BastaBugie n�773 del 15 giugno 2022

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1 VACCINI E PROBLEMI CARDIACI: AUMENTO DEL 25% TRA I GIOVANI IN ISRAELE
Nello Stato più vaccinato al mondo iniziano a emergere i dati: un aumento di problemi cardiovascolari fra 16 e 39 anni (VIDEO IRONICO: Dieci vaccini)
Autore: Carlo Toto - Fonte: Blog di Nicola Porro
2 STOP ALLE AUTO A BENZINA E DIESEL, CE LO IMPONE L'EUROPA
Il Parlamento Europeo richiede grandi sacrifici perché dal 2035 sarà di moda l'auto elettrica (adesso il 10% del mercato europeo) e così dipenderemo dalla Cina
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 LE RAGIONI DEL FASCINO DELLA MONARCHIA INGLESE
I festeggiamenti per i settant'anni dall'incoronazione della regina Elisabetta II echeggiano un fascino che proviene dalle origini medioevali della monarchia
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 IL FILM CAPOLAVORO SUL SILENZIO DI DIO E LA SOFFERENZA
Father Stu (tra gli attori anche Mel Gibson) è basato sulla storia vera di un padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, poi si innamora di una ragazza messicana, ma è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo, poi la svolta... (VIDEO: trailer)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
5 ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO
Un clamoroso taglio della Parola di Dio alla Messa nel periodo pasquale rivela quello che non si può più dire: Dio è amore, ma punisce chi lo prende in giro
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie
6 A DIECI ANNI DALLA MORTE DELLA SERVA DI DIO CHIARA CORBELLA
Una ragazza vivace, ironica, con molti interessi, ha affrontato la malattia con fortezza ed è stata madre eroica dei suoi tre figli, fino al dono della vita (VIDEO: Chiara Corbella Petrillo)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 DOPO CREMONA ECCO GLI ALTRI GAY PRIDE, ANTICATTOLICI COME SEMPRE
Violato il silenzio pre-elettorale dai politici di sinistra, ma per loro la legge non vale, fanno come gli pare e nessuno osa dire nulla
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
8 OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C (Lc 9,11-17)
Voi stessi date loro da mangiare
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - VACCINI E PROBLEMI CARDIACI: AUMENTO DEL 25% TRA I GIOVANI IN ISRAELE
Nello Stato più vaccinato al mondo iniziano a emergere i dati: un aumento di problemi cardiovascolari fra 16 e 39 anni (VIDEO IRONICO: Dieci vaccini)
Autore: Carlo Toto - Fonte: Blog di Nicola Porro, 8 giugno 2022

Dopo tante ipotesi e teorie sulla possibile correlazione tra patologie cardiache e somministrazione di vaccini, spunta un dato pubblicato sulla rivista Scientific Reports da Christopher Sun e Retsef Levi del Massachusetts Institute of Technology e da Eli Jafe del Servizio di medicina di emergenza di Israele a Tel Aviv. Per il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca, la novità di questo studio è nel fatto che "si basa su dati del mondo reale, non estrapolati dai trial".
La ricerca si è strutturata sulle chiamate giunte alle strutture di pronto soccorso di Israele in seguito a casi di arresto cardiaco e sindrome coronarica acuta, registrate a ritmo settimanale e le cui relative diagnosi sono state in seguito verificate. Le segnalazioni considerate nella ricerca comprendono tre periodi: il primo, precedente la pandemia di Covid-19, comprende il 2019 fino a febbraio 2020, il secondo corrisponde al periodo della pandemia nel quale non erano ancora disponibili i vaccini (marzo-dicembre 2020) e il terzo va da gennaio a maggio 2021, quando in Israele erano state somministrate le prime e le seconde dosi dei vaccini anti Covid-19 a Rna messaggero (mRna).
È emerso che in quest'ultimo periodo, rispetto ai precedenti, le chiamate al pronto soccorso da parte di persone di età compresa fra 16 e 39 anni per problemi cardiovascolari sono aumentate del 25% rispetto ai due periodi precedenti. Alla luce di questa situazione, secondo gli autori della ricerca la sorveglianza è d'obbligo e dovrebbe considerare le chiamate alle strutture di pronto soccorso accanto ad altri dati sanitari e indagare le possibili cause. "I dati riportati in questa ricerca sono in accordo con quanto finora si è osservato in Germania e in Scozia, come rilevano gli autori del lavoro - osserva Broccolo - È un risultato che dovrebbe sollevare l'attenzione da parte dei medici e dei soggetti vaccinati sui segni clinici riportati nella popolazione della fascia d'età compresa fra 16 e 39 anni".

NOVAVAX, LUCI E OMBRE
Ombre anche per il vaccino "Novavax". dopo la segnalazione da parte dell'Agenzia americana Food and drug administration (Fda), lo scorso venerdì del maggior rischio di infiammazione cardiaca in seguito alla somministrazione del vaccino anti Covid, sviluppato dalla farmaceutica statunitense. Come segnala La Verità, "su richiesta della stessa Fda, un comitato indipendente valuterà i dati degli studi clinici e formulerà le sue raccomandazioni. Come aveva fatto anche per gli altri tre vaccini poi autorizzati, due a mRna (Pfizer e Moderna) e quello di J&J, con virus modificato e attenuato, l'Agenzia ha reso pubblico un lungo documento di analisi anche per il vaccino di Novavax".
Già approvato in 40 Paesi, tra cui - ovviamente - l'Italia, doveva convincere gli indecisi perché è a base proteica, usa cioè una tecnologia più consolidata. "Pur avendo valutato il vaccino efficace - al 90,4 per cento e al 78,6 per cento negli over 65 - nel prevenire le forme gravi di Covid, l'Fda ha espresso preoccupazione per i sei casi di infiammazione cardiaca, note come miocardite e pericardite, su circa 40 mila persone che avevano assunto il vaccino Novavax durante due studi cardine. A impensierire l'Agenzia è il fatto che le miocarditi hanno interessato, entro 20 giorni dalla somministrazione del vaccino proteico a base di proteina Spike, giovani uomini (16-28 anni), noti per essere a più alto rischio di infiammazione del cuore anche per i vaccini a mRna".

RISCHIO MIOCARDITE PIÙ ELEVATO
Spiega Maddalena Guitto: "Una persona che aveva ricevuto un placebo durante i test ha sviluppato miocardite che, come è noto, può essere innescata da infezioni virali anche indipendenti dalla vaccinazione, ma resta il rapporto sei a uno. Tutti i casi sono stati curati all'ospedale e si sono risolti. «Questi eventi», ha scritto l'Agenzia nei documenti pubblicati nei giorni scorsi, «sollevano la preoccupazione di un'associazione causale con questo vaccino, simile all'associazione documentata con i vaccini Covid-19 a base di mRna»". A differenza però di quello dei prodotti a mRna, per il prodotto di Novavax il rischio di miocardite sarebbe più elevato perché è stato segnalato prima della commercializzazione.
"L'azienda produttrice respinge la tesi della relazione causale sostenendo che i casi di miocardite sono prevedibili, in studi di oltre 30 mila persone. Probabilmente il vaccino di Novavax, che secondo Fda sarebbe efficace anche contro Omicron, verrà approvato con l'obbligo di inserire, nel foglietto illustrativo, l'informazione sul rischio di sviluppare miocarditi e pericarditi".
Emergono sempre nuovi studi che mostrano "luci ed ombre" sui vaccini, ma in attesa di nuove ricerche, è importante sottolineare l'importanza della "libertà di scelta" dei cittadini in caso di emergenza sanitaria che resta, in ogni caso, uno strumento politico in grado di realizzare un equilibrio tra tutela del diritto alla salute e della libertà personale.

