BastaBugie n�826 del 21 giugno 2023

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1 LA PARABOLA DI BERLUSCONI: LA CONTRO-RIVOLUZIONE MANCATA
Dopo il funerale di Stato, riflettiamo sulla sua parabola dapprima ascendente fino a raggiungere un apice salvo poi entrare in declino fino al disastroso esito finale
Autore: Julio Loredo - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
2 STRISCIA LA NOTIZIA, LE IENE E LA VOGLIA DI PROCESSO SOMMARIO
Queste trasmissioni televisive di successo sembrano spensierate, invece ci hanno immersi in tempi bui con la loro gogna mediatica (vedi l'incidente di Casal Palocco)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
3 OMICIDIO DI GIULIA TRAMONTANO: IL PROBLEMA DEGLI UOMINI E' IL RIFIUTO DELLA VIRILITA'
Solo con l'educazione si argina l'aggressività maschile e la si dirige verso l'aggressore a difesa di donne e bambini (invece la modernità spinge l'uomo a sfogare le proprie emozioni)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 L'EROE DELLO ZAINO DI ANNECY E' CATTOLICO PRATICANTE
Un siriano ha colpito con il coltello dei bambini nei loro passeggini, ma il 24enne cattolico è prontamente intervienuto distraendo l'assassino con il suo zaino
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
5 BIDEN VUOLE CENSURARE I DISCORSI ONLINE PROLIFE E PROFAMILY
La scusa è che criticare l'aborto è una forma di violenza contro le donne, equiparata a tortura, trattamenti crudeli, inumani e degradanti: è il trionfo dell'antilingua
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera
6 DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: L'EREDITA' TRADITA DI LEONE XIII
A 120 anni dalla morte di papa Leone XIII ben poco rimane oggi dei princìpi cardine su famiglia, educazione, rapporto con le altre religioni e con lo Stato
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA XII DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 10,26-33)
Due passeri non si vendono forse per un soldo?
Autore: Massimo Rossi - Fonte: La Chiesa

1 - LA PARABOLA DI BERLUSCONI: LA CONTRO-RIVOLUZIONE MANCATA
Dopo il funerale di Stato, riflettiamo sulla sua parabola dapprima ascendente fino a raggiungere un apice salvo poi entrare in declino fino al disastroso esito finale
Autore: Julio Loredo - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 16 giugno 2023

Silvio Berlusconi se n'è andato. Diverse testate hanno parlato addirittura di "fine di un'era". Pur con un tocco di enfasi giornalistica, non si può negare che egli sia stato un protagonista della vita politica italiana degli ultimi decenni. Non trovo migliore immagine per descrivere questo protagonismo che quella della parabola: dapprima ascendente fino a raggiungere un apice, salvo poi entrare in declino (e non parlo della sua salute), fino all'esito finale. Ciò, a mio avviso, racchiude un'importante lezione per il prossimo futuro sul modo di interpretare certi movimenti nell'opinione pubblica italiana.
Io sono arrivato in Italia nel febbraio 1994, poco dopo l'ormai storica "discesa in campo" di Berlusconi, e in piena campagna elettorale per le politiche. Dicono che la prima impressione rimane per sempre. Ebbene, la mia prima impressione della politica italiana fu proprio questo ciclone berlusconiano che avanzava impetuoso, e che portò il Polo della Libertà da lui guidato al brillante trionfo nelle elezioni generali del 27 marzo. Per la prima volta nella storia italiana si insediava a Palazzo Chigi un governo che non aveva remore di definirsi di centro-destra, con una forte componente di destra tout court, rappresentata soprattutto da Alleanza Nazionale-MSI, che da sola ottenne il 13,47% de suffragi.
Ricordo che regnava un clima di grande speranza. Dopo decenni di politiche centriste ispirate dalla Democrazia Cristiana - che poi finivano sempre per scivolare verso sinistra - si poteva cominciare a parlare di reazione conservatrice, o perfino tradizionalista. La nomina a Presidente della Camera della giovane Irene Pivetti, che allora si mostrava cattolica tradizionalista, rinforzò questa impressione.

INTERCETTANDO LA REAZIONE
Crepitavano ancora i fuochi inquisitori dell'inchiesta giudiziaria nota come "Mani pulite", che spazzò via i partiti moderati della Prima repubblica, lasciando in campo soltanto il Partito Democratico della Sinistra (cioè il vecchio Pci), Rifondazione comunista, e i loro alleati, mai toccati dalle indagini del "pool" di Milano. Si trattò chiaramente di un'inchiesta condotta a senso unico. Il che, a mio avviso, permette di sollevare legittimi dubbi sul suo vero scopo. Comunque sia, col campo ormai sgombro da possibili concorrenti, la sinistra italiana accarezzava il sogno di arrivare al potere. Tutto portava a credere che così sarebbe stato, non fosse stato per la discesa in campo del Cavaliere, che scombussolò tutte le previsioni. E questo è un suo innegabile merito storico. Senza il suo intervento, l'Italia sarebbe irrimediabilmente scivolata a sinistra.
Le sue analisi dell'opinione pubblica italiana, basate su rigorosi sondaggi, avevano, infatti, individuato una fortissima reazione conservatrice e anticomunista, che non trovava sbocco politico. Fu proprio per intercettare questa reazione che egli fondò il movimento Forza Italia! Associazione per il buon governo, che il 26 gennaio 1994 si presentò alle elezioni politiche, insieme ad Alleanza Nazionale-MSI di Gianfranco Fini e alla Lega Nord di Umberto Bossi. La sua visione si dimostrò vincente. Il 27 marzo 1994, il Polo della Libertà vinse col 42,87% dei suffragi, lasciando l'Alleanza dei Progressisti al 34,34%. Se prendiamo in considerazione che i moderati del Patto per l'Italia ottennero il 15,75%, possiamo affermare che c'era nel Paese una evidente maggioranza conservatrice. Era la fine della Prima Repubblica. Dopo mezzo secolo di palude democristiana, iniziava l'era del bipolarismo.

L'ANALISI DELLA PARABOLA BERLUSCONIANA
Ed è proprio da questa reazione che bisogna iniziare l'analisi della parabola berlusconiana.
Per un osservatore attento (ricordo commenti di Plinio Corrêa de Oliveira in questo senso), dietro un'apparente sonnolenza ottimista, si poteva intravedere nell'opinione pubblica italiana la formazione di due blocchi, separati da fessure molto più accentuate in profondità di ciò che sembravano in superficie. Col passare del tempo, queste fessure erano destinate a dilatarsi fino a diventare incolmabili.
Da una parte, una sinistra militante che, alle vecchie cause comuniste aggiungeva quelle della rivoluzione culturale: aborto, droghe, omosessualismo, eutanasia, immigrazione, agenda lgbt e via discorrendo.
Dall'altra parte, un pubblico che, forse per la prima volta nella storia recente, iniziava a capire che le cose erano andate troppo lontano e che bisognava reagire. Era formato da quelli che, per tradizione o convinzione, si opponevano agli eccessi rivoluzionari, e si stavano man mano risvegliando, fino a comporre un blocco in fase di consolidamento e di crescita. Non erano, o almeno non ancora, propriamente dei contro-rivoluzionari, cioè persone che reagiscono contro la Rivoluzione in modo integrale aspirando il suo contrario. Per lo più erano persone che, accorgendosi che il treno della Rivoluzione stava andando troppo veloce e verso indirizzi inquietanti, scesero alla prima stazione, domandandosi se era il caso di continuare il viaggio. Badate bene: non prendevano (per adesso) un treno di ritorno, ma non erano più sul Freccia Rossa della Rivoluzione.
In mezzo c'era il solito blocco degli indifferenti, degli inerti, delle persone senza convinzioni definite. Si trattava però di un blocco destinato a essere progressivamente corroso dai due schieramenti opposti nella misura della loro rispettiva forza d'impatto.

