BastaBugie n�794 del 09 novembre 2022

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1 LA PRIMA VOLTA DELLA NATO FUORI DALL'EUROPA FU UN DISASTRO
Solo dopo vent'anni la Nato si è resa conto delle difficoltà di imporre dall'esterno un governo al Paese
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
2 L'ATTRICE PIU' BELLA DEL SECOLO... SI FECE SUORA
Stella della Belle époque, ballerina, cortigiana, scrittrice, divorziata, bisex poi addirittura principessa, ma sulla sua strada, alla fine, trovò Dio
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
3 COME HOLLYWOOD CI IMPONE IL PENSIERO UNICO
Forse non ci rendiamo conto di quanto film, telefilm e fiction incidano sul costume e sulle mentalità (VIDEO: intervista ai produttori di Unplanned)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
4 LA CORRETTA TRADUZIONE DEL PADRE NOSTRO E I VANGELI DA RETRODATARE
L'abbé Jean Carmignac affermava che l'insegnamento di Gesù fosse stato messo per iscritto quando ancora era in terra o poco dopo l'Ascensione, ma trovò gli ostacoli dei modernisti e da allora... (VIDEO: la corretta traduzione del Padre Nostro)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA SOLUZIONE VERA PER LA CRISI DELLA SCUOLA
Dopo il '68 la scuola è degenerata ed esiste una sola strada per risolvere la situazione
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
6 L'ODIO PER I CATTOLICI ALLE ORIGINI DEGLI USA
La maggioranza WASP (White, Anglo-Sassone, Protestante) ha ostracizzato per molto tempo il cattolicesimo, ma poi lentamente e inesorabilmente questo si è fatto strada
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone
7 L'ULTIMO MIRACOLO DI PADRE PIO
Il famoso attore americano Shia LaBoeuf si è convertito al cattolicesimo a furia di interpretare Padre Pio in un film hollywoodiano di prossima uscita
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro
8 OMELIA XXXIII DOMENICA T.ORD. - ANNO C (Lc 21,5-19)
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - LA PRIMA VOLTA DELLA NATO FUORI DALL'EUROPA FU UN DISASTRO
Solo dopo vent'anni la Nato si è resa conto delle difficoltà di imporre dall'esterno un governo al Paese
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 10 ottobre 2022

La prima volta della Nato fuori dall'Europa fu in Afghanistan. A guida Usa, come sempre, ci mise vent'anni (2001-2021) a rendersi conto delle «difficoltà di imporre dall'esterno un governo al Paese, così come quella di contrastare efficacemente i talebani, ora nuovamente al potere dopo avere schiacciato la resistenza di ciò che rimaneva dell'esercito regolare afghano, formato e armato dagli Stati Uniti e finanziato con miliardi di dollari».
Chi scrive così è lo storico Alberto Rosselli nella sua ultima fatica: Afghanistan, eterno crocevia di interessi e guerre (ed. Archivio Storia). Di Rosselli ho letto quasi tutto, anche perché ama puntare i riflettori su angoli importanti ma trascurati dagli storici mainstream, come la guerra tra le colonie inglesi e tedesche in Africa durante il Primo conflitto mondiale, la resistenza armata dei baltici ai sovietici negli anni Cinquanta eccetera. Altro pregio di Rosselli, la sintesi. In un tempo e ambiente in cui è difficile trovare qualcuno che per dirti che ore sono non impieghi dieci pagine è davvero tanto.
Il famoso Grande Gioco afghano di Kipling (citato nel romanzo Kim ma coniato dall'inglese Arthur Connolly nel 1829: The Great Game o Tournament of Shadows, ripreso come titolo da un recente film su Sherlock Holmes), cominciato dai soliti inglesi contro i russi e ripreso dagli americani dopo le Twin Towers è finito come era iniziato. Anzi, peggio. Scrive Andrew Watkins, analista senior presso l'International Crisi Group: «L'accordo di Doha del 2020 ha permesso ai talebani una vantaggiosa tregua di ben un anno, consentendo alle loro milizie di pianificare l'intera occupazione del Paese, eliminando sbrigativamente ogni oppositore senza il timore dei bombardamenti americani: facilitazioni che hanno consentito loro di sbaragliare le ultime resistenze delle forze governative ed occupare facilmente la capitale Kabul senza colpo ferire».
I talebani, messo in fuga il presidente Ashraf Ghani e piazzato al suo posto il mullah Abdul Ghani Baradar («rilasciato tre anni fa da un carcere pakistano su espressa richiesta degli Stati Uniti»), hanno ri-proclamato l'Emirato Islamico. I talebani, malgrado gli accordi di Doha, «hanno continuato a dare ospitalità a gruppi ultra-fondamentalisti islamici». Addirittura mentre gli americani se ne andavano: «Un attentato all'aeroporto, poi rivendicato dall'Isis, causò la morte di oltre 170 persone e di 13 membri dell'esercito statunitense impegnati a controllare i documenti». Baradar fu tra i fondatori del movimento talebano, ma chi comanda davvero è suo cognato, il mullah Hibatullah Akhundzada. Il famoso papavero da oppio, «vitale per il governo dei talebani»? È sempre lì, anzi pare aumentato e non di poco: «3600 tonnellate nel 2010». I campi? Mai bombardati.
Nessuno è mai riuscito a restare in quel posto di rocce e polvere e sassi senza uscirne con le ossa rotte. E se non fosse per la posizione geografica che ne fa un crocevia strategico non avrebbe tutta la considerazione che ha sempre avuto. È «costituito principalmente da montagne e steppe abitate da tribù da sempre ostili a qualsiasi tentativo teso ad imporre il controllo di un'autorità centrale. Sono gruppi etnici dediti a lotte di potere intestine, continui cambi di regime, tradimenti, assassinii e guerre civili». Ha un «tasso di natalità elevatissimo, in assoluto uno dei maggiori del mondo», compensato da un'aspettativa di vita alla nascita di 47,2 anni. Be', il resto leggetelo nel libro, val la pena.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 10 ottobre 2022

