BastaBugie n�161 del 08 ottobre 2010
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IL CONTESTATO PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA AL PADRE DELLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE UMANA...
...che anche nella versione omologa (cioè all'interno della coppia) comunque riduce l'essere umano a oggetto
Fonte: Verità e Vita
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IL PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA ASSEGNATO AL GRIDO DI: VIVA LA MANIPOLAZIONE DEGLI EMBRIONI UMANI!
Uteri in affito, embrioni via corriere espresso e altre conseguenze della fecondazione artificiale
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire
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MORTO L'INVENTORE DEL METODO NATURALE EFFICACE COME LA PILLOLA E PIU' DEL PRESERVATIVO
Nessun premio Nobel è stato dato al professor Josef Rötzer che mise a punto negli anni '50 il più importante metodo sintotermico
Fonte: Avvenire
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LA MAREA NERA E TUTTE LE BUFALE PSEUDOSCIENTIFICHE PROPINATECI DA GIORNALI E TELEVISIONI
L’influenza aviaria, la suina, l’antrace, l’innalzamento dei mari, il mllennium bug, la mucca pazza, la Sars e il buco dell’ozono
Autore: Michele Masneri - Fonte: Il Foglio
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LA MECCA COME CENTRO DEL MONDO
Un editoriale del direttore del Washington Times spiega come i musulmani vogliono sostituire l'ora di Geenwich
Fonte: Corrispondenza Romana
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L'AUTOBIOGRAFIA DELLA SORELLA DI FIDEL CASTRO RIVELA LA FEROCE DITTATURA DI CUBA
Che Guevara fanatico, volgare e sanguinario, che trasudava ateismo da tutti i pori, spinse alle fucilazioni indiscriminate di massa
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio
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GLI IMPORTANTI DISCORSI DEL PAPA NEL VIAGGIO IN INGHILTERRA
Il rapporto tra vita cristiana, amore e felicità, fa parte del nucleo dell’annuncio cristiano
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LA POLEMICA DEL MOVIMENTO PER LA VITA DIVIDE IL MONDO PRO-LIFE
Vi spieghiamo la scelta di campo di BastaBugie nello scontro tra chi la dovrebbe pensare uguale nei principi pur nelle legittime differenze di strategia usata
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie
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OMELIA PER LA XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 17.11-19)
Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
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IL CONTESTATO PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA AL PADRE DELLA FECONDAZIONE ARTIFICIALE UMANA...
...che anche nella versione omologa (cioè all'interno della coppia) comunque riduce l'essere umano a oggetto
Fonte Verità e Vita, 5 Ottobre 2010
Il Nobel per la Medicina a Robert Edwards consegna purtroppo ai nostri posteri una fotografia perfetta del tempo in cui viviamo. Un tempo che sarà ricordato in futuro come l'era di Erode, caratterizzata dalla sistematica, tecnologica, metodica eliminazione di milioni di esseri umani innocenti, sotto la protezione delle leggi degli stati e dietro il paravento ideologico della scienza e del progresso. Uccisione degli innocenti consumata ogni giorno negli ospedali pubblici con l'aborto volontario, e uccisione del malato o dell'handicappato con l'eutanasia. Uccisione del difettoso individuato con le tecniche di diagnosi prenatale e con la benedizione della legge 194, e uccisione di embrioni prodotti in vitro e destinati a una morte quasi certa anche quando vengono trasferiti nel corpo della donna. Robert Edwards è indubbiamente il campione di questa scienza e di questa medicina, che è esattamente antitetica alla medicina che anni fa veniva fondata in una piccola isola della Grecia da Ippocrate con il suo Giuramento. Una medicina che, pur nella spaventosa ignoranza dei complessi meccanismi della vita e della biologia, rifiutava aborto ed eutanasia, riconosceva la dignità di ogni paziente, accettava il limite costituito dal grande mistero della vita e della morte. Poiché il Nobel rappresenta da anni questa orribile cultura della morte, è perfino giusto e logico che questo premio sia stato assegnato a Edwards, cioè all'artefice della applicazione di tecniche riproduttive inventate per mucche e scrofe. Questo Nobel è la risposta inequivocabile agli ingenui e gli idealisti, che da qualche anno sostengono che sarebbe in atto un cambiamento della mentalità dominante, e che la gente starebbe diventando “per la vita” e antiabortista. Poveri illusi. Con il Nobel al padre della provetta viene solennemente celebrata la santificazione laica della produzione dell'uomo da parte dell'uomo. E' la consacrazione del capovolgimento della creazione, è il punto più alto della ribellione dell'umanità a quel Dio che è Signore della vita, è il rovesciamento osceno del mistero dell'Incarnazione mediante il dominio tecnico del concepimento. Edwards non è evidentemente un mostro o un malvagio, ma il capostipite di una lunga sequenza di tecnici e di medici che in questi anni si sono adoperati per perfezionare e diffondere la fecondazione artificiale. Egli ha dunque molti nipotini, e fra costoro figurano certamente anche tutti coloro che applicano le tecniche di riproduzione in vitro nella sola forma omologa, o nei limiti stabiliti dalla legge italiana sulla materia. Non è possibile contestare il Nobel a Edwards e nello stesso tempo fare l'apologia della fecondazione artificiale omologa, o del congelamento degli ovociti, o del trasferimento di tutti gli embrioni prodotti. La mala pianta della provetta – che ha in Edwards il suo capostipite – può certamente produrre frutti particolarmente raccapriccianti, come l'uso di embrioni per la sperimentazione, o come l'eliminazione di embrioni difettosi. Ma quella mala pianta non può in alcun modo produrre frutti buoni, poiché non può sfuggire a una conseguenza intrinseca alle tecniche: la riduzione dell'essere umano a oggetto, misurabile dall'uomo e sacrificabile per i suoi scopi. Per questo noi, non solo contestiamo il Nobel a Robert Edwards, ma contestiamo e contesteremo sempre ogni forma di legalizzazione della fecondazione artificiale extracorporea.
