BastaBugie n�928 del 04 giugno 2025

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1 FINISCE L'ERA PAGLIA, LA MORALE RESTA SOTTO LE MACERIE
L'amico di Pannella lascia l'Istituto Giovanni Paolo II e la Pontificia Accademia per la Vita in una situazione disastrosa per essere andato a braccetto col mondo
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 OMOGENITORIALITA', IL SI DELLA CONSULTA DISCRIMINA I BAMBINI
La Corte costituzionale ha stabilito che anche la ''madre intenzionale'' va riconosciuta come genitore e così condannano i bambini a crescere orfani di almeno un genitore (e Avvenire difende la sentenza!)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
3 I PRIDE, MEZZI BLASFEMI DELLA RIVOLUZIONE
Rivendicare (presunti) diritti, propagandare una (presunta) ghettizzazione, erotizzare, offendere il cristianesimo: i gay pride, come tutte le rivoluzioni, mirano a scardinare la realtà e l'ordine
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 IL CORTOCIRCUITO DELLO STATO CHE LUCRA SULLA PROSTITUZIONE
L'Istat riconosce ''dignità fiscale'' alla prostituzione: in pratica lo Stato vieta l'organizzazione della prostituzione... però poi lo regolamenta e ci guadagna
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 CONSENSO INFORMATO, STOP AL CAVALLO DI TROIA DEL GENDER
Il ministro dell'Istruzione Valditara cerca di evitare che la scuola statale si occupi di materie diseducative (intanto Trump afferma che ''il gender è un abuso sui minori'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 IL VESCOVO SPOSA L'IMPOSTURA QUEER: ''GESU' NON FA PREFERENZE''
L'ultima veglia del gruppo Kairos ha visto protagonista il neo arcivescovo di Firenze che dice il contrario di San Paolo (cioè della Parola di Dio)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - FINISCE L'ERA PAGLIA, LA MORALE RESTA SOTTO LE MACERIE
L'amico di Pannella lascia l'Istituto Giovanni Paolo II e la Pontificia Accademia per la Vita in una situazione disastrosa per essere andato a braccetto col mondo
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 maggio 2025

Il motivo indicato dal Vaticano è formale: raggiunti limiti di età. E così l'80enne mons. Vincenzo Paglia ha lasciato la guida del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia e al suo posto, in qualità di Gran Cancelliere, è stato nominato il cardinale Baldassare Reina. Paglia lascia anche la presidenza della Pontificia Accademia per la Vita (Pav) a favore di monsignor Renzo Pegoraro.
Quale l'eredità che ci ha lasciato mons. Paglia? Disastrosa. Ricordiamo per sommi capi l'opera di distruzione che Paglia ha compiuto a danno della dottrina morale cattolica sotto il pontificato di Francesco. Siamo nel 2017 e la Pav organizza un convegno con la World Medical Association. Nel convegno sono intervenuti relatori schiettamente a favore dell'aborto come Yvonne Gilli, rappresentante della sezione svizzera del colosso abortista Planned Parenthood, e dell'eutanasia, quali René Héman, allora presidente dell'Associazione dei medici tedeschi, Volker Lipp, professore di diritto civile all'università Georg-August di Gottingen, Heidi Stensmyren, già presidente dell'Associazione dei medici svedesi, Anne de la Tour, già presidente della Società francese di cure palliative, e Ralf Jox, docente dell'università di Monaco.
Mons. Paglia licenzia alla Pav e all'Istituto Giovanni Paolo II la vecchia guardia, troppo legata agli assoluti morali, e assume personalità più inclini ad una morale votata al situazionismo, alla fenomenologia etica e al proporzionalismo. E così nel 2017 Paglia nomina come membri della Pav Nigel Biggar - professore di Teologia Morale e Pastorale presso l'Università di Oxford - abortista e pro-eutanasia, la professoressa Katarina Le Blanc, docente al Karolinska Institut, che nel suo lavoro usava cellule staminali embrionali, e don Maurizio Chiodi, docente di bioetica presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e favorevole alla fecondazione artificiale, alla contraccezione e all'omosessualità. Nel 2022 entra come membro della Pav anche l'economista Mariana Mazzucato, atea, pro-aborto e legata al Forum Economico di Davos.

DIMENTICARE LA DONUM VITAE
Altri accadimenti segnano la vita della Pav in quegli anni. Nel 2017 un seminario internazionale per i trenta anni della Donum Vitae viene annullato: quel documento dell'allora Congregazione per la Dottrina della Fede era palesemente in contrasto con il nuovo corso. Nel febbraio dello stesso anno mons. Paglia elogia il leader radicale Marco Pannella da poco scomparso: «la sua è una grande perdita per questo nostro paese», «una storia per la difesa della dignità di tutti», «un tesoro prezioso da conservare», «ispiratore di una vita più bella per il mondo che ha bisogno di uomini che sappiano parlare come lui».
Passiamo al 2018: Paglia interviene sul caso del piccolo Alfie Evans, vivo grazie al supporto di macchinari particolari e poi condannato a morte dalla giustizia inglese, e considera tenere in vita questo bambino come accanimento terapeutico, sposando così la tesi eutanasica dei giudici dell'Alta Corte di Londra.
Siamo nell'agosto del 2020: il Governo ha emanato alcune linee guida per potenziare l'accesso all'aborto chimico in piena emergenza Covid. La Pav pubblica una Nota che critica queste linee guida, ma nella stessa manca una esplicita critica alla legge 194 e al fatto che il tempo di assunzione di queste pillole fosse stato ampliato, ampliando così anche l'efficacia abortiva delle stesse.
Nell'ottobre del 2021 mons. Paglia è ospite di Rebus, talk show di Rai 3. In quell'occasione, tra le altre "sbavature", l'allora presidente della Pav esprime il suo favore, seppur obtorto collo, ad una legge sul suicidio assistito. Nel novembre di quello stesso anno interviene al convegno Tecnologie e fine vita: il primato dell'accompagnamento, dove incorre in vari inciampi su tematiche come il consenso, le Dat e l'indisponibilità della vita. Nell'aprile del 2023, in occasione di un festival del giornalismo, torna sul tema "legittimazione del suicidio assistito" e questa volta è chiaro il suo appoggio ad una norma legittimante, nonostante una rettifica che tale non è perché conferma il giudizio iniziale.

