BastaBugie n�863 del 06 marzo 2024

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1 L'ECOCIDIO DIVENTA REATO: LA NUOVA FOLLIA VERDE PRENDE FORMA NELL'UE
Da 5 a 10 anni di carcere per commercio illegale di legname, estrazione dell'acqua da una fonte, diffusione di specie invasive, distruzione dell'ozono (questi ed altri saranno reati paragonabili ai crimini di guerra)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 IL FILM SULLA GUERRA IN UCRAINA CHE LA SINISTRA VUOLE CENSURARE
Non un documentario sulla guerra, ma un dramma cinematografico di parte che vuole rovesciare la narrazione ufficiale (che peraltro è di parte anche questa)
Autore: Paolo Becchi - Fonte: Sito di Nicola Porro
3 PORTARE I FIGLI PICCOLI ALLA MESSA PUO' ESSERE CONTROPRODUCENTE
A loro non serve e per gli altri (genitori inclusi) sono fonte di distrazione, meglio abituarli a vederla come una cosa da grandi cui non vedranno l'ora di partecipare
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola mensile
4 GUGLIELMO MARCONI, L'INVENTORE DELLA RADIO E' ITALIANO
Nel 2024 si celebrano i 150 anni della nascita dello scienziato che, tra l'altro, curò anche la costruzione di Radio Vaticana per dare al Papa un canale mondiale
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone
5 HAZBIN HOTEL, LA SERIE TV CHE RIABILITA I DEMONI
Un cartone animato dove gli abitanti dell'inferno sono vittime di un Dio cattivo: un rovesciamento diabolico denunciato dall'Associazione Internazionale Esorcisti
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LA DISASTROSA SITUAZIONE DEL BRASILE SOTTO IL COMUNISTA LULA
Anche in Europa la libertà è in pericolo in quanto Meta, l'azienda di Zuckerberg proprietaria di Facebook e Instagram, censurerà i contenuti degli utenti per condizionare le elezioni europee in favore della sinistra
Autore: Roberto Bertogna - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
7 OMELIA IV DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 3,14-21)
Chi crede in Lui non è condannato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - L'ECOCIDIO DIVENTA REATO: LA NUOVA FOLLIA VERDE PRENDE FORMA NELL'UE
Da 5 a 10 anni di carcere per commercio illegale di legname, estrazione dell'acqua da una fonte, diffusione di specie invasive, distruzione dell'ozono (questi ed altri saranno reati paragonabili ai crimini di guerra)
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2024

L'ecocidio reato punibile da 5 a 10 anni di carcere, questo prevede l'ultima folle normativa europea che l'attuale Parlamento, ormai agli sgoccioli, ha definitivamente approvato il 26 febbraio e che dovrà essere traslata nell'ordinamento giuridico dei 27 paesi europei entro i prossimi due anni. Ieri, al culmine della follia, lo stesso Parlamento ha approvato la nuova legge sul «ripristino della natura» dove i protagonisti saranno farfalle e uccelli, non certo gli agricoltori o boscaioli. Martedì, il Parlamento ha approvato in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastare la criminalità ambientale, la nuova direttiva, concordata con il Consiglio il 16 novembre 2023, è stata approvata con 499 voti favorevoli, 100 contrari e 23 astensioni. Tra i nuovi reati figurano il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell'Ue in materia di sostanze chimiche e l'inquinamento provocato dalle navi.
I parlamentari europei hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti "reati qualificati", vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo). I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d'impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata dell'evento provocato, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati o paragonabili ad ecocidii, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni. Per le imprese l'importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato annuo del gruppo, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Inoltre, i parlamentari hanno introdotto l'obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare campagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.

CRIMINALIZZATI I CASI DI DANNO AMBIENTALE
Con l'approvazione definitiva del Parlamento, l'Unione Europea è diventata il primo organismo internazionale a criminalizzare i casi più gravi di danno ambientale "paragonabili all'ecocidio". La distruzione dell'ecosistema comprende la perdita di habitat e il disboscamento illegale: aspetta dunque a tagliare il boschetto sotto casa o accendere fuochi per incenerire le stoppie! Secondo Marie Toussaint, avvocato francese ed eurodeputata del gruppo Verdi/Alleanza libera europea e già parte del team degli ambientalisti di "EndEcocide", l'Ue sta «adottando una delle leggi più ambiziose al mondo... La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell'Europa, punendo da coloro che danneggiano gli ecosistemi e, di conseguenza, proteggendo la salute umana. Significa porre fine all'impunità ambientale in Europa, che è cruciale e urgente», ha affermato.
Nella sua relazione sulla lotta contro la criminalità ambientale in Europa, l'Ufficio europeo dell'ambiente (Eeb) cita numerosi esempi di reati ambientali che sono rimasti impuniti perché non sono stati inclusi nella direttiva. La direttiva non include direttamente la parola «ecocidio», nel suo preambolo si fa riferimento solo a «casi paragonabili all'ecocidio», gli ambientalisti si sono detti molto soddisfatti. L'ecocidio è definito come «atti illeciti o arbitrari commessi con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità che tali atti causino danni gravi e diffusi o a lungo termine all'ambiente» e tale proposta è stata formulata nel 2021 da 12 avvocati di tutto il mondo e presentata dall'organizzazione ambientalista "Stop Ecocide International".

UN NUOVO REATO
L'approvazione di una definizione comune da parte di diversi Stati di tale nuovo reato, potrebbe consentire il perseguimento e la condanna degli atti di distruzione ambientale da parte della Corte penale internazionale, fondata sullo Statuto di Roma e che al momento si dedica a giudicare in casi di crimini di guerra, dei crimini contro l'umanità, dei genocidi e delle aggressioni. Insomma, dall'estrazione dell'acqua da una fonte, all'introduzione e alla diffusione di specie esotiche invasive, sino alla distruzione dell'ozono, tutti identificati come reati ambientali paragonabili all'ecocidio nella nuova direttiva, vi porterebbero sul banco dei 'criminali di guerra'. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per recepire la direttiva riveduta nel diritto nazionale, ma secondo il relatore della direttiva in Parlamento Antonius Mandes del Ppe , potrebbe esser necessario avere anche un pubblico ministero a livello europeo, ampliando il «mandato della Procura europea» per gestire «tali casi».
Con l'introduzione dei reati «paragonabili all'ecocidio» l'ideologia green europea tocca il suo apice giustizialista. A riprova che al peggio non c'è limite, il Parlamento europeo ieri ha approvato definitivamente la nuova normativa per il «ripristino della natura» che obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% degli habitat (le foreste, praterie e zone umide ai fiumi, ai laghi e ai letti coralli) entro il 2030, aumentando al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Per migliorare la biodiversità negli ecosistemi agricoli, i paesi dell'Ue dovranno compiere progressi in due dei seguenti tre indicatori: l'indice delle farfalle dei pascoli; la quota di terreni agricoli caratterizzati da un'elevata diversità paesaggistica; lo stock di carbonio organico nel suolo minerale delle terre coltivate.
Si deve anche aumentare l'indice di avifauna dei terreni agricoli comuni, perché gli uccelli sono buoni indicatori dello stato generale della biodiversità. L'affidamento ai sacerdoti verdi, protettori di farfalle, uccelli e bestie randagie, segna l'ulteriore scivolamento verso la follia totale degli attuali parlamentari e burocrati di Bruxelles.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 febbraio 2024

