BastaBugie n�791 del 19 ottobre 2022

Stampa ArticoloStampa


1 FEMEN SACRILEGA IN CHIESA? PER LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO E' LIBERTA' D'ESPRESSIONE
A seno nudo, davanti al tabernacolo, aveva simulato di abortire Gesù... condannata da un tribunale, la Corte europea dei diritti dell'uomo ribalta la sentenza e le garantisce un risarcimento di migliaia di euro
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 CRISI ENERGETICA: 8 PUNTI PER CAPIRE PERCHE' NON ANDRA' TUTTO BENE
Riguardo il disastro che ci sta davanti per prima cosa dovremmo prendere atto della realtà, a partire dagli errori dei politici
Autore: Nicola Porro - Fonte: Il Giornale
3 IDENTIKIT DI LORENZO FONTANA, NEOPRESIDENTE DELLA CAMERA
L'ex ministro della famiglia entra in Parlamento dalla porta principale e scatta la denigrazione della sinistra (perché è un cattolico che non si vergogna di esserlo)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IN OCCIDENTE VOGLIAMO SOLO UNA COSA: LE VACANZE
Amiamo solo la vita comoda e così ci si illude di avere la formula della vita migliore, una vita senza religione, senza verità, senza patrie, niente per cui uccidere o morire... e intanto l'Islam avanza
Fonte: Società Domani
5 SULL'ASPORTAZIONE DEL SENO ALLE ADOLESCENTI, ANCHE IL NEW YORK TIMES HA QUALCHE DUBBIO
Altre notizie dal mondo gay: in Scozia metà dei carcerati cambia sesso dopo la condanna, negli USA un pedofilo riceve milioni di dollari perché non poté cambiare sesso in carcere, l'ultima trovata choc è l'asilo Lgbt
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
6 LE 3 LEZIONI DELL'ABOLIZIONE DELLA SENTENZA SULL'ABORTO ROE VS WADE
La vittoria non arriverà moderando il messaggio pro-life, ma anzi ribadendo sempre l'obiettivo finale: l'eliminazione totale dell'aborto
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
7 MORTO IL GESUITA TEDESCO CHE HA SMONTATO PER SEMPRE LA LEGGENDA NERA SU PAPA PIO XII
A chi diceva che il papa era amico di Hitler, Padre Gumpel dimostrò invece che migliaia di ebrei furono salvati proprio grazie all’opera del Pastore Angelico
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 OMELIA XXX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 18,9-14)
Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FEMEN SACRILEGA IN CHIESA? PER LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO E' LIBERTA' D'ESPRESSIONE
A seno nudo, davanti al tabernacolo, aveva simulato di abortire Gesù... condannata da un tribunale, la Corte europea dei diritti dell'uomo ribalta la sentenza e le garantisce un risarcimento di migliaia di euro
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 ottobre 2022

Dopo la sentenza che avalla l'eutanasia per depressi, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha prodotto un'altra perla della decadenza giuridica e morale in cui è finita l'Europa che ha rinnegato Cristo. Con una decisione pubblicata il 13 ottobre, la Cedu ha stabilito all'unanimità (7 giudici su 7) che un'attivista, a seno nudo, che sull'altare di una chiesa aveva simulato di abortire Gesù, ha esercitato la sua «libertà di espressione».
Il caso risale al 20 dicembre 2013, quando Eloise Bouton, allora appartenente al movimento delle Femen, indossando un velo azzurro e una simil-corona di spine, mimò appunto un aborto e urinò davanti al tabernacolo della chiesa parigina di Santa Maria Maddalena (La Madeleine). Al sacrilegio erano presenti una decina di giornalisti, preventivamente avvertiti dall'attivista. Durante i fatti si stavano svolgendo prove di canto e, dopo la ferma richiesta del maestro del coro, la Femen aveva lasciato il luogo di culto.
In un'intervista apparsa tre giorni più tardi, sotto forma di lettera rivolta al parroco della Madeleine, la Bouton spiegava che nella circostanza aveva tenuto tra le mani «due pezzi di fegato di manzo, simboleggianti Gesù Bambino abortito». All'altezza della pancia si era tatuata una scritta volgare, che faceva riferimento al Manifesto delle 343, una dichiarazione del 1971 firmata da femministe francesi che ammettevano di aver abortito e chiedevano di legalizzare l'aborto; altra scritta sul dorso della Femen: «Il Natale è cancellato». Concetti simili venivano ribaditi sul sito Internet delle Femen francesi, con un'altra blasfemia - diretta a Maria e Gesù - che vi risparmiamo. Ne era nata dunque una causa giudiziaria, intentata dal parroco. Il tribunale aveva condannato la Femen a un mese di carcere - con pena sospesa - e al pagamento alla parrocchia di 3.500 euro totali (2.000 per danni morali, il resto come contributo spese). Un'inezia, in confronto ai fatti. Sia il secondo che il terzo grado di giudizio avevano confermato la decisione, che sul piano penale riguardava solo il reato di natura sessuale (exhibition sexuelle).
Ma la Cedu ha ribaltato tutto, con una sentenza zeppa di contraddizioni e arrampicate sugli specchi. La Corte di Strasburgo sostiene che l'azione dell'allora Femen debba essere considerata come una «performance» e come tale protetta dall'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che tutela la libertà di espressione. In realtà, lo stesso art. 10 non prevede una libertà di espressione illimitata, ma ricorda che essa può essere sottoposta a restrizioni e sanzioni per ragioni legate, tra l'altro, alla protezione della morale e dei diritti altrui. Era stato questo uno dei ragionamenti principali delle corti francesi, che avevano sottolineato - soprattutto in Appello - la gravità dell'offesa alla fede cattolica.

LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO GETTA LA MASCHERA
La Cedu si dichiara addirittura «colpita dalla gravità della sanzione» inflitta alla donna dai tribunali transalpini, lamentando che essa ne macchia la fedina penale e la espone al carcere in caso di nuova condanna. Secondo la Corte, inoltre, «una pena detentiva inflitta nel contesto di un dibattito di interesse politico o pubblico è compatibile con la libertà di espressione garantita dall'art. 10 della Convenzione solo in circostanze eccezionali, in particolare quando altri diritti fondamentali sono stati gravemente violati, come nel caso, ad esempio, di discorsi d'odio o di incitamento alla violenza» (n° 53). Traduciamo: per la Cedu, un'offesa a Gesù e Maria davanti all'altare, che a cascata è anche un'offesa a milioni/miliardi di fedeli, non costituisce un discorso d'odio. Del resto, la categoria dei "discorsi d'odio" è usata principalmente per tacitare e punire le voci contrarie all'ideologia Lgbt e abortista, voci catalogate come "odiose" anche se pacate e ragionate.
La stessa Cedu getta difatti la maschera, sostenendo la nobiltà del fine della Femen, che «ha avuto l'unico obiettivo di contribuire, attraverso una performance volutamente provocatoria, al dibattito pubblico sui diritti delle donne, in particolare sul diritto all'aborto» (n° 53). Il diritto del bambino a nascere non è nemmeno considerato. Ma questo oggi non fa più notizia. Quel che più colpisce è il cortocircuito logico in cui cade la Cedu pur di appoggiare la causa dell'aborto, visto che poche righe prima aveva dovuto ammettere che «la libertà di espressione» della Femen era stata esercitata «in modo tale da offendere intime convinzioni personali attinenti alla morale o addirittura alla religione» (n° 49).
Il tentativo di giustificare l'azione della Femen invocando il dibattito pubblico e l'uso del seno scoperto come "arma" politica, infatti, non sta in piedi. Non solo la Bouton ha recato un'offesa al pudore altrui. Ma lo ha fatto dissacrando volutamente una chiesa, per di più davanti al tabernacolo, dove Nostro Signore è realmente presente in corpo, sangue, anima e divinità.
Al culmine della loro audacia, i giudici di Strasburgo rimproverano ai tribunali interni francesi il fatto di aver «rifiutato di prendere in considerazione il significato delle iscrizioni» dipinte sul corpo della ricorrente e dunque le sue idee, da diffondere attraverso un ben noto luogo di culto «scelto per promuovere la copertura mediatica di questa azione» (n° 64). Come dire: la Cedu considera sacro non Dio bensì l'aborto, perciò tutti i mezzi per difendere questo cosiddetto "diritto" sono giustificati.

