BastaBugie n�892 del 25 settembre 2024
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LA PARROCCHIA PRIMA DI TUTTO, ANCHE PRIMA DELLA MADONNA, ANCHE SE SIAMO A MEDJUGORJE
Fernández, il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, afferma che la Madonna non può sostituire il parroco, né un organismo burocratico come il Consiglio pastorale parrocchiale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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NEGLI USA LE FAMIGLIE SONO IN FUGA DAGLI STATI DEMOCRATICI
Gli Stati guidati dai repubblicani prediligono sicurezza, lavoro e libertà educativa (che vuol dire strade sicure, alloggi dignitosi e garanzia che nel bagno delle figlie non ci siano i maschi che si sentono donna)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
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IL MANIFESTO DI VENTOTENE: L'OLIGARCHIA TECNOCRATICA AL POTERE
L'alternativa vera non è fra europeismo e nazionalismo (o sovranismo), ma fra il ritorno alla religione vera oppure Ventotene (con l'abolizione della proprietà privata)
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Formiche
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LE RELIGIONI NON SONO TUTTE UGUALI, NEMMENO SE LO DICESSE IL PAPA
Il cristianesimo è l'unica vera religione, come sapevano bene san Francesco Saverio e i gesuiti del suo tempo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
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LA CLAMOROSA STORIA DI SANTA MARTA DOPO L'ASCENSIONE
Santa Marta, insieme alla sorella Maria Maddalena, approdò a Marsiglia dove compì diversi miracoli: ammansì un drago con l'acqua benedetta e risuscitò un uomo (la citta, in memoria di ciò, fu chiamata Tarascona)
Autore: Pietro Romano - Fonte: Settimanale di Padre Pio
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LA GIORNATA DELLA PACE E LE GUERRE DIMENTICATE
Solo di due guerre si parla regolarmente: Ucraina e Gaza... ma ci sono 41 conflitti in corso, di cui sei con più di 10mila morti nell'ultimo anno: vediamo quali sono
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 9,38-43.45.47-48)
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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LA PARROCCHIA PRIMA DI TUTTO, ANCHE PRIMA DELLA MADONNA, ANCHE SE SIAMO A MEDJUGORJE
Fernández, il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, afferma che la Madonna non può sostituire il parroco, né un organismo burocratico come il Consiglio pastorale parrocchiale
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 settembre 2024
Prima la parrocchia, poi la Madonna. Questo in sintesi il pensiero del Dicastero per la Dottrina della Fede espresso nella nota La Regina della Pace circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje. Il passaggio in cui il cardinale prefetto Víctor Manuel Fernández ha creato nei laboratori del suo Dicastero questa perla teologica è il seguente: «Ci sono altre espressioni che corrono il rischio di essere interpretate in un senso sbagliato, come accade nei messaggi per la parrocchia. In essi la Madonna sembra desiderare un controllo su dettagli del cammino spirituale e pastorale - richieste di giornate di digiuno o indicazioni di specifici impegni per i diversi tempi liturgici -, dando così l’impressione di volersi sostituire agli organismi ordinari di partecipazione. [...] I messaggi della Madonna, però, non possono sostituire ordinariamente il posto del parroco, del consiglio pastorale e del lavoro sinodale della comunità circa le decisioni che sono oggetto del discernimento comunitario, grazie al quale la parrocchia matura nella prudenza, l’ascolto fraterno, il rispetto degli altri, il dialogo» (29). Il ragionamento è il seguente: la Madonna non può sostituirsi alla parrocchia, al cammino indicato dal parroco e dal consiglio pastorale. Ergo questi messaggi non vengono da lei. Sono stati partoriti in piena autonomia dai veggenti (presunti veggenti per il Dicastero): «Tali ripetute esortazioni indirizzate ai parrocchiani sono una comprensibile espressione dell’intenso amore dei presunti veggenti nei confronti della loro comunità parrocchiale» (29). Insomma, una sorta di dannosa proiezione dei desiderata dei veggenti (presunti veggenti).
APPARSA O NON APPARSA Anche se Maria non fosse mai apparsa a Medjugorje, rimane in piedi il concetto erroneo espresso dalla nota: la parrocchia è più importante della Madonna. Affermazione che esige almeno due presupposti. Il primo: la parrocchia e tutti i suoi organismi interni sono di diritto divino positivo. E dunque l’istituzione della parrocchia, al pari della Chiesa cattolica, è un dato rivelato. Secondo presupposto: la Madonna si trova in una posizione gerarchicamente inferiore rispetto al ruolo della parrocchia nell’economia della salvezza (a breve, per i tipi Libreria Editrice Vaticana, Le litanie parrocchiali). Questo passaggio della nota esprime in modo adamantino come Mons. Fernandéz intenda la Chiesa: un organismo burocratico di carattere partecipativo che svolge i suoi compiti di assistenza secondo criteri privi di trascendenza e assai simili a quelli che regolano una qualsiasi Carta dei servizi del cittadino: prudenza, ascolto, rispetto degli altri, dialogo. Il ruolo di Madre di Dio, insieme alla montagna di tutti gli altri titoli spesso dogmaticamente a lei riconosciuti dalla Chiesa nei secoli, non è sufficiente a Maria per scalzare dal primato pastorale la parrocchia, perché parroco, coadiutore, membri del consiglio pastorale ne sanno più di lei e meglio di lei in materia di salvezza.