LA DIFESA DELLA LEGGE SULL'ABORTO
Arriviamo al giugno del 2022. Il Corsera intervista Paglia sul tema aborto e sulla 194: il già presidente della Pav non approfitta della ghiotta occasione per affermare che la Chiesa auspica la sua abrogazione, anzi pare proprio che Paglia non voglia metterla in discussione. I dubbi spariscono dopo due mesi, quando su Rai 3 Paglia dichiara che la legge 194 è «un pilastro della società», aggiungendo che non «è assolutamente in discussione». Nel novembre dello stesso anno rilascia un'intervista a The Tablet in cui, in merito alla liceità della contraccezione, il monsignore così si esprime: «Credo che verrà il giorno in cui papa Francesco o il prossimo papa, lo farà. Ma cosa posso dire? Di sicuro, lo dobbiamo prendere in considerazione».
Sempre nel 2022 viene pubblicato il volume della Pav Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione che sostiene la bontà della contraccezione, per superare i limiti imposti da Humanae vitae, della fecondazione extracorporea e dell'eutanasia. Poi nel 2024 si dà alle stampe il Piccolo lessico del fine-vita in cui si evince che la Pav sia a favore dell'eutanasia, mascherandola da rifiuto di accanimento terapeutico, e del suicidio assistito. Il libretto suscita una certa riprovazione e allora Paglia tenta di metterci una toppa rilasciando alcune interviste, ma la toppa si rivela peggiore del buco.
In merito all'Istituto Giovanni Paolo II, un motu proprio di papa Francesco del 2017 ne stravolge l'identità, così come era stata pensata da Giovanni Paolo II, perché il documento di riferimento diventa Amoris laetitia: la pastorale soppianta la dottrina, i riferimenti morali sono dati dai casi particolari, dal discernimento personale, dalla prassi, dall'intenzione soggettiva, dalle circostanze, etc. Paglia, naturalmente, sposa appieno questo cambio di paradigma. Una prova tra le tante: nello stesso anno rilascia un'intervista in cui approva la comunione ai divorziati risposati. Nel 2019 Paglia pubblica gli statuti dell'Istituto: cancellata Teologia morale, che è come cancellare l'esame di diritto privato a giurisprudenza, e silurati due docenti simboli del GPII e dalla specchiata ortodossia dottrinale: monsignor Livio Melina e padre José Noriega. A seguire arriveranno altre purghe, mentre verranno chiamati ad insegnare docenti che sposano un orientamento contrario agli insegnamenti di Giovanni Paolo II, come il già ricordato don Maurizio Chiodi, don Pier Davide Guenzi, favorevole alle condotte omosessuali, e monsignor Pierangelo Sequeri, preside dell'Istituto. Forse la sintesi migliore della nuova natura che innerva il GPII la possiamo rinvenire in un post, pubblicato nel gennaio del 2021 sulla pagina Facebook dell'Istituto, che così recitava: «difendere il diritto all'aborto non significa difendere l'aborto».
Veniamo, è proprio il caso di dire, alla morale della favola, che più una favola appare essere un dramma. La Pav e il GPII a guida Paglia sono transitati da una teologia morale fondata sulla Rivelazione e sulla metafisica dell'essere e della persona, ad una teologia storicista e soggettivista. I mala in se sono diventati i mali secondo me, l'intenzione soggettiva ha cancellato il significato morale oggettivo degli atti, le circostanze si sono trasformate in cause legittimanti il male, i fenomeni sociali sono assurti a paradigmi etici di riferimento, la natura umana è stata soppiantata dai costumi, dai condizionamenti, dagli usi, dai tratti psicologici individuali. In definitiva, Dio e le sue esigenze sono stati sfrattati da qualsiasi mero desiderio e bisogno dell'uomo.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Soddisfazione ma non entusiasmo, il dopo-Paglia è un'incognita" parla dell'uscita di scena di monsignor Paglia che è certo motivo di soddisfazione, ma gli uomini chiamati a sostituirlo non garantiscono che ci sia la volontà di riportare la Pontificia Accademia per la Vita e l'Istituto Giovanni Paolo II alle origini.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 maggio 2025:

Con la sostituzione anche alla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), annunciata ieri, cala definitivamente il sipario su monsignor Vincenzo Paglia, il "sicario" scelto da papa Francesco per stravolgere il magistero di san Giovanni Paolo II su vita e famiglia. Un'opera a cui Paglia si è dedicato con grande efficacia in questi nove anni in cui ha ricoperto, oltre al ruolo nella PAV, quello di Gran Cancelliere dell'Istituto Giovanni Paolo II su matrimonio e famiglia, dopo essere stato per quattro anni presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Come documenta l'articolo di Tommaso Scandroglio, oggi PAV e Istituto Giovanni Paolo II sono lontani parenti delle istituzioni che erano all'origine, create da Giovanni Paolo II nella convinzione che su vita e famiglia si giocasse la sfida più grande che il mondo lanciava alla Chiesa. Quindi che monsignor Paglia finalmente se ne vada non può che essere motivo di soddisfazione.
Ma non si deve cedere a facili entusiasmi, perché la sua uscita di scena non indica di per sé una rivoluzione al contrario, un ritorno alle origini, una svolta chiara. Anzitutto perché era dovuta e attesa: monsignor Paglia ha compiuto 80 anni lo scorso 21 aprile, giorno della morte di Francesco, e quindi sarebbe uscito di scena anche se papa Bergoglio fosse ancora vivo. Proprio la morte del Papa e tutti gli ovvi adempimenti per l'inizio del nuovo pontificato hanno semmai ritardato questo passaggio. Anzi, c'è da ritenere che la successione a Paglia fosse già stata preparata in precedenza.
Piuttosto è giusto notare che la decisione per la PAV è arrivata una settimana dopo quella dell'Istituto Giovanni Paolo II, il che potrebbe indicare che papa Leone XIV avesse dubbi sulla soluzione proposta dal suo predecessore, o volesse comunque rifletterci maggiormente.
Un altro elemento da considerare in chiave futura è il profilo basso dei due chiamati a sostituire monsignor Paglia: il cardinale Baldassare Reina (vicario generale della diocesi di Roma, nella foto LaPresse) all'Istituto Giovanni Paolo II e monsignor Renzo Pegoraro alla PAV. Nel primo caso, si tratta piuttosto di un ritorno alla normalità amministrativa, se è vero che prima di Paglia, il ruolo di Gran Cancelliere dell'Istituto apparteneva al vicario di Roma. Del resto non è nota alcuna attività di rilievo o presa di posizione importante del cardinale Reina sui temi che sono centrali per l'Istituto Giovanni Paolo II. Al contrario, un ruolo fondamentale lo svolge il preside, monsignor Philippe Bordeyne, la cui nomina nel marzo 2021 completava la trasformazione dell'istituto all'insegna della Amoris Laetitia e del rovesciamento della morale cattolica. Difficile dunque immaginare che qualcosa qui possa cambiare in meglio senza una sostituzione del preside e una ripresa in mano degli Statuti del 2017, con cui si è voluto ricostruire l'istituto sulle ceneri di quello fondato nel 1982 da san Giovanni Paolo II.
Prudenza è necessaria anche sul cambio di guardia alla PAV, dove è prevalsa la soluzione interna: monsignor Pegoraro era già cancelliere dell'Accademia dal settembre 2011, nominato in quel ruolo da Benedetto XVI. E già questo dà l'idea di un tratto caratteristico del neo-presidente: considerata la rivoluzione che è avvenuta con l'arrivo di monsignor Paglia, deve essere una persona capace di adattarsi a indirizzi "politici" molto diversi. In questi anni si è distinto da Paglia solo per una maggiore competenza (è laureato in medicina ed è stato docente di Bioetica), ma ne ha di fatto supportato la linea. Di certo non dovremmo assistere alle sparate e alle affermazioni gravemente imprudenti, tanto per apparire, tipiche di chi l'ha preceduto. Ma non avendo una sua autorità in materia (nulla a che vedere con il primo presidente Jerome Lejeune o Elio Sgreccia, tanto per intenderci) è facilmente intuibile che seguirà l'indirizzo che gli verrà chiesto dall'alto.
Dunque, il futuro del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e della Pontificia Accademia per la Vita sono ancora tutti da scrivere, gli uomini scelti per sostituire monsignor Paglia indicano per il momento soltanto la volontà di papa Leone XIV di non provocare rotture traumatiche e di muoversi a piccoli passi. Se dei cambiamenti reali ci saranno lo si vedrà nel tempo.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28 maggio 2025

2 - OMOGENITORIALITA', IL SI DELLA CONSULTA DISCRIMINA I BAMBINI
La Corte costituzionale ha stabilito che anche la ''madre intenzionale'' va riconosciuta come genitore e così condannano i bambini a crescere orfani di almeno un genitore (e Avvenire difende la sentenza!)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 maggio 2025

Ieri la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 68/2025, ha detto "sì" all'omogenitorialità. Fino a ieri qual era il quadro giuridico sull'omogenitorialità? Da una parte c'era e c'è la legge che la vieta, dato che per l'ordinamento giuridico un bambino può essere figlio solo di un uomo e di una donna (cfr. art. 5 legge 40/2004, 231 Cc, 243 bis Cc, 246 Cc, 247 Cc, 250 Cc, 262 Cc, 269 Cc, 408 Cc, 566 Cc, 568 Cc, 599 Cc, 643 Cc). Su altro fronte abbiamo avuto sindaci e soprattutto giudici, anche quelli della Cassazione (ricordiamo la sentenza del 2018), che hanno permesso l'omogenitorialità riconoscendo gli atti di nascita formatisi all'estero di figlio di coppie gay e aprendo a queste ultime le porte alla stepchild adoption.
Ieri però la svolta, perché la Consulta ha giuridicamente legittimato l'omogenitorialità, seppur in un solo caso specifico che vedremo. Un placet che ha dunque valore pienamente normativo dato che cassa un articolo di legge, l'art. 8 della legge 40 che disciplina la fecondazione extracorporea, decisione che si pone in dissonanza con una sua precedente sentenza (n. 32 del 2021) che giudicò un caso molto simile. Dal divieto di omogenitorialità siamo dunque passati alla sua legittimazione. Per giungere alla sua piena legittimazione, la Corte ha chiesto l'intervento del Parlamento.