DUE PESI E DUE MISURE
In conclusione, «la Corte ritiene che l'ingerenza con la libertà di espressione della ricorrente, costituita dalla pena detentiva sospesa inflittale, non fosse "necessaria in una società democratica"». Di qui, la Cedu ricava che vi sia stata una violazione dell'art. 10 della Convenzione. E condanna la Francia a risarcire la donna: 2.000 euro per danni morali e 7.800 euro per le spese da lei sostenute. Le Scritture hanno già messo in guardia da simili ribaltamenti: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene» (Is 5, 20).
Sorge inoltre una domanda: i giudici della Cedu avrebbero avuto la stessa sfrontatezza a parlare di «libertà di espressione» se la Femen avesse fatto la sua esibizione in una moschea? Supponiamo di no. Ricordiamo un precedente. Nel 2018, la Cedu aveva sostenuto la condanna penale di una relatrice austriaca accusata di aver equiparato alla "pedofilia" il rapporto sessuale di Maometto con Aisha, 9 anni. Secondo i giudici, le affermazioni della donna costituivano «una violazione maligna dello spirito di tolleranza alla base della società democratica» e mettevano «in pericolo la pace religiosa».
All'opposto, la Cedu ha già legittimato in passato attacchi alle chiese e ai cristiani. Nel 2018, la Corte di Strasburgo aveva sostenuto che la provocazione blasfema delle femministe di Pussy Riots nel coro della cattedrale ortodossa di Mosca fosse protetta dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Come spiega l'Eclj (European centre for law and justice), l'avvocato delle Pussy Riots - ex collaboratore alla fondazione di George Soros - è poi divenuto un giudice della stessa Cedu. Sempre nel 2018, i giudici di Strasburgo avevano condannato la Lituania per aver punito delle pubblicità blasfeme raffiguranti Gesù e Maria.
Una cosa, in definitiva, è chiara. Alla Cedu c'è un buon numero di giudici che non solo fanno finta di non vedere i frutti dell'avversione al cristianesimo (chiese profanate e bruciate, statue e crocifissi distrutti, abbrutimento generale), ma che appoggiano loro stessi la cristianofobia.

DOSSIER "FEMEN"
Il delirio del femminismo

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 ottobre 2022

2 - CRISI ENERGETICA: 8 PUNTI PER CAPIRE PERCHE' NON ANDRA' TUTTO BENE
Riguardo il disastro che ci sta davanti per prima cosa dovremmo prendere atto della realtà, a partire dagli errori dei politici
Autore: Nicola Porro - Fonte: Il Giornale, 3 ottobre 2022

Riguardo la crisi energetica che stiamo vivendo per prima cosa dovremmo prendere atto della realtà. E non inseguire le follie del sogno «andrà tutto bene». Vi ricordate quelli che ballavano sui balconi all'inizio del Covid? Ecco. Guardando al comportamento dei politici nell'ultimo anno, c'è da rimanere imbarazzati dalla loro incapacità non tanto di avere una strategia (sarebbe chiedere troppo), ma di avere coscienza di ciò che avviene sotto il loro naso.

1. LA CRISI PRECEDE L'INVASIONE RUSSA DELL'UCRAINA
La crisi inizia a ottobre del 2021, ben prima dell'invasione russa. Il prezzo unico nazionale dell'energia in quel mese sale da 5 a 25. L'amministratore delegato dell'Enel, Starace, ad un forum a Cernobbio sostiene, prima di tutti, che ci sono anomalie nella formazione del prezzo dell'energia. Tutti fermi.

2. L'EUROPA NON HA FATTO NULLA PER EVITARE IL DISASTRO
Dall'inizio della guerra ucraina (24 febbraio 2022) ad oggi, l'Europa è stata appresso a velleitarismi di tutti i tipi. Non ha fatto nulla, ma quel che è più grave prometteva tetti e limiti al prezzo che non poteva realizzare: bastava leggere I promessi sposi e la rivolta dei fornai, che non avevano la bomba atomica contro il prezzo massimo imposto dal gran cancelliere Ferrer.

3. L'ITALIA NON PUO' FARCELA
L'Italia non ha bisogno di 29 miliardi di metri cubi, ma di 32 miliardi da trovare in sostituzione di quello russo che arriva a singhiozzo. E gli accordi fatti, meritevoli per carità, non stanno sostituendo l'insostituibile.

4. I PREZZI AUMENTANO CON IL CRESCERE DELLA DOMANDA
Anche un bambino sa che il prezzo dell'acqua aumenta se sei assetato, sei nel deserto e se il venditore è solo uno, mentre il resto sono miraggi. È la situazione in cui ci troviamo oggi: sostituite acqua con energia elettrica e il gioco è fatto.

5. LE FONTI RINNOVABILI NON GARANTISCONO QUELLO CHE CI SERVE
Con il fotovoltaico ci possiamo al massimo fare girare la pista delle macchinine, sempre che sia di giorno. L'Enel nei primi sei mesi ha prodotto 34 gigawatt dal solare, contro i 5.705 dall'idro, i 2.716 del geotermico e gli 8.282 del carbone: insomma, anche se decuplicassimo la produzione dei pannelli ci faremmo poco.

6. ANCHE LA FRANCIA CI CHIUDERA' I RUBINETTI
Il gas serve da solo (pensate ai forni), ma anche per fare energia elettrica. La Francia ha la metà delle centrali atomiche in manutenzione e difficilmente darà a noi ciò che serve a lei.

7. ALTRI CI PASSANO AVANTI
Due giorni fa, l'Eni non ha ricevuto neanche una molecola del gas. Il tubo (Nord Stream) che va in Germania era chiuso e i tedeschi possono prenderlo da uno più a sud, che passa per l'Austria e che incidentalmente serve anche l'Italia. Ciò che non è arrivato a noi, è giunto a loro?

8. MANCA IL GAS PER TUTTI
Le municipalizzate, perdonerete il gioco di parole, sono alla canna del gas. In una recente intervista, il numero uno della quotata Iren, Gianni Armani, ha ammesso che in genere la sua azienda aveva il 70% delle forniture di gas coperte da contratti, oggi è al 40. Manca il gas, per essere chiari, o nessuno si fida che nei prossimi mesi ce ne sia a sufficienza.

Il gas, per l'Europa, è come l'acqua nel deserto. Scordiamoci tetti e prezzi calmierati. Il venditore fa il mercato anche se quel venditore ci fa orrore: tanto orrore che però continuiamo a chiedergli in ginocchio di non ridurre le forniture fino a quando lo decidiamo noi. Sarebbe bello, ma il mondo, non solo quello economico, non funziona così. Quello governato da Greta, forse.
Purtroppo siamo arrivati al redde rationem. Abbiamo fisicamente meno gas di quanto ci serva. E quello che avremo costerà caro. Tra poco dovremmo scegliere come procedere al razionamento. Con i prezzi alle stelle, il mercato fa il suo corso: uccide chi ne consuma di più. Ilva (che ha già un debito monstre con l'Eni), cartiere, vetrerie, ceramiche e tra poco cementieri chiudono. Si dovrà decidere chi salvare. Con in testa una cosa ben precisa, tanto per non fare come ai tempi del Covid quando si brindava alle città deserte e alla riscoperta della natura: il livello energetico di un Paese è il primo indicatore della sua prosperità.