2 - L'ATTRICE PIU' BELLA DEL SECOLO... SI FECE SUORA
Stella della Belle époque, ballerina, cortigiana, scrittrice, divorziata, bisex poi addirittura principessa, ma sulla sua strada, alla fine, trovò Dio
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, giugno 2022 (n. 218)

Una virtù che san Tommaso ammirava era la magnanimità. Che non va confusa con la liberalità. La magnanimità - letteralmente: animo grande - ce l'hanno, attenzione, anche i cattivi. Infatti, c'è differenza tra un ladro di polli e un rapinatore seriale e a mano armata di banche. Cioè, si può essere piccini anche nel male, ma un gran cattivo che si converte, diventa un grande santo. Pensiamo a san Paolo o a sant'Agostino, nonché a tutta una serie di santi che, liberati dai «sette demoni», si tramutano nella Maddalena. Lo capì bene il Manzoni, che piazzò nel suo capolavoro due grandi convertiti (fra Cristoforo e l'Innominato). A proposito di Maddalena, questa santa ebbe seguaci nella Belle époque, che era anche la puritana Età vittoriana, quando lo scandalo era vero e planetario. E una donna che vi si dedicava aveva cento volte più coraggio e grinta delle moderne attricette da TikTok. In questo spazio che occupo da più di vent'anni, ho dato conto di alcune di loro, non vi resta che spulciare la raccolta de Il Kattolico. Troverete Éve Lavallière, regina della Comédie Française, che finì in clausura. O la baronessa Alessandra Di Rudinì, l'amante di Gabriele D'Annunzio, che terminò i suoi giorni in convento; figlia di primo ministro, sposata con prole, incurante dello scalpore suscitato dalla sua, chiamiamola così, trasgressione. O Ida Rubinstein, danzatrice idolatrata che non esitava a esibirsi nuda e pure lei ninfa del Vate: convertita, fece perdere le sue tracce in un monastero.

IL PRIMO DIVORZIO
Oggi parlerò di una di queste donne turbolente, una di quelle che, all'epoca, facevano girare la testa a capi di Stato, magnati, membri dell'alta nobiltà, non pochi dei quali arrivavano a farsi saltare le cervella perché non potevano ottenerne le grazie o perché, una volta ottenutele, si accorgevano di doverle condividere. Il personaggio di cui oggi parleremo fu definita dai contemporanei «la donna più bella del secolo». Infatti, a tenere banco e scena era la sua rivalità con la famosa Bella Otero, l'altra miss universo che con le sue danze conturbanti vietava il sonno a legioni di uomini di ogni rango. Si chiamava Liane de Pougy e, se possibile, il suo scandalo era il più scandaloso di tutti perché andava a letto non solo con gli uomini ma pure con le donne. Et en plein air. Il suo vero nome era Anne-Marie-Olympe Chassaigne, francese nata a La Flèche, nella regione della Loira, nel 1869. Suo padre era un ufficiale dell'Armée e sua madre una nobildonna. Lei fu messa a studiare nel collegio che i gesuiti tenevano a St-Anne-d'Auray, luogo caro alla fede perché teatro, due secoli prima, dell'unica apparizione riconosciuta di sant'Anna, la madre della Madonna. Aveva sedici anni quando andò in sposa al tenente di vascello Henri Pourpre, dal quale ebbe l'unico figlio, Marc. Quest'ultimo divenne pilota da caccia e cadde nel primo anno della Grande guerra. Il marito si rivelò un uomo violento e manesco. Lei, pare, non tardò a cornificarlo e si beccò pure una pistolettata quando lui la sorprese con l'amante. Il malmatrimonio durò solo due anni. Lei andò a Parigi e chiese il divorzio, gettando nella costernazione i suoi cattolicissimi genitori. Che ancora. Però, non avevano visto niente.

STRAGI DI CUORI E SUCCESSO
Nella capitale, lei non tardò ad affascinare Henri Meilhac, un affermato autore teatrale che le procurò un ingaggio addirittura al Folies Bergère, il famosissimo e trasgressivo music-hall ancor oggi esistente. Lui le pagò le lezioni di recitazione e danza con la celebre Madame Mariquita, una coreografa di origine algerina che, essendo una trovatella, rimase nota col solo nome d'arte («mariquita»: «coccinella» in spagnolo). Così, la giovane Anne-Marie divenne Liane de Pougy, ballerina di cabaret. Non tardò a essere notata da Émilie-Louise Delabigne, vero nome della contessa Valtesse de La Bigne, una cortigiana d'alto bordo che la introdusse nel bel mondo parigino e le insegnò tutti i trucchi per alzare il suo prezzo. In breve Liane poté annoverare tra i suoi ammiratori (eufemismo) nomi come Maurice de Rothschild, l'inglese lord Carnarvon, il polacco conte Roman Potocki. Fu il celebre Edmond de Goncourt a lanciare la definizione «la donna più bella del secolo». Liane divenne molto ricca a furia di regali, anche perché, come anticipato, si concedeva a entrambi i sessi. Arrivò a possedere un intero palazzo nel centro di Parigi, una residenza estiva in Bretagna e una suite riservata al Carlton di Losanna, in Svizzera. Anche il mondo culturale se la contendeva. Max Jacob, per dirne uno, era solito passare le vacanze da lei.
Storie saffiche e scandali
Sì, perché Liane de Pougy aveva un talento anche per la scrittura e scriveva romanzi e commedie. Spudorati. Ecco un paio di titoli: Idillio saffico e Le sensazioni della signorina de La Bringue. Nel 1899 in tale veste fece la conoscenza della scrittrice americana Natalie Clifford Barney, e le due divennero amanti coram populo. La loro relazione riempì le cronache mondane per qualche tempo, poi l'americana si stufò, non essendo portata per la monogamia. Liane mise tutta la loro storia per iscritto nel romanzo il cui titolo esplicito ho su riportato e che diventò un bestseller. Nel 1910, al culmine della sua discutibile fama, convolò a nozze col principe romeno Georges Ghika. L'unione durò ben sedici anni, poi il principe scappò con la molto più giovane Manon Thiebaut, che era stata una delle amanti di Liane.

