BastaBugie n�860 del 14 febbraio 2024

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1 L'INTERVISTA DI TUCKER CARLSON MOSTRA IL PUNTO DI VISTA DI PUTIN
I media criticano Carlson perché chi comanda vuole una censura totale sulla guerra in Ucraina, come prima sul Covid (VIDEO: Intervista a Putin)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 ANGLICANI ALLO SBANDO: LA CATTEDRALE DI CANTERBURY SI TRASFORMA IN DISCOTECA
Tutto esaurito (venduti 3000 biglietti in poche ore) per il concerto nella cattedrale di Canterbury fondata nel 597 d.C. e sede dell'arcivescovo che è capo degli anglicani
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone
3 PERCHE' SANREMO E' SANREMO?
Appelli alla pace unilaterali, all'invasione travestita da immigrazione, l'occhiolino alla comunità queer... il Festival della canzone italiana anche nel 2024 è stato un comizio politico (di sinistra)
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Sito di Nicola Porro
4 ARTE MODERNA, IL CULTO DEL NONSENSO E DEL BRUTTO
L'opera dei critici diventa uno strumento per cambiare lo sguardo delle masse sulla realtà (VIDEO IRONICO: Alberto Sordi alla Biennale)
Autore: Valentina Sessa - Fonte: Il Timone
5 L'INIZIO DEL SECOLO BUIO DEL PAPATO
Viviamo tempi difficili oggi? Più di mille anni fa uomini indegni furono eletti papi (ad es. Stefano VI che nel 897 durante il vergognoso ''Sinodo del cadavere'' condannò il corpo del defunto predecessore papa Formoso)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 CAMERA DELLE DEPUTATE E DEI DEPUTATI, LA RIDICOLA PROPOSTA DEL PD
Il PD si chiama democratico, ma silura chi la pensa diverso dal partito e combatte la violenza sulle donne, ma fa finta di nulla quando a subire violenza sono i pro vita e la loro sede viene attaccata con le molotov
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
7 OMELIA I DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Mc 1,12-15)
Convertitevi e credete nel Vangelo
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'INTERVISTA DI TUCKER CARLSON MOSTRA IL PUNTO DI VISTA DI PUTIN
I media criticano Carlson perché chi comanda vuole una censura totale sulla guerra in Ucraina, come prima sul Covid (VIDEO: Intervista a Putin)
Autore: Gianandrea Gaiani - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 febbraio 2024

Con l'intervista fiume a Vladimir Putin il giornalista televisivo Tucker Carlson ha fatto arrabbiare tutti al di qua della "Cortina di Ferro", cioè in quello che ai tempi della prima guerra fredda potevamo definire orgogliosamente il "mondo libero". Ha fatto arrabbiare i colleghi, anchorman e star dei grandi media mainstream statunitensi perché ha ottenuto un incontro e una intervista con Putin che ad altri è stata negata, Non pago, giusto per aumentare la dose di bile dei colleghi che non gli perdonano né di venire dalla "reazionaria" Fox News né di essere vicino a Donald Trump, Carlson ha ottenuto da Mosca anche di poter intervistare Edward Snowden.
Un'intervista non meno importante di quella a Putin tenuto conto che la fuga di Snowden, prima in Cina poi a Mosca, scatenò nel 2013 quel Datagate che raccontò al mondo intero di come gli Stati Uniti (e i britannici) spiano amici e alleati fino a controllare i cellulari di leader, capi di stato e di governo europei, i quali hanno peraltro reagito con limitate proteste formali, di fatto accettando come un fatto ineluttabile il loro stato di sudditanza. Imprese sviluppatesi peraltro negli anni dell'amministrazione Obama in cui Joe Biden era vice presidente.
Tornando all'intervista a Putin, Carlson ha fatto arrabbiare anche gli editori delle testate mainstream perché la mole di visualizzazioni che ha totalizzato (oltre 100 milioni nelle prime 24 ore) ha ridicolizzato anche le più affermate testate statunitensi dimostrando che la censura posta dall'Occidente nei confronti dei media russi e delle fonti ufficiali russe non solo non serve a nulla perché non crea consenso (il sostegno all'Ucraina non gode di grande popolarità sulle due sponde dell'Atlantico) ma è contro producente perché evidenzia l'inadeguatezza delle classi dirigenti di Europa e USA, entrambe in crisi di fiducia e consensi presso le proprie opinioni pubbliche.
Carlson quindi ha fatto arrabbiare anche i governi occidentali perché ha offerto una ampia vetrina a Putin che ha colto l'opportunità per raccontare, fin nei dettagli e negli aspetti storici più lontani, il punto di vista russo sulla crisi con l'Occidente e la guerra in Ucraina. Una narrazione che a tratti ha colto impreparato lo stesso Carlson, apparso in più occasioni spiazzato dai riferimenti di Putin su cui non si era documentato. Ma del resto, c'è forse un leader in Occidente tra quelli che si oppongono alla Russia a poter sostenere con argomenti efficaci un dibattito con Putin sui temi toccati nell'intervista?

