BastaBugie n�833 del 09 agosto 2023

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1 BARBIE, UN FILM ZUCCHEROSO E... FEMMINISTA
Tutti i problemi del femminismo sono risolti perché a Barbieland i maschi sono sostanzialmente inutili in quanto la bambola può essere tutto, fuorché madre
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone
2 LA GUERRA AL CONTANTE CI LIMITA LA LIBERTA'
Le inquietanti manovre per punire il dissenso: dal canada di Trudeau che bloccò i conti correnti dei camionisti alla recente chiusura del conto di Nigel Farage per essere stato il responsabile della Brexit
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 IL VIZIO PIU' PERICOLOSO: ''NON FACCIO NULLA... DI MALE''
L'accidia è il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita tutti dobbiamo affrontare
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone
4 SOUND OF FREEDOM, IL FILM ANTI-PEDOFILIA
Batte tutti i record il film con Jim Caviezel sulla lotta al traffico di minori, eppure è stato rifiutato dalle grandi case produttrici... speriamo di vederlo presto in Italia (VIDEO: trailer del film)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 I VERDI VOGLIONO RENDERE REATO IN ITALIA IL NEGAZIONISMO CLIMATICO
E Biden aveva provato senza successo a istituire un ''Ministero della Verità'' sullo stile immaginato da George Orwell in 1984, il suo romanzo distopico... ma non troppo (VIDEO IRONICO: Rambo, il negazionista climatico)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone
6 SANTA CHIARA SFIGURATA E OLTRAGGIATA
La regista Nicchiarelli presenta la santa di Assisi come femminista antelitteram, ribelle alla famiglia non per seguire Gesù sull'esempio di san Francesco, bensì per emanciparsi dallo strapotere dei maschi
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana
7 OMELIA XIX DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (MT 14, 22-33)
Non abbiate paura
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
8 OMELIA ASSUNZIONE DI MARIA - ANNO A (Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - BARBIE, UN FILM ZUCCHEROSO E... FEMMINISTA
Tutti i problemi del femminismo sono risolti perché a Barbieland i maschi sono sostanzialmente inutili in quanto la bambola può essere tutto, fuorché madre
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone, 26 luglio 2023

Possiamo ufficialmente dire che sia scoppiata la Barbie mania. In Italia il film che celebra la fashion doll più famosa del mondo ha incassato la bellezza di 7.7 milioni di euro in quattro giorni, guadagnandosi il record di miglior esordio dell'anno. Le sale sono letteralmente sold out e il fatto che a Milano, un lunedì sera di fine luglio, gli unici due posti disponibili fossero una terza fila alla proiezione delle 19.40 in lingua originale, la dice tutta. Soprattutto se si considera che gli italiani al cinema ormai, non vanno più da un pezzo.
Eppure legioni di fanciulle più o meno giovani sono accorse da ogni dove, richiamate da quel rosa shocking che è un po' come la madleine di proustiana memoria, in un attimo ti riporta agli anni spensierati dell'infanzia quando si poteva giocare a Barbie certi che non arrivasse Laura Boldrini a controllare il grado di empowerment. L'euforia passa subito perché la prima scena è un cupo remake di Odissea nello Spazio di Kubrick con delle bambine al posto delle scimmie, e dei bambolotti al posto delle ossa.
La voce fuori campo ci ricorda che in un oscuro passato, prima del femminismo faro di civiltà, le bambole esistevano solo per abituare le bambine all'unico ruolo che spettava loro nella società, quello di mamme, questo fino a quando, al posto del monolite, irrompe lei, una gigantesca Margot Robbie, Barbie appunto, in costume intero, tacco 12 e occhiale da sole. É a quel punto che, sulle note di Così parlò Zarathustra di Strauss, le bambine distruggono i loro bambolotti sbattendo violentemente i piccoli crani plastificati a terra mentre la voce narrante prosegue «Grazie a Barbie tutti i problemi del femminismo sono stati risolti».

I MASCHI SONO SOSTANZIALMENTE INUTILI
Poi si cambia scena, in un attimo siamo a Barbieland, la terra di Barbie. Un universo parallelo totalmente al femminile, con una presidente donna, un medico donna, una squadra di addette alla raccolta differenziata tutta al femminile, così come quella di operaie, in tuta rigorosamente rosa confetto. Barbie può essere tutto, insegnante, astronauta, infermiera, cantante, attrice, commessa, avvocato, psicologo, e ovviamente, come politicamente corretto insegna, oggi può anche essere di diverse etnie, taglie e anche in carrozzina. Ci sono tutte le opzioni possibili, tranne la mamma (l'unica "Barbie incinta" di Barbieland verrà prontamente mandata fuori produzione).
«Tu puoi essere qualunque cosa bambina - dice sempre la voce - mentre lui è solo Ken». A Barbieland infatti i Ken sono sostanzialmente inutili, letteralmente spiaggiati a pochi passi da un oceano di plastica, esistono solo in relazione alle Barbie e anche in quel caso devono accontentarsi di un angolino. Senza spoilerare troppo ad un certo punto, Barbie è costretta - per uno strambo mix che mette insieme piedi piatti, cellulite, ansia e pensieri di morte - a lasciare la sua terra tutta glitter e tacchi a spillo per andare nel mondo reale, per quanto si possa considerare reale Los Angeles. Qui la bambola con lo stacco di coscia più invidiato di sempre scopre amaramente che il mondo reale non è quello che lei aveva sempre immaginato, accipicchia, perché ancora il femminismo non ha avuto la meglio e i maschi hanno ancora in mano le redini del mondo e scopre anche che i suoi canoni estetici perfetti non hanno fatto che acuire il senso di frustrazione delle donne.

PER QUALE SCOPO SONO AL MONDO?
La pellicola è il racconto andata e ritorno di questo viaggio rocambolesco dove si alternano sentimentalismo e pistolotti sull'autodeterminazione, sull'emancipazione, sulla lotta al patriarcato. D'altra parte la regista Greta Grewig è la stessa che ha lavorato per Disney nel remake di Biancaneve, in cui in nani sono sostituiti dalle più inclusive "creature magiche", Biancaneve si salva da sola e il principe non c'è. Non va certo meglio in Barbie dove tutte le figure maschili sono ridotte a invertebrati zerbini incapaci di qualunque cosa, in primis ovviamente il povero Ken che elemosina attenzioni vere in un mondo plastificato dove non c'è nemmeno il sesso, Barbie infatti, come ripeterà più volte, non ha la vagina. E' a questo punto della pellicola che potrebbe affacciarsi lui, l'abbiocco.
Ma nel caso lo si superasse, in zona Cesarini il film potrebbe anche salvarsi, se non riscattarsi con una virata inaspettata verso la realtà, che fa capolino. Barbie come Pinocchio deve decidere se continuare a vivere a Barbieland o diventare una donna vera, qui si svolge un dialogo tra creatura e creatore, o meglio creatrice, ossia colei che ha inventato il giocattolo più famoso di Mattel, Ruth Handler, che rivela alla bambola di plastica che se sceglierà di diventare una donna vera dovrà fare i conti con cose difficili, tra cui la morte. Le due si prendono per mano e parte il brano What I was made for? (Per quale scopo sono al mondo?) e scorrono le immagini soffuse di una mamma che allatta, di momenti familiari, abbracci, scorci di vita quotidiana. Barbie abbandona le decolleté per una (inguardabile) Birkenstock Arizona rosa e si prepara per un incontro importante. Varca la soglia di un palazzo, respira ed è al suo primo appuntamento... con la ginecologa, ora d'altra parte, è dotata di tutto il corredo riproduttore.
La prima cosa che fa da donna è prendere atto che potrà generare. E dunque diventare madre.
Benvenuta sulla terra.

Nota di BastaBugie: per vedere l'elenco dei film negativi, clicca qui!

