BastaBugie n�925 del 14 maggio 2025

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1 IL FASCINO DEL CONCLAVE SMENTISCE L'IDEA CHE LA CHIESA NON INTERESSI PIU' A NESSUNO
Gli occhi di tutto il pianeta erano incantati dal comignolo della sistina nonostante l'elezione del Papa possa apparire al mondo anacronistica, sessista e medievale (VIDEO: L'elezione di Papa Leone XIV)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone
2 IL PAPA HA SCELTO IL NOME ISPIRANDOSI A LEONE XIII E LA SUA RERUM NOVARUM
L'enciclica fondò la Dottrina Sociale della Chiesa per ricordare che Gesù Cristo è l'unico fondamento possibile per una società sana (VIDEO: Leone XIV spiega la scelta del nome)
Autore: Germán Masserdotti - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân
3 PERCHE' LEONE XIV HA VISITATO SUBITO IL SANTUARIO DI GENAZZANO
La storia della miracolosa immagine della Madre del Buon Consiglio che Leone XIII incluse nelle Litanie Lauretane (VIDEO: Leone XIV visita Genazzano)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 TRUMP, LA CONTRORIVOLUZIONE PARTE DA COLOMBO
La sostituzione della festa della scoperta dell'America con la Giornata dei Popoli Indigeni è stato il primo passo della rivoluzione woke (VIDEO: Columbus Day)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 LA VISITA AL SANTISSIMO SACRAMENTO
Consigli pratici per fare una visita quotidiana a Gesù
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie
6 CHIUDONO I NEGOZI DI GIOCATTOLI, MA GUAI A TOCCARE GLI SMARTPHONE
Danni collaterali di una società che fa pochi figli, compra online e dà il cellulare al figlio a 3 anni per farlo stare ''buono''
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Provita & Famiglia
7 OMELIA V DOM. PASQUA - ANNO C (Gv 13, 31-33.34-35)
Vi do un comandamento nuovo
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie

1 - IL FASCINO DEL CONCLAVE SMENTISCE L'IDEA CHE LA CHIESA NON INTERESSI PIU' A NESSUNO
Gli occhi di tutto il pianeta erano incantati dal comignolo della sistina nonostante l'elezione del Papa possa apparire al mondo anacronistica, sessista e medievale (VIDEO: L'elezione di Papa Leone XIV)
Autore: Raffaella Frullone - Fonte: Sito del Timone, 7 maggio 2025

L'emittente statunitense Abc lo scrive a caratteri cubitali «Gli occhi del mondo sono puntati sulla Città del Vaticano mentre si apre il conclave per eleggere il prossimo Papa». E sono veramente "gli occhi", le orecchie e le telecamere di tutto il mondo quelli che si stanno posizionando sul comignolo della Sistina che da domani inizierà a fumare.
Per misurare la globalità dell'interesse basta dare uno sguardo alle testate internazionali che segnano il conto alla rovescia: «133 cardinali arrivano in Vaticano... L'elezione papale sta per iniziare» titola il quotidiano coreano Hankyoreh, «I cardinali si isolano prima del Conclave segreto per eleggere il nuovo Papa» gli fa eco il quotidiano ugandese Monitor. Non è da meno l'interesse nella fredda Norvegia, dove il principale quotidiano mette on line un articolo dal titolo «Nove "curiosità" sul conclave: lo scrutinio segreto per eleggere il nuovo papa». Da giorni in sostanza, in media di tutto il mondo sembrano non parlare d'altro: dall'inglese Time al francese Figaro, dallo spagnolo El mundo fino al Jerusalem Post, passando per Al Jazeera.
Non fanno eccezione i media di casa nostra, nemmeno la Gazzetta dello Sport e Vanity Fair si sottraggono dal coro di articoli e interviste sul Conclave, per non parlare dei social, che nell'ultima settimana sono state un'esplosione di contenuti inerenti ai cardinali, al cosiddetto "toto Papa", analisi e controanalisi, pronostici, reel che spaziano dal serio al faceto, caroselli che spiegano, frammenti di interviste, interventi e parole dei protagonisti. Tutto merita sembra essere diventato estremamente affascinante di questo rito che, sulla carta, rappresenta quello che il mondo normalmente avversa. Almeno per tre motivi.
Il Conclave è medievale. Pensateci, cardinali chiusi in una stanza, lontani dal mondo reale, per eleggere un leader assoluto, un monarca in carica a vita, in una società che invece invoca partecipazione. In un'epoca di reality show, dove tutto è sotto i riflettori, non c'è niente di più anacronistico. Il mondo invece ha bisogno di confronti aperti, processi democratici, trasparenza.
Il conclave è un rito, e i riti sono da superare. Le cerimonie sono ripetitive, fondate su una tradizione che non parla più all'uomo contemporaneo, appaiono oggi come un vestito stretto per la generazione dei millenial, sono una proposta anacronistica. Le liturgie poi sono gabbie incapaci di accogliere le molteplici e variegate forme di spiritualità che il mondo può esprimere.
Il Conclave è sessista. E' l'emblema di un potere che esclude le donne. Solo uomini - cardinali - possono eleggere il papa - uomo naturalmente - perpetuando un modello gerarchico e maschile che ignora metà dell'umanità. In un mondo che avanza verso l'equità, e in cui la parità di genere è il nuovo dogma, è inaccettabile che le donne restino escluse non solo dal voto, ma persino dal dibattito. La fede non dovrebbe mai essere ostaggio del patriarcato.
Eppure. Il Conclave continua ad affascinare. Perché parla di verità. Al mondo frenetico e confuso, che corre a ritmo di social, il Conclave contrappone una realtà lenta, ordinata, solenne, radicata nella tradizione. Mentre tutto cambia, la Chiesa non cambia, perché ha ancora qualcosa da dire. Non è antica, non è moderna, è eterna. E per questo parla a ogni generazione. Il conclave non è uno spazio per qualunque opinione, ma un rito sacro che segna il legame tra terra e cielo. E non elegge un influencer o un leader politico, ma una guida chiamata all'audacia di ribadire cosa è bene e cosa è male alla luce della Rivelazione. Oggi si chiudono le porte. E sarà silenzio. Gli occhi di tutti saranno puntati su quel comignolo che rappresenta tutto quello che il mondo dice di detestare. Ma che in fondo, oggi come ieri, cerca.