IL PUNTO DI VISTA DI PUTIN
La vera "colpa" di Carlson è di aver mostrato il punto di vista di Mosca e di Putin, un crimine per un Occidente talmente sicuro e forte dei suoi principi da adottare un oscurantismo maccartista senza precedenti per definire fake news o disinformazione le "verità degli altri" e applicare la censura alle fonti non allineate. Se così non fosse oggi non si parlerebbe di possibili sanzioni della UE a Tucker Carlson: primo caso di un giornalista sanzionato per aver intervistato uno dei protagonisti del panorama mondiale ma che oggi non sarebbe certo sorprendente ma costituirebbe una sciocchezza enorme e un autogol.
L'ostracismo verso Carlson è il modo migliore per ingigantirne ruolo e fama spalancandogli le porte di un incarico politico se alle prossime elezioni dovesse vincere Donald Trump. Meglio non dimenticare che (anche qui in Italia) i fustigatori di Carlson sono in molti casi gli stessi che avevano messo in prima pagina le liste di proscrizione dei "putiniani" o quei direttori e giornalisti che sono stati decorati dal presidente Volodymyr Zelensky per i servigi resi all'Ucraina, per non parlare delle interviste a Zelensky effettuate in totale adorazione dell'interlocutore ucraino e del tutto prive di domande scomode circa.
Le critiche mosse all'intervista di Carlson riguardano quindi solo il personaggio intervistato. Qualcuno sostiene con convinzione che in guerra non si debba intervistare il nemico ma occorre osservare, sgombrando il campo da ogni ipocrisia, che se fossimo davvero in guerra con la Russia i nostri soldati combatterebbero a fianco degli ucraini ad Avdiivka o in altre aree del Donbass e sarebbe lecito attendersi che in Europa non vengano acquistati oltre 42 milioni di metri cubi di gas al giorno dalla Russia, che peraltro giungono da noi nei gasdotti che attraversano l'Ucraina.
La guerra (come prima il Covid) appare quindi un buon pretesto per imporre censure, limitare la libertà d'espressione e di dissenso e vietare il confronto delle idee che ha reso grande e prospero il "mondo libero", nella speranza vana che l'opinione pubblica non si renda conto della pochezza della classe dirigente che sta guidando l'Occidente verso il baratro.
Carlson del resto ha dimostrato di aver ben compreso e ragioni dell'astio nei suoi confronti: dopo aver ammesso di non essere particolarmente popolare tra i colleghi ha ribadito che la gran parte degli americani non ha capito questo conflitto se non superficialmente ed era giusto lasciare che Putin parlasse e spiegasse la sua visione del mondo perché gli americani si facessero un'idea compiuta.

SONO AMERICANO E HO 54 ANNI
In termini di informazione l'intervista a Putin contiene alcuni aspetti critici: è troppo lunga, non è stata pianificata dettagliatamente nei tempi delle risposte e l'impressione è che il conduttore abbia ceduto troppo spesso il timone all'intervistato. A ben guardare aspetti abbastanza consueti nelle interviste a leader di primo piano. Inoltre non contiene elementi nuovi se non la disponibilità a uno scambio con gli USA di cittadini in carcere nelle rispettive nazioni.
«Ho provato per tre anni a fare quest'intervista, ma il governo del mio Paese ha fatto di tutto per impedirmelo addirittura lavorando con i servizi, illegalmente, contro di me e questo mi ha mandato su tutte le furie» ha detto ieri Tucker Carlson, invitato sul palco principale del World Governments Summit di Dubai per raccontare la clamorosa intervista diffusa su X.
«Sono americano, ho 54 anni e ho sempre pagato le tasse, eppure per tre anni il governo del mio Paese ha fatto di tutto, ricorrendo anche ai servizi segreti, per impedirmi di intervistare Vladimir Putin. Pensavo di esser nato libero e in Paese libero», aggiunge, raccontando come la CIA abbia fatto pressioni sul Cremlino per far cancellare l'appuntamento.
«Non mi sarei mai aspettato che il mio Paese e la CIA, che solitamente combatte i nemici, si sarebbero rivolti contro un suo cittadino. Questo mi ha scioccato ma ha anche rafforzato la mia determinazione a fare quest'intervista: non solo per capire quale fosse la visione del mondo di Putin ma perché mi erano state date motivazioni assurde per non farla».
A Dubai Carlson si è vendicato degli sgarbi subiti negli Stati Uniti «evidentemente guidati un uomo incompetente: è malato, le sue aspettative di vita sono al ribasso e questa non è un'osservazione politica. È la realtà delle cose anche se in America è giudicato sconveniente dirlo». Quanto al conflitto in Ucraina ha detto che «Putin vuole uscire da questa guerra e sarà sempre più aperto al negoziato se il conflitto durerà» ma «l'Occidente non ha mai riflettuto abbastanza su quali siano gli obiettivi concretamente raggiungibili di un negoziato: restituire la Crimea a Kiev come alcuni hanno ventilato significa non capire nulla dell'area e non avere il senso di cosa è fattibile».
Parole che sembrano voler tirare la volata a Trump, che ha più volte affermato che se tornerà alla Casa Bianca concluderà il conflitto in Ucraina in 24 ore.

Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 7 minuti) si può vedere una parte, sottotitolata in italiano, dell'intervista di oltre due ore a Putin.


https://www.youtube.com/watch?v=_3TIsbTJQaI

VIDEO: ECCO PERCHÉ HO FATTO L'INTERVISTA A PUTIN
Nel video dal titolo "Tucker, Putin ed il pantano" (a partire dal minuto 9.00) Roberto Mazzoni ha tradotto in italiano la spiegazione di Tucker Carlson sul perché ha fatto l'intervista a Putin.
Per vedere il video: clicca qui!