UNA CONTRO-RIVOLUZIONE MANCATA?
Fino a dove sarebbe arrivata la reazione? Quali indirizzi avrebbe preso? Chi ne avrebbe approfittato? Quali erano i suoi connotati? Ecco alcune domande che si facevano gli strateghi del centro-destra, ormai al potere. Essi avevano davanti una scelta che avrebbe condizionato la storia del nostro Paese per anni. Il centro-destra sarebbe andato oltre le bagatelle della micro politica, capendo che gli italiani avevano loro affidato non solo il compito di governare ma, più profondamente, la missione storica di mettere un freno alla Rivoluzione? Avrebbe saputo implementare un programma di governo che davvero traducesse gli aneliti di questa crescente fascia reattiva dell'opinione pubblica?
Non mancavano personaggi che si atteggiavano a guida della reazione. Mi viene in mente la giovane presidente della Camera, Irene Pivetti, qualificata dalla stampa "la Santa Giovanna d'Arco italiana". Don Gianni Baget Bozzo parlò del "ciclone Pivetti" che, all'insegna del tradizionalismo cattolico, soffiava sul Paese. Uno dei suoi primi atti fu di organizzare a Montecitorio la celebrazione quotidiana della Santa Messa in rito romano antico, alla quale assisteva indossando la mantiglia.
Lo stesso Berlusconi non mancò di compiere diversi passi nella giusta direzione. Sdoganò una retorica anticomunista da tempo in disuso, difese la proprietà privata e la libera impresa, fomentò la nascita di una cultura alternativa alla sinistra, tutelò alcune tradizioni cattoliche del Paese, per esempio opponendosi al tentativo dell'Unione Europea di proibire il Crocifisso in luoghi pubblici, e altri atti di governo che sicuramente gli fanno onore. Che egli fosse un bastone fra le ruote della Rivoluzione si può cogliere, per esempio, dai feroci attacchi dei settori progressisti nei suoi confronti, che trovarono lo strumento perfetto nella pioggia di processi giudiziari scatenati da varie Procure, specialmente quella di Milano. Processi, va detto, dai quali ne uscì indenne.

IL RIMBAMBIMENTO FINALE
Col passare del tempo, però, il berlusconismo iniziò a mostrare le sue inadeguatezze.
Una prima inadeguatezza, in realtà essenziale, era la sua ispirazione liberale. Berlusconi mai portò la reazione, che egli in principio rappresentava, fino alle sue conseguenze logiche, fondandola sui principi inviolabili della Legge divina e naturale. Mai, per esempio, fece una vera battaglia in difesa della vita o della famiglia. Mai intraprese un'iniziativa per la rigenerazione morale e culturale dell'Italia. Anzi, le sue reti televisive erano fra le più trasgressive. Egli si comportò sempre da liberale. Qualcosa di molto diverso da quanto il pubblico reattivo si aspettava.
Una seconda inadeguatezza, conseguenza della prima, era la sua vita personale, a dir poco sregolata. Anche qui, qualcosa di molto diverso da quanto il pubblico reattivo si aspettava. Le cose precipitarono quando, abbandonando la sua seconda consorte, iniziò un rapporto con la giovanissima Francesca Pascale, partigiana dell'agenda lgbt. Bisogna vivere come si pensa, altrimenti, prima o poi, si finisce col pensare come si è vissuto. Il vecchio Berlusconi iniziò quindi a guardare con occhio benevolo cause che fino al giorno prima avversava.
Forse pensava che il suo personale carisma gli avrebbe spianato tutte le strade. Ora, il carisma di un leader va e viene qual piuma al vento. Ciò che restano sono le idee e i valori. E in questo campo, il Cavaliere si dimostrò totalmente inadeguato. Non seppe capire né guidare la reazione che lo aveva portato al potere. Iniziò quindi a crollare nei sondaggi, fino a perdere la guida del centro-destra, che passò nelle mani di Matteo Salvini.
E arriviamo così ai giorni nostri. Dopo il periodo salviniano (crollato anche lui per identici motivi), siamo arrivati al governo di Giorgia Meloni, al quale possiamo rivolgere le stesse domande.
Saprà l'attuale Governo difendere i valori morali, fondati sulla legge naturale e sul Magistero della Chiesa? Saprà proteggere la nostra identità cristiana ed europea? Saprà difendere la famiglia e la vita umana innocente? Saprà difendere i nostri bambini e ragazzi dalla propaganda lgbt nelle scuole? Sarà, insomma, capace di una vera reazione alla Rivoluzione culturale, per parlare solo di questa? In altre parole, farà un governo che semplicemente amministri la cosa pubblica, o un Governo che proponga idee e valori?
Insomma, imparerà la lezione della parabola berlusconiana?

Nota di BastaBugie:
Roberto de Mattei nell'articolo seguente dal titolo "La scomparsa di Silvio Berlusconi" parla dell'ascesa e del funerale di Silvio Berlusconi.
Ecco un estratto dell'articolo pubblicato su Corrispondenza Romana il 14 giugno 2023:

Il 12 giugno 2023 è morto a Milano, a 86 anni d'età, Silvio Berlusconi, fondatore di Fininvest e di Forza Italia, capo di quattro governi, protagonista indiscusso di trent'anni di vita italiana. Una vita di grande impegno e di forti contrasti, nel campo dell'imprenditoria, dei media e della politica, da cui è uscito, malgrado le ferite, sempre vincente. C'è stato un solo imprenditore, prima di lui, che ha esercitato altrettanto potere, ma per meriti ereditari più che personali: Gianni Agnelli. Il presidente della Fiat accompagnò però la Rivoluzione culturale e politica italiana allineandosi alle indicazioni dei "poteri forti" internazionali, Berlusconi fu un "outsider", che osò sfidare il compromesso storico, scendendo in campo, nel 1994 contro la "gioiosa macchina da guerra" socialcomunista e pagandone tutte le conseguenze, compresa una pesante persecuzione giudiziario-mediatica, che gli costò oltre 30 processi e 130 capi di imputazione, con una sola condanna definitiva, per frode fiscale.
L'anticomunismo è stato una costante, e il grande merito di Silvio Berlusconi. Come non ricordare che il 27 febbraio 1998 si presentò alla convention di Alleanza Nazionale con un volume in regalo per ognuno dei 2.500 partecipanti: Il libro nero del comunismo di Stéphane Courtois, tradotto quell'anno dalla sua casa editrice Mondadori. Il grande errore di Berlusconi fu di non avere compreso che non c'era anticomunismo possibile, al di fuori di una reazione contro la degradazione morale che aggrediva in quegli anni l'Italia e che, purtroppo, le sue reti televisive alimentarono. [...]
Silvio Berlusconi aveva l'animo di un conquistatore. Il suo orizzonte era soprattutto l'Italia, di cui si sentiva il rappresentante per eccellenza. Nella sua lunga vita ha ottenuto tutto ciò che un uomo, con i denari, ma soprattutto con i talenti e le capacità di cui è dotato, può conquistare sulla terra, fino all'ultimo successo: l'omaggio "bipartisan" di amici e detrattori.
L'Italia gli ha reso i massimi onori: il lutto nazionale, le esequie di Stato celebrate in Duomo dall'arcivescovo di Milano, con la partecipazione del presidente della Repubblica e delle massime cariche istituzionali, 33 pagine del Corriere della Sera e 27 pagine di Repubblica (già acerrimo nemico) per illustrare la sua vita pubblica e privata. Nelle sue ultime ore terrene, secondo il Corriere, Berlusconi ha visto la finale di Champions League ed è sembrato "ossessionato" dal pensiero della riorganizzazione di Forza Italia e dalla preoccupazione per il conflitto in Ucraina e per una sua eventuale degenerazione in scontro nucleare. Nulla sappiamo del momento decisivo, quello in cui ci si si può capovolgere il senso di una vita che non è stata donata a Dio. [...]