IL FIGLIO NATO IN PROVETTA
Illustriamo allora, in modo sintetico, i passaggi argomentativi della Corte. Partiamo dai fatti. Due donne lesbiche vanno all'estero e una di essa si sottopone alla pratica della fecondazione artificiale eterologa. Il bambino nasce in Italia e viene registrato dall'ufficiale di stato civile come figlio della madre biologica e della compagna, la cosiddetta madre intenzionale. La Procura della Repubblica impugna l'atto presso il Tribunale di Lucca in merito al riconoscimento della genitorialità in capo alla donna non madre biologica e quest'ultimo solleva questioni di legittimità costituzionale degli artt. 8 e 9 della legge 40/2004.
Tralasciando l'art. 9, non giudicato incostituzionale dalla stessa Consulta, analizziamo l'art. 8. Secondo questo articolo, il figlio nato in provetta può essere riconosciuto dalla coppia sposata o dalla coppia convivente ma eterosessuale. Infatti la legge 40 permette l'accesso alla fecondazione artificiale solo a coppie eterosessuali. Se una coppia omosessuale accede alla fecondazione artificiale all'estero non subisce sanzioni, ma, tornando in patria, la donna che non ha partorito il bambino non può essere riconosciuta come genitore. Il Tribunale di Lucca contesta proprio questo punto: è incostituzionale che l'art. 8 non contempli anche il caso di riconoscimento del figlio da parte di coppie omosessuali.
Da notare che né il Tribunale né la Consulta contestano l'art. 5 della legge 40 che vieta l'accesso alla Fivet delle coppie omosessuali, ma "solo" l'art. 8 che riguarda il riconoscimento. Questo per due motivi: in primis perché l'art. 8 è più pertinente al caso sottoposto al Tribunale di Lucca; in secondo luogo perché i giudici di Lucca e quelli romani sapevano che era più alla loro portata questa vittoria - permettere il riconoscimento del figlio alle coppie gay - piuttosto che tentare sin da subito la legittimazione dell'accesso alla fecondazione artificiale per le coppie omosessuali. Ben sapendo poi che, avendo ottenuto questo primo risultato, il bottino più ricco arriverà di conseguenza.

CONTRA LEGEM? TUTTO OK!
La Consulta dà ragione al Tribunale di Lucca disegnando questo percorso argomentativo. La compagna, non madre biologica, è già genitore perché concordando con l'altra donna il ricorso alla provetta si è automaticamente assunta anche la responsabilità di essere genitore. Perciò si diventa genitore nel momento stesso in cui si decide di avere un figlio, sia per vie naturali che artificiali. Questa argomentazione di carattere psicologico-sociale trova, secondo i giudici, anche dei puntelli normativi. Innanzitutto proprio l'art. 8 afferma che la genitorialità delle coppie di fatto nasce dall'aver concordato insieme la volontà di avere un figlio in provetta. In secondo luogo l'art. 6 ci dice che una volta che si è deciso di intraprendere la strada della fecondazione artificiale non si può più tornare indietro e quindi, inevitabilmente (eccetto nel caso di aborto), si diventa madri e padri. Quindi la volontà di accedere alla provetta fa immediatamente diventare i membri della coppia genitori. Inoltre abbiamo l'art. 9. Questo articolo vietava l'azione di disconoscimento del bambino, sia da parte del genitore biologico che di quello "intenzionale", una volta fatto ricorso alla fecondazione eterologa, al tempo vietata. I giudici interpretano così l'articolo: una volta che c'è il bambino, sei genitore e lo sei anche nell'ipotesi in cui, come nel caso presente, hai avuto il bambino seppur in violazione della legge italiana. Proprio come ai tempi della legge 40, quando il compagno della donna che aveva avuto un figlio con l'eterologa, allora vietata, era comunque considerato il genitore di quel figlio, seppur non suo biologicamente e seppur avuto contra legem.
Per tutte queste ragioni, secondo la Consulta, anche la compagna non madre biologica è genitore legale a tutti gli effetti. Da ciò discende che la mancata previsione nell'art. 8 della possibilità di riconoscimento del figlio avuto all'estero tramite eterologa da coppia lesbica lede il diritto del figlio ad essere educato dai propri genitori ex artt. 2 e 30 Cost., lede la sua identità personale ex art 31 Cost. perché gli si toglie uno dei genitori e lede il diritto del figlio a non essere discriminato ex art. 3 Cost., dato che solo i figli di coppie omosessuali non possono essere riconosciuti. A questo proposito la Corte richiama una propria sentenza, la n. 494 del 2002, che legittimava la filiazione incestuosa perché altrimenti questi bambini sarebbero stati figli di serie B (scordandosi di aver legittimato in tal modo la famiglia incestuosa che è contro natura). E dunque, in modo analogo, i giudici hanno pensato di legittimare l'omogenitorialità per il miglior interesse dei bambini anche se la legge la vieta. Essendo le due donne ritenute genitori legali del minore, l'art. 8 poi violerebbe l'art. 30 della Cost. perché non permetterebbe a costoro di esercitare i diritti e soddisfare i doveri inerenti il loro stato.

LA STEPCHILD ADOPTION
L'Avvocatura dello Stato è intervenuta in giudizio e ha ricordato che in casi come questi la coppia omosessuale può ricorrere alla stepchild adoption. Risposta dei giudici: innanzitutto la Consulta non ha il compito di trovare soluzioni normative, bensì è chiamata a risolvere questioni di legittimità costituzionale. Quindi l'indicazione dell'Avvocatura non è pertinente con l'ambito d'azione della Consulta. In secondo luogo lo status di figlio nella stepchild adoption è subordinato alla decisione del partner del genitore biologico: non viene ad esistenza immediatamente come nella nascita ed è eventuale. Poi, può passare molto tempo, i costi sono elevati e il giudice può anche rifiutare la richiesta di adozione.
Tutte queste argomentazioni della Consulta crollano di fronte ad un dato evidente: un bambino ha il diritto naturale di essere figlio di un uomo e di una donna. La Consulta gli ha tolto questo diritto per soddisfare le pretese delle coppie omosessuali e quindi ha leso il suo diritto, ex art. 2 Cost, di essere educato dai propri genitori biologici, ha leso la sua identità personale perché lo ha strappato ad uno o ad entrambi i genitori naturali, legittimando così lo stato di orfananza, e infine lo ha discriminato, violando l'art. 3 Cost., perché lo ha condannato non a crescere in una famiglia con un padre e una madre come gli altri bambini, bensì in una relazione dannosa per il suo sviluppo psico-fisico e sociale, vincolandolo così in una condizione di inferiorità. La Corte, su questo punto, è di avviso diverso e arriva a dire, citando una sua sentenza: «"Non esistono neppure certezze scientifiche o dati di esperienza in ordine al fatto che l'inserimento del figlio in una famiglia formata da una coppia omosessuale abbia ripercussioni negative sul piano educativo e dello sviluppo della personalità del minore" (sentenze n. 32 del 2021 e n. 221 del 2019; nello stesso senso, sentenze n. 79 del 2022 e n. 230 del 2020)». Falso. È estesissima la letteratura scientifica sui danni che i minori subiscono quando sono inseriti in relazioni omosessuali o quando manca una figura genitoriale.
La Corte ha quindi legittimato l'omogenitorialità di coppia lesbica che ha avuto un figlio tramite eterologa avvenuta all'estero. Le conseguenze sono ovvie: in futuro verrà dichiarato incostituzionale l'art. 5 della legge 40 che vieta la Fivet alle coppie omosessuali e quindi anche le coppie gay potranno diventare genitori a tutti gli effetti di legge. Riconosciuto il diritto all'omogenitorialità in un caso non si potrà che riconoscerlo in tutti i casi. Da qui la modifica di tutta l'attuale normativa che esige la diversità di sesso dei due genitori. Una vera rivoluzione.