LICENZIAMENTO-SHOCK DI TUCKER CARLSON
A causa delle sue posizioni controcorrente e cristiane il più seguito giornalista televisivo d'America è stato defenestrato da Rupert Murdoch, proprietario di Fox News, l'unico canale filorepubblicano negli USA
di Valerio Pece
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7401

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 13 febbraio 2024

2 - ANGLICANI ALLO SBANDO: LA CATTEDRALE DI CANTERBURY SI TRASFORMA IN DISCOTECA
Tutto esaurito (venduti 3000 biglietti in poche ore) per il concerto nella cattedrale di Canterbury fondata nel 597 d.C. e sede dell'arcivescovo che è capo degli anglicani
Autore: Manuela Antonacci - Fonte: Sito del Timone, 13 febbraio 2024

Canterbury, una delle cattedrali più antiche e più importanti del Regno Unito, si è trasformata in una "silent disco", una discoteca "silenziosa" a tema anni '90, una mossa che si è rivelata vincente tra gli habitué dei locali notturni, ma che ovviamente ha suscitato un contraccolpo in alcuni cristiani, che rifiutano l'idea che una discoteca possa trovare la sua sede naturale in una cattedrale. Illuminata da luci colorate e con gente che balla esibendo bastoncini luminosi e indossando cuffie con la musica più in voga negli anni '90 sparata direttamente nelle orecchie, così appariva giovedì scorso la cattedrale di Canterbury che ha registrato il sold out dei 3000 biglietti dell'evento, in poche ore.
Parliamo del luogo che dal 597 d.C., anno in cui è stata fondata, è diventata la sede dell' arcivescovo di Canterbury, capo spirituale di tutto l'anglicanesimo mondiale. E, oltre il danno, anche la beffa: dopo l'entusiasmo scoppiato sui social, venerdì è prevista un'altra serata disco. Ma la cosa più incredibile è che tutto questo è stato difeso proprio dall'attuale decano di Canterbury, il reverendo David Monteith, il quale si è affrettato a sottolineare che non si è trattato di un "rave in the nave", un rave nella navata, ma di un evento «appropriato e rispettoso della cattedrale».
Affermazione che non ha esattamente convinto diversi cristiani, tra cui coloro che hanno organizzato un sit-in davanti alla cattedrale di Canterbury stessa, in occasione dell'evento di giovedì scorso, chiedendo la chiusura della discoteca, come hanno riferito i media locali. Tutto questo dopo aver diffuso una petizione che ha visto la raccolta di 1.700 firme nel solo pomeriggio di venerdì. Nella petizione si invita l'arcivescovo Justin Welby a «non profanare questo luogo santo» trasformandolo in una discoteca, perché ciò dimostrerebbe che «i cristiani non prendono sul serio la loro fede o i loro luoghi sacri».
La replica del reverendo Monteith, tuttavia, desta qualche perplessità: «Le cattedrali hanno sempre fatto parte della vita comunitaria in senso lato, in quanto il loro obiettivo principale è quello di essere centri di culto e di missione. Sia che le persone scelgano di venire alla Cattedrale di Canterbury come fedeli, sia come turisti o semplici partecipanti ai nostri eventi, è sempre bello vederli riscoprire questo luogo incredibile, alle loro condizioni», ha aggiunto.

Fonte: Sito del Timone, 13 febbraio 2024

3 - PERCHE' SANREMO E' SANREMO?
Appelli alla pace unilaterali, all'invasione travestita da immigrazione, l'occhiolino alla comunità queer... il Festival della canzone italiana anche nel 2024 è stato un comizio politico (di sinistra)
Autore: Giuseppe De Lorenzo - Fonte: Sito di Nicola Porro, 12 febbraio 2024

Ci hanno provato, in Rai, a non far sollevare polveroni. Speravano di sentir risuonare solo la musica, e invece come al solito strombazzano le questioni politiche. Inevitabile, o quasi, quando metti il microfono in mano a cantanti che, celandosi dietro l'immunità artistica, scambiano il palco di Sanremo per la festa dell'Unità.
Nel primo vero Festival della nuova dirigenza, dopo l'imbarazzante carnevalata di anno scorso, tra baci di Rosa Chemical, letterine femministe, monologhi sul razzismo e via dicendo, la kermesse chiusasi due giorni fa era partita anche bene. Certo: c'era stato il duetto Amadeus-Mengoni sulle note di Bella Ciao e l'inutile invito ai trattori a salire sul palco, ma insomma: niente rispetto al Ballo del Qua Qua. Poi però il desiderio di visibilità degli artisti ha preso il sopravvento e nelle ultime due serate è venuto fuori tutto l'armamentario di una certa cultura sinistra: BigMama s'è rivolta alla comunità queer, Dargen D'Amico ha chiesto di fermare le bombe, Ghali ha evocato il "genocidio" a Gaza e sono pure spuntate bandiere palestinesi in diretta tv davanti a 15 milioni di persone. A nessuno, nemmeno ad Amadeus, è venuto in mente di ricordare quei ragazzi uccisi il 7 ottobre, massacrati durante un festival musicale israeliano. [...]
Essere liberi non esime dal dovere di contenersi. Di capire il momento. Di decifrare il contesto. Ghali ricorda che sono anni che parla "di quello che sta succedendo nelle mie canzoni", ma questo non lo solleva dalla responsabilità di comprendere che non può "usare questo palco" come gli pare e piace. Perché la sua [...] idea sulla guerra in corso nella Striscia è parziale, da approfondire, certo non esauribile in due parole ("stop genocidio") urlate con il bamboccio di un alieno al fianco. Ma soprattutto chi vorrebbe replicare a certe esternazioni, primo fra tutti l'ambasciatore israeliano, non ha la fortuna di poter godere di 10 secondi in diretta di fronte alle telecamere più ambite d'Italia. Per di più in una tv pubblica. [...]
Diverso è invece se l'artista esce dai binari, oltrepassa il motivo per cui è stato ingaggiato e scambia il Festival in un raduno di centri sociali. Cosa avremmo detto se un interprete fosse salito sul palco e avesse invocato il blocco navale anti-migranti ("diritto a non emigrare")? [...] E se Madame avesse fatto un appello a non vaccinarsi? Chiedo: il Pd, il M5S e Sinistra Italiana avrebbero difeso la sua "libertà" di espressione? [...]