2 - IL FILM SULLA GUERRA IN UCRAINA CHE LA SINISTRA VUOLE CENSURARE
Non un documentario sulla guerra, ma un dramma cinematografico di parte che vuole rovesciare la narrazione ufficiale (che peraltro è di parte anche questa)
Autore: Paolo Becchi - Fonte: Sito di Nicola Porro, 28 gennaio 2024

In questi giorni ho visto un film, non in una sala cinematografica ma in una sala di un Circolo privato, alla presenza di un folto pubblico interessato. Il testimone, un dramma cinematografico, non un documentario sulla guerra in Ucraina. Diciamolo subito, per evitare fraintendimenti di ogni genere, lo scopo primario del film è evidente: rovesciare la narrazione ufficiale, quella diffusa da tutti gli organi di informazione sulla guerra. È dunque un film di parte. Come di parte è, del resto, l'informazione che sinora, per due anni, abbiamo avuto attraverso i nostri canali ufficiali d'informazione. Non si vede, però, perché abbia fatto così tanto scalpore l'idea che il film potesse essere proiettato. Offre un punto di vista diverso, colpisce, fa discutere.
In breve, la storia: un affermato violinista belga si trova a Kiev proprio quando inizia l'operazione militare dei russi. È accompagnato dalla sua assistente, che andrà incontro ad una brutta fine, mentre lui - pur dovendo sopportare umiliazioni e violenze di ogni genere -riesce a scamparla. Chi ha seguito le vicende reali, se le troverà raccontate da quello che, a tutti gli effetti, è "il testimone". Alla fine, il testimone di fronte ai mass media che vogliono convincerlo ad ammettere che è tutta colpa dei russi, non può far altro che testimoniare quello che ha visto. Lui, in fondo, è stato salvato alla fine proprio dai russi, e a commettere angherie verso di lui e i cittadini ucraini sono stati proprio i componenti del ben noto battaglione di Azov.

GLI ABITANTI DEL DONBASS
La cosa del film che più mi ha colpito è quando alcuni abitanti del Donbass continuano a parlare la loro lingua naturale, il russo, mentre le milizie del battaglione non ammettono l'uso di questa lingua, perché in Ucraina "esistono solo gli ucraini e i russi non devono parlare la loro lingua". Il film è girato in inglese, con il voice over in russo, sottotitolato in italiano. Le uniche parti che sono girate in russo o in ucraino sono quelle in cui parlano i militari ucraini. Non conosco il russo, ma ho avuto il piacere di vedere il film con una collega slavista che conosce russo e ucraino e la cosa che lei ha notato, seguendo il film ovviamente in russo, è che a tratti ai miliziani di Azov scappano intere frasi in russo, a testimoniare quanto questa lingua sia radicata in Ucraina, non solo in Donbass.
Ma come si fa negare ad una popolazione addirittura la possibilità di usare la propria lingua? Come si può usare violenza contro i propri cittadini solo perché parlano la lingua dei nonni e dei genitori? È come se noi in Italia, a Bolzano, vietatissimo l'uso della lingua tedesca. Ovviamente non è soltanto una questione di lingua, ma quello è il primo elemento con cui si identifica una popolazione. Se neghi quel diritto, neghi tutti gli altri, se non concedi autonomia, è evidente che prima o poi si arriva alla secessione. I russi vogliono stare con i russi e hanno diritto di stare con i russi. "Stare con chi si vuole e stare con chi ci vuole". In fondo si tratta del diritto dei popoli ad autodeterminarsi, ed è quel diritto che hanno rivendicato per anni gli abitanti del Donbass. Questo lo si dimentica spesso nella narrazione di questo conflitto e almeno questo risulta in maniera molto evidente dal film. Forse è il messaggio più "pericoloso" per cui hanno cercato di censurare quasi dovunque il film.

UN CONFLITTO TRA DUE VISIONI DEL MONDO
Certo, oggi quella guerra locale ha assunto una dimensione globale, che va molto al di là della narrazione del film. Ormai si tratta di un conflitto non più tra Russia e l'Ucraina per un territorio limitato abitato soprattutto da russi, ma di un conflitto tra due visioni del mondo, quella dell'anglosfera, dell'Occidente, che vuole ancora dominare il mondo e imporre tutto a tutti, e quella della Russia, che vorrebbe tentare la costruzione di un mondo multipolare, che rispetti le tradizioni e i diritti dei popoli. Lenin, di cui ricorre in questi giorni il centenario della morte, era riuscito a trasformare la guerra, la Prima guerra mondiale, in una rivoluzione, quella bolscevica, Putin sta ora cercando di trasformare la guerra attuale in un'altra rivoluzione, che porti a un mondo non più governato da un'unica potenza, ma in cui esistono più civiltà che possano convivere pacificamente.
Questa è la mia chiave interpretativa e ovviamente chi legge potrà contestare tutto quello che ho scritto. Su una cosa, tuttavia, mi dovrà dar ragione, vale a dire che non si vede proprio perché il film non dovrebbe essere proiettato. E invece il Sindaco di Firenze ha chiesto di annullare la proiezione perché il film "incita all'odio e al genocidio del popolo ucraino". Credo che il Sindaco dovrebbe vergognarsi per quello che ha scritto. Ho visto il film, è un film di parte, come ho scritto, e non è l'unico nella storia del cinema ad esserlo, ma non c'è traccia di odio nei confronti del popolo ucraino, che semmai viene considerato vittima esso stesso del regime che ora governa quel Paese. Non c'è, dunque, alcuna ragione per vietare la visione di questo film, al quale come a Genova seguirà un dibattito durante il quale il Sindaco potrà dire tutto quello che vuole. Questa è sana democrazia. Non si possono criticare presunti regimi autoritari e poi adoperare gli stessi metodi.

DOSSIER "GUERRA RUSSIA-UCRAINA"
L'offensiva di Putin nel 2022

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Fonte: Sito di Nicola Porro, 28 gennaio 2024

3 - PORTARE I FIGLI PICCOLI ALLA MESSA PUO' ESSERE CONTROPRODUCENTE
A loro non serve e per gli altri (genitori inclusi) sono fonte di distrazione, meglio abituarli a vederla come una cosa da grandi cui non vedranno l'ora di partecipare
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: La Bussola mensile, febbraio 2024

Portare i figli piccoli alla Messa va sempre bene oppure può essere opportuno che rimangano a casa per permettere ai genitori di vivere appieno la celebrazione liturgica? Questa domanda se la sono posta almeno una volta nella vita tutti i genitori cristiani e ciascuno ha pensato di risolverla secondo il proprio giudizio. E non è detto che fosse lo stesso degli altri fedeli o del sacerdote.
Molti genitori sono contenti di poter condividere con il coniuge e i figli la Messa domenicale, fieri e gioiosi del loro essere famiglia e del vivere insieme l’incontro con Cristo. Se qualcuno li guarda storto perché i bambini piccoli non stanno in perfetto silenzio questi genitori pensano che gli altri siano degli intolleranti. Ovviamente i bambini, con la loro tenerezza, magari strappano a qualcuno un sorriso di comprensione. In questo caso i genitori si sentono rasserenati e rafforzati nella loro scelta di portarli in chiesa.
Se i figli esagerano nel fare confusione, alcuni genitori li portano fuori, ma così si perdono parte della celebrazione. Altri invece restano, facendo finta di nulla, per non darla vinta al figlio, che non ne può più di rimanere perché si annoia, e non si curano delle signore che si girano lanciando delle occhiatacce minacciose e scocciate. Altri genitori portano giocattoli ai bambini in modo che non si annoino e non disturbino, anche se in realtà spesso disturbano lo stesso anche perché "giocare" e "silenzio" non sempre riescono a convivere allo stesso tempo. Tutte queste apparenti soluzioni fanno emergere una prima considerazione: ai bambini piccoli la Messa non serve, né gli interessa. Disturbano le persone circostanti e anche quando non fosse così, almeno il genitore non vive appieno la celebrazione del santo Sacrificio in quanto ha comunque il pensiero sul proprio figlio.