DOSSIER "SILVIO BERLUSCONI"
La politica, il calcio, le donne e le televisioni

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Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 16 giugno 2023

2 - STRISCIA LA NOTIZIA, LE IENE E LA VOGLIA DI PROCESSO SOMMARIO
Queste trasmissioni televisive di successo sembrano spensierate, invece ci hanno immersi in tempi bui con la loro gogna mediatica (vedi l'incidente di Casal Palocco)
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 16 giugno 2023

Se il sospetto si rivelasse fondato, la faccenda avrebbe dei contorni drammaticamente surreali. Stiamo parlando dell'inchiesta aperta dalla procura di Roma, per omicidio stradale, in seguito all'incidente del pomeriggio dello scorso 14 giugno, in via Aristonico di Alessandria, zona Casal Palocco, in cui ha perso la vita, Manuel Proietti, un bambino di 5 anni, morto poco dopo aver raggiunto il vicino ospedale Grassi di Ostia, dove è stato trasportato subito dopo lo schianto, mentre la madre Elena Uccello, una donna di 29 anni e la sorella di Manuel, di appena quattro anni con cui viaggiava, sono rimaste ferite. Il piccolo si trovava in una Smart Forfour che si è scontrata con un suv Lamborghini con a bordo cinque ragazzi.
Il ventenne alla guida dell'auto, che era stata presa a noleggio, è attualmente indagato, mentre le posizioni degli altri quattro giovani sono al vaglio dei magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino. Una consulenza tecnica, affidata dalla procura di Roma, accerterà la velocità a cui viaggiava il Suv Lamborghini nel momento dello scontro con la Smart Forfour, ma soprattutto, la fondatezza del sospetto, secondo cui nelle fasi precedenti allo schianto, i quattro ragazzi stessero girando un video da postare, poi, sui social - in particolare sul gruppo Theborderline di cui fanno parte - per una 'sfida' online incitando il ragazzo alla guida a premere l'acceleratore.
Certo è che risulta alquanto insolito che dei giovani si alternino per ben 50 ore alla guida, apparentemente senza motivo. Peraltro uno degli indagati ha già rotto il silenzio: «Sono distrutto, il trauma è indescrivibile anche se non guidavo io», ha detto ieri mattina il ragazzo che compare nel video, Vito Loiacono, uno degli youtuber che si trovavano sul suv Lamborghini Urus. Tuttavia ad essere accusato di omicidio è Matteo Di Pietro che in quel momento era alla guida dell'auto.
Di Pietro, volto e fondatore dei Theborderline pare che, insieme ad altri quattro amici, avesse noleggiato una Lamborghini per l'ennesima sfida social: passarvi dentro, appunto, cinquanta ore, senza mai scendere. Un format che aveva già proposto ai suoi followers nei mesi precedenti, prima dentro una Cinquecento e poi dentro una Tesla. Il gruppo social, infatti, nei loro video cercava, come hanno dichiarato, di replicare gli stessi "esperimenti" di Mr. Beast, il secondo canale YouTube con più iscritti (160 milioni). Un canale dai contenuti più svariatamente folli: sfide estreme, prove di sopravvivenza, giochi a squadre improbabili ecc.
Viene spontaneo chiedersi, allora, dove siano i genitori di questi ragazzi impegnati in tali pazzie, costantemente connessi con una realtà paradossale. Magari sono i genitori stessi ad essere alle prese con i vari tik tok e gruppi social, perché quello che si percepisce è che di fatto nessuna autorità sembra venire esercitata su giovani che si dedicano a simili sfide. Non solo, ci si chiede anche che impostazione educativa possano aver ricevuto dei ragazzi che, pur di ostentare chissà cosa e mostrarsi sopra le righe, siano disposti ad aderire anche a sfide come questa, in cui ci può anche scappare un morto. Ma agli occhi di chi non distingue il reale dal virtuale, l'importante è raggiungere l'obiettivo di aumentare like e followers. La realtà vera è quella dei social, insomma!

Nota di BastaBugie:
Roberto Marchesini nell'articolo seguente dal titolo "Roma, dopo l'incidente la barbarie della gogna mediatica" parla dell'incidente di Casal Palocco.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 19 giugno 2023:

La Nuova Bussola si è già occupata dell'incidente di Casal Palocco; diversi lettori, tuttavia, sono rimasti colpiti dalle reazioni emerse dai social media. C'è chi banalizza l'accaduto, il solito «Sò rragazzi...»; ma c'è anche chi ha minacciato di morte il guidatore della Lamborghini e chi non ha risparmiato improperi di ogni tipo per suo padre, appassionato di Ferrari. Insomma: pare piaccia l'ergersi a giudice; ovviamente di chi è già caduto in disgrazia (un tempo, questa cosa si chiamava «Maramaldeggiare»). E che giudice: inflessibile, severissimo, giacobino. Ogni volta che qualcuno ne combina, sui social si scatena il tribunale del popolo.
Fenomeno, questo, affatto nuovo e del tutto anticristiano. Il Vangelo, infatti, ammonisce: «Non giudicate, per non essere giudicati»; e aggiunge: «perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati». Inoltre: «Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello».
Ma se proprio non vogliamo scomodare il Signore, basterebbe la vecchia buona educazione, che consiste semplicemente nel mettersi nei panni degli altri. Se avessi combinato tu un guaio del genere, come vorresti essere trattato?
Ma tutto questo è passato, non si usa più. C'è un fenomeno sociale che, secondo me, ha incentivato questa tendenza al processo popolare sommario. Nel 1988 nasceva Striscia la Notizia di Antonio Ricci, striscia d'informazione dall'apparenza scanzonata, in realtà una vera e propria gogna mediatica; nel vero senso della parola. Stessa cosa per Le Iene, importato in Italia nel 1997 e anch'esso con un piccolo cimitero dietro l'angolo: questo il caso più clamoroso, ma non dimentichiamo che questa trasmissione ha colpito anche diversi sacerdoti cattolici.
La derisione, l'imbarazzo, il montaggio tendenzioso, ma ancor di più le finte risate di sottofondo e la solita risposta: «Non c'è alcuna colpa da parte nostra, quindi non abbiamo nulla da dire». Vite rovinate per ottenere un servizio televisivo del quale, dopo tre giorni, nessuno si ricorda. A Milano si chiama «sputtanamento»; se politicamente scorretto, «macchina del fango».
È questo il meccanismo che spinge la gente, seduta in poltrona mentre addenta un bignè o in mutande al computer a stabilire che questo o quello merita la gogna e, perché no, la morte. Lo dice il Gabibbo che è un delinquente, non importa se non ha avuto un processo e la possibilità di difendersi. Le Iene lo inseguono, lo incalzano mettendo in piazza la sua vita: quindi se lo merita. Mentre un poveretto viene beccato in un momento drammatico partono le risate registrate: è il segnale per il lancio dei pomodori. Ovviamente, questo modo becero di fare «informazione» è stato imitato da diversi improvvisati «giornalisti d'assalto» che non meritano nemmeno di essere nominati.
Viviamo nell'epoca delle comunicazioni di massa e ancora non ci rendiamo conto della loro potenza, della loro capacità di plasmare atteggiamenti e comportamenti collettivi, delle strategie di comunicazione e manipolazione che ogni giorno vengono utilizzate dai media. Eppure, 1984 di George Orwell, con i «5 minuti d'odio», dovrebbero averlo letto tutti...
Registro, di passaggio, che la stessa cosa avveniva a Parigi durante il Terrore; o nella Russia di Stalin; o anche in Italia immediatamente dopo il 25 aprile. Periodicamente la barbarie, la fame di sangue, lo schiacciamento del debole solo perché è debole, riemergono nei periodi più oscuri della storia. La civiltà è nata e ha camminato lungo i secoli accompagnata dal giusto processo, dal rispetto dell'imputato, del diritto di difesa. Ora siamo tornati ai processi di piazza, alla folla che chiede sangue; e più ne ha, più ne chiede.
Che fare? Ovviamente, urge l'evangelizzazione dell'Europa. Tuttavia questa impresa, apparentemente disperata, richiede secoli se non millenni. Nel frattempo, che fare? Buttare la televisione. Lo so, lo so: la vostra è sempre spenta, non la guardate mai o, al massimo, ci guardate il Giro d'Italia. Datemi retta: buttatela. Mi ringrazierete.

Fonte: Sito del Timone, 16 giugno 2023

3 - OMICIDIO DI GIULIA TRAMONTANO: IL PROBLEMA DEGLI UOMINI E' IL RIFIUTO DELLA VIRILITA'
Solo con l'educazione si argina l'aggressività maschile e la si dirige verso l'aggressore a difesa di donne e bambini (invece la modernità spinge l'uomo a sfogare le proprie emozioni)
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-06-2023

Il nostro articolo sui fatti di Senago ha suscitato diverse reazioni. Alcune di queste hanno posto una domanda: e gli uomini? Possibile che il genere maschile non abbia responsabilità? Forse non tutti gli uomini sono pericolosi, ma come gestire quelli che lo sono?
Ottimo tema che, come al solito, affronteremo partendo da lontano.
Una costante osservata nei miei anni di lavoro clinico è la seguente: nelle famiglie in cui non c'è un padre e i figli vivono con la madre, quando il figlio maschio cresce e si affaccia all'adolescenza c'è il rischio che abbia dei comportamenti aggressivi e violenti nei confronti della madre (soprattutto se questa non è stimata). Questa cosa rientra immediatamente se in casa c'è il padre. Questa osservazione è confortata da diverse ricerche.

LA GUERRA È COSA DA UOMINI
Il fatto è questo: il ragazzo pubere comincia a produrre testosterone che, letteralmente, ne inzuppa il cervello codificandone addirittura le strutture. Il testosterone inclina i maschi in comportamenti aggressivi e competitivi; in poche parole: a combattere. I cambiamenti fisici del corpo sono perfettamente in sintonia con questo destino legato al maschio: egli sviluppa altezza, forza, robustezza necessari per una vita da guerriero. Non è una costruzione sociale, non basta aprire il servizio militare alle donne: come spiega Ettore alla moglie Andromaca, «La guerra è cosa da uomini». Quindi ogni maschio è un natural born killer, un assassino nato? Solo potenzialmente.
Il mondo maschile ha costruito, nei millenni, un sistema educativo per arginare la naturale aggressività maschile, per indirizzarla verso il nemico, l'aggressore; e utilizzarla per proteggere donne e bambini anziché rivolgerla verso di essi. Questo è il motivo per cui basta la presenza paterna per far cessare gli eventuali comportamenti aggressivi del figlio adolescente nei confronti della madre: il compito del padre è quello di educare i figli a gestire forza e aggressività. Tutto il mondo maschile è impegnato (silenziosamente e clandestinamente) per gestire questi impulsi ed evitare catastrofi.
I gesti di «cavalleria» (che sopravvivono nonostante la furia femminista) non consistono nel mettere la forza maschile al servizio delle donne? Pagare al ristorante, aprire porte e portiere, porgere il braccio, aiutare la signora ad indossare il cappotto...
E lo sport? Non il fitness, lo sport: non è forse un combattimento simulato, nel quale ogni gesto di aggressività è rigidamente normato e punito severamente? Gli sport, in particolare quelli di combattimento, non hanno forse la funzione preziosissima di insegnare a indirizzare l'aggressività in modo costruttivo?

IL GIOCO DELLE BAMBINE E' COOPERATIVO, QUELLO DEI MASCHI COMPETITIVO
Pensiamo al rigidissimo codice morale che i bambini, per secoli, all'oscuro degli adulti, si sono tramandati: non si picchiano quelli con gli occhiali (lo scontro deve avvenire alla pari); niente cinque contro uno (lealtà); le bambine non si toccano nemmeno con un fiore (guarda un po'); non si fa la spia («Chi fa la spia non è figlio di Maria...); non si va a frignare dalla mamma o dalla maestra (impara a cavartela da solo).
Non so se il gentile lettore l'ha notato ma, mentre il gioco delle bambine è cooperativo, quello dei bambini è sempre competitivo: se il loro destino è combattere, meglio che si esercitino a farlo a partire dal gioco. E tutto questo, si badi bene, non è una costruzione sociale, anzi: è un vero e proprio codice d'onore che i bambini si tramandano da secoli all'insaputa degli adulti (che lo riproverebbero). Questo codice d'onore che salva donne e bambini dalla naturale (sottolineo naturale) aggressività maschile, si riassume nel detto «Comportati da uomo», forse lo slogan più odiato dalla modernità.
Questo codice comprende anche un altro abominevole detto: «Gli uomini non piangono». Gli uomini non esprimono i loro sentimenti. Questa è una cosa che fa impazzire le femministe a anche tante mogli moderne: gli uomini, evidentemente degli idioti, devono imparare a «esprimere i loro sentimenti, le loro emozioni». Le donne, ovviamente, pensano alle loro emozioni: malinconia, tristezza, euforia... Aleggia sempre l'equivoco per cui le differenze tra uomini e donne sono sempre e soltanto genitali. Per un uomo, esprimere le proprie emozioni, significa togliere i freni all'aggressività, lasciar scorrere liberamente i fiumi di adrenalina che li inondano quando sono in modalità combattimento. Una donna sa cosa significa mantenere la lucidità quando si trema per l'adrenalina? Quando esprimere le proprie emozioni significherebbe aggredire e colpire selvaggiamente la persona che ci sta davanti?
Non è difficile accorgersi che tutto ciò che gli uomini, in migliaia di anni, hanno escogitato per gestire e indirizzare l'aggressività maschile è saltato. È saltato a causa della modernità, del femminismo, del gender, della cultura woke. I maschi sono seduti su una supercar... senza freni. Non hanno più la preoccupazione di gestire, controllare la propria emotività, anzi: vengono invitati a sfogare liberamente le loro emozioni. Pensando che siano lacrime, mentre sono pugni letali.