VIDEO IRONICO: BARBIE E KEN ... ma Ken Shiro


https://www.youtube.com/watch?v=juwSvq8gI-U

Fonte: Sito del Timone, 26 luglio 2023

2 - LA GUERRA AL CONTANTE CI LIMITA LA LIBERTA'
Le inquietanti manovre per punire il dissenso: dal canada di Trudeau che bloccò i conti correnti dei camionisti alla recente chiusura del conto di Nigel Farage per essere stato il responsabile della Brexit
Autore: Roberto Marchesini - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 luglio 2023

Si moltiplicano le storielle che vedono protagonisti i giornalisti italiani e il denaro contante, o meglio: il provinciale rifiuto da parte degli italiani di abbandonare il denaro contante (fisico, quello che si tiene in mano) per quello elettronico e virtuale. Che arretratezza, questi peninsulari, i soliti provincialotti ignoranti, timorosi del nuovo. Eppure, è così comodo il denaro elettronico, così sicuro, così veloce... «di cosa avete paura, italiani», è la solita chiosa: perché, dietro ogni atteggiamento critico e diffidente deve per forza nascondersi una fobia, una patologia irrazionale e, chissà, patologica.
E questo nonostante l'esperienza quotidiana insegni che capita che il POS (come tutti gli strumenti tecnologici) a volte non funzioni e soffra le interruzioni di corrente; che capita, ai boomer come me, di avere un vuoto di memoria e dimenticarsi il pin; che le carte di credito possono essere clonate in un attimo e che questo non è nulla rispetto all'inferno che segue (annullare transazioni, denunciare, aspettare la carta nuova...); che si formino code infinite alla cassa del supermercato perché il lettore ottico non legge, la carta va strisciata anzi-no-inserita, «signora riprovi», transazione rifiutata «e io adesso come faccio...?».
Gli illuminati, i moderni, pagano con la carta anche il caffè e non importa se tutto l'importo se lo prende la banca come compenso per il servizio: si provi, il barista, a suggerire l'uso della monetina fisica. Per quanto possa sembrare assurdo, le Aziende Sanitarie Locali - cioè la sanità pubblica - non accettano il pagamento del ticket con denaro di stato in corso legale (cioè il denaro contante) ma vogliono essere pagate con una moneta privata, inesistente (cioè con il bancomat). Il tutto condito con la costante beatificazione della moneta elettronica provata e alla demonizzazione del denaro contante di Stato. Follia? Oppure...
Torniamo con la memoria al febbraio dell'anno scorso, quando i camionisti canadesi sono confluiti a Ottawa per protestare contro le vessatorie misure «per il contrasto alla pandemia». Il Canada è un paese occidentale, democratico, libero, dove il popolo può esprimere liberamente il suo pensiero anche tramite manifestazioni pubbliche. Che strano, dunque, che si siano visti maltrattamenti e arresti; e persino la misteriosa morte, durante la detenzione, di una leader delle proteste. Sarà stata una drogata, figurati. Però abbiamo anche assistito a qualcosa di nuovo che mi ha causato un leggero brivido: il governo ha bloccato i conti dei camionisti che protestavano contro il governo.
Avanziamo fino a un mesetto fa: ricordate l'istrionico Nigel Farage, leader dell'UKIP e protagonista della Brexit? Bene: a quanto pare ha dichiarato che la sua banca gli ha chiuso il conto corrente e, poiché nessun altro istituto ha mostrato l'intenzione di aprirne un altro, è costretto a espatriare. Se questa cosa vi ricorda vagamente il confino fascista o l'esilio dantesco o l'ostracismo dell'antica Grecia... beh, stiamo pensando le stesse cose. Ma non è possibile, l'Occidente è il faro della democrazia, noi siamo tolleranti, tutti hanno il diritto di opinione e di parola.
Infine, nei giorni scorsi: un blogger tedesco ha scritto che la leader dei Verdi, Ricarda Lang, è una «cicciona». Indovinate? Conto corrente bloccato. I suoi follower (maledizione a questa lingua barbarica) hanno tentato di fare una colletta elettronica: bloccata anche quella. Cosa farà, adesso, il giovane blogger? Morirà di fame? Espatrierà? Di sicuro, non esprimerà mai più pubblicamente la sua opinione nei confronti di un leader di una maggioranza politica in un paese occidentale libero e democratico.
Sarò paranoico, ma a me sta venendo il leggerissimo sospetto che il denaro privato (cioè delle banche), virtuale (cioè inesistente), abbia come scopo quello di punire il dissenso. E adesso il pensiero corre a Il mondo nuovo di Huxley, nel quale il selvaggio (cioè chi non si adegua al mondo nuovo), non riuscendo a viverci nonostante, anzi, proprio perché disgustato da soma e dall'orgy-porgy , non ha altra scelta che il suicidio.
A pensar male si fa peccato? Certo, rispondeva Andreotti, però...

Nota di BastaBugie: per ricordare cosa è successo quando il governo canadese del premier Trudeau ha bloccato i conti correnti dei camionisti che protestavano contro il governo per le misure anticovid, clicca qui!

Mario Iannaccone nell'articolo seguente dal titolo "Farage insegna: le banche controlleranno le nostre idee" parla della chiusura del conto bancario di Nigel Farage per essere stato il responsabile della Brexit, ma è solo l'inizio...
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 luglio 2023:

Non va presa sottogamba la decisione della direzione della banca Coutts di Londra di sospendere il conto del deputato Nigel Farage. Egli ha rivelato di aver avuto il conto chiuso "poco gentilmente" dopo molti anni di rapporto continuativo. L'antica Banca Coutts è parte di un gruppo controllato dalla NatWest, la National Westminster, guidata dalla banchiera Alison Rose, che ieri però si è dimessa ed è stata sostituita. La ragione della chiusura? I comunicati usciti in veloce successione hanno prima affermato che la decisione era stata presa perché Farage non aveva abbastanza soldi sul conto, essendo andato sotto il milione di sterline investite, "limite di ricchezza" richiesto dalla banca di Private Equity, cioè di gestione di patrimoni consistenti.
Quando Farage è rientrato in quei limiti, la decisione di chiudere il conto non è cambiata ed è stata confermata. Nei mesi scorsi, la banca ha stilato un rapporto interno su Farage con «commenti profondamente inappropriati» per punirlo come cliente e cittadino a causa delle sue visioni definite «xenofobe, scioviniste e razziste», giudizi che paiono falsi. Il rapporto del Comitato per la Reputazione della Banca Coutts dichiarava che Farage rappresentava un rischio per l'istituto, accusandolo per i suoi commenti «sgradevoli che sembrano sempre più fuori contatto con la società in generale». La chiusura dunque è dovuta a ragioni ideologiche.
La reputazione della Gran Bretagna come terra di libertà di espressione è stata danneggiata dalla notizia. La presidente del gruppo bancario NatWest, la citata Alison Rose, ha cercato di correre ai ripari dopo aver udito le dichiarazioni del primo ministro inglese Rishi Sunak e altri membri del gabinetto, che hanno criticato il fatto che un conto venisse chiuso per «opinioni espresse». Sunak ha avvertito che «non sarebbe giusto se i servizi finanziari fossero negati a chi esercita il proprio diritto alla libertà di parola all'interno della legge». Il ministro dell'Interno, invece, Suella Braverman, ha definito la decisione «sinistra». Per questi interventi, evidentemente volti a limitare i danni sul sistema bancario inglese che conta innumerevoli conti aperti da cittadini stranieri, arabi ad esempio, che probabilmente nutrono a loro volta sentimenti poco "inclusivi", secondo il metro del politicamente corretto, proprio come Farage, Alison Rose si è scusata e ieri si è dimessa.
Giovedì 13 luglio, Farage ha ringraziato per le scuse, aggiungendo di aver ben compreso che queste erano arrivate soltanto per pressioni del governo, imbarazzato che una banca importante come la NatWest scrivesse dossier con osservazioni di tipo politico e ideologico. La Rose, scusandosi in modo poco convincente, ha affermato che i commenti, preparati dagli esperti per il rischio di «reputazione patrimoniale» di Coutts, «non riflettono il punto di vista della banca», cioè non della Coutts ma della controllante NatWest. E ha aggiunto: «Nessun individuo dovrebbe leggere tali commenti e mi scuso con il signor Farage per questo».
Vere scuse? No, un tattico «controllo del danno». Soltanto chiacchiere, a cui non è seguito alcun fatto, perché la decisione è stata confermata, il conto non è stato riaperto e la presidente ha invitato Farage ad aprire un conto piuttosto presso NatWest accettando di abbandonare Coutts. Farage ha commentato: «Nella vita è sempre bello ricevere delle scuse, quindi grazie dame Alison per essersi scusata. Quello che però mi è stato effettivamente detto, in privato, è che lei è stata costretta ad agire così perché pressata dal Ministero del Tesoro».
Farage ha inoltre affermato di aver saputo che si stanno valutando le posizioni di migliaia di altre persone. E questo ha gettato allarme ulteriore. A maggior controllo del danno Andrew Griffith, segretario economico al Tesoro, ha detto che le banche devono consentire a «tutti di esprimersi liberamente» senza timore di perdere l'accesso alle attività bancarie e che il governo valuterà di chiedere alle banche di «spiegare e ritardare» qualsiasi decisione di chiudere i conti e di avviare una revisione delle norme che disciplinano il modo in cui le banche trattano le «persone politicamente esposte» (PEP: Politically Exposed Person) come Farage.
Queste sono soltanto promesse, ma il fatto grave resta e il precedente è creato. Il governo inglese avvierà una revisione lunga per esaminare se allentare «le rigide regole ereditate dall'UE sui Pep nazionali» mantenendole sugli stranieri. Da questa frase apprendiamo che le persone politicamente esposte sono valutate allo stesso modo in tutta l'area UE.
Al di là di scuse e promesse, Farage è stato espulso dalla banca con cui aveva un rapporto da anni, pur disponendo di un deposito consistente. In questo modo questa banca - e non è l'unica - fa sapere di tenere sotto controllo le idee e le opinioni dei propri clienti. Si può sospettare che, in un prossimo futuro, rifiutare la realtà del "cambiamento di sesso" o l'indottrinamento gender nelle scuole da parte di drag queen o mettere in dubbio il cambiamento climatico antropico possa bastare per essere considerati "non inclusivi" o "non sufficientemente green" e vedersi chiudere conti o mutui.
Un'esagerazione? Mica tanto. Le banche stanno gradatamente includendo le norme e i cosiddetti principi ESG (Environmental, Social and Governance), effetto dell'Agenda 2030 e degli altri documenti dei Politburo del politicamente corretto. Questo fa temere i principi imposti su ambiente, sessualità, società, possano mettere a rischio finanziario, in un prossimo futuro, i cittadini che non si adegueranno. È chiaro che colpire un personaggio politicamente esposto come Farage è un segnale, così come è stato un segnale in Canada nel febbraio scorso il blocco dei conti dei camionisti che protestavano per l'imposizione di una misura simile al Green Pass italiano.
In quel caso, la Royal Canadian Mounted Police ha congelato in automatico 206 fra conti bancari e aziendali di singoli o società. La misura, resa possibile da una legge canadese, la Emergencies Act, ha avuto - per quanto se ne sa - un tempo limitato. Ma sono segnali che si moltiplicano e il caso di Farage non è l'unico. Tutto ciò ci fa capire quanto sia pericoloso dipendere totalmente da circuiti digitali unificati e, nel futuro prossimo, dalla sola moneta digitale. La pressione esercitata in questo caso su singoli e famiglie può risultare intollerabile soprattutto se prodotta da una non conformità ideologica a temi come gender, sessualità e religione, che dovrebbero attenere, in un mondo normale, alla più intima e libera sfera privata. Anche il congelamento di decine di migliaia di conti di incolpevoli cittadini russi e bielorussi, - persino studenti, studentesse, pianisti, professori - in tutta l'area UE, è un precedente gravissimo. Le ritorsioni possono abbattersi su chiunque in ogni momento a causa delle tensioni internazionali.
Le banche hanno sempre avuto il diritto di chiudere un conto corrente nel caso emergano possibili reati finanziari ed elevati livelli di rischio, secondo le disposizioni delle Banche centrali. Anche le indagini condotte dalla magistratura possono essere la base per questa decisione. Così era anche in Inghilterra, così è in Italia e nei paesi UE, ma l'adesione di norme ESG che vincolano a comportamenti ed espressione di idee i dipendenti delle banche, ma che evidentemente possono essere estese ai clienti, come dimostra il caso Farage, rende le acque che stiamo navigando estremamente rischiose.
Del resto, il mondo bancario fa chiaramente sapere in tutti i modi che è ormai poco interessato al risparmio privato. Vive di derivati, di speculazioni, di bond future, un mondo completamente staccato dall'industria, dal lavoro e dalla realtà. Per recenti decisioni, in Francia, ad esempio, un correntista straniero con conto aperto per pagare utenze di una sua proprietà in quel paese si vede chiudere il conto stesso a meno che non domicili pensioni o stipendi. Dove sta andando a finire la tanto sbandierata utilità dell'Unione Europea a protezione dei cittadini? E le banche, ormai istituti speculativi-finanziari, si scoprono del tutto disinteressati ai rapporti con singoli clienti e al benessere delle società in cui operano.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 19 luglio 2023

