BastaBugie n�846 del 08 novembre 2023

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1 PER ESSERE UGUALI, SI DEVE TOGLIERE LA LIBERTA'
Gli errori dell'egualitarismo: sembra che una società di eguali sia più unita, ma così non è, perché manca dell'autorità gerarchica che conferisce unità al tutto
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 COME LO STATO VUOLE APPROPRIARSI DEI TUOI BENI
Non possiederai nulla e sarai felice: è lo slogan con cui la sharing economy farà evaporare il diritto alla proprietà privata senza ricorrere agli espropri forzati tipici delle dittature (VIDEO: Proprietà privata sotto attacco)
Autore: Vanessa Gruosso - Fonte: Amici del Timone di Staggia Senese
3 IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH
Ritrovato uno studio dell'esorcista più famoso del mondo che conferma la possessione di Anneliese Micheal (VIDEO: trailer del film)
Autore: David Murgia - Fonte: Il Timone
4 MAROCCHINO MUSULMANO, ESPULSO DUE VOLTE, UCCIDE LA MOGLIE, MA E' LIBERO DI CIRCOLARE
Picchia la moglie, lei lo denuncia, ma fa marcia indietro, quindi lui la massacra con 42 coltellate davanti alla loro figlia di 7 anni (condannato a 20 anni di carcere, poi ridotti a 14, poi liberato grazie a una richiesta di asilo)
Autore: Stefano Zurlo - Fonte: Il Giornale
5 MATTARELLA L'ALCHIMISTA, RESTA DA SOLO A SANTIFICARE IL VACCINO
Anche l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ammesso 5 milioni i casi di reazioni avverse con strascichi perenni in Europa, 50mila dei quali hanno condotto alla morte (VIDEO IRONICO: Vi hanno presi in giro)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 L'ARMA DELLA SINISTRA E' SEMPRE STATA LA PROPAGANDA
Dalla Rivoluzione Francese in poi, quando comandano, mandano il Paese a ramengo, riempiono il popolo di chiacchiere e le galere per chi non le beve
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro
7 OMELIA XXXII DOMENICA T. O. - ANNO A (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - PER ESSERE UGUALI, SI DEVE TOGLIERE LA LIBERTA'
Gli errori dell'egualitarismo: sembra che una società di eguali sia più unita, ma così non è, perché manca dell'autorità gerarchica che conferisce unità al tutto
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 settembre 2023

La Dottrina sociale della Chiesa è a favore dell'uguale dignità degli esseri umani, ma discorda dall'egualitarismo come ideologia, non pensa che tutto debba essere uguale. L'ugualitarismo ideologico è sempre stato una minaccia per l'umanità e per la Chiesa, a cominciare da quell'eritis sicut dii della Genesi: "uguali a Dio". La filosofia classica aveva sempre contrastato questa visione egualitarista, riscontrando nel cosmo una gerarchia di esseri che doveva essere in qualche modo replicata nella vita della Polis. Il Cristianesimo parla della creazione del mondo da parte di Dio come espressione di gloria e di sapienza che sono esaltate dalla diversità degli esseri creati. Dio ama tutte le cose, ma il suo amore è all'origine creativa della loro diversità. Sia nella Chiesa che nella società non tutti sono uguali, i laici sono diversi dai chierici e anche tra i chierici c'è una gerarchia, come del resto tra sudditi e autorità nella vita politica. A richiederlo non è solo l'esigenza di diversità ma anche quella di unità. Sembra che una società di eguali sia più unita, ma così non è, perché manca dell'autorità gerarchica che conferisce unità al tutto, non con la forza del potere ma con l'ordinamento di tutti al bene comune. Il bene comune richiede la diversità, perché non è unico per tutti ma è analogico.
Col pensiero moderno le cose cambiano. Gli uomini sono pensati originariamente come uguali nel senso di privi di ordine e di legge, ossia delle cose che differenziano e stabiliscono le gerarchie. Gli uomini sono individui irrelati, delle unità numeriche e come tali sono tutti uguali. Sono anche però disuniti e conflittuali, per cui serve la reductio ad unum, l'unità deve essere imposta. Il primo a dirlo è stato Marsilio da Padova nel suo Defensor Pacis e dopo di lui tutti i proto-pensatori della modernità. Per Rousseau tutti sono uguali sotto la Volontà generale, la disuguaglianza è un prodotto sociale ed egli voleva ripristinare nella società la stessa uguaglianza che c'era nella natura. Hobbes dice che «tutti gli uomini sono uguali per natura. La disuguaglianza ora presente è stata introdotta dalla legge civile». Per il comunismo tutti sono uguali sotto lo Stato/partito. Per la socialdemocrazia tutti devono essere resi uguali mediante la pervasiva presenza del Welfare statale dalla culla alla bara. Tutti sono uguali per la società di massa industriale e soprattutto postindustriale, nella quale le élite spariscono. Oggi si dice che tutti gli orientamenti sessuali sono uguali, che sentirsi maschio o femmina deve essere considerato uguale, che tutti hanno diritto al figlio, l'ecologismo impone comportamenti uguali per tutti, la società del controllo verifica che questi uguali comportamenti vengano veramente rispettati da tutti. Anche nella Chiesa si parla di egualitarismo, sospendendo la differenza tra Chiesa docente e Chiesa discente e quella tra sacerdozio universale e sacerdozio ordinato.
Dostoevskij aveva visto bene gli enormi pericoli dell'egualitarismo nel suo libro I demoni: «Là ogni membro della società sorveglia l'altro ed è obbligato alla delazione. Ciascuno appartiene a tutti, tutti appartengono a ciascuno. Tutti sono schiavi e nella schiavitù sono tutti uguali. Nei casi estremi c'è la calunnia e l'omicidio, ma l'essenziale è l'eguaglianza. Come prima cosa si abbassa il livello di istruzione, delle scienze e degli ingegni. Un alto livello delle scienze e degli ingegni è accessibile solo alle capacità superiori, ma non occorrono capacità superiori! Gli uomini di capacità superiore si sono sempre impadroniti del potere e sono stati dei despoti. Gli uomini di capacità superiore non possono non essere despoti e hanno sempre pervertito più che non abbiano giovato; essi vengono cacciati o giustiziati. A Cicerone si taglia la lingua, a Copernico si bucano gli occhi, Shakespeare viene lapidato».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 settembre 2023

2 - COME LO STATO VUOLE APPROPRIARSI DEI TUOI BENI
Non possiederai nulla e sarai felice: è lo slogan con cui la sharing economy farà evaporare il diritto alla proprietà privata senza ricorrere agli espropri forzati tipici delle dittature (VIDEO: Proprietà privata sotto attacco)
Autore: Vanessa Gruosso - Fonte: Amici del Timone di Staggia Senese, 10 ottobre 2023

