BastaBugie n�932 del 02 luglio 2025

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1 MEDICO DA 4 ANNI A PROCESSO PER AVER CURATO IL COVID
Un accanimento giudiziario per denigrare le cure domiciliari (che però avevano dato ottimi risultati) e per punire la libertà dei pazienti e dei medici di scegliere la cura
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 COSA E' SUCCESSO NEI GAY PRIDE DI GIUGNO (E PERCHE' SONO DA VIETATARE)
Migliaia di euro pubblici, insulti ai cattolici e patrocini da amministrazioni di sinistra e di destra (VIDEO: cosa dicono nei gay pride)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia
3 SAN LUIGI GONZAGA: IL MONDO RIDEVA DELLA SUA PUREZZA... ORA LUI VEDE DIO IN PARADISO
Nel tempo della devianza come normalità, il voto di castità di Luigi viene deriso, ma ride ben chi ride ultimo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera
4 TRUMP DIFENDE IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE DALL'ATTACCO DEI DEMOCRATICI
Lo Stato di Washington impone ai sacerdoti di violare il sigillo sacramentale nel caso di sospetti abusi sui minori, ma i sacerdoti cattolici sono pronti ad andare in prigione
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 L'EUTANASIA E' LA QUINTA CAUSA DI MORTE IN CANADA
Chi non produce, chi costa troppo, chi soffre troppo... meglio eliminarlo (ovviamente nel suo miglior interesse e con pietà)
Fonte: Provita & Famiglia
6 IL CANTO GREGORIANO GIOVA ALLA SALUTE DEL CORPO (E DELL'ANIMA)
Lo conferma l'esperimento del dottor Tomatis, specialista dell'orecchio, in un monastero che aveva abbandonato il canto in latino
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà
7 OMELIA XIV DOMENICA T.O. - ANNO C (Lc 10,1-12.17-20)
È vicino a voi il Regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

1 - MEDICO DA 4 ANNI A PROCESSO PER AVER CURATO IL COVID
Un accanimento giudiziario per denigrare le cure domiciliari (che però avevano dato ottimi risultati) e per punire la libertà dei pazienti e dei medici di scegliere la cura
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1 luglio 2025

«Si tratta di un accanimento impressionante e mai visto nei confronti di un bravo medico che a differenza di molti altri durante la pandemia ha curato i suoi pazienti». Non usa tanti giri di parole l'avvocato Linda Corrias per commentare l'assurda situazione del suo assistito, a processo ancora oggi per una vicenda che lo vede sul banco degli imputati da quasi quattro anni con l'accusa di omissione di soccorso nei confronti di un paziente Covid di cui lui, e solo lui, si era preso cura.
La vicenda di Alberto Dallari, il medico reggiano che nell'estate 2021 venne indagato dalla Procura di Ferrara dopo la morte in ospedale di un paziente che lui aveva curato per Covid precedentemente, ha conosciuto l'11 giugno una nuova tappa in tribunale. La prossima udienza sarà in ottobre prossimo, quando saranno ormai 4 anni dall'inizio di questa vicenda assurda, nella quale, la Procura sembra essersi accanita nei confronti dell'unico medico disposto a curare un paziente difficile, abbandonato come tanti dal suo medico di base, e assistito anche ben oltre il ricovero disposto proprio da Dallari quando si accorse che le cure predisposte non avevano dato esito positivo.

LA VICENDA
L'avvocato Corrias ha spiegato alla Bussola l'esito dell'ultima udienza e non ha potuto non constatare che nei confronti di Dallari è in atto un vero e proprio accanimento.
«Un'altra persona al posto suo sarebbe stata distrutta - ha spiegato - apprezzo il cuore di medico di Dallari perché ha una grande resistenza e tenacia».
Nel merito dell'udienza, l'avvocato Corrias ha notato che di questo procedimento sono davvero pochi - se non assenti - gli elementi che tecnicamente stanno in piedi per sostenere l'accusa. «La vicenda risale all'estate 2021 e parte da una segnalazione dell'ospedale di Ferrara dove il paziente è deceduto dopo oltre 40 giorni dal ricovero: mi chiedo come si possa attribuire una qualunque responsabilità a Dallari quando il paziente è stato ricoverato proprio dopo che il medico che assisto lo aveva convinto a farsi ricoverare, vincendo le sue resistenze e lo aveva aiutato nel disbrigo delle pratiche. Questo è sicuramente paradossale».  
Durante l'udienza il legale ha contestato anche l'approccio del medico legale nominato dalla Procura di Ferrara: «Per sostenere l'accusa assurda di omissione di soccorso si è detto che il medico non aveva avuto molti contatti telefonici con Dallari, ma noi abbiamo dimostrato che dai tabulati risultano 28 telefonate del paziente col medico: non si capisce per quale motivo sia imputato per omissione di soccorso il medico specialista che lo curò e non il curante ufficiale».