Fonte: Il Giornale, 3 ottobre 2022

3 - IDENTIKIT DI LORENZO FONTANA, NEOPRESIDENTE DELLA CAMERA
L'ex ministro della famiglia entra in Parlamento dalla porta principale e scatta la denigrazione della sinistra (perché è un cattolico che non si vergogna di esserlo)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 ottobre 2022

"Euroscettico, antiabortista, amante della famiglia tradizionale, turbo putiniano... sì, ma ha anche dei difetti". Tocca ricorrere alle battute che stanno circolando sui social per provare a sdrammatizzare la tragica situazione in cui Sinistra e mainstream italico si sono cacciati dopo l'elezione di Lorenzo Fontana a presidente della Camera.
Da ieri nel Pd è in atto il più grande "rosicamento" di fegato della sua storia. Che fare? Prenderli sul serio? Non è facile schiumare la rabbia dalla pentola quando ribolle col tenore dello striscione esposto da Alessandro Zan, esibitosi in un flash mob indecoroso nei confronti di quella che di lì a breve sarebbe diventata la terza più alta carica dello Stato definito "omofobo, misogino e pro Putin" salvo poi pretendere di diventare suo vice; e che dire di Vladimiro Guadagno in arte Luxuria? «Con Fontana l'ideologia omofoba ha il suo vincitore».
E così, mentre Letta addirittura parla di «parlamento sfregiato», i giornali si rincorrono in una biografia fotocopia, goffa e prevedibile. Omofobo e pro Putin, cattolico integralista: la fantasia dei giornali non va oltre. Salvo essere ridicola.
Repubblica vince il premio del grottesco e dell'obnubilamento: «Da ministro Fontana aveva proposto sgravi fiscali per le famiglie tradizionali con figli». Che affronto! A parte che la famiglia tradizionale non esiste, esiste semmai quella naturale fondata sul matrimonio, ma è forse disdicevole una politica che metta al centro la famiglia? Le vette della comicità, però, il quotidiano romano le tocca quando per cercare di dipingere il mostro che non è, a Fontana viene addirittura attribuita una oscura ed esoterica pratica religiosa: «Si dice che reciti 50 Ave Marie al giorno...». Pensate... addirittura... Eppure, i cattolici lo chiamano Rosario e non è per nulla una stravaganza, dato che con lui ci sono decine di milioni di cattolici nel mondo che lo dicono, solo che non faceva abbastanza "effetto medioevo"
chiamarlo così.

DOPO 20 ANNI LA SINISTRA PERDE IL CONTROLLO DELLA CAMERA
A Fontana si rimprovera il sostegno a Putin e di essere stato contrario alle sanzioni alla Russia, comunque molto prima che invadesse l'Ucraina. Peccato che il neo presidente della Camera non l'abbia mai incontrato né abbia fatto accordi commerciali con lui (a differenza di Letta e Gentiloni). Le poche interviste in cui lo cita sono di questo tenore: «Sono favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano registrato nel Paese». Basta questo per definirlo un agente del Kgb sotto copertura?
Un dato è certo, però, al di là di come si comporterà da terza carica dello Stato: l'elezione di Fontana rappresenta comunque una svolta. E il Pd lo sa. Dopo anni di Boldrini, Fico, un Fini addomesticato e Bertinotti, dopo 20 anni la Sinistra non ha il controllo della Camera. E questo dà fastidio.
Ma dà ancora più fastidio il fatto che Fontana abbia una visione cristiana della vita e della persona. Che parli di inverno demografico (ha scritto anche un libro con Ettore Gotti Tedeschi), che sia contro l'ideologia islamista, che nel corso della sua attività da europarlamentare si sia distinto contro la persecuzione dei cristiani nel mondo, e, difendendo e promuovendo la famiglia naturale dalle ideologie mortifere del gender, sia consapevole delle nostre radici.
 Ma soprattutto è un uomo di fede e che non nasconde nel privato il suo essere cristiano, come fanno invece i suoi colleghi cattodemocratici per i quali la fede non ha sbocchi nella vita pubblica. Tutto questo dà fastidio. E con la sua elezione allo scranno più alto della Camera entra in Parlamento dalla porta principale una visione cristiana della vita, dell'uomo e della società.
Certo, non bisogna però farne un santino, dall'altra parte il rischio è quello di considerarlo un "salvatore" della patria per un popolo, quello cattolico, orfano da tempo di "esempi" parlamentari e vittima di rapinatori e approfittatori che hanno preso l'autobus del voto cattolico per tradirlo. Dagli antichi greci in poi la tentazione dell'uomo politico (lo zòn politikòn) è quella di cedere alle debolezze e alle tentazioni. E a volte ai ricatti. Ciò non toglie che le sue posizioni sulla vita nascente, sulla famiglia e sull'educazione dei figli ricalchino quei principi non negoziabili che sono esiliati dal panorama politico. Dai frutti si giudicherà, per il momento c'è da prenderne nota con un anticipo di simpatia.

UNA VITA DI FEDE
Cercare di fare un identikit di Fontana risulta però rischioso, perché in politica, la fiducia va meritata con gli atti e da questo verrà giudicato.
Quel che è certo è che il suo privato, se proprio si vuole andare a scavare per cercare di capire chi sia, è fatto di una vita di fede. Una figlia e una moglie sposata dopo una richiesta di matrimonio tradizionale e "medievale" (in ginocchio in un ristorante, da vero cavaliere). [...]
Nel suo discorso inaugurale ha citato il beato Carlo Acutis ("tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie"), San Tomaso ("il male non è il contrario del bene, ma privazione del bene"). Ma la sua devozione per i santi, nel caso in cui Repubblica voglia dare un nome alle immagini di santi che stupita vede sui suoi social manco fossero alieni, vi diciamo che va da Santa Brigida a don Calabria (da buon veronese).
Da qualche anno, Fontana è anche un devotissimo del beato Rolando Rivi, il martire seminarista 14enne ucciso dai partigiani rossi sul finire della guerra. Anzi, la sua devozione - di questo la Bussola è testimone - è alla base della visita privata di Matteo Salvini al Santuario di San Valentino dove il martire riposa ed è venerato.
Fontana però è anche un uomo di grande cultura. Ha 3 lauree (Scienze politiche, Storia contemporanea e Filosofia) ed è in procinto di prenderne una quarta in teologia all'Angelicum. Se non avesse fatto politica avrebbe dedicato la sua vita all'insegnamento - dice alla Bussola chi lo conosce bene - e frequenta la Messa in latino, altrimenti detta Messa in forma straordinaria, forma rituale del Messale Romano con la quale si è pure sposato e che moltissimi fedeli vivono.
In politica, la sua attività da ministro della famiglia è stata breve e interrotta dal rimescolamento di carte post Papeete, ma ha un merito: aver iniziato il percorso che ha portato poi il governo Draghi ad approvare l'Assegno unico. La razionalizzazione della jungla di detrazioni, bonus e deduzioni, dentro un unico assegno maggiorato non di tipo welfare, ma strutturale, è partita con il suo ministero ed è stata portata a termine da Elena Bonetti nei due governi successivi.
Non c'è da farne un santino, ma nemmeno un demonio. Di sicuro, una svolta c'è stata.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 15 ottobre 2022

4 - IN OCCIDENTE VOGLIAMO SOLO UNA COSA: LE VACANZE
Amiamo solo la vita comoda e così ci si illude di avere la formula della vita migliore, una vita senza religione, senza verità, senza patrie, niente per cui uccidere o morire... e intanto l'Islam avanza
Fonte Società Domani, 4 settembre 2022