UNA VERA E PROPRIA CONTRADDIZIONE Se perciò da una parte Maria tuttalpiù potrebbe sedere nel Gruppo Mamme della parrocchia di Nazareth, su altro fronte dà fastidio la sua concretezza e appare pure sospetta. Da sempre la Madre di Gesù nelle sue apparizioni dava prova di essere donna anche molto pratica («Fate quello che egli vi dirà» è la prova provata di questa asserzione): chiedeva di costruire santuari, di praticare digiuni, di recarsi da tal persona o talaltra, di riferire alcune parole, di recare con sé alcuni oggetti, faceva sgorgare fonti, etc. Tutto questo realismo e questo sano pragmatismo fanno storcere il naso al Dicastero che ha un’immagine disincarnata di Maria (la persona nelle cui carni si è espresso in modo sommo il concetto di incarnazione), spiritualizzata, quasi che Maria avesse altro a cui pensare rispetto a digiuni e santuari. La Madonna, quella vera, dovrebbe librarsi su paesaggi ideali sui quali fioriscono concetti vaghi e immateriali come amore, fratellanza, rispetto. Insomma dovrebbe essere paradigma eccelso dello spirito fumoso della sinodalità. La concretezza a volte presente nei messaggi stride allora con l’aurea e apollinea rappresentazione che di lei se ne sono fatti al di là delle mura leonine ed intacca, sporcandolo, il suo sacro manto. Una vera e propria contraddizione, se guardiamo bene: infatti la figura del parroco, gli organismi parrocchiali, i sinodi - tutti strumenti particolarissimi e assai tecnici, aspetti molto concreti della vita ecclesiale - appaiono ai nuovi gestori della res catholica fondamentali, imprescindibili, addirittura più importanti del contenuto della fede (perché lo strumento/il processo ha più valore del fine perseguito perché fine esso stesso). E dunque per il Magistero attuale tutta questa minutaglia organizzativa è lodevolissima e rappresenta il centro della fede cattolica - il sinodo è tutto, ormai lo abbiamo imparato bene - ma guai se Maria fa lo stesso e scende nel concreto, quel concreto che è l’unico spazio esistente entro cui ci salveremo o ci danneremo.
LE APPARIZIONI A MEDJUGORJE SONO VERE O FALSE? In un messaggio al veggente Jakov la Madonna sembra contraddire l'insegnamento della Chiesa sul Limbo di Pietro Guidi https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7055
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 settembre 2024
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NEGLI USA LE FAMIGLIE SONO IN FUGA DAGLI STATI DEMOCRATICI
Gli Stati guidati dai repubblicani prediligono sicurezza, lavoro e libertà educativa (che vuol dire strade sicure, alloggi dignitosi e garanzia che nel bagno delle figlie non ci siano i maschi che si sentono donna)
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 20 settembre 2024
Chissà che succederà il prossimo 5 novembre, giorno in cui gli americani saranno chiamati al voto. Se diamo retta i sondaggi, inclusi quelli di Fox News, Kamala Harris è in vantaggio su Donald Trump e dovrebbe spuntarla; il che farà felicissimi il mondo mainstream, quello dei mass media, delle università di Hollywood e dello star system, i cui esponenti pro democratici non si contano più: da Taylor Swift a Bruce Springsteen, da George Clooney a Tom Hanks, da Ben Affleck a Leonardo Di Caprio... Forse però la vittoria di Kamala Harris potrebbe non piacere troppo alle famiglie americane; o quanto meno ad una significativa quota di esse. Non si spiegherebbe, diversamente, quanto rilevato da un nuovo report ricercatori dell'Institute for Family Studies i quali, esaminando gli Stati che attraggono e perdono famiglie, non hanno potuto fare a meno di notare un fenomeno: quello delle famiglie che stanno abbandonando molti degli Stati più progressisti degli Stati Uniti per dirigersi verso quelli considerati più conservatori o politicamente diversificati. Attenzione, non parliamo di quattro gatti ma quasi di un esodo. Sì, perché se da un lato non è affatto infrequente per un americano - vuoi per lavoro o studi, vuoi per amore - cambiare Stato nel corso della sua vita, dall'altro non si può neppure considerare normale che negli Stati storicamente democratici, ovvero quelli che hanno votato progressista alla presidenza sia nel 2016 sia nel 2020, ben 213.000 famiglie con figli, tra il 2021 e il 2022, abbiano, per così dire, levato le tende per andarsene altrove. Andando a spulciare i dati dei singoli Stati, si scopre come quelli che hanno perso più famiglie siano stati quelli più storicamente progressisti, vale a dire quello di New York (-71.000) e quello della California (-92.000). Ha perso famiglie nel periodo osservato, anche se in numero più contenuto (-4.000), anche quel Minnesota salutato come una Mecca delle famiglie, almeno giudicare dalla copertura mediatica adulatoria di cui godono le politiche familiari varate dal governatore democratico Tim Walz, guarda caso scelto dalla Harris come suo vice nella corsa alla Casa Bianca. Per correttezza va detto che anche alcuni Stati più conservatori compaiono nella classifica di quelli che perdono famiglie, come Louisiana e Alaska. «Ma l'elenco degli stati che guadagnano famiglie», fanno notare i ricercatori dell'Institute for Family Studies, «è, allo stesso modo, dominato da Stati repubblicani: Idaho, Montana, Florida, Carolina del Sud, Texas e Tennessee» sono tutti tra gli Stati che possono vantare una più alta «migrazione familiare». D'accordo, ma come si spiega questo fenomeno di esodo familiare dagli Stati blu a quelli rossi? Appare doveroso chiederselo. Una risposta sicura e incontrovertibile, lo diciamo subito, non c'è. Ma secondo chi ha notato questo fenomeno, molto si spiega con il fatto che gli Stati repubblicani prediligono sicurezza, lavoro e libertà educativa più di quelli democratici: «Nessuna quantità di crediti d'imposta sarà mai più preziosa per una famiglia di strade sicure e alloggi dignitosi [...] Il congedo parentale non supererà mai un buon mercato del lavoro [...] E, per essere onesti, la maggior parte dei genitori si oppone alle politiche che costringono le figlie ad affrontare maschi biologici sul campo da gioco o nello spogliatoio». Sono considerazioni dalle quali è difficile dissentire, evidentemente; e che mettono fortemente in crisi la narrazione progressista secondo cui bastano politiche family friendly per conquistarsi il favore delle famiglie, mentre invece conta anche altro e contano anche i valori. «Tutto ciò potrebbe aiutare a spiegare perché, nonostante l'approvazione di una serie di politiche pro-famiglia», concludono gli autori di questo importante report, gli accademici Lyman Stone e Brad Wilcox (peraltro quest'ultimo è stato intervistato proprio sul tema della famiglia sulle pagine della nostra rivista) -, «il tasso di migrazione familiare del Minnesota è passato da un netto positivo dal 2015 al 2018 a un netto negativo all'anno sotto il governatore Walz dal 2019 al 2022. I sussidi che ha offerto alle famiglie non sono stati sufficienti a convincerle a sopportare le ricadute del suo più ampio programma politico». Possiamo dunque solo immaginare la gioia delle migliaia di famiglie che hanno lasciato gli Stati democratici, in caso di vittoria di Kamala Harris.