UNA DELIBERATA SCELTA DEL PAZIENTE
Ma ciò che sta a cuore alla Corrias è affermare un principio di libertà disconosciuto durante il Covid: «Era una deliberata scelta del paziente quella di non seguire il protocollo di cura proposto dal curante di Tachipirina e vigile attesa e affidarsi ai protocolli di domiciliare precoce che avevano già dato buoni risultati se non ottimi, in questa vicenda c'è un intento fortemente punitivo nei confronti della libertà dei pazienti di scegliere come meglio curarsi e dei medici di poterlo fare in scienza e coscienza. Anche il modo emerso in udienza di denigrare alcune terapie suggerite da Dallari - e avallate dal medico di medicina generale che ne era informato - sono state schernite come se fossero fuori luogo, rimedi quasi da stregoneria, mentre invece c'è moltissima letteratura mondiale che conferma l'utilizzo delle terapie suggerite da Dallari. In questo modo si punta il dito lasciando passare in silenzio che in realtà si trattasse di un paziente difficile, obeso, iperteso e dal carattere forte e determinato dove nessuno gli ha imposto alcunché. Quel paziente era ben seguito da Dallari e Dallari si interessò di lui anche dopo il ricovero, diventando il suo punto di riferimento e di sfogo anche quando la responsabilità medica era in capo ai medici di Ferrara».
La speranza è quella di arrivare all'udienza di ottobre e poter ascoltare finalmente Dallari: «Cercheremo di fare chiarezza definitivamente».
Nel frattempo, il medico ha però ricevuto il terzo procedimento disciplinare da parte dell'Ordine dei medici. Questa volta a Dallari si rimprovera di non aver visitato il paziente de visu ma solo telefonicamente: eppure, fanno notare dalla difesa dell'uomo era espressamente vietato allora e solo le Usca potevano andare. Anche questa è una modalità di pressione psicologica perché in questo modo si vuole riscrivere secondo il proprio tornaconto una storia della pandemia diversa da quella che tanti pazienti hanno conosciuto.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 1 luglio 2025

2 - COSA E' SUCCESSO NEI GAY PRIDE DI GIUGNO (E PERCHE' SONO DA VIETATARE)
Migliaia di euro pubblici, insulti ai cattolici e patrocini da amministrazioni di sinistra e di destra (VIDEO: cosa dicono nei gay pride)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia, 28 giugno 2025

Chi ancora ritenesse i Gay Pride manifestazioni pittoresche ma, tutto sommato, pacifiche e a difesa della libertà di espressione, è stato smentito per l'ennesima volta. Per l'ennesimo anno. Gli eventi che si sono svolti in diverse città d'Italia nel corso di questo giugno - ormai da anni "elevato" a cosiddetto mese dell'orgoglio - hanno confermato i reali contenuti dei Pride: irrisioni gratuite, gesti offensivi verso il comune senso del pudore, blasfemia, violenze verbali verso politica e mondo pro life. Ma anche e soprattutto alcune aggravanti: migliaia di soldi pubblici stanziati e, in alcuni casi, dei patrocini politici da chi non ti aspetti...
La pericolosità dei Pride è in primo luogo nelle esplicite richieste per un cambiamento antropologico, politico e legislativo. Questo aspetto è rintracciabile nei vari manifesti presentati in occasione di tutti i cortei che hanno sfilato nel nostro Paese, a partire dall'identità di genere, passando per la transizione di genere per i minori, per i bagni "neutral gender" e per le competizioni sportive aperte alle persone transessuali, fino ad arrivare a una delle aberrazioni più grandi: l'utero in affitto. Ma non solo, anche istanze come il matrimonio egualitario, l'adozione per coppie dello stesso sesso, perfino la poligamia, il poliamore e la cosiddetta "anarchia relazionale".