LA RISCOPERTA DELLA FEDE
La ex divorziata, attrice, ballerina, cortigiana bisex, scrittrice e ora addirittura principessa non tardò a consolarsi. Con donne, perché aveva promesso al principe che con gli uomini non sarebbe più andata e, malgrado la di lui infedeltà, chissà perché la mantenne. Lui tornò sui suoi passi dopo alcuni mesi, forse perché Manon si era stancata o forse perché si era stufata di svegliarsi accanto al nonno. Ma ormai qualcosa si era spezzato e il prosieguo del matrimonio fu praticamente un disastro. Intanto, però, qualcos'altro dentro di lei aveva cominciato a ribollire.
Il tempo era passato e l'età aveva ormai spento i bollori, lasciando il posto alla riflessione. La nostalgia dei tempi della sua innocenza, la calda sicurezza della religione dei suoi padri, gli studi a St-Anne-d'Auray, quel che avrebbe potuto essere la sua vita se avesse preso la via giusta: tutti questi pensieri frullavano nella mente di Anne-Marie. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso arrivò in un orfanatrofio per disabili di Grenoble. Le gran dame usavano fare beneficenza, e lei era una principessa. Quei piccoli che nessuno voleva le spezzarono il cuore. Fu una suora di quell'asilo Saint-Agnès a offrire una spalla al suo pianto liberatorio. Nel 1945, la decisione. Morto il marito, si fece terziaria domenicana e andò a lavorare proprio nell'orfanatrofio-goccia-finale. Prese il velo, divenne suor Anne-Marie-Madeleine de la Pénitence. Si notino i due nomi: Maddalena e Penitenza. E davvero fu penitenza, se Dio esaudì il suo desiderio di morire la notte di Natale del 1950. Aveva 82 anni. Chi la vide disse che sul suo viso si potevano scorgere ancora i segni dell'antica bellezza della “donna più bella del secolo» precedente.

Fonte: Il Timone, giugno 2022 (n. 218)

3 - COME HOLLYWOOD CI IMPONE IL PENSIERO UNICO
Forse non ci rendiamo conto di quanto film, telefilm e fiction incidano sul costume e sulle mentalità (VIDEO: intervista ai produttori di Unplanned)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 6 ottobre 2022

Spippolando sui siti di film mi sono imbattuto in un'opera di nessuna importanza ma di cui mi ha però colpito una cosa. Se ci fate caso, solo le grandi majors possono permettersi di sparare subito la prima scena riservandosi di mettere i titoli, il cast e i crediti in un secondo momento o addirittura in fondo dopo il the end (classica sigla americana che nessuno ormai usa più). Le altre, prima di cominciare con la storia, si producono in un'interminabile e snervante serie di produzioni, produttori esecutivi, case di distribuzione, patrocini, ringraziamenti e avvisi che i cavalli degli indiani stramazzati per terra erano una finta. E finalmente, dopo una pirotecnia di sigle e slogan e logo, lo spettatore può ottenere ciò per cui ha pagato. Lo spettatore comune, intendo, perché la pirotecnia anzidetta interessa solo i quattro gatti dei cinefili che poi recensiranno dottamente e gratis.
Ebbene, dicevo che mi sono imbattuto. E proprio nella pirotecnia di cui sopra ho notato il seguente slogan sotto a un logo e una sigla che non ricordo. Diceva testuale: «Cambiare il mondo una storia alla volta». Esatto, qualcuno finalmente ha fatto outing. Infatti, forse non ci rendiamo conto di quanto i film e telefilm e fiction incidano sul costume e sulle mentalità. Una storia alla volta. Ora, poiché in questo campo la padrona indiscussa è Hollywood, e Hollywood è in mano alla sinistra americana, ecco fatto. E non si tratta tanto di film in grado di lanciare mode. Esempio: gli anni Ottanta furono dominati da La febbre del sabato sera che addirittura coniò un modo di dire e di essere, il «travoltismo». Tra parentesi, è istruttivo guardare in internet la villa faraonica di John Travolta con ben due hangar, uno per un Boeing e uno per un Gulfstream. O il conto in banca dei Bee Gees che ispirò una canzone dei Gatti del Vicolo Miracoli.
La cosa è di vecchia data: Rodolfo Valentino divenne già negli anni Venti un modo di indicare i bellocci. La rivoluzione sessuale? Senza il cinema nulla avrebbero potuto i cortei di femministe a dita unite negli anni Settanta. Già nel 1962, più di dieci anni prima, James Bond andava a letto con la sconosciuta come se fosse la cosa più normale del mondo. Ormai sono vecchio, ma rammento nitidamente mia nonna che vietava alle sue numerose figlie la lettura dei fotoromanzi. Eggià, saggezza antica: quelle storie romantiche «guastavano la testa», letterale. Inducevano cioè, subdolamente, a scambiare l'infatuazione per «amore». Cioè, a usare lo stomaco al posto del cervello nella scelta del compagno di vita. Eh, una storia deve per forza di cose insistere sull'emotività, sennò non vende.
Pensiamo a un regista americano dichiaratamente di destra, Clint Eastwood. Vinse l'unico Oscar con un film sull'eutanasia (a favore de), Million dollar baby. Aveva fatto di meglio nella sua carriera. Ma Hollywood ha una filosofia precisa, che è quella di Kamala Harris, Nancy Pelosi, Obama, Biden, Ocasio Cortes. Ebbene, se uno guarda quel film scopre che è, per forza di narrazione, congegnato in modo da provocare questo effetto emotivo: al posto del protagonista avresti fatto lo stesso. Infatti, le storie presentano, e devono farlo, dei casi-limite che poi la panza dello spettatore si incaricherà di generalizzare quando sarà ora di votare. A Pannella, malgrado i finanziamenti pubblici, mancò il cinema. Avrebbe fatto prima. Tenetelo presente: «Cambiare il mondo una storia alla volta».

