BastaBugie n�865 del 20 marzo 2024

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1 FUSARO, IL TURBO-MARXISTA CHE INCANTA I CATTOLICI
Nelle invettive del filosofo contro la sinistra borghese c'è chi vede elementi di cristianesimo, senza accorgersi che i suoi maestri restano Hegel, Marx e Gramsci
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Bussola Mensile
2 LE NUOVE GENERAZIONI DI LAUREATI NON SONO ADATTE AL LAVORO
Segnale inquietante dall'America: un campione di 800 manager rileva che la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) è frutto di un clamoroso fallimento educativo
Autore: Mark Serafino - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà
3 SISTER BONIFACE, L'INVESTIGATRICE DEL MISTERO CHE SMASCHERA IL MALE
Una serie TV della Bbc dove la suora protagonista prega, crede in Dio, riconosce la presenza del male e cerca di arginarlo: raro esempio di qualcosa di passabile in Tv
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 SACERDOTE SPAGNOLO CRITICA L'ISLAM: RISCHIA IL CARCERE PER CRIMINI D'ODIO
Anche il Canada del presidente Trudeau attacca la libertà dei cristiani con la scusa della lotta ai discorsi d'odio... ecco a voi la democrazia totalitaria
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone
5 POVERE CREATURE: UN FILM OSCENO, CANDIDATO ALL'OSCAR
Il film abbonda di pornografia, perversioni sessuali e violenza... per questo è candidato a 11 Oscar ed è consigliato dalla CEI per dibattiti in parrocchia
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 UTERO IN AFFITTO: NASCE FEMMINA E I COMMITTENTI CHIEDONO I DANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): 12enne stuprata a scuola da un trans, in Polonia la TV di Stato si scusa, i dubbi del NYT sui minori trans, dopo Fiducia Supplicans pastorale sempre più arcobaleno
Fonte: Provita & Famiglia
7 OMELIA DOMENICA DELLE PALME - ANNO B (Mc 14,1-15,47)
Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
8 OMELIA PER IL GIOVEDI SANTO
Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

1 - FUSARO, IL TURBO-MARXISTA CHE INCANTA I CATTOLICI
Nelle invettive del filosofo contro la sinistra borghese c'è chi vede elementi di cristianesimo, senza accorgersi che i suoi maestri restano Hegel, Marx e Gramsci
Autore: Stefano Fontana - Fonte: La Bussola Mensile, febbraio 2024

Il filosofo Diego Fusaro è marxista, anche se di un certo tipo, ed è piuttosto ascoltato tra i cattolici, soprattutto quelli di un certo tipo, che ambiscono alla sua presenza in occasione di presentazioni di libri o di convegni e vedono molte convergenze tra la sua analisi della situazione attuale del mondo e della Chiesa e la visione cattolica. Verrebbe da pensare ad una nuova fase del dialogo tra marxismo e cristianesimo. Negli anni Settanta del secolo scorso questo dialogo tendeva a far convergere i cristiani su posizioni rivoluzionarie, adesso si pensa che sia il neo-marxismo alla Fusaro a convergere verso posizioni cattoliche conservatrici.
Fusaro scrive molto ed è anche molto presente nel web e in tv. I suoi interventi vogliono rovesciare le canoniche posizioni della sinistra borghese progressista. Per esempio egli è critico del Sessantotto ("liberazione non dal capitale ma del capitale"); sembra tenere molto alle identità nazionali e rimprovera la sinistra di demonizzare il nazionalismo chiamandolo fascismo; recupera, anche se a suo modo, il concetto di "patria" che invece è inviso al cosmopolitismo della sinistra; si ritiene populista mentre questo termine viene demonizzato dal neosocialismo liberale; parla della comunità come luogo delle "radici etiche" e accusa la sinistra di pensare più agli omosessuali che agli operai; denuncia il nuovo globalismo finanziario delle élites internazionali, è contrario alla cancel culture, al reddito minimo garantito, all'abbandono dei simboli del crocefisso e del presepe e vuole che si torni al concetto di verità... Capita così che molti cattolici che non siano "cattolici democratici", apprezzino e condividano queste sue novità, perfino (o forse soprattutto) quando egli critica la linea di Papa Francesco, valutandola come obbediente alle logiche dei Soros e degli Schwab. Le sue invettive contro il "turbocapitalismo", che elimina le identità e che genera una classe di sconfitti (il "popolo degli abissi") e una di dominanti "demofobi", ossia che odiano il popolo come scrive nel libro Demofobia, sono considerate conformi ad un certo cattolicesimo comunitarista e solidarista.
Questo risulta ad una lettura di superfice, ma invero le cose non stanno così.

FIGLIO DEL NEMICO CHE VUOLE COMBATTERE
La principale contraddizione che si può riscontrare in Fusaro è che egli rimane all'interno della prospettiva di pensiero che intende contrastare. La cosa è evidente anche dal semplice esame dei suoi autori di riferimento. Le citazioni spaziano su un numero infinito di pensatori moderni, ma non c'è dubbio che i maestri di Fusaro siano Hegel, Marx e Gramsci. Soprattutto quest'ultimo al punto che Fusaro si propone come il nuovo Gramsci. Ora, la prospettiva degli autori di riferimento di Fusaro deriva dal modernismo filosofico, ma a quella stessa eredità di pensiero fanno riferimento anche i fenomeni che egli contesta - dal turbocapitalismo all'"open space della società liquida cosmopolitica", come egli scrive. Per questo motivo è lecito sostenere che egli si contraddica e, soprattutto, che non dia vita ad una vera alternativa.
A questo proposito, esaminiamo la proposta di Fusaro nella sintetica formulazione datane da lui stesso: "populismo integrale socialista e democratico". L'espressione contiene i tre concetti di popolo, di socialismo e di democrazia che Fusaro accoglie e ripropone nei significati dati loro dalla modernità successiva alla Rivoluzione francese e che quindi contraddicono il significato che la dottrina politica cattolica assegna loro. Il popolo, per lui, è quanto "sta sotto" (ceti medi e classi lavoratrici), in contrapposizione a quanto sta "sopra" (le élite), sicché l'appartenenza al popolo è un dato sociologico e "di classe". Infatti, egli contrappone l'"oligarchismo liberista" e il "populismo socialista". Il popolo di Fusaro manca di due elementi che gli sono invece essenziali per la visione cattolica: avere una base naturale, ossia essere l'insieme di una serie di società naturali e non solo sociologiche, prima di tutto la famiglia, ed essere unito dai fini naturali e, soprattutto, dal fine ultimo. Anche il concetto di "lotta di classe", che Fusaro ripropone nella nuova versione della guerra tra élite e popolo, è estraneo al pensiero sociale cattolico, dato che il bene comune suppone la concordia e non la lotta.
Il socialismo e la democrazia radicale vengono poi congiunti tra loro perché questo "popolo degli abissi", secondo Fusaro, deve essere aiutato da un "moderno principe" (ecco che torna prepotente Gramsci) ad esprimere una "volontà collettiva" affinché le diverse domande sociali presenti nel popolo si trasformino in soggettività politica. Le forze eterogenee presenti nel popolo vanno aiutate a transitare verso il "blocco egemonico e storico". Questo darebbe luogo ad una democrazia che Fusaro chiama "radicale" o "compiuta" e che fa tutt'uno con lo Stato sovrano, in modo che populismo e sovranismo coinciderebbero. Come esempi di questo processo, Fusaro indica il movimento 5 Stelle e lo spagnolo Podemos. Mai degli esempi hanno potuto essere così negativamente eloquenti.
Egli prefigura quindi un popolo culturalmente egemonizzato da un nuovo socialismo, plasmato culturalmente e guidato da un nuovo "moderno principe" che fa capo ad uno Stato sovrano: tutti concetti, compreso questo di "sovranità", assolutamente alieni dalla dottrina sociale della Chiesa e figli, o nipoti, delle categorie politiche moderne. Del "turbocapitalismo" egli non riesce a spiegare le origini: se lo facesse le troverebbe nello stesso ceppo di pensiero a cui lui stesso attinge.