3 - IL VIZIO PIU' PERICOLOSO: ''NON FACCIO NULLA... DI MALE''
L'accidia è il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita tutti dobbiamo affrontare
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: Il Timone, novembre e dicembre 2020 (n° 200-201)

È la passione più pericolosa, il demone più temuto dai monaci. È il Balrog che Gandalf avrebbe voluto evitare in ogni modo, ma che a un certo momento della vita dobbiamo affrontare: "Qualcosa giungeva alle loro spalle. Non si riusciva a distinguere cosa fosse: era come una grande ombra, nel mezzo della quale si trovava una forma scura di dimensioni umane, o anche più grossa; potere e terrore parevano sprigionarsi da essa e precederla (...) e la luce si offuscò, come se una nube vi si fosse posata sopra". Così Tolkien descrive ne la Compagnia dell'anello il flagello di Durin, il demone del mondo antico. Una descrizione che ben si adatta al demone dell'accidia. I padri lo chiamano anche "demone meridiano", perché aggredisce l'uomo nel mezzo della giornata e nel mezzo della vita. Meglio: quel demone che ci insidia a metà delle nostre giornate, ci studia per poi presentarsi in tutta la sua tenebra nel mezzo della vita. Non a caso l'incipit della Divina Commedia indica la selva oscura proprio "nel mezzo del cammin di nostra vita". Il demone meridiano, in effetti non è facilmente distinguibile e piomba sull'anima come una grande ombra in grado di ottenere qualsiasi luce. Esso ha a che fare con una depressione dell'anima, che fa avvertire noia, pigrizia, disgusto, scoraggiamento fino ad avvertire una sorte di torpore e pesantezza che trascina a terra anche il corpo. In questo languido abbattimento l'uomo inizia a vagare: vorrebbe essere altrove o in altro tempo, fare qualsiasi altra cosa da quella che dovrebbe compiere, essere con altre persone piuttosto che con quelle che ha al suo fianco, attaccar bottone con tutti e con qualsiasi preteso.

L'ACCIDIA È LA MADRE DELLO ZAPPING
La particolarità di questa passione è la sua evanescenza: non è qualcosa di preciso, che risiede in una facoltà dell' anima, perché in realtà le inattiva o intorpidisce tutte. Insomma, una brutta bestia, fatta di fuoco e ombra, che vuole trascinare nella propria instabilità coloro che tenta, impedendo loro di avere vita regolare, solida, ordinata.
Da sempre l'accidia è la madre dello "zapping", in tutte le forme; e di certo l'era digitale non ha fatto altro che darle ancora più opportunità, convincendoci che essere sempre connessi e informati sia assolutamente necessario.
I padri precisano che l'accidia colpisce soprattutto la vita di preghiera; san Giovanni Climaco ce ne dà una descrizione semplicemente realistica, dove è facile riconoscersi e sorridere un po' della propria "statura" spirituale "quando siamo in preghiera ci fa venire in mente qualche dovere urgente, e mette in moto ogni espediente per trascinarci via di là con buone ragioni (...). Appena giunge l'ora della preghiera, il corpo si sente di nuovo appesantito; e, mentre siamo in preghiera, ci immerge di nuovo nel sonno e con inopportuni sbadigli ci strappa di bocca i versetti (...). Aggiungeremo però ancora questo: che quando non è il momento della salmodia, l'accidia non si fa vedere; e quando l'ufficio è terminato, i nostri occhi si riaprono" (La Scala, XIII, 4, 5, 8).
Non dobbiamo ingannarci: l'accidia non ha solamente il volto della pigrizia e dell'indolenza; essa sa spingere anche a un'attività frenetica, incapace di fermarsi per vacare Deo, lasciare cioè il tempo libero per Dio, fare il vuoto affinché Dio lo possa riempire. Dietro la nostra continua agitazione, il nostro oberarci di impegni (spesso non così indispensabili), che noi amiamo considerare nobili forme di dovere per gli altri, o vivace interesse per la vita, si nasconde in lui il demone meridiano, il più opprimente di tutti. [...]