MIGLIAIA DI EURO DEI CONTRIBUENTI
La macchina organizzativa dei Pride è alimentata tanto dal denaro delle lobby quanto dal finanziamento pubblico che, in primis, arriva dalle amministrazioni comunali di sinistra. Prima tra tutti, il Comune di Roma: per il Pride della Capitale, infatti, la giunta Gualtieri ha stanziato almeno 80.000 euro, violando così il principio per cui le pubbliche istituzioni dovrebbero finanziare soltanto le iniziative di «pubblico interesse» e non quelle politiche. Roberto Gualtieri, oltretutto, è uno dei sindaci italiani più apertamente favorevoli alle lobby Lgbt+, sia sul piano simbolico (è stato in prima fila con tanto di fascia tricolore durante il Pride romano dello scorso 14 giugno), sia sul piano politico amministrativo (si pensi alla trascrizione anagrafica di bambini come "figli di due mamme", ai progetti gender nelle scuole finanziati con ben 420.000 euro e all'ormai, ahinoi, famoso Ufficio per i diritti Lgbt+ del Comune).
Anche in Calabria, a Catanzaro - giusto per citare un altro dei moltissimi esempi che si potrebbero fare - il Comune ha concesso il patrocinio al Pride locale ma ha anche finanziato il progetto Road to Pride 2026, promosso da Arciequa Catanzaro Aps, con 2.000 euro precedentemente destinati alle manifestazioni scolastiche, per foraggiare esplicitamente un'iniziativa di questi giorni in vista del Pride dell'anno prossimo.
Spostandoci in Toscana, invece, in preparazione al Pride di Prato, che si è svolto il 21 giugno, in un evento collaterale a Pontedera, in provincia di Pisa, del 14 giugno, sono stati coinvolti «bambinə» dai 6 anni in su, sdoganando l'idea che i minori possano essere «senza genere» o «non binari». Più in generale, inoltre, il Manifesto politico del Toscana Pride ha promosso l'utero in affitto, la poligamia, l'«anarchia relazionale», la carriera alias e i «centri specializzati per percorsi di affermazione di genere» per gli «adolescenti ancora minorenni», in barba ai tanti dubbi e problemi emersi all'Ospedale Careggi di Firenze proprio sull'uso e sulla somministrazione del farmaco bloccante della pubertà Triptorelina.

