nelle regioni di Beni e Butembo.
La violenza, ora dimostrata sul campo dall'Adf è sicuramente ideologica, ma è anche tattica e militare e minaccia, in caso di attacco, di vendicarsi sulla popolazione civile.
In una sua recente opera dal titolo Una teoria dello "Stato islamico" - Violenza politica e trasformazione dell'ordine mondiale, il prof. Mohammad-Mahmoud Ould Mohamedou, ex-ministro degli Affari Esteri della Mauritania ed oggi docente presso l'Istituto di Alti Studi Internazionali e di Sviluppo di Ginevra, ha spiegato come l'Isis rappresenti un'organizzazione moderna, che si nutre di violenza, come proverebbe la sua costante presenza su Internet ed il ricorso ai più moderni mezzi di propaganda. La leva, su cui fa perno, invece, per dare una giustificazione purchessia alla sua follia è sempre la solita, l'astio contro i colonizzatori, in particolare francesi e spagnoli, accusati di oppressione, violenze, spionaggio, sotto «le sembianze» di missioni e di ospedali. Secondo l'Isis, l'unica soluzione possibile sarebbe quella delle armi, un programma in grado di attirare anche molti giovani occidentali, vittime del nichilismo e disposti pertanto ad una rivolta generazionale, fenomeno dovuto non tanto alla «radicalizzazione dell'islam» quanto all'«islamizzazione del radicalismo».
Solo parole? Nient'affatto... Gli attentati contro i cristiani sono quotidiani e non si tratta di casi isolati: fanno anzi parte di un programma di sterminio, mirato a colpire la Chiesa cattolica, per poter islamizzare l'Africa. Una faccenda religiosa, quindi, senza dubbio; ma anche una scelta geo-politica, agevolata dal silenzio dell'Occidente, totalmente sordo agli appelli lanciati dai cristiani delle zone insanguinate dal terrorismo islamico. In assenza di risposte adeguate, pertanto, l'Isis può sperare di fare il bello ed il cattivo tempo, di dettar legge, incontrastato. In attesa, una volta rafforzato, di alzare nuovamente il tiro e di puntare a riservare lo stesso trattamento anche a quello stesso Occidente, secolarizzato e senz'anima, che oggi finge di non sentire.

Nota di BastaBugie: avevamo già dato la notizia di una 19enne aggredita in piazza Duomo a Milano da un branco di stranieri la notte di Capodanno (clicca qui). Occorre tornare sull'argomento per sviluppare un'analisi completa del fenomeno delle violenze da parte di bande islamiche verso ragazze occidentali.
Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Jihad sessuale: a Milano non è stato solo uno stupro" chiede a Souad Sbai, italiana di origine marocchina, fondatrice dell'associazione Donne Marocchine in Italia, se le violenze di Capodanno sono come gli stupri commessi da italiani. Secondo l'esperta di immigrazione e di islam, le violenze degli islamici sono diverse in quanto sono organizzate e con una precisa regia. Vediamo di preciso quale.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 gennaio 2022:

A Milano, in piazza Duomo, nella notte di San Silvestro, nove ragazze hanno subito violenze sessuali di gruppo ad opera di branchi di ragazzi immigrati, prevalentemente nordafricani. Sono le stesse scene viste anche a Colonia, nel capodanno del 2015 e prima ancora in piazza Tahrir, al Cairo, durante la rivoluzione contro Moubarak, dove vittima è stata una giornalista della Cbs. Esattamente come a Colonia, la realtà è emersa molto lentamente, un pezzo alla volta. Prima di tutto perché le vittime hanno dovuto trovare il coraggio di denunciare. Poi perché, come sempre quando la vicenda riguarda immigrati (anche di seconda generazione) la stampa reagisce con una certa reticenza, sempre nel timore dell'accusa di razzismo.
Esattamente come a Colonia, nessuno nega l'esistenza dei fatti, ma l'atteggiamento prevalente è quello di relativizzarli. Un "tutto il mondo è Paese" in cui si sottolinea che anche gli italiani stuprano, anzi sono peggiori. Che i fatti di Piazza Duomo sono gravissimi, ma i femminicidi sono molto più frequenti. Le femministe sono convinte che la colpa, a prescindere dalla cultura, sia il "maschio" e la sua tendenza alla prevaricazione sul corpo della donna. In alcuni casi viene addirittura equiparata la violenza di gruppo a Milano con la pacca incassata in diretta da una cronista sportiva ad opera di un tifoso della Fiorentina. Ma sono paragonabili le due tipologie di crimine?
Souad Sbai, italiana di origine marocchina, nostra collaboratrice, ha una grande esperienza in materia di immigrazione, avendo fondato l'associazione Donne Marocchine in Italia e avendo fatto parte della Consulta italiana sull'islam. Ed è tuttora responsabile del dipartimento integrazione e comunità straniere della Lega. È scandalizzata per l'atteggiamento che sta tenendo la sinistra italiana. Perché alla sinistra culturale, soprattutto, sfugge una differenza fondamentale: gli stupri avvengono a tutte le latitudini e in tutte le comunità umane, ma questo è un fenomeno diverso. Questa è violenza sessuale sistematica e organizzata. C'è una strategia dietro, c'è della pianificazione. Ed è un atto di aggressione deliberato che si sta ripetendo in tutto il mondo musulmano, comunità musulmane europee incluse.
"Guardando i video di piazza del Duomo - spiega Sbai - si evince che si trattava di veri assalti, molto più che aggressioni sessuali. Non mi risulta che gruppi organizzati di italiani, parliamo di decine di persone, quaranta, anche cinquanta, si organizzino per assalire le donne. In Piazza Duomo è stato condotto un assalto con una regia precisa. Le vittime vengono isolate, le squadre di assalitori si dividono i compiti: ci sono tre cerchie attorno alle vittime, quella esterna tiene lontana la gente e la distrae, c'è chi si incarica di distrarre le vittime, magari anche fingendo di difenderle, per disorientarle ma anche per spezzare la loro volontà di resistere. Anche chi filma ha il suo ruolo. La gente attorno non si rende conto di quel che succede, perché le cerchie esterne sono ampie e quel che avviene dentro è nascosto. È un gioco di squadra, appunto, un'azione deliberata e pianificata, non c'entra nulla con la violenza sessuale individuale".
Una polemica riguarda anche la polizia, che non è intervenuta in tempo per salvare le nove vittime. Secondo Sbai, gli agenti sono gli ultimi a cui si potrebbero rivolgere accuse, proprio perché: "È un'azione troppo subdola per potersi rendere conto, da esterni, di quel che sta avvenendo. C'è chi ride, chi urla, chi abbraccia le ragazze o addirittura finge di soccorrerle e portarle fuori dal branco. È un gioco di dissimulazione molto raffinato, se non è presente qualcuno dei Servizi, ma solo regolari agenti di polizia, è difficile che ci si renda conto. La violenza vera avviene nella cerchia più interna e nessuno la vede". Peggio, invece, è il comportamento delle autorità di Milano, della giunta Sala: "La sinistra governa la città da dieci anni. Sanno qual è il rischio e non sono riusciti a prevenirlo. Possibile che non lo abbiano ancora capito? In ritardo anche le scuse: non occorrevano dieci giorni per prendere le parti delle donne violentate in piazza".
Ciò che impressiona maggiormente di questi episodi è l'organizzazione. Fra gli arrestati ci sono giovani immigrati residenti in tutto il Nordovest italiano, anche da Torino, che si sono dati appuntamento a Milano. Alcuni arrestati stavano per fuggire all'estero. "E dove, che tutti i voli per i Paesi nord africani sono fermi? - si chiede Sbai, che formula la sua ipotesi - Molto probabilmente avevano intenzione di andare in Francia, dove hanno una vasta rete pronta a proteggerli, come è avvenuto con lo zio di Saman, fuggito oltralpe". Ma se esiste un'organizzazione così vasta, possibile non trovare una regia? Souad Sbai mette in guardia: "I Fratelli Musulmani sono sempre dietro l'angolo. Formalmente si presentano come democratici in giacca e cravatta, segretamente organizzano anche atti di terrorismo". E se questo terrorismo non è, "è una forma di conquista e controllo del territorio". "Lo scopo è far capire che sono qui per controllare il territorio. Colpire le figlie, colpire le ragazze è un punto molto debole di ogni società". C'è una valenza "religiosa", interpretata letteralmente dagli islamisti: "Fa parte di un certo pensiero islamista, fa parte del jihad. Chi conquista, ha il 'diritto' di prendere e stuprare le donne. La prima cosa da fare è 'violentare le loro donne'".

Fonte: Corrispondenza Romana, 19 gennaio 2022

7 - IL CATTOLICO BENALTRISTA, QUANDO I PROBLEMI SONO ALTRI
Confonde le cause con l'effetto, mettendo in ombra il vero problema: alla salvezza delle anime preferisce la salvezza del pianeta, alla fede in Dio la fede nella scienza, alla verità il dubbio, ai principi le eccezioni, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-11-2021

Proseguiamo con il nostro identikit di tipi strani in casa cattolica (nelle puntate precedenti: Il cattolico ombra; Il cattolico omissivo; Il cattolico adulto). Questa volta sotto la lente di ingrandimento mettiamo il cattolico benaltrista. Per costui i veri problemi, al pari delle relative soluzioni, nella Chiesa come fuori da essa, sono altri rispetto a quelli indicati dalla Chiesa stessa. Ad esempio il problema non è l'aborto, bensì sono le condizioni sociali in cui si trova a vivere la donna, il machismo, la difficoltà di coniugare vita professionale e impegni familiari, il reddito, etc. Parimenti il problema non è il divorzio, ma l'incompatibilità dei caratteri, nuovi condizionamenti culturali a cui deve soggiacere la famiglia, l'indipendenza lavorativa della donna, etc. E ancora, il problema non è il calo a picco delle vocazioni sacerdotali e delle presenze alla Messa domenicale, ma le nuove esigenze spirituali della gente, l'incapacità della Chiesa di comunicare con il mondo, la pedofilia che ha macchiato il curriculum della Chiesa stessa, etc.