Fonte: Verità e Vita, 5 Ottobre 2010
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IL PREMIO NOBEL 2010 PER LA MEDICINA ASSEGNATO AL GRIDO DI: VIVA LA MANIPOLAZIONE DEGLI EMBRIONI UMANI!
Uteri in affito, embrioni via corriere espresso e altre conseguenze della fecondazione artificiale
Autore: Lorenzo Schoepflin - Fonte: Avvenire, 16 settembre 2010
Mentre dal report triennale stilato dalla Iffs, la Federazione internazione delle società scientifiche sulla fertilità, si apprende che il boom del settore medico legato ai servizi legati alla fecondazione artificiale ha fatto superare la soglia delle 500 cliniche disseminate in India, dal Paese asiatico giunge una notizia che ha dell’incredibile. A diffonderla è stato il quotidiano The times of India, che ha ridestato l’attenzione sul fenomeno delle madri surrogate, estremamente diffuso nei Paesi in via di sviluppo. La novità sorprendente è che un sempre maggiore numero di cliniche offre un nuovo servizio: i genitori che intendono usufruire dell’utero di una donna “in affitto” non devono più recarsi in India, ma possono spedire solo l’embrione che viene poi impiantato nella madre surrogata. Tutto ciò contribuisce ad abbassare i costi per chi desidera un bimbo, come nel caso del quarantenne citato sul quotidiano indiano. L’uomo, cittadino degli Stati Uniti, ha deciso di diventare un padre single, ma non potendosi permettere un lungo soggiorno in India per lui e per la donatrice dell’ovulo, ha optato per scegliere il gamete femminile tra i tanti cataloghi disponibili presso cliniche statunitensi. Così, una volta effettuata la fecondazione in vitro, l’embrione ha compiuto il suo viaggio verso l’India in condizioni di temperatura adatte alla sua conservazione. Come dichiarato dal dottor Manish Banker, esperto in materia, l’uomo a questo punto dovrà esclusivamente “firmare i documenti legali e tornare in India solo quando la gravidanza surrogata sarà giunta a termine, per prelevare il bambino”. Un caso analogo riguarda una coppia australiana, ma sono molti ormai coloro che si avvalgono di questo “servizio”, allettati dal risparmio di tempo e denaro. La dottoressa Nayna Patel, della Akanksha Infertility Clinic, che si occupa proprio della maternità surrogata, ha specificato che gli addetti ai lavori preferiscono seguire le coppie sin dalla fecondazione ma che non si possono ignorare “i veri problemi” di coloro che non possono permettersi lunghi viaggi. La maternità surrogata in India è legale, secondo quanto previsto dalla regolamentazione emanata quest’anno dal Ministero della salute, della famiglia e del welfare indiano. Del testo fanno parte anche i fac-simile dei moduli che i donatori di gameti e la madre surrogata devono firmare per il consenso. Un anno fa una commissione governativa aveva espresso la necessità di regolare la fecondazione assistita, auspicando che la maternità surrogata non venisse vietata per “vaghe ragioni morali”.
Fonte: Avvenire, 16 settembre 2010
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MORTO L'INVENTORE DEL METODO NATURALE EFFICACE COME LA PILLOLA E PIU' DEL PRESERVATIVO
Nessun premio Nobel è stato dato al professor Josef Rötzer che mise a punto negli anni '50 il più importante metodo sintotermico
Fonte Avvenire, 5 ottobre 2010
Nato a Vienna il 21 marzo 1920, Rötzer fu un medico che, rispondendo all’accorato appello dell’enciclica «Humanae Vitae» rivolto agli uomini di scienza, per primo ha messo a punto il metodo sintotermico per la regolazione naturale della fertilità. Per 50 anni ha studiato la fisiologia riproduttiva femminile offrendo infine un valido ed efficace strumento che a tutt’oggi è sempre più a disposizione delle donne e delle coppie che vogliono vivere con serenità, libertà e consapevolezza l’amore coniugale. Rötzer ha guidato dal 1975, coadiuvato dalla figlia Elisabeth, l’Istituto per la regolazione naturale della fertilità (Iner, con sede a Vocklabruck, Austria) dal quale si sono sviluppati numerosi centri Iner in Europa e nel mondo. I suoi studi, con le prime pubblicazioni, sono iniziati nel 1951 e oggi il suo libro «La Regolazione Naturale della Fertilità», giunto alla 37ª edizione, è tradotto in 17 lingue. In Italia il suo metodo è diffuso attraverso l’associazione Iner Italia, di cui è stato maestro e promotore fine dal 1986, che attualmente ha sede a Verona. Per il suo straordinario impegno e i risultati raggiunti, nel 2005 ha ricevuto da papa Giovanni Paolo II l’onorificenza pontificia dell’Ordine di San Gregorio Magno, istituito da Gregorio XVI nel 1831, proprio per studiosi e scienziati che si sono particolarmente distinti per il loro contribuito al progresso dell’umanità.