QUESTIONE SPINOSA
Si capisce come mai la questione sia spinosa e lasci alcuni genitori con un senso di inadeguatezza: pensano di dover trovare a tutti i costi un modo per poter vivere bene la Messa, riuscendo a partecipare adeguatamente con tutta la famiglia. Ma quando si rendono conto che non sono capaci di gestire la situazione possono arrivare a pensare che sia un loro difetto.
Alcuni per avvalorare la loro opinione che i bambini vanno sempre e comunque portati alla Messa, citano le famose parole di Gesù "Lasciate che i bambini vengano a me" (Mc 10,14) dimenticando che questa frase è stata pronunciata fuori dal tempio ed inoltre quando Gesù non stava pregando. Quando invece Gesù voleva pregare se ne stava "tutto solo", spesso di notte, oppure era nel tempio con gli altri, ma senza bambini. Tra l’altro quando il vangelo racconta di Gesù che nell’ultima cena istituisce il santo Sacrificio della Messa, non ci parla della presenza di bambini. Citare quindi il vangelo per avvalorare l’ipotesi che i bambini, anche se rumorosi, vadano comunque e sempre portati alla Messa non ha alcun fondamento. Inoltre non si può considerare la questione solo dal punto di vista dei bambini, ma anche dei fedeli che sono presenti alla Messa. Sacrificare un’intera assemblea in preghiera per il pianto di un solo bambino, magari al momento della consacrazione, non è giustificabile. Bisogna ricordare che un conto è venire in chiesa, un altro è partecipare alla Messa. Il silenzio è più benefico di tanti canti e di tante parole. Toglierglielo con i pianti e le scorrerie dei bambini non è un atto di carità e impedisce a molti di pregare.

LA GIUSTA SOLUZIONE
Per trovare la giusta soluzione a questo problema occorre riflettere su cosa sia la Messa. Si sente dire che è il ritrovo della comunità. Qualcuno si spinge ad affermare che è una festa. Se la Messa fosse davvero un modo per socializzare e magari far festa allora bisognerebbe concludere che è bene che la famiglia partecipi tutta insieme, bambini piccoli inclusi. Ma invece la Messa consiste primariamente nel santo Sacrificio, attualizza cioè la morte in croce di Cristo. Ci rende partecipi dell’evento salvifico come l’hanno vissuto sotto la croce Maria e Giovanni, la Maddalena e Longino. Ebbene, per vivere bene la Messa occorre quindi prendere esempio dalla Madre di Dio che non viveva certo un clima di festa, bensì di "attiva partecipazione" alle sofferenze del Divin Figlio con un silenzio pieno di amore. Ecco che si inizia a intravedere il modo corretto di vivere la Messa e, di conseguenza, anche la soluzione al problema dei bambini piccoli. La Messa non è un pranzo parrocchiale dove ovviamente sono invitati tutti i membri della famiglia. L’idea di partecipare marito e moglie insieme alla Messa risente del clima romantico e fiabesco del "vissero insieme felici e contenti". Per partecipare fruttuosamente alla Messa non sarebbe meglio tornare a separare gli uomini dalle donne? Quando San Bernardino da Siena predicava nelle piazze c’era questa separazione in modo che non ci fossero distrazioni nell’ascoltare i suoi discorsi. Del resto nella società contadina le massaie andavano alla Messa all’alba, mentre i mariti con i figli più grandi partecipavano alle funzioni successive, quando a casa si preparava il pranzo. Non è uno scandalo se marito e moglie vanno separati alla Messa, né se i figli più piccoli, cioè quelli che non riescono a stare in silenzio dall’inizio alla fine, restano a casa con l’altro coniuge. È invece scandaloso che i cristiani non abbiano rispetto del centro della vita cristiana: la santa Messa. Il silenzio è necessario per la preghiera e non si deve tollerare che venga sprecato quello che per molti è l’unico momento della settimana per incontrare Gesù, per ascoltare la sua Parola e vivere la sua passione, morte e risurrezione. I bambini possono e devono apprendere la preghiera in altri momenti. Anzi, forse per loro sono più adeguati. Ad esempio la preghiera prima dei pasti e prima di andare a letto, imparare il segno di croce e magari il rosario in famiglia.

GESÙ AL PRIMO POSTO
C’è chi dice che è portando i bambini a Messa fin da subito che li si può abituare ad andarci ogni domenica. In realtà non è così. Non potendo per il momento partecipare alla Messa i bambini imparano che per i genitori questa è una cosa seria, come il lavoro o un colloquio importante, e che pur amandoli tanto, babbo e mamma mettono al primo posto Gesù. Così i figli ne sono un po’ incuriositi, fanno domande e quando potranno venire anche loro, ad esempio quando inizieranno a frequentare il catechismo, prenderanno la partecipazione alla Messa come un regalo.
Per le mamme alle prese con un neonato vanno dette due cose importanti. Innanzitutto che in chiesa è lecito allattare il figlio, anche durante le celebrazioni. Non è pensabile che a quell’età la poppata sia rimandabile. Inoltre il catechismo della Chiesa Cattolica ricorda al n. 2181 che la cura dei lattanti costituisce un serio motivo per essere dispensati dal precetto della Messa festiva.
In conclusione è bene precisare che tutto quanto detto non può, e nemmeno vuole, istituire la legge di non portare assolutamente mai i bambini alla Messa, ma solo che bisogna rispettare i loro tempi di crescita. I bambini si possono portare a condizione che non disturbino la preghiera dei genitori ed anche quella degli altri. Che poi questo vale per tutti. Anche un adulto che chiacchiera con il vicino disturba sé stesso e gli altri.
E questo gli si può far educatamente notare, come anche ai genitori che nonostante i figli disturbino non li portano fuori. Non si può pretendere che sia sempre il sacerdote a recitare la parte del "cattivo". Tutti i fedeli sono corresponsabili di quello che accade in chiesa. Del resto a un concerto di musica classica chi fa confusione viene accompagnato all’uscita. La santa Messa non è forse più importante di un concerto di musica classica?