Fonte: Sito del Timone, 20 settembre 2024
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IL MANIFESTO DI VENTOTENE: L'OLIGARCHIA TECNOCRATICA AL POTERE
L'alternativa vera non è fra europeismo e nazionalismo (o sovranismo), ma fra il ritorno alla religione vera oppure Ventotene (con l'abolizione della proprietà privata)
Autore: Riccardo Pedrizzi - Fonte: Formiche, 19/09/2024
Fin dalla campagna elettorale per le europee tutti i candidati di Italia Viva, Più Europa e della sinistra in genere avevano ripetuto la litania: "Ventotene da sogno di pochi diventerà una necessità per tutti", dimenticando tutti gli altri fondatori. Per realizzare questo sogno si è subito ricostituito il "Gruppo Spinelli" in questa legislatura del Parlamento europeo. Con l'obiettivo ambizioso di costituire un'Unione federale, sovrana e democratica. Per ultimo, nei giorni scorsi, Josep Borrell, alto rappresentante della Politica estera dell'Ue, ha detto che: "Il Manifesto di Ventotene è la base dell'Unione europea e rappresenta tutti i valori in cui crediamo, lo manderei a Putin". Ed è naturale che la pensi cosi lui che è del Partito Socialista Operaio spagnolo, inaugurando domenica 1° settembre sull'isola pontina il murales che riproduce il testo dello scritto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, considerato dalla sinistra internazionale il documento fondativo dell'Unione europea. Ora, che siano esponenti della sinistra più o meno estrema a sognare "Ventotene" è anche comprensibile, quello che non si capisce, invece, è il giudizio positivo espresso su quel manifesto da qualche rappresentante della gerarchia cattolica, che alla vigilia del voto sul laicista giornale Repubblica dichiarava: "Mi auguro che l'Europa torni ad essere coerente con lo spirito di Ventotene che prevalgano i principi della solidarietà, della condivisione e della fraternità". Non so, a questo punto, se si possa parlare di ignoranza o di mala fede di questi vescovi italiani. Come molti sanno, il manifesto di Ventotene sull'Europa unita era stato redatto nell'omonima isola da un gruppo di confinati dal regime fascista, di ideologia socialista, marxista e atea. Pochi però sanno, perché non l'hanno mai neppure letto che quel manifesto voleva attuare una rivoluzione socialista, abolire la proprietà privata; rifiutava il metodo democratico; il popolo doveva essere guidato da pochi esperti e soprattutto doveva essere "educato".