Fonte: Avvenire, 5 ottobre 2010
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LA MAREA NERA E TUTTE LE BUFALE PSEUDOSCIENTIFICHE PROPINATECI DA GIORNALI E TELEVISIONI
L’influenza aviaria, la suina, l’antrace, l’innalzamento dei mari, il mllennium bug, la mucca pazza, la Sars e il buco dell’ozono
Autore: Michele Masneri - Fonte: Il Foglio, 8 settembre 2010
Cos’hanno in comune l’influenza aviaria, la suina, l’antrace, l’innalzamento dei mari, il mllennium bug, la mucca pazza, la Sars, e il buco dell’ozono – che tra l’altro quest’estate si è misteriosamente richiuso? Giriamo la domanda ad Andrea Kerbaker, che in un libro in uscita domani 9 settembre (“Bufale Apocalittiche”, 140 pagine, Ponte alle Grazie) ricostruisce i più recenti psicodrammi collettivi. Non un saggio, ma una cronachetta divertente, con qualche riflessione finale sul ruolo dei media, dato che Kerbaker è romanziere – ha scritto “Coincidenze” per Bompiani (2008) – ma soprattutto manager della comunicazione, con un passato d’azienda alla Pirelli e a Telecom. Tra le bufale vissute in prima persona si parte dal Millennium Bug, quella psicosi millenarista che ha fatto temere a tutti noi che computer, bancomat, ascensori, aerei, tutta la modernità insomma sarebbe andata in tilt al capodanno del 2000. Kerbaker racconta al Foglio che all’epoca la Pirelli aveva appena acquisito la divisione cavi della Siemens, e gli italiani per non sfigurare accanto ai tedeschi avevano messo su una task force “anti-baco”, mentre i tedeschi giustamente se la ridevano, non avendovi mai creduto. Caso raro, comunque, perché le bufale apocalittiche colpiscono tutti, come nel caso dell’antrace, altro psicodramma che nel 2001 ha tenuto il mondo col fiato sospeso (e sigillato nelle mascherine). Risultato reale: quattro morti, presunti. Ma è sulle malattie e sulle catastrofi ambientali che il moderno millenarismo dà il suo meglio. Capitolo aviaria: il ministro della Sanità Usa Michael Leavitt dichiara che “nessuno al mondo è pronto per affrontare un’epidemia del genere”. Il presidente Bush: “Consiglio a tutti di leggere il libro di John Barry, The Great Influenza”, che per la cronaca tratta della Spagnola che nel 1918 aveva ucciso 300 milioni di persone. Alla fine l’H5N1 fece diversi morti, ma soprattutto uccelli (che sarebbe poi giusto, visto il nome della malattia), tra cui un cigno (nero) a Londra nel marzo 2006, e un gatto, in Germania. Nel frattempo la Roche era stata precettata per produrre 360 milioni di dosi dell’ormai celebre Tamiflu, l’unico vaccino che avrebbe dovuto combattere l’epidemia, anzi la “pandemia”. Pandemia che sembrava tratta da uno sketch di Corrado Guzzanti: i medici spiegavano che assomiglia a una normale influenza, ha i sintomi di una normale influenza, si cura come un’influenza; e in rarissimi casi muore. Insomma, era proprio un’influenza. E’ un millenarismo 2.0, spiega Kerbaker, che da una parte rende desueti “classici” come Nostradamus – anche se la profezia azteca sul 2012 come fine del mondo ha attualmente molto successo, e in molti si stanno preparando – e dall’altra ha caratteristiche nuove: un’ipocondria di massa, che ci fa sperare in qualche tragedia, per sentirci vivi, e insieme un’entropia, che vuole tragedie di massa, per dire poi io c’ero, ero proprio lì (e infatti con che gusto abbiamo tutti chiamato i nostri “cari” per sapere dov’erano l’11 settembre. Son soddisfazioni, direbbe Arbasino). Altra caratteristica della bufala 2.0 è poi l’appiattimento dei media: voci che non si distinguono più tra “autorevoli” e “popolari” ma tutte ormai chine sulla notizia senza riflessione e senza verifica, il Sun e il New England Journal of Medicine, insieme, sullo stesso livello. E poi ancora una produzione esagerata di notizie, generata anche da centri “di eccellenza” come l’Oms (peraltro primario produttore di bufale planetarie), che si abbattono sull’incolpevole opinione pubblica. Dati e ricerche che spesso nascono per essere riservati; e finiscono invece addosso a una massa impreparata, che non sa gestirli, con conseguenze imprevedibili (sarà anche il caso dei segreti militari di Wikileaks?). A volte invece la tragedia è confezionata su misura per i media, come la Sars, dove l’acronimo fu creato appositamente da un’agenzia di comunicazione, su incarico della stessa Oms, per rendere più sexy giornalisticamente la pandemia. La bufala apocalittica è poi interclassista, e quella ambientale fa più presa sulle classi abbienti e liberal: il telefonino lontano dal cuore per le radiazioni, o la Banca dei Semi (non del seme) per le specie minacciate dagli orridi Ogm, sono temi di cui all’uomo della strada forse non importa molto. Tra le bufale più sfiziose del momento, Kerbaker punta molto sulla “marea nera” di Bp, che considera totalmente sopravvalutata, e già si frega le mani in attesa di dati scientifici che arriveranno (forse) tra qualche anno a ridimensionare il fenomeno. Bene anche l’innalzamento dei mari (“ma Genova e Venezia non dovevano essere sommerse da anni?”). La politica a volte le subisce, a volte le utilizza, le bufale: Gloria Arroyo, presidente delle Filippine, all’inizio di luglio 2009, in piena Suina, va in ospedale accompagnata dalle telecamere. Ufficialmente per sottoporsi a una quarantena volontaria, “per dare un esempio”: ma poi si scopre che si va a sostituire le tette, bisognose di tagliando.