IL NOSTRO MONDO È GRAVEMENTE MALATO DI ACCIDIA
Ci facciamo aiutare dalla penetrante analisi di dom Jean - Charles Nault, abate di Saint - Wandrille. Nel suo libro il demonio meridiano, egli mostra come dietro i mali devastanti del nostro tempo ci sia proprio la firma di questa bestiaccia. Prendiamo, per esempio, il nichilismo dilagante, che va dalle sue teorizzazioni più sottili a una nausea esistenziale.
Secondo la sua rodata strategia, questo demone ci ha messo davanti tutto quello che volevamo, ci ha travolto in un mordi e fuggi continuo, facendoci spizzicare qua e là cibi stuzzicanti ed eccitanti. Questa frenesia, questa vita per l'orgasmo, presenta però il conto di una noia insanabile. Perché, come scriveva Ratzinger anni fa, "i piaceri proibiti hanno perso la loro attrattiva appena han cessato di essere proibiti. Anche se vengono spinti all'estremo e vengono rinnovati all'infinito, risultano insipidi, perché sono cose finite, e noi invece, abbiamo sete d'infinito (...). L'uomo che non voleva più essere che il proprio creatore, e desiderava dominare la creazione per una sua migliore evoluzione, quest'uomo finisce nell'autonegazione e nell'autodistruzione".
Secondo aspetto messo in evidenza da Nault: l'accidia spinge in continuazione l'uomo al passaggio per evitare il superamento. La nostra vita si dibatte in cose da vedere e realizzare, di cui spesso ci lamentiamo; salvo poi procurarcene in continuazione. Questo passare febbrile di cosa in cosa, di notizia in notizia, di effetto in effetto è La distrazione perfetta per distogliere l'uomo dal superamento, ossia dal raggiungimento di un fine elevato, adeguato all'uomo e orientato verso il supremo superamento verso Dio tramite la grazia. L' uomo passa dalla presunzione di voler essere come Dio senza Dio, alla pusillanimità. Il delirio di poter fare tutto, come se si fosse un dio, va di pari passo con l'affossamento nelle possibilità di un mondo sempre più orizzontale, un rifiuto di un superamento verticale, ovvero una forma finissima del supremo orgoglio: ammattarsi della falsa umiltà di non voler puntare alla vita santa, accontentandosi della tiepida mediocrità di non essere né' troppo malvagi né troppo zelanti del bene. È l'etica del "non faccio nulla di male".
Dall'orgoglio mascherato di umiltà, alla superbia del progressismo ideologico. Il demone dell'accidia è detto meridiano,  perché colpisce quando il sole è allo zenit: "allo zenit... non c'è ombra", spiega dom Nault, "è come dire che non c'è "mistero". Le scienze umane, filosofiche e anche teologiche devono essere in grado di spiegare tutto".
Si tratta di una "fiducia illimitata nel progresso dell'umanità e della scienza, per cui non si deve accettare nulla che non possa venire verificato, dimostrato o sperimentato dalla ragione (...). L'utopia più recente è quella della perfetta salute: quanti pazienti pensano che è diventata non solo una possibilità, ma un diritto". Molto attuale. Ancora una volta l'accidia ci schiaccia.

DOSSIER "FINTI CATTOLICI"
Il Vangelo come optional

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Fonte: Il Timone, novembre e dicembre 2020 (n° 200-201)

4 - SOUND OF FREEDOM, IL FILM ANTI-PEDOFILIA
Batte tutti i record il film con Jim Caviezel sulla lotta al traffico di minori, eppure è stato rifiutato dalle grandi case produttrici... speriamo di vederlo presto in Italia (VIDEO: trailer del film)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2023

Il film Sound of Freedom, che è stato proposto nei cinema degli Stati Uniti d'America il 4 luglio, a differenza dell'ultimo film di Indiana Jones, ha continuato a crescere in popolarità e, al momento, ha incassato circa 85 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di 14,6 milioni, con la previsione di superare i 100 milioni alla fine di questa terza settimana di luglio. Dopo i primi giorni di diffidenza e silenzio, il successo che sta mietendo ha indotto sempre più sale a programmare la pellicola e moltiplicarne le proiezioni.
Sound of Freedom è un thriller basato sulle gesta del vero Tim Ballard, interpretato da Jim Caviezel, un agente della Sicurezza Nazionale che, dopo aver salvato un ragazzino dai trafficanti, scopre che la sorella del ragazzo è ancora prigioniera. Si licenzia e mette a rischio la sua vita, intraprendendo un pericoloso viaggio attraverso la giungla colombiana per salvare la bambina. Nel 2013, Ballard e alcuni ex agenti governativi avevano lasciato il loro lavoro per fondare "Operation Underground Railroad" (O.U.R.), che lavora in tutto il mondo e in collaborazione con le forze dell'ordine per salvare i bambini dalla schiavitù e dallo sfruttamento.

GUARDARE IN FACCIA UN PROBLEMA GRAVE
Vale la pena vederlo, speriamo presto in Italia, ben distribuito, ben doppiato e magari anche in prima visione in Rai, perché getta una luce necessaria sul problema mondiale del traffico sessuale di bambini, su quanto sia diffuso e su come gli Stati Uniti sia il primo mercato dove si compiono questi criminali commerci umani.
Negli Usa, i media tradizionali e i vari siti di sinistra e liberal americani, ma anche da noi, hanno evitato di raccomandare la visione del film, altri si sono detti sconcertati e molti non ne hanno nemmeno parlato sino alla scorsa settimana, quando il successo che stava mietendo la pellicola era impossibile da nascondere. Non sono mancati gli attacchi all'attore principale Jim Caviezel, di chi lo voleva legato agli estremisti, razzisti e cospirazionisti di "QAnon", altri hanno polemizzato sul fatto che il lancio del film era coinciso con l'annuncio dell'impegno politico, forse in vista delle elezioni presidenziali in Messico, del produttore e attore di successo Eduardo Verástegui.
L'acrimonia nei confronti della pellicola, oltre all'invidia delle grandi case produttrici, dalla Disney alla Sony, e alla vendetta che, dopo il rifiuto di Netflix e Amazon prime, i giganti dell'intrattenimento stanno consumando, è certamente dovuta la sua trama. Non che Hollywood sia contraria a fare film che mostrano rappresentazioni ben peggiori della schiavitù (sessuale o di altro tipo), come in film come Schindler's List o Dodici anni schiavo. Si tratta di film storici in cui gli spettatori e i critici potevano guardare o analizzare il film con la sicurezza di vivere in un mondo probabilmente più civilizzato, molto distante da quello delle piantagioni coloniali o dagli avvenimenti della Seconda guerra mondiale.
La pellicola Sound of Freedom invece costringe a guardare in faccia ad un problema grave e reale che sta accadendo nelle città occidentali ed in quelle del terzo mondo e strattona la coscienza dello spettatore, mettendo ciascuno di noi di fronte alla realtà: la considerazione diffusa di valutare l'infanzia come oggetto di piacere, di abusi, di schiavitù e lavoro a basso costo e, in ultima analisi, come un bene di consumo degli adulti.

IL TRAFFICO SESSUALE DI BAMBINI È DA CONDANNARE
Oltre all'avversione morale di coloro che non vogliono farsi provocare dalla realtà e giudicarla per quel che è, un nuovo schiavismo incivile, un altro motivo per cui Sound of Freedom è criticato e censurato, è per i tanti espliciti riferimenti evangelici e biblici presenti nelle parti dei protagonisti, a partire dalla scena in cui Caviezel ricorda al pedofilo "Ohinsky" della «macina da mulino» che potrebbe venirgli appesa al collo. Certamente lo snobismo e l'indifferenza con cui molti media liberal socialisti guardano alla pellicola, nasce anche dalla volontà granitica di voler dimenticare le putride vicende che hanno interessato il produttore hollywoodiano Harvey Weinstein, quelle del finanziere Jeffrey Epstein e della sua rete di politici, banchieri, industriali, nobili e magnati globalisti, il volgare diffondersi dell'indottrinamento LGBTI e le sbandierate perversioni e abusi infantili compiuti durante i gay pride, celebratisi nelle scorse settimane.
Ammettere che il traffico sessuale di bambini è oggettivamente sbagliato e da condannare senza mezzi termini, significherebbe che certe preferenze e attività sessuali sono ingiuste o illecite. Una volta iniziato questo discorso, si dovrebbe mettere in discussione tutte le libertà sessuali e sociali acquisite nel corso degli anni. In breve, se si inizia a parlare degli orrori del traffico sessuale di bambini e della necessità di fare qualcosa al riguardo, si costruisce inavvertitamente una solida argomentazione a favore del ripristino dei costumi sessuali tradizionali e della costruzione di famiglie stabili e più forti.
Sia chiaro, in Sound of Freedom, apprendiamo che il titolo deriva dal suono della gioia e dell'allegria dei bambini quando la loro innocenza è protetta e sono liberi di essere bambini. Invece è una triste testimonianza dei nostri tempi il fatto che ci siano persone che sono disposte a permettere che un bambino venga venduto, privato dei suoi genitori naturali, violato nel suo pudore e abusato con immagini ed insegnamenti perversi, perché può significare rispettare l'identità altrui o la libertà di seguire desideri degradati.
Questo film e le imprese reali delle forze dell'ordine e di gruppi come "Operation Underground Railroad" che in tutto il mondo e non solo negli Usa combattono il traffico di esseri umani, la schiavitù, gli abusi e la pedofilia, ci ricordano che un patto con il diavolo, anche sancito con il pavido silenzio e la malintesa tolleranza, non vale mai la pena esser sottoscritto.