CENTRODESTRA E ORDINI PROFESSIONALI: I PATROCINI DELLA DISCORDIA
Altro punto di forza dei Pride è l'appoggio, forse inaspettato ma sicuramente incoerente e vergognoso, di alcuni ordini professionali. In particolare, il Torino Pride che si è celebrato lo scorso 7 giugno, ha ottenuto il patrocinio dell'ordine provinciale dei Medici e dell'ordine regionale piemontese degli Psicologi. A riguardo, entrambe le categorie professionali affermano di battersi per la non discriminazione e per la tutela dell'identità psicofisica dei minori, salvo poi avallare una manifestazione - appunto il Pride - che spinge per mettere in atto protocolli di cura particolarmente invasivi sul corpo degli adolescenti e sul loro equilibrio ormonale.
Il sostegno ai Pride, come accennato, arriva in prevalenza dalle amministrazioni comunali di centrosinistra, ma quest'anno hanno fatto capolino alcune giunte di centrodestra, in netto contrasto alle politiche nazionali dei propri partiti e dunque tradendo palesemente i propri elettori. Stiamo parlando di Alessandro Tomasi (di Fratelli d'Italia), che, in qualità di sindaco di Pistoia, ha concesso il patrocinio (sia pure gratuito) al Pride, mettendo fortemente a rischio il sostegno del proprio elettorato in vista di una sua possibile candidatura a presidente della Regione Toscana alle elezioni del prossimo autunno. A seguire il - cattivo - esempio del suo collega anche il sindaco di Piombino, sempre in Toscana e sempre di Fratelli d'Italia, Francesco Ferrari, che per il secondo anno di fila ha patrocinato il Rainbow Pride Fest 2025 - che si terrà dal 3 al 6 luglio - a Riotorto e che prevede tra l'altro anche una "area Kids" per i bambini.
L'istituzionalizzazione dei Pride, in definitiva, è uno degli strumenti più pericolosi e subdoli a beneficio dell'ideologia Lgbt+. Sarà quindi molto difficile che la deriva gender possa arrestarsi finché potrà godere di un così continuativo flusso di cassa di denaro pubblico e di una propaganda martellante che piove dall'alto, cioè da quella politica che, invece, dovrebbe rappresentare le vere istanze della società civile, a partire dalla famiglia naturale e dalla difesa dei bambini. Sono proprio le famiglie a non digerire più questa visione faziosa e artificiosa dell'essere umano. Tra la gente comune, non viziata da fumisterie ideologiche, si percepisce ormai un'esasperazione latente e una pazienza ormai agli sgoccioli. Verrà il momento in cui, tirata troppo, la corda si spezzerà e la maggioranza silenziosa dei "non ideologici" inizierà a fare molto più rumore di prima: resta soltanto il dubbio se la politica rimarrà sorda e ottusa o, al contrario, finalmente, anche nei "piani alti", inizierà una doverosa e salutare inversione di rotta.

Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Vietare i gay pride è doveroso" spiega il criterio indisponibile che l'autorità politica ha l'obbligo di rispettare, cioè la legge naturale. I gay pride vi si oppongono frontalmente. Ecco perché è doveroso vietare queste manifestazioni.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° luglio 2025:

Cosa direbbe la Dottrina sociale della Chiesa a proposito delle scelte di un'autorità politica legittima di permettere o vietare il gay pride come quello di sabato scorso a Budapest, ma anche come tanti altri cui abbiamo assistito in questi anni? È lecito il divieto? È addirittura doveroso? Oppure è un sopruso e un'ingiustizia?
La risposta dipende da cosa si intende per comunità politica e, quindi, per autorità politica. Se la prima è intesa come una pluralità di individui "moderatori di sé stessi", come scriveva Leone XIII, ossia liberi di esprimere qualsiasi opinione e realizzare ogni desiderio a cui l'autorità politica dovrebbe riconoscere una valenza pubblica, allora vietare il pride è un'ingiusta imposizione, un vilipendio ai diritti dell'uomo intesi come scelte di vita individuali. Sarebbe anche un impedimento alla libertà di espressione perché vieterebbe di dire il proprio pensiero collettivamente in piazza per condizionare l'opinione pubblica.
I politici, anche italiani, che sono andati a sostenere il pride di Budapest e a sfidare le leggi di un'autorità politica legittima hanno questa idea di democrazia: prima dell'espressione della volontà di un individuo non c'è niente, essa non richiede nessuna giustificazione nemmeno razionale, ad essa è sempre dovuto un riconoscimento pubblico. È la democrazia nuda del puro volontarismo.
A questa democrazia fondata sul nulla della volontà ingiustificata, si oppone l'altra visione della Dottrina sociale della Chiesa, secondo la quale prima dell'espressione della volontà individuale c'è qualcosa che funge da criterio per tutti e per l'autorità politica in particolare. L'autorità politica ha l'obbligo morale di ascoltare questo criterio ragionevole e deve liberare la volontà dalla propria schiavitù: una volontà senza criteri è infatti prigioniera di sé stessa, "delle proprie voglie", aveva detto Benedetto XVI. Questo criterio previo - un criterio indisponibile perché non fatto da uomini, essendo il motivo per cui si è uomini ossia persone ragionevoli e non solo istinti volontaristici - è la legge naturale. Il primo compito dell'autorità politica è di difenderla e impedire che atteggiamenti contrari ad essa superino il livello privato e accedano ad una forma di riconoscimento politico pubblico. Ora, il gay pride è proprio questo: atteggiamenti e stili di vita contrari alla legge naturale non solo vengono praticati nel privato ma proposti e imposti nel pubblico, come se fossero un valore per il bene comune, mentre niente che vada contro la legge naturale può essere un bene comune. Il pride è scandaloso anche se gli atteggiamenti dei suoi protagonisti fossero meno sconci o se addirittura fossero compassati: è scandaloso per il suo contenuto e non solo per la sua forma.
Secondo la Dottrina sociale della Chiesa il pride va vietato, non c'è dubbio.