LA FINE DEL CRISTIANESIMO?
Tornando alle numerosissime citazioni con cui Fusaro apre ogni capitoletto dei suoi libri, si nota che tutte finiscono per sostenere le sue tesi, anche se ad esprimerle sono autori molto lontani tra loro. Il capitolo del libro La fine del cristianesimo dal titolo "Senza Dio, il nuovo spirito del capitalismo", è introdotto da una frase di Marx ed Engels, come se costoro non avessero contribuito ad un mondo senza Dio ma, al contrario, ne avessero messo in guardia. Quello di Fusaro è una specie di melting-pot delle citazioni, un sincretismo dei riferimenti che si traduce in un accostamento spericolato delle varie filosofie. Secondo lui il "fanatismo economico" del turbocapistalismo si oppone al "comunismo realizzato", all'"etica borghese", alla "lotta di classe planetaria", agli "Stati sovrani nazionali" e... alla "prospettiva religiosa", facendo così di ogni erba un fascio, dato che anche il comunismo realizzato o lo Stato moderno assoluto si oppongono alla prospettiva religiosa. Questo modo di procedere è particolarmente evidente quando Fusaro tratta del cristianesimo nel libro già citato. Alcuni esempi possono essere eloquenti.
Dopo aver criticato l'"assalto al cielo" del neocapitalismo che ha ridotto gli uomini ad "atomi disumanizzati", Fusaro affida ad Hegel il compito di spiegare questo fenomeno e di fornire la risposta. Ad Hegel, che è il principale responsabile della riduzione della religione a mondo. Come alternativa all'appiattimento della realtà sull'esistente e all'uomo "resiliente", ossia che si adatta (come da lui illustrato nel libro Odio la resilienza), egli parla di Thomas Müntzer e del millenarismo protestante, di Ernst Bloch e della "corrente calda" del marxismo, e di Gioacchino da Fiore, tutti autori che però hanno storicizzato la trascendenza e, quindi, che hanno contribuito a produrre quell'"attacco al cielo" che Fusaro lamenta. Se ne lamenta da marxista e quindi fa questi errori.
Prendendosela con le "logiche adattive" dello spirito di resilienza, Fusaro fa rientrare in questa categoria sia l'empirismo di Locke che il realismo di San Tommaso con la sua visione della verità come adaequatio rispetto alla realtà. Di fatto li appiattisce l'uno sull'altro, mentre stanno ad una distanza siderale. Sono riferimenti confusi che impediscono di distinguere nelle direttive culturali del pensiero moderno il vero e il falso. I pochi autori cristiani citati - manca completamente San Tommaso - finiscono nel tritatutto del fusaro-sincretismo.
Nel libro sulla fine del cristianesimo, Fusaro parla molto di Benedetto XVI e di Francesco. Celebra il primo, che avrebbe mantenuto l'alternativa al mondo, e critica il secondo, con il quale la Chiesa sarebbe diventata subalterna al mondo, il cristianesimo si sarebbe auto-neutralizzato, la neo-chiesa sarebbe diventata una succursale del nuovo ordine mondiale, e con il millenarismo green avrebbe obbedito alle istituzioni mondialiste, trasformando i credenti in consumatori. L'attuale situazione "scismatica" è considerata conseguenza di questo "bivio". Da qui il nuovo auspicio: "Il cristianesimo può tornare ad essere rivoluzionario, come lo fu in origine, se saprà organizzarsi come corrente calda di opposizione alla civiltà del nulla, riaffermando la civiltà dell'uomo come imago Dei e della comunità solidale come unità delle creature, nonché l'esigenza di un'attuazione in terra del regno dei cieli". Belle parole, che Fusaro, con un gioco di prestigio, fa risalire - poteva non essere così? - ad Antonio Gramsci. Ma in questo modo alla Chiesa non sarà riservato altro compito che "divenire parte integrante della protesta contro la falsità universale del regime del tecnocapitalismo". Troppo poco per invitare così spesso Fusaro ad eventi cattolici.

Fonte: La Bussola Mensile, febbraio 2024

2 - LE NUOVE GENERAZIONI DI LAUREATI NON SONO ADATTE AL LAVORO
Segnale inquietante dall'America: un campione di 800 manager rileva che la Generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) è frutto di un clamoroso fallimento educativo
Autore: Mark Serafino - Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 7 febbraio 2024

I cambiamenti culturali guidati dalla politica e dai movimenti sociali di sinistra stanno avendo effetti catastrofici sui membri della Generazione Z che entrano nella forza lavoro. Come si sa, la GenZ si riferisce ai nati tra il 1997 e il 2012. Iniziative aziendali come la DEI (diversità, equità e inclusione) e un sistema educativo imperfetto non riescono a insegnare loro le competenze sociali di base di cui hanno bisogno. Queste carenze stanno creando difficoltà senza precedenti ai manager delle aziende di tutto il Paese.
Recenti studi sull'attuale ondata di laureati che si affacciano sul mondo del lavoro offrono dettagli sconvolgenti su ciò che i datori di lavoro si trovano ad affrontare quando devono assumere persone qualificate. Il numero di dicembre 2023 della rivista online Intelligent ha presentato un sondaggio commissionato da Pollfish a 800 manager e dirigenti che si occupano di assunzioni, e i risultati sono sorprendenti. Tra i risultati più significativi:
- il 20% dei neolaureati porta un genitore ai colloqui di lavoro,
- il 50% dei neo-laureati fatica a stabilire un contatto faccia a faccia durante un colloquio,
- il 50% delle reclute non è vestito adeguatamente per i colloqui,
- i datori di lavoro affermano che i neolaureati non rispondono in modo soddisfacente alle domande e non sono preparati per il mondo del lavoro.