Nota di BastaBugie: Manuela Antonacci nell'articolo seguente dal titolo "Jim Caviezel: I bambini sono sotto attacco" parla dell'ultimo film prodotto da Edoardo Verastegui.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 16 giugno 2023:

«È il mio miglior film dopo La Passione di Cristo». Non ha dubbi Jim Caviezel protagonista di Sound of Freedom, distribuito da Angel Studios nelle sale cinematografiche dal 4 luglio. Pellicola in cui Caviezel interpreta Tim Ballard, agente della Homeland Security che, dopo aver salvato un ragazzino da una banda di trafficanti di droga, scopre che la sorella del bambino è ancora prigioniera.  Così arriva a lasciare il lavoro e a mettere a rischio la sua vita per intraprendere un viaggio rischioso attraverso la giungla colombiana pur di salvare la bambina.
In realtà il film è ispirato ad una storia vera: nel 2013, il vero Ballard e un certo numero di ex agenti del governo hanno lasciato il lavoro per fondare Operation Underground Railroad (O.U.R.), che lavora in tutto il mondo e in collaborazione con le forze dell'ordine per salvare i bambini dalla schiavitù e dallo sfruttamento. Alla CNA Caviezel ha parlato del film in uscita, dell'effetto che spera possa avere sugli altri e di quanto sia stato attratto dalla figura di Baillard con cui, per calarsi perfettamente nel ruolo, ha passato parecchio tempo ad allenarsi nel combattimento ravvicinato, arrivando persino a seguirlo in missione per osservarlo da vicino e in modo "metodico", come sottolinea Caviezel.
L'attore, cattolico devoto, spera che la gente lasci il cinema con "un cuore nuovo", precisamente "un cuore che non ha paura", ha aggiunto. Un film che l'ha spinto a riflettere sulla necessità di combattere il male, proprio in quanto credente: «Stavo pregando l'altro giorno e ho detto: "Possiamo amare i figli di Dio più di quanto temiamo il male? Possiamo amare Gesù più di quanto temiamo la croce?" E questo è il problema dei cristiani di oggi: che vogliono seguire la strada più facile, ma in un mondo che cambia, ad un certo punto sei costretto a prendere una decisione».
Caviezel sottolinea, inoltre, come a compiere il male siano anche coloro che rimangono indifferenti di fronte ad esso. Un male grande come, sottolinea l'attore, il traffico clandestino di circa 2 milioni di bambini in tutto il mondo. Mentre i "civilissimi" Usa sarebbero la meta principale della tratta dei minori, in tutti i 50 stati. California, Texas, Florida, Ohio e New York detengono questo sconvolgente primato. Secondo un rapporto del 2019 della Human Trafficking Hotline, ci sono più di 350.000 bambini che scompaiono negli Stati Uniti ogni anno. Di questi si stima che ben 100.000 siano oggetto di tratta.
«I figli di Dio non sono più in vendita», è la frase che letteralmente "buca" la pellicola e Caveziel, alla CNA, ne ha spiegato il senso: i bambini, sottolinea Caviezel sono sotto attacco, in tanti modi, non solo attraverso il traffico dei minori, come mostra il film, ma, stoccata finale di Caviezel, "anche attraverso l'aborto". E il milione di aborti verificatisi solamente nel 2020, negli Stati Uniti, secondo il Guttmacher Institute, sembra confermarlo.

VIDEO: TRAILER DI SOUND OF FREEDOM
Nel seguente video (durata: 3 minuti) si può vedere il trailer del film Sound of Freedom.


https://www.youtube.com/watch?v=Rt0kp4VW1cI

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 22 luglio 2023

5 - I VERDI VOGLIONO RENDERE REATO IN ITALIA IL NEGAZIONISMO CLIMATICO
E Biden aveva provato senza successo a istituire un ''Ministero della Verità'' sullo stile immaginato da George Orwell in 1984, il suo romanzo distopico... ma non troppo (VIDEO IRONICO: Rambo, il negazionista climatico)
Autore: Valerio Pece - Fonte: Sito del Timone, 22 luglio 2023

«Presenterò una proposta di legge per il reato di negazionismo climatico», queste le parole di Angelo Bonelli, portavoce del partito Alleanza Verdi e Sinistra. Sul "caldo da record", seppur indirettamente, Bonelli era già stato rimbrottato a dovere da Mario Giuliacci e Paolo Sottocorona, entrambi climatologi. Il primo, laureato in Fisica e fondatore di Epson Meteo, con tono frustrato su Libero ha affermato che «negli ultimi tempi [...] è una gara a chi le spara più grosse tra siti, giornali e tv». Aggiungendo: «Cosa vuol dire tempesta di caldo? Non vuol dire niente. Poi è stata diffusa una bufala. Arrivano i 50 gradi su mezza Europa! Italia, Spagna, Francia. Ma io dico: sarebbe la fine del mondo». Sottocorona, invece, per aver parlato di "procurato allarme", a seguire le idee Bonelli sarebbe addirittura passibile di incriminazione. In un intervento a "L'aria che tira" il metereologo ha affermato senza paura: «La stampa internazionale parla di caldo infernale in Italia: questo dipende dal fatto che leggono i giornali italiani, altrimenti non scriverebbero sciocchezze di questo genere».

LO "PSICOREATO" DI ORWELL
Il confine tra negare il "caldo record", negare il riscaldamento climatico tout-court o negare la sola origine antropica dello stesso, come al solito è molto labile. Pericolosamente labile. Il codice penale (e magari le manette) come spada di Damocle sulla testa dei cittadini non perfettamente in linea col credo "turbo green" (esattamente l'operazione liberticida del ddl Scalfarotto, poi divenuto ddl Zan) non è esattamente il massimo della costituzionalità. Senza nemmeno citare l'articolo 21 della Costituzionepiùbelladelmondo, per il quale «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero» (perfino chi nutre qualche dubbio sull'auto elettrica).
Assodato comunque che la proposta di Bonelli avrebbe come primi imputati due metereologi, quel che davvero rileva è il clima da caccia alle streghe che alligna in Occidente e che va allargandosi a macchia d'olio. Un desiderio di museruola che ad aprile dello scorso anno ha portato il Presidente Biden a costituire un vero e proprio "Ministero della Verità", l'ente destinato alla censura immaginato da George Orwell nel suo 1984. L'esperimento politico (ufficialmente nato per combattere le fake news) aveva il nome di Disinformation Governance Board, cioè "Consiglio per il controllo della disinformazione". Durò lo spazio di poche settimane, finendo per naufragare sotto la pressione degli americani (non solo conservatori). Una pressione ben sintetizzata da una frase del repubblicano Willie Montagu: «C'è qualcosa di più distopico di un Consiglio per governare la disinformazione gestito dal governo federale?».

COSA RESTA DELLA LIBERTÀ DI OPINIONE?
Allargando il campo e lasciando per un attimo Angelo Bonelli alle sue strampalate proposte di legge, alla luce delle velocissime trasformazioni di pensiero e costume dovremmo seriamente chiederci come rileggere oggi il concetto di libertà (di opinione e non solo). Al netto del folklore, questo è il punto vero della vicenda. [...]
Cosa resta dell'Occidente, delle sue conquiste di libertà? Cosa ci separa dalle dittature universalmente riconosciute? Più prosaicamente la giornalista della Verità Maddalena Loy scrive: «I Paesi in cui viene regolarmente soppressa la libertà di opinione cos'hanno da invidiare a un'Italia in cui un Bonelli chiede l'istituzione del reato di negazionismo climatico, a un Regno Unito in cui il conto corrente di Nigel Farage viene chiuso per le sue opinioni non allineate, a un Canada dove i conti correnti dei camionisti che protestano contro il green pass sono bloccati? (Spoiler: nulla)». [...]
Ma Bonelli non è solo. La categoria dei "bonelliani", pronti a raccogliere i sassolini nell'Adige ma a mandare in galera chi vorrebbe problematizzare le questioni, nel loro invasato procedere vengono supportati da molti. Non solo i giovani "ecoterroristi" di Ultima Generazione, non solo da quelli di Fridays For Future, forse più miti, ma anche da attori e cantanti. Anni luce dalla misura e dall'eleganza del padre, Alessandro Gassmann giorni fa ha fatto fatica a contenersi: «Andiamo verso temperature mai raggiunte da 100.000 anni a questa parte. Ragazzi!». Il piano scelto da Gassmann, nuovo guru della scienza, è chiaramente apocalittico, quindi teologico, per cui adatto ad una risposta di pari grado. Don Antonello Iapicca, missionario in Giappone, a mo' di monito ha ricordato all'attore l'«ennesima follia di un antropocentrismo senza Dio» che «spinge l'attuale generazione ai vertici del ridicolo». Il reato di negazionismo climatico, proposta folle prima ancora che liberticida, è oltre il ridicolo.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Rambo, il negazionista climatico" (durata: 2 minuti) si ironizza sull'assurda proposta di legge per il reato di "Negazionismo climatico". E non c'è niente da ridere.


https://www.youtube.com/watch?v=wAqhQL5M4iQ

Fonte: Sito del Timone, 22 luglio 2023

6 - SANTA CHIARA SFIGURATA E OLTRAGGIATA
La regista Nicchiarelli presenta la santa di Assisi come femminista antelitteram, ribelle alla famiglia non per seguire Gesù sull'esempio di san Francesco, bensì per emanciparsi dallo strapotere dei maschi
Autore: Cristina Siccardi - Fonte: Corrispondenza Romana, 21 giugno 2023