DOSSIER "BIMBI, MESSA E CATECHISMO"
Come si sta in chiesa e come si studia la dottrina

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Fonte: La Bussola mensile, febbraio 2024

4 - GUGLIELMO MARCONI, L'INVENTORE DELLA RADIO E' ITALIANO
Nel 2024 si celebrano i 150 anni della nascita dello scienziato che, tra l'altro, curò anche la costruzione di Radio Vaticana per dare al Papa un canale mondiale
Autore: Francesco Agnoli - Fonte: Il Timone, febbraio 2024

A 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi l'Italia si appresta a celebrarne il ricordo. Proviamo anche noi, pur nella brevità inevitabile, a ricostruire il personaggio nella sua interezza. Non solo lo scienziato, dunque, ma l'uomo.
Nato a Bologna il 25 aprile 1874 da mamma scozzese-irlandese, di fede anglicana, e da padre italiano, Guglielmo impara la fisica un po' da autodidatta e in parte alla scuola del fisico Augusto Righi.
Non possiede alcuna laurea, è estraneo al mondo universitario, ma immagina e persegue con ostinazione il suo disegno. Ama in particolare l'elettricità e presto i suoi interessi si spostano dall'elettro chimica alle onde elettromagnetiche.
A quest'epoca dominano due tecnologie di comunicazione via cavo: il telegrafo di Samuel Morse, che avvolge ormai il pianeta di fili, e il telefono. Ma Marconi guarda avanti: vuole una comunicazione wireless, che attraversa i mari, che superi le montagne viaggiando sulle onde elettromagnetiche... immagina i radar, prefigura il telefono cellulare.
Così l'uomo che «ha dato voce al silenzio» fa la prima trasmissione, a 10 km di distanza, nel 1896, fino al grande balzo transoceanico, nel 1901, allorché collega America ed Europa, riuscendo così a dimostrare che l'ostacolo della curvatura terrestre non è insormontabile.
Alcuni fatti specifici contribuiscono presto a consacrarne la fama mondiale.
Nel 109, l'anno del Nobel, il transatlantico Republic viene speronato. Per la prima volta nella storia della navigazione il telegrafo senza fili di Marconi lancia l'SOS: il “marconista” a bordo chiama aiuto, permettendo così il sopraggiungere di una nave di salvataggio per 1.700 passeggeri.
Anche nel 1912, mentre il Titanic sta inabissandosi (avrebbe dovuto esserci a bordo anche lui, ma aveva declinato l'invito!), circa 750 passeggeri vengono salvati grazie al radiotelegrafista che riesce a chiamare in aiuto la nave russa Karpatia.
Salvare naufraghi e fare radiocronache sportive sono alcuni dei primi utilizzi di questo nuovo straordinario mezzo che Marconi immagina serva a «promuovere la reciproca conoscenza tra i popoli, permettendoci di sempre più soddisfare un desiderio essenzialmente umano, quello cioè di poter comunicare fra noi con facilità e rapidità, annientando quell'elemento di separazione che si chiama distanza».
Un po' come per la stampa, creata per scopi religiosi e umanistici, e presto trasformata anche in strumento di propaganda e di guerra, anche la radio subisce presto lo stesso destino: se ne servono precocemente i comunisti, i nazisti e i fascisti per seminare il loro verbo nel mondo o nei loro Paesi.

L'ANGELO DELLA MIA CONVERSIONE
Però c'è una radio diversa dalle altre: è Radio Vaticana. Presiede alla sua costruzione proprio lo stesso Guglielmo Marconi, tra il 1929 e il 1931.
Qualche anno prima, nel 1925, ha sposato, in seconde nozze, dopo l'annullamento del primo matrimonio, Maria Cristina Bezzi-Scali. Una donna di fede profonda, che Marconi stesso definisce, in una lettera, «l'angelo della mia conversione, della mia redenzione, un angelo come quello che fermò san Paolo sulla strada di Damasco...».
Maria Cristina frequenta la Curia romana e conosce sia il Pontefice sia il cardinale Pacelli: il marito diventa confidente e amico di entrambi. Ama parlare con loro di scienza, di fede, di attualità. Sino a diventare «molto sensibile agli umori dei palazzi apostolici» (Riccardo Chiaberge).
È per questo che Marconi gioisce quando, grazie alla sua invenzione, il messaggio papale di «pace cristiana tra tutti i popoli» raggiunge l'orbe intero. Radio Vaticana è, all'epoca, quanto di più avanzato esista: Marconi vi sperimenta «le microonde in un servizio permanente per la prima volta al mondo».
Ma la costruzione della radio del Papa non è l'unica manifestazione pubblica della sua fede. Il 12 ottobre 1931 l'inventore partecipa all'inaugurazione della statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, facendo accendere l'illuminazione con un segnale radio trasmesso dall'Italia al Brasile; il 12 agosto del 1934 fa costruire per il Papa un radiocomando con cui egli possa azionare, da Castel Gandolfo, l'illuminazione della stele votiva dedicata alla Madonna dalla Lettera a Messina.
Scienziato celeberrimo che si trova a vivere sotto il fascismo, Marconi ha con Mussolini un rapporto ambiguo e altalenante. La figli Degna ricorda: «Mio padre, ignaro di politica, in un primo tempo considerò il fascismo con qualche sospetto, giudicandolo un movimento violento e opportunista, e di conseguenza diffidò del suo capo»; poi, con il tempo, quando il fascismo sembrò normalizzarsi, aderì al nuovo ordine senza mai diventare un pasdaran.
Dal canto suo il duce ha bisogno di un uomo di fama internazionale come Marconi e lo nomina presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e della regia accademia d'Italia: Marconi è un sincero patriota, e rimane tale negli anni in cui il fascismo non appare votato alla guerra. Comincia però un progressivo distacco, come la gran parte degli italiani, con l'avvicinamento di Mussolini a Hitler, intorno al 1935-1936.
È a questo punto che gli incontri con il duce diventano sempre più difficili: Marconi non riesce a convincerlo a tenersi lontano da Hitler e dalla guerra. In una circostanza la risposta di Mussolini è lapidaria: «Voi parlate così perché la vostra madre era inglese».
L'allarme creato in Marconi dall'alleanza con la Germania è anche nella mente e nel cuore del suo amico Pio XI, che il 14 marzo 1937 rende pubblica l'enciclica contro il nazionalsocialismo, la Mit brennender Sorge.

LA TELEFONATA DI PIO XI
Qualche mese dopo, Marconi gli chiede un appuntamento personale, con grande urgenza. Viene ricevuto il 17 luglio: cosa ha da dire di tanto importante al Pontefice? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Si sospetta che Marconi abbia degli scrupoli di coscienza e si senta pressato dal regime, che vuole mettere i suoi scienziati al servizio della guerra. Ma già alla fine della Prima, proprio in riferimento alle armi nuove introdotte dai tedeschi (gas, lanciafiamme...), Marconi aveva dichiarato: «Era opinione corrente che il progresso della scienza significasse inevitabilmente pace. Questa idea ha fallito. La Germania ha utilizzato la scienza al suo massimo, ma devo dire con dolore e rincrescimento che in questa guerra ha prostituito le sue conquiste scientifiche».
Fatto sta che due giorni dopo, il 19 luglio, Marconi deve vedere il duce, ma si sente male e l'incontro viene annullato; nella notte, alle 3.45 del 20 luglio, muore.
Maria Cristina, la moglie che gli ha ridonato la fede e una serenità prima assente e che lo ha trasformato da inquieto dongiovanni in marito fedele e felice, è lontana. Scriverà: «Essi (coloro che lo assistettero)mi narrarono con quale fede Guglielmo, negli ultimi atti della sua vita, avesse baciato ripetutamente il piccolo crocifisso. Era spirato con grande coraggio e rassegnazione cristiana».
L'indomani La Stampa di Torino descrive così gli ultimi momenti della sua vita: Marconi «ricevé i conforti religiosi con intima partecipazione, da cristiano militante qual era sempre stato, e recitò il Pater noster con le suore... Poco dopo il telefono squillò, era il Pontefice in persona» che si informava sulla salute dell'amico.
Ricordandolo nella Messa mattutina, subito dopo la morte, Pio XI sottolinea in particolare il fatto che la suprema aspirazione del defunto era stata «quella di contribuire con la sua attività scientifica al raggiungimento della vera pace cristiana fra tutti i popoli». Tutto lascia pensare che proprio la pace sia stato l'argomento segreto del 17 luglio.
La morte liberò dunque il grande inventore da un incubo: dover vedere un'altra guerra e trovarsi pressato dalle richieste bellicose del duce.