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Avvenire in campo per le due mamme si arrampica sugli specchi". Avvenire difende la sentenza della Consulta sulle due mamme. E cita Kant dimostrando di non ammettere la conoscibilità di nessun fine, né riconosce che si possa parlare di natura.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 maggio 2025:

Era scontato che Avvenire appoggiasse la sentenza della Corte costituzionale che riconosce a due donne di essere ambedue mamme di un bambino concepito per via artificiale all'estero e nato in Italia. Un articolo di Giuseppe Anzani pubblicato ieri ritiene che attribuire ad un bambino due mamme e nessun papà sia nel suo interesse e quindi per noi un dovere. Era scontato che il quotidiano dei vescovi assumesse questa posizione contraria alla legge naturale, prima ancora della Costituzione, dato che ormai da molto tempo - anche se nessun vescovo sembra accorgersene, protestare e dissociarsi - è diventato l'organo di stampa di un nuovo partito radicale cattolico.
A dimostrare l'imbarazzante arrampicata sugli specchi di Anzani basterebbe ampiamente l'articolo di Tommaso Scandroglio pubblicato ieri dalla Bussola. Mentre suggeriamo una rilettura di quell'articolo, possiamo comunque fare qualche altra considerazione, cominciando dalla fine dell'articolo di Avvenire e da una citazione apparentemente secondaria.
La tesi centrale di Anzani è che, comunque sia stato concepito o partorito, quando un bambino è nato, è nato, e va giuridicamente protetto in modo tale che la natura - nonostante gli incidenti e le deviazioni intervenuti - possa fare il suo corso e il bambino sia accudito, educato e le sue potenzialità (naturali) vengano sviluppate. Per sostenere questa tesi egli cita un noto ed abusato passaggio del filosofo Immanuel Kant, secondo cui bisogna trattare l'altro nostro simile mai come mezzo ma solo come fine. Il bambino¸ una volta che c'è, è un fine e come tale va considerato e trattato, così dice il neokantiano Anzani.
Ma Kant non ammette la conoscibilità di nessun fine, né riconosce che si possa parlare di natura. A guidare la morale e il diritto Kant non pone dei fini ma la legge stabilita dalla coscienza, ossia dall'intenzione, senza riferimento a nessun ordine delle cose che, per Kant, rimane sconosciuto. Per Kant non c'è il bene, c'è il dovere e il dovere è posto dalla coscienza. Nella vicenda di questa sentenza della Corte costituzionale e nell'arrampicata sugli specchi di Anzani, l'idea di un ordine naturale e finalistico come fonte della morale e del diritto sparisce, proprio come voleva Kant. Citando Kant, Anzani ha evidenziato i propri errori di impostazione.
Quel bambino, come ha ben messo in luce il già citato Scandroglio, non è stato trattato come un fine, ma come un mezzo. Un mezzo per le due donne che lo hanno concepito in modo innaturale in soddisfazione di una maternità "intenzionale", mentre ogni bambino ha il diritto di venire al mondo "umanamente" e va considerato un bene donato e non la soddisfazione di una intenzione. Un mezzo, poi, anche per chi ha avviato il processo, a cominciare dal Comune che ha registrato le due mamme, puntando su ulteriori aperture ai "nuovi diritti". Un mezzo, infine, per quanti spingono politicamente perché sia riconosciuta la possibilità di una coppia omosessuale di avere figli, anche se per ora si accontentano di un successo limitato al riconoscimento di una fecondazione extracorporea effettuata all'estero.
Il fine o è espressione di inclinazioni naturali o non è un fine, ma un desiderio. Quel bambino è stato strumentalizzato, ed ora Anzani, sul quotidiano che dovrebbe essere dei cattolici italiani, accetta il caso appellandosi proprio alla natura. Bisogna riconoscere che quel bambino è stato strumentalizzato anche da Avvenire. Altro che fine!
Nel suo articolo Giuseppe Anzani finge di non vedere due aspetti. Il primo è che il caso apre evidentemente al prossimo riconoscimento della filiazione per via artificiale delle coppie omosessuali, almeno femminili. Attualmente la legge lo vieta? Domani però potrebbe permetterlo e questo precedente farà senz'altro da ponte per questo esito. L'utero in affitto è stato dichiarato dal parlamento reato universale? Ma due donne possono anche farne a meno. Domani si potrà avere due mamme in punta di diritto e non solo come accoglimento di un concepimento realizzato all'estero. Teniamo conto che su questi temi la maggioranza in parlamento non garantisce completamente.
Il secondo è che il "Nostro" non vede la manipolazione della Costituzione, i cui articoli sono stati utilizzati nella sentenza per giustificare l'assurdità etica e giuridica della "maternità intenzionale". Qui però è bene allargare il discorso oltre Avvenire, perché le critiche a questa sentenza apparse ieri sulla stampa non completamente allineata si sono fermate alla Costituzione e non sono andate ai fondamenti della Costituzione stessa. Senza il fondamento in un ordine naturale e finalistico la Costituzione risulta un artificio e, come tutti gli artifici, può essere artificiosamente rivista e manipolata secondo la linea di un "costituzionalismo desiderativo". La Costituzione non si salva da sola. L'attuale sentenza della Consulta è solo l'ultima di una lunga serie che ha demolito ogni riferimento ad un ordine precedente la Costituzione sul quale essa dovrebbe fondarsi. Ci sono perfino giornalisti cattolici che leggono la natura umana con la lente della Costituzione, mentre si dovrebbe fare il contrario.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23 maggio 2025

3 - I PRIDE, MEZZI BLASFEMI DELLA RIVOLUZIONE
Rivendicare (presunti) diritti, propagandare una (presunta) ghettizzazione, erotizzare, offendere il cristianesimo: i gay pride, come tutte le rivoluzioni, mirano a scardinare la realtà e l'ordine
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2025

Chi ha voluto, il 17 maggio scorso, ha celebrato la famigerata Giornata internazionale contro l'omo-bi-transfobia. Inoltre, nel nuovo calendario pagano che ha sfrattato Maria e Gesù, maggio e giugno sono i mesi dedicati usualmente ai gay pride.
Quali sono le caratteristiche di queste sfilate nelle vie e piazze di mezzo mondo? Vediamone qualcuna. La prima è la rivendicazione di alcuni "diritti": quello di "sposarsi", di avere dei figli, di non essere discriminati, eccetera. Alcune di queste pretese sono ingiustificabili perché la condizione omosessuale le esclude: vedi il matrimonio e vedi la genitorialità. Altre sono di per sé giuste - vedi la richiesta di non essere discriminati ingiustamente - ma nella prospettiva LGBT ciò significa l'accettazione di omosessualità e transessualità da parte di tutti. L'accettazione della persona diventa dunque accettazione della condizione e della condotta.
La seconda caratteristica dei pride è un implicito di tutta la narrazione LGBT soggiacente ai pride: le persone omosessuali e transessuali sono ghettizzate, vivono in una condizione di disparità sociale rispetto agli altri, sono escluse dal consesso civile. Questa affermazione è falsa, data l'ampia accettazione sociale di queste due condizioni - basta contare quanti film e serie Tv hanno personaggi LGBT o trame color arcobaleno - e tenuto conto, tra gli altri, dei dati forniti dall'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) che è la principale istituzione dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