Lo stravolgimento della realtà dei fatti è diventato lo sport più praticato dei nostri tempi, anche nell'ambito religioso. «Non dire falsa testimonianza» recita l'ottavo comandamento, tuttavia menzogne ed inganni oggi si riconcorrono anche quando si tratta di narrare e divulgare frammenti della Storia della Chiesa, dunque fatti acclarati, ma che puntualmente vengono inzaccherati da menti che non amano la verità, bensì le interpretazioni che il mondo e i poteri forti, con le loro ideologie, propagandano.
Alcuni giorni fa avevamo parlato su queste colonne del film anticristiano Rapito del regista Marco Bellocchio (clicca qui!), ed ora non possiamo neppure tacere lo scempio che è stato commesso ai danni della figura di santa Chiara d'Assisi, oggetto dell'interesse della regista Susanna Nicchiarelli. Il suo sacrilego film è stato presentato in anteprima mondiale il 9 settembre 2022 alla 79ª Mostra del cinema di Venezia, prima di debuttare nelle sale cinematografiche italiane il 7 dicembre dello stesso anno. Ça va sans dire che la critica laica l'abbia osannato per aver sfigurato l'immagine dell'autentica santa Chiara, trasformandola in una femminista, ma ciò ha fatto anche Famiglia Cristiana, che si è laicamente compiaciuta attraverso le parole di monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo, il quale ha dichiarato: «Chiara restituisce alla vicenda della Santa la possibilità di interpretare le vicende di ogni tempo grazie allo sguardo radicale della regista che vuole scardinare la rappresentazione più canonica per offrire un ritratto ribelle e vivo, complesso e stratificato. Un'opera irregolare nello spirito benché compatta nella forma, laica per vocazione, ribelle come dev'essere ogni racconto giovanile di rottura», per farlo, allora, bastava prendere la biografia di una qualsiasi rivoluzionaria e femminista, non certo la Sposa di Cristo Chiara d'Assisi. Invece no, devono contaminare i protagonisti del Cristianesimo con le idee anticristiane e togliere la santità, tanto nemica sia dei mondani che dei protestanti.
Non basta, il 14 novembre 2022 alla Filmoteca Vaticana si è svolta la cerimonia di assegnazione del Premio Fuoricampo per il film Chiara, in quanto da esso emerge «l'umanità e l'indipendenza di Chiara», come ha scritto Vatican News.

FEMMINISTA ED EMANCIPATA
Chiara, interpretata da Margherita Mazzucco, è ribelle alla famiglia non per seguire la volontà di Dio, incamminandosi sull'esempio di san Francesco, bensì per emanciparsi dallo strapotere dei maschi, permettendo alle donne di entrare «nel mondo iper-maschilista della Chiesa», come afferma Wikipedia.
Ebbene, santa Chiara è stata una donna di Dio, senza nessuna velleità femminista, visto che tale ideologia è sorta nel tempo della Rivoluzione francese per poi crescere con il liberalismo e trovare nella rivoluzione culturale del ‘68 il suo culmine, infiltrandosi massivamente nelle maglie della civiltà occidentale anticristiana. Ella era determinata a difendere ciò che san Francesco aveva realizzato con la Regola dell'Ordo Fratrum Minorum, fondando a sua volta quello che diventerà l'Ordo Sanctæ Claræ nel 1212. La regola di vita dell'Ordine fu inizialmente costituita da alcune semplici istruzioni dettate da san Francesco, ma queste osservanze nel 1215, in base a quanto stabilito dal XIII canone del Concilio Lateranense IV, dovettero cedere il posto alla Regola benedettina. Santa Chiara si batté non per rivalsa contro gli uomini - una sciocchezza così assurda da potersi considerare ridicola -, ma per tutelare con tutte le sue forze i principi francescani della povertà assoluta (Madonna Povertà) che venivano posti in pericolo a causa delle direttive ecclesiastiche provenienti dallo stesso Concilio Laterananse. Da qui i contrasti di santa Chiara, vera discepola di san Francesco, con le autorità religiose, finanche con il Pontefice. Ella non si piegò mai a linee guida errate e infedeli alle promesse originarie.
Per san Francesco, al fine di far accogliere alla Santa Sede la Regola dei Frati minori, era necessario non prendere in considerazione, temporaneamente, il ramo femminile, perché, a differenza del coevo san Domenico, che aveva adottato per i suoi Predicatori la Regola già esistente di sant'Agostino, egli ne voleva una riconducibile solo ed esclusivamente al suo Ordine. Per questo santa Chiara dovette pazientare, attendendo tempi migliori.
Lei e le sue consorelle vennero chiamate Povere Dame di San Damiano, alle quali il Cardinale Ugolino inviò, nel 1218, un visitatore cistercense, per le quali redasse, un anno dopo, una Regola che le riuniva alla famiglia benedettina, imponendo loro clausura e proprietà. Da allora iniziò un gioco sottile fra Chiara e il Cardinale, protettore delle Damianite dal 1218 in poi, anche quando diventerà Pontefice nel 1227 con il nome di Gregorio IX. L'obiettivo di Ugolino era quello di servirsi del movimento francescano femminile per riformare l'intero mondo monacale in un periodo in cui il livello delle osservanze e della religiosità lasciavano molto a desiderare in parecchi monasteri; in più il IV Concilio Laterano aveva da poco proibito la fondazione di nuovi ordini religiosi.

IL PRIVILEGIO DELLA POVERTÀ
Ma santa Chiara non ebbe alcuna intenzione di porsi alla guida dell'Ordine che Ugolino cercava di costituire. Per un po' di tempo il Cardinale trattò con riguardo Madre Chiara, arrivando a rinnovare nel 1228 il privilegio della povertà per il monastero di San Damiano. Però, dopo il 1230, adottò una linea più dura e intransigente, vietando ai Frati minori di visitare i monasteri di santa Chiara e assimilando sempre di più il funzionamento di essi a quello delle numerose istituzioni monastiche preesistenti.
Se ella aveva consigliato san Francesco, quando egli esitava fra vita eremitica e apostolato, per la scelta di quest'ultima, lui, prima di morire, le raccomandò di rifiutare ogni concessione su ciò che era essenziale. Così scrive nella sua volontà indirizzata a Santa Chiara: «Poiché, per divina ispirazione, vi siete fatte figlie e ancelle dell'altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo, scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo, voglio e prometto, da parte mia e dei miei frati, di avere sempre di voi, come di loro, cura e sollecitudine speciale. Io, frate Francesco piccolino, voglio seguire la vita e la povertà dell'altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima madre e perseverare in essa sino alla fine. E prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardatevi attentamente dall'allontanarvi mai da essa in nessuna maniera per insegnamento o consiglio di alcuno» (Fonti Francescane, §§ 139-140). L'ideale di vita sia per san Francesco che per santa Chiara fu esclusivamente incentrato sul rigore evangelico nella povertà, nell'umiltà, nella penitenza.
Nella prospettiva di unione e assimilazione allo Sposo divino, la mistica Chiara visse la rinuncia come via prediletta per accogliere in lei Cristo. Negli scritti che sono pervenuti fino a noi, lei stessa evidenzia con insistenza il suo attaccamento per la povertà e per l'umiltà, testimoni delle sue nozze mistiche.
Principale sopravvissuta della primitiva epopea francescana, Chiara divenne un punto di riferimento nel momento in cui l'Ordine dei Frati minori, incoraggiato dal Papa, evolveva rapidamente verso forme nuove, iniziando a conoscere al suo interno delle tensioni fra coloro che volevano mantenersi fedeli alla Regola di san Francesco e i loro avversari, che reclamavano novità, accomodamenti e minor rigore, tradendo lo stesso fondatore che aveva categoricamente ordinato, nel suo celebre e straordinario Testamento, di non interpretare in alcun modo la Regola a proprio uso e consumo.