I PRIDE, MEZZI BLASFEMI DELLA RIVOLUZIONE
Rivendicare (presunti) diritti, propagandare una (presunta) ghettizzazione, erotizzare, offendere il cristianesimo: i gay pride, come tutte le rivoluzioni, mirano a scardinare la realtà e l'ordine
di Tommaso Scandroglio
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8181

VIDEO: COSA DICONO NEI GAY PRIDE (14 minuti)


https://www.youtube.com/watch?v=bvLJ2NiadOg

Fonte: Provita & Famiglia, 28 giugno 2025

3 - SAN LUIGI GONZAGA: IL MONDO RIDEVA DELLA SUA PUREZZA... ORA LUI VEDE DIO IN PARADISO
Nel tempo della devianza come normalità, il voto di castità di Luigi viene deriso, ma ride ben chi ride ultimo
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Radio Roma Libera, 16 giugno 2025

Il primo gesuita insignito del titolo di santo non fu sant'Ignazio di Loyola, ma un suo giovane discepolo, san Luigi Gonzaga, nato il 9 marzo 1568, e morto a ventitrè anni il 21 giugno 1591, il giorno in cui la liturgia della Chiesa lo ricorda. 
Luigi nacque nel castello di famiglia a Castiglione delle Stiviere, sulle colline mantovane. Era il primogenito di otto figli del marchese Ferrante Gonzaga e di donna Marta Tana di Santena. Il padre era un ufficiale dell'esercito del Re di Spagna Filippo II, la madre dama di corte della regina Isabella di Spagna. Fu alla corte di Madrid che i due genitori si conobbero, prima di tornare in Italia, dove il padre fu nominato governatore del Monferrato.
Luigi era destinato alla carriera militare e passò i primi anni della sua vita tra le truppe che il padre comandava. La caccia, l'equitazione, la scherma, furono le prime occupazioni del ragazzo, che però fin dai sette anni aveva manifestato un'attrazione per la vita religiosa. Il marchese Gonzaga, per completare l'educazione del figlio, nel 1577 lo inviò, assieme al fratello secondogenito Rodolfo, a coltivare le buone maniere e a studiare, alla raffinata corte dei Medici, a Firenze. Gli studi e il servizio di corte non facevano però trascurare al giovane le pratiche religiose. Anzi fu a Firenze, nella Basilica della Santissima Annunziata, che Luigi fece voto di perpetua verginità, iniziando ad esercitare in grado eroico la virtù della purezza, tra l'irrisione dei compagni, che lo definivano uno squilibrato. Nel 1580 ricevette la Prima Comunione da san Carlo Borromeo, in visita nella diocesi di Brescia, della quale Castiglione faceva parte a quel tempo. Nel 1581, con il fratello Rodolfo, si recò a Madrid per due anni, come paggio d'onore del principe Diego. A Madrid Luigi studiò lettere, scienze e filosofia, ma lesse anche testi spirituali, e maturò la sua decisione di farsi gesuita. Nonostante l'opposizione del padre, fece gli Esercizi di sant'Ignazio e all'età di 17 anni, il 4 novembre 1585, dopo aver rinunziato ai suoi diritti di primogenito, entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Roma. Due anni dopo fece la professione, compì gli studi di teologia, e ricevette gli Ordini Minori. Tra i suoi compagni di collegio era il giovane Abramo Giorgi, che sarebbe morto quattro anni dopo di lui, non dentro un letto però, ma decapitato dai musulmani sulla piazza di Massaua. 