Nota di BastaBugie:
Federica Di Vito nell'articolo seguente dal titolo "L'irresistibile fascino del comignolo" spiega il paradosso di un mondo che nel misero tentativo di rifuggire Dio, sfugge a se stesso.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone l'8 maggio 2025:

Gli occhi del mondo sono puntati su un comignolo. Affascinante, attraente, a tratti irresistibile. Mera curiosità umana? Senz'altro c'è anche quella. Ma basta a spiegare piazza San Pietro gremita di circa 45 mila persone tra giornalisti attenti e turisti dall'andatura distratta? La copertura mondiale su tutti i media esistenti? Gli innumerevoli reportage su giuramenti, liturgie, inni, arte e storia del conclave e della Cappella Sistina? Il boom di streaming per "Conclave" su Netflix?
Certo, chi ha fede sta aspettando il vicario di Cristo in terra, «l'apostolo Pietro che ritorna», in questi termini si è espresso il cardinale Battista Re nell'omelia della Missa pro eligendo Papa. Ma tutti gli altri? Non credenti, atei, agnostici... perché rimangono magnetizzati dal comignolo nell'attesa della fumata bianca?
Innanzitutto, c'è una buona dose di fascino per riti secolari, un salto nelle radici della nostra civiltà. Sì, esattamente quella civiltà che la cancel culture cerca di sradicare. Quel latino che suscita grandi polemiche in chi non lo vorrebbe nelle scuole, soppiantato magari da ore di educazione sessuale. Quello stesso latino che poi affascina insieme a incensi e litanie. Insomma, nonostante la smania di "cancellare", rimane innegabile a chiunque che la Chiesa abbia regalato all'umanità duemila anni di bellezza, sacralità, solennità. E, è l'interesse universale di questi giorni a confermarcelo, continua a farlo.
In secondo luogo, risiede in tutti un'aspirazione primaria, quasi fisiologica. Ed è così che all'"Extra omnes" un brivido ci percorre la schiena. Di fronte al giuramento di segretezza e sacralità ci sentiamo tutti sorvegliati, quasi dovessimo votare anche noi al cospetto del Giudizio universale di Michelangelo. L'intonazione del Veni creator Spiritus risveglia nell'uomo l'anelito a Dio. Così rimaniamo per giorni a osservare un tempo sospeso, un luogo velato, l'incontro sottile tra Cielo e terra. Tutti lasciamo che quelle corde dell'anima troppo spesso inesplorate vengano toccate da un sacro atavico.
Tanti intuiscono le realtà velate della fede e ne assaporano la Presenza reale, saldi su quei dogmi che nutrono la vita dei fedeli di tutte le latitudini. E molti si ritrovano incerti sulla sostanza, ma attratti dalla forma. È il paradosso di un mondo che nel misero tentativo di rifuggire Dio, sfugge a se stesso. E che oggi pende letteralmente da un comignolo. Appeso al desiderio di conoscere il volto dell'uomo che si affaccerà dalla loggia centrale del Vaticano. Incuriosito da un conclave segreto. Sembra la convivenza di due mondi opposti, chi attende e prega e chi attende senza sapere cosa fare o pensare. Mondi che si ritrovano vicini, persi nell'istante in cui le porte si chiudono e da lì è mistero. Per tutti, per chi conosce il Mistero rivelato e chi ammira quasi inconsapevolmente un mistero fuori dal tempo e dallo spazio.

LEONE ABITERA' NELL'APPARTAMENTO PAPALE DEL PALAZZO APOSTOLICO?
Stefano Chiappalone nell'articolo seguente dal titolo "Rimossi i sigilli, Leone potrebbe traslocale in terza loggia" spiega che il nuovo pontefice ha riaperto l'appartamento papale del Palazzo Apostolico. E si fa sempre più probabile l'ipotesi che torni ad abitarvi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il12 maggio 2025:

Leone XIV ieri è salito sulla terza loggia del Palazzo Apostolico per riaprire l'appartamento papale e rimuovere i sigilli apposti nel momento in cui è stata dichiarata la sede vacante il 21 aprile scorso. Il Papa era accompagnato dal camerlengo card. Farrell, dal segretario di Stato card. Parolin, dal sostituto per gli Affari Generali mons. Peña Parra, dal segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali mons. Gallagher, e dal reggente della Casa Pontificia, mons. Sapienza. È questo uno dei primi atti di ogni nuovo pontificato, compiuto a suo tempo anche da Francesco, che tuttavia ne utilizzò soltanto biblioteca e studio, preferendo risiedere a Santa Marta - e trasformando comunque in residenza papale un piano di quella che era ed è una struttura alberghiera.
Si fa sempre più verosimile l'ipotesi che Leone XIV torni ad abitare nel Palazzo Apostolico, nell'appartamento (tutt'altro che lussuoso, se non secondo certa narrativa) in cui hanno abitato i predecessori fino alla rinuncia di Benedetto XVI. La richiesta al pontefice ancora ignoto sarebbe emersa nel corso delle congregazioni generali che hanno preceduto il conclave, a sanare una delle varie anomalie degli ultimi anni. «Diversi cardinali, nella disamina sullo stato generale della Chiesa, a tal proposito, hanno tirato in ballo anche la questione della dimora papale», riferisce Franca Giansoldati su Il Messaggero, «facendo notare all'assemblea che occorre recuperare la tradizionale residenza pontificia nel Palazzo Apostolico come è sempre stato fino all'arrivo di Francesco, il quale, tra le varie anomalie, ha terremotato anche questo simbolo». Senza contare i problemi logistici, sia in termini di sicurezza che quelli legati inevitabilmente all'incuria di un appartamento non più abitato.
Se così fosse, ritornerebbe anche un segno molto significativo per i fedeli che fino al 2013, trovandosi a passare in piazza San Pietro nelle ore serali, alzando lo sguardo potevano vedere la finestra illuminata e sapere che "Pietro è lì".