UN'EUROPA AUTORITARIA, ATEA E ANTICRISTIANA In estrema sintesi quello di Ventotene è il manifesto di un'Europa autoritaria, atea e anticristiana, guidata da una categoria di esperti illuminati. Ciononostante qualche ecclesiastico si augurava che l'Europa ritornasse ancora di più a quello spirito. L'offensiva su e con Ventotene era iniziata qualche anno fa con la venuta nell'isola di personaggi delle istituzioni europee come Ursula von del Layen, presidente della Commissione e come lo scomparso David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. Il decollo dell'attenzione - come si ricorderà - era proseguito, con il vertice promosso da Matteo Renzi il 22/8 del 2016 e con la partecipazione di Francois Holland e di Angela Merkel sulla portaerei Garibaldi, perché - disse l'allora il presidente del Consiglio italiano - "l'Isola di Ventotene rappresenta i valori e gli ideali che hanno fondato l'Unione europea". Poi arrivò il 20 agosto del 2021 il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, si recò in occasione dell'ottantesimo anniversario del "Manifesto di Ventotene" e del 40° "Seminario per la formazione federalista europea" sull'isola pontina, rendendo omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, sulla quale depose una corona di fiori. In pratica anche lui, ex democristiano e, quindi, presumibilmente cattolico, contribuì ad alimentare la tesi secondo la quale il "Manifesto di Ventotene" sarebbe il fondamento della Unione europea. Da allora il leit-motive di tutte le manifestazioni è stato quello, appunto, di far passare sempre più l'idea che quel "manifesto" fosse la base, l'atto di battesimo della causa europeista. [...] In realtà le istituzioni europee erano nate con tutt'altra ispirazione molto diversa di quella del Manifesto per principale impulso dei tre statisti, tutti e tre cattolici, i quali avevano preso le mosse dalle comuni radici cristiane dell'Europa ed avevano assunto come riferimento simbolico il Sacro Romano Impero (attualmente il massimo riconoscimento europeo è proprio e non a caso un premio intitolato a Carlo Magno) e pochi sanno che le stelle che circondano il vessillo europeo sono le stelle che ornano il capo della Vergine Maria. Il filone "laico" era già allora presente, ma aveva i suoi antesignani nel francese Jean Monnet e nel belga Paul-Henri Spaak e non certo negli autori del Manifesto di Ventotene e nella loro Unione dei Federalisti Europei. Ora ci si dovrebbe chiedere perché si sta insistendo tanto su tale manifesto e perché si rende omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, sepolto a Ventotene? Ciò è evidente. Perché la cultura, e quindi il progetto politico attuale dell'Europa, sono del tutto subalterni proprio a quei circoli politico-culturali, eredi del mondo da cui provenivano gli autori del Manifesto di Ventotene. C'è dunque un obbiettivo ideologico e ci sono poi gli aspetti simbolici per celebrare col massimo risalto possibile il "Manifesto di Ventotene". Scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colosini e altri, infatti è molto celebrato dalla cultura di sinistra italiana, ma in effetti largamente ignoto altrove. In pratica si sta facendo passare quel Manifesto come se fosse davvero la pietra angolare delle istituzioni europee e si parla dei suoi autori come se fossero davvero i padri dell'Europa.
IMAGINE THERE'S NO COUNTRIES La verità è che, redatto da intellettuali di sinistra, futuri co-fondatori del Partito d'Azione, il documento è un vessillo di quell'idea d'Europa molto "laica", se non laicista, e molto statalista, che in effetti all'inizio del processo di unificazione ebbe ben poco peso e che prevalse più tardi, solo dagli anni '80 del secolo scorso, fino a condurre l'attuale Unione europea nella situazione in cui si trova adesso. In effetti l'Europa di Spinelli e compagni è oligarchica e mondialista, vuole superare le differenze nazionali e non è pensata come il coronamento di un'unità di popoli europei, basata sui loro caratteri comuni (etnici, culturali, religiosi), ma come l'embrione di una futura aggregazione di livello mondiale, che elimini definitivamente dalla faccia della Terra ogni confine, ogni differenza culturale e che riunisca tutti i popoli del Mondo. Insomma l'Europa del Manifesto è solo un primo passo di una struttura che dovrebbe preludere ad un internazionalismo indifferenziato ed uniforme con un governo globale mondialista. È la visione, per essere ancora più chiaro, di un insieme di tutti i popoli che costituiscono l'umanità, di cui la federazione europea dovrebbe essere la garanzia perché i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo. Risulta chiaro pertanto l'impostazione antinazionale di tutto il progetto. Basta leggere bene tutto il documento. Nella prima parte del Manifesto si sostiene che gli Stati nazionali sono stati uno strumento utile a ridurre il potere reazionario del Vaticano, ma poi sono diventati gli artefici di nazionalismi e totalitarismi; sono stati una tappa, che è da superare in vista di una sempre più grande aggregazione statale, prima europea e poi mondiale. Nessun riferimento alla comune identità europea, alla cultura, alle tradizioni, alla religione che hanno costituito la storia del continente europeo è rilevabile all'interno del freddo e burocratico manifesto spinelliano, che vuole l'unità europea perché "è la tendenza storica della Modernità a volerlo".
LA RELIGIONE COME FATTORE DI OSCURANTISMO Ancora, considerata la religione come fattore di oscurantismo, [...] si propone di sostituirla con la fratellanza universale che ignora le differenze tra i popoli. Il Manifesto di Ventotene ha, inoltre, un sapore elitario: Spinelli critica il processo democratico e la sovranità popolare e chiarisce che deve essere una minoranza "veramente rivoluzionaria" a guidare il processo di integrazione europea. Di fronte a questa vera e propria ideologia antidemocratica, oligarchica, tecnocratica e persino dittatoriale [...] non viene riconosciuto spazio alcuno all'autonomia della persona, alla società civile, insomma al principio di sussidiarietà. Come tutte le leggende, dunque, anche quella dell'Ue ha i suoi miti. Uno dei più significativi e falsi è il Manifesto di Ventotene; ma la semplice lettura di quel documento dovrebbe indurre i suoi apologeti ad avere un po' di pudore nell'esaltarlo, visto che in quel Manifesto vi è la radice ideologica di istituzioni lontane dai popoli ed oggi arroccate in burocrazie, che guardano alla democrazia come a un pericolo, che ritengono l'unificazione europea non l'esito di un percorso di federazione fra popoli e nazioni, nel rispetto delle specificità di ciascuna, ma l'imposizione dall'alto di regole comuni. Ora questa leggenda, con i suoi falsi miti, mostra i suoi limiti nel confronto con la realtà. L'alternativa vera oggi non è fra europeismo e nazionalismo (o sovranismo), ma fra Ventotene e Magistero della Chiesa quanto al rispetto delle identità e della volontà dei popoli, alla consapevolezza di una storia e di un destino comune. In pratica Altiero Spinelli avrebbe voluto alla guida della futura Unione europea un organismo indipendente, senza legittimità democratica, non eletto, competente (i migliori di oggi) e non soggetto a scrupoli di carattere morale o sentimentale; in una parola, un organismo tecnocratico. Come è strana la storia: sembra quasi la odierna Commissione europea.