Nota di BastaBugie: si può leggere il precedente articolo cliccando sul link sottostante.

L'UCCISIONE DI GIULIA TRAMONTANO: IL PROBLEMA NON SOLO GLI UOMINI, SONO ANCHE LE DONNE
Perché anziché scegliere un bravo ragazzo, con un umile lavoro e che ritiene un valore la castità... alcune donne sono invece attratte dagli uomini pericolosi?
di Roberto Marchesini
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7429

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 07-06-2023

4 - L'EROE DELLO ZAINO DI ANNECY E' CATTOLICO PRATICANTE
Un siriano ha colpito con il coltello dei bambini nei loro passeggini, ma il 24enne cattolico è prontamente intervienuto distraendo l'assassino con il suo zaino
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 10 giugno 2023

Il tempo era bello ad Annecy lo scorso giovedì mattina e molte famiglie erano uscite di casa per passare qualche momento all'aperto. Mentre i più grandi erano a scuola, i piccoli erano in piazza. Il resto, ahimè, è tristemente noto. Un individuo è apparso, coltello in mano, e ha colpito, prendendo di mira specificamente i bambini nei loro passeggini. Paralizzati, la maggior parte dei testimoni non si è mossa, alcuni si sono affrettati ad allontanarsi, altri si sono accontentati di filmare.
Poi sulla scena è comparso un giovane, con in mano due zaini, che ha resistito fisicamente ai colpi dell'assassino, distogliendo la sua attenzione e tirandolo fuori dal perimetro dove si trovavano i bambini. Ha usato uno dei suoi zaini come protezione, prima di liberarsene per inseguire più velocemente l'aggressore. Il suo nome, si è poi scoperto, risponde a Henri d'Anselme, 24 anni, e per tutta la Francia ora è semplicemente «l'eroe dello zaino».
Originario dell'ovest di Parigi, Henry proviene da una numerosa famiglia cattolica praticante, e da diverse settimane faceva un tour della Francia per visitare le cattedrali. Il suo account Instagram intitolato "Il canto delle cattedrali", testimonia che il giovane, che ha lasciato recentemente l'abbazia di Barroux, è apparso felice ed entusiasta del pellegrinaggio che stava compiendo. Dopo aver studiato filosofia all'IPC e conseguito un master in management, Henri è stato, per un certo periodo, tentato dal giornalismo in un media cattolico. Ma alla fine ha messo tutto stand by proprio per dare vita al suo progetto di attraversare la Francia delle cattedrali.
In sostanza, colui che nel suo viaggio ha detto di contare "sull'aiuto della Provvidenza" è stato un aiuto provvidenziale ad Annency per le vittime prescelte dal giovane siriano armato di coltello. Il pellegrino che andava incontro a Dio ha incontrato il Diavolo e gli ha sbarrato la strada.
«Prima ho provato a rincorrerlo con il mio zaino grande nel parco, ma per essere più veloce l'ho lasciato cadere e ho continuato a corrergli dietro con il mio zaino piccolo. Può sembrare sciocco quando ci pensi, ma cerchi solo di fare quello che puoi con quello che hai», ha dichiarato il giovane all'Associated press. «Se sto facendo un giro per le cattedrali francesi in questi giorni è per essere ispirato da ciò che è bello e grande, e questo probabilmente mi ha aiutato a prendere la decisione di agire».
«È molto misterioso da dire ma una grande forza interiore mi ha spinto a farlo, qualcosa di molto intimo mi ha spinto ad agire».

Nota di BastaBugie: Guillaume Thibaud nell'articolo seguente dal titolo "L'eroe cattolico di Annecy" parla dell'attentato di Annecy, in Savoia.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Tradizione Famiglia Proprietà il 12 giugno 2023:

Per sventare il terribile attentato criminale contro innocenti bambini di Annecy, in Savoia, c'è voluto un giovane eroe cattolico di soli 24 anni. Anche se l'interessato non vuole sapere di essere chiamato eroe giacché si ritiene solo un francese autentico e un cattolico praticante. Prendiamo queste righe dalla sua così umile quanto straordinaria testimonianza alla BFM.TV.
Quando è successo il terribile fatto di un uomo che ha cominciato ad accoltellare bambini in un giardino della bella città alpina, racconta il giovane pellegrino, di nome Henri, che ha salvato la vita a questi piccoli, "non stavo solo camminando. Stavo facendo un lungo viaggio di nove mesi attraverso la Francia, di cattedrale in cattedrale. Ed è successo che, mentre andavo alle cattedrali, mi sono sfortunatamente imbattuto nella via del sangue e, di fronte all'attacco, ho cercato di agire come ogni francese dovrebbe agire. Ho seguito il mio istinto e ho cercato di proteggere quei bambini".
Il giornalista esclama "Ma è straordinario! E onestamente, siamo tutti molto commossi da quello che sei riuscito a fare."
"Io stavo passando di lì. All'inizio ho pensato che si trattasse di una rapina, ma quando ha iniziato ad aggredire i bambini nella piazza ho visto che si trattava di un vero e proprio attentato. A quel punto si spegne il cervello e si agisce come un animale d'istinto. Per me è stato impossibile guardarlo senza reagire. In effetti, è impossibile per i francesi guardare tutto questo senza reagire. Non sono stato l'unico a reagire".
E, riferendosi all'attentatore siriano con cittadinanza svedese, aggiunge: "I nostri sguardi si sono incrociati e ho capito che non si trattava di un ragazzo nel suo stato normale, che c'era qualcosa di molto brutto dentro di lui e che questo qualcosa di molto brutto doveva assolutamente essere fermato. E così è stato. Ero quindi guidato, spinto da qualcosa di molto forte dentro di me."
"Henri, domanda l'intervistatore, hai con te quello zaino e praticamente era la tua unica arma. Anche in questo caso hai agito d'istinto. Hai preso lo zaino per cercare di fermarlo."
"Sì, assolutamente. In effetti, all'occorrenza, si fa quello che si può con quello che si ha a disposizione. Era il mio piccolo zaino che portavo davanti a me. Avevo il mio grande zaino da 20 chili sulla schiena. Ho cercato di correre con il mio zaino grande, inizialmente nel parco dietro di lui. Ma poi ho capito che lui sarebbe stato più veloce di me. Così ho lasciato cadere lo zaino grande e ho continuato a inseguirlo con lo zaino piccolo... se ci pensi, è stupido, ma cerchi di fare quello che puoi con quello che hai in quel momento. E anche molte altre persone intorno a me hanno fatto quello che potevano. Ricordo un giardiniere comunale che si è avvicinato da destra con una grossa pala di plastica per cercare di colpirlo."
Il giornalista: "Hmm. Quindi, come dicevo, hai usato questo zaino come un'arma e il suo ruolo è stato decisivo. Sento molta umiltà da parte tua. È tutto merito tuo, naturalmente, in momenti come questi ogni secondo conta e il tuo intervento, alla fine, ha senza dubbio evitato un esito molto più grave."
"Forse, non lo so. Ho semplicemente agito come fanno i francesi, come avrebbe fatto qualsiasi francese. E in effetti, se c'è una lezione da trarre dalla mia azione, è semplicemente quella di dire alla gente che tutto è possibile quando si smette di cercare di essere passivi di fronte a questi attacchi, che bisogna alzare la testa e guardare a ciò che è grande e bello. In questo momento sto girando per le cattedrali della Francia. È un modo per trarre ispirazione da ciò che di grande e bello c'è in questo Paese, e di certo mi ha dato ispirazione quando ho agito. Ecco, quindi, che tutti sono in grado di agire, non appena decidono di alzare la testa e smettere di sopportare".
Dopo che Henri racconta alla BFM.TV come, dopo che è arrivata la polizia e bloccato l'attentatore, si è rivolto alla assistenza dei feriti, un adulto e diversi bambini, aggiunge con grande semplicità: "Ho iniziato a pregare per questi bambini perché sono cattolico praticante e credo davvero che in quel momento abbia dovuto mettermi nelle mani di qualcosa che va al di là di me e abbandonarmi alla Provvidenza. Così, ho pregato la Beata Vergine per questi bambini affinché possano stare bene e perché Cristo venga in loro aiuto."
"Ci parli di questo tour delle cattedrali. Perché lo fa? E quante sono? Quanti luoghi ha già visitato?"
"Sì, al momento sto facendo un grand tour delle cattedrali francesi. L'idea è quella di visitare il maggior numero possibile di cattedrali, le bellissime cattedrali che punteggiano i nostri paesaggi. In Francia ce ne sono moltissime, oltre 170, e l'idea è che, durante un viaggio di nove mesi a piedi e in autostop, visiterò queste cattedrali e le mostrerò a chiunque voglia scoprirle, per mostrare la bellezza del patrimonio francese, per far vedere la ricchezza di questo patrimonio architettonico, religioso e artistico e per mostrare che ciò che hanno fatto i nostri antenati può nutrirci enormemente, essere un segno di unità e un segno di grandezza per il nostro Paese".
Il giornalista chiede: "Come sai, Henri, l'uomo che ha attaccato i bambini e gli adulti sostiene di essere cristiano, cristiano orientale. Che ne dici?"
La risposta di questo sorprendente ragazzo arriva come un'eco di fedeltà a secoli di storia di fede e di cultura. "Non so che cosa pretenda lui di essere. Quello che so è che è profondamente anticristiano attaccare persone innocenti, perfettamente indifese e deboli. Se vogliamo, l'intera civiltà cristiana su cui è stato costruito il nostro Paese è proprio un messaggio cavalleresco di difesa della vedova e dell'orfano. In verità, questo è il vero messaggio del cristianesimo. E non capisco come si possa affermare di essere cristiani, di essere seguaci di Cristo, e attaccare i bambini in questo modo. È profondamente anticristiano e credo che, al contrario, ci fosse qualcosa di molto sbagliato in lui."
Incalza l'onesto giornalista: "Spesso gli eroi non accettano questo status e si vedono come persone normali che hanno fatto qualcosa di normale".
Henri risponde: "Ho sentito usare spesso il termine eroe nazionale. Ma non è vero. Non si dovrebbe dire così, perché in realtà ho agito come avrebbe fatto qualsiasi francese. Ero semplicemente lì, sulla scena. Non credo di essere stato lì per caso, che forse c'è stato qualcosa di più grande di me che mi ha travolto e spinto ad agire. Ma voglio solo dire che chiunque l'avrebbe fatto al mio posto. E che tutto quello che devi fare è dire a te stesso: smettila di sopportare e alza la testa. E tutti sono capaci di fare qualcosa di simile a ogni angolo di strada."
Henri, cosa farai ora, tornerai nel tuo tour delle cattedrali?
"Sì, ci conto, ci conto perché, per me, è così importante trasmettere questa bellezza della Francia che permea i nostri paesaggi e che dovrebbe, e lo fa, permeare anche la nostra cultura e il nostro immaginario. Per prima cosa, mi prenderò qualche giorno di riposo, per riordinare tutto quello che è appena successo, insomma, questo evento. Poi, tra qualche giorno, riprenderò il mio tour delle cattedrali. (...) La civiltà francese è stata costruita intorno alle cattedrali, attraverso l'ideale cavalleresco e poi, più tardi, attraverso l'ideale universale che è anche quello della Chiesa cattolica. Quindi sì, sono cresciuto in questo ambiente, quindi forse per nascita sono un po' più sensibile, ma... Ma il mio obiettivo è rendere tutti più sensibili a questa bellezza, che è una vera bellezza, un vero tesoro un po' nascosto. (...)
Henri conclude l'intervista dicendo che non ha nessun interesse nella politica, ha soltanto di mira concentrarsi sull'essenziale e l'ammirazione della bellezza dei grandi monumenti francesi fa parte di quella essenzialità che ancora dà la sua linfa alla Francia.

Fonte: Sito del Timone, 10 giugno 2023

5 - BIDEN VUOLE CENSURARE I DISCORSI ONLINE PROLIFE E PROFAMILY
La scusa è che criticare l'aborto è una forma di violenza contro le donne, equiparata a tortura, trattamenti crudeli, inumani e degradanti: è il trionfo dell'antilingua
Autore: Mauro Faverzani - Fonte: Radio Roma Libera, 12 giugno 2023

«Non nominare il nome di Dio invano» è il secondo Comandamento. Come specifica il Catechismo di san Pio X, esso proibisce «di nominare il nome di Dio senza rispetto», concetto ripreso sostanzialmente identico anche nel vigente Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2142, dove si precisa come il nome del Signore sia «santo». Ed ancora, al n. 2146, il nuovo Catechismo entra ancor più nello specifico, precisando come il secondo Comandamento proibisca «l'abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi».
Allora decisamente «sconveniente» è tirare in ballo l'«Anno del Signore 2023» in un contesto tutto teso a promuovere l'aborto ed a distruggere la famiglia, avvelenandola con l'ideologia gender. Lo ha fatto - niente meno - Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, in un'intervista rilasciata a Teen Vogue assieme a Colleen McNicholas di Planned Parenthood, per "spiegare" quali e quanti "sforzi" abbiano compiuto ed ancora intendano compiere, per far tornare legale l'aborto senza limiti in tutti e 50 gli Stati della Federazione, definendolo una causa giusta e morale, da autorizzare dal concepimento sino al momento della nascita del bimbo ovvero sempre.
«È una vergogna che nell'Anno del Signore 2023 si cerchi di farci tornare indietro», ha dichiarato il vicepresidente americano, promuovendo il Women's Health Protection Act ovvero la legge sulla protezione della salute delle donne, che, in realtà, è stata ribattezzata dagli ambienti pro-life come Abortion Without Limits Until Birth Act ovvero legge sull'aborto senza limiti fino alla nascita, per porre fine ai divieti sulla selezione del sesso e sul finanziamento pubblico agli aborti, ma ponendo anche a rischio le tutele per l'obiezione di coscienza dei medici. Il Signore, però, in tutto questo, non c'entra proprio nulla.