UN CLAMOROSO FALLIMENTO
Non si tratta di risultati isolati o aneddotici, ma di un campione di 800 manager e dirigenti impegnati nella gestione di imprese. I risultati riflettono una ripartizione del modo in cui i giovani uomini e donne vengono formati ed educati nelle case e nelle scuole.
Se una volta il pensiero di portare i genitori ai colloqui di lavoro era una ricetta sicura essere bersagliati con il ridicolo tra coetanei, oggi i datori di lavoro si trovano di fronte a genitori che a maniera di elicotteri girano sul colloquio in un ruolo di supporto.
La rapida regressione dal "venerdì casual" a un guardaroba tuttofare è peggiorata al punto che ci sono casi di candidati che si presentano a un colloquio indossando i pantaloni della tuta e l’infradito.
Un altro indicatore di questo clamoroso fallimento si trova in un recente articolo di Fortune.com intitolato "Il galateo" che ci informa che le lezioni di galateo arriveranno in oltre il 60% delle aziende nel 2024. Secondo un sondaggio condotto da Resume Builder su oltre 1500 dirigenti d'azienda, il 60% delle aziende statunitensi offrirà ai propri dipendenti corsi di galateo per insegnare loro argomenti quali: come inviare un'e-mail, come vestirsi in modo appropriato, come interagire con i clienti, come parlare a voce alta durante le riunioni e come rispettare gli spazi condivisi.
L'indagine ha rilevato che i neolaureati (Gen Z) non hanno le capacità per discutere, dissentire o addirittura lavorare a fianco di persone con opinioni diverse.

L'ASSUNZIONE DI NUOVI DIPENDENTI
La sconfortante realtà di questi risultati è che aziende come PWC, Deloitte e KPMG devono integrare la gestione di un'attività "a scopo di lucro" con l'insegnamento di argomenti che lungo 16 anni di istruzione a scuola e a casa avrebbero dovuto essere trattati, ma che non sono riusciti a farlo adeguatamente. Oggi i datori di lavoro si assumono l'onere e il costo aggiuntivi di formare i propri dipendenti alle competenze di base dell'età adulta, in modo da poter continuare a fornire prodotti e servizi ai propri clienti.
In effetti, un tempo l'onere di formare i dipendenti sulle competenze era dato per scontato in quanto frutto della formazione dei bambini a casa e a scuola. Ora le aziende dovranno assumere formatori qualificati per insegnare ai propri dipendenti le competenze di base in materia di etichetta. In circostanze normali, l'assunzione di nuovi dipendenti è un segnale di crescita dei ricavi e dei profitti, con l'aspettativa che i nuovi assunti contribuiscano alla produttività e alla redditività. L'impatto economico è bilanciato dalle nuove attività commerciali create dal personale aggiuntivo.
Non è raro che le aziende abbiano membri del personale che servono l'azienda come formatori su questioni di produzione e tecniche. Alcuni compiti dei formatori includono l'orientamento dei nuovi dipendenti sulle politiche e le procedure dell'azienda, la formazione sui prodotti e il mantenimento degli standard di sicurezza sul posto di lavoro. I dipendenti vengono istruiti su vari argomenti con l'obiettivo di massimizzare la produttività e la sicurezza, ottenendo risultati misurabili.
Tuttavia, la nuova formazione sarà diversa. La formazione di base sulle soft skill per migliorare la produttività dei dipendenti diventa difficile, se non impossibile, da misurare. Le iniziative aziendali senza risultati misurabili in termini di produttività hanno spesso un impatto economico sui clienti.
Una realtà aziendale è che ogni volta che si aggiunge un costo, gli amministratori delegati e gli azionisti si aspettano che il costo (persone, processi o procedure) produca ricavi superiori all'importo investito. Altrimenti, gli investitori si chiedono perché rischiare l'investimento. Come dice Kevin O'Leary di Shark Tank, "non sto cercando di farmi degli amici. Sto cercando di fare soldi".
Piaccia o no, le parole del signor O'Leary rivelano la fredda e dura realtà degli affari in America. La necessità delle aziende di fare soldi e di operare in modo sostenibile rende possibile la prosperità di generazioni di famiglie e il sostegno di innumerevoli comunità.
Un'altra scomoda verità è che il crollo morale delle famiglie, delle comunità e delle chiese si ripercuote sugli affari. Tutte le componenti devono lavorare insieme se si vuole che la società prosperi.

Fonte: Tradizione Famiglia Proprietà, 7 febbraio 2024

3 - SISTER BONIFACE, L'INVESTIGATRICE DEL MISTERO CHE SMASCHERA IL MALE
Una serie TV della Bbc dove la suora protagonista prega, crede in Dio, riconosce la presenza del male e cerca di arginarlo: raro esempio di qualcosa di passabile in Tv
Autore: Paolo Gulisano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 marzo 2024

Arriva in Italia su Rai 1 la serie televisiva Le indagini di Sister Boniface, prodotta dal 2022 dalla BBC e BritBox con il titolo originale di Sister Boniface's Mysteries. Nell'Inghilterra degli anni Sessanta, la protagonista che dà il titolo alla serie è sorella Boniface, una suora cattolica del convento di St. Vincent situato nell'immaginaria città di Great Slaughter, collocata nelle Midlands, nel cuore della vecchia Inghilterra rurale.
La scelta di non tradurre il nome lasciando l'originale inglese può far sorridere, immaginando l'imbarazzo dei produttori in tempi di ipersensibilità sui temi della parità di genere. Boniface infatti significa Bonifacio, e un tempo era normale che nel mondo anglosassone le suore prendessero come nome da religiosa anche nomi maschili, con riferimento a santi particolarmente significativi. In questo caso, san Bonifacio era un monaco benedettino inglese, vissuto tra settimo e ottavo secolo, che fu il principale evangelizzatore della Germania e morì martire per mano dei pagani.
Sister Boniface è una religiosa che oltre a compiere i propri doveri nella vita del convento, tra Ora e Labora (in tal senso si occupa di produrre vino) possiede un dottorato in scienze forensi che le dà le competenze per collaborare con la polizia locale in qualità di consulente della polizia locale.
Molto spesso le fiction con presenza di sacerdoti e suore, lasciano abbastanza a desiderare da un punto di vista dell'ortodossia dottrinale. Il punto più basso venne raggiunto col grottesco Sister Act.

SPIN OFF DI PADRE BROWN
Sister Boniface è ben altro, fortunatamente. Nasce come spin off della serie dei Racconti di Padre Brown, con Mark Williams nella parte del sacerdote detective creato da Chesterton. Suor Boniface infatti compare in uno degli episodi di una serie che già di per sé era apocrifa, essendo ambientata negli anni '50 (Chesterton era morto nel 1936). Le vicende della suora investigatrice hanno una collocazione ulteriore: siamo negli anni '60, e questo è di per sé molto significativo. Sono gli anni in cui la Chiesa inglese era ancora molto solida, consapevole della propria tragica e commovente storia di persecuzione.
Un prete cattolico era distinguibile per la sua veste talare, e per il suo colletto definito “romano”. Il pubblico televisivo inglese aveva già avuto modo di esprimere la propria approvazione verso la serie di Padre Brown per quel tipo di Chiesa, per gli aspetti “esteriori” ma anche e soprattutto per quella dottrina, per quella visione chiara dei rapporti col mondo che la caratterizzavano prima della burrasca postconciliare. E' significativa questa nostalgia per quel mondo, ma soprattutto per quel tipo di Chiesa. Molti spettatori giovani che non la conoscevano, ne sono rimasti affascinati, scoprendo una realtà molto più interessante delle attuali strutture e attività socioecclesiali progressiste.
Così come il pubblico aveva gradito la catholic way of life di Padre Brown e dei personaggi della sua serie, così sta apprezzando il personaggio di questa Sister Boniface che anch'essa indossa la veste del suo ordine, e non un tailleur come si usa adesso, che prega, che crede in Dio, che riconosce la presenza del male nel mondo e collabora per arginarlo.