Fonte: Formiche, 19/09/2024
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LE RELIGIONI NON SONO TUTTE UGUALI, NEMMENO SE LO DICESSE IL PAPA
Il cristianesimo è l'unica vera religione, come sapevano bene san Francesco Saverio e i gesuiti del suo tempo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 15 settembre 2024
Tra i più gravi errori oggi diffusi, anche negli ambienti cattolici, c'è quello secondo cui tutte le religioni si equivalgono perché adorano tutte un unico Dio. Quest'errore è gravissimo perché nega, alla radice, l'intrinseca verità della Chiesa cattolica. Purtroppo le dichiarazioni di papa Francesco al Catholic Junior College di Singapore, lo scorso 13 settembre 2024, sono su questa linea e, con tutto il rispetto che si deve al Papa, sono oggettivamente scandalose. Il resoconto ufficiale del Vaticano riporta testualmente queste frasi di Francesco: "Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono - faccio un paragone - come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti. E poiché Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. "Ma il mio Dio è più importante del tuo!". È vero questo? C'è un solo Dio, e noi, le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare a Dio. Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini. Understood?" Capito? La nostra risposta è immediata: no, Santo Padre, non abbiamo capito e non possiamo capire. La nostra religione e anche la storia della Compagnia di Gesù alla quale Lei appartiene, ci insegna tutt'altro. La diocesi di Singapore, dove Lei ha fatto queste dichiarazioni, ha un illustre fondatore gesuita, san Francesco Saverio, che arrivò in Malacca, l'antico nome della zona, nel 1545. Nel 1558 il territorio venne elevato a diocesi, suffraganea di Goa, in India.
IL GESUITA SAN FRANCESCO SAVERIO Francesco Saverio nato da nobili genitori nel 1506 in Navarra, studiò all'università di Parigi, dove ebbe come compagno di camera Ignazio di Loyola, che trasformò il giovane da studente modello a campione del Vangelo. Il 24 giugno 1537 fu ordinato sacerdote e nella primavera del 1539 fu tra i primi fondatori della Compagnia di Gesù. L'anno dopo, quando il re Giovanni III del Portogallo, chiese missionari per le colonie portoghesi, fu inviato in India dal Papa con il titolo di "Nunzio apostolico". Giunto a Goa nel 1542, dopo un lungo e travagliato viaggio, passò per due anni di villaggio in villaggio, a piedi o su disagevoli imbarcazioni. esposto a mille pericoli, battezzando, fondando chiese e scuole, convertendo migliaia di abitanti, salutato ovunque quale santo e taumaturgo. Nel 1549 lasciò Goa per il Giappone, dove piantò i semi della fede cattolica. Il 17 aprile 1552, s'imbarcò per realizzare il suo ultimo progetto: portare il Vangelo in Cina. Nel corso dell'avventuroso viaggio approdò sull'isola di Sanciano, rifugio di pirati e contrabbandieri, dove si ammalò di polmonite, e privo com'era di ogni cura morì in una capanna il 3 dicembre dello stesso anno, dopo avere più volte ripetuto: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! O Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo, due anni dopo, fu trasportato integro, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù. La Chiesa del Gesù a Roma ne conserva un braccio, amputato per essere venerato accanto alla tomba di sant'Ignazio. Fu beatificato nel 1619 da Paolo V e canonizzato nel 1622 da Gregorio XV. La Chiesa ne ha fissato la festa liturgica il 3 dicembre e lo ha proclamato patrono delle Missioni. San Francesco Saverio tradusse in cristianesimo vissuto le parole rivolte da Gesù agli Apostoli: "Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo: chi invece non crederà, sarà condannato" (Mt. 16, 16). Le parole di Nostro Signore sono chiare: non c'è, ordinariamente salvezza, al di fuori del nome di Cristo. Si calcola che il Santo missionario abbia conferito il battesimo a circa 40.000 pagani, aprendo loro le porte del Paradiso.
LA LETTERA E L'ATTO DI FEDE In una celebre lettera del 15 gennaio 1544, san Francesco Saverio scrive da Goa: "Da quando arrivai qua non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l'ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il Regno dei cieli (...) moltissimi in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: ahimé quale gran numero d'anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato nell'inferno! Oh! Se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti! In verità moltissimi di costoro, turbati a questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del loro cuore: Signore eccomi; che cosa vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi, magari anche in India". San Francesco Saverio ci ha anche lasciato un "Atto di fede" che merita di essere recitato in ginocchio e profondamente meditato in questi tempi di confusione: "Credo, con tutto il mio cuore, tutto ciò che la Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, mi ordina di credere di Voi, o mio Dio! Dio unico in tre persone. Credo tutto ciò che la Chiesa crede ed insegna del Figlio eterno del Padre, Dio come Lui, e che, per me, si è fatto uomo, ha sofferto, è morto, è risuscitato e regna nel cielo con il Padre e lo Spirito Santo. Credo infine tutto ciò che la Chiesa santa, la nostra madre, mi ordina di credere. Ho la volontà ferma di perdere tutto, di soffrire tutto, di dare il mio sangue e la mia vita, piuttosto che di rinunciare a un solo punto della mia fede, nella quale voglio vivere e morire. Quando verrà la mia ultima ora, la mia bocca fredda non potrà forse rinnovare l'espressione della mia fede; ma confesso, fin d'ora, per il momento della mia morte, che vi riconosco, o Gesù Salvatore! come Figlio di Dio. Credo in Voi, vi dedico il mio cuore, la mia anima, la mia vita, tutto me stesso. Amen".