DOSSIER "FESTIVAL DI SANREMO"
Le edizioni dal 2009 ad oggi

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Fonte: Sito di Nicola Porro, 12 febbraio 2024

4 - ARTE MODERNA, IL CULTO DEL NONSENSO E DEL BRUTTO
L'opera dei critici diventa uno strumento per cambiare lo sguardo delle masse sulla realtà (VIDEO IRONICO: Alberto Sordi alla Biennale)
Autore: Valentina Sessa - Fonte: Il Timone, luglio-agosto 2020

Oggigiorno dilaga un vero e proprio culto del nonsenso e del brutto, che oscilla tra il banale e il volgare o lo squallido, sia estetico che morale. La produzione artistica purtroppo non fa eccezione, in particolare dal secondo dopo guerra a oggi: costituisce esperienza diffusa non solo una certa fatica a comprenderne il significato, ma molto spesso, anche l'impressione che essa sia banale, fastidiosa, laida, "brutta". Alcuni esempi di famose opere discutibili sono: La fontana (orinatoio) di Marcel Duchamp, le tavole monocrome di Yves Klein, la Merda d'artista di Piero Manzoni, le Marylin o le Zuppe Campbell's di Andy Warhol, gli animali imbalsamati e immersi in formaldeide di Damien Hirst, i tagli di Lucio Fontana, i bambini impiccati di Maurizio Cattelan, i telai di Maria Lai. Altrettanto può dirsi per le innumerevoli installazioni fatte con oggetti di qualsiasi tipo.

GLI INTERPRETI DEL BELLO
Eppure la critica giudica molte di queste opere "capolavori", sollevando nel pubblico la sensazione di non avere gli strumenti culturali per comprendere tali "opere". Ma è corretto questo giudizio? Non dovremmo riuscire tutti a comprendere il significato di quanto vediamo, soprattutto quando l'opera non è espressione di una cultura diversa dalla nostra? E il senso della bellezza non è innato, così che ciascuno abbia titolo di esprimere un giudizio estetico pur non essendo uno storico o un critico dell'arte? Queste domande sono fondamentali per valutare tante opere - esaltate come produzione di "artisti" eretti a icone del nostro tempo - che, in realtà non sono capolavori come si vorrebbe far credere.
Negli ultimi decenni, infatti, l'enorme potenziamento dei mezzi di comunicazione ha consentito a una élite di imporre una vera e propria dittatura culturale attraverso strumenti di comunicazione sofisticatissimi, con cui viene corrotta la concezione di cosa sia "bello" e cosa "brutto", di cosa sia di valore e cosa banalità.
Nei bambini esiste una capacità giudicare se l'opera che vedono sia bella o meno: questa capacità nel tempo può essere sviluppata o, al contrario, annichilita dal contesto culturale.
Nella nostra società, molti perdono il senso critico o, anche qualora lo mantengano, davanti a un'opera che non trasmette alcun significato o che è brutta, stentano a dare un giudizio negativo. Infatti, la dittatura culturale attiva a livello psicologico una serie di meccanismi che inducono a non esprimere un giudizio o ad acquistare una percezione corretta scorretta del valore delle opere. Tale atteggiamento remissivo o acritico viene generato istillando nelle persone un complesso di inadeguatezza culturale, attraverso la persuasione che l'arte moderna e contemporanea, prevalentemente concettuale, sia qualcosa di troppo alto per essere alla portata di chiunque: cosi l'osservatore, anziché esprimere un eventuale giudizio negativo sull'opera, finisce per credere di essere semplicemente inadeguato a capirla.
Chi resiste all'idea della superiore comprensione dei critici rispetto agli altri, della necessaria correttezza dei loro giudizi, subisce dalla comunità indottrinata e plagiata una forma di "isolamento sociale": facendo leva sulla paura inconscia delle persone di restare sole, essa accorda l'integrazione nel contesto dei "colti" in cambio del tributo di valore che il singolo renda alle opere proposte.
Si tratta di un'operazione culturale aggressiva e massiccia, perpetrata mediante l'operazione congiunta di diversi attori: da una parte la critica d'arte ha contribuito a diffondere nel pubblico alcune opere e i loro autori dando a interpretare con la sua autorità che quelle opere così poco belle agli occhi del singolo (privo di una competenza specifica), siano capolavori; dall'altra, case d'asta, galleristi, direttori di istruzioni culturali e museali di vario genere, che con queste opere hanno creato un fiorente mercato, indirizzando investimenti indigenti in direzioni prescelte, a tutto discapito di altre forme di arte più autentica.