LA PESTE A ROMA
Tra il 1590 e il 1591 la peste uccise a Roma migliaia di persone, inclusi i papi Sisto V e Urbano VII. Luigi Gonzaga, insieme a Camillo de Lellis e ad altri apostoli, si prodigò intensamente ad assistere i più bisognosi. Un giorno, il 3 marzo 1591, trovato in strada un appestato, se lo caricò in spalla e lo portò all'ospedale della Consolazione. La sua salute era sempre stata cagionevole. La sera stessa fu colto da un febbrone e morì, all'età di soli 23 anni, nell'infermeria del Collegio Romano. Nel concistoro del 26 settembre 1605 Paolo V gli conferì il titolo di beato. Fu canonizzato il 31 dicembre 1726, insieme a un altro giovane gesuita, san Stanislao Kostka, da Benedetto XIII il quale, tre anni più tardi, lo proclamò patrono della gioventù cattolica. 
Il suo corpo venne tumulato nella chiesa di sant'Ignazio a Roma, nello splendido altare barocco di Andrea Pozzo e Pierre Legros mentre il suo cranio è conservato nella basilica a lui intitolata a Castiglione delle Stiviere. 
San Luigi Gonzaga è anche autore di un aureo Trattato o Meditazione degli angeli, particolarmente degli angeli custodi, pubblicato nel 1589, su richiesta di Vincenzo Bruno, rettore del Collegio romano.
Per diventare santi, occorre l'aiuto della Madonna e degli Angeli, ma sono necessarie anche quelle mediazioni umane che la Divina Provvidenza ci assicura. San Luigi Gonzaga ebbe la grazia di avere come direttore spirituale san Roberto Bellarmino che, grazie al suo discernimento delle anime, seppe guidarlo nella vita interiore, fino a farne un capolavoro di santità. San Roberto fu un celebre teologo e controversista, ma basterebbe l'aiuto spirituale che diede all'anima di Luigi per fargli meritare le maggiori ricompense celesti. Per la vita spirituale di san Luigi fu importante anche la madre, una donna di eminenti virtù che vide morire cinque dei suoi otto figli. Fu miracolata in vita da Luigi, che la guarì da una grave malattia ed ebbe la gioia di assistere al suo processo di beatificazione. 

LA MORTE DI SAN LUIGI
Le consolazioni che Maria Gonzaga ricevette da Luigi furono più grandi dei dolori che ebbe dal secondo figlio Rodolfo, che nel 1592, fece assassinare per motivi ereditari suo zio Alfonso Gonzaga, e a sua volta venne assassinato nel 1593 con un colpo di archibugio.
Il 10 giugno 1591, pochi giorni prima di morire san Luigi scrisse alla madre una commovente lettera in cui le rivolgeva queste parole: "Ti confiderò, o illustrissima signora, che meditando le bontà divine, mare senza fondo e senza confini, la mia mente si smarrisce. Non riesco a capacitarmi come il Signore guardi alla mia piccola e breve fatica e mi premi con il riposo eterno e dal cielo mi inviti a quella felicità che io fino ad ora ho cercato con negligenza e offra a me, che assai poche lacrime ho sparso per esso, quel tesoro che è il coronamento di grandi fatiche e pianto.
 La separazione non sarà lunga. Ci rivedremo in cielo e insieme uniti all'autore della nostra salvezza, godremo gioie immortali, lodandolo con tutta la capacità dell'anima e cantando senza fine le sue grazie. Egli ci toglie quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro ed inviolabile e per ornarci di quei beni che noi stessi sceglieremo. Ho detto queste cose solo per obbedire al mio ardente desiderio che tu, o illustrissima signora e tutta la famiglia, consideriate la mia partenza come un evento gioioso. E tu continua ad assistermi con la tua materna benedizione, mentre sono in mare verso il porto di tutte le mie speranze. Ho preferito scriverti perché niente mi è rimasto con cui manifestarti in modo più chiaro l'amore ed il rispetto che, come figlio, devo alla mia madre".