Sabato 3 giugno si è svolta la 111° conferenza del Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese dove abbiamo avuto il piacere di ospitare don Samuele Cecotti, Vice Presidente dell'Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuan.
Il tema della serata è stato l'attacco che viene mosso alla proprietà privata, attraverso la programmata introduzione di una sharing economy, basata sul fatto che nessun cittadino possieda più nulla, ma utilizzi dei beni che verranno utilizzati da altri quando a lui non serviranno più o semplicemente mentre non li sta utilizzando. Il motto "Non possiederai nulla e sarai felice", che ben riassume la sharing economy è stato auspicato dal World Economic Forum, dall'Onu e dall'Unione Europea ed in queste sedi è stato profetizzato che tale obiettivo sarà raggiunto nel 2030.
Si prefigura una lenta evaporazione della proprietà privata, non con espropri forzati imposti da regimi totalitari espliciti, ma semplicemente attraverso l'applicazione di leggi che sfavoriscono in tutti i modi il possedimento di beni come, ad esempio, una tassazione sempre più alta o vincoli sempre più assurdi da rispettare. Ad esempio si sta parlando di applicare standard ecologici sempre più elevati per le case, che non potranno essere vendute se non adeguate a tali standard.

LA QUESTIONE FISCALE
Don Samuele ha approfondito la questione fiscale spiegando che non è lecita moralmente una tassazione più alta del 10%, la quale sarebbe sufficiente se lo Stato si occupasse dei pochi ruoli che gli competono: giustizia, difesa dei confini e ordine pubblico, funzioni diplomatiche. Tutto il resto (la tassazione sugli stipendi dei cittadini, che è più del 50%, è di fatto una forma di esproprio) serve allo Stato per occuparsi di funzioni che non gli appartengono come, ad esempio, la scuola. L'educazione dei figli, infatti, spetta ai genitori, i quali devono occuparsene personalmente o scegliendo qualcuno di loro fiducia. La dottrina sociale della Chiesa spiega con il principio di sussidiarietà che se un ente inferiore è in grado di svolgere una funzione, l'ente superiore non deve intervenire. Quindi, se una famiglia è in grado di provvedere all'istruzione del figlio lo farà da sola; se non è in grado da sola potrebbe unirsi ad altre famiglie e ad esempio formare una scuola parentale. Ma le famiglie non dovrebbero pagare le tasse per l'istruzione pubblica, dato che non è una funzione dello Stato.
Il diritto dello Stato di chiedere le tasse non è un diritto indiscriminato, bensì indiretto e mediato, ciò significa che non può chiedere tutto ciò che vuole, ma soltanto una collaborazione dei cittadini per le funzioni proprie dell'autorità pubblica che sono quelle vista sopra.
Se pensiamo poi che le tasse vengono utilizzate anche per fini immorali e dannosi come l'aborto e il cambio sesso che viene finanziato con i nostri soldi, la questione diventa davvero inaccettabile.

IL PERICOLO DELL'ECONOMIA INCLUSIVA
Per comprendere la gravità di questa visione di economia inclusiva, ha poi spiegato don Cecotti, dobbiamo comprendere la legittimità oltre che l'importanza della proprietà privata. La proprietà privata si fonda su un diritto iscritto nella natura dell'uomo e l'azione dell'autorità umana dev'essere vincolata a quel diritto. A sua volta il diritto di proprietà privata si fonda sul diritto di giustizia che è "dare a ciascuno il suo". Leone XIII nella Rerum Novarum scriveva che i frutti del lavoro sono di chi ha lavorato. L'uomo infatti attraverso l'azione operativa del lavoro è in grado di modificare il territorio circostante per sostentarsi e provvedere alla propria famiglia che sono i suoi due doveri principali. I monaci che bonificavano le paludi, ad esempio, ne erano poi necessariamente i padroni. Così il campo coltivato dal contadino è sua proprietà. Questo comporta anche un maggiore radicamento al luogo in cui si vive, alla famiglia, alla comunità cosicché le persone possano avere una identità più forte. Ma forse è proprio ciò che vogliono impedire e infatti si vedono oggi sempre più persone senza idee chiare sulla propria identità, quindi sul proprio passato (per non parlare del futuro), con una personalità facilmente influenzabile e perciò maggiormente controllabili da chi è al potere della società.
Le parole "condivisione" o "economia inclusiva" hanno sedotto anche l'uditorio cattolico che confondono questa sharing economy con la destinazione universale dei beni che, questa sì, fa parte della dottrina della Chiesa Cattolica. La destinazione universale dei beni, però, non significa che tutto è di tutti indiscriminatamente, come vorrebbe il comunismo, ma significa che Dio ha creato tutto l'universo materiale a beneficio di tutto l'uomo. Cioè l'uomo ha a disposizione tutto ciò che si trova nell'universo, ma un conto è averlo a disposizione, un altro è averne il possesso.
Don Samuele ha concluso invitandoci a difendere la proprietà privata, cercando di mantenere ciò che possediamo e che ci siamo guadagnati con il sudore della fronte anche se diventasse sempre più svantaggioso, non tanto per il guadagno materiale, ma per difendere un nostro diritto che nessuno ha il diritto di toglierci.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La proprietà privata" (durata: 1 ora e 37 minuti) si può vedere la conferenza di Don Samuele Cecotti di cui si parla nell'articolo.

ESERCIZI SPIRITUALI PER SACERDOTI
Don Samuele predicherà un corso di esercizi spirituali riservati a sacerdoti nel mese di gennaio. Chi fosse interessato può consultare il sito degli Amici del Timone di Staggia Senese, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=9a_OhyVUK4s

Fonte: Amici del Timone di Staggia Senese, 10 ottobre 2023

3 - IL CASO DI EMILY ROSE SECONDO PADRE AMORTH
Ritrovato uno studio dell'esorcista più famoso del mondo che conferma la possessione di Anneliese Micheal (VIDEO: trailer del film)
Autore: David Murgia - Fonte: Il Timone, novembre 2019