VIDEO: INTERVISTA AI PRODUTTORI DI UNPLANNED (censurato da YouTube)
Qui sotto il video (durata: 28 minuti) con l'intervista ai produttori di Unplanned e God's not dead 1 e 2 (Cary Solomon e Chuck Konzelman) che spiegano la loro battaglia contro Hollywood, che impedisce la produzione di film conformi ai principi cristiani. Per questo hanno abbandonato Hollywood producendo in proprio film capolavoro come Unplanned.


https://rumble.com/v2hka2g

Fonte: Blog di Nicola Porro, 6 ottobre 2022

4 - LA CORRETTA TRADUZIONE DEL PADRE NOSTRO E I VANGELI DA RETRODATARE
L'abbé Jean Carmignac affermava che l'insegnamento di Gesù fosse stato messo per iscritto quando ancora era in terra o poco dopo l'Ascensione, ma trovò gli ostacoli dei modernisti e da allora... (VIDEO: la corretta traduzione del Padre Nostro)
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-04-2022

Nel 1966 la chiesa post-conciliare francese adotta una nuova formula del Paternoster col versetto «ne nous soumets pas à la tentation» al posto del tridentino «ne nous laisse pas succomber à la tentation». Il non ancora famoso abbé Jean Carmignac riconosce la provenienza protestante della novità e chiede al suo vescovo il permesso di poter recitare, durante la Messa, il Paternoster in latino. Risultato: gli viene tolta la parrocchia, con proibizione di insegnare il catechismo, predicare e celebrare la funzione domenicale. E lui dedica proprio al Paternoster la sua tesi di dottorato all'Institut Catholique di Parigi, tesi che discute nel 1969 davanti a una commissione presieduta da Jean Daniélou, poi cardinale. Ottiene il massimo dei voti cum laude (anzi, Singulari prorsum cum laude, elogio del tutto eccezionale) e pubblicazione.
Da qui l'importante volume scritto dalla specialista Roberta Collu, Il Padre Nostro e i Rotoli di Qumran nel lavoro scientifico di Jean Carmignac (LEF, pp. 330). Com'è noto, Carmignac «riteneva che l'insegnamento del Rabbi Yeshūa fosse stato consegnato alla scrittura, in ebraico o aramaico, quando egli era ancora in vita o poco dopo la sua morte e, soltanto in seguito, tradotto nel greco popolare dell'epoca». Ora, poiché ciò avrebbe comportato la retrodatazione dei Vangeli, contrariamente a quel che tutti i biblisti ritenevano da un secolo sulla scia delle geschichte liberal-protestanti, Carmignac venne subissato e si aprì il vaso di pandora. La Collu racconta tutte le vicissitudini personali e i "misteri" della vicenda. Cominciando dalla sua, che dovette fare i salti mortali per accedere a un Fondo Carmignac che nessuno voleva consentirle di esaminare. Alla fine, dopo anni, finalmente poté rovistare nella trentina di scatoloni contenenti tutte le carte del grande esegeta. Conoscendone la fitta corrispondenza, cercava in particolare una cosa. «Egli parla, infatti, di un manoscritto di più di 400 pagine, che non abbiamo ritrovato, la cui sparizione lascia supporre che sia stato sottratto dagli archivi dell'Istituto cattolico, per ragioni che restano inspiegabili».
Carmignac morì nel 1986 ma solo nel 2016 fu reso consultabile il suo archivio. A chiedere perché, ci si sentiva rispondere con arrampicate sugli specchi o, addirittura, in modo sgarbato. Carmignac era il massimo specialista dei Manoscritti del Mar Morto, fondatore della rivista «Revue de Qumran» in sei lingue, dottore honoris causa nell'università di Bonn, ma anche un parroco, cosa che mai smise di fare: «Un sacerdote diventa arido - disse - se si dedica esclusivamente ai suoi studi». Ma aveva contro l'establishment modernista, che ormai occupava tutto l'occupabile. Per tale establishment ai tempi di Gesù non c'era il registratore. Perciò, i Vangeli erano stati costruiti molto dopo la sua dipartita, abbelliti con mitologie, quisquilie&pinzillacchere.
Ma lui partiva da una semplice constatazione: la distruzione del Tempio era del 70 d.C. Come mai i Vangeli non ne parlano? Infatti, non è un evento da niente, e poi avrebbe portato acqua alla narrazione "mitica". Allora, sono stati scritti prima. Non solo. Padrone totale di greco, ebraico e aramaico, Carmignac si mise a retrotradurre i testi sacri. E scoprì che erano stati scritti in aramaico e solo dopo tradotti nel greco allora corrente. Il famoso frammento Q7 confermò la retrodatazione, ma lui dovette combattere per tutta la vita. E anche dopo. I suoi archivi furono, stranamente, portati all'Institut Catholique e non alla Bibliothèque Nationale, dove sarebbero stati subito messi a disposizione degli studiosi, «secondo le ultime volontà dell'esegeta».
Ed ecco la testimonianza personale della Collu: «Documenti spariti, autorizzazioni concesse e subito ritirate, un'ispezione interrotta d'autorità...». Cose da preti, insomma. Leggiamo dunque questo interessante libro sul Paternoster, «un poema, una poesia ritmicamente costruita che segue le regole di versificazione già in uso ai tempi di Gesù». Con le prime tre domande l'uomo pensa a Dio, con le altre quattro Gli chiede di pensare a lui. Si notino i numeri.

Nota di BastaBugie: si possono leggere i precedenti articoli che abbiamo pubblicato sulla traduzione del Padre Nostro.