COZY MYSTERY
Questa serie appartiene a una sorta di sottogenere del Giallo, chiamato in inglese Cozy Mystery, ovvero un filone narrativo privo di violenza, di sesso, di aspetti spaventosi. “Cozy”, che letteralmente significa “confortevole”, è anche il rivestimento, quasi sempre fatto a mano, delle teiere. Un prodotto dello sferruzzamento di gentili anziane signore. Il Giallo Cozy è una narrazione che non vuole terrorizzare, ma vuole fare pensare il lettore, rassicurandolo che per quanto il male esista e agisca, non può avere l'ultima parola.
Sister Boniface ci ricorda proprio questo. Lei non è un'assistente sociale: è una donna di fede e un'investigatrice del Mistero, come è indicato per i grandi giallisti cristiani, da monsignor Knox a Chesterton fino ad Agatha Christie, che non a caso si impegnò negli anni seguenti al Concilio perché fosse mantenuta la Messa in Vetus Ordo.
Così vediamo la suora di St. Vincent operare in un mondo segnato dalla caduta, che è una questione di libera scelta: come il mondo è stato corrotto a causa di una tale scelta, così può essere riparato attraverso un buon uso della libertà. Come diceva Chesterton, «un uomo può stare sdraiato immobile e guarire da una malattia. Ma non deve stare sdraiato immobile se vuole guarire dal peccato; al contrario, deve alzarsi e balzare in piedi violentemente. Il “paziente” si trova in un atteggiamento passivo; il “peccatore” in un atteggiamento attivo. Ogni riforma morale deve iniziare con una volontà attiva, non passiva».
Sister Boniface ce lo conferma. Cogliamo l'opportunità rara di vedere qualcosa di buono alla Tv.

Nota di BastaBugie: per vedere gli episodi della settimana si può andare su Rai Play, clicca qui!

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 8 marzo 2024

4 - SACERDOTE SPAGNOLO CRITICA L'ISLAM: RISCHIA IL CARCERE PER CRIMINI D'ODIO
Anche il Canada del presidente Trudeau attacca la libertà dei cristiani con la scusa della lotta ai discorsi d'odio... ecco a voi la democrazia totalitaria
Autore: Paola Belletti - Fonte: Sito del Timone, 16 marzo 2024

Custodio Ballester è un sacerdote dell'arcidiocesi di Barcellona da 25 anni, attualmente vicario nella parrocchia di San Sebastian di Badalona. In questo periodo si trova coinvolto in un processo per il quale rischia tre anni di carcere: la procuratrice di Malaga ha infatti richiesto per lui il massimo della pena, per aver commesso un cosiddetto crimine d'odio. María Teresa Verdugo accusa il sacerdote per alcune dichiarazioni fatte in una trasmissione dell'emittente Alerta Digital e risalenti al 2017. Vittime di questo presunto crimine tutti i fedeli mussulmani, stando alla definizione confusa e assai rischiosa di questo tipo di crimine che di fatto mette a processo le intenzioni.
Le dichiarazioni in questione, leggiamo nell'intervista rilasciata a Zenit Francia, si riferivano al rischio insito nell'ideologia islamista radicalizzata. Il sacerdote aveva detto che «l'Islam radicale intende distruggere la civiltà cristiana e radere al suolo l'Occidente». Sette anni fa, dunque, durante la trasmissione "la ratonera" - ovvero "trappola per topi"- padre Custodio esponendo il proprio pensiero ha «fatto il presupposto che in effetti l'Islam radicale abbia l'intenzione di distruggere l'Europa e quindi di annientare l'Occidente». Ha inoltre specificato come fosse da supporre che, «in questo ambiente islamista, non tutti siano in grado di commettere atti violenti, ma che purtroppo coloro che si immolano e portano con sé coloro che considerano "infedeli" sono considerati santi».
Tali dichiarazioni hanno suscitato la reazione dell'associazione "Musulmani contro l'islamofobia" i cui membri si contano sulle dita di una mano, ma che è finanziata dai fondi pubblici del governo catalano. Ciò che il sacerdote fa notare, nel ripercorrere la vicenda, è che la sua condizione di prete cattolico lo ha reso passibile della massima pena perché particolarmente pericoloso: secondo la procuratrice Verdugo, infatti, il suo ministero gli consentirebbe di indottrinare le folle e, quindi, diciamo noi, di diffondere lo stesso odio che avrebbe prodotto le dichiarazioni per le quali è incriminato. Insieme a padre Ballestrer sono perseguiti il redattore della trasmissione e un altro sacerdote, padre Jesús Calvo. Nessuno di loro è mai stato interrogato dalla procuratrice. Ciò potrebbe farci supporre che sia una vera esperta di processi alle intenzioni, anche a distanza.
Ciò che sta capitando a questo sacerdote dimostra che ricordare che l'espressione ideologizzata e radicalizzata dell'islam costituisca un rischio per i cristiani e l'Occidente in genere (ovvero riportare gli obiettivi dichiarati dagli stessi esponenti di tale estremismo), ed essere sacerdote cattolico, sarebbero due pessime cose, soprattutto se correlate tra loro, e perseguibili legalmente. Per questo, considera con amarezza padre Custodio, il principio di uguaglianza davanti alla legge, nel suo caso, sarebbe stato impunemente derogato.
Da prete cattolico, però, le parole che ritiene sommamente vincolanti e fonte di consolazione sono quelle con le quali Gesù Cristo avverte tutti i suoi fedeli riguardo ai tribunali umani ai quali saranno consegnati, non trascurando la precisa strategia difensiva da tenere in quei casi: «Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10, 17-20).
«Sono pronto», conclude padre Custodio. [...]
La cosa più grave di processi come questo consiste nel fatto che il reato contestato non ha oggettivi riscontri in un atto esterno, ma si riferisce alle intenzioni, ovvero a qualcosa che pertiene all'inviolabile foro interno della coscienza. Senza scomodare scenari futuri e dispotici questa modalità è a tutti gli effetti tipica delle dittature che hanno già dato terribili prove di sé nella storia contemporanea: «[...[ l'odio non è un fatto materiale esterno, giudicano le intenzioni perché non sono andato in una moschea per provocare, ho parlato solo di intenzioni, niente di più e se giudicano le mie intenzioni allora possiamo dire che siamo in un regime stalinista o in una dittatura cubana come ai tempi di Fidel Castro», conclude il sacerdote che con la stessa lucidità e mite fermezza immaginiamo affronterà il processo.

Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Discorsi d'odio, così Trudeau attacca la libertà religiosa" parla del governo canadese che sostiene due diverse proposte di legge che, se approvate, violerebbe gravemente le libertà fondamentali di tutti, in primis dei cristiani, in quanto la vita delle persone sarebbe totalmente in mano allo Stato. Che diventa uno stato totalitario. Ecco a voi la democrazia totalitaria.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 marzo 2024:

Con due proposte di legge sostenute dal governo Trudeau, il Canada segna il primato dell'assolutismo totalitario e orwelliano di uno Stato contemporaneo, dando al governo il potere assoluto di riconoscimento, concessione, controllo e limitazione dei diritti umani inalienabili e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini. Innanzitutto l'idea di eliminare, con la proposta di legge C-367, il cui iter è iniziato lo scorso novembre, la clausola di eccezione che protegge, dalle denunce penali, sacerdoti, pastori, chiese, organizzazioni cristiane e semplici credenti che affermano la verità con amore nella pubblica piazza.
Finora le accuse, verso i cristiani, dei cosiddetti "crimini d'odio" sono state molto difficili da provare a causa dell'«esenzione religiosa» contenuta nella Sezione 319 del Codice penale che afferma: «Nessuna persona può essere condannata per un reato [di crimine d'odio]... se, in buona fede, la persona ha espresso o tentato di stabilire con un argomento un'opinione su un argomento religioso o un'opinione basata su una credenza in un testo religioso».
L'eliminazione di tale clausola corrisponderà al divieto di condividere in pubblico il messaggio cristiano; e i cristiani potrebbero essere accusati di discriminare le altre religioni affermando, come da Vangelo, che Gesù è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). La scusa, usata dai promotori delle modifiche, è quella di proteggere le comunità ebraiche alla luce del recente aumento delle manifestazioni antisemite in Canada... ma in realtà, così viene attaccata la libertà religiosa di tutti.
A ciò si aggiunge un'altra proposta di legge, presentata dal governo canadese il 26 febbraio scorso, per contrastare l'odio online: la proposta consentirebbe ai giudici di mettere gli adulti in prigione a vita se sostengono il genocidio attraverso dichiarazioni online. La proposta di legge del governo, l'Online Harms Act (Bill C-63), vorrebbe «difendere il pubblico infantile e adolescenziale» dai contenuti online, come ha dichiarato il ministro della Giustizia Arif Virani nei giorni scorsi, ma invece di colpire gli odiatori seriali per i loro crimini, censura la libertà di parola, pensiero e religione.
Le nuove norme, si legge nel sito del governo, «creeranno protezioni più forti per i bambini quando useranno piattaforme online e salvaguarderanno meglio tutti in Canada dall'odio online. Il disegno di legge definisce una nuova visione più sicura e inclusiva». Il Justice Centre for Constitutional Freedoms (JCCF), uno dei principali istituti di difesa dei diritti costituzionali del Paese, ha definito l'Online Harms Act un pericoloso «assalto» alla libertà di parola, «l'assalto più aggressivo contro la libertà di parola nella storia moderna canadese», che potrebbe essere utilizzato per togliere «diritti fondamentali».
L'ambiguità del testo e la genericità delle definizioni aprono il campo alla possibilità per ciascun cittadino di essere perseguito dalla Commissione canadese per i diritti umani; chiunque potrebbe essere obbligato a pagare al governo federale 50.000 dollari e fino a 20.000 dollari a una presunta "vittima" che si sia sentita offesa da ciò che sia stato scritto, invertendo il principio dell'onere della prova. Il governo Trudeau istituirà tre nuove burocrazie nazionali: una Commissione per la sicurezza digitale, un Difensore civico per la sicurezza digitale e un Ufficio per la sicurezza digitale, che richiederanno milioni di dollari di nuove spese. La Bibbia, inclusi il Vangelo e le lettere di san Paolo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, encicliche, documenti ufficiali vaticani, omelie di Sommi Pontefici: tutto potrà essere considerato censurabile, "odioso" e punibile. Non basta, in perfetto stile orwelliano, il ministro Virani ha difeso il nuovo potere (Sezione 810.012) previsto dall'Online Harms Act di «imporre gli arresti domiciliari a qualcuno che si teme possa commettere un crimine d'odio in futuro, anche se non l'ha ancora fatto». In altre parole, siamo alla presunzione di colpevolezza, allo Stato totalitario, al soviet comunista del popolo che impiccava il popolo...
Con le "buone intenzioni" di molti governi liberali, che credono di combattere l'antisemitismo e l'odio facendo la guerra al cristianesimo e alle virtù che esso incarna, si pavimenta l'inferno. Il Canada di Trudeau, ancora una volta, si pone all'avanguardia di una trasformazione illiberale dello Stato e consolida un nuovo totalitarismo che, purtroppo, contagia tutto l'Occidente e somiglia sempre più all'autoritarismo comunista.

Fonte: Sito del Timone, 16 marzo 2024

5 - POVERE CREATURE: UN FILM OSCENO, CANDIDATO ALL'OSCAR
Il film abbonda di pornografia, perversioni sessuali e violenza... per questo è candidato a 11 Oscar ed è consigliato dalla CEI per dibattiti in parrocchia
Autore: Ermes Dovico - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 febbraio 2024

«La violenza è mostrata in maniera ricorrente e/o significativa e/o morbosa con enfasi su dettagli come ferite, sangue, etc. e non è giustificata dal contesto narrativo. In particolare, la narrazione della violenza sessuale è esplicita, non coerente con il contesto. Particolare attenzione viene posta al potenziale di imitazione del comportamento mostrato (14+). Scene di sesso o riferimenti ad esso sono mostrati in maniera insistita ed esplicita (14+). L'uso di armi è insistito e non giustificato dal contesto. Particolare attenzione viene posta al potenziale di imitazione del comportamento mostrato (14+). L'uso di un linguaggio blasfemo/volgare è presente in maniera insistita e non giustificato dal contesto narrativo».
La scheda qui riportata è quella presente nel database del Ministero della Cultura - Direzione generale cinema e audiovisivo. E non riguarda un filmetto sconosciuto e da quattro soldi, bensì Povere Creature! (Poor Things), pellicola vincitrice dell'ultimo Leone d'oro e di diversi altri premi cinematografici, nonché candidata a ben 11 Oscar. Il film è diretto da Yorgos Lanthimos e ispirato all'omonimo romanzo di Alasdair Gray.
Al di là degli opposti giudizi che Povere Creature! ha fin qui suscitato - chi se ne dice estasiato, chi disgustato - le varie descrizioni concordano di fatto nel restituire il quadro di un film sostanzialmente pornografico, con una trama cupa tutta percorsa dal tema della liberazione sessuale. Da qui la serie di divieti e, in alcuni Paesi, anche di scene tagliate.
Basti dire che il divieto italiano per i minori di 14 anni è uno tra i più blandi al mondo. In diversi Paesi - dal Brasile al Giappone, dal Regno Unito alla Nuova Zelanda, da alcune regioni del Canada alla Corea del Sud - lo hanno proibito ai minori di 18 anni; a Singapore il divieto è innalzato fino ai 21. Negli Stati Uniti i minori di 17 anni possono vederlo solo se accompagnati da un genitore o un tutore adulto. La Motion Picture Association (Mpa), l'organizzazione che rappresenta i sei maggiori studi cinematografici statunitensi, gli dà appunto la classificazione "R" (la seconda, per gravità), «per contenuti sessuali forti e pervasivi, nudità cruda, materiale inquietante, sangue e linguaggio [osceno]».