LA REGOLA DELLE CLARISSE
Ecco che, anche quando morì san Francesco, santa Chiara proseguì nel combattimento, come aveva fatto la sua guida spirituale, per mantenere viva la fiamma dell'ideale originario. Nel 1245 Innocenzo IV impose la defraudata Regola di Ugolino del 1218, chiamandola tuttavia Regola di san Francesco e non Regola di san Benedetto. Ma Chiara non poteva ritenersi soddisfatta da questo mutamento di nome, poiché il testo autorizzava le monache a possedere delle proprietà e dei redditi, cosa contraria alle sue ferme e salde convinzioni.
Per cercare di uscire da ciò che giudicava un'ingiustizia, Chiara decise con determinazione di intraprendere, verso il 1247, la redazione della Regola delle clarisse, ispirandosi a quella del ramo maschile ed alle osservanze di San Damiano, prevedendo esplicitamente la rinuncia ad ogni proprietà. Approvata dal nuovo protettore dell'Ordine, il Cardinale Rainaldo, ebbe anche il consenso, il 9 agosto 1253, di Papa Innocenzo IV, due giorni prima la morte della Santa di Assisi.
La prova del trionfo della tenacia di santa Chiara, che difese con ardore e fino all'ultimo il sigillo francescano, basato su umiltà, povertà e penitenza, sta nel ritrovamento, nel 1893 (640 anni dopo), del testo della Regola aurea, divenuta suo habitus irrinunciabile, in una piega della veste con cui venne sepolta.
Ecco, allora, smontata storicamente, attraverso le Fonti clariane, tutta l'immaginazione fantasiosa della regista Nicchiarelli, la quale ha dedicato il film alla medievalista Chiara Frugoni, che ha attivamente collaborato alla sceneggiatura, ed è scomparsa nell'aprile di quest'anno. Non sono state, dunque, consultate le fonti storiografiche attendibili, bensì i testi di Frugoni, colei che nella contemporaneità ha offerto un'interpretazione laica, liberale, progressista sia di san Francesco che di santa Chiara.
Chiara è un racconto di grande ignoranza e che lede la vita e le opere di santa Chiara.

12 BUGIE DEL FILM
Sono innumerevoli le menzogne che vengono snocciolate impudentemente:
1. Chiara vuole vivere in comune, insieme a Francesco e i frati.
2. Si immagina con l'aureola a fare la Madonna.
3. Predica alle sue consorelle idee femministe.
4. Non vuole portare la Verità e non vuole convertire le anime, affermando testualmente: «Non siamo chiamate a convertire» (lei ha convertito eccome, così come fece san Francesco. Moltissime donne l'hanno seguita, comprese quelle di casa sua, la sorella Beatrice, poi la madre Ortolana e la sorella Agnese).
5. È sostenitrice della Fratellanza universale, laicamente intesa e non in Cristo.
6. Chiara afferma con superbia: «Ho fatto un altro miracolo» (i santi, grazie alla loro fede e alla loro unione con Dio, ottengono da Lui grazie e miracoli soprannaturali).
7. Compie la lavanda dei piedi, un atto che come ben si sa è unicamente sacerdotale.
8. Balla - attività improponibile a qualsivoglia monaca degna di tale nome - insieme alle consorelle.
9. Senza velo, annuncia con gioia alle consorelle: «Saremo orizzonti e ci potranno ammirare". La testimonianza non è per Cristo, ma per se stessa e il movimento femminista: con orgoglio personale, esse diventano attiviste per le donne "in carriera".
10. Francesco è contrario alle Sacre Scritture nella sacra lingua latina (uno sproposito senza senso). Egli compose il Cantico delle creature in volgare, ma mai si sarebbe sognato di toccare la Bibbia e mai, infatti, lo fece o lo disse.
11. Francesco, nel diventare cieco, manifesta la sua disperazione a santa Chiara. Si tratta di un grossolano errore: nelle pesanti prove, anche fisiche, che egli subì, mai si disperò, anzi, il primo stigmatizzato della Storia della Chiesa, godette di poter salire sulla Croce di Cristo. Per questo venne chiamato Alter Christus, definizione che irriterà oltremodo l'eresiarca Lutero. Come risposta alla disperazione di Francesco, vengono messe in bocca a Chiara, che lo abbraccia fortemente, le seguenti parole: «Siamo ciechi insieme», offrendo agli spettatori l'immagine di una Chiara molto più forte di Francesco, debole, fragile, effemminato. Il simbolismo è veramente anticristiano: san Francesco, anche quando divenne fisicamente cieco, continuò a vedere nella Luce del Salvatore, mostrando al mondo la libertà nella Via, nella Verità, nella Vita.
12. Anticristiana è anche la scenografia del film: il buio impera sempre. La viva luce arriverà solo quando Chiara balla con le "attiviste".
Sarebbe stato sufficiente rifarsi alle Fonti Clariane, pubblicate dalle Editrici Francescane, per cercare di realizzare un'opera cinematografica dignitosa. Anche se non sempre le biografie sono soddisfacenti, esistono delle eccezioni come per esempio è accaduto con Agostino (2010), miniserie televisiva di alta qualità, diretta da Christian Duguay, interpretato dal bravissimo Alessandro Preziosi e da Franco Nero, e con i commenti tratti direttamente dalle Confessioni; oppure la miniserie televisiva Padre Pio (2000), diretta da Carlo Carlei, con l'eccellente Sergio Castellito. In conclusione, la femminista Chiara di Susanna Nicchiarelli e di Chiara Frugoni non è, sotto nessun punto di vista, la mirabile santa Chiara d'Assisi.

Nota di BastaBugie: per vedere l'elenco dei film negativi, clicca qui!

Fonte: Corrispondenza Romana, 21 giugno 2023

7 - OMELIA XIX DOM. TEMPO ORD. - ANNO A (MT 14, 22-33)
Non abbiate paura
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

La pagina evangelica offertaci dalla Chiesa in questa domenica presenta alla nostra attenzione due quadri distinti: nel primo è raffigurata la solitaria, prolungata preghiera di Gesù sul monte; nel secondo vediamo i discepoli che in una fragile barca lottano contro il vento e la tempesta. Due scene molto diverse: una di contemplazione e di pace e una di fatica e di paura, ciascuna col suo dono e col suo insegnamento.

IRRINUNCIABILE BINOMIO: PREGHIERA E IMPEGNO OPEROSO
Salì sul monte, solo, a pregare. È una annotazione frequente nella narrazione evangelica, che sottolinea spesso come Gesù ricercava sempre, entro la sua giornata affaccendata, uno spazio per un po' di solitudine orante. La scorsa domenica abbiamo visto come il Signore, prima dell'episodio della moltiplicazione dei pani, si era ritirato in disparte, in un luogo deserto. Adesso, dopo che la folla si fu saziata, si allontana anche dagli apostoli per abbandonarsi da solo a una prolungata preghiera, che va dal tramonto fino verso la fine della notte. È per lui un'abitudine, una necessità si direbbe, di non lasciar passare giorno, per quanto intenso di lavoro a vantaggio degli altri, senza trovare un po' di tempo nel quale intrattenersi in modo totale col Padre. È sufficiente riflettere su questa condotta del Figlio di Dio per cogliere tutta la vuotezza e l'inconsistenza di molte opinioni correnti a proposito della preghiera; opinioni che possono sembrare a prima vista geniali e non conformiste, e sono soltanto il prodotto di spiriti che vivono in superficie e non sanno amare; opinioni dalle quali, poco o tanto, siamo influenzati tutti. Si dice qualche volta: la vera preghiera consiste nel far del bene agli altri, nel faticare con animo retto; basta fare il proprio dovere, esercitare la carità, impegnarsi per la giustizia. Ebbene, a Gesù non bastava. Tutta la sua vita era una laboriosa donazione ai fratelli; eppure egli non riteneva che fosse completa, senza questo colloquio segreto, appassionato, lungo col Padre. Certo, chi passasse tutto il tempo a pregare e poi non facesse il proprio dovere o si dimenticasse di aiutare gli altri, non sarebbe nel giusto e ci sarebbe da dubitare della autenticità della sua stessa orazione. Ma non è nel giusto neppure chi si dimentica di adorare, di ringraziare, di implorare il suo Creatore. Le due cose, come si vede, non solo non si escludono, ma si richiamano necessariamente in un retta esistenza cristiana. Si dice anche: io posso pensare sempre a Dio, anche durante le mie normali occupazioni. Tutta la mia giornata diventa così una preghiera, senza che sia indispensabile dedicare uno spazio esclusivo alle pratiche religiose. Ma l'esempio di Cristo mette in luce la vanità anche di questa seconda opinione. Siamo sinceri: le persone che ci interessano veramente, un po' di tempo per sé ce lo prendono. Se Dio non ci prende neppure dieci minuti al giorno, neppure un'ora alla settimana, vuol dire che non è tra quelli che contano per noi, vuol dire che è posto ai margini della nostra vita, vuol dire che non siamo capaci di un po' d'amore per lui.