ÉLITE E MASSA
Le motivazioni di queste operazioni sono sostanzialmente due. La prima, influenzare il mercato dell'arte: esaltando dei finti artisti non solo si evita l'onerosa ricerca degli artisti veri, ma si creano fenomeni controllabili da parte di chi detta il gusto fenomeni che muovono ingenti investimenti di compratori collezionisti.
La seconda, più subdola, consiste nell'indirizzare il gusto estetico delle masse, quindi nell'esercitare su di esse un potere: la deformazione percettiva di cosa sia "bello", infatti, a lungo andare influenza la percezione stessa della realtà, diventa persuasione prima concettuale e poi morale, plagiando l'identità e la libertà della persona. Infatti, chi è in grado di imporre il proprio concetto di bellezza, è in grado di ammaestrare le masse, indirizzandole verso una "non cultura" priva di spessore, di stabilità e intelligenza, oltre che di valore estetico. È così possibile trasmettere contenuti scadenti, che progressivamente affievoliscono il senso del bello, addomesticando la capacità critica, e che allontanano dalle riflessioni profondo e ricche di significato - che la vera e grande arte può favorire: non a caso Dostoevskij scriveva che "la bellezza salverà il mondo" - e dalle emozioni autentiche, anziché educare la persona, si creano individui che rinunciano ad aspirare alle cose grandi, li si priva della capacità di discernere nella realtà ciò che è di valore, li si abitua a un'esistenza povera e volgare che, a sua volta, non sarà in grado di creare cose belle. In sostanza, sfruttando la scarsa educazione del senso critico, dapprima si distorce la percezione della realtà, presentandola come conoscenza più profonda della realtà medesima, attribuendole significati di cui invece è priva e, infine, la si giustifica sul piano estetico e ideale. In tal modo si plasma l'identità di un individuo che, pur persuaso di essere padrone di se stesso e, anzi, appagato dal ritenere di avere avuto accesso a una cultura "alta" che non tutti capiscono, è in realtà debole e manipolato delle élite intellettuali.

RIEDUCARE IL GUSTO
Le conseguenze per l'esercizio effettivo della libertà e la maturazione della persona sono dunque drammatiche. Com'è possibile opporre resistenza a tale violenza del potere culturale? È fondamentale educare. Senza educazione alla bellezza non vi è alcuna possibilità di discernere cosa è di valore da cosa non lo è. Ma questa educazione non è la comprensione eterodiretta del significato delle opere. Se così fosse, si ricadrebbe nell'idea che per "capire" l'arte occorre formarsi attraverso la mediazione di una élite intellettuale detentrice delle chiavi di lettura dell'arte.
Ciò non vuol dire negare l'importanza di studiare la storia dell'arte e il contesto storico in cui sono state prodotte le opere, ma bisogna utilizzare tali conoscenza per meglio comprendere opere che, già da sole, sono in grado di comunicare con la parte più interiore dell'uomo.
Occorre dunque innanzitutto aiutare a riscoprire la bellezza vera, ripartendo dai grandi maestri, dalla tradizione, a cominciare da quella classica, medievale e rinascimentale, senza denigrare le vere (poche) opere d'arte contemporanee.
La grandezza della vera arte sta infatti nella capacità di veicolare significati ed emozioni a prescindere da una pre-comprensione intellettualistica dalle intenzioni dell'artista; nel suo essere universale, in quanto, pur toccando ciascuno in relazione alla propria storia e sensibilità, è in grado di comunicare con tutti.

Nota di BastaBugie: nel seguente video dal titolo "La visita alla Biennale" (durata: 9 minuti) si può vedere un simpatico spezzone di un film di Alberto Sordi alla Biennale di Venezia. La vera arte non ha bisogno di spiegazioni, né di intelligentoni che ti aiutino a coglierla. La bellezza si impone da sola: chi guarda il giudizio universale di Michelangelo non può non rimanerne affascinato... Per questo l'arte moderna non è vera arte.


http://www.youtube.com/watch?v=lj438bBpX9w

Fonte: Il Timone, luglio-agosto 2020

5 - L'INIZIO DEL SECOLO BUIO DEL PAPATO
Viviamo tempi difficili oggi? Più di mille anni fa uomini indegni furono eletti papi (ad es. Stefano VI che nel 897 durante il vergognoso ''Sinodo del cadavere'' condannò il corpo del defunto predecessore papa Formoso)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 dicembre 2023