"La gente d'occidente vuole solo una cosa: vacanze. Come durante l'invasione russa (600.000 soldati del Patto di Varsavia) a Dieppe approdano navi di vacanzieri e auto private dirette verso sud, generando code interminabili: sono queste le divisioni dell'Occidente" scriveva Emil Cioran nel 1970, alla vigilia del fantastico trentennio di fine secolo XX, denso di futuro, di sviluppo, di spiagge agostane, di sapore di sale e di settimane bianche.
La gente di occidente ama la vita comoda, il lavoro è diventato una ordinaria maledizione da esorcizzare ogni fine settimana, ogni estate e, ad ogni festa liturgica cristiana, divenuta un alibi per fuggire dal tran tran, rinnovando l'esorcisma.
La foto di Tomas Hoepker, scattata mentre le Torri Gemelli bruciano e si afflosciano con il loro carico di vittime, è un eccellente sintesi del "come siamo diventati". Un gruppo di giovani sull'Est River, mentre le Torri Gemelle fumano, prendono il sole tranquilli e rilassati, minimamente interessati a capire quello che sta succedendo. Non gli interessa sapere perché alcuni giovani, come loro, si sono immolati per il loro dio, combattendo una guerra che è contro un modo di vivere che ritengono blasfemo, nemico dell'islam e loro avversario personale. Lo scatto, divenuto famoso, è di quelli che in una immagine condensano e riassumono un intero tratto di storia.
Le fiamme delle due Torri colpiscono ed illuminano, ma la gente d'occidente è troppo presa dal sole, dal mare, dal bel vivere, da una vita troppo dolce per essere disturbata da grandi verità, da un grande credo, da un grandioso passato e dal progetto di un futuro. La gente d'occidente ha scelto Brecht "beati i popoli che non hanno bisogno di eroi" e, aggiungiamo, di santi, di avventurieri, di grandi passioni definitive proiettate verso l'eterno, la gente d'occidente ha scelto, è tutto qui nel giro di orizzonte, e tutto qui va consumato.
L'11 settembre, l'Islam ha capito che non era il caso di compiere altri gesti eclatanti, altri massacri, sarebbero bastati atti contenuti e circoscritti, che portassero via poche vite umane alla volta. Come a Parigi, a Barcellona, a Londra, a Nizza. In modo che la gente d'occidente non si svegliasse dal sonno, predisposta com'è a non prendere niente sul serio, intenta com'è, a godersi la vita sul piano inclinato della negazione della fede cristiana e della negazione della ragione umana, che introducono alla negazione di ogni realtà e distinzione in un inebriante nichilismo.
Da quel settembre 2001, l'Islam ci osserva mentre mettiamo le nostre candeline al Bataclan (130 morti), sul luogo di Charlie Hebdo (20 morti, 22 feriti), ci sente intonare canti al lungomare di Nizza (86 morti, 458 feriti), portare gli orsacchiotti alla Rambla di Barcellona (16 morti). Hilarie Belloc annota "mentre ridiamo, siamo guardati da grandi e terribili volti. E su questi volti non c'è sorriso". Si potrebbero aggiungere le decine di migliaia di vittime cristiane trucidate, in tutto il mondo, per mano delle organizzazioni jhadiste. Chi si ricorda più dello sgozzamento di Theo Van Gogh o delle decine di personaggi che vivono blindati, nella libera Europa, perché condannati da una fatwa come Salman Rushdie?
Ogni volta l'islam guarda la nostra commozione, i nostri gesti pietosi verso noi stessi, ci vede in ginocchio e ci guarda rialzarci, asciugare le lacrime e andare avanti, ricominciare come se nulla fosse accaduto, fino alla prossima volta. Trincerati dietro la linea Maginot dei nostri irrinunciabili usi e costumi post cristiani, post moderni, nichilisti e spinellari. L'occidente si illude di avere la formula della vita migliore, una vita senza religione, senza dio, senza inferno né paradiso, senza verità, senza patrie ed appartenenze, senza nessuna identità da riconoscere, niente per uccidere o per morire, senza fastidiose coerenze, esageratamente moderati in tutto, pure nel vizio. Eccolo qui, ci siamo, è il nostro mondo, il mondo degli eterni giovani sull'Est River... mentre le torri fumano!

ARTICOLI su Islam
Clicca qui!

Fonte: Società Domani, 4 settembre 2022

5 - SULL'ASPORTAZIONE DEL SENO ALLE ADOLESCENTI, ANCHE IL NEW YORK TIMES HA QUALCHE DUBBIO
Altre notizie dal mondo gay: in Scozia metà dei carcerati cambia sesso dopo la condanna, negli USA un pedofilo riceve milioni di dollari perché non poté cambiare sesso in carcere, l'ultima trovata choc è l'asilo Lgbt
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 6 ottobre 2022

Chi l'avrebbe mai detto. Perfino il giornale più famoso del mondo, un vero e proprio faro globale per la cultura liberal e progressista, ovvero il New York Times, si sta accorgendo che qualcosa non torna, nella narrazione arcobaleno - ovviamente rose e fiori, su quanti prendono la strada del «cambiamento» - dei baby transgender. Questo almeno pare di capire vedendo il contenuto di More Trans Teens Are Choosing 'Top Surgery', un lungo articolo del 26 settembre a firma della reporter Azeen Ghorayshi che, sul suo profilo Twitter, ha detto di essersi voluta soffermare sugli adolescenti transgender che, in America, subiscono interventi chirurgici di asportazione del seno, per vedere ciò «con quale frequenza sta realmente accadendo, perché e quali possono essere i rischi».
In effetti, il suo servizio - pur non potendosi certo considerare critico verso le rivendicazioni Lgbt - contiene dei passaggi che, probabilmente per la prima volta sul celebre giornale della Grande Mela, quanto meno mettono in discussione certe visioni unilaterali sul tema. Anzitutto perché riporta un dato, che è quello degli interventi tra i minori di mastectomia vale a dire di asportazione chirurgica della mammella, presso il Kaiser Permanente Oakland Medical Center in California; ed è un dato impressionante dal momento che è passato dai cinque del 2013 al 70 del 2019, facendo segnare, in soli sei anni, una impennata del 1.300%. Non è finita.
Sempre l'articolo New York Times, poi, accenna ad un aspetto noto ai critici delle posizioni arcobaleno ma che è significativo che venga rimportato da una simile fonte, e cioè quello di «uno studio su 136 pazienti transgender di età compresa tra 13 e 25 anni, metà dei quali aveva subito un intervento chirurgico» importante ed apparentemente migliorativo della loro condizione, se non fosse che «la maggior parte dei pazienti è stata intervistata meno di due anni dopo l'intervento chirurgico e quasi il 30% non ha potuto essere contattato o rifiutato di partecipare». Un vuoto di conoscenze di non poco conto.
Anche perché, attenzione, non è affatto il solo. Ghorayshi segnala infatti, inoltre, che «pochi ricercatori hanno esaminato i cosiddetti detransitioners, vale a dire le persone che hanno interrotto o invertito i trattamenti di genere. A luglio, uno studio su 28 di questi adulti ha descritto un'ampia gamma di esperienze, con alcuni che provano un intenso rimpianto e altri che hanno un'identità di genere più fluida. Poiché così pochi studi hanno esaminato la detransizione». A seguire, non manca nell'articolo un riferimento al fatto che «molti medici chiedono ai giovani pazienti e ai loro genitori di fornire il consenso senza riconoscere le incognite» che accompagnano tali processi.
Naturalmente, l'impostazione generale dell'intervento uscito sul New York Times non è - né avrebbe potuto essere, a ben vedere, vista la collocazione ideologica della celebre testata - di bocciatura inappellabile e tout court delle istanze Lgbt sui minori; non siamo cioè, per capirci, a livelli dell'Economist, giornale sempre celebre ma a che da anni denuncia le derive ideologiche della medicina e della chirurgia gender sui bambini. Tuttavia, fa comunque impressione leggere che perfino il quotidiano riferimento della sinistra mondiale ammetta che solo «piccoli studi suggeriscono che la chirurgia per la rimozione del seno» migliori «il benessere degli adolescenti transgender, ma i dati sono scarsi».
Pur tra mille cautele, questo articolo ammette infatti che quello sui baby trans è un esperimento globale. Un esperimento del quale anche oggi «i dati sono scarsi» e che viene portato avanti sia per ragioni ideologiche, sia per motivi economici (gli interventi in questione costano, e costano pure parecchio). Ma se fosse tutto un enorme errore? Se domani ci si accorgesse - come già molte testimonianze di detransitioners lasciano intendere - che la medicina ha rovinato migliaia di giovani che andavano aiutati e non assecondati nel loro disagio di genere? Oggi, ed è questa la notizia più rilevante, neppure il New York Times esclude più un simile scenario.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