Fonte: Radio Roma Libera, 15 settembre 2024
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LA CLAMOROSA STORIA DI SANTA MARTA DOPO L'ASCENSIONE
Santa Marta, insieme alla sorella Maria Maddalena, approdò a Marsiglia dove compì diversi miracoli: ammansì un drago con l'acqua benedetta e risuscitò un uomo (la citta, in memoria di ciò, fu chiamata Tarascona)
Autore: Pietro Romano - Fonte: Settimanale di Padre Pio, 28 luglio 2024 (n° 30)
Uno dei classici della letteratura cristiana è la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, che contiene meditazioni spirituali sui tempi liturgici e molte vite di santi e martiri (per "leggenda" non si intende "fatto inventato", ma "storia da leggersi"). Tra queste meditazioni "da leggersi" (per la festa liturgica del giorno) si trova anche la vita di santa Marta. Di famiglia nobile, il padre si chiamava Syro ed era duca di Siria, mentre sua madre si chiamava Encharia. Con la morte dei genitori Marta ereditò, insieme a sua sorella Maria, il castello di Magdala, quello di Betania e Gerusalemme. Stando alla tradizione, Marta non si sposò e dedicò tutta la sua vita a servire Gesù. Dopo l'ascensione i tre fratelli Lazzaro, Marta, Maria Maddalena, insieme ad altri cristiani, perseguitati per la fede e abbandonati su una barca senza né vela n remi, né timone, né provviste, approdarono a Marsiglia, dove santa Marta convertì molti alla fede cristiana. Mentre la santa si dedicava a evangelizzare la Provenza un terribile mostro chiamato Tarasca, devastava quelle terre e uccideva uomini. Quando santa Marta seppe di questa bestia feroce, si recò nei boschi dove l'animale aveva dimora, portando con sé dell'acqua benedetta e pregando intensamente. Scorse la bestia mentre stava divorando un uomo. Con coraggio virile, intinse un rametto d'issopo nell'acqua benedetta e asperse la bestia, tracciando su di essa il segno di Croce. Immediatamente il feroce animale divenne come un agnellino e si mise ai piedi di santa Marta, che lo lego con la propria cintura lo condusse in citta dove fu subito ucciso con lance e pietre. Questa città, in memoria di tale avvenimento, fu chiamata Tarascona. Qui la santa rimase, con il permesso del suo maestro e di sua sorella, vivendo in continua preghiera e digiuni. E in questo stesso luogo, dopo aver eretto un grande monastero di suore ed edificato una basilica in onore della Beata sempre vergine Maria, condusse una vita di aspra penitenza, cibandosi una sola volta al giorno e trascorrendo i giorni e le notti in ginocchio a pregare. Un altro miracolo della Santa è degno di nota. Mentre un giorno predicava la Parola di Dio presso Avignone, tra la città del fiume Rodano, un giovane, che si trovava dall'altra sponda del fiume, desiderando di ascoltare le sue parole e non avendo alcuna barca, si gettò a nuoto nel fiume per raggiungere il luogo dove si trovava la Santa, ma la violenza della corrente lo travolse e il povero uomo annegò. La gente del posto ritrovò il suo corpo il giorno dopo e pensò di portarlo subito ai piedi di santa Marta perché lo resuscitasse. Ella, avendo saputo cosa fosse successo, si mise on le braccia aperte a forma di croce e pregò così il Signore: "Oh Adonay, Signore Gesù Cristo, che un giorno resuscitasti il mio amato fratello, guarda alla fede di coloro che sono qui presenti e risuscita questo giovane". Quindi, lo prese per mano, l'uomo si alzò e ricevette il battesimo. Proprio a Tarascona, nel X secolo fu edificata la prima Chiesa dedicata a Santa Marta e la sua memoria si festeggia il 29 luglio con grande solennità e una tradizionale processione, nella quale viene ripresentato l'episodio in cui Santa Marta ammansisce il drago feroce. Santa Marta, il cui nome in aramaico significa "padrona", è la protettrice delle casalinghe, delle domestiche, degli albergatori e dei cuochi, ma, potremmo dire, è soprattutto la patrona di tutti coloro che sono preoccupati e agitati per molte cose, e dimenticano l'unica cosa necessaria: rimanere in amorosa unione e adorazione dell'Ospite divino Gesù.
IL PAPA ISTITUISCE LA FESTA DI MARIA MADDALENA Il 22 luglio non sarà più soltanto Memoria, ma l'Apostola degli Apostoli avrà la Festa al pari degli apostoli stessi (riscopriamo vita, morte e miracoli della peccatrice di Magdala) da Vatican Insider https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4293
Fonte: Settimanale di Padre Pio, 28 luglio 2024 (n° 30)
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LA GIORNATA DELLA PACE E LE GUERRE DIMENTICATE
Solo di due guerre si parla regolarmente: Ucraina e Gaza... ma ci sono 41 conflitti in corso, di cui sei con più di 10mila morti nell'ultimo anno: vediamo quali sono
Autore: Anna Bono - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 settembre 2024
Lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni, la loro cooperazione, la pace e la sicurezza mondiali sono tra i principali obiettivi delle Nazioni Unite. Per questo nel 1981 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di dedicare una giornata alla pace, dapprima celebrata ogni terzo giovedì di settembre e, dal 2001, sempre il 21 settembre. Da allora la Giornata internazionale della pace ogni anno è occasione di eventi intesi a sensibilizzare sul problema della guerra e della violenza, sul contributo che ciascuno di noi può dare alla costruzione di un mondo in cui libertà e giustizia siano garantite a tutti gli esseri umani. Il tema scelto per quest'anno, Coltivare una cultura di pace, vuole sottolineare l'importanza di costruire società basate sul dialogo, l'empatia e il rispetto dei diritti umani. «La guerra inizia nella mente degli uomini e perciò è nella loro mente che si devono costruire le difese della pace». Il tema si è ispirato a questa convinzione che condusse alla creazione nel 1945 dell'Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura). A partire dal 2001, almeno nelle intenzioni dei promotori, dovrebbe essere anche un giorno di tregua durante il quale i contendenti depongono le armi, in cui concordano, seppure per poche ore, un cessate il fuoco. Quest'anno sarebbe quanto mai necessario perché decine di milioni di persone nel mondo sono allo stremo delle forze e con loro le decine di migliaia di operatori umanitari che tentano di soccorrerli e di assisterli.