IL PADRE NOSTRO NON PUO' CAMBIARLO NEMMENO IL PAPA
Semmai può essere ritoccata la traduzione, ma ci si chiede se questa modifica non faccia che aumentare il caos liturgico (intanto a Ferrara anziché andare a Messa, si può fare ''qualcosina'' anche senza il sacerdote)
di Stefano Fontana
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5419

MA DAVVERO FINORA ABBIAMO PREGATO IL GLORIA E IL PADRE NOSTRO NELLA MANIERA SBAGLIATA?
Non può esistere la traduzione perfetta perché ogni traduzione è, inevitabilmente, anche un’interpretazione
di Luisella Scrosati
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5426

VIDEO: LA CORRETTA TRADUZIONE DEL PADRE NOSTRO
Guarda il seguente video (durata: 8 minuti) che spiega le possibili traduzioni del Padre Nostro, ricordando che non può esistere la "traduzione perfetta" perché ogni traduzione è, inevitabilmente, anche un po' un'interpretazione.


https://www.youtube.com/watch?v=iDlJOJYIbXo

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 14-04-2022

5 - LA SOLUZIONE VERA PER LA CRISI DELLA SCUOLA
Dopo il '68 la scuola è degenerata ed esiste una sola strada per risolvere la situazione
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 9 febbraio 2022

Le ultime vicende della scuola - vax sì, vax no, green pass sì, green pass no, mascherine, quarantene e okkupazioni à la sans façon - hanno rimesso in evidenza il problema della scuola italiana e che si può riassumere in un solo vocabolo: un casino. Il rimedio? Ce n'è solo uno, ma lo dirò alla fine.
Nell'Ancien Régime i compiti pubblici erano così ripartiti: allo Stato l'ordine e la difesa, alla Chiesa la scuola e l'assistenza. Poi vennero i giacobini e decretarono che tutto doveva essere dello Stato. Cioè, loro. E non tanto l'assistenza, che, dato il ceto dei destinatari, non portava consensi utili, quanto la scuola. Fu allora che divenne obbligatoria. Con essa il regime si garantiva il futuro. Ricordate Orwell? «Chi controlla il presente controlla il passato, chi controlla il passato controlla il futuro». Ma almeno i preti insegnavano la carità e l'amore del prossimo, mentre i giacobini l'odio di classe. Comunque, la lezione fu imparata da tutti i regimi che seguirono, come chi conosce la storia sa.
Tornando all'Italia, dopo la parentesi fascista la scuola non smise di essere di Stato. Solo che adesso il pluralismo ideologico ostava a una scuola monolitica. I Dc di allora, che erano colti, fecero di tutto per riservarsene la gestione, i Pc si posero in attesa. E venne il Sessantotto, che, sapendo solo devastare, quello fece anche con le giovani menti. Da allora la scuola italiana è ingestibile, irriformabile, un circo equestre in cui si impara poco e, quel poco, è un rivendicazionismo senza costrutto e senso perfettamente plagiabile dal politicamente corretto del momento. Che si apprende al di fuori della scuola, televisione in primis. Rimane un baraccone napoleonico con un milione e mezzo di addetti, periodicamente innovato da c.d. pedagogisti «esperti» che in vita loro non hanno mai insegnato a scuola. Essendo i più laureati, li si deve pagare da tali, ma, essendo troppi, si dà loro il minimo per sopravvivere. Epperò la scuola rimane un forno indispensabile per ridurre, momentaneamente, la disoccupazione.
Come se ne esce? Non se ne esce. A meno che prima o poi non sorga qualcuno che voglia fare davvero qualcosa di liberale: abolirla. L'insegnamento diventi libero, chi vuole intraprendere apra una scuola e a chiamata. Lo Stato controlli solo il rispetto della Costituzione, e nient'altro. Risultato, concorrenza. I presidi cercheranno di accaparrarsi gli insegnanti migliori, perché questi portano iscrizioni. Da qui, buoni stipendi, ogni insegnante avrà il suo ufficio in cui ricevere studenti e genitori. [...]
Comunque, tranquilli, una liberalizzazione del genere non accadrà mai.

Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Rino Cammilleri, nell'articolo seguente dal titolo "2022: fuga dalla squola" spiega ulteriormente perché la scuola pubblica è meglio raderla al suolo e rifarla di sana pianta.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 febbraio 2022:

Per la scuola italiana c'è un'unica soluzione: abolirla. Quella statale, ovviamente. E tale soluzione dovrebbe essere gradita anche da quanti si dicono liberali. Ora, ogni regime, dal 1789 in poi, ha preteso di formare a sua immagine i giovani. [...]
La scuola «di stato» da noi fu invenzione liberal-piemontese, e rimase anche nella repubblica. In mani DC fino al Sessantotto, fu poi devastata dai comunisti. Ogni ministro che si susseguì introdusse «riforme» che non facevano che peggiorare la situazione. Fino al disastro attuale, di fronte al quale occorrerebbe fare come fecero i tedeschi con l'Est dopo la riunificazione: irreparabile, meglio radere al suolo e rifare di sana pianta. E la sana pianta, ora che i liberali sono stati spinti a destra, è questa: concorrenza. Tutte le scuole siano imprese private e ogni preside attiri iscrizioni offrendo di meglio.
I non abbienti? Borse di studio finanziate dal risparmio, mastodontico, ottenuto dall'abolizione della scuola statale. Che ormai è solo un carrozzone napoleonico costosissimo e improduttivo, e siamo rimasti quasi i soli al mondo ad averne uno. [...]
Mi si consenta uno spiacevole ricordo personale. Quando per sopravvivere insegnavo al liceo, una volta mi capitò di imbastire il seguente breve dialogo: «Signorina, lei ha sbagliato porta». La studentessa di quinta, che stava per entrare in classe, meravigliata chiese: «Perché?». Risposta: «Perché questa non è la discoteca». Infatti, vi lascio immaginare com'era abbigliata. La cosa finì lì, apparentemente. La settimana successiva mi chiamò il preside. C'era un esposto contro di me, firmato da tutta quella classe, il fidanzato della discotecara e i genitori di lei. L'accusa non era di molestie sessuali ma quasi. Il preside, per evitar rogne, trasmise al provveditore, il quale, per evitar rogne, trasmise al ministero. Io, per evitar rogne, mi dimisi all'istante. Mi avevano confezionato una bella trappola e se mi fossi difeso sarebbero arrivati i sindacati, le femministe, la stampa e le televisioni. Date retta, nun ce sta nient'a fa', la scuola italiana è la Zattera della Medusa.
Sogno una situazione nella quale volentieri tornerei a insegnare: col mio curriculum sotto il braccio mi presenterei a un preside e chiederei quanto sarebbe disposto a darmi. Se lui giudicasse che, con me, le iscrizioni aumenterebbero, mi darebbe quel che chiedo, più un ufficio tutto mio in cui ricevere gli studenti e personalizzare quel che insegno. State sicuri che nessuno imbratterebbe il banco, perché il papà gli farebbe passare la voglia: il banco, infatti, è suo, non «di tutti». [...]
E dico di più: la divisa scolastica, come in Giappone, come in Inghilterra. Così, il povero con borsa di studio non dovrebbe sedere accanto al compagno griffato. Come si vede nei film, gli americani fanno i salti mortali per andare al college. L'alternativa è friggere patatine da McDonald's. Non a caso gli Usa rule all the world.