Fonte: Il Timone, febbraio 2024

5 - HAZBIN HOTEL, LA SERIE TV CHE RIABILITA I DEMONI
Un cartone animato dove gli abitanti dell'inferno sono vittime di un Dio cattivo: un rovesciamento diabolico denunciato dall'Associazione Internazionale Esorcisti
Autore: Stefano Chiappalone - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 febbraio 2024

Riabilitare gli abitanti dell'inferno per sottrarli allo sterminio ordito dal paradiso: su questo ribaltamento tra buoni e cattivi si gioca la nuova serie tv statunitense Hazbin Hotel. Appena creata per Prime Video da Vivienne Medrano (ma preceduta da un episodio pilota nel 2019), è già disponibile in italiano, accolta con grande entusiasmo, a giudicare dai commenti in margine al trailer. Una serie animata, anche se classificata dai 18 anni in su per via del linguaggio esplicito e volgare, che forse è il minore dei problemi. Quello principale è appunto la raffigurazione quasi tranquillizzante dell'inferno contrapposto a un cielo cattivo e vendicatore. È in fondo una delle mille varianti di quell'«eccessivo e insano interesse» verso i diavoli (contrapposto all'errore speculare di chi invece non ci crede affatto) menzionato da Clive S. Lewis: c'è l'interesse insano di chi si dà all'esorcismo fai-da-te (con esiti talora tragici, come la strage di Altavilla) e quello altrettanto insano di chi coltiva una familiarità quantomeno imprudente col "piano inferiore".
Hazbin Hotel prende le mosse da un problema di sovrappopolazione all'inferno (con buona pace di chi pensa che sia vuoto): a risolverlo provvedono annualmente degli angeli sterminatori capeggiati da Adamo, detti anche "esorcisti" nella serie, con periodici massacri. "Poveri diavoli", dirà lo spettatore... A salvarli dalla celeste carneficina provvede la protagonista "Charlie" Stella del Mattino, figlia di Lucifero e Lilith, con la brillante idea di creare un luogo - l'Hazbin Hotel, appunto - dove demoni e dannati, che mai verrebbero accettati in paradiso, possano riabilitarsi. In questo modo potrebbero andare in cielo, invece di essere annientati. L'impresa viene condotta insieme alla sua "compagna" Vaggie (ex angelo sterminatore, ripudiato dal cielo perché, mossa a compassione di un demone, si era rifiutata di ucciderlo) e di Anthony "Angel" Dust, demone androgino, gay e pornostar, nonché primo ospite dell'hotel. Alla fine sono gli angeli a venire ricacciati in paradiso: l'esatto rovesciamento dell'invocazione con cui si conclude la preghiera a san Michele arcangelo: «ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime».

L'ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE ESORCISTI
Ma per quanto l'idea possa apparire "accattivante" al pubblico, specie ai più giovani (e forse pure a qualche teologo), L'inferno non si può redimere: lo chiarisce sin dal titolo una Nota dell'Associazione Internazionale Esorcisti, che definisce Hazbin Hotel «un pianificato stravolgimento del racconto biblico che mistifica il messaggio cristiano di salvezza e lede la coscienza del pubblico, in particolare di bambini e ragazzi». Vero, è «formalmente vietata ai minori, ma accessibile a tutti (tanto più perché animata e quindi di sicura presa sui più giovani)», presentando «un universo narrativo falso e deviante sul piano teologico, culturale e educativo». Per inciso, e a costo di essere ripetitivi, non si può fare a meno di chiedersi anche questa volta perché l'unica religione costantemente - e impunemente - presa di mira sia sempre il cristianesimo, dai programmi televisivi alla vita quotidiana, mentre ci si riempie la bocca di rispetto e tolleranza per qualsiasi credenza, fosse anche la più astrusa.
Il problema principale evidenziato dall'AIE è la «normalizzazione del male», nonché la «sottovalutazione della sua reale pericolosità», ritraendo «demoni e dannati in modo umoristico». Così facendo li si rende familiari, addomesticati, inducendo nello spettatore un atteggiamento simpatetico verso gli abitanti dell'inferno, addirittura vittime di quel paradiso "cattivo" che li stermina senza pietà, quando loro in fondo vorrebbero redimersi, in «oltraggiosa e ricercata contraddizione con l'insegnamento cattolico sulla confessione, sul pentimento e la vera conversione del cuore verso Dio». Ecco il "diabolico" (è il caso di dirlo) fraintendimento inculcato dalla serie: una redenzione senza conversione. Meglio ancora, anzi, peggio ancora: senza volersi redimere. Dimenticando che se anche, per assurdo, il cielo si aprisse a demoni e dannati, sarebbero questi a non volervi entrare, in virtù di una scelta irrevocabile per il male compiuta in modo definitivo da loro stessi.

L'INFERNO COME IL PAESE DEI BALOCCHI
L'inferno, spiegava san Giovanni Paolo II, «è la situazione in cui definitivamente si colloca chi respinge la misericordia del Padre anche nell'ultimo istante della sua vita», specificando che «la "dannazione" consiste proprio nella definitiva lontananza da Dio liberamente scelta dall'uomo e confermata con la morte che sigilla per sempre quell'opzione» (L'inferno come rifiuto definitivo di Dio, 28 luglio 1999). Una tragica realtà che questa serie tv invece "normalizza", con un ulteriore rischio, evidenziato dalla Nota dell'AIE: «La sua visione impietosita dei demoni e della loro sorte (descritta come ingiusta) può favorire una distorta concezione del peccato e incoraggiare una normalizzazione dell'occultismo, aumentando il rischio che le persone, in particolare i giovani, si avvicinino a pratiche magiche, cerchino di interagire con entità maligne fino ad aderire a una visione satanista della realtà».
Conseguenze esagerate? E perché mai, se in fondo il male non fa più paura e l'inferno si trasforma in una specie di paese dei balocchi, abitato da questi diavoletti apparentemente innocui, giocando addirittura il ruolo di vittime di un Dio spietato, lui sì, il vero antagonista. Nicolás Gómez Davila scriveva che «la più grande astuzia del male è travestirsi da dio domestico e discreto, familiare e rassicurante». Così rassicurante da ribaltare la redenzione da lotta contro il male a lotta contro il bene, non con la grazia di Dio ma contro di Lui. Facile nella nostra epoca che se la ride delle "arcaiche" paure del diavolo, ma manifesta una vera e propria fobia nei confronti di Cristo.