IN SCOZIA LA METÀ DEI PRIGIONIERI TRANS HA CAMBIATO SESSO DOPO LA CONDANNA
Le autorità hanno rivelato che in Scozia metà dei detenuti transgender ora presenti nelle carceri ha iniziato la transizione di genere dopo la condanna. Il servizio carcerario scozzese ha infatti dichiarato che su sedici detenuti trans, ben otto hanno iniziato la transizione mentre erano in custodia.
Il sistema carcerario ha inoltre rivelato che sei detenuti trans hanno condanne "attuali o precedenti" per reati sessuali. Siccome un numero imprecisato di uomini trans potrebbe essere presto trasferito nelle carceri femminili, queste rivelazioni hanno generato a nuove preoccupazioni riguardo all'attuale policy carceraria per i transgender.
Le autorità hanno però rifiutato di rivelare quante denunce erano state presentate dalle detenute contro i prigionieri trans da quando la nuova policy sui transgender è stata introdotta nel 2014.
(Provita & Famiglia, 11 ottobre 2022)

NEGLI STATI UNITI UN PEDOFILO RICEVE MILIONI DI DOLLARI DI RISARCIMENTO PERCHÉ NON POTÉ CAMBIARE SESSO IN CARCERE
In Idaho un violento molestatore sessuale di nome Edmo ha ricevuto più di 2,5 milioni di dollari di risarcimento per le spese legali dopo aver citato in giudizio lo stato per avergli rifiutato le "cure di transizione di genere" mentre era incarcerato per aver abusato sessualmente di un ragazzo di 15 anni.
Brady Summers, un uomo che ha frequentato Edmo per due anni, ha detto che lui non viveva da donna prima di andare in prigione e si era sempre presentato come un uomo gay mascolino.
Nel 2019, il governatore dell'Idaho Brad Little aveva condannato il tentativo di Edmo di assicurarsi il suo intervento chirurgico mentre era incarcerato, affermando che non gli sembrava giusto che i soldi dei contribuenti venissero usati per pagare l'operazione di transizione a un pedofilo, peraltro anche contro il parere dei medici.
La Corte ha però stabilito che i funzionari della prigione rifiutando la richiesta di intervento chirurgico di Edmo avevano violato l'ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta punizioni crudeli e insolite.
(Provita & Famiglia, 14 ottobre 2022)

L'ULTIMA TROVATA CHOC DELLA GERMANIA È L'ASILO LGBT
A Berlino «aprirà, il prossimo anno, un asilo arcobaleno". E non nel senso di colorato e variopinto. E' la notizia choc data due giorni fa dal quotidiano La Verità.
Un asilo, Kindergarten, «che sarà gestito principalmente da personale della comunità Lgbt». E che, scrive il giornalista Valerio Benedetti, «insegnerà ai bambini come far sbocciare il gay che è dentro di loro».
Sembra una battuta, ma pare proprio che sia questo l'intento dell'operazione pseudo educativa. Nell'asilo ci saranno, «dieci normalissimi libri per bambini, ma anche tre in cui un principi sposa un principe», avrebbe riferito Marcel de Groot, futuro responsabile della "scuola di rieducazione" alla rivista tedesca Bild.
Non si può non notare che c'è un lavaggio del cervello bello e buono, che con la scusa della tolleranza e dell'inclusione vuole promuovere certe tendenze sessuali e sfavorirne altre. Discriminazione dei bambini non gay? E come accertare le pulsioni intime in fanciulli di età 3-5 anni? E che dire dei maestri eterosessuali, scartati per principio?
A tutto ciò si aggiunga che parlare di sessualità a bambini molto piccoli va proprio nel senso della più volte denunciata iper-sessualizzazione della cultura e dell'adolescenza. E questa iper-sessualizzazione piace a chi vuole collegare bambini e sessualità, giovanissimi e desideri sessuali.
Non resta dunque che augurarci che le proteste seguite all'annuncio dell'apertura di questo asilo impediscano la nascita di un luogo che non sarebbe per tutti, ma solo per quei bambini che si trovano ad avere, purtroppo, dei genitori che mettono l'ideologia al posto dell'educazione.
(Fabrizio Cannone, Provita & Famiglia, 7 ottobre 2022)

DOSSIER "CAMBIO DI SESSO"
I danni irreversibili della transizione

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Provita & Famiglia, 6 ottobre 2022

6 - LE 3 LEZIONI DELL'ABOLIZIONE DELLA SENTENZA SULL'ABORTO ROE VS WADE
La vittoria non arriverà moderando il messaggio pro-life, ma anzi ribadendo sempre l'obiettivo finale: l'eliminazione totale dell'aborto
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 19 settembre 2022

Il movimento pro-vita ha celebrato con gioia la vittoria della soppressione della Roe v. Wade. La decisione è stata il frutto di decenni di duro lavoro per superare gli ostacoli che nel frattempo si erano frapposti sulla strada. Gli attivisti pro-life hanno dovuto mettere in discussione l'idea che l'aborto procurato fosse un "diritto consolidato" a cui non ci si poteva opporre, dovendo sfidare l'accusa ingannevole che la causa pro-vita fosse dalla parte sbagliata della storia. I gruppi locali hanno trasformato ogni clinica abortiva in un campo di battaglia morale dove gli attivisti hanno combattuto, pregato e spesso prevalso.
Tuttavia, gli abortisti radicali rappresentano posizioni sbagliate e perciò quindi facilmente identificabili come il nemico. Gli avversari più difficili sono quelli che potrebbero essere definiti i pro-vita radicalmente moderati, che chiedono costantemente di ammorbidire la posizione del movimento. Questi che compiacciono i liberal stanno sempre a guardare i sondaggi preoccupati di ciò che penserà la sinistra. Adoratori della coesistenza pacifica tra il bene e il male, costoro trasformano ogni mossa in un calcolo politico.
I radicalmente moderati si sono uniti agli irriducibili pro-vita per celebrare la vittoria di Dobbs (ndt, la sentenza della Corte Suprema che ha abrogato la precedente sentenza abortista Roe v. Wade). È stato facile rivendicare di aver contribuito alla vittoria, mentre la sinistra si ritirava in preda al disordine e alla rabbia.
Tuttavia, da allora la lotta si è inasprita. I pro-vita radicalmente moderati, soprattutto i politici senza spina dorsale, sono tornati alla loro posizione di default, chiedendo a gran voce moderazione e compromessi per attirare gli elettori alle elezioni di midterm. I media riportano che i repubblicani centristi stanno cercando di attenuare il loro messaggio per paura di un contraccolpo.
I radicalmente moderati tremano quando i sostenitori dell'aborto, ad esempio, affermano che le leggi che permettono l'aborto procurato sono necessarie perché altrimenti le madri che subiscono un aborto spontaneo saranno perseguite. I continui bombardamenti dei media liberali hanno l'effetto di far vacillare le inconsistenti convinzioni dei moderati radicali.
Così, i candidati radicalmente moderati affermano che è giunto il momento di adattarsi al cambiamento di umore. In realtà, detestano radicalmente qualsiasi accenno di apparire come radicali. Credono che la vigliaccheria dia risultati migliori rispetto al difendere fermamente i propri principi.
Come hanno dimenticato così facilmente le lezioni apprese durante il lungo regime della Roe v. Wade! Non è il momento di abbandonare una strategia vincente, ma di raddoppiarla e portarla avanti.
Ci sono tre lezioni importanti da ricordare in questa nuova fase della lotta antiabortista.