Nota di BastaBugie: Alessandro Capucci, Ordinario di Malattie Cardiovascolari (già direttore della Clinica di Cardiologia, Università Politecnica delle Marche), nell'articolo seguente dal titolo "Atleti e miocarditi, perché c'entrano i vaccini mRNA" rileva che nel 2021 si è riscontrato un aumento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti. Anche le morti improvvise tra i calciatori sono superiori alla media. Il problema è più accentuato negli atleti maschi e giovani.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana l'11 aprile 2022:

Recenti dati dell'UKHSA (UK Health Security Agency), contenuti nel Vaccine surveillance report (Rapporto di sorveglianza sui vaccini) e relativi alla situazione nel Regno Unito, ci mostrano come sia i casi di malattia sia le ospedalizzazioni sia, infine, i decessi avvengano in prevalenza in persone vaccinate (72%, 74% e 82% rispettivamente) ponendo dei seri dubbi sulla decantata sicurezza ed efficacia degli attuali vaccini anti-Covid.
Le miocarditi o malattie infiammatorie del muscolo cardiaco, come noto, sono fra le temute complicanze vaccinali, soprattutto nei giovani maschi, in quanto fonti di possibili disfunzioni cardiache sia nella fase acuta che come esiti nel lungo tempo; inoltre si possono accompagnare ad aritmie ventricolari severe ed anche potenzialmente mortali. Recenti affermazioni provenienti dal Ministero della Salute italiano hanno minimizzato la portata di queste complicanze definendole eventi rari e comunque senza esiti significativi. Riportiamo qui i dati di un recente lavoro scientifico brasiliano incentrato sulle possibili cause di queste complicanze da vaccini anti-SARS-CoV-2 e sul loro possibile impatto clinico.
Nel 2021 è stato segnalato di fatto un incremento dei casi di miocardite giovanile e negli atleti. Anche le morti improvvise segnalate nei giocatori di calcio dalla FIFA sono state 31 nel 2021 mentre la media degli anni precedenti 2009-2020 era stata 7.8/anno.
Cadegiani riporta come vi siano risultati di autopsie di adolescenti morti a seguito di miocardite, dai tre ai quattro giorni dopo la somministrazione di vaccino mRNA BNT162b2. Casi negativi per assunzione di medicamenti o abuso di sostanze in cui venne riscontrato a livello istologico la presenza diffusa di bande di contrazione e aree di necrosi con sarcomeri ipercontratti e risposta infiammatoria mononucleare diversa da quella dell'infarto miocardico che presenta polimorfonucleati. La ragione di tale pericolosa associazione fra vaccini di questo tipo e miocardite da catecolamine può essere relata al dimostrato accumulo sia di mRNA SARS-CoV-2 che di produzione di proteine spike, nella corteccia surrenale e nella medulla del surrene centro di produzione di catecolamine. Inoltre, anche un enzima fondamentale per la produzione di adrenalina e noradrenalina (DOPA decarbossilasi) è stato riscontrato in abbondanza dopo somministrazione di questi sieri.
Si aggiunga che gli atleti, particolarmente di sesso maschile, hanno usualmente livelli elevati di catecolamine attive anche in condizioni di riposo, come si può osservare dall'analisi delle catecolamine urinarie notturne che risultano nettamente superiori negli atleti rispetto ai non atleti; tutto questo mentre la loro eliminazione rimane simile nei due gruppi. Inoltre i giovani ne presentano un livello più elevato rispetto agli atleti più anziani (> 40 anni) ed i maschi rispetto alle femmine.
Succede quindi che soprattutto gli atleti maschi, che sono già esposti ad elevati livelli di catecolamine, ne incrementano ancora il livello, a seguito dell'inoculazione di questi vaccini, con conseguente necrosi di parti del tessuto muscolare miocardico. Inoltre, se è vero che la miocardite può essere anche generata dalla stessa malattia da SARS-CoV-2, risulta che le aritmie cardiache siano maggiori dopo la vaccinazione anche rispetto alla malattia, fatto che potrebbe giustificare l'apparente più elevata incidenza di morte improvvisa.
Da queste osservazioni si può concludere quindi che esistono al presente dati significativi sul negativo effetto dei vaccini mRNA, specie nei giovani atleti maschi, a seguito di incremento del livello di catecolamine circolanti come mediatori di severe complicanze aritmiche e contrattili cardiache che possono giustificare l'incremento riscontrato di morti improvvise. Tutto si può dire ma non che queste complicanze siano benigne e di scarsa rilevanza clinica.

VIDEO IRONICO: DIECI VACCINI


https://www.youtube.com/watch?v=xiTByMgsNgE

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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DOSSIER "IL VACCINO ANTI-COVID"
La scienza e la propaganda

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 8 giugno 2022

2 - STOP ALLE AUTO A BENZINA E DIESEL, CE LO IMPONE L'EUROPA
Il Parlamento Europeo richiede grandi sacrifici perché dal 2035 sarà di moda l'auto elettrica (adesso il 10% del mercato europeo) e così dipenderemo dalla Cina
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-06-2022

Dal 2035, basta auto a benzina e diesel. Non lo hanno deciso i consumatori e neppure le case automobilistiche, osservando un trend in calo. Lo ha deciso il Parlamento Europeo, con un voto a maggioranza, ieri.
La misura fa parte di un pacchetto di provvedimenti per la lotta al cambiamento climatico, miranti a ridurre le emissioni del 55% e per questo chiamato "Fit for 55". La scadenza è vicina: il 2035 è fra appena tredici anni. Ma il cambiamento richiesto è epocale, perché si tratta, nelle intenzioni dei parlamentari europei, di mettere al bando tutti i veicoli con un motore "a combustione interna", quindi benzina e diesel. La misura è stata votata a maggioranza, 339 voti a favore e 249 contrari, oltre che 24 astenuti. È stato approvato anche l'emendamento "salva Ferrari", proposto dai parlamentari italiani di ogni partito. Si tratta di una deroga alle regole Ue sugli standard di emissione di gas serra di cui beneficiano i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila veicoli prodotti all'anno) e di furgoni (da 1000 a 22mila veicoli prodotti all'anno). La deroga è prolungata di sei anni, fino al 2036.