Fonte: Il Foglio, 8 settembre 2010
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LA MECCA COME CENTRO DEL MONDO
Un editoriale del direttore del Washington Times spiega come i musulmani vogliono sostituire l'ora di Geenwich
Fonte Corrispondenza Romana, 4/9/2010
L’Arabia Saudita ha eretto un orologio di circa 2.000 piedi di altezza, destinato ad avanzare una pretesa simbolica sulla Mecca: quella di centro del mondo. Gli studiosi islamici hanno proposto di sostituire l’ora di Greenwich (Inghilterra) con il grande Orologio Reale della Mecca, che diventerebbe il nuovo riferimento temporale globale. È l’ultima forma di mobilitazione musulmana mondiale, che consiste nel prendere il controllo del tempo. L’orologio della Mecca è propaganda tanto quanto lo è un orologio. Il suo scopo è fare proselitismo. «In nome di Allah» è la scritta in arabo che campeggia sul quadrante dell’orologio e decine di migliaia di luci verdi e bianche lampeggeranno cinque volte al giorno per ricordare alla gente i momenti di preghiera. La natura esplicitamente confessionale del progetto, secondo gli studiosi musulmani, non è in contraddizione con la sua base scientifica. Il passaggio mondiale all’ora della Mecca fu proposto nel 2008 durante una conferenza islamica nel Qatar. Il predicatore egiziano Yusuf Al Qaradawi presentò un panel chiamato “Mecca, il Centro della Terra, Teoria e Pratica”, nel quale sosteneva che il perfetto allineamento della Mecca con il nord magnetico costituisce la scelta scientifica ideale. Ciò non è vero, ma per gli islamici tutta l’indagine scientifica è subordinata alla verità rivelata nel Corano, nelle parole e nella vita di Maometto. Se il profeta dell’Islam dicesse che la Mecca è il centro dell’universo deve essere così. Se fatti osservabili contraddicono questa tesi, essi devono essere conciliati o ignorati. Se ciò non è possibile, basta costruire l’orologio più grande del mondo e lasciare che i non credenti si rassegnino. I fusi orari sono piuttosto arbitrari, ma sono necessari per i viaggi e la tecnologia di oggi. La convenzione di Greenwich è ciò che resta dell’impero britannico che, avendo conquistato il mondo, aveva un interesse vitale per i fusi orari. Gli Stati Uniti inizialmente si opposero all’idea che Greenwich avrebbe dovuto essere il meridiano primo e Pierre L’Enfant previde di fissarlo al Campidoglio americano. Nel 1793, il Segretario di Stato Thomas Jefferson stabilì un meridiano che attraversava la Casa Bianca fino alla sedicesima strada (chiamata appunto Meridian Hill Park nel quartiere di Columbia Heights). Nel 1850 il Congresso ha dichiarato che «il meridiano dell’osservatorio [navale] a Washington sarà adottato e utilizzato come meridiano americano per tutti gli scopi astronomici e (…) il meridiano di Greenwich sarà adottato per tutti gli scopi nautici». All’inizio del XX secolo gli Stati Uniti abbandonarono il concetto donchisciottesco che il mondo ruota attorno a Washington e adottarono l’ora di Greenwich. È facile ritenere l’ora media della Mecca una semplice trovata, specialmente in un tempo in cui l’ora ufficiale è stata stabilita dagli orologi atomici e in cui i momenti di preghiera possono essere ricordati inviando un SMS, ma si tratta di un ennesimo tentativo di imposizione, da parte del mondo musulmano, di una nuova ortodossia globale. Nello scontro tra civiltà niente è off-limits. Un altro esempio, più grave, è la proposta della Organizzazione della Conferenza Islamica di sostituire, nei Paesi a maggioranza musulmana, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, uno degli accordi fondamentali nella legge internazionale, con la legge della Sharia. In altre parole, l’organizzazione rifiuta il concetto che i diritti umani universali esistono – almeno non come li ha definiti il resto del mondo. Mentre il mondo diventa più aperto e l’umanità più interconnessa, i difensori dell’ortodossia della religione musulmana stanno trovando nuovi modi per separarsi e dividere il pianeta in fazioni opposte. Quanti nell’amministrazione Obama sono fissati con l’“apertura” nei confronti dell’islam, devono fare i conti con il fatto che i leader musulmani non vogliono ciò che l’Occidente offre e stanno facendo tutto il possibile per segregare loro stessi e le persone che governano. Per loro sarà sempre l’ora della Mecca.