DOSSIER "EDUCAZIONE PARENTALE"
A chi avesse a cuore l'educazione dei propri figli e volesse approfondire cosa poter fare oggi per loro, consigliamo gli articoli del nostro dossier sull'educazione parentale. In Italia infatti non esiste la scuola dell'obbligo. Non si è obbligati a mandare i figli a scuola, ma si può provvedere in autonomia alla loro istruzione. Con ottimi risultati per le migliaia di famiglie che hanno già fatto questa scelta in Italia (negli Stati Uniti sono milioni).
https://www.bastabugie.it/it/dossier.php?id=14

Fonte: Blog di Nicola Porro, 9 febbraio 2022

6 - L'ODIO PER I CATTOLICI ALLE ORIGINI DEGLI USA
La maggioranza WASP (White, Anglo-Sassone, Protestante) ha ostracizzato per molto tempo il cattolicesimo, ma poi lentamente e inesorabilmente questo si è fatto strada
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Il Timone, giugno 2022 (n. 218)

I Padri Pellegrini, ritenuti paleofondatori degli Stati Uniti, erano protestanti così fanatici da venire scacciati dai protestanti egemoni, che mal sopportavano chi era più fanatico di loro. E i Pilgrim Fathers traversarono l'oceano per trovare una terra in cui uno fosse libero di fare il fanatico come gli pareva. Da qui un Paese letteralmente fondato sulla libertà di religione. Naturalmente, le cose non andarono esattamente nel modo semplicistico con cui le abbiamo tratteggiate, ma nel complesso sì.
I Fondatori posero fin da subito delle eccezioni: libertà per tutti, tranne che per i pagani e i papisti. I pagani erano gli indiani, che nell'America del Sud si chiamavano indios. Questi, gli spagnoli li evangelizzarono come da patto col Papa, che aveva dato ai Re Cattolici il permesso di colonizzare il Nuovo Mondo purché si facessero carico della cristianizzazione dei nativi. E così fu, tanto che, ancora oggi, i nomi delle città statunitensi nei territori sottratti al Messico già spagnolo armi in pugno suonano San Antonio, Los Angeles, Sacramento, Corpus Christi, Santa Fe, San Diego, San José, San Francisco, eccetera. Tutte sorte attorno a missioni francescane, le più delle quali create dal beato Junìpero Serra (la cui statua in Campidoglio è l'unica id un frate papista). I Conquistadores, controllati a vista dai loro cappellani, sposarono donne azteche e incas, tanto che oggi il Sudamerica è completamente meticcio.

AL NORD IL TRIONFO DEI WASP
Non così fu al Nord, dove, Pocahontas a parte, i coloni non si mischiarono con i nativi. Infatti, oggi, nel melting pot americano l'etnia pellerossa è ridotta a pochi esemplari. L'altro divieto era per il papismo, et puor cause: il protestantesimo era appunto una separazione indignata dalla casa - madre cattolica, da Lutero in poi presentata come sentina di ogni errore e corruzione. Perciò ci vollero un paio di secoli prima che i cattolici venissero ammessi alla vita comune. Finché la maggioranza fu wasp (white, anglo - saxon, protestant), l'ostracismo nei confronti dei cattolici permase (il KuKluxKlan annovera i papisti, con gli ebrei e i neri, tra i nemici della nazione americana: il governo si decise finalmente a prendere provvedimenti quando nell'indiana vide scontrarsi per vari giorni studenti cattolici dell'Università di Notre Dame e militanti del KKK). Uno dei motivi per cui gli Usa con la guerra del 1848 non si annessero l'intero Messico, fu che l'immissione di milioni di cattolici negli States avrebbe sovvertito gli equilibri di un Paese wasp. Basti pensare agli irlandesi arruolatisi per fame nell'esercito americano: trattati con disprezzo perché papisti, nel 1848 molti di loro passarono coi messicani (cattolici e antischiavisti) e costituirono il battaglione San Patricio. Quelli che sopravvissero furono marchiati a fuoco sulla faccia e impiccati come traditori (a questo e a quel che segue abbiamo dedicato specifiche puntate de Il Kattolico). Ci volle tempo e la pazienza dei missionari papisti, che aprivano scuole (boicottate) anche agli indiani e ai neri. Santi come Catherine Drexel, una convertita che diede fondo alle sue grandi ricchezze per assistere gli ultimi (il celebre vibrafonista Lionel Hampton, bambino nero di strada, dovette alle sue suore istruzione ed educazione). Ci vollero figure come suor Blandina Segale, mandata nel selvaggio West, che lo stesso Billy The Kid rispettava. Una vita di contrasti, perché ovunque andasse i wasp le vietavano l'insegnamento o l'assistenza ospedaliera. O padre Giuseppe Bixio, fratello del garibaldino Nino: gesuita, si accorse subito che gli indiani erano trattati come subumani e ne prese le difese. Alla Guerra di Secessione si arruolò come cappellano tra i Confederati e si rese protagonista di imprese leggendarie. A guerra finita scampò alla vendetta nordista perché aveva sempre soccorso i feriti di ambedue i lati.