MA QUALI CRIMINI D'ODIO?
Questo organismo ci informa che in Italia sono stati segnalati solo 70 casi di "crimini d'odio anti-LGBT" nel 2023. Ogni atto di ingiusta discriminazione è riprovevole, ma i numeri sono irrisori e 70 casi, numero che si è stabilizzato negli ultimi anni nonostante le campagne LGBT siano diffusissime e capillari, non costituiscono né un fenomeno sociale di intolleranza né tantomeno una emergenza come invece continuano a berciare gli organizzatori dei pride. Inoltre dobbiamo tenere conto che questi 70 casi sono solo segnalazioni: non è detto che ad ogni segnalazione corrisponda un vero e proprio crimine. Occorre un processo per verificarlo. In questo senso il percepito soggettivo può fare la differenza. Infatti, se andiamo a vedere quali sono i reati motivati da discriminazione anti-LGBT e maggiormente segnalati, si spartiscono il podio le aggressioni fisiche (21) e l'incitamento alla violenza (21). Se la prima voce può avere una sua oggettività, seppur relativa (uno spintone può benissimo venir considerato "aggressione fisica" dalla vittima), la seconda voce - l'incitamento alla violenza - si espone ad un giudizio sicuramente più arbitrario. Questo stesso articolo potrebbe essere segnalato all'ODIHR come incitamento alla violenza. La Valle d'Aosta può sembrare i tropici ad un eschimese.
Dunque fa buon gioco alle realtà arcobaleno far credere, nonostante i fatti dicano altro, di essere discriminate, emarginate, e in tal modo, presentandosi come gruppo sociale fragile ed esposto a vessazioni di ogni tipo, possono continuamente chiedere tutele che diventeranno in realtà privilegi.

L'EROTIZZAZIONE
Altro elemento peculiare è l'erotizzazione dei pride. Moltissimi partecipanti, nel loro abbigliamento, vogliono imitare Adamo ed Eva qualche minuto dopo il peccato originale; inoltre i riferimenti simbolici al sesso si sprecano, gli ammiccamenti e le gestualità oscene, parimenti. Da una parte l'erotizzazione del pride serve volutamente per scandalizzare e questa è una delle cifre identitarie di qualsiasi movimento rivoluzionario: occorre contrapporsi all'ordine costituito, scardinare l'assetto vigente, scuotere le coscienze, sovvertire la struttura borghese, sconcertare i benpensanti. In realtà è un mero pretesto per coprire la vacuità del contenuto dei messaggi. Su altro versante l'ipersessualizzazione dei pride riflette quella che ordinariamente costituisce l'ossatura delle relazioni omosessuali, spesso improntate al solo erotismo.
Infine è importante avere un nemico da attaccare e da dipingere come persecutore: oltre ai governi di destra, i pride prendono sempre di mira i simboli della religione cristiana (mai quella islamica o ebrea). Ecco allora irridere, insultare, deridere, offendere Gesù, Maria, la Chiesa, il Santissimo Sacramento, etc. Irrisione doverosa anche nel caso di orientamento progressista e liberal delle figure apicali alla guida della Chiesa. Nulla accade a questi blasfemi perché per loro vale la libertà di parola, diritto insindacabile che sfocia nell'immunità totale. Qualora invece si criticassero questi eccessi o le condotte o le condizioni omosessuali e transessuali ecco scattare subito la critica di omo-transfobia. Due pesi e due misure come egualitarismo comanda.

Nota di BastaBugie: l'articolo seguente dal titolo "Con Trump il Pride è nel panico" spiega perché, dopo i molti ordini esecutivi anti-woke di Trump, gli organizzatori del Pride di Washington sono nel panico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 aprile 2025:

A maggio si svolgerà a Washington il consueto Pride chiamato World Pride DC 2025 Ma di inconsueto quest'anno ci sono gli ordini esecutivi che riguardano il mondo LGBT: niente più privilegi nell'amministrazione pubblica a persone omosessuali e transessuali, riconoscimento dell'esistenza di soli due sessi, niente documenti di identità con una X per indicare un sesso neutro, niente più atleti uomini che partecipano a gare femminili e niente più arruolamenti di persone trans, limiti severi al "cambio" di sesso per i minori.
Gli organizzatori del Pride, a quanto pare, sono nel panico e lo stesso Pride, a seguito di queste direttive, si vede amputato della partecipazione di molti sponsor, ma altri rimangono: Amazon, Starbucks, Verizon, McDonald's, Hilton e Hyatt Hotels, Airbus, Delta e United Airlines.
 Il deputato repubblicano Andy Harris del Maryland, secondo quanto riportato da Notus, ha ammonito l'amministrazione comunale di Washington DC: «Se vogliono finanziamenti dal governo federale, e ovviamente il DC dipende dai finanziamenti del governo federale, probabilmente dovrebbero adeguarsi ai suoi ordini esecutivi».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21 maggio 2025

4 - IL CORTOCIRCUITO DELLO STATO CHE LUCRA SULLA PROSTITUZIONE
L'Istat riconosce ''dignità fiscale'' alla prostituzione: in pratica lo Stato vieta l'organizzazione della prostituzione... però poi lo regolamenta e ci guadagna
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 maggio 2025

96.99.92. È un codice ATECO. I codici ATECO sono una classificazione delle attività commerciali al fine di individuarle esattamente. In parole povere, per il fisco, ogni attività commerciale ha un suo codice. Dall'1 aprile 2025 sono in vigore i nuovi codici così aggiornati dall'Istat. Il codice 96.99.92 concerne i cosiddetti "Servizi di incontro ed eventi simili". Nella nota esplicativa si spiega che questi servizi includono, tra le altre, le attività di accompagnatori e di accompagnatrici (escort), la fornitura e organizzazione di servizi sessuali, l'organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di locali di prostituzione. Tutti coloro che svolgono queste attività potranno aprire la partita IVA e iscriversi alla Camera di Commercio.
Dunque, l'Istat riconosce dignità fiscale alla prostituzione. Ciò significa legittimarla sul piano giuridico? No, ma è un primo passo. La prostituzione in sé non è reato. È reato lo sfruttamento, anche su persona consenziente, l'organizzazione, l'induzione e il favoreggiamento della prostituzione. In questo quadro la prostituzione è una condotta tollerata dall'ordinamento giuridico, una condotta quindi da non disciplinare in alcun modo, né in senso repressivo né in senso legittimante, perché non riconosciuta dalla legge, una mera facoltà di fatto che, però, ha alcuni importanti riflessi antigiuridici, tanto è vero che, ad esempio, la sua organizzazione è appunto vietata.

LE TASSE SUI PROVENTI DI UNA RAPINA IN BANCA
Torniamo al codice 96.99.92. Il riconoscimento di uno status fiscale ad attività che esplicitamente configurano reato, quali la fornitura o l'organizzazione di servizi sessuali, l'organizzazione di eventi di prostituzione o la gestione di locali di prostituzione, è un illecito giuridico perché nessuna condotta penale può essere riconosciuta come attività commerciale a causa della quale occorre pagare le tasse. Solo le attività legittime sono degne di subire le imposte dello Stato. Sarebbe una contraddizione in termini pensare il contrario. Lo Stato potrebbe mai chiedere di pagare le tasse sui proventi di una rapina in banca? La compravendita di droga potrebbe mai essere gravata dall'IVA? Il falsario potrebbe mai aprire una posizione previdenziale presso l'Inps?
Quindi, è un vero e proprio cortocircuito quello creato dall'Istat: da una parte lo Stato vieta ad esempio l'organizzazione della prostituzione e su altro versante lo stesso Stato ci guadagna. Non può guadagnarci perché vietando una certa condotta esprime un giudizio etico su quella condotta, ritenendola contraria al bene comune, contraria a giustizia, quindi illegittima. Il riconoscimento di uno status fiscale, invece, implica a monte un riconoscimento giuridico di legittimità. E dunque risulta che ad esempio l'organizzazione della prostituzione sia da una parte legittima, perché ci devi pagare le tasse, e su altro fronte illegittima, perché considerata reato.