Fonte: Corrispondenza Romana, 4/9/2010
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L'AUTOBIOGRAFIA DELLA SORELLA DI FIDEL CASTRO RIVELA LA FEROCE DITTATURA DI CUBA
Che Guevara fanatico, volgare e sanguinario, che trasudava ateismo da tutti i pori, spinse alle fucilazioni indiscriminate di massa
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Foglio, 25 agosto 2010
Cuba è uno dei tanti miti atei del ventesimo secolo, che sopravvive nel ventunesimo, senza più essere un mito, nell’oblio. Per tanti anni a sinistra si è voluto fare di quell’isola il mondo felice, utopico, realizzato dall’uomo: l’isola incantata che, seppure lontana, però c’è. Ci hanno creduto in tanti, a partire da intellettuali come J. Paul Sartre e Simone de Beauvoir, che mentre buttavano a mare con odio due millenni di cristianità, si godevano bagni di folla cubani organizzati dal regime, e ricambiavano con tanto rumoroso affetto. Ci ha creduto il premio Nobel Gabriel Garcia Marquez, divenuto un narratore alla corte di Castro, di cui Carlos Franqui, celebre rivoluzionario castrista poi pentito, ebbe a scrivere: “La patente di sinistra consente a Garcia Marquez di possedere una villa, milioni e ricchezze in Colombia, in Messico e a Cuba, conti bancari... ma lui non condanna il narcotraffico che distrugge il suo paese, non denuncia i crimini della guerriglia colombiana e tace su delitti atroci come quello di padre Camilo Torres. Sceglie la zuppa comunista per interesse...”. Alla rivoluzione cubana credettero anche molti cattolici di sinistra, che nel post Concilio, approfittando della mancata scomunica al comunismo e dell’iniqua ostpolitik vaticana, approfittarono per mescolare il verbo di Marx con quello di Cristo: mons Ernesto Balducci, in Italia, e i teologi della liberazione, in America Latina. Tra questi quell’Ernesto Cardenal che in suo reportage da Cuba, undici anni dopo la Rivoluzione, pur ammettendo l’esistenza dei campi di concentramento e la persecuzione, tra gli altri, dei cattolici, proclamava Cuba capitale dell’umanità e del benessere, anche materiale, e concludeva entusiasta: “A Cuba avevo visto che il socialismo fa sì che sia possibile vivere l’Evangelo nella società”. Ecco, oggi si sa bene cosa succeda a Cuba: miseria, mancanza di libertà e oppositori coraggiosi, per lo più cattolici e neri, che continuano a lottare, costituendo la testimonianza più evidente del fallimento di una dittatura familiare, che dura da ormai cinquant’anni, immobile e feroce. Scriveva alcuni mesi orsono Lucio Caracciolo, su Limes: “Sotto il velo di una propaganda in cui nessuno crede più, la vita quotidiana di Cuba è quella di un paese che non produce quasi nulla. E quindi deve importare il necessario, compresa la frutta tropicale surgelata servita nei paladares (ristorantini privati ad uso dei turisti e altri privilegiati) che viene dritta dalle serre canadesi. Le tessere alimentari offrono sempre meno”. E concludeva: “Sullo sfondo dell’eroica rivoluzione contro Batista e delle grandiose ambizioni geopolitiche del carismatico Fidel, questa Cuba immiserita e sopravvivente, cucita su misura di turista (sessuale, non più ideologico), sembra rassegnata a recitar se stessa”. Eppure, di questo fallimento, così eclatante, si parla poco, almeno in confronto alla esaltazione che se ne fece, per tanti anni, a sinistra. E rimangono quasi introvabili le denunce fatte spesso da cubani cattolici come Armando Valladares, o anche da comunisti un tempo entusiasti come il fotografo d’arte parigino Pierre Golendorf, autori il primo di “Contro ogni speranza. 22 anni nel gulag delle Americhe dal fondo delle carceri di Fidel Castro”, il secondo de “Un comunista nelle prigioni di Fidel Castro". Tanto clamore, dunque, in passato, tanto silenzio oggi. E’ difficile ammettere, anche stavolta, che ci si era sbagliati. Per questo la recente autobiografia di Juanita Castro, “I miei fratelli Fidel e Raùl” (Fazi), ha ricevuto molta meno attenzione di quella che meritava. Poche recensioni e le stroncature di qualche nostalgico incanaglito, come Maria R. Calderoni, sul quotidiano comunista Liberazione, che indignata per le parole di Juanita, concludeva così la sue considerazioni: “Libro chiuso. A lettura finita ci viene in mente, chissà perché, quella frase di Sartre: «L’anticomunista è un cane»”. Eppure il libro di Juanita è molto interessante, perché scritto dalla sorella del dittatore cubano, che per anni aveva lavorato attivamente per la vittoria della Rivoluzione. Juanita - che ha pagato la sua rettitudine: costretta a scappare da Cuba perché avversa ai fratelli, e spesso insultata, negli Usa, dagli esuli cubani, perché pur sempre sorella del dittatore- ci descrive quello che ha vissuto, e che coincide con quanto raccontano tanti altri testimoni. La Rivoluzione contro Batista, testimonia, non era