Questa ragazza sorridente si chiama Anneliese Micheal. È tedesca - originaria di Klingenberg, piccola cittadina della Franconia - e il suo caso è unico nella storia degli esorcismi. Infatti Anneliese è morta in un periodo in cui riceveva gli esorcismi. È morta il 1° luglio 1976 all'età di 23 anni. Pesava poco più di 30 chili. Era in cura da un neurologo per attacchi notturni. Soffriva di epilessia. Durante questi spasmi affermava di vedere spaventose figure diaboliche e sentiva odori puzzolenti.
I suoi genitori e i due sacerdoti esorcisti - fatto mai accaduto nella storiografia degli esorcismi - per la sua morte sono stati incriminati, sottoposti a processo penale e condannati. Tutta la stampa tedesca se ne è occupata, e questa storia è stata subito ribattezzata con il "caso Klingenberg".
La vicenda di questa ragazza lascia a bocca aperta ed è uno dei casi di esorcismo più discussi al mondo.
Ma il fatto particolare è che sono riuscito a ritrovare una scatola in cui avevo riposto delle cose che mi aveva lasciato Padre Amorth, il noto esorcista scomparso il 16 settembre 2016. Ero andato a trovarlo a Roma qualche settimana prima che morisse e mi aveva dato tre nastri - cassette audio - e una busta con i fogli dentro. Non avevo aperto subito la busta. Mi ricordo però che mi aveva detto: "la madre di Anneliese me le ha inviate e non occorre comprendere il tedesco per poter riconoscere, in modo chiarissimo, che le reazioni sono quelle tipiche delle possessioni diaboliche." Non avevo compreso di cosa Padre Armorth stesse parlando avevo riposto tutto in una scatola. E qualche tempo dopo l'ho ritrovata non ci posso credere. Padre Amorth mi aveva lasciato un suo studio e gli audio originali degli esorcismi su Anneliese Micheal. Quello studio lo aveva preparato per la riunione con gli iscritti all'associazione internazionale esorcisti da lui fondata. Nella relazione, il noto esorcista, riferendosi alla situazione drammatica della Germania, scriveva che non aveva mai conosciuto né esorcisti tedeschi, né vescovi tedeschi sensibili al problema. "ci sono motivi", si legge nella relazione, "di carattere storico: la lotta alle streghe nel mondo protestante è stata assai più dura che nel mondo cattolico, per cui anche la relazione a quella pazzia è stata più forte. Ci sono motivi dottrinali: i vescovi temono di  essere stimati retrogradi se dimostrano apertura a queste tematiche, per cui o sono decisamente contrari o rifiutano di affrontare l'argomento.
Ad aggravare la situazione si è aggiunto il caso di Anneliese Micheal, che ha avuto e ha tutt'ora vastissima ripercussione".

UNA STORIA DA CINEMA
Si, perché la vicenda di questa ragazza sembra veramente un film (a lei è ispirato il film L'esorcismo di Emily Rose, diretto da Scott Darryckson) Anneliese nel 1973 iniziò gli studi di pedagogia e teologia. Ma cominciarono a verificarsi dei fenomeni strani per la gente e inspiegabile per i medici. La famiglia di Anneliese,  molto cattolica si rivolse al proprio parroco, che dopo essersi consultato con un sacerdote, padre Ernst Alt, decise di scrivere al vescovo di Wurzburg, monsignor Joseph Stangl. Dopo aver costatato altri fenomeni strani padre Alt si consultò con un noto esperto di possessioni diaboliche, il gesuita padre Rodewyk di Francoforte; poi scrisse di nuovo al vescovo la sua convinzione che Anneliese fosse veramente posseduta dal demoni. Il vescovo decise di incaricare come esorcista padre Renz, stimatissimo superiore dei salvatoriani, aiutato da padre Alt.
Il 24 settembre 1975 fecero il primo esorcismo a Anneliese, nella casa dei suoi genitori, a Klingenberg; il 1° ottobre incominciarono anche a registrare gli esorcismi, che furono in tutto 67. Durante gli esorcismi Anneliese affermava di essere posseduta dall'anima dannata di Lucifero in persona, di Giuda Iscariota, di Nerone, del ladrone crocifisso alla sinistra di Gesù e di Adolf Hitler [vedi nota alla fine dell'articolo].
Negli ultimi mesi di vita la ragazza rifiutò ogni aiuto da parte dei medici, avendone sperimentato per anni la totale inutilità. Inoltre - questa era l'opinione principale di padre Amorth - il caso di Anneliese può essere qualificato come  "caso mistico". "Ne ho seguiti vari", scriveva Amorth, "nella mia esperienza di esorcista. Quando la persona si offre al Signore come vittima, o accetta di donare la vita in espiazione dei peccati del mondo, può essere colpita da possessioni o malattie inguaribili. Perciò non faccio colpa ai medici di non aver ottenuto nulla e non faccio colpa agli esorcisti se i loro sforzi non hanno ottenuto il successo sperato".
Ecco cosa appunta nel suo diario la ragazza ( il 20 ottobre 1975): " il Salvatore vuole da me obbedienza, per questo io scrivo: "ogni dolore, anche se piccolo, porta molto frutto, se unito alla mia passione" ". E forse è anche per questo che, ancora oggi, 43 anni dopo la sua morte, la tomba di Anneliese è meta di pellegrinaggi. Se vi capita di passare da lì, lasciatele un fiore. Alla morte della ragazza furono indicate queste cause: enorme dimagrimento ( pesava 31 chili), sforzo fisico straordinario e infiammazione polmonare.

LA CONDANNA E IL GIUDIZIO DI PADRE AMORTH
Il tribunale Aschaffenburg, in data 21 aprile 1978, dopo un processo farsa e viziato dai mass media, condannò i genitori di Anneliese, padre Alt e padre Renz a sei mesi, con il beneficio della condizionale. La sentenza, è incredibile, dice testualmente: "Come attenuante a favore degli imputati, che credono irrevocabilmente del diavolo, non si deve escludere che al momento del fatto, come conseguenza del loro credo, in particolare anche della possessione di Anneliese, essi fossero notevolmente limitati nella loro capacità di intendere e di volere". "Un pronunciamento assurdo: un tribunale", si legge nello studio di Padre Amorth, "che ci permette di condannare chi condannare chi crede nell'esistenza del diavolo e nella possessione diabolica, affermando che, chi ha chi ha queste convinzioni è un semidemente, pronuncia un giudizio su questioni religiose che esulano completamente dalla sua competenza e va contro ogni norma giuridica".
Ovviamente la sentenza venne esaltata da tutta la stampa tedesca come un trionfo del progresso moderno, un superamento delle superstizioni del medioevo. E il clero germanico, già da lungo tempo contrario a credere all'esistenza del demonio e alle possessioni, tirò un sospiro di sollievo. Fatto sta che per fortuna non mancarono le polemiche alla decisione del tribunale di Aschaffenburg: il giudice Harald Grochtmann, che ha studiato la sentenza di condanna, ne ha fatto una stroncatura radicale, mentre un altro giurista, noto avvocato penalista di Francoforte, Schidt - Leichner, è arrivato ad affermare che quella sentenza non condanna quattro imputati, ma la Chiesa Cattolica. La famiglia di Anneliese - nonostante un'altissima probabilità di vittoria - rinunziò ad appellare la sentenza di primo grado per motivi economici. Non aveva i soldi necessari per affrontare il processo. Fortemente condizionata da questa vicenda, la Commissione episcopale tedesca in seguito dichiarò che il caso di Anneliese Micheal non era una vera possessione e fece forte pressione alla Santa Sede (scrivendo all'allora prefetto dell'ex Sant'Uffizio, cardinale Joseph Ratzinger) perché il rituale degli esorcismi fosse modificato.
Ecco la conclusione dello studio di padre Amorth su questa vicenda: "il caso Klingenberg ha avuto, e continua ad avere grande influenza. In risposta a tante lettere che mi arrivano dalla Germania, con la richiesta di un appuntamento a Roma per ricevere esorcismi, indirizzo ai gruppi di Rinnovamento carismatico, dove almeno si fanno preghiere di liberazione. Mi comporto allo stesso modo con le lettere che mi arrivano da altre nazioni. Ho anche la speranza che i gruppi del Rinnovamento, se per miracolo esiste qualche esorcista, ne siano informati, e possano indirizzarvi chi ne ha bisogno". "Resto convinto", conclude, "che quella di Anneliese fu una vera e propria possessione diabolica".