VIDEO: Tg1 edizione straordinaria dell'annuncio dell'elezione Leone XIV (durata: 25 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=Nvj6jdSqeDo

Fonte: Sito del Timone, 7 maggio 2025

2 - IL PAPA HA SCELTO IL NOME ISPIRANDOSI A LEONE XIII E LA SUA RERUM NOVARUM
L'enciclica fondò la Dottrina Sociale della Chiesa per ricordare che Gesù Cristo è l'unico fondamento possibile per una società sana (VIDEO: Leone XIV spiega la scelta del nome)
Autore: Germán Masserdotti - Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 9 maggio 2025

Si può affermare che la Rerum novarum (5 maggio 1891) di Leone XIII sia un documento-modello, una dimostrazione di come dovrebbero essere redatti i documenti sociali della Chiesa. Questo per diversi motivi, uno dei quali vorrei evidenziare in questa nota.
Nella sua enciclica, Leone XIII affronta la "questione sociale" dell'epoca: la questione operaia. Si potrebbe dire, usando un'espressione corrente, che essa è una occasione per la formulazione di una globale proposta di ordine sociale secondo il diritto naturale e cristiano. Riguardo alla questione del lavoro, Papa Pecci esamina i fondamenti naturali di un sano ordine economico, che poi collega all'ordine politico. In questo senso, tenendo conto del rapporto reciproco tra datori di lavoro e lavoratori - potremmo dire, datori di lavoro e dipendenti - il Papa fa riferimento al ruolo che deve svolgere lo Stato. Qui possiamo vedere quello che sarebbe poi stato illustrato più esplicitamente come principio di sussidiarietà, magistralmente affermato nella lettera enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931) di Pio XI.
Veniamo quindi al punto centrale della questione. Uno dei motivi per cui la Rerum Novarum è un modello di documento sociale è che propone la civiltà cristiana come rimedio alla questione sociale. Si tratta di una costante del Magistero della Chiesa fino a una certa data, che qui non è il caso di precisare. Leone XIII fa riferimento all'argomento almeno due volte.

GESÙ CRISTO È IL VERO PRINCIPIO
Dopo aver giustificato la necessità del Magistero o Dottrina Sociale della Chiesa, Leone XIII afferma: «Basterà qui richiamare brevemente gli esempi degli antichi. Ricordiamo cose e fatti che non lasciano adito a dubbi: che la società umana fu rinnovata fin dalle sue fondamenta dai costumi cristiani; che, in virtù di questo rinnovamento, il genere umano fu spinto a cose migliori; anzi, fu tratto dalla morte alla vita e riempito di una perfezione così sublime, che nessun altro eguale esisteva nei tempi antichi né può essercene uno maggiore in futuro. Infine, che Gesù Cristo è il vero principio e il fine di questi benefici e che, poiché sono proceduti da Lui, tutti devono essere riferiti a Lui. Avendo ricevuto la luce del Vangelo e avendo fatto conoscere al mondo intero il grande mistero dell'incarnazione del Verbo e della redenzione degli uomini, la vita di Gesù Cristo, Dio e uomo, penetrò tutte le genti e le permeò tutte con la sua fede, i suoi precetti e le sue leggi. Pertanto, se la società umana deve essere guarita, non può essere guarita che da un ritorno alla vita e ai costumi cristiani, poiché, quando si tratta di restaurare società decadenti, è necessario riportarle ai loro principi. Poiché la perfezione di ogni società risiede nel ricercare e realizzare ciò per cui è stata istituita, cosicché la stessa causa che ha dato origine alla società diventa la causa dei movimenti e delle azioni sociali. Quindi, allontanarsi da ciò che è stabilito è corruzione, ritornare ad esso è guarigione. E in tutta verità, come diciamo di tutta la società umana, lo diciamo anche di quella classe di cittadini che si guadagnano da vivere con il lavoro, i quali sono la stragrande maggioranza» (RN, 21).
Nel testo si possono osservare diversi aspetti. Uno di essi è di estrema attualità per i nostri tempi, caratterizzati dal naturalismo e dal pluralismo religioso: la centralità del Mistero di Cristo: «Gesù Cristo è il principio e il fine di questi benefici, e poiché da Lui procedono, tutti devono essere riferiti a Lui. Avendo ricevuto la luce del Vangelo e avendo fatto conoscere al mondo intero il grande mistero dell'incarnazione del Verbo e della redenzione dell'umanità, la vita di Gesù Cristo, Dio e uomo, ha penetrato tutte le nazioni e le ha permeate tutte con la sua fede, i suoi precetti e le sue leggi». Vale a dire che al centro della civiltà cristiana c'è Gesù Cristo stesso. Non si tratta di un mero ordine giuridico o culturale senza un principio vitale che lo anima. Al contrario: la sorgente della vita della civiltà cristiana è Gesù Cristo stesso, che ha detto di sé: «Io sono la vita» (cfr Gv 14,6).