in origine di matrice comunista: vi erano ad appoggiarla, in diverso modo, operai, borghesi, ecclesiastici come il vescovo Enrique Pèrez Serante, cui Castro dovette la sua salvezza dopo una missione fallita. Si volevano la libertà, l’equità sociale, la fine della dittatura, e la gran parte dei protagonisti non voleva saperne né del comunismo né dell’ Unione Sovietica. Furono Fidel, per motivi di potere e null’altro, Raul, per convinzioni più ideologiche, e soprattutto il Che, descritto come un personaggio fanatico, volgare e sanguinario, a impadronirsi della rivoluzione, eliminando tutti i loro stessi compagni di lotta che non vedevano di buon occhio il comunismo e la dittatura. Fu il Che, “che trasudava ateismo da tutti i pori”, a spingere sulla iniqua e crudele “persecuzione religiosa” e sulle fucilazioni indiscriminate di massa. Di fronte a tanta iniquità, ricorda Juanita, mi schierai con quelli che mio fratello Fidel chiamava “vermi” e cercai di salvarne il più possibile, finché non fui costretta, anch’io come ad altri due milioni di cubani, ad emigrare.
Fonte: Il Foglio, 25 agosto 2010
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GLI IMPORTANTI DISCORSI DEL PAPA NEL VIAGGIO IN INGHILTERRA
Il rapporto tra vita cristiana, amore e felicità, fa parte del nucleo dell’annuncio cristiano
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire, 29 settembre 2010
Rileggendo “a bocce ferme” per intero e di seguito i discorsi di Benedetto XVI nel Regno Unito si rileva un filo rosso presente in quasi tutti gli interventi, vale dire il rapporto tra vita cristiana, amore e felicità, un tema che fa parte del nucleo dell’annuncio cristiano e su cui il Papa insiste fin dalla messa di inizio del pontificato. Per esempio, il Papa ha detto: «Vi sono molte tentazioni che dovete affrontare ogni giorno – droga, denaro, sesso, pornografia, alcool – che secondo il mondo vi daranno felicità, mentre in realtà si tratta di cose distruttive, che creano divisione. C’è una sola cosa che permane: l’amore personale di Gesù Cristo per ciascuno di voi. Cercatelo, conoscetelo ed amatelo, ed egli vi renderà liberi dalla schiavitù dell’esistenza seducente ma superficiale frequentemente proposta dalla società di oggi»; similmente: «la cosa migliore di tutte per voi è di gran lunga il crescere in santità». Sennonché i messaggi ed i modelli correnti sono quasi sempre opposti e la santità è ritenuta castrante e noiosa. Benedetto XVI ne è ben consapevole e conosce altresì il cuore dell’uomo: la società contemporanea «troppo spesso vede il Vangelo come un limite alla libertà umana, invece che come verità che libera le nostre menti e illumina i nostri sforzi», cosicché «una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla [la felicità], perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio», cioè «Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore», è «l’unica cosa necessaria». In effetti, l’esperienza ci mostra, presto o tardi nella vita, che i beni finiti non ci appagano e che noi siamo costitutivamente orientati verso un Bene Infinito, dato che il Creatore ha seminato in noi una profonda nostalgia verso di Lui: «Signore, ci hai creati per te ed il nostro cuore è inquieto sino a che non riposerà in te». È un’affermazione celeberrima di sant’Agostino, spesso citata dal Papa che, sulla scorta di Newman, ha rammentato l’insegnamento evangelico: «siamo stati pensati per conoscere [e amare] Cristo, che è Lui stesso “la via, la verità e la vita”». Più precisamente, c’è una qualche correlazione tra l’amore e la felicità, ma quest’ultima non risiede solo nell’essere amati bensì anche nell’amare. Quando la Rivelazione parla dell’uomo come immagine e somiglianza di Dio dice proprio che «siamo stati fatti […] per trovare la nostra piena realizzazione in quel divino amore che non conosce né inizio né fine», in generale «per donare amore, per fare dell’amore l’ispirazione di ogni nostra attività». D’altra parte, ciò è molto difficile soprattutto a causa di egoismo, invidia ed orgoglio, richiede una decisione quotidiana, come insegnava un’“intenditrice” come Madre Teresa. Ora, coloro che vivono nella verità «riconoscono istintivamente ciò che è falso e che, proprio perché falso, è nemico della bellezza e della bontà che accompagna lo splendore della verità». Ma chi non vive già «in intima comunione con il Cuore di Dio», molto difficilmente può comprenderne la correlazione con la felicità umana, o, almeno, con una contentezza durevole. Per questo, oltre ad argomentare questo nesso in modo più dettagliato di quanto abbiamo potuto qui fare, è cruciale – come ha rimarcato il Papa – poter indicare e conoscere dei «testimoni della bellezza della santità, testimoni dello splendore della verità, testimoni della gioia e libertà che nascono da una relazione viva con Cristo!».