I VERI PROBLEMI
In definitiva il cattolico benaltrista confonde le possibili cause con l'effetto, escludendo il secondo (aborto, divorzio, calo di vocazioni) per privilegiare le prime. Facendo così si mette in ombra il vero problema e si sposta l'attenzione su aspetti sì importanti, ma che spesso non sono nemmeno le vere cause del problema. In tal modo si depotenzia la drammaticità di alcuni fenomeni perché li si mette in naftalina: da attori principali finiscono per essere comparse. Ecco allora che il cattolico benaltrista si guarderà bene dal parlare, sia in pubblico che in privato, e dallo scrivere di aborto, fecondazione artificiale, eutanasia, omosessualità, liturgia snaturata, perdita della fede, etc. perché, secondo lui, non sono il vero nocciolo della questione. I veri problemi, a suo dire, che generano poi questi effetti collaterali sono la povertà, la disoccupazione, l'individualismo, i ritmi frenetici della società odierna, i social usati male, la mancanza di dialogo, di accoglienza, di solidarietà, di integrazione tra persone di diversa nazionalità e di attenzione verso il creato (la qual ultima cosa pare essere ormai il peccato originale da cui sono scaturiti tutti gli altri peccati).

COME UN'ANGUILLA
Il benaltrismo si presenta come una sostanza oleosa che ricopre questo particolare tipo di cattolico e quindi è difficile agguantarlo perché sguscia via come un'anguilla. Vogliamo dire che quando egli obietta che, ad esempio, l'eutanasia prenderà sempre più piede nel nostro Paese a motivo dell'individualismo sociale dice sì una cosa vera, ma non c'entra il punto. Ecco allora che per contestarlo occorre articolare un ragionamento composto da più passaggi, un ragionamento complesso. Lo stesso accade quando, secondo lui, è l'indipendenza professionale che ha minato alla base il matrimonio rendendolo più fragile; in realtà si tratta di una concausa, ma i fattori determinanti sono altri e ben più importanti: sono, è proprio il caso di dirlo, ben altri rispetto alla sua prospettiva "benaltrista". In breve, questo cattolico dice cose anche giuste, ma non fondamentali, non individua la vera patologia del male o dell'errore.
Il cattolico benaltrista poi fa sfoggio delle sue qualità non solo sul versante, potremmo così dire, negativo ma anche su quello positivo. Se il male è ben altrove rispetto a quello che indica la dottrina, parimenti il vero bene si trova altrove. Ad esempio alla salvezza delle anime preferisce la salvezza del pianeta; alla difesa dell'identità cattolica il sincretismo religioso; alla fedeltà alla dottrina la cosiddetta libertà dei figli di Dio che in realtà è anarchia dottrinale; alla fede in Dio la fede nella scienza; alla sequela a Cristo l'amicizia tra i popoli; al "Sì, sì, no, no" il "parliamone"; alla verità il dubbio; ai principi le eccezioni; agli assoluti morali una morale dissoluta.