Nota di BastaBugie:
solo i demòni possono possedere il corpo di un altro, quindi non Giuda, Hitler, ecc. probabilmente quindi questi erano demòni che si erano dati il nome di esseri umani.
Quando si riporta che la povera Anneliese fu posseduta contemporaneamente da Lucifero (capo degli angeli caduti), da Giuda Iscariota (primo traditore di Cristo), da Nerone (potente terreno e persecutore della Chiesa nascente), da Caino (primo fratricida), da Hitler (genocida e nemico della Chiesa moderna), da Fleischmann (sacerdote indegno del 16° secolo) e da altri dannati, ricordiamo che i fenomeni di possessione sono eventi molto delicati ed accompagnati da aspetti misteriosi che sembrano, perfino, contraddire la retta filosofia. Nel caso di Anneliese suscita interrogativi, ad esempio, il fatto che, oltre ai demòni, fossero attivamente impegnate a tormentare la povera ragazza, diverse anime dannate. Andrà, perciò, tenuta in considerazione la possibilità che potesse trattarsi, verosimilmente, di demòni che si camuffavano solo con il nome di queste anime.
La teoria secondo cui i dannati possano agire come fossero demoni nega praticamente tutta la teologia cattolica sul concetto di anima, quindi non va presa in considerazione. Questa teoria fu già condannata dai Santi Padri e, in primis, da Sant'Agostino, il quale spiega che «Apuleio afferma inoltre che anche l'anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati dèi Mani se è incerta la loro qualificazione. E chi non vedrebbe, purché rifletta un tantino, quale voragine spalancano con questa teoria al dilagare dell'immoralità? Infatti gli uomini, ritenendo che diverranno spettri o anche dèi Mani, sebbene siano stati iniqui, divengono tanto peggiori quanto sono più desiderosi di far del male al punto da convincersi che per far del male saranno invocati dopo la morte con sacrifici propri di onori divini. Dice infatti che gli spettri sono uomini divenuti demoni malvagi. Ma ne sorge un altro problema. Egli, confermando che anche lo spirito umano è un demone, dichiara che in greco gli uomini felici sono appunto chiamati perché sono spiriti buoni, cioè demoni buoni.» (Sant'Agostino, De Civitate Dei contra paganos IX, 11).
Anche San Tommaso dice riguardo all'anima umana che «Il suo stato naturale è, perciò, l'unione con il corpo. Quindi ne segue che l'unione tra anima e corpo precede la loro separazione. Se l'anima vive anche dopo la morte del corpo, lo fa in uno stato innaturale ed anela alla riunione.» (S. Th., I. q. 90, a. 4; ivi, q. 108, a. 3; cfr. - S. Cont. Gent., lib. II, cap. 83-84), se un'anima potesse "possedere" un corpo come fanno i demoni sarebbe un demone (visto che "agere sequitur esse") e non anelerebbe alla riunione con il corpo, essendo per se stessa sufficiente, invece «L'anima è ciò per cui il corpo umano possiede l'essere in atto e ciò è proprio della forma, che dà l'essere. Perciò l'anima umana è forma del corpo» (De Anima, 1, resp.; ivi, 1, ad 7).

FILM: L'ESORCISMO DI EMILY ROSE
Per approfondimenti sulla storia di Anneliese Micheal e per vedere il trailer de L'esorcismo di Emily Rose, clicca qui!


https://www.youtube.com/watch?v=plEKtU1wQyc

Fonte: Il Timone, novembre 2019

4 - MAROCCHINO MUSULMANO, ESPULSO DUE VOLTE, UCCIDE LA MOGLIE, MA E' LIBERO DI CIRCOLARE
Picchia la moglie, lei lo denuncia, ma fa marcia indietro, quindi lui la massacra con 42 coltellate davanti alla loro figlia di 7 anni (condannato a 20 anni di carcere, poi ridotti a 14, poi liberato grazie a una richiesta di asilo)
Autore: Stefano Zurlo - Fonte: Il Giornale, 10 ottobre 2023

L'hanno espulso due volte, nel 2011 e nel 2023, ma è ancora in Italia. È un uomo libero. E fra un provvedimento e l'altro, ha ucciso con ferocia la moglie, massacrata con 42 coltellate davanti alla loro figlia di 7 anni. È una storia sconvolgente quella di Hammadi Zrhaida, marocchino, classe 1975, finito a suo tempo sui giornali per aver ammazzato la consorte dopo una lunga serie di vessazioni e umiliazioni. Una vicenda che mette purtroppo in luce le debolezze di un sistema colabrodo in cui si aprono infinite falle e che alla fine non è capace di tutelare le persone indifese ma meritevoli come Fatima, farmacista, che aveva denunciato Hammadi, ma è morta per mano sua.
La storia comincia nel 2010 quando l'uomo arriva in Italia con il classico visto turistico. Già nel 2011 è nei guai: viene denunciato per danneggiamento e viene decretata la sua espulsione, preceduta dal passaggio in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti. Ma il marocchino non entra nel centro, riesce a schivare la detenzione sia pure amministrativa e gioca la carta del ricongiungimento familiare. Fatima l'ha preceduto nel nostro Paese. Lui l'ha costretta a lasciare il lavoro, lei è venuta in Italia, ha trovato un'occupazione come badante, vive a Padova. I rapporti fra i due sono pessimi: Hammadi la segrega, la minaccia, la picchia, lei lo denuncia e lo denuncia ancora, ma poi come spesso succede, fa marcia indietro.
Hammadi sospetta che abbia un amante e nel corso dell'ennesima lite la colpisce con coltello 42 volte, davanti agli occhi della piccola che assiste impotente allo scempio.
Zrhaida viene arrestato e condannato a 20 anni. In appello però la pena viene ridotta a 14 anni e 8 mesi, suscitando discussioni e polemiche sulla stampa; il Mattino di Padova registra lo sconcerto dell'avvocato che non accetta uno sconto così importante: «Non avevamo fatto appello contro la sentenza perché non avrebbe riportato in vita Fatima, tuttavia ci eravamo rimessi a una giustizia umana che non c'è stata. Eppure sono state spezzate due vite: quella di Fatima e quella della figlia», data in affido.
Zrhaida sconta la pena, ulteriormente accorciata per effetto delle regole del diritto penitenziario. Quest'estate è di nuovo in circolazione, fuori dal carcere. E non ci sono le condizioni per lasciarlo nel nostro Paese: il suo soggiorno in Italia è andato ben oltre i confini della legalità. È così a fine agosto il prefetto di Padova lo espelle e il questore lo spedisce in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti, secondo il protocollo canonico seguito in questi casi.
Del resto, come ha raccontato il Giornale nella sua inchiesta, i centri per la permanenza e il rimpatrio sono forse l'unico argine contro individui socialmente pericolosi come Hammadi che forse verranno rispediti a casa e forse no. Perché c'è sempre la possibilità che un ricorso sia accolto. Hammadi viene portato nel Centro per i migranti di via Corelli a Milano, in attesa di essere espulso. È il 28 agosto scorso: il conto alla rovescia sulla carta non è lungo, perché il Marocco è un paese che collabora e gli aerei riportano indietro i clandestini. Ma in Italia c'è sempre un'ultima carta da giocare, quella della richiesta di asilo. Certo, il Marocco non è la Somalia e nemmeno l'Afghanistan, ma alcuni giudici hanno una sensibilità molto alta nel valutare i casi. Spesso i magistrati lasciano gli ospiti nelle strutture blindate in attesa della pronuncia della Commissione. È questa la decisione del giudice di pace che conferma il trattenimento, ma non esaurisce la procedura. C'è una richiesta di asilo e a soppesare il quadro arriva il giudice ordinario: Olindo Canali. Lui la vede in un altro modo: Il 29 settembre 2023 libera il marocchino che aspetterà senza restrizioni il responso della Commissione territoriale. Tredici anni dopo il suo ingresso in Italia e dopo essere stato espulso due volte, Zrhaida è libero.

Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola, nell'articolo seguente dal titolo "Patto Fratelli musulmani-Sinistra woke: scuola francese in pericolo", intervista Jean-Pierre Obin, autore del rapporto sull'ingerenza dell'islam militante tra i banchi di scuola francesi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 novembre 2023:

Tre anni fa, Samuel Paty veniva decapitato da un giovane islamista che lo giudicava colpevole di aver mostrato le vignette del profeta Maometto in classe. Lo scorso 13 ottobre, un altro insegnante, Dominique Bernard, ancora in Francia, veniva ucciso al grido di Allah Akbar, per il semplice fatto di essere un insegnante.
Il terrore in Francia non finisce mai.
"Je suis prof", recitavano così i cartelli il giorno della commemorazione del professor Bernard. Perché se è vero che dopo ogni attentato l'emozione scema, resta il morbo, tutto francese, che angustia le scuole della République. «Il 12% degli insegnanti ha dichiarato di aver già subito un attacco fisico. Parliamo di 100.000 insegnanti», sostiene Jean-Pierre Obin. L'ex ispettore generale dell'istruzione nazionale francese, - quello del famoso (ma ignorato) "rapporto Obin", commissionato da Chirac nel 2004 e che già allora rilevava l'ingerenza forte e pericolosa dell'islam militante nelle scuole francesi -, racconta alla Bussola in questa intervista qual è lo stato del paziente scuola in Francia.
Obin dedica a Samuel Paty il suo recente saggio, "Gli insegnanti hanno paura. Scuola e laicità: indagine sulla grande rinuncia" (L'Observatoire), in libreria dall'11 ottobre, e analizza il dramma del divario tra musulmani e non musulmani che va in scena nelle scuole: vetrina del separatismo islamico a casa Macron. Lezioni, abbigliamento, mense scolastiche, sport, l'islam dice e impone la sua, sempre.
Basti pensare che durante il minuto di silenzio in omaggio a Dominique Bernard sono stati segnalati 357 episodi di proteste. Jean-Pierre Obin è categorico: «Sono largamente sottostimati».
Perché un libro sulla paura degli insegnanti?
Era il novembre del 2022 e veniva pubblicato un sondaggio IFOP nel quale si indagava sui danni causati dall'islamizzazione degli studenti. I risultati furono sconcertanti: l'80% dei docenti, sia della scuola primaria che secondaria, ha paura di alcuni studenti e più del 50% si autocensura nel timore degli stessi. Un'inchiesta che non è stata realmente affrontata da politici e media. Ho deciso di condurre la mia indagine e ne è uscito questo libro.
E di cosa hanno paura i professori francesi?
Gli insegnanti hanno innanzitutto paura dei loro studenti. Il più piccolo conflitto con uno studente musulmano può deflagrare in qualcosa di enorme. Paura che nasce anche dal fatto che non si sentono supportati, ma rischiano solo di essere stigmatizzati da presidi e ministero.
La scuola è un luogo privilegiato di conquista per l'islam. Perché?
Gli islamisti la vedono come il luogo "dell'infedeltà" - per usare un loro vocabolario - per eccellenza. La scuola e la riproduzione dell'ideologia musulmana, generazione dopo generazione, sono obiettivi strategici per gli islamisti. Non c'è soluzione di continuità tra il terrorista e l'ideologo, tra jihad e educazione ideologica, tra terrore e propaganda. Il ricercatore Hugo Micheron lo dimostra nei suoi libri: non esiste un lupo solitario che emerga spontaneamente per diventare terrorista. Prima di agire ci vogliono sempre anni di educazione. Ed è proprio il ruolo della scuola quello di contrastare l'ideologia islamista.
In occasione del primo anniversario della decapitazione del professor Paty, l'allora ministro Blanquer dichiarò: «Gli studenti sanno che la libertà deve essere difesa, Samuel Paty è morto per questo». Tre anni dopo, cosa è rimasto della libertà nelle scuole francesi?
Libertà di espressione a scuola? Qui siamo nel bel mezzo di un paradosso. La libertà è la prima ragione invocata dagli studenti che indossano abiti religiosi islamici per giustificarne la legittimità. «Ci vestiamo come vogliamo», così rivendicano il diritto di esprimere la propria religione, o meglio un'ideologia politico-religiosa, anche a scuola, sebbene sia vietato dalla legge.
È vero che ci sono classi con il 95% di studenti musulmani?
È molto probabile. Anche se il dato non può essere confermato perché in Francia non possiamo chiedere la religione agli studenti. Ci sono classi, anche universitarie, in cui la maggioranza degli studenti sono immigrati o figli di immigrati, per lo più nordafricani. Osservazione deducibile facilmente a cominciare dai cognomi, per esempio. Da questo elemento c'è sicuramente un certo numero di insegnanti che può sostenere, «ho il 100% di studenti musulmani». Nel mio libro ho intervistato un insegnante che mi ha raccontato di una sua classe di liceo composta per due terzi da studenti che hanno scelto l'opzione araba e il resto composto esclusivamente da alunni di origine nordafricana.
Nella strategia di ascesa al potere dei Fratelli Musulmani, i giovani sono uno degli obiettivi principali. Partendo da rappresentazioni culturali diverse dalle nostre, coltivano il risentimento, riducono la storia dell'Occidente alla colonizzazione e rendono ogni musulmano una vittima, raccontando una storia di oppressione e umiliazione per coltivare l'odio e il rifiuto dei valori occidentali. Di fronte a tutto questo la politica francese ha provato ad intervenire, oggi si è comunque ad un punto di non ritorno?
Dell'influenza ideologica dei fratelli musulmani parlo diffusamente nel mio libro. A livello europeo, a Bruxelles, sia con l'Ue che con il Consiglio d'Europa, sono state proposte campagne di comunicazione che mettevano in risalto donne velate «in nome della libertà». La Francia, in diverse occasioni, è intervenuta perché venissero rimosse.
Eppure la presenza della Fratellanza è fortissima in Francia.
Qui i fratelli musulmani sono sodali dell'estrema sinistra. C'è un'alleanza tra due ideologie: da un lato l'islamismo, le cui origini sono in Medio Oriente, dall'altro il Wokismo, originario degli USA, e in particolare nelle università statunitensi. Apparentemente le ideologie sono molto diverse, eppure si riconoscono in una comune detestazione dei valori universali per ritrovarsi ad intessere rapporti sul piano politico, su base elettorale.
L'anno scolastico francese è iniziato con il divieto di abaya a scuola. L'abaya è un simbolo religioso o politico?
L'abaya è un abito proveniente dal Medio Oriente e che non ha alcun rapporto diretto con la fantomatica "tradizione" rivendicata dagli studenti. Basti pensare che l'abaya nei paesi del Maghreb non esiste. I Fratelli Musulmani hanno fatto uso politico di questo indumento.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Penso che siamo in lotta contro l'islamismo: un'ideologia politica totalitaria che usa la religione come strumento per riuscire a separare i musulmani dalla popolazione del paese d'immigrazione e poi governare su questa comunità. Se non si prende coscienza di tale pericolo, e dei rischi mortali per la libertà, non si riuscirà a combattere con fermezza questa ideologia. Si tratta di una lotta a lungo termine, e la strategia più adatta mi sembra quella di dare priorità all'istruzione, vale a dire al rinnovamento delle giovani generazioni. Ciò mette la scuola in prima linea: formare gli insegnanti nella sfida all'islamismo. Quel che è più difficile è convincere i partner del Nord Europa, dalla tradizione protestante, che non sono capaci, di vedere i pericoli politici dietro la richiesta di libertà religiosa.