Fonte: Avvenire, 29 settembre 2010
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LETTERE ALLA REDAZIONE: LA POLEMICA DEL MOVIMENTO PER LA VITA DIVIDE IL MONDO PRO-LIFE
Vi spieghiamo la scelta di campo di BastaBugie nello scontro tra chi la dovrebbe pensare uguale nei principi pur nelle legittime differenze di strategia usata
Autore: Giano Colli - Fonte: Redazione di BastaBugie, 2 ottobre 2010
Cara Redazione di BastaBugie, dispiace trovare sul vostro altrimenti pregevole bollettino una informazione parziale, che consiste nel riportare la risposta/attacco a un articolo senza riportare il testo dell'articolo contestato. Mi riferisco al pezzo di Mario Palmaro, che cita un pezzo di Giuseppe Anzani del Movimento per la Vita per smontarne le affermazioni. Palmaro è onesto e preparatissimo, ma come tutti noi altri comuni mortali non ha il monopolio della Verità. Per questo vi chiederei di pubblicare anche il pezzo di Anzani. (...) E', comunque uno la pensi, un aiuto ai lettori come me che cercano di capirci qualcosa in questa sciagurata contesa fra cattolici pro-vita, dove a perderci alla fine è sicuramente la causa comune. Grazie dell'attenzione. Dio benedica il vostro lavoro. Alessandra Nucci
Gentile Alessandra, le parleremo francamente. Noi siamo d'accordo con Mario Palmaro sulla posizione assunta nei confronti della legge 40 e della legge 194. Siamo inoltre d'accordo con Francesco Agnoli sulla critica al Movimento per la Vita. Detto questo, siamo però d'accordo anche con lei sul definire "sciagurata" questa "contesa fra cattolici pro-vita". Già contiamo poco; se poi ci mettiamo a litigare tra di noi è finita. Ecco perché, al di là delle legittime differenti opinioni (nessuno ha la verità in tasca riguardo alle strategie da adottare) deve rimanere la battaglia comune nel denunciare l'aborto come un abominevole delitto (su questo ci sentiamo dalla parte della verità, non perché siamo più bravi, ma perché essere contro l'aborto e a favore della vita è una verità di diritto naturale che qualunque uomo può capire con l'uso della retta ragione). Non vorremmo però che lei pensasse che noi di BastaBugie siamo solo dei "chiacchieroni" che vogliamo parlare senza fare. Ci fa piacere dire a questo riguardo che tutti i membri della redazione sono stati impegnati in prima persona per la difesa della legge 40 che seppur ingiusta era almeno un piccolo freno al far west nel campo della fecondazione artificiale. Molti di noi hanno tenuto conferenze, fatto comunicati stampa, stimolato i politici locali, fatto volantinaggio a favore dell'astensione. Parimenti alcuni di noi sono impegnati concretamente in centri di aiuto alla vita (CAV) per cercare di salvare più vite umane possibile. Inoltre conosciamo di persona sia Palmaro e Agnoli, che Casini, Morresi e Roccella. Siamo anche stati a cena più volte con loro singolarmente e abbiamo avuto modo di parlare a lungo di queste tematiche. Non esprimiamo pertanto giudizi superficiali nel dire che noi stiamo dalla parte di Palmaro e Agnoli. Abbiamo ponderato bene questa scelta di campo grazie all'esperienza di tante persone che conosciamo. Nonostante ciò, rimaniamo fiduciosi che alla fine questa discussione rimanga entro i confini dell'educazione e che ciascuno alla fine capisca che il vero nemico è l'aborto e non l'associazione diversa dalla sua, ma che comunque ha lo stesso obiettivo finale. Un'ultima precisazione. Non abbiamo pubblicato l'articolo di Anzani per un duplice motivo. Primo perché chi avesse voluto leggerlo avrebbe impiegato meno di 20 secondi a trovarlo in un qualunque motore di ricerca su internet. Secondo motivo, perché purtroppo ci ha molto rattristato leggere quell'articolo come peraltro ci ha provocato dolore il documento emanato dalla giunta esecutiva del Movimento per la Vita Italiano il 21/06/2010 nel quale in pratica si "scomunicavano" coloro i quali proponevano una diversa visione dal pensiero unico del Movimento per la Vita. Purtroppo questo è da sempre il difetto di questo movimento, per altri versi benemerito: non tollerare visioni difformi da quelli proposti dalla dirigenza nazionale. Le segnaliamo inoltre che il Movimento per la Vita nella sua newsletter ha diffuso solo l'articolo di Anzani e non quello di Palmaro. Coerenza da parte sua vorrebbe che scrivesse anche al Movimento per la Vita per contestare la stessa parzialità. Concludendo ci piace rilevare il bell'esempio del movimento pro-life americano che, pur molto variegato al suo interno, ha proposto con efficacia alla società americana la difesa della vita, tanto che dopo tanti anni il fronte contrario all'aborto ha toccato quota 51% nei sondaggi, speriamo che anche i pro-life nostrani si concentrino sull'obiettivo comune anziché disperdere le forze in reciproche "scomuniche". Nella frammentazione c'è già il seme della sconfitta. Ecco perché in questo caso l'unica che ne rimane avvantaggiata è la cultura della morte.