PER PLANNED PARENTHOOD QUALSIASI MOTIVO PER ABORTIRE E' VALIDO
Si noti, accanto a Harris durante l'intervista, la presenza di Colleen McNicholas, un'abortista senza se e senza ma, senza scrupoli né ripensamenti: è direttore sanitario di Planned Parenthood per l'area di St. Louis e nel Missouri sud-occidentale. Nel 2019 dichiarò all'agenzia AP come, a suo giudizio, «qualsiasi motivo per abortire fosse un motivo valido», compresa la selezione del sesso e la sindrome di Down. Tutto andrebbe bene, pur di provocare un'ecatombe demografica. Ed ora, prevedibilmente, a scatenare la sua furia, è stata la decisione della Corte Suprema americana di rovesciare la sentenza Roe vs Wade, eliminando il diritto costituzionale federale all'aborto.
Oggi sono 15 gli Stati americani, che proteggono i bambini non-nati, vietando l'aborto, ed altri, nelle sedi dei tribunali, stanno cercando di fare lo stesso. Ma l'orizzonte, che si ripromettono di soggiogare con accordi, norme, vincoli, non solo Harris e McNicholas, né solo il Partito democratico statunitense, bensì l'intera amministrazione Biden non è questo, troppo ristretto. Loro puntano ormai ad imporre la loro cultura di morte al mondo intero, calpestando anche la coscienza di chi non fosse d'accordo, invadendo e prevaricando ambiti ed aree di competenza assolutamente estranei alle loro naturali sfere d'influenza.
Un esempio? L'amministrazione Biden risulta in prima fila negli sforzi attuati per censurare ovunque sul pianeta qualsiasi, pur timida opinione pro-life e pro-family, servendosi di un processo di sviluppo totalitario di standard digitali, finalizzato a monitorare, moderare ed azzerare i discorsi online ritenuti "sgraditi". Tutto questo, ovviamente, col pretesto di voler contrastare la «violenza di genere facilitata dalla tecnologia», riscuotendo in ciò lo sprovveduto sostegno di oltre una dozzina di Paesi ignavi. Se tale linea passasse, governi e privati verrebbero costretti a cancellare qualsiasi critica all'ideologia gender, bollandola come «discorso d'odio». Qualsiasi difesa della vita e della famiglia verrebbe a questo punto cancellata dal web. Non solo: algoritmi automatizzati ed intelligenza artificiale costringerebbero le piattaforme online e i provider ad imporre ovunque ed a chiunque anche i mantra del femminismo universale.
Tale progetto è stato lanciato ufficialmente dal Dipartimento di Stato americano, per la prima volta, nel 2022 al Democracy Summit, in collaborazione con la Danimarca. L'Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani specifica come anche «la negazione dell'accesso all'aborto sia stata identificata come una forma di violenza di genere contro le donne», equivalendo «a tortura e/o a trattamenti crudeli, inumani e degradanti»: incredibile, l'antilingua scatenata pretende di render disumano il tentativo di salvare da morte certa e procurata ovvero dall'aborto il bimbo nel grembo materno. Tutto questo verrà finanziato e promosso mediante una «programmazione multi-stakeholder, incentrata sui sopravvissuti e basata sui [cosiddetti] diritti».

SI CENSURA IN NOME DELLA VIOLENZA DI GENERE
Ma come imporre tutto questo al mondo e trasformare il desiderio di una lobby in un'imposizione globale, collettiva ed universale? Semplice, adottando un accordo in sede Onu, accordo che ha già anche un nome, Patto Mondiale Digitale, ed una data: dovrebbe infatti venire approvato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2024. Google, Microsoft, Meta ed altri grandi nomi della tecnologia online starebbero mettendo a punto, con i governi conniventi, i parametri necessari per applicare la normativa liberticida e vincolarvi tutti.
Già un primo tentativo in tal senso era stato attuato dall'amministrazione Biden, quando, all'inizio di quest'anno, chiese, nella cornice di un altro accordo, quello sull'educazione delle donne raggiunto in sede di Commissione delle Nazioni Unite, di consentire ai governi la facoltà di costringere social media e piattaforme multimediali a censurare e moderare i contenuti in base alla loro potenziale «violenza di genere», infischiandosene di quanto ciò fosse una netta violazione del Primo Emendamento della Costituzione americana.
Quel primo assalto è fallito o, quanto meno, ha subìto una battuta d'arresto al vertice del G7 svoltosi il mese scorso, per cui ora l'amministrazione Biden ci riprova, assieme ad altri governi occidentali, decisi anzi, pervicacemente, a «raddoppiare gli sforzi», per portare a casa il risultato. Sconcertante anche solo il pensare come, in un contesto internazionale delicato quale quello attuale, contesto in cui le emergenze - quelle vere - sono evidentemente altre, l'amministrazione degli Stati Uniti d'America trovi tempo, risorse, capitali e mezzi per combattere una battaglia sfacciatamente ideologica ed imporre a colpi di accordi e norme, mai volute né votate dai cittadini, bensì adottate nei grigi uffici delle Nazioni Unite, un nuovo, pericolosissimo totalitarismo, che di democratico non ha e non intende avere proprio nulla. Sulla pelle dei bimbi non nati e delle famiglie di tutto il mondo. Un atteggiamento vergognoso e tale da gridare vendetta al cospetto di Dio.

Fonte: Radio Roma Libera, 12 giugno 2023

6 - DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA: L'EREDITA' TRADITA DI LEONE XIII
A 120 anni dalla morte di papa Leone XIII ben poco rimane oggi dei princìpi cardine su famiglia, educazione, rapporto con le altre religioni e con lo Stato
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-06-2023

In questo 2023 ricorrono i 120 anni dalla morte di papa Leone XIII, avvenuta il 20 luglio 1903. Gli anniversari sono sempre occasione di bilanci. In questo caso il bilancio riguarda il fondatore della Dottrina sociale della Chiesa nell'epoca moderna, non solo per la Rerum novarum ma anche per il coro di altre otto encicliche che fanno da cornice a quella sulla questione operaia e che Leone XIII stesso elencò nell'enciclica Annum ingressi nel 1902, ad un anno dalla sua morte. Il numero ora in uscita del "Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa" le presenta una per una sotto il titolo generale "Il progetto sociale di Leone XIII". Siamo rimasti fedeli a quel quadro di riferimento, almeno negli aspetti sostanziali?
Alla base del suo approccio alla questione sociale stava l'enciclica Aeterni Patris (1879) che riproponeva la filosofia del realismo tomista in contrapposizione alle filosofie del tempo, soprattutto il positivismo materialista, invitando tutte le scuole cattoliche a farla propria nell'educazione. E oggi? Durante i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI i punti fondamentali di quel quadro filosofico sono stati sostanzialmente conservati, dato che è stato mantenuto il rapporto tradizionale tra la ragione e la fede. Più di recente, invece, il magistero ecclesiastico sembra essersi allontanato da quei presupposti filosofici, assumendo una razionalità incentrata sull'esistenza e la storia. Su questo punto, di Leone XIII è rimasto veramente poco o nulla.