DOSSIER "FEMMINICIDIO"
L'emergenza che non esiste

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Fonte: Il Giornale, 10 ottobre 2023

5 - MATTARELLA L'ALCHIMISTA, RESTA DA SOLO A SANTIFICARE IL VACCINO
Anche l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ammesso 5 milioni i casi di reazioni avverse con strascichi perenni in Europa, 50mila dei quali hanno condotto alla morte (VIDEO IRONICO: Vi hanno presi in giro)
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 novembre 2023

Intervenendo al Quirinale all'evento I Giorni della ricerca, promosso dall'Airc, l'Associazione Italiana per la ricerca sul cancro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato anche di vaccini covid. E lo ha fatto, come al suo solito, mostrando una visione univoca della campagna vaccinale che si è svolta in Italia tra il 2021 e il 2022.
Mattarella ha detto che «la ricerca è garanzia di futuro. Eppure, dopo tanta evidenza, dopo che è stato dimostrato nella drammatica esperienza della pandemia che i costi umani sarebbero stati di gran lunga maggiori senza la scoperta dei vaccini in tempi rapidi, continuano a circolare teorie irragionevoli e antiscientifiche. Non soltanto offuscano la visione del bene comune, ma sovente minacciano la salute stessa dei cittadini, contravvenendo alla prescrizione dell'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale la salute è, insieme, fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività».
Si tratta di parole alle quali il presidente della Repubblica ci ha già abituato da tempo, ma che nel corso del tempo, mostrano tutta la loro insufficiente evidenza.
Quali sarebbero le teorie irragionevoli e antiscientifiche che ancora continuano a circolare? Forse quelle secondo le quali i vaccini anti covid hanno mostrato alla prova dei fatti tutta la loro fallibilità sul versante dell'efficacia e della sicurezza, gli unici due pilastri che una ricerca scientifica degna di tal nome, deve perseguire?

FATTI RICONOSCIUTI ANCHE DALLE CASE PRODUTTRICI DEI VACCINI ANTI COVID
Ma queste non sono teorie, bensì fatti accertati e accettati ormai non solo dalle case produttrici dei vaccini anti covid, ma anche dagli enti regolatori come l'Ema. Nel corso della campagna vaccinale si poteva affermare con relativa sicurezza che tutti i dubbi sull'efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio e nel non dare effetti indesiderati gravi fossero teorie complottiste: lo consentiva il pensiero unico e un'informazione mainstream mai così asservita a logiche di potere e di interesse. Ma oggi no, non si può più affermare che queste siano teorie senza incorrere nello scoglio di essere smentiti dalla realtà.
Il fatto è che, ormai, a sostenere che i vaccini a mRna siano stati una panacea, lo sostiene solo una parte - minoritaria - della politica. Il mondo scientifico, invece, volente o nolente, si sta orientando verso un giudizio molto più disincantato, quando non proprio apertamente ostile verso gli inoculi.
Giova ricordare al presidente che negli ultimi mesi, la ricerca scientifica, visto che è quello il sostrato che ha fatto da sfondo alle sue parole del 30 ottobre scorso, ha emesso un giudizio impietoso, fatto di dati e osservazioni, sui vaccini covid, tanto che la campagna vaccinale in corso stenta ancora a decollare e non per colpa dell'autunno, che non è ancora entrato nel vivo.
Spulciando qua e là dalle cronache, si potrebbe ricordare al Presidente che non più tardi di un mese fa, Pfizer e Moderna hanno dovuto aggiornare le avvertenze sui vaccini inserendo numerosi casi di effetti avversi mortali tra i ragazzi, specie tra i 12 e i 17 anni, in ordine al fenomeno delle miocarditi. Si tratta di evidenze scientifiche che Ema ha dovuto inserire nelle schede di valutazione dei sieri e che non possono essere smentite facilmente.
Inoltre, sul versante della ricerca scientifica, abbondano ormai gli studi che evidenziano la fallibilità dei sacri inoculi. Si è scoperto, ad esempio, come hanno fatto 13 analisti indipendenti, che nel trial del primo vaccino di Pfizer, riportava una mortalità di 3,7 volte maggiore tra i vaccinati rispetto al gruppo placebo in ordine a morti per disturbi al cuore.