LA SCELTA GIUSTA È NON VEDERLO
Noi abbiamo scelto di non vederlo, per ragioni precise. Non si tratta qui di dover confutare, per esempio, un cartoon con contenuti ideologici oppure un film che presenta in maniera deformata un caso storico e, quindi, da vedere per metterne in luce le incongruenze e le omissioni rispetto alla storia stessa (vedi il film di Bellocchio sul caso Mortara già descritto sulla Bussola). Di un film di cui è nota, a tutte le latitudini, la connotazione pornografica, una persona normale non direbbe che "va visto, perché bisogna valutarne la trama". Trama che peraltro si può leggere ovunque, in primis nei siti specializzati di cinema.
Il punto è che quello che passa attraverso i nostri occhi e le nostre orecchie non è "neutro" per la nostra dimensione corporale e mentale, né tantomeno lo è per quella spirituale. Né è ragionevole credersi, come si suol dire, "adulti e vaccinati", rispetto a certe immagini, scene, suggestioni e discorsi vari, perché il fatto che la nostra società sia impregnata di tutto ciò e che se ne siano viste tante non ti dà alcuna garanzia di immunità acquisita, allo stesso modo di come uno può essere ormai assuefatto a una determinata droga ma quella droga tale rimane: e continua a far male, anche inavvertitamente. Non per nulla i santi - si veda ad esempio quanto riporta san Giovanni Bosco nella sua biografia su san Domenico Savio (pp. 34-35) - raccomandano la custodia degli occhi e degli altri sensi.
Qualche cenno alla trama. Nella Londra vittoriana, una donna incinta, oppressa da un marito dispotico, si suicida gettandosi da un ponte. Il suo corpo senza vita è raccolto, sulle rive del Tamigi, dal dottor Godwin Baxter, che la resuscita trapiantandole il cervello della creatura che portava in grembo. Lo scienziato pazzo le dà il nome di Bella Baxter, interpretata da Emma Stone. La donna, un corpo adulto con un cervello da bambina, è come una tabula rasa, che non sa nulla di sé e deve (re)imparare tutto, dal parlare al relazionarsi con gli altri. Mentre le sue abilità motorie progrediscono lentamente, viene detto che la sua mente progredisce velocemente.

PERVERSIONI SESSUALI DI OGNI TIPO
In questo contesto, in una varietà di situazioni, Bella inizia a scoprire la sua sessualità. Seguono scene di masturbazione femminile, rapporti sessuali e lesbici, sadomasochismo, prostituzione in un bordello, voyerismo, con un padre che assiste ad atti sessuali in compagnia dei suoi figli minorenni... Eccetera. In tutto questo, sottolineano alcune recensioni su IMDb (Internet Movie Database), rimane l'ambiguità sull'età mentale di Bella al suo primo rapporto, che avverrebbe in teoria verso i suoi 16 anni - con un uomo molto più grande di lei - ma con un'ingenuità di fondo che lascerebbe quantomeno dubbi sul suo reale consenso. Un'ambiguità a cui contribuisce, evidentemente, l'idea di partenza, cioè del cervello di un bambino in un corpo adulto. Al di là delle intenzioni degli autori, una simile ambiguità, in un romanzo e un film sulla "liberazione sessuale", evoca temi cari alle lobby che vogliono normalizzare la pedofilia.
Eppure, Bella cresce e - ci informa Sette, il settimanale del Corriere - «schiaccia il patriarcato e conquista la libertà», imparando a manipolare gli uomini e «usarli per i propri scopi». Ancora, «danza libera e furiosa, rifiuta la maternità perché vuole diventare medico». Piuttosto svilente, come idea di femminilità.
Non sorprende che a Sette piaccia la pellicola di Lanthimos, ma rimane un bel punto di domanda sull'entusiasmo del sito della Diocesi di Milano, che titola: "Povere creature! Il film simbolo della libertà". Peccato che si tratti, come visto, di una libertà perversa. Il titolo, comunque, rispecchia la recensione-elogio, a firma di Gabriele Lingiardi, in cui non si capisce se la morale naturale conti ancora qualcosa e quale posto abbia l'anima in mezzo a tanta spazzatura: ma ammessa la confusione del singolo recensore, la Diocesi ambrosiana correggerà il tiro?
Anche in questo caso, come altre volte in passato, la Commissione nazionale valutazione film della Cei manca di dare un chiaro giudizio cattolico, capace di ben orientare le anime. Si limita a concludere che «per i temi e il linguaggio in campo, il film richiede un pubblico adulto», definendo lo stesso film, che pure mostra di apprezzare, «complesso, problematico, per dibattiti». Per dibattiti? San Paolo obietterebbe: «Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi - come deve essere tra santi - né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti» (Ef 5,3-4). Starne alla larga.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 febbraio 2024

6 - UTERO IN AFFITTO: NASCE FEMMINA E I COMMITTENTI CHIEDONO I DANNI
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): 12enne stuprata a scuola da un trans, in Polonia la TV di Stato si scusa, i dubbi del NYT sui minori trans, dopo Fiducia Supplicans pastorale sempre più arcobaleno
Fonte Provita & Famiglia, 21 giugno 2023

Una coppia di uomini californiani ha citato in giudizio una clinica per la fertilità di Pasadena per violazione di contratto, negligenza medica, e violazione di normative varie a tutela dei consumatori, perché la surrogata ha partorito una femmina anziché un maschio, come era stato pattuito.
L'avvocato dei Sanigers [Albert e Anthony], sposati nel 2013, ha spiegato che i due da sempre sognavano di avere due figli, entrambi maschi. Già prima di sposarsi, la coppia aveva scelto il nome per i loro futuri figli e aveva creato per loro un account Gmail.
Dal momento in cui l'hanno contattata, sono stati espliciti con la clinica HRC e Kolb: potevano essere impiantati nell'utero della loro surrogata solo embrioni maschi.
Invece, "negligentemente, sconsideratamente e/o intenzionalmente" hanno impiantato una femmina.
Ed ora i due committenti dovranno sopportare anche un grande danno economico perché dovranno allevare tre figli, anziché i soli due bambini che avevano programmato.
È noto che la merce deve avere le qualità previste dal contratto e pagate dagli acquirenti: è probabile che i Sanigers vinceranno la causa.
Stupisce, però, che una coppia così desiderosa del loro primo bambino (o forse bisognerebbe dire "bambolotto"?) per nove mesi non si sia preoccupata di chiedere e guardare le immagini ecografiche: avrebbe potuto ordinare e ottenere l'aborto.
Chissà, ora, come sarà la vita di quella bambina con due "papà" che già provano un tale risentimento verso di lei.
A pensarci bene, però, una soluzione a tutto questo poteva esserci: dato che il sesso biologico non conta nulla, la coppia addolorata poteva dichiarare all'anagrafe che la bambina era un maschio e il problema sarebbe stato risolto.
Quanto ai bambini maschi che prima o poi nasceranno, già con indirizzi Gmail, sarebbe interessante sapere se abbiano già anche siti OnlyFans personalizzati.

Nota di BastaBugie:
ecco altre notizie sul "gaio" mondo gay... sempre meno gaio.