Nota di BastaBugie: Matteo Delre nell'articolo seguente dal titolo "Il cartone animato Amazon che esalta il Diavolo. E non è l'unica cosa choc della serie" parla di Hazbin Hotel e dei retroscena che peggiorano ulteriormente il già pessimo richiamo ai diavoli come persone buone.
Ecco l'articolo pubblicato su Provita & Famiglia il 1° febbraio 2024:

Nel mondo anglosassone, ma anche in quello italiano ben informato, si sta discutendo molto su una nuova serie di animazioni prodotta e distribuita da Amazon, intitolata "Hazbin Hotel". Ovunque avvengano, le discussioni e soprattutto le polemiche su questa produzione si imperniano sul fatto che, a quanto si vede dal trailer di lancio, Lucifero viene dipinto come un innovatore ribelle cacciato dal paradiso per mano di vecchi angeli barbosi e conservatori. In qualche modo, quindi, il demonio risulta una figura positiva, con il contraltare delle classiche figure rappresentanti del Bene dipinte negativamente.
A peggiorare la situazione [...] basta cercare il profilo della creatrice della serie, tale Vivienne Medrano, che ha su Wikipedia la sua bella pagina di presentazione. Potrete leggere una breve biografia e una cronologia dei lavori di animazione di cui è autrice e a cui ha partecipato. Tutto liscio e interessante, se non che chi ha compilato il lemma (probabilmente lei stessa) ha ritenuto qualificante del profilo professionale inserire, giusto come ultima frase, la dicitura: «She is bisexual» ("lei è bisessuale"). Come se sapere con chi le piace avere incontri amorosi fosse un criterio utile per valutare le sue capacità tecnico-artistiche nell'animazione. Cosa che naturalmente non è, ma rappresenta un immediato sintomo delle ideologie che le sue produzioni porteranno con sé. Tra l'altro giova ricordare che Hazbin Hotel è stato pubblicizzato come un "prodotto scritto da autori queer per spettatori queer".
E infatti ecco che il tedio assale subito a scoprire che "Hazbin Hotel" nasconde la promozione dei soliti triti e ritriti temi "woke". Charlie è infatti bisex come la sua autrice: ad aiutarla nella gestione dell'hotel c'è Vaggie, la sua fidanzata, e Angel Dust, personaggio complesso e intrappolato in un circolo vizioso di droga, sesso, abusi e rimorso. Ma non finisce qui, perché tutti i personaggi fanno riferimento alla comunità arcobaleno, fin da prima dell'uscita del pilot su YouTube nel 2019. Sono presenti, infatti, come già detto, Charlie che è bisessuale; Vaggie che è lesbica; Alastor, manager dell'Hotel, asessuale e aromantico; il già citato Angel Dust, gay e pornoattore; Husk, barista e addetto alla reception, pansessuale; Sir Pentious, secondo ospite dell'Hotel, bisessuale. L'unico personaggio eterosessuale è Niffty, la cameriera e cuoca dell'Hotel.
Questa allegra compagnia di personaggi insomma si qualifica non più e non tanto per ciò che fa (salvare le anime dei peccatori e redimerle fino a renderle degne del paradiso), bensì per le loro private inclinazioni e attività sessuali, seppur dichiarate a priori prima dell'inizio della serie TV, ma senza evidenze all'interno del cartoon stesso. Il che è comunque il cuore stesso dell'ideologia liberal dominante tanto oltreoceano che presso di noi.
Sempre le storie e le azioni dei protagonisti, poi, vengono raccontate con una sorta di messaggio non proprio idilliaco collocato sottotraccia: ovvero si contrappongono contro alcuni angeli del paradiso, perché lungo la storia si scopre che sono proprio loro – chiamati "Gli Sterminatori" e capitanati da Adamo - di tanto in tanto a scendere all'inferno a distruggere le anime dei dannati in sovrannumero (quelle che Charlie vuole appunto salvare dai "malvagi" angeli). Su tutto poi sovrasta sempre la figura di Lilith, un vero e proprio modello per il neofemminismo tossico contemporaneo, con la sua ribellione al maschio e la sua descrizione di "donna indipendente", per quanto infernale.
Insomma, i margini di inaccettabilità e inquinamento contenuti in "Hazbin Hotel" non si riducono alla sola rappresentazione positiva di Lucifero. Essi sono, forse per la prima volta dall'inizio della valanga "woke", sapientemente mescolati e mimetizzati all'interno di un amalgama dove non mancano impulsi e strizzate d'occhio al sentire collettivo tradizionale. Un amalgama che viene usato sia come schermo per nascondere sia come veicolo per trasmettere le usuali balordaggini sessocentriche tipiche della cultura liberal, progressista e transumana dell'Occidente. Che, forse essendo consci gli autori che la soglia di allarme delle persone è sempre più alta e intollerante su questi temi, viene proposta con sempre più tranelli ed elementi distrattivi mescolati o posti attorno ai confini delle tematiche centrali.
Tutto sta a non cascarci, a non essere superficiali a riconoscere il demonio, quello vero, che sta nascosto al centro di produzioni come queste, per poterlo mettere efficacemente al centro del mirino.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26 febbraio 2024

6 - LA DISASTROSA SITUAZIONE DEL BRASILE SOTTO IL COMUNISTA LULA
Anche in Europa la libertà è in pericolo in quanto Meta, l'azienda di Zuckerberg proprietaria di Facebook e Instagram, censurerà i contenuti degli utenti per condizionare le elezioni europee in favore della sinistra
Autore: Roberto Bertogna - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 1° marzo 2024

"La destra è viva, anzi è la maggiore forza politica oggi in Brasile. Lula non sarebbe mai stato capace di organizzare una simile manifestazione".
Ecco quanto commentava un noto opinionista di sinistra sulla gigantesca manifestazione contro il socialismo e a favore dell'ex presidente Bolsonaro, tenutasi domenica scorsa a San Paolo del Brasile. Il pubblico, calcolato dal Ministero dell'interno in oltre ottocentomila persone, riempiva da un estremo all'altro l'Avenida Paulista, una delle principali vie del capoluogo.
Dal 2013, quando sono iniziate le grandi manifestazioni di piazza contro la sinistra, il Brasile ha assistito a un risveglio dell'opinione pubblica, con la formazione di un pubblico sempre più consistente e più radicato nelle idee conservatrici. Questo blocco comprende anticomunisti, cattolici di destra, evangelici di varie confessioni, liberali classici e centristi di varie sfumature. Dopo anni di sonnolenza, il Brasile autentico si è risvegliato.
Incapace di contenere in modo democratico questa sana reazione, la sinistra ha buttato nella mischia le sue truppe d'assalto: la stampa e il Potere giudiziario. Ha quindi iniziato una tremenda campagna di manipolazione e intossicazione dell'opinione pubblica. Non contava, però, con le nuove tecnologie. Per contrastare la propaganda del regime, è sorta una fitta rete di canali, pagine, blog, pubblicazioni online, ecc. di centro-destra, che è riuscita egregiamente a bypassare la gioiosa macchina da guerra mediatica della sinistra. È comune, per esempio, per un blogger di centro-destra avere 2-3 milioni di follower.
Il contrattacco del Potere giudiziario, invece, si è dimostrato molto più efficace.
Durante il mandato del presidente Bolsonaro (2019-2022), il Supremo Tribunal Federal (Corte Suprema) è intervenuto a gamba tesa in più di 120 occasioni, calpestando le funzioni organiche dell'Esecutivo. Molti collaboratori di Bolsonaro sono finiti sotto inchiesta. Basta fare un discorso anticomunista in Parlamento per beccarsi un'inchiesta giudiziaria, che spesso e volentieri finisce con la pena di carcere, in barba all'immunità parlamentare. Sì, cari amici, in Brasile oggi ci sono prigionieri politici, come in Cuba. Non pochi esponenti del centro-destra hanno dovuto fuggire all'estero, mentre altri - tra cui lo stesso Bolsonaro - hanno avuto il passaporto confiscato.