L'AFFOSSAMENTO DELLA COMMISSIONE BICAMERALE COVID
Si tratta di una rapidissima carrellata, ma che può essere integrata a piacere con una ricognizione su quanto c'è di esistente. Così come è esistente il fatto che in Italia ci sia un comitato di oltre 4200 italiani, che si sono vaccinati e che ora stanno male per le reazioni avverse. Chiedono da tempo ascolto, ma il loro grido è ancora strozzato proprio da quelle istituzioni che Mattarella rappresenta. Parlare a loro di teorie antiscientifiche è l'ennesimo schiaffo che lo Stato continua a infliggere loro dai tempi in cui vennero costretti, pena la minaccia della perdita del lavoro, a farsi iniettare il vaccino. Questa sì una violazione dell'articolo 32 della Costituzione, di cui Mattarella cita solo la prima parte. "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Eppure il presidente ha firmato i decreti che toglievano la libertà ai cittadini per imporre loro la vaccinazione.
Chi, dunque, e che cosa offusca la visione del bene comune? E che cos'è il bene comune per il presidente Mattarella? Migliaia di danneggiati che chiedono di essere curati non sono sufficientemente un bene comune nella visione ultra-scientista del primo inquilino del Quirinale? Sono forse loro che minacciano la salute dei cittadini? Loro che del vaccino hanno conosciuto solo i drammatici effetti avversi e non le magnifiche sorti di progresso e panacea universale?
Che quella di Mattarella sia una visione della scienza asservita a logiche politiche, però, è evidente non solo dalle sue parole dell'altro giorno, ma dal fatto che recentemente ha concesso un provvedimento di "grazia" per quei medici sanzionati per aver lavorato troppo durante la pandemia, ma non ha fatto lo stesso per quelli che non essendosi vaccinati, ci hanno rimesso il posto di lavoro. In premessa, l'affossamento della commissione bicamerale covid, che anche per il mese di ottobre non ha potuto vedere la luce, nonostante le promesse e chissà se mai la vedrà, visti i paletti stringenti di indagine, che il Colle le ha imposto.
La pandemia passa, l'emergenza pure e la narrazione sul covid si sta sgretolando. A tenere viva la sirena dello spauracchio e del Sacro Graal vaccinale sembra essere rimasto soltanto il presidente della Repubblica, il quale, come un alchimista che cerca di trasformare in oro un semplice metallo, trasmette un'idea quasi esoterica della scienza, come di panacea universale di tutti i mali. Ben controllata dal sapere politico. Tutto il contrario della scienza vera.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "Vi hanno presi in giro e lo sapete!" (durata: 6 minuti) Silver Nervuti spiega le fregature, le derisioni, i ricatti e le costrizioni che hanno caratterizzato il periodo vaccinale che abbiamo vissuto in questi ultimi anni.

CI HANNO PRESO PER IL COVID
IL PRIMO LIBRO CHE RACCOGLIE GLI ARTICOLI DI BASTABUGIE 2020-2023
Per non dimenticare tre anni di lockdown, mascherine, vaccini e abusi di potere (prefazione del direttore della Bussola Quotidiana al corposo volume di 512 pagine)
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DOSSIER "SERGIO MATTARELLA"
Il presidente catto-comunista

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 2 novembre 2023

6 - L'ARMA DELLA SINISTRA E' SEMPRE STATA LA PROPAGANDA
Dalla Rivoluzione Francese in poi, quando comandano, mandano il Paese a ramengo, riempiono il popolo di chiacchiere e le galere per chi non le beve
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: Sito di Nicola Porro, 26 luglio 2023

Il giacobinismo andò al potere grazie alla propaganda. Pennaruli e avvocaticchi come Robespierre inondarono di cahiers di lamentele gli Stati Generali. I quali erano stati convocati perché la Francia, la Potenza numero uno, aveva perso la Guerra dei Sette Anni contro quella numero due, l'Inghilterra. Lo Stato (non il Paese, si badi) aveva le casse esauste. Ogni municipalità rappresentata delegò, ovviamente, gente di lingua svelta. E questi erano imbevuti di Rousseau e Voltaire, anche perché il bibliotecario reale, Malesherbes, anziché censurarli li aveva diffusi per due motivi: uno, era dei loro; due, il re era un imbecille (non lo dico io, ma uno dei maggiori storici francesi, Pierre Chaunu).
Sorsero come i funghi le «società di pensiero»: avete presenti le interminabili assemblee sessantottine? Le quali sporularono il frutto della nuova libertà di stampa. Che infatti non c'entrava nulla con le richieste del popolo agli Stati Generali. E tutti i rivoluzionari, da Marat in poi, quello facevano: i giornalisti. Era nata la propaganda politica, anzi ideologica. Da allora, ecco i monumenti ai giornalisti che null'altro facevano e null'altro sapevano fare: Mazzini, Marx, Lenin e compagnia parolaia. E ghigliottina per chi dissentiva, non a caso una macchina per moltiplicare le eliminazioni, fino al gulag e ai killing fields in attesa dell'AI. Ci si faccia caso con gli eredi nostrani del giacobinismo, i piddini. Tutta la loro forza sta nella propaganda. Non hanno altro.
Quando comandano, mandano il Paese a ramengo, riempiono il popolo di chiacchiere e le galere per chi non le beve. Quando sono all'opposizione strepitano, additano le falle, demonizzano, inventano sempre nuovi slogan, capitaneggiano i nuovi poveri che loro stessi hanno creato. Qualunque inezia può essere utilizzata per cavalcarla dopo averla ingigantita ad arte. Propaganda, appunto. E sotto la propaganda, niente. Fa caldo d'estate? Emergenza climatica. C'è il covid? Tutti a casa, tutti vaccinati quattro, cinque volte, e pure dieci se il covid non li avesse fregati sparendo. Il covid è sparito? Merito dei vaccini. Ora, mi sono imbattuto in una notizia storica che mi ha fatto riflettere. E dove l'ho trovata? Sulla Settimana Enigmistica, il che testimonia della situazione orwelliana in cui ci hanno sprofondato. Il peggior disastro nucleare della storia? Chernobyl, lo sanno tutti. In subordine, Fukushima.
Morti? Pochissimi, ma quel che conta è l'enfasi interessata di chi ha in mano i nostri cervelli. Avete mai sentito parlare di Windscale? No? Non mi stupisce. A Windscale, nel Cumberland, Inghilterra, si incendiò un reattore nucleare. Bruciò per sedici ore, lasciò una vasta zona contaminata (e lo è ancora oggi), provocò fino a 240 morti tra diretti e indiretti. Ma il governo minimizzò per non creare panico. Era il 1957 e i Verdi non c'erano ancora (cioè, non c'era ancora chi li finanziava), così il mondo non ne seppe nulla. Notare che non era affatto un segreto di Stato. Semplicemente, la notizia non era pompata come lo sarebbe oggi. Il che significa che l'importante non è la notizia ma la pompa.
La catena è questa: chi ha i soldi decide di pompare qualcosa; se ne fanno carico i giornalisti. i quali fanno quello per cui sono pagati. Poiché per fare i giornalisti c'è la fila al punto che c'è chi lo fa anche gratis, la morale è questa: chi ha in mano la propaganda ha in mano il pianeta. La libertà di stampa? Seeeh! Non c'è bisogno di costringere nessuno, basta attentare allo stipendio. Guardate la guerra in Ucraina. La versione zelenskiana è vera, quella putiniana è falsa per definizione. Chi ha costretto l'Italia ad allinearsi entusiasta, compresi Rai e media? Chi ha in mano la pompa. O il bastone e la carota, se preferite.
È con la propaganda che si ottiene l'obbedienza totale perché convinta: lo schiavo migliore è quello che crede di essere libero. [...]