La Chiesa, maestra di verità, ha sempre dovuto convivere con il fatto che spesso i suoi pastori e i suoi figli abbiano preferito la via dell'eresia. Analogamente, la Chiesa santa non solo vive abitualmente a contatto con il peccato dei suoi figli, purificandoli con i sacramenti e innalzando preghiere incessanti per la loro conversione, ma non di rado si trova ad affrontare periodi storici durante i quali il lezzo di gravi peccati sembra prevalere sul profumo dell'incenso, persino in coloro che sono chiamati al sacerdozio supremo.
Non solo eresie, dunque. Mentre in Oriente l'11 marzo 843, con una solenne processione di chiusura del Sinodo di Costantinopoli, fortemente voluto da Teodora (ca 815-867), madre dell'imperatore Michele III e reggente, venne definitivamente archiviato il capitolo iconoclastia, in Occidente ombre sempre più fitte si abbatterono sul Papato. L'alleanza con l'Impero carolingio, che aveva prodotto generosi frutti, stava però finendo con l'assorbire la Chiesa nelle logiche temporali e con un modo di vivere decisamente mondano.
Le prime avvisaglie di una crisi ormai prossima si ebbero per la successione di papa san Leone IV (790-855). Il nuovo eletto, Benedetto III (810-858), che venne letteralmente condotto a forza in Laterano per accettare la nomina, prima di essere ordinato vescovo (era prete cardinale) dovette attendere la conferma degli imperatori carolingi Lotario I (795-855) e Ludovico II il Giovane (822/825-875). Ma i due legati pontifici proposero in segreto agli imperatori di non confermare Benedetto III, bensì di prendere le parti di Anastasio Bibliotecario (ca 810-879), decisamente più favorevole a che la dinastia franca giocasse un ruolo più decisivo nella vita della Chiesa. Per un breve periodo si ebbero perciò un Papa legittimo, Benedetto III, e un antipapa, Anastasio.
Dopo appena tre anni di pontificato, a Benedetto successe un grande papa, san Niccolò (o Nicola) I, detto appunto Magno (ca 820-867), che era stato consigliere di Benedetto. Poco più di nove anni di pontificato, durante i quali il Papato acquistò grande vigore. Papa Niccolò affrontò con grande fermezza lo scisma del patriarca di Costantinopoli, Fozio (ca 810-897), e fu coraggioso e inamovibile nel difendere l'indissolubilità del matrimonio, quando Lotario II respinse la moglie Teutberga per sposare la concubina Waldrada. Un pontificato all'insegna della fortezza fu anche quello di Giovanni VIII (ca 820-882), che tentò in tutti i modi di resistere alle ingerenze imperiali. Una breve, intensa luce, prima del piombare delle tenebre.

LA SEDE APOSTOLICA PREDA DI INTERESSI DI PARTE
Per un periodo di un secolo e mezzo, infatti, ben 44 papi si succedettero al Soglio pontificio, con pontificati mediamente molto brevi, finanche a durare solo qualche mese o qualche settimana (dall'896 al 904 ci furono addirittura nove papi); solo un papa meritò di essere canonizzato (Adriano III), mentre una dozzina furono uccisi o morirono in situazioni non chiare. La Sede Apostolica divenne preda di interessi di famiglie aristocratiche, che imponevano per lo più candidati incapaci, immorali, senza alcun vero interesse per il bene della Chiesa. Era questo l'esito di una troppo stretta commistione tra il Regno e la Chiesa, con sacerdoti che abbandonavano il gregge per partire in guerra con i loro signori, o per servirli a corte; i vescovi venivano scelti più per l'obbedienza al signore che alle leggi della Chiesa; le abbazie finivano nelle mani di dignitari laici; i beni della Chiesa diventavano benefici affidati dai signori ai propri vassalli; la simonia era il pane quotidiano. Sul piano sociale, continue scorrerie di Normanni, Magiari e Saraceni assestavano colpi ad un Impero ormai morente: spargevano sangue, seminavano paura, provocavano rovina, colpendo spesso e volentieri monasteri, chiese e proprietà ecclesiastiche.
La desolazione era ovunque e i vescovi cercavano di puntellare un edificio che crollava in ogni sua parte. Come nel Sinodo di Trosle (909), dove i vescovi descrivevano la situazione drammatica che caratterizzava buona parte dell'Impero carolingio: «Le città sono spopolate, i monasteri in rovina e in fiamme; la buona terra è diventata un deserto. Gli uomini vivono come primitivi, senza legge e senza timor di Dio, abbandonandosi interamente alle passioni, così che ognuno compie ciò che sembra giusto ai propri occhi in spregio alle leggi umane e divine e ai comandamenti della Chiesa; i potenti opprimono i deboli; il mondo è pieno di violenza contro i piccoli e gli indifesi; gli uomini rubano i beni che appartengono alla Chiesa e si divorano l'un l'altro come i pesci del mare».