1) NON PERDERE MAI DI VISTA L'OBIETTIVO FINALE: L'ELIMINAZIONE TOTALE DELL'ABORTO
La prima lezione è di non perdere mai il focus. L'obiettivo finale del movimento pro-vita è sempre l'eliminazione totale dell'aborto, senza eccezioni. L'accettazione di qualsiasi compromesso al di fuori di questo obiettivo è un tradimento. È perfettamente morale e legittimo per gli attivisti lavorare in un crescendo in modo da scalfire il monolite dell'aborto procurato, purché abbiano la ferma intenzione di abolire dalla faccia della terra l'aborto e la mentalità che lo sostiene.
Nel corso degli anni, la posizione salda ha attirato i sostenitori alla causa, rifornendo di energia la sua base. La gente è molto più disposta a sostenere chi crede in modo deciso nei principi piuttosto di chi annacqua le cose fino a ridurle quasi a zero. Questo obiettivo porta in sé la difesa della moralità cristiana che impedisce un comportamento immorale, il quale porta all'aborto. Ogni volta che il movimento pro-vita è stato in crisi, è sempre tornato alle sue radici e si è rivitalizzato abbracciando espressioni più coerenti, logiche e potenti circa le sue posizioni.
In questo senso, il movimento ha sempre sfidato gli obiettanti moderati, ottenendo risultati sorprendenti sotto forma di leggi e cliniche abortiste chiuse. Con la loro fermezza, gli attivisti pro-life hanno anche frustrato la sinistra, costringendola a combattere sul campo di battaglia morale, dove hanno sempre perso.
Con la decisione di Dobbs, l'attenzione non deve cambiare, ma solo diventare più acuta. L'obiettivo rimane lo stesso. La vittoria non arriverà moderando il messaggio pro-life, ma trovando modi più potenti per difendere la causa.

2) NON PREOCCUPARSI DI CIÒ CHE PENSANO GLI ALTRI
La seconda lezione è che gli attivisti pro-life non devono preoccuparsi di ciò che i liberal pensano di loro. La loro preoccupazione deve essere esclusivamente quella di fare ciò che è morale e giusto, anche se impopolare. Se il mondo guarda con sospetto a questi nobili sforzi, il problema è del mondo, non loro. Questa strategia ha sempre caratterizzato la lotta pro-vita.
Perciò, questo lavoro deve essere fatto apertamente, senza vergogna e con entusiasmo. Gli attivisti pro-vita non devono temere di apparire in pubblica piazza, su un marciapiede solitario o nelle legislature statali. Non devono dare un'importanza esagerata alle elezioni o ai sondaggi. Non devono avere paura di dire la verità sull'aborto a chiunque, in qualsiasi momento o luogo.
Questo atteggiamento non significa che il movimento pro-vita debba ignorare l'opinione pubblica su questo tema. Anzi, gli attivisti devono prestare attenzione al dibattito per cambiare in meglio il modo di pensare dell'opinione pubblica. Tuttavia, devono evitare di lasciare che siano le opinioni sbagliate dei liberal e dei radicalmente moderati a dettare le loro azioni.
Non preoccuparsi di ciò che pensa la sinistra porta a tattiche e strategie creative che ostacolano la potente industria dell'aborto. Nel cercare modi per bloccare l'industria dell'aborto, gli attivisti devono cercare ciò che Cristo ha lodato come essendo l'innocenza della colomba e l'astuzia del serpente. Questo atteggiamento libera dalle illusioni delle opinioni liberal e apre la strada alle imprese audaci che hanno aperto la strada alla vittoria di Dobbs.
I radicalmente moderati pro-vita soffocano l'azione efficace facendosi guidare da ciò che immaginano che gli altri pensino e così prendono la strada della sconfitta.

3) IL NEMICO NON È CAMBIATO
La terza lezione fondamentale è che il nemico pro-aborto non è cambiato. Il suo obiettivo di distruggere la morale e l'ordine cristiano rimane lo stesso. I suoi attivisti non saranno mai soddisfatti finché la società non permetterà la totale gratificazione di tutti i desideri sessuali proibiti dalla morale cristiana. L'aborto, a causa della sua natura radicale, è inevitabilmente legato a tutte le lettere della formulazione LGBTQ+.
I pro-abortisti possono truccare l'aborto come "diritti riproduttivi" o "assistenza sanitaria alle donne". Tuttavia, il bersaglio da colpire è la morale naturale e cristiana, che frena le passioni umane disordinate. Il movimento abortista non si fermerà davanti a nulla per ottenere questo obiettivo radicale. Per questo motivo, i suoi estremisti cercano di giustificare l'aborto fino alla nascita, di vendere parti del corpo dei nascituri e di eseguire aborti in fabbriche di morte simili a quelle di Gosnell (medico e serial killer americano che ha praticato aborti nella sua clinica di West Philadelphia, è stato condannato per l'omicidio di tre neonati nati vivi dopo aver usato farmaci per indurre il parto, per omicidio colposo in relazione alla morte di una donna durante una procedura di aborto e per diversi altri crimini legati alla medicina).
Dopo la sentenza Dobbs, la parte favorevole all'aborto si è solo radicalizzata e ha raddoppiato la sua scommessa. In effetti, i promotori dell'aborto rappresentano un bersaglio migliore da attaccare, poiché ora mostrano sfacciatamente i loro lati più oscuri. Mostrare gli obiettivi pro-aborto in tutto il loro orrore deve essere una priorità. La diffusione costante degli aspetti religiosi e morali del dibattito - a voce alta e chiara - è fondamentale.
I radicalmente moderati pro-vita non si pronunciano mai affinché i pro-aborto moderino le loro richieste. Pensano erroneamente che essere gentili con il male possa suscitare simpatia. I moderati stanno ora inviando un pasticciato messaggio "morbido" sull'aborto che può solo danneggiare le elezioni di midterm.
È meglio ricordare le lezioni della lotta antiabortista. Chi si appassiona alla propria causa cambia il corso della storia contro ogni previsione e coloro che confidano in Dio saranno sempre dalla parte vincente della storia.
Questa preghiera e questa azione mirata e appassionata hanno rovesciato la Roe v. Wade, non i consigli cedevoli di quei moderati che non vogliono rischiare tutto. No, non è il momento di cambiare rotta.