PERCHÉ LO STATO TOLLERA LA PROSTITUZIONE, MA NON CHI LA SFRUTTA
Si potrebbe obiettare che perlomeno la libera prostituzione della singola persona, non costituendo reato, potrebbe essere considerata ai fini fiscali e della previdenza sociale una vera e propria professione con tanto di partita IVA, insomma un onesto lavoro come tanti altri. Richiamiamo quanto scritto poco prima: il fatto che la prostituzione in sé non sia reato non significa che lo Stato la giudichi con favore. Se infatti l'ordinamento giuridico la considerasse una condotta confacente e addirittura arricchente il bene comune, non si comprenderebbe il motivo per cui ad esempio lo sfruttamento e l'organizzazione della prostituzione - in cui, in entrambi i casi, le prostitute fornissero i loro servizi con pieno consenso - siano qualificati come reati. Dunque, la ragione per cui la prostituzione in sé non viene sanzionata, ma l'organizzazione sì, sta nel fatto che, nella maggior parte dei casi, mettere dietro le sbarre la singola prostituta costituirebbe un'ingiustizia perché priverebbe della libertà una persona che è già schiava del racket della prostituzione, ma che non è nella possibilità di denunciare i propri aguzzini. Non servirebbe a nulla quindi sanzionare la singola prostituta, invece è assai necessario mettere in carcere chi sfrutta queste povere donne, chi ci guadagna, chi organizza le tratte. Ecco perché l'ordinamento giuridico tollera la prostituzione in sé, ma non la sua organizzazione.
Ciò detto, negli ultimi anni anche la fisionomia della prostituzione è cambiata. Sempre più donne mercificano il proprio corpo liberamente, senza essere sfruttate da nessuno. Una condotta altamente lesiva del bene comune e come tale meritoria di sanzione. Ci rendiamo conto che questo giudizio di carattere penale appare irrealistico oggi, in questa società sempre più orientata al libertinaggio dei costumi sessuali. La tendenza, infatti, non è quella di una stretta sulla prostituzione libera, bensì di una sua legittimazione, come hanno tentato più volte diversi partiti sinistrorsi in Parlamento e come indica, forse anche inconsapevolmente, l'Istat nel suo aggiornamento dei codici ATECO.

IO, EX PROSTITUTA, VI RACCONTO COSA SONO VERAMENTE LE CASE CHIUSE
In Germania nessuna prostituta paga le tasse, nessuna diventa ricca, siamo solo schiave, devi fingere di stare molto bene mentre ti fa schifo tutto, mica arriva Brad Pitt!
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3758

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 maggio 2025

5 - CONSENSO INFORMATO, STOP AL CAVALLO DI TROIA DEL GENDER
Il ministro dell'Istruzione Valditara cerca di evitare che la scuola statale si occupi di materie diseducative (intanto Trump afferma che ''il gender è un abuso sui minori'')
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 maggio 2025

Il 30 aprile scorso il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha presentato presso il Consiglio dei Ministri una proposta che prevede il consenso dei genitori in relazione a qualsiasi attività didattica extracurriculare legata ai temi della sessualità. La nota Miur prot. n. 19534 del 20 novembre 2018 prevedeva il consenso per le attività extracurriculari rientranti nel Piano Triennale dell'offerta formativa solo «ove occorra», lasciando quindi ampia discrezionalità alle scuole. Ora la musica è cambiata perché il consenso, limitatamente alle tematiche legate alla sessualità, è sempre necessario.
Tale consenso deve essere espresso entro sette giorni dall'attività didattica e la scuola deve prevedere attività diverse per quegli studenti che non hanno ottenuto il consenso dai genitori. Affinché il consenso sia valido sarà necessario che le scuole informino i genitori sulla natura dell'iniziativa, i suoi scopi, i materiali didattici adottati e i soggetti terzi coinvolti.
A questo proposito, qualora la scuola si voglia avvalere di esperti esterni o di associazioni e di enti del terzo settore, occorreranno il via libera del collegio dei docenti e del consiglio di istituto e l'indicazione previa dei criteri di selezione dei soggetti invitati. Per la scuola dell'infanzia e primaria i temi trattati dovranno essere solo quelli previsti dai programmi nazionali di scienze e biologia. Insomma, niente gender theory all'asilo e in prima elementare.

ESONERARE I FIGLI DAI CORSI SULLA SESSUALITÀ
La proposta mira essenzialmente ad evitare di imporre alle giovani menti degli studenti le derive ideologiche arcobaleno, ossia ad evitare che in classe vengano insegnate senza il consenso dei genitori l'omosessualità, la transessualità e tutti i loro corollari: l'omogenitorialità, le teorie della fluidità dei generi sessuali, la carriera alias, la bontà di avere bagni neutri o dedicati alle persone trans o non binarie, le "nozze" gay e via dicendo. L'obbligo del consenso potrà esonerare i figli anche dal dovere di seguire corsi sulla sessualità che in realtà sono solo ore dedicate a promuovere l'aborto e la contraccezione.
Gli anticorpi delle opposizioni si sono subito attivati appena la proposta di Valditara è stata resa pubblica. Il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione cultura alla Camera Antonio Caso ha reso noto che «è lo Stato che deve garantire un'educazione libera e laica, non delegarla alle famiglie a seconda delle opinioni personali». È vero l'esatto opposto. Sono i genitori i primi soggetti competenti dell'educazione dei figli e come tali possono delegare il compito educativo a soggetti terzi, tra cui anche la scuola di Stato. Lo dice, come ha ricordato lo stesso Valditara in conferenza stampa, l'art. 30 della Costituzione: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli». Dunque, ciò che afferma l'on. Caso è incostituzionale.
Per quale motivo i genitori sono i soggetti più competenti, almeno sulla carta, nell'educare i figli? Perché li hanno voluti, li amano e li conoscono, almeno così si spera, meglio degli altri, soprattutto meglio degli insegnanti. Il diritto di educarli spetta a loro perché deriva dal dovere di educarli, una responsabilità legata alla natura della figura genitoriale. In particolar modo l'educazione alla sessualità e all'affettività spetta soprattutto a loro perché tali tematiche interessano l'intimità dei loro figli, la parte più recondita della loro persona, nonché il loro vissuto, carattere, inclinazioni, interessi, sensibilità etc... Meglio di altri sapranno cosa, come e quando dire, attraverso una comunicazione a tu per tu che non può che avvenire da cuore a cuore - quindi tra papà-mamma e figli - seguendo i tempi e il grado di maturità di questi ultimi. Queste tematiche non si prestano, se non nei loro meri profili scientifici, ad un insegnamento di gruppo, svolto in modo necessariamente distaccato, asettico e non empatico. Se si deve parlare di amore che sia tra persone che si amano.