L'ENCICLICA SULLA MASSONERIA
Papa Pecci aveva scritto ben quattro encicliche e tre lettere apostoliche sulla massoneria, la più nota delle quali è stata la Humanum genus (1884). La massoneria veniva da lui considerata come relativista, libertaria, naturalista e diabolica. Oggi la Chiesa sembra aver cambiato rotta. Soprattutto dopo la famosa lettera del cardinale Gianfranco Ravasi ai "fratelli massoni" del 14 febbraio 2016. Non si può però dire che la natura e gli obiettivi della massoneria siano nel frattempo cambiati, né che si siano addolciti. Ancora oggi essa lavora per una religione universale dell'umanità priva di dogmi e combatte la Chiesa sia dall'esterno che dall'interno. Anche su questo punto il cambiamento è ben evidente.
Leone XIII aveva rivendicato per la Chiesa il diritto ad una autorità originaria ed esclusiva su alcune materie, come la legislazione sul matrimonio e l'educazione. Secondo la Arcanum divinae sapientiae (1880), il matrimonio doveva e poteva essere solo religioso, perché, una volta sganciato da quel fondamento soprannaturale, si sarebbe via via degradato anche sul piano civile, come infatti abbiamo visto accadere. Quanto all'educazione, il papa sosteneva che la Chiesa avesse una funzione "sopraeminente", come disse poi anche Pio XI, in quanto incarnante una "maternità soprannaturale", di ordinare l'educazione dei bambini e dei giovani alla religione vera, che avrebbe garantito anche la ragione vera. Quindi nessun monopolio sovranista dello Stato in materia di matrimonio e di scuola. Oggi siamo lontanissimi da queste posizioni e non solo i laici ma anche i cattolici considerano giusto e naturale che il matrimonio e la scuola siano governati dello Stato. Anche qui nessuna continuità.
Leone XIII pensava e insegnava nelle sue encicliche sociali che l'autorità viene da Dio e non dal popolo sovrano. Non negava in modo assoluto la democrazia, ma pensava che un potere sovrano, come è anche quello del popolo e non solo quello dei despoti assoluti, fosse inaccettabile e molto pericoloso. Chi è sovrano non dipende da altri sopra di sé, quindi può fare quello che vuole. E infatti oggi il popolo delle democrazie moderne fa quello che vuole (o si illude di farlo). Agli occhi di Leone XIII, ma anche di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, la nostra democrazia attuale ha molti aspetti totalitari. Se l'autorità viene da Dio, allora il potere politico non è indipendente e autosufficiente, ha bisogno di porsi in relazione con la religione vera. Ma oggi questo principio è ampiamente abbandonato.

OBBEDIRE A DIO PIUTTOSTO CHE AGLI UOMINI
A proposito di religione vera ... Leone XIII non pensava che tutte le religioni avessero la stessa capacità di fondare e animare, pur rispettandone la legittima autonomia, la società e la politica, ma che questo scopo potesse essere agevolmente e proficuamente raggiunto solo dalla religione cattolica. Con variazioni e qualche problema lasciato aperto, anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si attennero sostanzialmente a questo criterio. Oggi, invece, la Chiesa, per rispetto del principio dalla libertà di religione su cui Leone XIII avrebbe diverse perplessità, assegna a tutte le religioni la stessa capacità di animare e guidare la società civile, facendosi paladina dell'indifferentismo religioso, o al massimo del dialogo pubblico tra tutte le fedi. La distanza rispetto a Leone XIII qui è molto grande.
Nell'enciclica Sapientiae christianae (1890), Leone XIII sosteneva che i primi tre doveri del cittadino cristiano nella società fossero i seguenti: è necessario obbedire a Dio piuttosto che agli uomini; difendere la fede cristiana; obbedire ai pastori e alla Chiesa. Giovanni Paolo II ancora si atteneva - con le debite varianti - a queste indicazioni, dato che riteneva essere la Dottrina sociale della Chiesa un "annuncio di Cristo nelle realtà temporali", ma oggi questi doveri sono posti dopo altri e addirittura sono taciuti o eliminati. La talpa della secolarizzazione ha ben fatto il suo lavoro sotterraneo.
Che dire allora a 120 anni dalla morte di Leone XIII? Limitiamoci a dire questo: bisognerà insistere col darsi da fare per capire quello che è avvenuto nel frattempo.

Nota di BastaBugie:
Il numero del "Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa" appena uscito illustra le otto encicliche di Leone XIII che fanno da cornice alla Rerum novarum. È una occasione unica per conoscere il suo progetto sociale. Per richiederlo, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19-06-2023

7 - OMELIA XII DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (Mt 10,26-33)
Due passeri non si vendono forse per un soldo?
Autore: Massimo Rossi - Fonte: La Chiesa

Per ben quattro volte, in poche righe di Vangelo, Gesù menziona la paura: paura degli uomini; paura di chi uccide il corpo; paura di non valere abbastanza; paura di perire nella eterna Geenna.
Le prime tre citazioni sono altrettante esortazioni al coraggio; la quarta è invece un avvertimento contro chi pensa a salvarsi la pelle, ma trascura l'anima...
Il Maestro di Nazareth sceglie coloro che vivranno con lui, condividendo l'impegno dell'annuncio; dà loro alcuni poteri straordinari, come quello di praticare esorcismi e guarire; consegna il kit delle istruzioni su come si annuncia il Vangelo, dove e a chi.
Non ama girare attorno alle questioni, detesta l'accademia verbosa e ipocrita, e soprattutto non indora la pillola, (Gesù) dichiara apertamente agli Apostoli che la loro missione non sarà propriamente una gita in barca...
Non tutti ascolteranno, non tutti si convertiranno; non tutti accoglieranno pacificamente e docilmente la (nuova) dottrina cristiana, specie in quelle parti che innovano profondamente prendendo le distanze dalla tradizione (religioso/morale) ebraica: "Avete inteso che fu detto (...), ma io vi dico (...)."
I Dodici potrebbero addirittura rischiare la vita! La paura divenne la compagna fedele dei cristiani della prima, seconda e terza generazione, dal momento che i tradimenti, le delazioni contro di loro erano all'ordine del giorno nella società; potevano avere origine dovunque: in famiglia, sul posto di lavoro, tra i capi, tra i servi, i commilitoni dell'esercito, gli avversari politici; e naturalmente negli ambienti religiosi giudaici e non: ci si vendeva gli uni gli altri per un tozzo di pane, per pochi spiccioli... proprio come Giuda vendette Gesù per trenta miserrimi denari.
In fondo, non c'era da stupirsi se il messaggio cristiano suscitasse e ancora susciti una così accesa polemica: il vecchio sacerdote Simeone, colui che aveva accolto nel tempio Maria, Giuseppe e il bambino, aveva profetato: questo bambino "è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori..." (Lc 2,34-35). Dunque segno di divisione, anziché di unione.
Il primo evangelista sottolinea la durezza delle parole del Signore che parla ai primi missionari: il Figlio di Dio esige un'adesione totale e indivisibile alla sua persona: la comunione con Lui dev'essere preferita anche ai vincoli umani più sacri.
La proposta, forte e chiara è quella di seguire Cristo senza opporre condizioni, anche a costo della vita. Del resto, la perdita della vita terrena ha come contropartita l'ingresso in una vita eterna.
Il testo si può riassumere in poche parole: Gesù non ammette mezze misure, né compromessi in coloro che scelgono di aderire a Lui. I cristiani tiepidi sono una grossolana contraddizione!

Fonte: La Chiesa

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