I PROTAGONISTI DELLA CIVILTÀ CRISTIANA
Nel secondo testo, Leone XIII afferma: "Avete, venerabili fratelli, chi e come debba occuparsi di questa difficile questione. Ciascuno faccia la sua parte, e con la massima sollecitudine, affinché un male di sì grande entità non diventi incurabile per il ritardo nel rimedio. Coloro che governano le nazioni applichino la provvidenza delle leggi e delle istituzioni; i ricchi e i padroni ricordino i loro doveri; i proletari, la cui causa è in gioco, facciano ragionevoli sforzi; e, come abbiamo detto all'inizio, poiché la religione è l'unica che può sanare radicalmente il male, tutti devono adoperarsi per il ripristino dei costumi cristiani, senza i quali anche le stesse misure di prudenza che si ritengono adeguate servirebbero a ben poco alla soluzione. Quanto alla Chiesa, essa non lesinerà mai e in nessun caso i suoi sforzi, prestando tanto maggiore aiuto quanto maggiore è la sua libertà di azione; e coloro che sono incaricati di vegliare sulla salute pubblica ne tengano particolarmente conto. Su questo concentrino i sacri ministri tutte le forze dello spirito e la loro competenza e, preceduti da voi, venerabili fratelli, con la vostra autorità e il vostro esempio, non cessino di inculcare in tutti gli uomini di ogni classe sociale le massime di vita tratte dal Vangelo; combattano con tutte le forze a loro disposizione per la salvezza del popolo e, soprattutto, si sforzino di conservare in sé e di infondere negli altri, dai più grandi ai più piccoli, la carità, signora e regina di tutte le virtù. Poiché la soluzione desiderata si deve attendere anzitutto da una grande effusione di carità, intendiamo la carità cristiana, che riassume in sé tutta la legge del Vangelo e che, pronta in ogni momento a donarsi per il bene degli altri, è l'antidoto più sicuro contro l'egoismo del mondo, e i cui tratti e gradi divini sono stati espressi dall'apostolo san Paolo con queste parole: «La carità è paziente, è benigna, non si attacca al suo interesse; tutto soffre, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7)» (RN, 41).
Si potrebbe distinguere tra i protagonisti della civiltà cristiana con un obbligo comune: «tutti devono impegnarsi a restaurare i costumi cristiani». A seguito della questione sociale sollevata dalla Rerum novarum, si distinguono i datori di lavoro e i lavoratori. L'osservazione di Leone XIII è molto attuale perché fa riferimento a un'idea fondamentale: la vita economica è regolata dalla morale naturale, prima di tutto da quella cristiana. Non esiste alcuna autonomia dell'economia che la ponga "al di là del bene e del male".
L'esperienza di rileggere i documenti magisteriali in generale e, nel nostro caso, quelli sociali, è estremamente gratificante. Documenti fondamentali come la Rerum novarum di Leone XIII costituiscono una sorta di faro nella lettura e nell'interpretazione dei successivi pronunciamenti magisteriali. Benché affronti un tema specifico come quello del lavoro, la Rerum Novarum lo fa dall'alto del Magistero della Chiesa come depositaria della Rivelazione divina. E ci ricordano che uno degli insegnamenti costanti della Dottrina Sociale è quello della Civiltà Cristiana.

VIDEO: Leone XIV spiega perché ha scelto questo nome (durata: 3 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=DVBKwYe5FOM

Fonte: Osservatorio Card. Van Thuân, 9 maggio 2025

3 - PERCHE' LEONE XIV HA VISITATO SUBITO IL SANTUARIO DI GENAZZANO
La storia della miracolosa immagine della Madre del Buon Consiglio che Leone XIII incluse nelle Litanie Lauretane (VIDEO: Leone XIV visita Genazzano)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 12 maggio 2025

Nella sua prima uscita fuori Roma papa Leone XIV si è recato in un luogo poco noto ai più, ma molto caro ad alcuni devoti della Madonna: il Santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano.
Genazzano è un borgo medievale, che fu feudo della famiglia Colonna, arroccato alle pendici dei monti Prenestini, a circa 45 km da Roma. Nel cuore di questo paesino dalle viuzze strette sorge un santuario, retto dai religiosi dell'Ordine di Sant'Agostino, dove si venera un'immagine della Vergine, la cui storia merita di essere conosciuta.
Nel XV secolo il popolo albanese, guidato dalla leggendaria figura del principe Giorgio Castriota, detto Scanderberg (1405-1468), si difendeva con tutte le sue forze contro gli invasori musulmani. Ma dopo vent'anni di eroica resistenza contro Maometto II, il difensore della cristianità albanese, logorato dalle battaglie, morì il 17 gennaio 1468. Scanderberg era un grande devoto di un'antica icona della Madonna con il Bambino Gesù, conosciuta come "Santa Maria di Scutari". Scutari è una delle città più antiche dell'Albania, vicino al confine con il Montenegro. Il suo santuario era un centro di devozione a cui tutti ricorrevano e, grazie all'aiuto della Madonna di Scutari, Scanderberg era riuscito a trionfare su eserciti ben più forti del suo. Alla vigilia della sua morte, prima che Scutari e l'Albania cadessero nelle mani dei Turchi, accadde uno straordinario miracolo. La Madonna apparve in sogno a due suoi devoti soldati, a nome de Sclavis e Georgis, ai quali annunciò che la sua immagine avrebbe lasciato Scutari prima che il Paese perdesse la fede, chiedendo loro di seguirla. Mentre de Sclavis e Georgis pregavano davanti all'immagine, questa si staccò dal muro, e avvolta in una nuvola bianca si innalzò in aria e si diresse verso il mare. I due soldati, sorretti da mani angeliche, attraversarono con Lei il mare Adriatico.