LA SINISTRA INFURIATA
Irene Manzi, responsabile nazionale scuola Pd, in un comunicato stampa invece dichiara che il Ministro «alimenta ragionamenti complottisti sull'educazione all'affettività [...] ledendo e comprimendo ulteriormente le scelte didattiche dei docenti, producendo
un ulteriore, ennesimo, vulnus all'autonomia scolastica e alla libertà di insegnamento costituzionalmente garantita». La risposta è facile: l'autonomia scolastica è subordinata al principio primo espresso che vede i genitori i primi soggetti competenti nell'educazione. Autonomia non significa che la scuola ha il diritto di sequestrare i figli ai genitori per educarli in modo dissonante ai valori di questi ultimi. Libertà di insegnamento sì, ma nel rispetto dei desiderata dei genitori.
Passiamo al segretario di +Europa, Riccardo Magi: «Al ministro Valditara l'ossessione del gender ha dato alla testa e oggi è arrivato a stravolgere il senso stesso della proposta di istituire ore di lezione dedicate alle relazioni sessuali e affettive imponendo il consenso informato dei genitori, come se ci fossero studenti che possono essere esentati da lezioni che hanno l'obiettivo di favorire una sessualità consapevole e rispettosa di se stessi e degli altri». La sessualità e l'affettività non sono materie obbligatorie a scuola, tanto è vero che sono materia extracurriculari, perché la scuola deve fornire prima di tutto una formazione culturale. Ciò non toglie che la scuola, nelle sue attività didattiche, si debba ispirare ai principi valoriali validi, quali il rispetto, la responsabilità, l'autonomia di giudizio, etc. Ma questi principi devono informare il modo di insegnare non devono diventare l'oggetto dell'insegnamento. Guai, ad esempio, ad una scuola che facesse corsi sull'apprendimento delle virtù. L'insegnante richiamerà ad esempio lo studente indisciplinato, ma non sarebbe opportuno istituire un corso di buona educazione. Non sta alla scuola avviare corsi sul rispetto, la fortezza, la prudenza, la responsabilità, l'autenticità, la maturità, la saggezza, etc. Queste virtù si apprendono prima di tutto, ma non solo, in famiglia, la vera scuola per crescere come uomini e donne. Inoltre, i corsi di questo tipo servono a poco. Il bene si apprende soprattutto facendolo.
Dunque, non è proprio opportuno che la sessualità e l'affettività diventino corsi obbligatori senza possibilità di esonero come vorrebbe il deputato Magi. Potrebbero diventare facoltativi con il permesso dei genitori se ad esempio proposti da scuole realmente cattoliche, pur sempre nel rispetto del compito educativo dei genitori. Ciò a dire che, nell'educazione, alcuni aspetti di queste tematiche rimarranno sempre e doverosamente prerogativa esclusiva di questi ultimi. Soprattutto ora è assolutamente da evitare che la scuola statale si occupi di queste materie perché diventerebbero il cavallo di Troia per diffondere idee, come quelle legate al gender, che sono diseducative e che dunque contraddicono le finalità dell'istruzione. Questo è, alla fine, il senso ultimo della proposta di Valditara.

Nota di BastaBugie: l'articolo seguente dal titolo "Trump: il gender è un abuso sui minori" spiega perché il presidente degli USA ha detto che una delle forme più diffuse di abuso sui minori è l'ideologia di genere.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 11 aprile 2025:

Donal Trump ha proclamato aprile Mese Nazionale per la Prevenzione degli Abusi sui Minori. Nel discorso di proclamazione, tra le altre cose, ha affermato: «Purtroppo, una delle forme più diffuse di abuso sui minori che il nostro Paese si trova ad affrontare oggi è la sinistra minaccia dell'ideologia di genere. I sostenitori del movimento dell'ideologia di genere stanno indottrinando in modo oltraggioso i nostri figli con la devastante menzogna che sono intrappolati nel corpo sbagliato e che l'unico modo per essere veramente felici è alterare il loro sesso con terapia ormonale, bloccanti della pubertà e interventi di mutilazione sessuale.
Le malvagie e retrograde menzogne della follia di genere stanno privando i nostri figli della loro felicità, salute e libertà, imponendo al contempo un dolore inimmaginabile a genitori e famiglie. Come ho affermato nel mio discorso congiunto al Congresso il mese scorso, il mio messaggio a ogni bambino americano è semplice: sei perfetto esattamente come Dio ti ha creato.
Come Presidente, ho firmato con orgoglio l'Ordine Esecutivo 14187 che proibisce alle scuole pubbliche di indottrinare i nostri figli con l'ideologia transgender, intervenendo al contempo per tagliare tutti i finanziamenti pubblici a qualsiasi istituzione che si dedichi alle mutilazioni sessuali dei nostri giovani».

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 3 maggio 2025

6 - IL VESCOVO SPOSA L'IMPOSTURA QUEER: ''GESU' NON FA PREFERENZE''
L'ultima veglia del gruppo Kairos ha visto protagonista il neo arcivescovo di Firenze che dice il contrario di San Paolo (cioè della Parola di Dio)
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 maggio 2025

C'è in giro un gesù, con la "g" minuscola, impostore. È un gesù che non fa distinzione tra peccato e peccatore, che accoglie l'uno e l'altro, che è morto per salvare anche quelli che non vogliono essere salvati perché non solo tutti sono chiamati ad entrare in Paradiso, ma ci finiscono tutti a forza o per ufficio o per nascita.
Questo gesù, sempre con la "g" minuscola, è quello della teologia queer, dell'omoeresia dei gruppi cristiani che non possiamo chiamarli LGBT - perché i due termini sono antitetici - ma autonomisti dato che tentano di erigere una propria chiesa - con la "c" minuscola - dentro la Chiesa - con la "C" maiuscola. Da anni s'impegnano a redigere bibbie arcobaleno, a stilare esegesi ai testi sacri in ossequio al Murgia pensiero, ad impartire gaie lezioni nelle parrocchie, a promuovere tour nelle chiese per mostrare che coppie omo ed etero pari sono e ad organizzare veglie di preghiere contro le solite fobie che dovrebbero essere dilaganti e capillari, ma che, dati alla mano, tali non sono.
L'ultima veglia, organizzata dal famigerato gruppo Kairos, si è svolta martedì scorso presso la chiesa della Beata Vergine Maria delle Grazie all'Isolotto a Firenze. Presente il neo arcivescovo di Firenze Mons. Gherardo Gambelli che, prendendo la parola, ha cesellato questo assioma: «Dio non fa preferenze di persone». A noi risulta l'opposto. San Paolo - ed è parola di Dio quello che è riportato negli Atti - ci ricorda: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor. 6, 9-10). Purtroppo in questa black list ci sono anche gli omosessuali e i transessuali (effeminati). Chi abbraccia queste condizioni e queste condotte volontariamente, liberamente e con piena consapevolezza non può entrare nel Regno dei Cieli. Pensare diversamente, ci ammonisce San Paolo, è illudersi.

DIO FA PREFERENZE
Dio fa eccome preferenze di persone: «Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato» (Mt 25, 41-43). Una postilla: tanto per andare un po' oltre la catechesi per l'infanzia, il dare da bere e da mangiare non è solo riferito alla sete e alla fame materiale, ma anche e soprattutto a quella spirituale. Parimenti: l'essere forestiero vuol dire anche e soprattutto essere straniero alla fede cattolica; la nudità è anche e soprattutto di colui che non indossa gli abiti della verità; le malattie sono anche e soprattutto quelle dell'anima; il carcere è anche e soprattutto quello dei propri vizi. Tanto per dire che non dare da mangiare la sana dottrina, non offrire gli abiti della verità, non tentare di guarire la patologie spirituali e di far evadere le persone dall'errore può portare serie conseguenze nell'Aldilà. E questo vale anche per i temi LGBT.
Torniamo al Dio che non fa preferenze. Quello dei Vangeli e degli Atti ha preferenze: farà entrare in Paradiso i santi, ma non i peccatori che amano il peccato. Il punto è sempre il solito: Dio accoglie tutti, ma non accoglie tutto. Non accoglie il peccato. Ama l'uomo non perché peccatore, ma nonostante sia peccatore. Dio non può che amare il bene e non il male e quindi ama di noi il bene che facciamo, non il male che compiamo. E dunque ama la persona omosessuale, ma non la sua omosessualità. E, dato che l'ama, la invita, la sprona, la supplica affinché abbandoni la sua omosessualità. Amare è volere il bene della persona e dunque il bene della persona omosessuale è interrompere la sua latitanza da eterosessuale. Piena solidarietà alle vere vittime di ingiusta discriminazione - anche nel presente inverno demografico la madre dei cretini è sempre incinta - ma non è ingiusta discriminazione affermare che l'omosessualità è contro natura, bensì è atto di amore, se detto con sommo rispetto per le sofferenze altrui, perché, così dicendo, non vuole la condanna della persona omosessuale, ma tutto l'opposto: la sua salvezza. Dovremmo forse adirarci e insultare il medico che ci ha detto che abbiamo un tumore? È forse colpa sua? Confermare la persona gay nel suo stato non è dunque atto d'amore.
La chiesa arcobaleno, però, predica l'opposto: omosessualità e transessualità sono condizioni buone perché naturali, al pari dell'etnia. Potrebbe mai una persona di colore diventare bianca? Sarebbe solo violentare la sua natura. Ecco perché Carlo, dando la propria testimonianza nella veglia di preghiera fiorentina, afferma: «Quanto può fare male sentirsi dire, dalla Chiesa che si ama, che la propria capacità di amare è sbagliata?». Le fa eco Noemi: «A volte le ferite che ci portiamo dietro pretendono di avere la meglio su di noi. Dobbiamo, però, ricordare sempre che quelle ferite non dipendono da quello che siamo, ma da quello che gli altri ci hanno fatto. Non siamo difettosi, ma preziosi».