LA PROPAGANDA DI CHI CONTROLLA I MASS MEDIA La distrazione e una visione ideologicamente orientata fanno sì che molti, forse la maggior parte della gente, pensino che siano due le guerre in corso in questo momento nel mondo: quella iniziata nel 2022 con l'invasione militare dell'Ucraina da parte della Russia e quella originata dall'attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana il 7 ottobre 2023. Su entrambe si concentra l'attenzione con notizie quotidiane, analisi, reportage. Invece attualmente nel mondo si contano 41 conflitti armati: sei, tra i quali i due già citati, più cruenti e devastanti, con oltre 10mila morti tra militari e civili dall'inizio del 2023 e 35 "minori", alcuni dei quali classificabili come a bassa intensità, con meno di 10mila morti nello stesso arco di tempo. Esistono poi altre 15 aree di tensione nelle quali si verificano sporadici scontri, per lo più con poche vittime: ad esempio, quelli che tuttora scoppiano tra Corea del Nord e Corea del Sud e che hanno causato 12 morti nel 2023 e 30 dall'inizio del 2024, residuo di una guerra che però ha provocato tre milioni di morti. O quelli nell'ovest della Repubblica democratica del Congo, dove le vittime sono state 44 nel 2023 e 78 dall'inizio del 2024. Quello in Sudan, tra due generali e i loro eserciti, è uno dei sei conflitti ritenuti più sanguinosi. La guerra è scoppiata nell'aprile del 2023. La ferocia dei contendenti è responsabile della più grande crisi umanitaria del mondo: oltre ai civili morti stimati, per difetto, in circa 25mila, 25 milioni di persone, metà della popolazione, bisognose di aiuto, 12 milioni di profughi, denutrizione endemica e la previsione che entro la fine dell'anno potrebbero morire di fame 2,5 milioni di persone. Della guerra in Sudan si parla poco. Si hanno ancora meno notizie su un'altra guerra, quella in Myanmar tra le forze governative e i movimenti popolari di resistenza. È incominciata nel 2021 quando i militari hanno preso il potere con un colpo di Stato. I morti dall'inizio del 2023 sono circa 30mila, le persone in difficoltà bisognose di assistenza sono quasi 18 milioni su un totale di 54 milioni di abitanti, i profughi superano i 2,6 milioni.
LA GUERRA SANTA ISLAMICA PROVOCA MORTI E MILIONI DI PROFUGHI Si stimano in almeno 25mila anche le vittime del jihad, la guerra santa islamica, nel Maghreb e nel Sahel, uccisi da gruppi affiliati ad al Qaeda e all'Isis. I profughi sono milioni, impossibile un conto esatto, e ben 16 i paesi colpiti. Infine, del tutto ignorato dai mass media e dalle associazioni che organizzano le marce e le altre iniziative per la pace è il sesto conflitto, violentissimo, con quasi 20mila vittime in meno di due anni: quello contro i narcotrafficanti e tra i diversi cartelli della droga in Messico. Per il modo in cui la guerra è condotta, si contano inoltre decine di migliaia di dispersi, persone scomparse senza lasciare traccia. Etiopia e Somalia sono tra i paesi in cui la guerra ha ucciso poco meno di 10mila persone dall'inizio del 2023. In Etiopia gli scontri sono tra esercito governativo e milizie etniche, al momento quelle Amara. Prima a sfidare il governo erano stati i Tigrini che nel 2020 hanno tentato di riprendere il potere. La guerra è durata due anni e ha fatto da 500 a 600mila morti. Invece la Somalia ha un non invidiabile primato, quello della guerra più lunga: è iniziata nel 1987 con la rivolta contro il dittatore Siad Barre e dopo la sua sconfitta si è trasformata in guerra tra clan, alcuni dei quali circa 20 anni fa hanno scelto di affiliarsi ad al Qaeda. Sudan, Myanmar, Etiopia, Somalia: sono conflitti interni, tra fazioni per il controllo dello Stato, per il potere, e per questo si chiamano "guerre civili". Civili, inermi, sono gli uomini, le donne, i bambini che costituiscono la maggior parte delle vittime. Nella Giornata internazionale della pace si vorrebbe ovunque una tregua, ma non succede mai. Anche quest'anno nessuno ha accettato di deporre le armi.