Fonte: Sito di Nicola Porro, 26 luglio 2023

7 - OMELIA XXXII DOMENICA T. O. - ANNO A (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Abbiamo ascoltato una delle più vivaci parabole raccontate da Gesù, costruita sul richiamo degli usi nuziali palestinesi. Una festa di matrimonio cominciava di solito alla sera, con l'arrivo del corteo dello sposo, al quale la sposa doveva muovere incontro con le sue damigelle d'onore. Tutto poi si concludeva nell'allegria di un banchetto. La narrazione di Gesù presenta il caso di uno sposalizio dove le cose non sono andate lisce, dove la cerimonia prevista e preordinata è stata turbata dal ritardo insolito dello sposo, il quale, invece che al tramonto, arriva addirittura a mezzanotte. La lunga attesa provoca tutta una serie di scompigli. Prima di tutto, come è facilmente immaginabile, tutti si lasciano sorprendere dal sonno. A questo però si rimedia subito: basta un grido nella notte e tutti sono in piedi, eccitati e attenti. C'è però un altro guaio: le lampade durante la veglia imprevista hanno consumato tutto l'olio. Anche a questo inconveniente si può porre un facile riparo ricorrendo all'olio di scorta. Ma a questo punto della vicenda si profila una diversità tra le damigelle d'onore; una diversità che introduce l'elemento più significante della parabola: cinque di quelle ragazze avevano avuto il buon senso di portare con sé la riserva di combustibile, a differenza delle altre cinque, volenterose ma "stolte", desiderose di partecipare ma prive di senso pratico. Hanno creduto che, a far bene la loro parte, bastasse uno spensierato entusiasmo; non hanno fatto nessuna previsione, e si sono trovate al momento buono nella notte con la lampada spenta. Così, un giorno che doveva essere tutto di letizia, un giorno che tanto avevano vagheggiato, si conclude per loro amaramente, tra le lacrime disperate di una esclusione. Non vi conosco, si sentono dire; e mentre giungono fino a loro dalla sala del banchetto le voci allegre e le risa e il piacevole tintinnare dei piatti e dei bicchieri, trovano una porta chiusa e restano fuori. La scenetta è graziosa, e noi possiamo ben pensare che quelle ragazze si saranno ben presto consolate della loro delusione. Ma l'insegnamento che ci viene proposto sotto i veli della narrazione è tra i più seri e decisivi di tutto il Vangelo.

IL TRAGUARDO DELLA NOSTRA VITA E' UNA FESTA SENZA FINE
In questa parabola tutta la nostra vita è splendidamente rappresentata. Secondo il pensiero di Gesù, la nostra vita è un invito a nozze, è la chiamata a partecipare a una grande gioia. C'è nella casa di Dio una festa che non finisce, alla quale siamo tutti convocati. Nel giorno dei Santi abbiamo intravisto la "moltitudine immensa" che già è entrata nella letizia eterna; nel giorno dei morti abbiamo ravvivato la speranza che i nostri cari defunti siano già arrivati a questo traguardo di luce, che è anche il nostro traguardo. Oggi ci vien detto che la nostra esistenza è un cammino verso questa festa senza fine. Noi non ci pensiamo mai e non ne parliamo mai, occupati come siamo nelle tante futilità che ci vengono quotidianamente offerte e quasi imposte da tutti i mezzi di comunicazione; ma questa è al tempo stesso la verità più necessaria e più bella, la sola che dia un senso al nostro vivere e alla nostra pena di quaggiù. Senza questa prospettiva, la vita dell'uomo sulla terra apparirebbe solo come un assurdo correre incontro a una totale catastrofe; perché non c'è scampo: anche la vita più fortunata e più felice termina sempre con una sciagura.

LA LAMPADA ACCESA DELLA FEDE OPEROSA SULLA STRADA DELLA VITA
Questo racconto ancora ci dice che sulla strada della vita bisogna provvedersi di una lampada, cioè della luce della fede, e il Signore ce l'ha data. Ma questa luce deve essere alimentata dall'olio dell'impegno operoso. Le vergini stolte, che restano fuori e dicono: Signore, Signore, aprici!, ricordano un'altra frase importante di Gesù: Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21). È una verità che non dobbiamo mai dimenticare, specialmente noi che frequentiamo la Chiesa. Certo, prima di tutto bisogna pregare il Signore, ma poi bisogna che la nostra vita sia realmente conforme alla nostra pratica religiosa. La volontà del Padre è che tentiamo ogni giorno di essere giusti; che ogni giorno ci impegniamo a rispettare i comandamenti di Dio; che, quando per la nostra debolezza manchiamo contro la legge del Signore, abbiamo almeno l'umiltà del pentimento e il proposito di cambiare; che ci sforziamo di comportarci tra noi e verso gli altri secondo il grande precetto dell'amore.

SAPER VEGLIARE PER COGLIERE PRONTAMENTE OGNI OCCASIONE DI BENE
In terzo luogo, la narrazione evangelica è un ammonimento alla vigilanza, virtù che nel cristiano non deve mai mancare. Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora, è la conclusione del Signore. Vegliare vuol dire non dimenticare mai che di ogni atto, di ogni pensiero, di ogni parola dovremo rispondere di fronte a colui che ci dovrà giudicare. Vegliare vuol dire non dimenticare che la vita è bella se è vissuta per qualcuno che non delude, per qualcuno che sembra talvolta ritardare agli appuntamenti e nascondersi alle nostre invocazioni, ma alla fine arriva e illumina tutto. Vegliare vuol dire stare attenti a cogliere ogni interiore ispirazione di bene, per tradurla subito in concreta operosità.

IL TEMPO PER OPERARE NON CI E' DATO ALL'INFINITO
La porta chiusa. C'è un'ultima importante verità, che in questa pagina di Vangelo è richiamata dall'immagine della porta chiusa, che divide per sempre chi è riuscito a entrare nella festa e chi è rimasto fuori. Questa porta chiusa significa che nel gioco tra l'uomo e Dio entra a un certo momento l'irrevocabile. Finché c'è vita, c'è sempre tempo per raddrizzare ogni interiore situazione e per ritornare in amicizia col Signore; ma il tempo non ci è dato all'infinito: poi arriva il momento in cui l'avventura si conclude, arriva il momento dopo il quale non c'è più rimedio. Perciò questa vita va presa sul serio: perché non ne abbiamo un'altra in cui decidere il nostro destino. Quando lo Sposo viene, la vicenda finisce: bisogna impegnarsi prima. Il Signore, che ci ha dato la luce della sua parola, ci dia la grazia e la forza di tradurla in pratica.

Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

ALTRA OMELIA XXXII DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 25,1-13)
da Il settimanale di Padre Pio
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Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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