I NUMEROSISSIMI MIRACOLI
Qualche tempo prima, la Madonna era apparsa a una pia signora di Genazzano, Petruccia di Nocera, terziaria dell'ordine agostiniano, e le aveva ordinato di edificare un tempio che avrebbe dovuto accogliere una sua immagine, al momento opportuno. Petruccia, che è oggi è venerata come beata, impiegò le sue modeste sostanze per restaurare una chiesetta, dedicata alla Madre del Buon Consiglio, che versava in condizioni precarie.
Il 25 aprile del 1467, durante la festa di san Marco, all'ora del Vespro, mentre le strade brulicavano di gente, la campana della chiesa in costruzione cominciò a suonare, senza apparente motivo. Tutti corsero sul posto e videro una nuvoletta bianca discendere dal Cielo e deporre lil dipinto della Madonna di Scutari su una parete della chiesa in costruzione. Poco dopo giunsero i due soldati albanesi, che dissero di aver seguito la Madonna fino a quel punto. La popolazione restò stupefatta, non solo per il prodigioso evento a cui assisté, ma anche per i numerosissimi miracoli realizzati dalla Beata Vergine Maria, che seguirono nello spazio di pochi anni. Tutti furono registrati da un notaio, e confermati da parte del Papa Paolo II, che inviò sul posto suoi legati ed ispettori. Negli atti notarili di Genazzano si conservano pure il nome di sei albanesi che, fra il 1468 e il 1500, si recarono nella cittadina laziale attestando che si trattava proprio della Madonna di Scutari, prodigiosamente scomparsa qualche anno prima.
L'antica cappella venne ampliata e fu edificato un Santuario, dedicato a quella che venne chiamata la Madre del Buon Consiglio. L'icona miracolosa si trova ancora oggi nella cappella laterale sinistra, protetta da una cancellata in ferro battuto del XVII secolo. Si tratta di un dipinto su di un sottile strato di intonaco, che misura 31 cm di larghezza e 42,5 cm di altezza. Oltre alla traslazione, un secondo miracolo, tuttora verificabile, lo caratterizza. Il dipinto è come sospeso a un dito dal muro, senza essere fissato su esso (Raffaele Buonanno, Memorie Storiche della Immagine de Maria, SS. Del Buon Consiglio Che si venera in Genezzano, Tipografia dell'Immacolata, Napoli 1880, 20 ed., p. 44).

LA CONSIGLIERA PER ECCELLENZA
Nel corso dei secoli i Papi, da san Pio V a Leone XIII - che incluse l'invocazione Madre del Buon Consiglio nelle Litanie Lauretane - fino a Giovanni XXIII e a Giovanni Paolo II, confermarono questa devozione, e con loro fu venerata da numerosi santi quali san Paolo della Croce, san Giovanni Bosco, sant'Alfonso Maria de' Liguori, san Luigi Orione. Uno dei più grandi devoti della Madonna del Buon Consiglio, nel XX secolo, è stato il prof. Plinio Corrêa de Oliveira, che da Lei ricevette una specialissima grazia: l'intima certezza di compiere la sua missione contro-rivoluzionaria. La Madonna di Genazzano aiuta in modo speciale coloro che nei momenti critici della loro vita hanno bisogno di certezze e di orientamento. La Madre del Buon Consiglio è la Consigliera per eccellenza, per mezzo della quale noi possiamo ottenere aiuto nelle prove, nelle incertezze e nelle difficoltà della nostra vita. Pregandola, ci si sente avvolti dal suo sguardo e la concessione delle sue grazie ci è assicurata dai singolari mutamenti cromatici e di fisionomia del suo volto.
Papa Leone XIV che da cardinale, il 25 aprile 2024, ha celebrato nel Santuario la Messa in occasione della Festa della "Venuta" della Madre del Buon Consiglio, si è recato a Genazzano nel pomeriggio di sabato 10 maggio 2025 e ha ricordato di esservi stato diverse volte, da quasi 50 anni. La presenza della Madonna, ha aggiunto, è "un dono così grande" per il popolo della cittadina laziale, che da esso "deriva anche una grande responsabilità": "come la Madre mai abbandona i suoi figli, voi dovete essere anche fedeli alla Madre".
Il suo richiamo vale per ogni cattolico, che in questi difficili frangenti della storia del mondo e della vita della Chiesa, si rivolge con fiducia alla Beata Vergine Maria, venerandola come Madre del Buon Consiglio.

VIDEO: Papa Leone XIV a Genazzano (durata: 3 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=u93tDvapVDE

Fonte: Radio Roma Libera, 12 maggio 2025

4 - TRUMP, LA CONTRORIVOLUZIONE PARTE DA COLOMBO
La sostituzione della festa della scoperta dell'America con la Giornata dei Popoli Indigeni è stato il primo passo della rivoluzione woke (VIDEO: Columbus Day)
Autore: Stefano Magni - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 aprile 2025

«Sto riportando in vita il Columbus Day. I democratici hanno fatto tutto il possibile per distruggere Cristoforo Colombo, la sua reputazione e tutti gli italiani che lo amano così tanto». Così ha scritto il presidente americano Donald Trump sul suo social network, Truth. Non è (ancora) un ordine esecutivo, ma un'esortazione a tornare a celebrare la virtù della scoperta dell'America da parte del navigatore genovese.
Il Columbus Day è ancora una festa federale, quindi non dovrebbe essere necessario ribadire l'ovvio. Il fatto è che, almeno dagli anni di Biden, è stato sostituito dalla Giornata dei Popoli Indigeni in oltre 200 città e in diversi stati.
La lunga marcia della festa dei popoli nativi è incominciata quasi mezzo secolo fa, nel 1977: in occasione di una conferenza delle Nazioni Unite a Ginevra, i delegati indigeni di tutto il mondo hanno deciso di «celebrare il 12 ottobre, giorno della cosiddetta 'scoperta' dell'America, come Giornata internazionale di solidarietà con i popoli indigeni delle Americhe». Il South Dakota è stato il primo Stato a celebrare ufficialmente questa giornata (chiamandola Native American Day) nel 1990. La città di Berkeley, in California, sede dell'università che ha dato i natali al Sessantotto americano, ha adottato la Giornata dei Popoli Indigeni nel 1992 come protesta contro il 500mo anniversario dell'arrivo di Colombo.

LA GIORNATA DEI POPOLI INDIGENI
E così è nato il "woke" prima ancora che si usasse quel termine. Infatti uno degli obiettivi della contestazione di estrema sinistra è proprio quello di "restituire" la sovranità dell'America ai popoli indigeni, anche ribattezzando i luoghi geografici con i nomi nelle lingue native.
Attualmente, gli Stati del Maine, Vermont, New Mexico e District of Columbia (il distretto della capitale), oltre a grandi città come Los Angeles e Seattle sono tra le località che celebrano la Giornata dei Popoli Indigeni il secondo lunedì di ottobre, al posto del Columbus Day. Tre stati, New York, Rhode Island e Nebraska, riconoscono entrambe le festività.
Joe Biden è stato il primo presidente a celebrare la Giornata dei Popoli Indigeni, emanando nel 2021 un proclama che celebrava «il contributo inestimabile e la resilienza dei popoli indigeni» e riconosceva «la loro sovranità intrinseca». Il proclama sottolineava che l'America «è stata concepita sulla base di una promessa di uguaglianza e opportunità per tutti», ma che tale promessa «non è mai stata pienamente mantenuta. Ciò è particolarmente vero quando si tratta di difendere i diritti e la dignità dei popoli indigeni che erano qui molto prima dell'inizio della colonizzazione delle Americhe».