IL CASO DI PAPA FORMOSO
In questo scenario di desolazione, la Sede Apostolica si trovò spesso occupata da papi non solo non all'altezza, ma decisamente indegni, e gli artigli del potere ormai dettavano legge. Il caso di papa Formoso (ca 816-896) è da questo punto di vista eclatante. Formoso si era trovato in mezzo ad una situazione difficile, che gestì in modo confusionario, riuscendo a inimicarsi il mondo intero: prima sostenne Guido II di Spoleto (855-894) per la corona imperiale e incoronò anche il figlio, Lamberto II (880-898), garantendo così la successione; poi cercò aiuto nel re di Baviera, Arnolfo di Carinzia (ca 850-899), per mettere fine alle continue razzie di Guido nei territori della Chiesa, riconoscendo Arnolfo legittimo imperatore. Ma alla morte di Guido, il giovanissimo Lamberto, forte del sostegno della madre Ageltrude, reclamò la sua incoronazione. E Formoso la riconobbe, inviando però in segreto un'ambasciata ad Arnolfo, perché intervenisse. Arnolfo scese in Italia, "liberò" Roma, ma mentre era in marcia contro il Ducato di Spoleto fu colpito da una paralisi. Formoso venne probabilmente avvelenato e morì il 4 aprile 896.
La sua morte però non mise fine alla confusione. Bonifacio VI (†896), che era stato scomunicato due volte sotto Giovanni VIII, probabilmente per condotta immorale, venne eletto papa in non si sa quale modo; tant'è che ancora oggi è dibattuto se sia stato realmente un papa della Chiesa cattolica. Il suo pontificato durò appena quindici giorni. Quindi venne eletto Stefano VI, che era in sostanza una marionetta nelle mani dei Duchi di Spoleto. E infatti si prestò per quello che la storia ha battezzato come il vergognoso "Sinodo del cadavere" (897): una vendetta macabra di Lamberto e di sua madre, che riesumarono il corpo di papa Formoso, lo rivestirono degli abiti pontificali, per processarlo alla presenza di Stefano VI, di cardinali e vescovi. Al cadavere vennero elencati sette capi d'imputazione; per ovvia mancanza di difesa, l'interessato fu condannato, le tre dita della mano destra con cui impartiva le benedizioni vennero mutilate, e il cadavere ingiuriato, portato in giro per Roma e infine gettato nel Tevere. Un vilipendio ripugnante anche per quei romani che non ebbero particolare ammirazione per papa Formoso. I quali, di fronte a tanta crudeltà ed empietà, insorsero. Stefano VI venne fatto prigioniero dal popolo indignato, condotto in prigionia a Castel Sant'Angelo e alla fine strangolato.
Ma questo era solo l'inizio della profonda umiliazione del Papato nel secolo buio.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 12 dicembre 2023

6 - CAMERA DELLE DEPUTATE E DEI DEPUTATI, LA RIDICOLA PROPOSTA DEL PD
Il PD si chiama democratico, ma silura chi la pensa diverso dal partito e combatte la violenza sulle donne, ma fa finta di nulla quando a subire violenza sono i pro vita e la loro sede viene attaccata con le molotov
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 8 febbraio 2024

La cosa simpatica del Pd è che, se si ci pensa, sa sempre stupire. Si chiama democratico eppure silura le proprie esponenti che osano votare secondo coscienza - per maggiori informazioni chiedere alla consigliera del Veneto Anna Maria Bigon, rea d'essersi detta contraria al suicidio assistito -; attacca il centrodestra perché oggi lottizza la Rai, che però i progressisti hanno occupato indisturbato per decenni; vorrebbe rappresentare i precari ma è guidato da una segreteria che si affida ad una armocromista con compensi fino a 400 euro l'ora; si batte per i diritti delle donne e delle minoranze contro ogni violenza, ma fa finta di nulla quando, invece, a subire violenza sono i pro vita e la loro sede viene attaccata con le molotov.
Insomma, il Pd è davvero una forza politica curiosa. Difficile quindi stupirsi della nuova trovata partorita da via del Nazareno, vale a dire un disegno di legge che, intervenendo sulla Costituzione, è finalizzato nientemeno che a cambiare il nome della Camera dei deputati - nome storico, scritto per l'appunto in Costituzione - in «Camera delle deputate e dei deputati». La proposta è dei dem Gian Antonio Girelli e Sara Ferrari, con quest'ultima che ha spiegato come essa serva «a rendere visibili le donne in questo Paese, in particolare dentro un'Assemblea che fa le leggi, che è un'assemblea rappresentativa, che rappresenta uomini e donne e che quando è nata aveva al suo interno soltanto uomini».
Oggi invece, ha spiegato sempre l'onorevole Ferrari, in quell'assemblea «le donne ci sono e dunque crediamo che anche nella denominazione di questo luogo e di questa assemblea sia giusto riconoscere la loro presenza». Ora, con tutto il rispetto per le idee e le iniziative di ognuno, è davvero difficile cogliere in questo di ddl una dimensione di serietà. Non è un caso che, a quanto pare, la proposta non solo ha raccolto le critiche dai partiti della maggioranza, ma pare che pure perfino all'interno dello stesso Pd vi siano sì alcuni deputati la sostengono (è il minimo sindacale), ma anche altri che neppure vogliono commentarla ed altri ancora che non la ritengono una priorità.
Per carità, è vero che il Pd non è nuovo a iniziative legislative bizzarre - basti pensare alla proposta per rendere "Bella Ciao" riconosciuta «canto di valore istituzionale» -, ma con «Camera delle deputate e dei deputati», ecco, forse si è andati oltre. E il bello, quando si parla di donne e politica, è che a sinistra si son quasi sempre fatti soffiare i primati dal centrodestra. La prima donna presidente del Consiglio? Giorgia Meloni, come noto. La più giovane presidente della Camera? Fu Irene Pivetti, allora leghista. La prima sindaco donna di colore? È stata Sandy Cane, anch'essa proveniente dalla lega.
La stessa elezione alla segreteria del Pd di Elly Schlein è stata letta da più d'un osservatore come una sorta di risposta - o rincorsa - all'ascesa a Palazzo Chigi della Meloni. Senza dimenticare, infine, che è curioso che il Pd si dica ancora un partito per i diritti delle donne dal momento che diversi suoi esponenti - a partire dalla stessa segretaria Schlein - appoggiano una pratica barbara come l'utero in affitto (che preferiscono chiamare G.p.a., acronimo che riduce l'inciviltà della surrogata a "innocua" sigletta). Però, scusate, volete mettere ritrovarsi un domani a parlare di «Camera delle deputate e dei deputati»? Eh, quello sì sarebbe un gran passo avanti. Verso il ridicolo, però.