DODICENNE STUPRATA A SCUOLA DA UN TRANS
L'ASK Academy, una scuola privata di Rio Rancho (New Mexico), permette agli studenti maschi che si sentono donne di usare bagni e spogliatoi femminili. Ray (nome di fantasia), alunna 12enne, provava disagio a vedere maschi nei propri spazi, ma il personale scolastico le aveva detto di non giudicare e di rimanere in silenzio se avesse avuto qualche rimostranza da fare.
Nell'ottobre del 2021 Ray venne stuprata. [...] Ray non disse nulla, finché la madre l'anno scorso, grazie alla lettura del suo diario, scoprì cosa fosse successo alla figlia. Ora la ragazzina assume farmaci per l'ansia e, quando è sola a casa, dorme con un coltello accanto a sé e vicino al proprio grosso cane.
Ray è un irrilevante effetto collaterale della battaglia arcobaleno, ossia è un'altra vittima dell'ideologia LGBT e del politicamente corretto che pur di portare avanti le proprie istanze non guarda in faccia a nessuno.
(Gender Watch News, 5 luglio 2023)

IN POLONIA LA TV DI STATO SI SCUSA
In Polonia, diventato primo ministro il liberale Donald Tusk, molte cose stanno cambiando. In peggio. Anche sul versante dell'informazione pubblica. Ad esempio sono saltate tutte le teste alla guida della Tv pubblica - la TVP - della Radio polacca e dell'agenzia di stampa pubblica PAP.
Nel programma di informazione della TVP - InfoTVP - il conduttore Wojciech Szelag, invitando alcuni attivisti LGBT in studio, si è profuso in scuse per come l'emittente TVP avesse trattato le comunità LGBT negli anni passati.
«Per molti anni in Polonia parole vergognose sono state rivolte a numerose persone perché hanno scelto di decidere da sole chi sono e chi amano - ha detto Wojciech Szelag commovendosi - Le persone LGBT+ non sono un'ideologia ma persone; nomi specifici, volti, parenti e amici. Tutte queste persone dovrebbero sentire la parola "scusa" provenire da qualche parte. Quel posto è qui, dove ora mi sto scusando. Per otto anni si sono mostrati gli attivisti LGBT - ma anche la comunità LGBT - come una minaccia per la nazione polacca».
In realtà durante il governo precedente a guida Pis la politica tentava semplicemente di tutelare i bambini dalla propaganda LGBT e si opponeva a derive ideologiche come le “nozze” gay o l'omogenitorialità. Ora il vento è cambiato e la voce della politica progressista andata al potere usa della TV di stato per fare propaganda arcobaleno.
(Gender Watch News, 16 febbraio 2024)

I DUBBI DEL NYT SUI MINORI TRANS
Il New York Time, giornale ultraliberista, si fa anche lui delle domande sulla cosiddetta transizione sessuale dei bambini e ragazzi. L'anno scorso uscì un articolo dal titolo Hanno messo in pausa la pubertà, ma c'è un costo? e all'inizio di quest'anno un altro con il seguente titolo Quando gli studenti cambiano identità di genere e i genitori non lo sanno.
La giornalista Pamela Paul, accennando all'apripista Olanda, sottolinea che «la pratica [dei bloccanti della pubertà] si è diffusa in altri paesi, con protocolli variabili, scarsa documentazione dei risultati e nessuna approvazione da parte del governo dei farmaci per tale uso, inclusa la Food and Drug Administration statunitense. Ma ci sono prove emergenti del potenziale danno derivante dall'uso dei bloccanti, secondo revisioni di articoli scientifici e interviste con più di 50 medici ed esperti accademici in tutto il mondo».
La sua collage Katie Baker affronta poi il tema della carriera alias a scuola. Spesso i distretti scolastici non avvertono i genitori che la loro figlia o il loro figlio vuole farsi chiamare con un nome diverso. La Baker appunta: «I distretti hanno affermato di volere il coinvolgimento dei genitori, ma devono seguire le linee guida federali e, in alcuni casi, statali intese a proteggere gli studenti dalla discriminazione e dalle violazioni della loro privacy. [...] Ma dozzine di genitori i cui figli hanno scelto la transizione sociale a scuola hanno riferito al Times di sentirsi maltrattati dagli educatori i quali sembravano pensare che loro - e non i genitori - sapessero cosa fosse meglio per i loro figli». E qui sta il punto: la privacy deve cedere il posto al diritto dovere dei genitori di educare i figli non ancora emancipati. Rimanendo fermo il punto, però, che qualsiasi carriera alias non è accettabile dal punto di vista morale.
(Gender Watch News, 19 febbraio 2024)

DOPO FIDUCIA SUPPLICANS PASTORALE SEMPRE PIÙ ARCOBALENO
Due iniziative proposte in casa cattolica ma non cattoliche. La prima: il gruppo Kairos propone una serie di incontri dal titolo A piccoli passi... Titolo del primo incontro: Pastorale LGBTQ+ ma in che senso?
La seconda iniziativa, promossa dall'Azione cattolica, dal Centro culturale San Rocco e la Tenda di Gionata e dal titolo Strade dell'amore, prevede tre incontri: L'omosessualità nella Bibbia; La scoperta dell'omosessualità nella famiglia; I cammini dei cristiani LGBT+ e dei loro genitori nelle nostre comunità cristiane.
Un paio di riflessioni. È errata la qualificazione cristiani o cattolici o pastorale LGBT o omosessuale, perché i due termini non possono stare insieme dato che l'omosessualità e la transessualità non hanno nulla di naturale e quindi contrastano con la volontà di Dio. Sarebbe sensato, ad esempio e solo per fare un'analogia, parlare di cristiani ladri o di pastorale furtiva?
Seconda riflessione: dopo Fiducia supplicans è ormai completamente tramontata l'idea di avere una pastorale che indichi come verità antropologica l'uscita dall'omosessualità. Le iniziative pastorali di questo tipo servono solo per rafforzare il proprio orientamento omosessuale o il proprio disturbo attinente alla sfera dell'identità sessuale, costringere i fedeli ad accettare ciò che per buon senso rifiuterebbero e permettere a persone omosessuali e transessuali di occupare sempre più ruoli all'interno della Chiesa.
(Gender Watch News, 14 marzo 2024)

Fonte: Provita & Famiglia, 21 giugno 2023

7 - OMELIA DOMENICA DELLE PALME - ANNO B (Mc 14,1-15,47)
Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori
Fonte Il settimanale di Padre Pio