UNA FESTA DEGLI ITALIANI D'AMERICA
Una dichiarazione che è stata certamente apprezzata dalle minoranze, tranne una: quella italiana. Infatti il Columbus Day è soprattutto una festa degli italiani d'America, a partire dalla prima celebrazione del giorno di Colombo il 12 ottobre 1866 a New York. Fu soprattutto a seguito del pogrom di New Orleans del 1891, in cui vennero trucidati undici cittadini italiani (sulla base di un'accusa falsa), che si arrivò, per solidarietà, alla prima celebrazione del Columbus Day negli Stati Uniti, a livello nazionale. L'anno dopo, 1892, nel 400mo anniversario della scoperta dell'America, l'allora presidente repubblicano Benjamin Harrison, con un ordine esecutivo, la istituì come festa nazionale, ma solo per quell'anno. Divenne festa nazionale consuetudinaria con una legge del Congresso nel 1934, durante il primo mandato del presidente democratico Franklin D. Roosevelt.
Abbattere o vandalizzare le statue di Colombo, per i movimentisti woke, è stato un modo per rendere giustizia (a modo loro) ai popoli nativi americani perché, nella vulgata storica di sinistra, Colombo è "il primo schiavista" e "il primo genocida". Colombo, sull'isola di Hispaniola governò effettivamente con metodi tirannici, ma fu la stessa giustizia spagnola (capace evidentemente di auto-correggersi) ad arrestarlo e a porre fine al suo regno del terrore nel 1500. Non è la storia di Colombo in sé che interessa ai contestatori. Da europei (quasi tutti lo sono, nella sinistra americana) a loro interessa contestare la presenza stessa della civiltà europea cristiana nelle Americhe, fino al punto di ripristinare lo studio delle religioni e delle tradizioni pre-colombiane. Sacrifici umani esclusi, almeno per ora.
Insomma, come la rivoluzione woke è partita dal tentativo di rimuovere Colombo, ora la controrivoluzione parte dalla sua rivalutazione, dalla scoperta dell'America da parte di un italiano. E non solo a beneficio della comunità italo-americana, bensì di tutta la storia e la cultura europee che appartengono anche, a pieno diritto, agli americani.

DOSSIER "LA SCOPERTA DELL'AMERICA"
Frutto della fede cattolica di Colombo

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DOSSIER "DONALD TRUMP"
Il presidente nemico del politicamente corretto

Per vedere articoli e video, clicca qui!

VIDEO: Columbus Day Parade a New York (durata: 2 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=SnjoG5je8ww

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 29 aprile 2025

5 - LA VISITA AL SANTISSIMO SACRAMENTO
Consigli pratici per fare una visita quotidiana a Gesù
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie, 7 maggio 2025

La visita al Santissimo Sacramento può essere una sfida, specialmente con tutte le distrazioni che ci sono nella vita quotidiana. Proprio per questo può diventare un'occasione unica per rientrare in contatto con Dio, lontano dalla frenesia quotidiana.
Ma cos'è la visita al Santissimo Sacramento? È un atto di adorazione e di preghiera che si fa di fronte al Santissimo Sacramento, cioè l'Eucaristia, quando è custodita nel tabernacolo. È un momento di raccoglimento, di preghiera e di intima comunione con Gesù presente nell'Eucaristia. Si distingue dall'Adorazione Eucaristica che si fa quando il Santissimo è esposto con l'ostensorio sull'altare.
Per fare la visita al Santissimo ti puoi inginocchiare o semplicemente stare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, pregando come preferisci. Non c'è un testo obbligatorio, ma spesso si usano preghiere come il Padre Nostro, il Ti adoro (del mattino o della sera a seconda dell'ora del giorno), l'Atto di Dolore, il Credo, o altre preghiere. Oppure si può anche pregare con le parole che lo Spirito Santo ci suggerisce, come ad esempio: "O Signore Gesù, che sei qui nel Santissimo Sacramento, ti adoro e ti lodo. Grazie per la tua presenza, ti offro il mio cuore e la mia vita. Rinnovo la mia fede in Te. Sostienimi nella difficoltà che sto vivendo. Ti affido questa persona a me cara...".
La durata della visita dipende dal tuo desiderio di intimità con Dio. Puoi stare anche solo pochi minuti o per un periodo più lungo, ascoltando e riflettendo. La visita può essere anche breve, ma sarebbe importante che fosse fatta con regolarità. Alcuni la fanno una volta al giorno, altri una volta a settimana o in momenti particolari dell'anno come ad esempio la Quaresima. Ecco adesso alcuni consigli pratici.

1) SPEGNERE IL CELLULARE O METTERLO IN MODALITÀ "NON DISTURBARE"
Questo è il primo passo per un incontro vero. Spesso il cellulare è la principale fonte di distrazione, con notifiche e messaggi che ci tirano fuori dal momento presente. Spegnendolo o mettendolo da parte, ti permetti di essere veramente "presente" e di concentrarti.

2) IMPOSTA UN TEMPO PER LA VISITA
Decidi in anticipo quanto tempo dedicare. Può essere utile fissare una durata (esempio: 10 minuti o anche 5 oppure anche solo 3, l'importante è stabilirlo prima di entrare in chiesa).

3) PORTA UN ROSARIO O UN LIBRO DI PREGHIERE
Anche se non è necessario, avere un rosario o un libretto con preghiere può aiutarti a concentrarti. A volte, la mente può vagare e un semplice rosario o una preghiera scritta ti aiuta a rimanere focalizzato. Deve però essere chiaro che la preghiera è libera per cui si può usare il tempo come si preferisce.