DOSSIER "FINTI CATTOLICI"
Il Vangelo come optional

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 30-11-2021

8 - OMELIA IV DOMENICA T.ORD. - ANNO C (Lc 4,21-30)
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La predicazione del Vangelo ha sempre trovato ostacoli. I missionari, sull'esempio di Gesù, sono sempre stati più o meno perseguitati dai nemici della Fede. Vediamo già nella prima lettura che il profeta Geremia si spaventa di fronte al mandato di Dio che lo stabilisce profeta delle Nazioni. Egli sa benissimo che ciò comporta sofferenze e incomprensioni, ma Dio lo rassicura dicendo di non temere: «Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,19). Nel Vangelo abbiamo letto come Gesù stesso ha trovato l'opposizione dei suoi compaesani. Il testo del Vangelo dice che «all'udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù» (Lc 4,28-29).
Così è per tutti quelli che diffondono il Vangelo di Gesù Cristo, l'unica Verità che rischiara le tenebre di questo mondo. Che cosa spinge tanti missionari ad affrontare tanti pericoli, ad esporsi a mille persecuzioni, a rischiare la loro stessa vita e spesso a perderla nei più crudeli martìri? La carità, unicamente la carità, che, come scrive san Paolo nella seconda lettura, «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7).
Il pensiero che ci sono tanti fratelli da salvare, che ancora non conoscono Gesù, ha spinto numerose schiere di missionari a versare il loro sangue in sublime testimonianza di amore. Gesù è morto in Croce anche per quei fratelli lontani e così pure noi dobbiamo dare la vita per la loro salvezza.
San Francesco d'Assisi ebbe sempre una grande ansia missionaria. Egli stesso voleva recarsi tra i saraceni per annunziare il Vangelo; ma, non potendovi andare, nel 1219 egli inviò sei frati, i santi Berardo e compagni, missionari in Spagna e in Marocco. Arrivati a Siviglia i frati iniziarono a predicare Cristo ai saraceni, ma come risposta ebbero battiture e incarcerazione. I soldati di Cristo non si scoraggiarono, continuarono per la loro missione e raggiunsero il Marocco, sempre animati da questo grande amore per la salvezza delle anime. E qui trovarono la palma del martirio. Il sultano li rinchiuse in prigione e con torture e lusinghe cercò di far loro rinnegare Gesù Cristo. Ma essi non facevano che testimoniare con sempre maggior coraggio la verità del Vangelo, cosicché il sultano, preso da furore, spaccò loro di propria mano la testa a colpi di sciabola. San Francesco quando seppe dell'accaduto esclamò: «Ora io so di avere cinque veri frati!». Il sacrificio di questi martiri entusiasmò per l'Ordine Francescano un giovane portoghese, che più tardi divenne celebre in tutto il mondo: sant'Antonio di Padova.
Anche se non avremo la grazia di affrontare il martirio, tante volte troveremo molte difficoltà a compiere il bene. Non scoraggiamoci per questi ostacoli. Dio vede ogni nostro sacrificio, nulla è inutile ai suoi occhi. Anche le nostre sconfitte si cambieranno nelle più esaltanti vittorie, se opereremo sempre per amore di Dio e dei fratelli.
La seconda lettura ci parla della carità, la regina delle virtù. Il cristiano si dovrebbe riconoscere per tale proprio dalla carità. Ma si sa quanto sia facile parlarne e, invece, quanto sia difficile metterla in pratica. Bisogna essere caritatevoli nel pensare sempre bene di tutti, nel cogliere il lato positivo che vi è in tutti, nel giudicare bene. Si racconta come un giorno a san Francesco di Assisi portarono un sacerdote, che, al dire della gente, dava scandalo con la sua vita dissoluta. La gente sperava che san Francesco lo riprendesse aspramente. Al contrario, il Santo non diede retta alle chiacchiere, si mise in ginocchio davanti al sacerdote e disse: «Non so se quello che dicono sia vero, una cosa sola so: dalle mani del sacerdote io ricevo il perdono di Dio».
Se non siamo sicuri di una cosa non dobbiamo assolutamente dare dei giudizi avventati. Se invece abbiamo la certezza che qualcuno si sia comportato male pensiamo che certamente noi avremmo fatto molto peggio. Facciamo dunque come san Filippo Neri, il quale, quando si accorgeva che un fratello sbagliava in qualche cosa, si umiliava profondamente e diceva: «Se Dio non mi tenesse le mani in testa, io farei molto peggio». Dobbiamo evitare assolutamente le chiacchiere, che tanto offendono la carità fraterna. Si racconta che un giorno san Filippo Neri, a una donna che si era confessata di aver sparlato del prossimo, diede come penitenza di spennare una gallina, di gettare le piume al vento e poi di raccoglierle. La donna rispose che era impossibile raccogliere poi quelle piume disperse dal vento e il Santo soggiunse: «E così è impossibile rimediare a tutto il male che fai con le tue chiacchiere».
Dobbiamo essere caritatevoli nelle opere: fare il bene a tutti e farlo bene. Non sono tanto le parole a convertire i peccatori, ma è la carità ad attirare i cuori a Dio.
C'era una donna anziana molto malata e purtroppo senza fede, che continuava a lamentarsi e a bestemmiare. Tutti quelli che cercavano di curarla non ricevevano che insulti e parolacce e dopo poco tempo ci rinunciavano e la lasciavano sola. Alla fine solo una suora trovò il coraggio e la forza di assisterla ogni giorno e di non dare retta ai mille insulti con i quali era ripagata. Passavano le settimane e la malata iniziava a cambiare, a diventare più paziente, più buona, finché un giorno disse: «Ora so che Dio esiste, altrimenti chi ti ricompenserebbe per tutto il bene che mi stai facendo?». Ella giunse alla fede per la carità che vide nella suora.
Più saremo buoni e tanto più saremo un riflesso di Dio e così tanti nostri fratelli crederanno in Lui.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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