L'ELETTRICO RICHIEDE SACRIFICI
Il Parlamento europeo, comunque, non è un organo legislativo, nel vero senso del termine. Dunque il provvedimento votato ieri non entrerà in vigore, con valore legale, nei Paesi membri dell'Ue, ma sarà oggetto di negoziati fra tutti i governi membri. In Italia, fra i partiti di governo, importati riserve sono state avanzate solo dalla Lega, con il ministro Giorgetti che aveva lanciato (invano) un appello al realismo e Matteo Salvini che definisce questa misura europea "un regalo alla Cina". Il punto è che le maggiori forze che compongono il governo, fra cui soprattutto il Pd, appoggiano non solo la messa al bando delle auto a benzina e diesel, ma tutto il pacchetto "Fit for 55".
Nessun realismo, dunque, se solo pensiamo che oggi le auto elettriche costituiscono il 10% del mercato europeo, il plug-in hybrid (l'ibrido in cui la componente elettrica è più importante) il 9% mentre le auto a benzina sono ancora il 36% del mercato, percentuale che aumenta al 61% se si sommano anche le normali auto ibride (che viaggiano comunque a benzina) e le diesel sono ancora il 17% circa del mercato (dati Acea, maggio 2022). Se le percentuali delle auto elettriche sono così basse, ancora nel 2022, non è per pigrizia, pregiudizi o pianificazione politica. L'elettrico richiede ancora tanti sacrifici.
Prima di tutto il costo, che è ancora proibitivo. Un'utilitaria elettrica, come la Fiat 500 costa circa il doppio di una utilitaria ibrida di pari dimensioni e prestazioni. Il secondo problema è la scomodità: con le migliori batterie si fanno 300-400 km al massimo, poi si deve ricaricare. Ricaricare non è come far benzina, nella migliore delle ipotesi richiede poco meno di mezzora. Per fare benzina occorrono al massimo 5 minuti. Il tempo è essenziale: per ora non ci sono problemi di coda alle colonnine di ricarica elettrica perché le auto elettriche sono ancora molto rare. Quando tutti i veicoli saranno elettrici, sarà difficile smaltire le code, a meno non venga compiuto un balzo avanti tecnologico che riduca i tempi di ricarica al di sotto dei 5 minuti.

IL PROBLEMA DEI PUNTI DI RICARICA
Terzo: le colonnine si devono trovare e per ora sono appena 28mila in tutta Italia e solo 150 lungo le autostrade. Per dare un'idea della proporzione: nella sola Milano circola un milione di auto al giorno, in media. L'espansione dei punti di ricarica non è illimitata: dipende da quanta energia viene prodotta e dedicata a quel servizio. In Italia, per esempio, il 12% delle colonnine è inutilizzabile per mancanza di allacciamento. In mancanza di centrali nucleari (ora e nel prossimo decennio), rispettando il pacchetto di misure per il clima, l'Italia dovrà produrre molto di più con le fonti rinnovabili. Che sono incostanti, dovendo dipendere dalla natura.
Insomma, l'imposizione dell'auto elettrica, oltre a richiedere uno sforzo notevole, con spese non sottovalutabili (in tempo di crisi) ai produttori, per riconvertire tutta l'offerta, impone anche un sacrificio ai consumatori. Se non ci sono grandi balzi in avanti nella tecnologia delle batterie, nel prossimo decennio, la mobilità dovrà essere ridotta. L'auto diverrà un mezzo ideale per viaggiare in città o per viaggi da città a città, soprattutto se si ha modo di fare lunghe soste per le ricariche.
Salvini, inoltre, non ha tutti i torti quando parla di "regalo alla Cina", perché le materie prime con cui vengono prodotte le batterie, le "terre rare" sono sempre più monopolizzate dai cinesi, non solo nel suo territorio e in Asia, ma anche in Africa. Controllando il 70% delle forniture globali di terre rare, la Cina è un quasi-monopolista Se per renderci indipendente dal petrolio e dai suoi fornitori, a dir poco inaffidabili, ci mettiamo a disposizione della Cina, non faremo un cambio vantaggioso. Anche da questo punto di vista, l'Ue sta commettendo un suicidio strategico.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 09-06-2022

3 - LE RAGIONI DEL FASCINO DELLA MONARCHIA INGLESE
I festeggiamenti per i settant'anni dall'incoronazione della regina Elisabetta II echeggiano un fascino che proviene dalle origini medioevali della monarchia
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 11 giugno 2022

Mi sono trovato a Londra all'indomani dei festeggiamenti per i settant'anni di regno di Elisabetta II e sono rimasto colpito nell'osservare l'atmosfera di calorosa simpatia che avvolge la figura della Regina nella quale sembra incarnarsi l'istituzione della monarchia inglese.
Sui blog italiani, soprattutto di area tradizionalista, non si riscontra questa simpatia verso la figura della sovrana, proprio perché essa rappresenta la detestata monarchia inglese. Un amico mi ha inviato due immagini efficacemente accostate: da una parte una fotografia della famiglia imperiale del Beato Carlo d'Asburgo, solenne, quasi ieratica; dall'altra l'immagine della Regina Elisabetta che fa colazione con l'orso Paddington un noto personaggio della letteratura inglese per i bambini. Questa immagine fa parte di un clip realizzato dalla BBC e certamente contrasta con la precedente. Forse l'idea della BBC non è stata molto felice, tuttavia negli stessi giorni si è appreso dai mass media che la principessa di Norvegia Marta, figlia del Re Harald di Norvegia, sposerà lo sciamano americano Verrett. Questo episodio, per le caratteristiche dello sposo, un guru esoterico, accusato di essere un ciarlatano, e anche per le dichiarazioni della sposa, che ha annunciato che lavorerà con lui nella formazione in chiaroveggenza e nella comunicazione con gli angeli, scredita certamente la già screditata monarchia norvegese, mentre i settant'anni di regno della Regina Elisabetta, non hanno ridicolizzato, ma hanno consolidato la monarchia britannica, malgrado i tanti sconquassi che hanno accompagnato la storia recente della famiglia reale.

LE PECCHE DELLA MONARCHIA INGLESE
Certo, in una prospettiva cattolica, non di può dimenticare che la Regina Elisabetta è il capo ufficiale della religione di Stato anglicana e che è la discendente di sovrani che hanno duramente perseguitato i cattolici in Inghilterra; né si può ignorare che la stessa Elisabetta ha avallato, come capo dello Stato alcune pessime leggi che pongono l'Inghilterra all'avanguardia del processo di degradazione morale dell'Occidente. Tuttavia grazie alla Regina Elisabetta quello che fu un Impero mantiene la sua identità. La sua figura, come osserva Aldo Cazzullo sul "Corriere della Sera" dell'8 giugno, tiene insieme popoli diversi: inglesi, gallesi, scozzesi, irlandesi e milioni di figli del Commonwealth talora arrivati a posizione di potere, come il sindaco di Londra, di origini pachistane e il segretario del partito conservatore, figlio di un'ostetrica africana. La Regina è un fattore di unità e quindi di identità in un mondo caratterizzato dalla caotica frammentazione.
Elisabetta d'Inghilterra ha oggi 96 anni. Ne aveva 26 quando salì al trono. Ma l'entusiasmo che suscita è il medesimo di quello che, al momento della sua incoronazione, spingeva il prof. Plinio Correa de Oliveira, ad alcune profonde considerazioni.
In tutti i campi della vita odierna - osservava nel 1952 il pensatore brasiliano - si manifesta l'influenza schiacciante dello spirito di uguaglianza: "Attualmente non si dà, per così dire, una sola trasformazione che non abbia come effetto un livellamento, che non favorisca direttamente o indirettamente la marcia della società umana verso uno stato di cose assolutamente ugualitario". Eppure il mondo intero festeggiò l'incoronazione della giovane sovrana inglese, quasi come se le tradizioni che ella rappresentava fossero un valore comune a tutti i popoli. "In un mondo livellato, poverissimo di simboli, regole, modi, compostezza, di tutto quanto significa ordine e distinzione nella convivenza umana, e che in ogni momento continua a distruggere il pochissimo di ciò che a esso resta, mentre la sete di uguaglianza si va saziando, la natura umana, nelle sue fibre profonde, va sentendo sempre di più la mancanza di ciò con cui così follemente ha rotto. Qualcosa di molto intimo e forte in essa le fa sentire uno squilibrio, una incertezza, una insipidità, una paurosa volgarità di vita, che tanto più si accentua quanto più l'uomo si riempie dei tossici della uguaglianza".