DOSSIER "ABOLITO IL DIRITTO ALL'ABORTO"
La Corte Suprema USA annulla la Roe vs Wade

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 19 settembre 2022

7 - MORTO IL GESUITA TEDESCO CHE HA SMONTATO PER SEMPRE LA LEGGENDA NERA SU PAPA PIO XII
A chi diceva che il papa era amico di Hitler, Padre Gumpel dimostrò invece che migliaia di ebrei furono salvati proprio grazie all’opera del Pastore Angelico
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14 ottobre 2022

Il 12 ottobre è morto padre Peter Gumpel, gesuita tedesco di 98 anni (ne avrebbe compiuti 99 il 15 novembre). Gumpel è noto in particolare per aver potuto accedere, fin dal 1965, alla documentazione sul pontificato di Pio XII contenuta nell'Archivio Segreto Vaticano (l'odierno Archivio Apostolico) e aver così contribuito a smontare, insieme ad altri storici, le leggende nere che circolavano su papa Pacelli.
Leggende che avevano raggiunto il culmine nel ‘63, attraverso la rappresentazione teatrale Il Vicario del drammaturgo Rolf Hochhuth, che accusava il Pastore Angelico di essere rimasto passivo e indifferente di fronte al genocidio compiuto dai nazisti. Una "tesi teatrale" che fa a pugni con la realtà di un pontefice, quale Pio XII, che mise in piedi un'opera capillare per offrire rifugio, nutrimento e salvezza a migliaia di ebrei. Eppure, la suddetta tesi non è mai scomparsa dalla propaganda anticattolica, di cui lo stesso padre Gumpel, come testimoniava, faceva esperienza nel suo lavoro di storico.
La Nuova Bussola ha intervistato don Nicola Bux, che ha conosciuto personalmente il gesuita tedesco.

Don Bux, ci può tratteggiare innanzitutto la figura di padre Gumpel?

Apparteneva a una famiglia nobile tedesca, che fu perseguitata sotto il governo nazista a causa delle sue origini ebraiche e costretta a emigrare. Il suo ruolo di storico ha avuto risalto, essenzialmente, per i suoi lavori di ricerca e di acclaramento della verità sulla figura di Pio XII. Era già noto ai tempi di Paolo VI, perché fu allora che si approfondirono le ricerche su Pacelli. Papa Montini stimava molto Pio XII (con il quale aveva lavorato quando era Sostituto alla Segreteria di Stato) e perciò volle che si pubblicassero documenti per attestare l'opera di Pacelli durante la guerra. Al Concilio Vaticano II lo stesso Paolo VI chiese che fosse avviata contemporaneamente la causa di beatificazione sia di Giovanni XXIII che di Pio XII. Poi, sotto Benedetto XVI, la postulazione della causa di Pacelli è stata affidata ai gesuiti, anche perché i gesuiti sono stati consiglieri di Pio XII, che si avvaleva molto del loro aiuto. Faccio notare che già due mesi dopo la sua morte era stata pubblicata la prima preghiera per chiedere la sua beatificazione: Pio XII morì infatti il 9 ottobre 1958 e già l'8 dicembre di quell'anno veniva dato l'imprimatur a un suo santino.

Che ruolo ha avuto padre Gumpel nella causa?
Padre Gumpel, in particolare, è stato il relatore della causa di beatificazione di Pio XII per trent'anni, dal 1983 al 2013. In quell'arco temporale, nel 2009, la Chiesa ha riconosciuto le virtù eroiche di papa Pacelli, che è quindi stato proclamato venerabile da Benedetto XVI. Papa Ratzinger si è servito fino alla fine della collaborazione di padre Gumpel, per fugare l'ultimo dubbio che pesava sul processo di beatificazione, e cioè se Pio XII avesse fatto tutto il possibile per aiutare e salvare gli ebrei. Gumpel, appunto, fugò con grande perizia gli ultimi dubbi in merito. Tra l'altro, incontrò il leader di un gruppo di circa 800 rabbini ebrei ortodossi nordamericani che gli diede una dichiarazione scritta in cui spiegava che gli ebrei ortodossi non erano d'accordo con quei fratelli nella fede che si intromettono nelle questioni interne della Chiesa. È noto che sulla vicenda di Pio XII hanno pesato condizionamenti politici di parte, che hanno rallentato l'iter per la beatificazione, ma che padre Gumpel riuscì bene a "dribblare" con la forza della documentazione storica, che attesta il comportamento esemplare del Santo Padre.

Padre Gumpel si rammaricava per il fatto che ci fossero personaggi noti, anche in ambienti cattolici, che non sostenevano la beatificazione di Pio XII.
Sì, io ho avuto modo di conoscerlo e di parlare con lui, quando era ancora in forze. Poi negli ultimi anni è stato ricoverato in infermeria e quindi non ha più seguito la postulazione, anche perché la causa - raggiunto il grado della venerabilità - attende solo il riconoscimento di un miracolo per la beatificazione e poi di un altro per la canonizzazione.

Lui supervisionò la positio sulle virtù di Pio XII, un lavoro di tremila pagine.
Certamente è un lavoro in cui ha avuto un grande ruolo, e si è avvalso di tanti collaboratori. Padre Gumpel era convintissimo della santità di papa Pacelli. Un'altra grande figura nella causa è stato il postulatore padre Paolo Molinari (†2014). Dopo la morte di Molinari, che faceva seguito a quella dello storico gesuita Pierre Blet (†2009) - uno dei quattro autori della monumentale opera in francese "Atti e documenti della Santa Sede relativi al periodo della Seconda Guerra Mondiale" - padre Gumpel era diventato una sorta di ultima memoria storica di Pio XII e dell'epoca in cui l'Archivio Vaticano sul suo pontificato (aperto dal 2020) era inaccessibile ai più. Come dicevo, fu Paolo VI che fece pubblicare quella documentazione sul periodo della guerra, per chiarire ulteriormente il ruolo di Pio XII.

Ci può fare qualche esempio di ritrovamento storico illustrato da padre Gumpel?
Lui ha fatto parecchie scoperte. Ma una che vorrei indicare, visto anche il 60° anniversario dal suo inizio, è quella sulla convocazione del Concilio ecumenico. Molti non sanno che Pio XII avrebbe voluto riprendere il Concilio Vaticano I che era stato interrotto a seguito della Presa di Roma. Con Pio XI non fu possibile concretizzare la cosa, per le contingenze storiche. Pio XII aveva ripreso il piano di convocazione del Concilio; a volte è stato detto che egli non l'abbia convocato perché si sentiva anziano: nel 1951 aveva 75 anni, con alle spalle le fatiche dell'Anno Santo (1950). Poi iniziarono a manifestarsi nel Santo Padre i prodromi della grave malattia che lo afflisse, come scriveva lo stesso Gumpel, e che nel ‘54 fecero seriamente temere per la sua vita. Ma questi non erano gli unici fattori, ce ne furono altri, che fanno capire perché Pio XII non abbia, per prudenza, convocato il Concilio: Pacelli sapeva bene che un eventuale Concilio - per le materie gravi da trattare, per i tempi e le divergenze di allora - si sarebbe protratto per un po' di anni. E quindi lui era convinto che in quell'epoca - siamo all'inizio degli anni Cinquanta, con la Cortina di ferro e l'impedimento per molti vescovi dell'Europa orientale - non ci fossero le condizioni per una convocazione conciliare. Comunque, come sappiamo, e questo Gumpel lo mette bene in evidenza, il magistero di Pio XII ha avuto un'influenza considerevole sul Vaticano II, al punto che è la fonte più citata nei documenti conciliari. A proposito vorrei fare una riflessione.

Quale?
Se ci sarà la beatificazione di Pio XII si ricomporrà forse quella "rottura" tra Chiesa preconciliare e postconciliare, menzionata da Benedetto XVI nel celebre discorso del 2005 sulla necessità di un'ermeneutica della continuità. Il fatto che Benedetto XVI abbia contribuito a rilanciare la causa di Pio XII con la dichiarazione sull'eroicità delle virtù, e quindi la venerabilità, dimostra che l'ermeneutica della continuità ha bisogno di un segnale. Pio XII ha collaborato tanto con i gesuiti e spero che ora che c'è un Papa gesuita possa arrivare questo segnale.