GLI ITALIANI E I LATINOS
Proprio quella guerra portò altri cattolici in terra americana. Si trattava dei borbonici sconfitti, cui venne offerto l'arruolamento nei ranghi della Confederazione, a corto di uomini rispetto al più popoloso Nord. Quella nostra gente si ritrovò sconfitta di nuovo e per avere combattuto per il Sud. Ma, non avendo dove andare, rimase in terra americana. Così come gli unici due sopravvissuti alla celebre battaglia di Little Big Horn, quando gli indiani sterminarono il Settimo Cavalleria di Custer: Giovanni Martini, sergente trombettiere, e il tenente Carlo Di Rudio. Il primo era stato mandato, inutilmente, a cercare soccorsi. L'altro era un ex carbonaro, compagno di quel Felice Orsini che aveva attentato alla vita di Napoleone III. Scappato in America, come tanti altri cospiratori europei era stato arruolato e mandato negli avamposti più lontani (così il governo si liberava delle teste calde esperte nell'arte di cospirare: non si sapeva mai). Lentamente, l'immigrazione dei latinos, soprattutto messicani, fece il resto portando alla situazione odierna, con il cattolicesimo divenuto numericamente la prima religione negli States, se si tiene conto che il protestantesimo è parcellizzato in miriadi di denominazioni diverse, ciascuna delle quali sempre in procinto di sdoppiamento per scisma.
Si aggiunga un altro non trascurabile fenomeno: le conversioni. Tutto l'Ottocento vide un flusso pressoché continuo di conversioni di protestanti al cattolicesimo, laddove il percorso era praticamente inesistente. Personaggi leggendari come Buffalo Bill, Toro Seduto, Kit Carson e Alce Nero si fecero battezzare cattolici. Ciò era dovuto anche allo spettacolo dell'abnegazione del clero cattolico nei confronti dei più sfortunati, indipendentemente dal colore della pelle. Nella Guerra Civile le suore cattoliche si erano prese instancabilmente cura dei feriti di entrambe le parti. E, a guerra finita, il Papa Pio IX aveva mandato la sua benedizione con un rosario al Presidente sudista Jefferson Davis in carcere. Moltissimi nativi e altrettanti ex schiavi neri poterono studiare e acquisire dignità grazie alle istruzioni che la Chiesa cattolica, pur tra mille difficoltà e boicottaggi, aveva fatto sorgere in terra americana. Si pensi anche all'assistenza agli immigrati europei, di cui santa Francesca Cabrini è di fatto il simbolo. Con la crisi della patata del 1847 e le spietate politiche economiche degli occupanti inglesi, un milione di irlandesi morirono di fame e un altro milione sbarcò in America. Tutti cattolici. Poi venne il turno dei contingenti italiani (negli anni a cavallo del Novecento, più di cinque milioni di nostri connazionali sbarcarono a Ellis Island in fuga dalla fame in cui l'Italia "piemontese" li aveva precipitati). Il tutto mentre non si arrestava il fenomeno delle conversioni individuali a cui abbiamo accennato. Mostri sacri dell'intrattenimento come Bing Crisby (è sua la canzone più venduta di sempre, White Christamas), John Wayne, Gary Cooper (una figlia suora), Jane Russel, Loretta Young, Dolores Hart ("fidanzatina" cinematografica di Elvis Presley: finì monaca di clausura), ma anche Babe Ruth (il più grande giocatore di tutti i tempi dello sport più americano che ci sia, il baseball, il generale Lewis Wallace (l'autore di Ben Hur), e si potrebbe continuare per pagine. Infatti, ci vorrà un'altra puntata.

Fonte: Il Timone, giugno 2022 (n. 218)

7 - L'ULTIMO MIRACOLO DI PADRE PIO
Il famoso attore americano Shia LaBoeuf si è convertito al cattolicesimo a furia di interpretare Padre Pio in un film hollywoodiano di prossima uscita
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Blog di Nicola Porro, 27 agosto 2022

Il famoso attore americano Shia LaBoeuf si è convertito al cattolicesimo a furia di interpretare Padre Pio in un film hollywoodiano di prossima uscita. Shia, versatilissimo, ha cominciato da ragazzino nel cult Holes. Buchi nel deserto, poi ha interpretato tantissimi film di primo piano, tra cui Fury con Brad Pitt e la saga Transformers, e ricordiamo pure il giovane Indiana Jones ne I teschi di cristallo. Vita altrettanto tumultuosa, come molti dei suoi colleghi, tra droga e disordini vari, dice di essere rimasto folgorato sulla via di Damasco proprio mentre, dovendo interpretare il santo preconciliare, imparava dire la vecchia messa in latino.
Dovrebbe assumere come patrono Gelasio il Mimo, singolare martire d'epoca romana che fu ingaggiato da Diocleziano proprio per beffeggiare sul palco i riti cristiani: solo che, uscito dall'acqua dopo la parodia del battesimo, il Mimo, tra lo stupore del pubblico, si dichiarò cristiano; non sapeva neanche lui come fosse successo, ma quel battesimo, pur finto, lo aveva trasformato di botto. Tanto da affrontare serenamente il martirio. Shia si aggiunge così alla non piccola schiera di importanti attori hollywoodiani che sono cattolici credenti e praticanti, sui quali primeggiano Mel Gibson, Mark Wahlberg e Gary Sinise, gente da messa quotidiana. Mettiamoci anche Jim Caviezel, convertito a Medjugorje, e il tormentato Mickey Rourke, il quale ha ammesso in un intervista: «...se non fossi cattolico mi sarei già sparato».
Tra i tantissimi (forse troppi) che sono stati San Francesco sullo schermo è ancora il migliore. Ma il rapporto tra Hollywood e le conversioni al cattolicesimo, quantunque singolare dato l'ambiente, è antico e risale al mito dei miti: Rodolfo Valentino. Per poi, salendo per li rami, arrivare a Loretta Young, la bellissima che doveva tener nascosto il suo papismo per non finire nel mirino del Ku Klux Klan. E non solo, perché l'America w.a.s.p. su questo era inflessibile, basti pensare a Birth of a Nation di D. W. Griffith che il Kkk l'aveva addirittura in locandina. Tra massonismo e ebraismo veterotestamentario (ricordiamo i kolossal biblici in cui i Romani erano rappresentati come le SS dell'epoca) Hollywood era praticabile solo a chi il suo battesimo papista l'avesse tenuto ben nascosto come qualcosa di cui doversi vergognare, si pensi alla maliarda Hedy Lamarr, austriaca.
Ma poi le maglie in qualche modo si allentarono, anche se Hollywood è sempre stata la patria, se non la fabbrica, del politicamente corretto del momento, e ancora lo è. Così, ecco Gary Cooper che va a farsi battezzare da Pio XII. Sua figlia, ancora vivente, è badessa di un monastero di clausura. Badessa pure Dolores Hart, che in un film fu girlfriend di Elvis Presley. E che dire del mito americano per eccellenza, John Wayne? Convertito al cattolicesimo pure lui, come lo erano stati, prima di lui, miti veri come Buffalo Bill, Toro Seduto e Kit Carson. Ma il fatto di Shia LaBoeuf, cioè un attore famoso che si converte dopo avere impersonato un santo cattolico, ha un illustre precedente, sir Alec Guinnes, premio Oscar per Il ponte sul fiume Kwai e meglio conosciuto dai più giovani per essere stato il primo ObiWan Kenobi nella saga di Star Wars.
Nel 1955 interpretò il cardinale Midszenty, primate d'Ungheria imprigionato e processato dai sovietici dopo l'invasione. Il film si intitolava Il prigioniero e, poiché l'Urss a quel tempo era più potente e influente che mai, uscì coi nomi cambiati. Tanto potente e influente erano l'Urss e i suoi compagni di merende che il film venne rifiutato a Cannes e ancora oggi solo pochi cinefili (di destra) ne conoscono l'esistenza. Ma Guinness si era immedesimato talmente in quell'eroico cardinale da volerne abbracciare le fede. Midszenty, per la cronaca, terminò i suoi giorni a Roma, sacrificato all'Ostpolitik vaticana. Per tornare a Shia, l'Ostpolitik non è ancora terminata, visto che nei fogli e nei siti clericalmente corretti non v'è cenno a un particolare importante e, nelle dichiarazioni dell'attore, esplicito: quel che lo ha colpito non è stato tanto Padre Pio quanto l'antica messa, quella col latinorum che i nostri bisnonni analfabeti conoscevano benissimo.