LA NOSTALGIA DEI PRINCÌPI DELL'ORDINE NATURALE
Il prof. Correa de Oliveira continuava: L'uomo contemporaneo, ferito e maltrattato nella sua natura da tutto un tenore di vita costruito su astrazioni, chimere, teorie vane, nei giorni della incoronazione di Elisabetta si è rivolto, affascinato verso il miraggio di un passato aristocratico e anti-ugualitario così diverso dal terribile giorno d'oggi: "Non tanto per nostalgia del passato, quanto di certi princìpi dell'ordine naturale che il passato rispettava, e che il presente viola in ogni momento".
Oggi come settant'anni fa, il popolo inglese vede in Elisabetta II il simbolo della gloria nazionale, l'espressione della grazia e dell'eleganza; la rappresentazione visibile e sensibile di ciò che la nazione può produrre di più idealmente distinto. Ma ciò non è dovuto solo al carisma di una persona. Il fatto è che la monarchia inglese, malgrado il ruolo rivoluzionario che ha svolto nella sua storia, conserva ancora un fascino che le proviene dalle origini medioevali, e quindi cattoliche delle sue cerimonie e dei suoi riti. Elisabetta II ha compiuto impeccabilmente il suo dovere di Regina, ma attraverso le cerimonie militari e civili che si sono succedute a Londra settant'anni dopo l'incoronazione, giungono fino a noi gli ultimi riflessi della civiltà medievale. Se la monarchia inglese dovesse cadere, perderemo un pezzo di medioevo, perderemo un pezzo di civiltà cristiana, anche se questa monarchia ha contribuito alla distruzione della Civiltà cristiana medioevale. È un paradosso della storia, ma la storia è ricca di paradossi, anche perché solo Dio ne conosce la direzione. Per questo dobbiamo ammirare la monarchia, non solo quella inglese, ma il sistema monarchico in sé stesso, malgrado le colpe o anche i meriti dei sovrani, così come dobbiamo mantenerci fedeli cattolici al di là delle colpe o dei meriti dei Romani Pontefici.

DOSSIER "LA MONARCHIA INGLESE"
Da Enrico VIII ad Elisabetta II

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Fonte: Radio Roma Libera, 11 giugno 2022

4 - IL FILM CAPOLAVORO SUL SILENZIO DI DIO E LA SOFFERENZA
Father Stu (tra gli attori anche Mel Gibson) è basato sulla storia vera di un padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, poi si innamora di una ragazza messicana, ma è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo, poi la svolta... (VIDEO: trailer)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 7 giugno 2022

Si può essere laici o laicisti quanto si vuole, detestare la religione in cui si è stati battezzati o semplicemente ignorarla. Si può essere perfino anticlericali, ideologici o per rigetto. Ma non c'è nessuno, nessuno, che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato a chiedersi se Dio esiste e, se sì, che cosa vuole. Non ce n'è uno che, almeno una volta nella vita, non si sia trovato alle prese con un problema che da solo non riusciva a risolvere e che, non abbia fatto come cantava Ornella Vanoni: «Proviamo anche con Dio, non si sa mai».
I più ne hanno cavato solo silenzio in risposta, quel famoso «silenzio di Dio» che ossessionava il regista Ingmar Bergman. Da quel silenzio hanno dedotto che pregare con la più antica preghiera che si conosca - «Aiutami!» - era tempo perso. E, fatte spallucce, hanno risolto che non valeva la pena. Altri, non riuscendo a conciliare un Dio che si pretende Padre Buono con l'esistenza del male nel mondo, soprattutto la sofferenza dei bambini e l'ingiustizia, hanno sentenziato che sono tutte chiacchiere inventate dai preti per tenere la gente in ginocchio.
Nino Manfredi era uno degli scettici da male-nel-mondo: gli fu fatto osservare che proprio quel che lamentava dimostrava il c.d. Peccato Originale secondo la narrazione cattolica; o la si spiegava così o non la si spiegava affatto; siamo stati creati per la gioia, per questo il dolore ci fa schifo. Ma era una vecchissima storia: nel Medioevo i Catari risolvevano il problema dicendo che di Dio ce n'erano due, uno buono e uno cattivo; quello cattivo aveva imprigionato le anime nella materia, perciò queste andavano liberate tramite suicidio. Ma le motivazioni sono sette miliardi, tanti quanti siamo.
Per questo consiglio un film che attualmente gira nelle sale, Father Stu, con un cast di tutto rispetto: Mark Wahlberg, Mel Gibson e Malcom McDowell. È basato sulla storia vera di uno sbandato del proletariato americano: padre alcolista, famiglia sfasciata, niente studi, né arte né parte, insomma il vero volto del sogno americano. Come tanti come lui prova con la boxe, ma deve lasciare perché la salute non glielo consente. Va a fare, naturalmente, il commesso e si innamora di una ragazza messicana. Ma lei è cattolicissima e lui, per amor suo, accetta il battesimo. Potenza del sacramento (o suggestione? boh; in ogni caso lui non è certo il tipo), Stuart, Stu per gli amici, prende la cosa sul serio. Talmente sul serio da voler fare il prete, spezzando il cuore a lei. Non solo: deve lottare, perché, dati i suoi trascorsi, il vescovo non lo vuole. Ma tanto fa e tanto dice che alla fine la curia cede al suo genuino entusiasmo.
Ed ecco lo scherzo atroce: una rara malattia simile alla Sla. Ha poco da vivere e quel poco in carrozzina. La scena in cui, disperato, si butta ai piedi del Crocifisso insultandolo meriterebbe l'Oscar a Mark Wahlberg, se non fosse che a Hollywood, com'è noto, sono di tutt'altra parrocchia. Stu si sente, giustamente, beffato. Ma come, Ti ho dato tutto e mi fai questo? Perché? Già, la domanda della domande: perché? perché io? Quest'ultima è la vera domanda, giacché solo quando la sorte piomba sul nostro capo diventa essenziale avere risposta. Per il resto, guardatevi il film. Una volta tanto, un film importante.