I GIUDICI DI SINISTRA
Il parti pris delle toghe rosse a favore di Luiz Inácio "Lula" da Silva, leader del Partito dei Lavoratori, di matrice marxista, arriva al limite del surreale. Nonostante una condanna penale, passata in giudicato in tre diverse istanze fino alla Corte d'Appello, egli è stato scarcerato e dichiarato vincitore delle elezioni generali del 2022. Come mai? Semplice: non per l'innocenza dell'imputato, ma perché un Ministro della Corte Suprema (sì, uno!) ha "sospeso" la condanna per "incompetenza di foro" (sic). Lascio ai signori avvocati la qualifica di un tale atto…
L'auge è arrivato quando, per ordine del magistrato Alexandre de Moraes - dichiaratamente comunista - si è proceduto all'invasione, e conseguente confisco delle apparecchiature, di molti organi di comunicazione legati al centro-destra. Più di un giornalista è finito in galera. La maggiore radio conservatrice del Paese, la Jovem Pam, è stata costretta a cambiare linea editoriale, pena la chiusura. Un numero imprecisato di blogger e youtuber si è rifugiato negli Stati Uniti. Per impedire la diffusione online di idee contrarie al socialismo, de Moraes è giunto all'estremo di proibire in Brasile diverse piattaforme digitali.
Mentre il centro-destra è così bastonato, i rappresentanti della sinistra hanno la totale protezione del Potere giudiziario. Un caso clamoroso è quello di José Dirceu, militante del PT ed ex ministro di Lula. Condannato in appello a trent'anni di carcere, è stato messo in libertà dal Supremo Tribunal Federal.
Era naturale che, di fronte a questa palese ingerenza nella vita democratica delle toghe rosse, si creasse un clima di grande insoddisfazione popolare.
Per protestare contro il clima di persecuzione giudiziaria, Bolsonaro convocò una manifestazione pubblica, che si è svolta domenica scorsa nel centro di San Paolo. Mentre la Polizia Federale parlava di quasi ottocentomila persone, uno studio dell'Università di San Paolo calcolava attorno a 750mila. Il pubblico gridava slogan contro il socialismo e il comunismo, a favore della proprietà privata, di biasimo all'ideologia gender, alla cultura woke e all'aborto.

UNA DELLE PIÙ GRANDI MANIFESTAZIONI NELLA STORIA DEL BRASILE
Nonostante sia stata una delle più grandi manifestazioni nella storia del Brasile, la stampa italiana quasi non ne ha parlato. Il Corriere della Sera l'ha liquidata con un trafiletto.
Si fa largo l'opinione secondo cui la manifestazione di domenica scorsa segna uno spartiacque nella storia del Paese. Commenta il noto opinionista Breno Altman, membro dell'ala più a sinistra del PT: "Mi duole dirlo, ma la manifestazione è stata gigantesca, scientificamente. Bolsonaro attirò tre volte più persone di Lula, quando questi celebrò la sua vittoria in quello stesso posto due anni fa. Non possiamo nasconderci. Con un dettaglio: mentre Lula aveva convocato il popolo della sinistra per celebrare, Bolsonaro lo convocò per lottare. È diverso. È stata una gigantesca manifestazione di forza dell'estrema destra".
Prosegue il portavoce del PT: "La grande domanda è: la sinistra è in grado di rispondere a questa sfida? La sinistra darà una sterzata, oppure continuerà con la stessa tattica di reazione al neo-fascismo, cioè appaltando l'opposizione al Potere giudiziario? Non lo so. Non credo che, da sola, questa manifestazione cambi la situazione politica di Bolsonaro. Ma il fatto è che non possiamo non tenerne conto. Si è trattato della più grande manifestazione politica degli ultimi anni. Non c'è niente di paragonabile nella storia recente del Brasile. Bisogna ammetterlo: la sinistra, il PT, i sindacati non sono in condizione di dare una risposta all'altezza".
Toccando il nodo della questione, Altman si domanda: "La sinistra continuerà a usare nel combattimento contro il neo-fascismo il Supremo Tribunal Federal? Oppure assumerà la lotta in prima persona? Secondo me, se la sinistra non assume questa lotta, ci sarà una trasferta di voti verso l'estrema destra. Una cosa è certa: io non conosco nella storia una coalizione politica che riesca a mantenersi nel potere se perde la piazza".
Chiediamo a Nostra Signora Aparecida, Patrona del Brasile, che non permetta che la grande nazione brasiliana soccomba nelle grinfie dei suoi nemici giurati.

Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Le mani di Zuckerberg sul voto europeo: Meta censurerà la destra" parla di Meta, l'azienda proprietaria di Facebook e Instagram, che sta preparando una rete di controllori (di sinistra) che modereranno i contenuti degli europei per le elezioni. La censura sarà spietata.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 29 febbraio 2024:

Meta, la società guidata da Mark Zuckerberg che governa Facebook, Instagram, WhatsApp e Threads, il social media rivale di X (ex Twitter), sta predisponendo la rete di controllori che modereranno i contenuti degli utenti europei, in vista delle prossime elezioni di giugno che, come descritto su La Bussola già nei giorni scorsi, stanno trasformandosi nel più imponente tentativo di influenzare l'esito della campagna elettorale, oggi favorevole ai partiti di centro destra. Cosa aspettano i governi conservatori degli Stati dell'Unione europea ad impedire la manipolazione e censura elettorale in atto?
Un dettagliato articolo pubblicato sul quotidiano on-line The European Conservative dei giorni scorsi rivelato la rete di collaboratori di Meta, dopo che il capo degli affari europei, Marco Pancini, ha annunciato come il gigante dei social si stia preparando già da un anno per le elezioni europee. Un investimento di «20 miliardi e 15mila revisori, sui 40mila totali, che si dedicano specificatamente ad esaminare i contenuti su Facebook, Instagram e Threads in più di 70 lingue, comprese tutte le 24 lingue ufficiali dell'Ue». I censori vigileranno secondo tre direttrici principali: lottare contro la disinformazione; limitare ed eliminare le operazioni di influenza; contrastare i «rischi legati all'abuso» delle tecnologie dell'Intelligenza Artificiale. Nella stessa si scopre che i post che trattano delle elezioni, ma non violano queste norme, saranno revisionati e valutati da una rete di 29 organizzazioni e teams di partner "indipendenti" in tutta l'Ue, per tutte le lingue e nazioni europee.
I criteri di valutazione forniti da Meta indicheranno la pericolosità e dunque la censura di post o messaggi saranno indicati da Meta, attraverso strumenti di «rilevamento delle parole chiave», che aiuterà i partner insieme al nuovo strumento di ricerca, Meta Content Library. I nostri stessi articoli che da tempo mostrano oggettivi elementi di preoccupazione sulla manipolazione e l'imponente apparato che si sta preparando per influenzare l'esito elettorale del prossimo giugno, a favore della sinistra socialista e liberal, potrebbero cadere sotto la mannaia del censore di Meta e/o della stessa Ue.
Ma le 29 organizzazioni selezionate per sorvegliare la correttezza, oltre che la parità di accesso di tutti gli attori politici ed elettori, alla campagna elettorale, sono realmente imparziali? In Europa, Meta chiede che tutti i suoi partner abbiano la certificazione di IFCN (International Fact-Checking Network) che dovrebbe garantire imparzialità e trasparenza. Tuttavia, tutti coloro che hanno familiarità con il mondo a stelle e strisce, sanno che tale organizzazione è una suddivisione dell'oscuro "Poynter Institute", i cui finanziamenti provengono da potenti sponsor della sinistra americana: i giganti di Silicon Valley, i filantropi liberal e promotori di aborto, ideologia gender e migrazionismo di massa e i finanziatori delle campagne politiche ed elettorali dei Democratici che siedono alla Casa Bianca dai tempi di Clinton, Obama e ora Biden. Tra essi, è certo che siedano la Open Society Foundation di Soros, la Bill & Melinda Gates Foundation, Google, Facebook, così come il National Endowment for Democracy gestito dal Dipartimento di Stato Usa, noto per interferire con gli affari interni delle nazioni sovrane.
Nessuno di loro è disinteressato a ciò che accadrà a Bruxelles. Infatti, in Germania il partner di Meta è Correctiv, che promuove la messa al bando dell' AfD, in Francia c'è France24, in Irlanda l'Irish Journal o il tabloid belga in lingua olandese Knack promotore di un "liberalismo di sinistra", in Spagna Meta si affida a Newtral e in Italia a Pagella Politica, entrambi fortemente ispirati da PolitiFact e gestiti da personalità dei media di sinistra. In Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca sono impiegate tre organizzazioni, Demagog, legate alla Open Society Foundation di George Soros. Lo stesso vale per tutti gli altri paesi europei. La censura liberal mascherata da fact-checking si fa sempre più asfissiante, la burocrazia della Commissione, i Socialisti, Liberali, persino i Democratici Usa, le varie lobbies anticristiane e i poteri globalisti stanno lavorando per impedire un governo della coalizione centro destra a Bruxelles. Proprio questi partiti devono subito chiedere ed imporre alla Commissione il rispetto della libertà e della trasparenza in vista della prossima campagna elettorale europea.

DOSSIER "IL BRASILE DI BOLSONARO"
Il presidente odiato dalla sinistra

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Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 1° marzo 2024

7 - OMELIA IV DOM. DI QUARESIMA - ANNO B (Gv 3,14-21)
Chi crede in Lui non è condannato
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Le letture di questa quarta domenica di Quaresima ci fanno riflettere sull'infinito amore di Dio per l'uomo. Una volta, la beata Giuliana da Norwich chiese al Signore una grazia particolare: quella di comprendere tutta la grandezza dell'amore di Dio per l'umanità. Fu accontentata, ma la Beata dovette subito interrompere quella contemplazione perché si avvide che stava letteralmente per impazzire alla vista dell'infinito amore di Dio.
Il Vangelo di oggi dice che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Padre ha tanto amato l'umanità da mandare il Figlio suo su questa terra. Egli, il Figlio unigenito, si è fatto uomo, ha condiviso la nostra condizione in tutto fuorché nel peccato. Già questo ci deve far comprendere la grandezza del suo amore. Ma, non contento di questo, il Padre ha voluto che il Figlio morisse per noi sul legno della croce, per la nostra salvezza. Gesù ha fatto sua questa Volontà del Padre e ha dato la sua vita per noi con infinito amore. E, non pago di tanto amore, Egli ha voluto rimanere con noi tutti i giorni della nostra vita, sino alla fine del mondo, nel sacramento dell'Eucaristia, per essere il nostro sostegno e il nostro nutrimento.
L'amore si misura con il dolore. Quanto più si ama, tanto più si è disposti a soffrire per la persona amata. Il dolore diventa come la prova inconfutabile del vero amore. Diversamente ci si illude di amare, ma, in realtà, si cerca solo il nostro tornaconto.
Nel Vangelo di oggi si parla della Croce. Non poteva mancare questo riferimento proprio ora che siamo nel cuore della Quaresima e ci prepariamo a celebrare la Passione e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nicodemo, dottore della legge mosaica, si reca di notte da Gesù per ascoltare il suo insegnamento. Gesù porta il discorso sul tema centrale: il mistero della Croce. Per far questo, Gesù prende spunto da un episodio dell'Antico Testamento. Egli dice: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,15).
Durante l'esodo attraverso il deserto, gli Ebrei si resero infedeli a Dio, e allora essi furono puniti con l'invasione di serpenti velenosi i quali penetrarono nell'accampamento e un gran numero di israeliti morì. Il popolo supplicò Mosè di intercedere. Allora, Mosè innalzò un serpente di bronzo su di un palo e tutti quelli che venivano morsi dai serpenti, se guardavano al serpente di bronzo, avevano salva la vita.
Questo episodio nasconde un significato molto profondo. Il serpente, che con il suo morso uccide il corpo, simboleggia il peccato che dà morte all'anima. E il serpente di bronzo innalzato sull'asta, in modo misterioso, simboleggia Gesù, il quale per nostro amore si è addossato tutti i nostri peccati ed è stato appeso al legno della croce, fino a versare tutto il suo Sangue per la nostra salvezza. Chiunque guarda a Gesù, ovvero chi crede in Lui, sarà salvato e avrà la Vita eterna.
Il Vangelo di oggi ci parla inoltre del Giudizio. Verremo giudicati e il nostro Giudice sarà Gesù stesso. Il testo dice: «Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,18). Non si tratta certamente di una fede astratta e sterile, ma di una piena adesione a quanto Dio ci ha rivelato. Dunque, per conseguire la salvezza, noi dobbiamo mettere in pratica quanto abbiamo conosciuto per mezzo della fede.
Concretamente, dobbiamo rinnegare le opere delle tenebre, ovvero il peccato, e operare secondo quanto Gesù ci ha insegnato nel suo Vangelo. Egli dice: «Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque fa il male odia la luce» (Gv 3,20).
Se opereremo sempre il bene, non avremo nulla da temere nel giorno del nostro Giudizio. Abbiamo inoltre a nostra disposizione il sacramento della Confessione: per suo mezzo renderemo luminose le nostre anime, allontanando le tenebre del peccato.
All'insegnamento del Vangelo fa eco la seconda lettura di oggi. San Paolo, scrivendo agli Efesini, così esclama: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo nelle colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,4-5).
E sarà proprio per mezzo del sacramento della Confessione che noi sperimenteremo tutta la ricchezza della Misericordia divina, e l'anima, umile e pentita, ritroverà la luce della vita.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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