DOSSIER "PADRE PIO"
Il primo sacerdote stigmatizzato

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 27 agosto 2022

8 - OMELIA XXXIII DOMENICA T.ORD. - ANNO C (Lc 21,5-19)
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Parlando della futura distruzione del Tempio di Gerusalemme, Gesù ammaestra i suoi Discepoli sulla fine del mondo che ci sarà alla fine dei tempi. La distruzione del Tempio è presa come il simbolo della fine dei tempi. I Discepoli domandarono a Gesù due cose: quando avverrà tutto questo e quali saranno i segni che accompagneranno questi avvenimenti. Notiamo subito che Gesù non risponde alla prima domanda e questo appositamente. Egli vuole che i suoi Discepoli siano sempre pronti e che perseverino nella fede, nella speranza e nella carità. Risponde solamente alla seconda domanda, annunciando che questi avvenimenti saranno accompagnati da grandi sconvolgimenti, da sofferenze e da segni grandi nel cielo; da terremoti, carestie, pestilenze e da inganni di persone che si spacceranno come inviate da Dio.
Soprattutto, Egli parla di persecuzioni. La persecuzione è l'ultima e la più grande delle Beatitudini evangeliche che ci procura una grande gloria in Paradiso. Il cristiano non deve temerla. Anche se vi si troverà coinvolto, egli sa che non sarà mai solo, che il Signore gli sarà vicino in quel momento supremo. Gesù dice: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto» (Lc 21,16-18). Sembrano parole d'altri tempi, impossibili nella nostra epoca di democrazia e libertà. Purtroppo sono parole molto attuali, oggi più che mai. Basti pensare a quanti non cristiani devono addirittura fuggire dai loro paesi per poter ricevere il Battesimo, dovendo temere della vita persino dai loro stessi genitori. Gesù ci insegna a non temere: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21,19).
La perseveranza è la grazia più grande per la quale dobbiamo pregare sempre. Bisogna perseverare ogni giorno ed essere trovati in Grazia di Dio al momento della nostra morte. Sant'Alfonso Maria de' Liguori si domandava quale fosse il modo più efficace per ottenere il dono della perseveranza. Egli enumerava ad uno ad uno tutti i segni che uno può avere di essere fedele sino alla fine e vedeva che tutti erano difettosi in qualche cosa. Egli insegnava che se anche uno compisse grandi miracoli non potrebbe ritenersi al sicuro; anche se praticasse le virtù per lunghi anni non potrebbe essere certo di continuare così per tutta la vita: si potrebbe insinuare un segreto orgoglio nel suo cuore così da perdere tutto. Purtroppo, casi simili si sono verificati tante volte.
Ma allora, qual è il segno più certo di perseveranza? Sant'Alfonso afferma chiaramente che tale segno è la preghiera continua: chi prega certamente si salva. Poi il Santo si turba nuovamente e si domanda: «Ma sarò sicuro di pregare sino alla fine dei miei giorni?». A questo nuovo timore, egli si getta nella braccia della Madonna e le dice: «Madre amatissima, dammi il pensiero e la voglia di pregarti sempre!». Il ricorso continuo alla Vergine Maria era la conclusione pratica di tutta la teologia di questo grande Santo, per questo motivo egli recitava molto spesso il Rosario.
Quando arrivato alla vecchiaia non si ricordava più se aveva già recitato i suoi Rosari, domandava al frate che lo accudiva se lo avesse già fatto. Il frate gli diceva scherzosamente: «Padre, vorrei avere la metà di tutte le Corone che ha recitato in più quest'oggi!». Allora sant'Alfonso si faceva serio e diceva: «Fratello, non scherzare, non sai che dal Rosario dipende la mia salvezza eterna?».
Ecco dunque il segreto per ottenere nel modo più facile il dono della perseveranza: pregare spesso il Rosario della Vergine Maria. Ella lo ha sempre domandato ovunque è apparsa. «Se lo ha sempre chiesto, non ti sembra che ci sia un motivo importante?» – domandava San Pio da Pietrelcina. E per questo anche Padre Pio recitava di continuo il Rosario.
Impariamo da questi Santi e ricorriamo continuamente anche noi alla Madonna: in questo modo otterremo facilmente il dono della perseveranza.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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