Nota di BastaBugie: nel video sottostante si può vedere il trailer del film in inglese.
Per vedere il film (doppiato in italiano) su Prime Video, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=DHREzAdyCPs

Fonte: Blog di Nicola Porro, 7 giugno 2022

5 - ANANIA E SAFFIRA: DIO PUNISCE ANCHE NEL NUOVO TESTAMENTO
Un clamoroso taglio della Parola di Dio alla Messa nel periodo pasquale rivela quello che non si può più dire: Dio è amore, ma punisce chi lo prende in giro
Autore: Pietro Guidi - Fonte: Redazione di BastaBugie, 15 giugno 2022

Durante il periodo pasquale alla Messa come prima lettura si leggono gli Atti degli apostoli dove si narra la storia della Chiesa a partire dall'ascensione di Gesù al cielo. A un certo punto la lettura continuativa del libro degli Atti si interrompe, viene saltato un brano e poi viene ripresa immediatamente dopo. Infatti del quinto capitolo non si leggono i primi undicesimi versetti e, a conferma del fatto che si è fatto un taglio volontario, si riprende la lettura dal dodicesimo versetto, cioè appena finito tale episodio. Il brano omesso parla della storia di Anania e Saffira, marito e moglie che erano fra i primi seguaci degli apostoli. Perché è stato saltato? Di cosa parlava? Perché toglierlo se questo racconto è Parola di Dio?
Il motivo di questo taglio è che la riforma liturgica che ha seguito il Concilio Vaticano II ha annunciato di voler ampliare la possibilità di leggere la Parola di Dio, ma poi nei fatti l'ha limitata quando riteneva un brano controcorrente rispetto alla mentalità contemporanea.
Ma leggiamo per intero il brano censurato.

ANANIA E SAFFIRA
"Un uomo di nome Anania con la moglie Saffira vendette un suo podere e, tenuta per sé una parte dell'importo, d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro gli disse: «Anania, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno? Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio». All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano. Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto. Pietro le chiese: «Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?». Ed essa: «Sì, a tanto». Allora Pietro le disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te». D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito. E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose." (At 5,1-11)

LA PUNIZIONE DI DIO
Quello che colpisce immediatamente chi legge la storia di Anania e Saffira è la punizione esemplare che ricevono questi coniugi. Infatti all'accusa da parte di Pietro segue la morte di Anania prima e Saffira poi. È necessario precisare che la loro morte non è dovuta al fatto che hanno tenuto una parte del ricavato della vendita del terreno per sé. San Pietro non è un comunista ante litteram e non obbliga chi lo segue a mettere tutti i beni in comune. Come spiega bene lui stesso: "Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione?". Anania e Saffira non erano tenuti a vendere il loro terreno né a dare agli apostoli tutto il ricavato, ma con i loro beni potevano fare quello che volevano. Il loro peccato è stato quello di prendersi gioco degli apostoli, fingendo di aver donato tutto per fare bella figura, mentre in realtà si erano tenuti per sé una parte del ricavato. E mentire agli apostoli, che sono gli inviati di Cristo, equivale a mentire a Dio. Per questo Dio, che non si lascia prendere in giro, li punisce così duramente. Come dice San Paolo: "Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio." (Gal 6,7)
Si comincia allora a capire il motivo per cui la lettura di questo testo scandalizza così tanto da essere eliminato dalle letture della Messa. E il motivo non è la punizione divina data a questi due coniugi. Ci sono moltissime altre punizioni divine ben più severe, come quella dell'uccisione di tutti i primogeniti maschi degli egiziani, che vengono lette durante la Messa. E allora come mai tutto questo accanimento contro questo brano? Il vero motivo è che l'episodio di Anania e Saffira non si trova nel Vecchio, ma nel Nuovo Testamento! Vengono così smentite tutte le omelie dove abbiamo sentito dire che le punizioni divine erano una cosa del Vecchio Testamento e che sono state superate da Gesù che è venuto a portare la misericordia, il perdono e la pace. No, non è così. Il Dio della Misericordia è lo stesso Dio della Giustizia. Il Dio del Vecchio Testamento è lo stesso del Nuovo Testamento. E nemmeno vale dire che ha cambiato idea o mitigato il suo furore. No, Dio non cambia idea e propone all'uomo la conversione per ottenere il perdono dei peccati, altrimenti la punizione sarà inevitabile. Anania e Saffira ci ricordano questa tremenda verità: per ottenere il perdono è necessaria la conversione, altrimenti la punizione di Dio sarà severa nell'aldilà, ma potrà essere anticipata anche su questa terra come è capitato ai coniugi che hanno mentito agli apostoli.
La prossima volta che visiteremo la Basilica di San Pietro a Roma potremo vedere il grande mosaico su tela che riproduce la punizione di Anania e Saffira, opera di Niccolò Circignani detto il Pomarancio, che si trova al cosiddetto "Altare della Menzogna" davanti all'ingresso della sacrestia della basilica. Speriamo che non tolgano questo imponente mosaico alla vista dei visitatori come hanno tolto dalle letture della Messa questo significativo episodio del Nuovo Testamento.

Nota di BastaBugie: Guido Villa nell'articolo seguente dal titolo "Ascensione e Corpus Domini, la Cei le riporti al loro giorno" racconta come nel 1977 la Cei si adeguò al governo italiano spostando l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica seguente. Ma fu un errore perché così si è creato un vulnus liturgico e spirituale, contribuendo a far perdere consapevolezza della specificità di queste solennità.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 giugno 2022:

Con la Legge n. 54 del 5 marzo 1977 recante disposizioni in materia di giorni festivi, cessarono di avere carattere festivo agli effetti civili alcune solennità cattoliche, vale a dire l'Epifania (6 gennaio), San Giuseppe (19 marzo), i Santi Pietro e Paolo (29 giugno), l'Ascensione e il Corpus Domini. Vennero inoltre abolite la Festa della Repubblica (2 giugno) e l'anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale (ufficialmente chiamata Festa dell'unità nazionale, 4 novembre), la cui celebrazione fu spostata alla domenica successiva.
Nel 1985 furono ripristinate l'Epifania e la solennità dei Santi Pietro e Paolo - in quest'ultimo caso limitatamente al Comune di Roma - mentre nel 2000 tornò a essere festiva la Festa della Repubblica.
Per ovviare a questa decisione dello Stato, la CEI decise di togliere il precetto festivo alle feste di San Giuseppe e dei Santi Pietro e Paolo e di spostare l'Epifania (nel periodo in cui fu abolita), l'Ascensione e il Corpus Domini alla domenica successiva, per favorire, così si disse, una maggiore partecipazione dei fedeli alle Sante Messe in occasione di queste solennità. Una decisione quantomai improvvida e sbagliata, che ha creato un vulnus al calendario liturgico e ha provocato gravi danni alla consapevolezza di questi fondamentali elementi della nostra fede, danni che tuttora si riverberano nella vita religiosa dei cattolici italiani, anche se forse, dopo 45 anni, la quasi totalità di fedeli non ci fa più caso (e forse questo è un ulteriore cattivo segno).
Perdendo il proprio status di solennità infrasettimanali, infatti, anche nella consapevolezza collettiva l'Ascensione e il Corpus Domini sono state inglobate nella domenica, perdendo un tratto caratteristico della propria specificità, tanto più che essenziali simbologie di queste solennità non sono più immediatamente riconoscibili.
Entrambe le solennità devono infatti cadere di giovedì - secondo gli Atti degli Apostoli (At 1,3) Gesù ascese al Cielo il quarantesimo giorno dalla Risurrezione, riproponendo così il numero "quaranta" fortemente simbolico e frequentemente presente nella Sacra Scrittura, che per l'Ascensione cade appunto il giovedì che precede la settima domenica del tempo pasquale. Egualmente la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo celebra l'Eucaristia, la quale è stata istituita da Gesù la sera del Giovedì Santo, alla vigilia della Sua Passione e Morte in Croce.
La celebrazione dell'Ascensione la domenica successiva provoca inoltre un serio guazzabuglio liturgico e spirituale, poiché impedisce di celebrare in modo corretto la novena per eccellenza della Chiesa cattolica, quella allo Spirito Santo, a ricordo di ciò che fecero gli apostoli subito dopo l'Ascensione di Gesù quando, su indicazione di Gesù stesso, si riunirono nel Cenacolo con Maria Santissima per nove giorni in attesa della discesa del Paraclito promesso dal Salvatore. Se la novena iniziasse dopo l'Ascensione, come si dovrebbe, la Pentecoste finirebbe per essere celebrata di mercoledì, e allora si preferisce fare iniziare la novena ancora prima dell'attuale solennità dell'Ascensione, facendo finta che essa sia stata regolarmente celebrata il giovedì. Una vera babilonia, aggravata dalla giustificazione da Azzeccagarbugli che danno certi liturgisti, e cioè che l'Ascensione in realtà non sarebbe stata spostata, bensì sarebbe stato solo cambiato il giorno in cui viene celebrata.
Tuttavia, il problema di fondo è la mancanza di fede, anzitutto del clero che ha avuto quest'idea poco saggia, ma anche dei fedeli. A meno di impedimenti gravi, chi crede ed è cosciente dell'importanza di queste solennità partecipa alle Sante Messe anche se esse cadono in un giorno lavorativo, tanto più che, essendo queste festività quasi sempre a fine maggio o a giugno inoltrato, le giornate sono assai calde e lunghe ed è possibile programmare Sante Messe e processioni anche in orario serale, permettendo la partecipazione anche di chi lavora.
Un esempio di fede associato alle festività del calendario liturgico viene dal popolo cattolico croato. Al tempo del comunismo jugoslavo, nessuna festa o solennità religiosa cattolica, ortodossa o musulmana era riconosciuta dallo Stato, e perfino il Natale (cattolico il 25 dicembre e serbo-ortodosso il 7 gennaio) era una giornata lavorativa, a meno che non cadesse nel fine settimana. Nonostante questo, a Natale chi poteva non andava al lavoro e non mandava i figli a scuola, il popolo partecipava comunque in massa alle Sante Messe e alle funzioni in chiesa; chi non poteva diversamente partecipava almeno alla Messa di mezzanotte. Anche tutte le altre solennità e festività erano celebrate con grande concorso di fedeli il giorno previsto dal calendario liturgico, senza essere spostate alla domenica successiva.
In Croazia il Natale tornò a essere una festività anche per lo Stato nel 1990 successivamente all'elezione alla presidenza di Franjo Tuđman. Una volta conquistata l'indipendenza dalla Jugoslavia, e a seguito di un Accordo internazionale con la Santa Sede, una legge specifica approvata dal Parlamento croato stabilì le festività cattoliche considerate anche come festività dello Stato, vale a dire Epifania, Pasqua, Lunedì di Pasqua, Corpus Domini, Assunzione, Ognissanti, Natale e Santo Stefano, che sono quindi soggette a particolari regole anche dal punto di vista dei rapporti giuridici e di lavoro. Con riferimento alle altre grandi festività e solennità escluse da tale riconoscimento da parte dello Stato - l'Immacolata Concezione, San Giuseppe (che tra l'altro è il santo patrono della Croazia), l'Annunciazione, l'Ascensione, e i Santi Pietro e Paolo - al contrario dei loro confratelli italiani, i vescovi croati non le hanno spostate alla domenica successiva: ciononostante esse rimangono sentitissime dal popolo cattolico; quando cadono nei giorni feriali vi è una grande partecipazione di fedeli alle Sante Messe e le chiese sono piene quasi come se fosse domenica.
È quindi auspicabile che la CEI, senza attendere un'improbabile nuova decisione dello Stato, riporti l'Ascensione e il Corpus Domini al giorno giusto, cioè rispettivamente il giovedì precedente la settima domenica di Pasqua e il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità. In questo modo torneranno a manifestarsi e a portare abbondanti frutti spirituali gli importanti simboli che ci vengono offerti da queste solennità. E se esiste una consapevolezza della loro fede, i fedeli egualmente parteciperanno in grande numero alle Sante Messe e alle processioni che vengono celebrate.

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Fonte: Redazione di BastaBugie, 15 giugno 2022

6 - A DIECI ANNI DALLA MORTE DELLA SERVA DI DIO CHIARA CORBELLA
Una ragazza vivace, ironica, con molti interessi, ha affrontato la malattia con fortezza ed è stata madre eroica dei suoi tre figli, fino al dono della vita (VIDEO: Chiara Corbella Petrillo)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-06-2022

Ci sono santi di cui apprendiamo l'esistenza al momento della beatificazione o canonizzazione. Altri, al contrario, diventano celebri subito dopo la morte. La Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo (1984-2012) è sicuramente tra questi ultimi. Il suo processo canonico è iniziato il 21 settembre 2018, a poco più di sei anni dalla morte. In tempi recenti, soltanto San Giovanni Paolo II (1920-2005) e Santa Teresa di Calcutta (1910-1997) e pochi altri sono stati avviati sulla via degli altari con più rapidità.
La popolarità di Chiara Corbella divampò immediatamente dopo il suo funerale, celebrato il 16 giugno 2012, in una gremitissima parrocchia di Santa Francesca Romana all'Ardeatino. La storia della giovane sposa e madre romana aveva avuto immediato risalto mediatico, grazie soprattutto alle sue virtù non comuni, in particolare al coraggio nell'affrontare una malattia incurabile e nell'aprirsi alla vita dei tre figli, due dei quali morti subito dopo la nascita. L'allora cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, l'aveva definita la "nuova Gianna Beretta Molla": un parallelo non inopportuno, sebbene negli anni siano emerse notevoli peculiarità che rendono questa storia unica nel suo genere.
Già nei mesi precedenti la sua nascita al Cielo, in tutta la diocesi di Roma erano girate numerose richieste di preghiere per Chiara, gravemente malata. Poco dopo la morte della loro prima figlia, era diventato virale il video caricato su YouTube della testimonianza di Chiara e di suo marito Enrico Petrillo, riguardo a un dramma che, vissuto in pace con Dio, si era trasformato in una sorprendente grazia.