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Fonte: Redazione di BastaBugie, 2 ottobre 2010
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OMELIA PER LA XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 17.11-19)
Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 10 ottobre 2010)
Il tema del Vangelo di oggi è la gratitudine. Gesù si stava recando a Gerusalemme quando gli vennero incontro dieci lebbrosi, i quali supplicavano: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi» (Lc 17,13). La legge ebraica prescriveva che i lebbrosi dovevano vivere appartati, ai margini della società, per evitare il rischio del contagio. La loro era una situazione drammatica; il loro allontanarsi dalla società era quasi sempre un viaggio senza ritorno. Una eventuale guarigione doveva essere costatata da un sacerdote che riammetteva quella persona nella società in seguito all’offerta di un sacrificio. Tra quei dieci lebbrosi vi era anche un samaritano. I samaritani non erano ben visti dai giudei. L’evangelista Luca, in altri passi del suo Vangelo, ci fa comprendere come essi erano guardati con disprezzo a causa della loro ibrida origine etnica e religiosa. Gesù andò contro quella mentalità additando come modello di carità fraterna il buon Samaritano (cf Lc 10,33-37). La stessa sciagura aveva accomunato un lebbroso samaritano a nove lebbrosi giudei. Certamente essi avevano sentito parlare di Gesù, dei suoi miracoli, della sua compassione verso i miseri. Animati da quella speranza, si fecero coraggio e si avvicinarono al Maestro per chiedere la grazia. Non la chiesero esplicitamente, ma si limitarono a invocare pietà; fu Gesù stesso che andò incontro al loro più profondo e straziante desiderio, invitandoli a recarsi dai sacerdoti: «Andate a presentarvi ai sacerdoti» (Lc 17,14). Solo i sacerdoti potevano, una volta accertata la guarigione, riammetterli nella vita sociale e religiosa di Israele. Da notare che la grazia non era stata ancora fatta e Gesù li mandò dai sacerdoti. In un’altra circostanza, il Signore mandò un lebbroso dal sacerdote dopo averlo miracolato (cf Lc 5,14). Per quale motivo, nell’episodio del Vangelo di oggi, Gesù mandò quei dieci lebbrosi dai sacerdoti prima ancora di averli guariti? È chiaro che Gesù volle mettere alla prova la fede di quegli infelici. La guarigione, infatti, avvenne mentre i dieci erano in cammino. Avvenuto il miracolo, soltanto uno tornò indietro per ringraziare. Quell’uomo era proprio il samaritano. Gli altri nove proseguirono per raggiungere i sacerdoti e ritrovare quindi la sospirata libertà; soltanto il povero samaritano sentì la necessità di fermarsi e di tornare indietro. Egli si gettò ai piedi di Gesù e lo ringraziò di cuore (cf Lc 17,16). L’episodio culmina con l’affermazione risentita di Gesù: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?» (Lc 17,17-18). E poi disse al samaritano: «Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato» (Lc 17,19). Nella Bibbia la lebbra è il simbolo del peccato. Di questa lebbra siamo stati infetti tante volte, e Gesù ci ha guariti con il suo perdono. Anche se siamo molto pentiti, però, Gesù ci manda dai sacerdoti per ricevere l’assoluzione sacramentale. La Chiesa ci ricorda con forza che, anche se grande è il nostro pentimento, in caso di peccato mortale, prima di ricevere la Comunione, dobbiamo confessare i nostri peccati dal sacerdote e riceverne l’assoluzione. Ricordiamocelo sempre. Siamo stati beneficati tante e tante volte da Gesù. Pensiamo a quante volte abbiamo ricevuto il perdono di Dio attraverso il sacramento della Confessione e abbiamo ricevuto la Comunione. Domandiamoci: abbiamo sempre ringraziato, oppure ci siamo comportati come gli altri nove lebbrosi? Vogliamo dunque prendere un proposito pratico quest’oggi, quello di fare bene il ringraziamento dopo la Comunione. Non dobbiamo e non possiamo andarcene via come se niente fosse. Dentro di noi abbiamo Gesù. Fermiamoci, per quanto è possibile, a parlare familiarmente con Lui. Durante il quarto d’ora che segue la Comunione, Gesù è realmente presente dentro di noi, nel nostro cuore, finché perdurano le sembianze del Pane eucaristico. Non sprechiamo malamente quei minuti che sono i più importanti della nostra giornata. Adoriamo e ringraziamo, come ha fatto il povero lebbroso. Inoltre, abituiamoci a ringraziare Gesù ogni volta che riceviamo il suo perdono nel sacramento della Confessione. Non è una cosa da poco essere perdonati da Dio. Ricordiamocelo sempre: quanto più ringrazieremo, tanto più riceveremo. La mancanza di gratitudine, al contrario, allontana da noi i benefici di Dio.
Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 10 ottobre 2010)
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