Dagli studi di Gumpel è emersa anche la vicenda della religiosa addetta al governo dell'appartamento di Pio XII, la tedesca suor Pascalina Lehnert, che durante il conflitto coordinò - su incarico del Santo Padre - l'accoglienza degli ebrei in diversi monasteri e lei stessa andava in giro per Roma alla guida di un furgone, distribuendo cibo e vestiti.
Sì, oltre che nelle ricerche di padre Gumpel, questo è un aspetto ben documentato da Dominiek Oversteyns, della Famiglia spirituale "L'Opera", che a Boccea (Roma) ha creato un piccolo museo, allestito grazie al contributo della stessa suor Pascalina. La cosa che impressiona quando si visita quel museo sono le scarpe - bucate nella suola - di Pio XII, che lui non faceva riparare per devolvere il più possibile ai bisognosi. Durante la guerra non faceva accendere i caloriferi in Vaticano, per solidarietà con le tante famiglie che stavano al freddo. La carità di quest'uomo, papa Pacelli, è stata grande, ma mai sbandierata. Sempre Oversteyns ha fatto una mole imponente di ricerche sulle famiglie ebraiche, raccolte su un sito Internet, in cui censisce tutti gli interventi fatti da Pio XII in favore degli ebrei a Roma.
Nel 2021 è stato anche pubblicato il libro di Johan Ickx (Pio XII e gli ebrei), che da decenni lavora negli archivi della Santa Sede. Non so in che modo abbiano collaborato Gumpel e Ickx, ma quest'ultimo, nel volume, inserisce nei ringraziamenti il gesuita tedesco. In questo libro si descrive tra l'altro la storia del bureau, l'apposito ufficio creato da Pio XII per aiutare gli ebrei.

Ickx ha contato - nell'archivio della Seconda Sezione della Segreteria di Stato - 2800 richieste di aiuto, relative a circa cinquemila persone. E spiega che si tratta di cifre che potrebbero un giorno essere riviste al rialzo...
Esatto. Perciò risultano avvilenti i tentativi da parte di certa pubblicistica anticattolica di dipingere Pacelli come "il Papa di Hitler", quando invece i nazisti, come spiegava padre Gumpel sulla base dei documenti dell'epoca, odiavano Pio XII. E tra i fedeli la devozione è molto viva. L'attuale postulatore generale dei gesuiti, padre Pascual Cebollada, mi ha detto che ogni giorno giungono alla postulazione richieste da tutto il mondo di santini di Pio XII (con le preghiere per impetrarne la beatificazione), a conferma della sua fama di santità.

Nota di BastaBugie: per approfondire la figura di Papa Pio XII si può leggere una sua breve, ma incisiva biografia cliccando nel sottostante link.

PIO XII: IL PAPA AMICO DEGLI EBREI CHE SI OPPOSE AD HITLER
Il suo motto fu: ''Opus iustitiae pax'' (la pace è l'opera della giustizia)
Giano Colli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1065

DOSSIER "PERSONE FAMOSE"
Decedute dal 2020 in poi

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14 ottobre 2022

8 - OMELIA XXX DOMENICA T. ORD. - ANNO C (Lc 18,9-14)
Chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La scorsa domenica abbiamo riflettuto sulla necessità di pregare sempre senza stancarci mai. Ora meditiamo su come dovrà essere la nostra preghiera per risultare particolarmente gradita al Cuore di Gesù. Le letture di oggi ci insegnano che, prima di tutto, la nostra preghiera dovrà essere umile. Il Libro del Siracide afferma con chiarezza: «La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata; non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto» (35,17-18). Per povero si intende l'umile di cuore che ripone la sua speranza non in se stesso ma in Dio.
Oltre a questa povertà di spirito, la prima lettura ci insegna che dobbiamo usare la carità verso il prossimo per trovare la benevolenza di Dio. Il testo, infatti, afferma: «Chi [...] soccorre [la vedova] è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi» (Sir 35,20). A quei tempi la condizione della vedova, come pure quella dell'orfano, era molto difficile. Per questo motivo, aiutare l'orfano e la vedova era considerato un grande gesto di carità. Queste parole ci insegnano che se vogliamo essere esauditi da Dio, a nostra volta, dobbiamo esaudire la supplica di chi è nel bisogno. Se, al contrario, chiudiamo il nostro cuore di fronte a queste situazioni, come possiamo pretendere di essere ascoltati da Dio?
Si racconta che sant'Anselmo era sempre molto caritatevole verso i poveri e, a chi gli diceva che era fin troppo buono, egli rispondeva: «Ascolto sempre quelli che mi domandano qualcosa, nella speranza che anche Dio esaudisca sempre le mie preghiere».
Ecco dunque un modo molto concreto per migliorare nella nostra preghiera e per essere esauditi facilmente da Dio: essere umili e caritatevoli.
Ma è soprattutto il Vangelo che ci insegna la necessità di essere umili. Il brano di oggi ci presenta la scena di due uomini che andavano a pregare al tempio. Uno era fariseo, l'altro pubblicano. Il fariseo era molto superbo, era pieno di sé, come diremmo noi. Si sentiva perfetto nell'osservanza della legge mosaica e guardava con disprezzo gli altri uomini che, secondo lui, erano ladri, ingiusti e adulteri. Soprattutto disprezzava quel pubblicano che era salito con lui al tempio. I pubblicani erano considerati peccatori della più infima specie. Essi erano scesi a compromesso con l'odiato potere straniero e riscuotevano per esso le tasse, ricorrendo a raggiri e frodi per estorcere denaro a suo favore. Come minimo, si diceva che un pubblicano era un uomo senza onore e senza morale.
Il pubblicano della parabola si sentiva fortemente peccatore di fronte a Dio, rimaneva in fondo al tempio, non osava neppure alzare lo sguardo e ripeteva: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18,13). Ebbene, conclude Gesù: «Questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18,14).
Per essere ascoltati da Dio, la preghiera del pubblicano – «O Dio, abbi pietà di me peccatore» – deve diventare anche la nostra preghiera. Purtroppo lo spirito farisaico è ancora oggi più vivo che mai. Tante volte ci si sente a posto, ci si ritiene dei buoni cristiani per il solo fatto di andare alla Messa di domenica e di fare un po' di volontariato. Ma non ci si accorge, o meglio, non ci si vuole accorgere, dei molti peccati che gravano sulla nostra coscienza. Non si pensa che, agli occhi di Dio, buon cristiano è colui che riconosce le proprie colpe e le confessa con dolore. Senza questa umiltà nulla piace a Dio.
Chiediamo alla Vergine Maria, l'umile Ancella del Signore, che ci doni questa disposizione interiore così importante. Preghiamola che ci stia sempre vicina e che non ci lasci neppure un istante. Con il suo aiuto riusciremo ad essere dei buoni cristiani.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

Stampa ArticoloStampa


BastaBugie è una selezione di articoli per difendersi dalle bugie della cultura dominante: televisioni, giornali, internet, scuola, ecc. Non dipendiamo da partiti politici, né da lobby di potere. Soltanto vogliamo pensare con la nostra testa, senza paraocchi e senza pregiudizi! I titoli di tutti gli articoli sono redazionali, cioè ideati dalla redazione di BastaBugie per rendere più semplice e immediata la comprensione dell'argomento trattato. Possono essere copiati, ma è necessario citare BastaBugie come fonte. Il materiale che si trova in questo sito è pubblicato senza fini di lucro e a solo scopo di studio, commento didattico e ricerca. Eventuali violazioni di copyright segnalate dagli aventi diritto saranno celermente rimosse.