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 settembre 2024
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OMELIA XXVI DOMENICA T. ORD. - ANNO B (Mc 9,38-43.45.47-48)
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
Il brano evangelico che ci viene oggi proposto non è di quelli che ci presentano un fatto circostanziato o una parabola ben definita. Potrebbe essere detta una pagina "compilatoria", che raccoglie cioè diverse frasi di Gesù, slegate tra loro e verosimilmente da lui pronunciate in momenti e situazioni diversi. Sono parole forti e taglienti, che meritano tutte di essere ben considerate, perché ci aiutano a entrare nella mentalità del Signore e ci richiamano alcune idee importanti per la vita cristiana. In esse Gesù ci appare, come sempre, originale e imprevedibile: più largo e comprensivo di quel che la nostra grettezza di mente si aspetterebbe, più rigido ed esigente di quello che la nostra faciloneria ci indurrebbe a pensare. Tre insegnamenti.
LA CHIESA DI CRISTO NON HA CONFINI GEOGRAFICI A Giovanni, l'apostolo impetuoso che viene a confessare la sua intolleranza: Abbiamo visto uno che scaccia i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri, Gesù risponde: Non glielo proibite... Chi non è contro di noi, è per noi. È interessante notare che, in un'altra occasione, aveva detto invece: Chi non è con me, è contro di me. Ma, a ben guardare, le due affermazioni non si contraddicono. Quando si tratta del rapporto personale con Cristo e col suo Vangelo - cioè quando si tratta delle intime disposizioni di ciascuno e degli orientamenti esistenziali profondi - la neutralità non è ammessa: o si appartiene a lui, perché ci si è messi decisamente alla ricerca della verità e al servizio della giustizia, o si è contro di lui. Qui bisogna scegliere. Quando si tratta invece dell'atteggiamento esterno e dell'appartenenza formale a un'organizzazione, il Signore tiene conto più della sostanza di un comportamento che non della etichetta e della denominazione. Viene qui disapprovata quell'angustia di spirito che c'è talvolta tra noi, per cui se uno non è del nostro gruppo o della nostra aggregazione, finisce col non essere né apprezzato né cordialmente accolto. Più profondamente Gesù vuole insegnarci che la forza dello Spirito Santo non è coartata da nessun confine, neppure dai confini visibili della Chiesa. Lo Spirito opera dove vuole e per mezzo di chi vuole: c'è gente che lavora efficacemente per il Regno di Dio senza che noi ce ne avvediamo, e forse senza che se ne avvedano loro stessi. Il bene può essere dappertutto e non è monopolizzato da nessuno. I confini veri della Chiesa non sono geografici, ma passano attraverso il segreto dei cuori.
IL VALORE DI OGNI NOSTRO ATTO È NELL'AMORE E NELLA FEDE CHE ESPRIME La seconda frase di Gesù ci dice che anche il gesto più semplice e apparentemente senza valore diventa preziosissimo se è compiuto con un'alta finalità e come espressione sincera di un giusto amore. Che c'è di più piccolo e insignificante di un bicchier d'acqua? Ma se la cortesia di dare un bicchier d'acqua è compiuta nel mio nome - dice il Signore - diventa meritevole di una grande ricompensa. Se un favore esiguo e senza importanza è reso a voi - continua il Signore - perché siete di Cristo, allora acquista il pregio di un atto d'amore verso il Re dell'universo e il Salvatore degli uomini. Come si vede, non è l'entità di un'opera a determina re la rilevanza in faccia a Dio, ma la fede e l'affetto che con essa si intendono esprimere. Questo principio evangelico ci ricorda anche che un cristiano non può accontentarsi di ricercare ciò che è buono e giusto, come la fraternità, la solidarietà tra gli uomini, la pura filantropia; deve anche preoccuparsi che tutte queste cose in lui nascano da un vero e personale amore per Cristo. Dobbiamo diffidare di noi stessi, se un nostro impegno esterno, sociale, umanitario non è quotidiana mente ispirato e sorretto da una intensa intimità e dall'abitudine a un prolungato colloquio col Signore Gesù, che è il centro e il senso della nostra vita.
RIGORE E FERMEZZA PER NON COMPROMETTERE LA PROPRIA FEDE Se la tua mano ti scandalizza, tagliala. Questa frase, evidentemente paradossale, non va presa alla lettera; però va presa sul serio. Essa ci dice quanto grande sia il rigore dei principi e la fermezza del comportamento, che Gesù ci richiede. Nel Vangelo di Matteo questa parola aspra e precisa si trova anche nel Discorso della montagna, là dove il Signore dà la sua norma di vita a proposito del matrimonio e della castità. Dobbiamo riconoscere che questa espressione evangelica scende come una sferzata sulle concezioni della morale corrente, tutte improntate al lasciar correre, al "tutto è lecito, basta non recar danno agli altri". Che il mondo - che rifiuta il messaggio di Cristo - arrivi in questo campo alle aberrazioni più grandi e più imprevedibili, non ci meraviglia. L'aveva già notato san Paolo nel primo capitolo della Lettera ai Romani. Ciò che meraviglia - ed è inaccettabile - è che ci siano quelli che nella loro vita vogliono mettere insieme la professione cristiana e la morale permissiva, l'adesione a Cristo e la giustificazione di tutte le trasgressioni. Anche qui siamo chiamati a operare le nostre scelte. Che se pur non riusciamo a vivere in perfetta conformità con gli insegnamenti del Vangelo, almeno dobbiamo stare attenti a non mortificarne gli ideali. Domandiamo come dono al Padre dei cieli, dopo questa riflessione, di riprodurre in noi il più perfetta mente possibile sia lo spirito di comprensione verso tutti, sia la più ferma risposta alle esigenze di novità di vita, indicateci dal Signore.
Nota di BastaBugie: questa omelia del card. Giacomo Biffi è tratta dal libro "Stilli come rugiada il mio dire".
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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.
Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
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