CRETINI DEMOCRATICI
Qui occorre fare un distinguo. Vi sono certamente ferite inferte dai cretini in servizio permanente. Ma, serva di minimo conforto, questi cretini sono democratici. Da sempre hanno insultato, vilipeso, aggredito qualsiasi categoria di persona diversa dalla loro: gli asini a scuola e pure i secchioni, gli obesi e i mingherlini, i portatori di orecchie sventolanti e di nasi prominenti, i ricchi e i poveri, i disabili e i troppo abili nello sport, l'italiano del sud e l'africano del nord, l'ebreo e il cattolico, a etc. Ciò che li muove è la frustrazione di sapersi insignificanti. Dunque cari amici gay, siete in ottima compagnia. A margine: lo sapevate che, secondo il rapporto World Watch List 2024, 365 milioni di cristiani sono perseguitati nel mondo? Ciò vuol dire che un cristiano su sette è perseguitato a livello globale: perseguitato, non meramente discriminato (si legga questa pagina del sito del Parlamento europeo). Eccellenza reverendissima, Mons. Gherardo Gambelli, siamo certi che, almeno volendoci appellare alla par condicio, organizzerà a brevissimo anche una veglia di preghiera per i cristiani perseguitati.
Torniamo al distinguo di cui sopra: alcune sofferenze delle persone omosessuali derivano dunque dall'esterno, dalle condizioni in cui vivono. Ma altre derivano dall'interno, dalla condizione omosessuale che vivono, non da una presunta omofobia sociale, e queste sofferenze sono la quota più rilevante e più drammaticamente significativa. Lo provano due studi che avevamo già citato a suo tempo: «nel primo, Sessualità omosessuale e disturbi psichiatrici nel secondo studio olandese sulla salute mentale e sull'incidenza, si analizzano i disturbi legati all'omosessualità nell'arco di 18 anni, dal 1996 al 2014 nei Paesi Bassi. Risultato: l'incidenza dei disturbi non è mutata nel tempo; eppure nel tempo, e soprattutto nei Paesi Bassi, l'accettazione dell'omosessualità è cresciuta in modo esponenziale. Dunque, il disagio nasce dalla condizione omosessuale, non da una presunta omofobia. [...] Nel secondo studio, Stress, sofferenza e tentativi di suicidio delle minoranze in tre coorti di adulti appartenenti a minoranze sessuali: un campione probabilistico statunitense che riguarda sia l'omosessualità che la transessualità, i ricercatori, omosessuali dichiarati, hanno concluso che i disagi psicologici per gay e trans non derivano da presunte discriminazioni».
Per chiudere ricordiamo cosa diceva Noemi: «Non siamo difettosi, ma preziosi». Tutti noi siamo difettosi perché tutti noi siamo peccatori e il peccato è un difetto, una mancanza che intacca la nostra preziosità. Vi auguriamo e ci auguriamo di essere sempre meno difettosi e sempre più preziosi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24 maggio 2025

7 - OMELIA PENTECOSTE - ANNO C (Gv 14,15-16.23-26)
Il Padre vi darà un altro paraclito
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Oggi è il giorno della Pentecoste, il giorno della discesa dello Spirito Santo. Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Apostoli erano riuniti nel Cenacolo con Maria, la Madre di Gesù, e improvvisamente discese su di loro, sotto forma di lingue di fuoco, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità. Gesù aveva promesso ai suoi Apostoli che non li avrebbe lasciati orfani e aveva detto loro: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). Questa promessa si è realizzata proprio nel giorno della Pentecoste.
La prima lettura di oggi, tratta dagli Atti degli Apostoli, descrive quel giorno, nel quale fu formata la Chiesa. A Nazareth, lo Spirito Santo era disceso sulla Vergine Maria per formare il corpo di Cristo; nel Cenacolo a Gerusalemme il Paràclito discese per formare il Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Prima della discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli erano timidi e timorosi, non osavano predicare al popolo; mentre, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, essi iniziarono a predicare con coraggio, e così fecero fino alla suprema testimonianza del martirio.
Nel giorno di Pentecoste, che era già una festività giudaica, erano riuniti a Gerusalemme ebrei giunti da diverse parti del mondo allora conosciuto. Alcuni venivano dalla Mesopotamia, altri dalla Cappadocia, dall'Egitto e dall'Arabia. La cosa più sorprendente fu che ciascuno di loro sentì predicare gli Apostoli nella propria lingua. Fu chiaramente un miracolo che indicava come il Vangelo doveva essere predicato in tutto il mondo, fino a raggiungere gli estremi confini della terra. Nella loro predicazione, gli Apostoli erano istruiti interiormente dallo Spirito Santo. Gesù lo aveva detto chiaramente: «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).
Lo Spirito Santo lo abbiamo ricevuto in dono anche noi. Lo abbiamo ricevuto già con il Battesimo, ma è soprattutto con la Cresima che il Paràclito è disceso su di noi e ci ha arricchiti con i suoi Sette Doni. Lo Spirito Santo è il nostro Santificatore. Lo dobbiamo pregare frequentemente, affinché, come dice san Paolo nella seconda lettura, non ci facciamo dominare dalle opere della carne (cf Rm 8,8), ovvero dal peccato che continuamente ci minaccia. Sarà una cosa molto bella ripetere ogni giorno, magari al mattino, la bella Sequenza allo Spirito Santo che abbiamo recitato prima della lettura del Vangelo. Con questa stupenda preghiera abbiamo domandato al Paràclito che ci invada nell'intimo del nostro spirito, che lavi la nostra anima, che la irrighi se arida, che la sani se piagata, che la scaldi se gelida. Recitiamo questa Sequenza con amore e attenzione.
La parola Paràclito, con cui è chiamato lo Spirito Santo, significa Consolatore. Egli ci consola nelle nostre miserie e guida la nostra preghiera, ispirandoci ciò che è bene domandare al Padre. Lo Spirito Santo arricchisce la nostra anima con i suoi Sette Doni, che ci fanno essere dei santi cristiani. Essi sono come dei piccoli semi che devono essere irrigati dalla nostra preghiera per giungere a maturazione. Nella vita dei Santi possiamo vedere il loro pieno sviluppo.
Il primo dono è la Sapienza, che ci permette di ragionare non secondo il mondo, ma secondo la profondità di Dio, e ci dona il gusto inesprimibile di Dio e delle realtà divine; poi abbiamo il dono dell'Intelletto, che ci consente di approfondire le verità della nostra Fede e di aderire ad esse quasi per un istinto soprannaturale; segue poi il dono della Scienza, che ci dà la capacità di risalire al Creatore partendo dalle creature e di vedere in ciascuna delle creature un riflesso di Dio; poi abbiamo il dono del Consiglio, che, nei momenti più importanti, ci suggerisce la decisione giusta da prendere secondo la Volontà di Dio, e, innanzitutto, ci suggerisce di ascoltare con docilità il consiglio di una saggia guida spirituale; vi è inoltre il dono della Fortezza che ci dà l'energia per resistere al male che c'è intorno a noi e, tante volte, anche dentro di noi; in seguito, c'è il dono della Pietà che perfeziona il nostro amore e lo dilata oltre l'umana ristrettezza, per poter così amare Dio e il prossimo nostro fino all'eroismo; infine, abbiamo il dono del Timor di Dio, che ci consente di evitare il peccato, non tanto per paura dei castighi, ma per puro amor di Dio.
Preghiamo con fiducia lo Spirito Santo che questi piccoli semi, nella nostra vita, giungano a perfetta maturazione.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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