PREGHIERA INDIVIDUALE E PREGHIERA COMUNITARIA
In questi anni qualcuno ha insegnato che l'unica vera preghiera è quella comunitaria, mentre l'orazione individuale sarebbe un modo intimistico, sentimentale e dunque non autentico di pregare. Abbiamo visto che Gesù non è di questo parere. Egli prega insieme coi suoi apostoli, partecipa ai riti della sinagoga, si associa al culto ufficiale del suo popolo; ma desidera anche pregare appartato, nel silenzio della campagna deserta e delle cime dei monti, con la libertà di espressione che è propria di ogni spirito aperto, ricco, creativo. Così dobbiamo fare noi. La preghiera comunitaria è doverosa e irrinunciabile; se vogliamo che il Padre ci ascolti, dobbiamo imparare a fondere la nostra voce con quella dei nostri fratelli. Soprattutto dobbiamo imparare a partecipare tutti attivamente, consapevolmente e appassionatamente, alla preghiera liturgica, che è la voce della Chiesa (la sposa del Signore, sempre ascoltata e gradita a Dio), addirittura è la stessa voce del Cristo totale, di cui noi siamo il corpo. Ma questa non può essere la sola forma di preghiera. Anzi, essa stessa si trasformerebbe in un ritualismo senz'anima o in una manifestazione di pura fraternità umana, se ciascuno dei partecipanti non avesse anche una sua vita personale di orazione e non avesse il gusto di intrattenersi, nel segreto del suo cuore, in un rapporto suo proprio, unico,geloso, incomunicabile, con il Dio che è il centro e il senso della sua vita.

QUANDO LA NOSTRA FEDE VIENE MESSA ALLA PROVA
Passiamo al secondo quadro. Gli apostoli, che si erano imbarcati nel pomeriggio, a un certo momento sono sorpresi da uno di quegli improvvisi colpi di tempesta, che sono abbastanza frequenti sul mare di Tiberiade. E mentre scende la sera e la notte avanza con le sue angosce e i suoi incubi, lottano con tutte le forze contro la violenza delle onde, fino a che cominciano a disperarsi. Verso la fine della notte, Gesù venne verso di loro camminando sul mare. Non arriva subito. Nonostante l'urgenza che i suoi apostoli hanno di essere soccorsi, indugia molto a intervenire. Sono i ritardi di Cristo, gli inspiegabili ritardi di Cristo, che mettono a dura prova la nostra pazienza e la nostra fede. Capitano quei momenti, quando tutto sembra andare a rotoli, tutto sembra perduto, e noi abbiamo l'impressione di essere stati abbandonati. Le nostre invocazioni pare che trovino il cielo sordo o distratto. Il Signore non viene. La notte sembra non passare più e noi sentiamo che stanno per esaurirsi in noi tutte le scorte della speranza. Ma alla fine il Signore arriva. Verso la fine della notte, lui che ha detto: Ecco, io sono con voi ogni giorno, fino alla fine del mondo, si rende presente e ci rianima: Coraggio, sono io, non abbiate paura. C'è anche il comportamento di Pietro, che merita di essere considerato; Pietro, che ancora una volta appare generoso e spavaldo, entusiasta ed esitante, coraggioso fino alla temerarietà e pavido fino allo smarrimento. Il suo impetuoso desiderio di essere vicino a Gesù e di condividere con lui ogni esperienza, gli fa osare un'impresa superiore non solo alle sue forze native, ma anche alla esiguità della sua fede. E Gesù lo lascia fare; non pone limite alle sue aspirazioni, non lo trattiene entro i confini della prudenza. Così lo porta a convincersi della sua debolezza e lo aiuta a fondarsi più sicuramente sulla base dell'umiltà e della fiducia nel Signore. E alla fine lo salva. Ci riconosciamo un po' tutti in Pietro. La nostra vita e la nostra fede conoscono l'alternarsi della sicurezza gioiosa e della inquietudine, della esaltazione inebriante e del terrore che tutto si concluda con un naufragio senza ritorni. Ma non temiamo: la mano di Gesù c'è anche per noi. Anche a ciascuno di noi è rivolto il rimprovero pungente e dolce, che scuote e ridona fiducia: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XIX DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 14,22-33,2)
da Il settimanale di Padre Pio
Clicca qui!

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

8 - OMELIA ASSUNZIONE DI MARIA - ANNO A (Lc 1,39-56)
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi la Chiesa celebra l'Assunzione della Beata Vergine Maria. È una delle feste mariane più importanti e più antiche. Dopo aver vissuto su questa terra, la Madonna è stata assunta in anima e corpo alla gloria del Cielo. Era ben giusto che la Madonna raggiungesse la pienezza della gloria senza aspettare la fine dei tempi. La fede ci insegna che al termine della nostra vita l'anima riceve immediatamente la giusta retribuzione, mentre il corpo si dissolve nella tomba e solo alla fine dei tempi risorgerà per riunirsi all'anima. Per la Madonna non fu così: il suo corpo immacolato entrò subito nella gloria insieme all'anima. Pertanto, nella Vergine Maria assunta in Cielo noi contempliamo quella che sarà la sorte futura di tutti i redenti.
Era ben giusto che la Madonna fosse assunta in Cielo in anima e corpo, e questo per diversi motivi. Prima di tutto la Madonna è l'Immacolata, Colei che è stata concepita senza il peccato originale. Si sa che la corruzione del corpo che avviene dopo la morte è una conseguenza del peccato d'origine che ha lasciato delle conseguenze in ciascuno di noi. Gli unici ad essere esenti da questo peccato dei Progenitori furono Gesù, ovviamente, perché è il Figlio di Dio, la seconda Persona della Santissima Trinità, ed è quindi la stessa Santità; e Maria Santissima, l'Immacolata, la quale fu preservata dal peccato originale in vista della Redenzione operata dal Figlio.
Essendo immacolata, la Madonna non sarebbe dovuta nemmeno morire, dato che anche la morte è una conseguenza del peccato originale. Tuttavia, la Vergine Maria assomigliò in tutto al Figlio Gesù, il quale volle morire in croce per noi. Così anche Lei passò per la morte, ma la sua fu una morte unica, del tutto particolare, fu una morte d'amore. Era talmente grande l'amore che portava a Dio, amore che cresceva di giorno in giorno, che la sua anima benedetta non riusciva più a contenerne la piena, così che si staccò dal corpo e raggiunse il suo Gesù. Il suo corpo immacolato, secondo un'antica tradizione, fu posto in un sepolcro ma non conobbe la corruzione e, dopo pochi giorni, risorse glorioso ad immagine del corpo del Risorto Redentore, così da riunirsi all'anima ed entrare nella gloria eterna.
Vi sono altri motivi che resero sommamente conveniente l'Assunzione della Beata Vergine Maria in anima e corpo. Un motivo è quello della Maternità divina. Era ben giusto che Colei che diede alla luce Gesù nella povera grotta di Betlemme; che lo nutrì e allevò con tanto amore; che lo seguì fedelmente durante tutto il tempo della sua predicazione; che fu la sua più fedele discepola; e che stette intrepida ai piedi della croce, condividesse in corpo e anima la gloria del Figlio suo risorto.
Un altro motivo riguarda la sua radiosa Verginità. Per essere piena e profonda, la verginità della "Tutta Santa" non doveva conoscere il disfacimento del sepolcro. Il giglio purissimo della purezza di Maria non ha mai cessato di esalare il suo profumo ed anche ora, in Paradiso, è la gioia degl'Angeli e dei Santi.
La solennità di oggi è ricca di insegnamenti anche per la nostra vita cristiana. Innanzitutto, l'Assunzione di Maria al Cielo ci insegna l'altissima dignità che ha il nostro corpo: anch'esso è chiamato alla gloria del Paradiso. Il nostro corpo risorgerà solamente alla fine dei tempi, quando ci sarà il Giudizio universale, e si unirà all'anima per condividerne la sorte eterna: se l'anima è dannata, il corpo seguirà quella condanna; se l'anima è beata, esso risorgerà glorioso.
Impariamo fin da adesso a rispettare il nostro corpo e a non degradarlo con il peccato. L'uomo d'oggi esalta il corpo e i piaceri della carne. In realtà egli rende il proprio corpo schiavo delle passioni che lo abbruttiscono sempre di più. Contemplando l'Immacolata Assunta in Cielo, noi possiamo vedere la grande dignità dell'uomo e della donna. Se vogliamo raggiungere la gloria che già da ora risplende in Maria, dobbiamo amare e praticare la bella virtù della purezza.
Questa virtù forse è "fuori moda", ma rimane l'unica via per giungere alla comunione eterna con Dio. Quando a san Domenico Savio, giovane discepolo di Don Bosco, dicevano che non occorreva essere così mortificato negli occhi e che poteva anche vedere i divertimenti delle giostre, egli rispondeva che voleva mantenere puri gli occhi per poter vedere Gesù e Maria in Paradiso.
Un tempo si arrossiva anche per la più piccola immodestia, ora l'indecenza imperversa e a molti sembra quasi una cosa normalissima. Si è perso il senso del pudore e i mezzi di comunicazione (televisione, stampa, internet) propongono molto spesso "immondizia a basso costo". Per recuperare il senso cristiano della vita guardiamo con gli occhi del cuore la gloria della "Tutta Santa" Assunta in Cielo. Chiediamo a Lei un grande amore alla virtù della purezza e la grazia di rimanere fedeli in mezzo alle tante insidie di questa odierna società.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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