4) FAI SILENZIO INTERIORE
Una volta entrato in chiesa prenditi un momento per respirare profondamente, liberarti dalle preoccupazioni e pensare che sei alla presenza di Qualcuno di molto speciale. Cerca di "spegnere" tutto dentro di te, proprio come hai fatto con il cellulare.

5) NON AVERE PAURA DEL SILENZIO
Il silenzio può sembrare un po' inquietante, soprattutto oggi dove siamo sempre stimolati dai suoni e dalle immagini. Ma nel silenzio puoi davvero ascoltare Dio. Non sentirti obbligato a riempirlo con pensieri frenetici. Lascia che sia un momento di pace.

6) VIVI IL MOMENTO CON GRATITUDINE
La visita al Santissimo è anche un'opportunità per esprimere gratitudine al Signore. Pensa a qualcosa per cui sei veramente grato a Dio in quel momento della tua vita.

7) FAI ATTENZIONE ALLA TUA POSTURA
Non è un obbligo, ma stare in ginocchio può aiutarti nella preghiera.

https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6346

Fonte: BastaBugie, 7 maggio 2025

6 - CHIUDONO I NEGOZI DI GIOCATTOLI, MA GUAI A TOCCARE GLI SMARTPHONE
Danni collaterali di una società che fa pochi figli, compra online e dà il cellulare al figlio a 3 anni per farlo stare ''buono''
Autore: Fabio Piemonte - Fonte: Provita & Famiglia, 29 aprile 2025

Denatalità e iperdigitalizzazione non hanno solo drammatiche e dirette conseguenze come meno figli o più disagi per bambini e adolescenti, ma anche effetti collaterali egualmente tristi e problematici. Come la chiusura di negozi di giocattoli, con tutto ciò che questo comporta tanto in termini economici quanto sociali e, consentiteci di dirlo, di vera e propria tristezza nel vedere un modo così alla deriva.
I casi non sono pochi, ma a fare più clamore è quando vittime sono veri e propri negozi storici, quasi delle "istituzioni", come "Casa Mia". Per chi è romano, in particolare della zona centro-sud, è un colpo pensare che l'iconico negozio di giocattoli con le vetrine sull'Appia Nuova nel quartiere San Giovanni abbia chiuso i battenti dopo quasi 80 anni di attività. «Con profondo rammarico annunciamo la chiusura definitiva del negozio, una realtà che ha rappresentato un punto di riferimento per la vendita di giocattoli e un luogo magico in cui immergersi per generazioni di bambini e famiglie», scrive sul cartello in vetrina la proprietaria Grazia Battista. La notizia giunge tra l'altro a pochi giorni dalla chiusura di "Ciuff Ciuff" in via Etruria, altro celebre negozio del settore - sempre nella zona San Giovanni - in particolare per quanti siano alla ricerca dei giochi di un tempo per figli e nipoti.

MENO FIGLI E TROPPO INTERNET
Tra i diversi motivi di tale decisione "Casa Mia" addita anche «l'evidente diminuzione della natalità, che si va ad aggiungere alla difficoltà delle giovani coppie di trovare alloggi in città storiche come Roma, dove sempre più appartamenti vengono sottratti agli affitti tradizionali a favore di quelli brevi per i turisti». A Roma, ma non solo purtroppo, mancano all'appello nuove famiglie e giovani coppie, e dunque conseguentemente figli. Meno bimbi vuol dire sostanzialmente anche meno giocattoli. Quei pochi che vengono acquistati sono poi comprati principalmente online, per cui tanti negozi faticano a sopravvivere, dati i costi di gestione evidentemente più alti. Infatti la proprietaria di "Casa Mia" richiama nel cartello esposto anche le «molteplici ragioni che riflettono il profondo cambiamento socio-economico a cui stiamo assistendo. Innanzitutto lo sviluppo del commercio online, caratterizzato da una competizione sfrenata e priva di regole, la cui diffusione è esplosa con la pandemia penalizzando i negozi di prossimità. Il servizio assistito che i negozi tradizionali garantiscono e i loro costi di gestione non permettono di competere con l'estensione a livello mondiale del mercato virtuale e dei prezzi sempre più bassi delle piattaforme digitali a portata di click». Infine la stessa titolare evidenzia anche il rischio dell'iperdigitalizzazione, dal momento che «la tecnologia ha trasformato le abitudini dei più piccoli: già in tenera età i bambini vengono attratti da dispositivi digitali che li allontanano anticipatamente dal gioco manuale e tradizionale. Applicazioni, giochi e social network sono sempre a disposizione sui telefonini dei familiari e hanno cambiato il modo di divertirsi e interagire anche per i bambini più piccoli».

RECUPERARE UN'AUTENTICA DIMENSIONE LUDICA
D'altra parte fino a non molti anni fa i bambini ancora scorrazzavano nelle piazze, riempivano i parchi e desideravano incontrarsi nelle case per giocare insieme con le costruzioni o con la casa delle bambole, oggi invece hanno maggiormente gli occhi incollati agli smartphone anche quando siedono su una panchina l'uno accanto all'altro e preferiscono incontrarsi sulle piattaforme social in Rete piuttosto che dal vivo coi loro coetanei. E in effetti, come conclude con profonda amarezza la titolare di "Casa Mia" nel messaggio affisso in vetrina, «abbiamo sempre creduto che la ricerca e il progresso siano fondamentali per costruire un futuro migliore, ma oggi ci troviamo davanti alla necessità di riflettere anche sui suoi effetti collaterali».
Si rende pertanto necessaria una riflessione seria e più ampia anche a livello istituzionale sui danni ingenti di una simile iperdigitalizzazione affinché ai bambini siano restituite modalità di gioco autentico. Come tra l'altro più volte denunciato, tra gli altri, anche dallo psicologo newyorkese Haidt e in Italia in particolare dal pedagogista Daniele Novara e dallo psicoterapeuta Alberto Pellai, tra i promotori di una petizione per chiedere lo stop agli smartphone sotto i 14 anni e il divieto di uso dei social sotto i 16 anni. Così come la Campagna "Piccole Vittime Invisibili" di Pro Vita & Famiglia onlus, che da anni va nella stessa direzione di combattere l'eccesso di digitale ma anche di abusi e pericoli - sessuali e non - per i minori derivanti dal Web. Quel gioco - sia esso libero o strutturato, all'aperto o nelle case coi giocattoli, con i coetanei o con genitori e nonni -, attraverso cui il bambino implementa la propria creatività e costruisce il mondo intorno a sé, fondamentale nel percorso di crescita anche per lo sviluppo di relazioni autentiche con i pari.