LA VIA DELLA SANTITÀ
Nei suoi 28 anni di vita, Chiara Corbella ha convintamente abbracciato la via della santità che il Signore ha voluto per lei. Un percorso di certo non facile, particolarmente drammatico nell'ultima fase della sua vita. Un percorso tanto coerente quanto aperto agli impulsi imprevedibili che la Provvidenza le metteva davanti. Chiara attinse a carismi ecclesiali diversi e complementari: cresciuta nel Rinnovamento Carismatico, si rafforzò e si plasmò definitivamente nella spiritualità francescana, sotto la guida di padre Vito D'Amato, OFM. In particolare, dopo il matrimonio, Chiara ed Enrico furono molto vicini a don Fabio Rosini, seguendo con attenzione il ciclo catechetico delle "Dieci Parole". La Serva di Dio ha quindi vissuto una spiritualità a 360 gradi, molto dinamica e versatile, ma, al tempo stesso, articolata su discernimenti molto rigorosi. Il vero elemento "vincente" della spiritualità di Chiara è stato comunque la devozione mariana: un aspetto che non è sfuggito a padre Romano Gambalunga, carmelitano e postulatore della causa di beatificazione, che ha sempre colto nella Serva di Dio un "modello di santità molto attuale" che la rende una santa "della porta accanto". Una ragazza del suo tempo, vivace, intuitiva, empatica, ironica, con molti interessi, dai viaggi alla musica (suonava piuttosto bene il violino).
Come Maria Beltrame Quattrocchi (1884-1965) o la già citata Gianna Beretta Molla (1922-1962), Chiara Corbella vive un percorso di santità che si realizza soprattutto nella vocazione familiare. Una vocazione che diventa fertile, grazie alla straordinaria attitudine alla disponibilità.
Chiara è innanzitutto disponibile con Dio. Fin da bambina impara subito che la preghiera non è un formulario ma un autentico e radicale colloquio con Gesù, che orienta ogni scelta della vita. Anche per questo, nemmeno durante l'adolescenza, Chiara ebbe grandi tentennamenti nella sua fede, che, al contrario, crebbe e maturò, al punto che, già in quegli anni, la vocazione al matrimonio le apparve molto nitida. È proprio nell'incontro con Enrico Petrillo (avvenuto a Medjugorje, il 2 agosto 2002, festa francescana del Perdono d'Assisi), che Chiara compie il passo decisivo nella sua disponibilità all'amore: non certo un amore mondano, zuccheroso ed effimero ma un amore maturo, solido, concreto e, al contempo, ambizioso ed elevato, alla stregua di quello che Gesù manifesta sulla Croce. Con questo spirito, Chiara, negli anni del liceo, respinge delicatamente più di un corteggiatore, preferendo attendere l'unico vero amore della sua vita. Quando conosce Enrico, Chiara intuisce subito il destino che li unirà nel sacramento matrimoniale. Per lui è disposta a scommettere tutto, persino ad accettare - se fosse stata volontà di Dio - l'idea di un'eventuale rottura definitiva nel momento più critico del loro fidanzamento. Enrico e Chiara sono una coppia che vive le stesse ansie e gli stessi dubbi dei loro coetanei: hanno però l'umiltà - lei per prima - di aprirsi all'Amore vero, quello che non pretende e che non conosce orgoglio: da quel momento, il loro legame spiccherà il volo, fino al matrimonio, celebrato nella chiesa di San Pietro ad Assisi, il 21 settembre 2008.

LA DISPONIBILITÀ ALLA VITA
Il successivo passo è la disponibilità alla vita. Anche nella sua maternità, Chiara non conosce mezze misure. Accoglie la malattia e la morte dei piccoli Maria Grazia Letizia (2009) e Davide Giovanni (2010), perché, con gli anni, ha imparato che il possesso è il contrario dell'amore e loro sono figli di Dio, prima che figli suoi. Quando, poi, ad ammalarsi sarà lei, Chiara anteporrà la vita del suo terzogenito Francesco (2011) alla sua, scegliendo di posticipare le cure per sé stessa. Scelte coraggiose, non comprese da tutti ma compiute in totale libertà. Scelte che hanno reso straordinaria una vita simile a molte altre, sebbene indubbiamente "sopra la media" e felicemente intrisa di Spirito Santo.
L'ultimo passaggio chiave nella vita di Chiara Corbella è nella sua disponibilità all'incontro definitivo con lo Sposo. Proprio lei, che aveva fatto del matrimonio la sua vocazione terrena, arriva più che preparata allo sposalizio celeste. Sul letto di morte, al marito che le domanda: "Ma questo giogo è davvero dolce?", lei risponde: "Sì, è tanto dolce". Così Enrico vede svanire miracolosamente la sua tristezza: sua moglie - dice - sta andando "da Uno che la ama più di me!". Circondata dall'affetto di Enrico, del piccolo Francesco, della mamma Anselma, del papà Roberto, della sorella Elisa e di un'impagabile comunità di amici in Cristo, Chiara Corbella si spegne serenamente il 13 giugno 2012, nella provvidenziale coincidenza della memoria liturgica di un francescano: Sant'Antonio di Padova.
Nel decennale della sua nascita al Cielo, che si celebra oggi, Chiara Corbella offre una grande opportunità a chi conosce la sua storia e, ancor più, a chi la conosce poco: quella di imparare ad abbracciare la propria vocazione senza compromessi, nella consapevolezza che non c'è amore senza Croce ma, soprattutto, non c'è Croce che non sia una prova d'amore.

Nota di BastaBugie:
nel seguente video (durata: 3 minuti) si può vedere il servizio di TV 2000 che parlava della morte di Chiara Corbella Petrillo.


https://www.youtube.com/watch?v=TClOMju_0Z4

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13-06-2022

7 - DOPO CREMONA ECCO GLI ALTRI GAY PRIDE, ANTICATTOLICI COME SEMPRE
Violato il silenzio pre-elettorale dai politici di sinistra, ma per loro la legge non vale, fanno come gli pare e nessuno osa dire nulla
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 13 giugno 2022

Dopo la pioggia di critiche ricevute al Cremona Pride per l'immagine blasfema e la parzialissima retromarcia, cui di conseguenza sono state costrette le istituzioni locali, a Bergamo, dove sabato scorso è stato rimesso in scena un analogo corteo variopinto, ci sono andati più cauti, limitandosi ad un opinabilissimo Francesco versione Lgbt in vena di selfie, ad un angelo caduto con alucce arcobaleno e ad uno stuolo di bambini "arruolati" per la circostanza. Il che non ha reso l'evento meno critico per i cattolici, restando intrinsecamente inaccettabile a norma del Catechismo, numero 2357. Il che andrebbe ricordato a quei vescovi, a quei sindaci (specie se cattolici...) ed a quelle amministrazioni provinciali, che sostengono implicitamente tali manifestazioni, limitandosi a biasimarne gli eccessi.

SPOT ELETTORALE
Né tutto questo ha reso meno problematico l'evento, sia pure per altri motivi. L'11 giugno era giorno di silenzio pre-elettorale tanto a Bergamo quanto a Roma ed a Genova, dove contemporaneamente si sono svolti cortei-arcobaleno analoghi. Questo non ha impedito tuttavia ad esponenti politici con i loro simboli e le loro bandiere di tener pubblici comizi, col pretesto del Gay Pride locale, peraltro promosso ufficialmente, con tanto di patrocinio di Comune e Provincia, da partiti e sigle come Rifondazione Comunista, Giovani Comunisti Bergamo, Giovani Democratici Bergamo, Partito Socialista Italiano, Patto per Bergamo, Sinistra Classe Rivoluzione Bergamo, Sinistra Italiana Bergamo e Cgil. Una violazione delle regole (valide per tutti, evidentemente, meno che per gli Lgbtqia+,...), giudicata «inaccettabile» dal consigliere comunale Filippo Bianchi di Fratelli d'Italia, che ha biasimato come «inopportuna, scorretta e censurabile» la partecipazione alla pubblica manifestazione di un assessore comunale, Marzia Marchesi, e di un consigliere provinciale, Romina Russo, entrambe del Pd, «addirittura tenendo comizi pubblici», come evidenziato in un'interpellanza a risposta scritta, inviata da Bianchi al presidente del consiglio comunale di Bergamo in data 10 giugno, alla vigilia della singolare kermesse arcobaleno, dove è stata notata dai media anche la presenza dell'on. Elena Carnevali, sempre del Pd, del segretario provinciale del Pd, Davide Casati, e del consigliere regionale dei Cinquestelle, Dario Violi. Alla fine, la kermesse arcobaleno si è rivelata un mega-spot per le Sinistre proprio nel giorno di silenzio pre-elettorale: all'indomani 832 mila bergamaschi avrebbero votato in 17 Comuni. Possibile che nessuno abbia avuto, né abbia tardivamente niente da dire? Possibile che i "soliti noti" possano serenamente infischiarsene del rispetto delle leggi, così rigidamente applicate al popolo? Davvero in Italia la legge per taluni è più uguale che per altri?