Fonte: Sito del Timone, 8 febbraio 2024

7 - OMELIA I DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Mc 1,12-15)
Convertitevi e credete nel Vangelo
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Da pochi giorni è iniziata la Quaresima. Il Vangelo di questa prima domenica ci presenta un episodio tra i più misteriosi della vita di Gesù: le tentazioni nel deserto. Il Signore si era ritirato nel deserto per pregare e digiunare, e satana lo tentò. Si trattava, ovviamente di tentazioni esterne, in quanto Gesù è la santità stessa e non poteva avvertire interiormente gli stimoli del male: in Lui era impossibile il peccato.
Per quale motivo Gesù ha permesso che il demonio lo tentasse? Sant'Agostino, con la solita chiarezza, disse che Gesù prese da noi la nostra debolezza, mentre noi prendiamo da Lui la sua vittoria. In poche parole, Gesù ha voluto fare sue le nostre tentazioni per donarci il suo trionfo. Egli permise quella prova per farci comprendere che il demonio esiste, che continuamente tenta gli uomini per allontanarli dalla Volontà di Dio. E, sottoponendosi a quelle tentazioni, Gesù ha dato a noi la forza di resistere e di trionfare sul maligno tentatore.
Il demonio fa di tutto per non essere scoperto, ci fa credere che lui non esiste, per agire indisturbato, ma noi dobbiamo aprire bene gli occhi e difenderci con le armi della preghiera.
Dai passi paralleli degli altri Evangelisti, sappiamo che Gesù fu provato con tre tipi diversi di tentazione, e queste tre tentazioni fanno leva sui tre punti deboli dell'uomo decaduto:
a) la ricerca del benessere materiale. Gesù risponde con queste parole: non di solo pane vive l'uomo;
b) il desiderio di potere terreno, che diventa idolatria. Gesù dice: a Dio solo ti prostrerai, Lui solo adorerai;
c) la presunzione di avere un Dio a nostro capriccio, che faccia la nostra volontà e compia miracoli a nostro piacimento. Questa tentazione arriva al punto di giudicare lo stesso operato di Dio. Gesù risponde con queste parole: non tenterai il Signore tuo Dio, facendoci comprendere che siamo noi a dover fare la Volontà di Dio, e non viceversa.
A differenza di Gesù noi tutti siamo inclinati verso il male e dobbiamo continuamente lottare contro i nostri vizi. Ma, se rimarremo uniti a Gesù, supereremo ogni prova.
Abbiamo tre nemici:
a) il nostro io, cioè l'egoismo. È il nemico più pericoloso che continuamente ci accompagna;
b) il mondo, che oggi come mai è lontano da Dio e trascina verso l'abisso;
c) il demonio, che soffia sul fuoco, ci studia e trova il nostro lato più debole e fa leva su quello per rovinarci.
Come difendersi?
a) Con la preghiera. Chi prega vince il male, chi trascura la preghiera è vinto dal male.
b) Con la prudenza. Il demonio è come un cane furioso legato a una catena. L'importante è non avvicinarsi. Diceva san Filippo Neri che, di fronte al pericolo, di fronte alla tentazione, chi è forte scappa, chi è debole invece non fugge e cade.
c) Con la mortificazione. Non dobbiamo accarezzare troppo "frate asino" (così san Francesco d'Assisi chiamava il suo corpo), altrimenti poi scalpita. Una vita sobria è una difesa contro il male. Mortificazione soprattutto degli occhi, poi della gola, di certi divertimenti pericolosi, della lingua...
d) Con la carità e l'umiltà, che mettono in fuga il demonio. Questa è la più grande difesa. Amare Gesù con tutto il cuore e servirlo nei nostri fratelli.
e) Con la devozione alla Madonna, a Colei che è la Vincitrice del demonio. Il Signore si è servito di Lei per schiacciare la testa al serpente infernale, proprio per la sua profonda umiltà. Ed è sempre grazie a Lei che si vincono le tentazioni. Invochiamola con fiducia.
San Carlo da Sezze, in un certo periodo della sua giovinezza, fu tormentato da un pensiero molto brutto contro la purezza. Lui combatteva, resisteva, ma intanto il pensiero continuava a molestarlo. Pregava tanto, ma quel pensiero non se ne andava; faceva molta penitenza, ma quel fastidio continuava con più insistenza. Non gli rimaneva che un'arma: l'umiltà. Si umiliò manifestando questa tentazione a un amico spirituale e da quel giorno fu liberato da quella ossessione.
Questo episodio ci fa capire l'importanza della Confessione: Dio potrebbe rimettere i peccati anche direttamente, ma si vuole servire del sacerdote perché ama gli umili. Confessare i propri peccati a un sacerdote è infatti un atto di umiltà e nel Magnificat si legge come Dio innalza gli umili e resiste ai superbi. Sia questo il proposito per questa Quaresima: riscoprire la bellezza della Confessione che è l'incontro tra la misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito.
Infine, confessandoci, noi realizzeremo le parole con cui si conclude il Vangelo di oggi: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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