La Liturgia della Parola della Domenica delle Palme è molto ricca. Il brano del Vangelo con cui abbiamo iniziato la Celebrazione narrava l'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme; la prima lettura, tratta dal profeta Isaia, sottolinea le offese e le umiliazioni che il nostro Redentore ha dovuto sopportare per nostro amore; al Salmo responsoriale abbiamo ripetuto il grido di Gesù in Croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»; la seconda lettura descrive l'annientamento del Figlio di Dio, il quale, per la nostra salvezza, si è umiliato sino alla morte di Croce; infine, il lungo brano del Vangelo narrava la Passione di Gesù.
In questo breve pensiero, vogliamo riflettere su un particolare molto sconcertante: l'ingresso di Gesù a Gerusalemme fu salutato dalla folla festante; ma, a quell'ingresso trionfale, seguì ben presto la condanna e la morte di Gesù. Dall'"osanna" al "crucifige": è questo il mistero del cuore umano. Certamente, in mezzo a quella folla che gridò "crocifiggilo" vi furono molti che poco prima accolsero trionfalmente Gesù e che, forse, furono stati anche miracolati da Lui.
Questo inspiegabile cambiamento è un invito a considerare la gravità del nostro peccato. La leggerezza e l'incostanza sono atteggiamenti purtroppo frequenti in noi nei riguardi del Signore. In particolare, la facilità di passare, da atti di fede e di culto, al peccato grave, deve costituire per noi un motivo di seria riflessione.
Non si può concepire un cristiano staccato da Cristo e disposto a vivere abitualmente nel peccato, privo della grazia di Dio, per la maggior parte dell'anno. Non si può ascoltare la parola di Cristo per quanto riguarda i nostri rapporti in chiesa, e poi ascoltare i princìpi del mondo per quanto riguarda la vita pratica. Gesù e il suo Vangelo devono essere la direttiva costante della nostra vita per non ripetere il tradimento delle folle di Gerusalemme pronte a passare dall'"osanna" al "crucifige".
La vita del cristiano non può ignorare quello che è avvenuto a Cristo e il modo con cui Egli ha salvato il mondo. Da qui l'esigenza di meditare sulla Passione di Gesù. San Leonardo da Porto Maurizio affermava che dalla mancanza di questa meditazione deriva lo scadimento di tanti cristiani. Per questo motivo, egli diffuse ovunque la pia pratica della Via Crucis, dando a questo devoto esercizio una grande importanza.
Si pensa a ciò che si ama. Se pertanto amiamo Gesù, penseremo spesso a quanto Egli ha patito per noi. Meditiamo sull'immenso amore che spinse Gesù a morire in Croce per noi. Se non ci avesse amati, Egli non sarebbe salito su quella Croce.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

8 - OMELIA PER IL GIOVEDI SANTO
Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: La rivincita del crocifisso

Con questa intensa celebrazione "nella cena del Signore" ha inizio il Triduo pasquale, cuore di tutto l'anno cristiano. In esso rievochiamo efficacemente - ed è un unico evento salvifico - l'immolazione cruenta di Cristo e la vittoria definitiva del suo splendente ritorno alla vita.
Il Triduo trova il suo principio - e quasi il suo slancio - appunto stasera, in una commossa "festa dell'amore che si dona"; arriva poi al suo culmine nella Veglia pasquale, che canta i prodigi della rinascita dell'uomo e del rinnovamento dell'universo; si conclude infine all'ora vespertina di domenica prossima con la contemplazione ammirata e affettuosa del Risorto, il quale nella concretezza dell'esperienza ecclesiale resta presente e attivo tra i suoi come causa e modello dell'esistenza redenta.
Stasera siamo dunque convocati a ricordare e a riattualizzare quel "convito nuziale", nel quale l'unigenito Figlio di Dio, consegnandosi alla morte, volle affidare alla sua Chiesa, perché lo custodisca e ne viva nei secoli, il suo "nuovo ed eterno sacrificio" (come ci ha detto in apertura l'odierna liturgia).
Mai come in quest'ora possiamo chiaramente comprendere con quale animo si debba partecipare alle nostre abituali eucaristie: non certo come un obbligo che ci è imposto dalle consuetudini religiose e sociali, ma soprattutto come un'espressione di gratitudine. E' la calda inestinguibile gratitudine verso colui che si è congedato visibilmente da noi - da noi che siamo stati gratificati della sua amicizia - mettendo, per così dire, nelle nostre mani la ricchezza riscattatrice della sua morte in croce e lo Spirito santificatore che trabocca e viene a noi dalla sua umanità risorta e trasfigurata.

SIGNORE DA CHI ANDREMO?
Il sacramento del "Corpo dato" e del "Sangue versato" nella sua essenziale verità è questo: è un "dono" sovrumano che - elargito nel contesto di intimità e di soffusa mestizia dell'ultima cena - ha poi impreziosito ogni angolo della terra e ogni anno della vicenda umana. Ed è il dono più esuberante e più sorprendente, che ci è venuto della fantasiosa misericordia del Signore.
Ma bisogna fare attenzione a cogliere e a custodire la divina logica dell'ordine sacramentale. Alla rigenerazione battesimale sono chiamate tutte le creature: a tutti (quale che sia la loro posizione religiosa e culturale di partenza) va annunciato il Vangelo (cfr. Mt 28,19), perché tutti arrivino a conoscere e a riconoscere il Signore Gesù, unico necessario Salvatore, e a capire la soprannaturale bellezza della Chiesa sua Sposa. Invece il dono dell'eucaristia, nel disegno del Padre, è riservato ai credenti.
Questo si dice non per intimidire o escludere dalle nostre messe qualcuno; piuttosto per ricordare a tutti noi, che ci avviciniamo abitualmente al "mistero della fede", l'intrinseca necessità di ravvivare ogni volta la nostra interiore adesione al Signore Gesù, alla sua verità e alla sua grazia.
Il giusto atteggiamento di chi si reca all'assemblea eucaristica è quello che troviamo espresso dalle parole umili e ardenti rivolte a Gesù da san Pietro in un'ora difficile: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6,68-69).

QUESTO È IL MIO CORPO, QUESTO È IL MIO SANGUE
Nel cenacolo Gesù dice sul pane: "Questo è il mio corpo"; cioè, "questa è la mia realtà, questo sono io". Poi dice sul vino: "Questo è il mio sangue"; cioè: "Questa è la mia vita". Vale a dire, in sintesi: "Questo è il mio essere vivente, ed è dato per voi". Tutta la sua passione, liberamente offerta come sacrificio di redenzione (sulla quale mediteremo domani), è l'inveramento del suo gesto eucaristico.
Egli si è immolato e si è avviato spontaneamente alla morte perché noi fossimo redenti e giustificati, in modo che il nostro vivere e il nostro morire essenzialmente fosse, come il suo, una "Pasqua": cioè un passaggio da questo mondo al Padre, dalle tristezze e dalle miserie della terra alla gioia e alla gloria del Regno. E sta proprio qui la "fine", l'estremo, il colmo invalicabile del suo amore per noi.
È quanto ci ha voluto dire l'evangelista Giovanni con l'attacco suggestivo della pagina evangelica che abbiamo ascoltato: "Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).
Fare comunione con il sacramento della suprema donazione di Cristo non è un gesto che possa rimanere senza un seguito nella nostra storia personale e senza esistenziali implicazioni. Non va mai inteso come un debito da pagare, così che coll'adempimento tutto si debba ritenere concluso.
E' invece una solidarietà da assumere progressivamente con Gesù, con il suo modo di pensare, con il suo modo di comportarsi, con il suo modo di morire. E' almeno tentare di rendersi disponibile a lasciarsi riscattare, in virtù del suo sacrificio, da ogni infedeltà, da ogni incoerenza, da ogni troppo scarso fervore.
Per partecipare bene al banchetto nuziale di Cristo bisogna mirare consapevolmente al traguardo di vivere come è vissuto lui, nell'obbedienza filiale alla volontà del Padre oltreché nella fattiva e generosa attenzione ai fratelli.

Fonte: La rivincita del crocifisso

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