Fonte: Provita & Famiglia, 29 aprile 2025

7 - OMELIA V DOM. PASQUA - ANNO C (Gv 13, 31-33.34-35)
Vi do un comandamento nuovo
Autore: Don Stefano Bimbi - Fonte: BastaBugie, 14 maggio 2025

Nel Vangelo di questa domenica Gesù annuncia che la sua glorificazione è iniziata e affida ai discepoli un comandamento nuovo.
Abbiamo sentito che Giuda esce dal cenacolo per andare a tradire Gesù. Ma dopo questo momento oscuro Gesù, pronuncia parole di luce, parla di gloria. La gloria di Dio non è fatta di applausi o di potere. È amore che resta fedele anche quando viene tradito. E tu come reagisci quando qualcuno ti ferisce o ti delude? Sai ancora parlare con amore? O ti chiudi, ti indurisci, ti vendichi?
San Francesco d'Assisi, dopo essere stato ripudiato da suo padre, ha scelto la via opposta all'odio: l'amore. E così ha abbracciato la povertà e ha amato anche chi lo derideva. In quell'umiliazione, si è avvicinato alla gloria vera di cui ci parla Gesù. Infatti la croce non è un incidente di percorso. È l'ora in cui l'amore di Dio si mostra al massimo. È il capovolgimento della logica umana del "te la faccio pagare".
Santa Gianna Beretta Molla aveva quarant'anni, era medico e madre. Scoprì di avere un fibroma all'utero, ma scelse di non curarsi e mettere a rischio la sua vita pur di dare alla luce la sua quarta figlia. Disse ai medici: "Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete (e lo esigo) il bimbo; salvate lui!". La sua gloria non fu un successo mondano, ma un amore che si dona fino in fondo, anche nel dolore.
Tu dove cerchi la gloria? Nell'idea che gli altri hanno di te? Nell'approvazione di chi ti sta intorno? Nei like sui social? E quando vivi una situazione di sofferenza, riesci ancora ad affidarti a Dio?
Gesù nel dare un "comandamento nuovo" non sta dando una regola morale in più. Sta consegnando la chiave per riconoscere i suoi amici, i suoi discepoli. "Amatevi gli uni gli altri" era un comandamento antico. La novità sta nel premettere "Come io ho amato voi". Gesù ci ha amato dando la sua vita sulla croce e soffrendo tutte le pene della Passione. Così dobbiamo amarci anche noi gli uni gli altri.
San Massimiliano Kolbe, internato ad Auschwitz, si offrì al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia, condannato a morte. Questo è il "come" di Gesù: un amore che si fa dono per gli altri anche a costo della vita.
Gesù è stato chiaro "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri". Il segno distintivo dei discepoli di Cristo è l'amore. Non un amore qualunque, ma quello che, sul modello di Cristo, resiste, si abbassa, lava i piedi, non si ritira davanti alla fatica, alla sofferenza e nemmeno alla morte.
Se nel Vangelo Gesù dà il comandamento nuovo dell'amore, nella seconda lettura tratta dall'Apocalisse vediamo il frutto finale di quell'amore vissuto fino in fondo: un mondo rinnovato, guarito, senza più dolore.
Questa visione non è un sogno astratto. È la meta concreta che Dio vuole per noi e per tutta l'umanità: una nuova creazione dove l'Amore ha vinto: "Vidi un cielo nuovo e una terra nuova". Il mondo che conosciamo - con il suo caos, i suoi inganni, le sue ferite - non è l'ultima parola. Dio promette un cambiamento radicale: non solo aggiustare ciò che è rotto, ma rifare tutto da capo, in modo nuovo, vero, eterno. Per questo dobbiamo credere che Dio possa fare nuova anche la nostra vita già da adesso. Con la conversione possiamo sperimentare questa novità di vita. Non possiamo rassegnarci dicendo "sono fatto così" oppure "tanto le cose non cambiano mai". Invece Gesù dice: "Io faccio nuove tutte le cose". Da pubblicani e prostitute ne ha fatto santi che hanno preceduto in paradiso quelli che si ritenevano a posto con Dio. Il buon ladrone, che era un assassino, è stato trasformato nel primo ad essere ammesso in Paradiso. Una vergine è stata trasformata in madre, addirittura la madre di Dio. Insomma, a Gesù tutto è possibile.
Il Vangelo ci chiede di amare "come Gesù ha amato". L'Apocalisse ci mostra dove porta quell'amore: verso un mondo rinnovato in cui tutto trova senso, tutto viene sanato.
La città santa, la Gerusalemme nuova, pronta come una sposa è il volto della Chiesa, di chi ha vissuto l'amore del Vangelo e resistito nella fede, anche quando il mondo diceva: "ama solo te stesso" e "realizza te stesso".
E tu, come ami? A pezzi? Solo quando conviene? Solo chi ti capisce? Solo se ti rispondono come vuoi? Chi direbbe di te: "Ecco, questa persona ama come Gesù"?
Santa Teresa di Calcutta diceva: "Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore". Anche tu, oggi, puoi iniziare così. Con una parola gentile detta a chi ti è antipatico. Con un messaggio mandato a chi si sente solo. Con una scelta che mette l'altro al centro in una cosa piccola, ma concreta. Non aspettare condizioni perfette per amare, non aspettare che gli altri inizino per primi. Inizia tu. Oggi.

Fonte: BastaBugie, 14 maggio 2025

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