LA DISTRUZIONE DELL'UMANO AVANZA INDISTURBATA
Non solo. Questa edizione del Bergamo Pride sin dal titolo, «Mille e una lotta», si è rivelata più militante di altre. A beneficio di quanti non se ne fossero avveduti, va specificato come non si sia trattato del solito corteo contro le discriminazioni; il significato dell'iniziativa, visceralmente politico, è andato ben oltre, non solo dando voce al Black Lives Matter di Bergamo. Ha invocato anche la «carriera alias» per gli studenti trans richiedenti, affinché a scuola vengano "riconosciuti" in un genere diverso da quello biologico; ha invocato l'equiparazione delle "nozze"-gay al matrimonio vero e proprio con tutto quanto ne consegue; soprattutto ha invocato l'antispecismo, per il quale tutte le specie viventi avrebbero il medesimo valore e lo stesso status morale, per cui si giungerebbe facilmente all'assurdo, che attribuisce ad una rana più diritti che ad un embrione umano, cui sempre le Sinistre vorrebbero viceversa togliere qualsiasi valore, qualsiasi status, qualsiasi tutela, per giustificare l'aborto, anche in fase avanzata di gestazione. Si noti, per inciso, come da una costola dell'antispecismo si sia generato anche l'altro mostro contemporaneo ovvero il transumanesimo. Sotto la bandiera arcobaleno, insomma, zitti zitti quatti quatti gli organizzatori hanno mosso pretese molto al di là della semplice lotta alle discriminazioni di qualunque tipo, pretese molto più spinte in senso politico e molto meno accettate, meno condivise, meno popolari forse anche tra i loro amici Lgbtqia+. Ma quanti se ne sono accorti? Quanti ne sono stati davvero coscienti tra coloro che hanno sfilato in corteo?

Nota di BastaBugie: per rileggere l'articolo sul gay pride di Cremona che ha suscitato tante polemiche, clicca sul seguente link.

LA MADONNA BLASFEMA AL GAY PRIDE E' LA REGOLA, NON L'ECCEZIONE
Sindaco e vescovo di Cremona prendono le distanze dagli eccessi, ma nessuno ammette che ogni gay pride non può che essere anticristiano e blasfemo
di Andrea Zambrano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7029

Fonte: Radio Roma Libera, 13 giugno 2022

8 - OMELIA CORPUS DOMINI - ANNO C (Lc 9,11-17)
Voi stessi date loro da mangiare
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi celebriamo la solennità del Corpo e Sangue di Cristo. È dunque la festa dell'Eucaristia. L'Eucaristia è il dono per eccellenza, poiché è Gesù stesso che si dona a noi nelle sembianze di un po' di pane e di un po' di vino.
Le letture di oggi ci aiutano a comprendere, per quanto è possibile, la grandezza di questo dono. La prima lettura ricorda la più antica figura di Cristo Sacerdote: Melchisedek, re di Salem e sacerdote del Dio Altissimo che, in ringraziamento a Dio per la vittoria ottenuta da Abramo, offre un sacrificio di "pane e vino". Questo sacrificio fatto a Dio del pane e del vino simboleggia il sacrificio dell'Eucaristia. E Melchisedek, questo misterioso personaggio di cui l'Antico Testamento non ci dà alcuna indicazione, è una prefigurazione, ovvero una anticipazione profetica, di Gesù Cristo vero Sacerdote che congiunge la terra al Cielo. Il Salmo responsoriale dice di Lui: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek».
La seconda lettura ci presenta l'Istituzione dell'Eucaristia. San Paolo, scrivendo ai Corinzi, riporta il racconto dell'Ultima Cena di Gesù con i suoi Apostoli. Durante l'Ultima Cena avvenne il più grande miracolo, miracolo che si perpetua ad ogni celebrazione della Santa Messa: il pane muta di sostanza e diventa il Corpo di Cristo, e così pure il vino che si trasforma nel Sangue Preziosissimo del Redentore.
L'Eucaristia che Gesù stringeva tra le sue mani durante l'Ultima Cena è lo stesso suo Corpo che a distanza di pochi giorni è stato immolato sulla Croce, ed è lo stesso Corpo che, ogni volta, riceviamo alla Comunione. Durante l'Ultima Cena, dunque, Gesù anticipò il Sacrificio che compì sul Calvario e disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di me» (1Cor 11,25). Fin dal suo sorgere, la Chiesa ha sempre obbedito a questo comando del Signore, celebrando la Messa ogni giorno. Non si tratta di un semplice ricordo di un avvenimento passato, in quanto l'Eucaristia rende presente, in modo sacramentale, lo stesso Sacrificio del Calvario.
Anche il Vangelo di oggi parla dell'Eucaristia, di cui il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è anch'esso un'anticipazione profetica. Gesù prende i pani, eleva gli occhi al cielo, li benedice, li spezza e li distribuisce. Tutti questi gesti saranno poi ripetuti durante l'Ultima Cena. Per compiere il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù si servì dell'aiuto dei suoi Apostoli; per compiere invece il Miracolo Eucaristico, Gesù si avvale dei suoi sacerdoti, i quali sono come i suoi tesorieri.
Il Vangelo dice che «tutti mangiarono a sazietà» (Lc 9,17). L'Eucaristia, soltanto l'Eucaristia, può saziare ogni nostro desiderio. Tutto il resto, anche le ricchezze e i beni di questo mondo, ci lasceranno sempre vuoti e insoddisfatti.
Come proposito pratico, impegniamoci a partecipare con più amore all'Eucaristia domenicale e a ricevere spesso la Comunione. Ricordiamoci però che, per ricevere la Comunione, bisogna essere in grazia di Dio. Quindi, se uno è consapevole di essere in peccato mortale, deve prima confessarsi. In questi nostri tempi spesso si è pensato che questa norma fosse ormai decaduta, come qualcosa di superato. La Chiesa, invece, continua a ribadirla. L'ultimo Catechismo così riporta: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il Sacramento della Riconciliazione, prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385). Ciò significa che, per quanto grande possa essere il nostro pentimento, se si è in peccato mortale, bisogna prima confessarsi dal sacerdote. Anche il papa Giovanni Paolo II, in una sua lettera Enciclica, ha ripetuto questo insegnamento, dichiarando: «Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma [...] che, al fine di una degna ricezione dell'Eucaristia, si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale».

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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