Fonte: Radio Roma Libera, 16 giugno 2025

4 - TRUMP DIFENDE IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE DALL'ATTACCO DEI DEMOCRATICI
Lo Stato di Washington impone ai sacerdoti di violare il sigillo sacramentale nel caso di sospetti abusi sui minori, ma i sacerdoti cattolici sono pronti ad andare in prigione
Autore: Luca Volontè - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 giugno 2025

Che i Democratici americani fossero contrari alla libertà religiosa e accaniti avversari dei fedeli e della Chiesa cattolica è stato ampiamente provato dalle politiche promosse negli Stati Uniti sotto l’amministrazione del "cattolico fluido" Joe Biden. L’ennesimo salto di qualità, una volta perse le elezioni dello scorso anno e con tutta la nuova amministrazione Trump dedita a tutelare la libertà religiosa e di culto nel Paese, lo abbiamo visto nello Stato di Washington. Qui, il mese scorso, è stata approvata la legge che impone ai sacerdoti cattolici e ortodossi di violare il segreto del confessionale. Venerdì 2 maggio 2025, il governatore dello Stato di Washington, Bob Ferguson, aveva firmato il disegno di legge 5375 del Senato, intitolato "Riguardo al dovere del clero di denunciare abusi e negligenze verso i minori", che prevede l'obbligo per i membri del clero, di tutte le confessioni, di denunciare casi sospetti di abusi sui minori. La nuova legge ribadisce le eccezioni e le clausole di riservatezza per moltissime professioni, ma non per i sacerdoti cattolici e ortodossi (questi ultimi pochissimi nello Stato), che rischiano fino a 364 giorni di carcere e una multa di 5.000 dollari.

IL SIGILLO SACRAMENTALE
Il segreto della confessione, nella Chiesa cattolica, è inviolabile e chiamato più propriamente "sigillo sacramentale". Il sacerdote non può rivelare in alcun modo ciò che gli viene confidato durante la confessione, pena la scomunica. Questo segreto si estende non solo ai peccati confessati, ma a tutto ciò che il sacerdote viene a sapere riguardo alla vita del penitente nel contesto del sacramento della Penitenza. Perciò i sacerdoti di Washington «sono disposti ad andare in prigione piuttosto che violare il segreto confessionale», aveva affermato il vescovo di Spokane, Thomas Daly, in una dichiarazione in risposta alla nuova legge, assicurando i fedeli della diocesi che «i pastori, vescovi e sacerdoti, sono impegnati a mantenere il segreto della confessione, anche al punto di andare in prigione» e ribadendo l’impegno massimo a difesa dei minori. Negli stessi giorni, domenica 4 maggio, l'arcivescovo di Seattle, Paul Etienne, aveva rilasciato una dichiarazione simile, in cui affermava che lui e altri membri del clero dell'arcidiocesi non avrebbero rispettato la legge, perché «dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini… Il clero cattolico non può violare il segreto confessionale, pena la scomunica dalla Chiesa. Tutti i cattolici devono sapere ed essere certi che le loro confessioni rimangono sacre, sicure, riservate e protette dalla legge della Chiesa», ha affermato l’arcivescovo.
Con questa legge, lo Stato di Washington prende di mira la tradizione cattolica, ovvero il sacramento della Riconciliazione, imponendo ai sacerdoti di violare un elemento essenziale del sacramento stesso, la comunicazione confidenziale tra il sacerdote e il penitente, in cui viene offerta l'assoluzione dei peccati. Così lo Stato cerca di estendere il proprio potere sulla Chiesa e la sua dottrina. Allo stesso tempo, però, le leggi dello stesso Stato di Washington garantiscono la riservatezza delle comunicazioni tra un avvocato e un cliente, un medico e un paziente, tra gli stessi coniugi, esentando dal segnalare informazioni sensibili.

IL DOPPIO STANDARD
Siamo all’ennesimo "doppio standard" che vuole umiliare la libertà dei cristiani. Ebbene, i Democratici hanno dovuto prendere atto che l’aria nel Paese e nell’amministrazione federale è cambiata; infatti, già il 7 maggio, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva affermato che il disegno di legge 5375 del Senato dello Stato di Washington «sembra violare il Primo Emendamento» e aveva promesso di indagare sul possibile conflitto con la Costituzione. Il 29 maggio erano stati tutti i vescovi cattolici dello Stato di Washington ad intentare una causa contro la nuova legge, sostenendo che essa viola il libero esercizio della religione protetto dal Primo Emendamento, violando il sacro sigillo della confessione. I leader di varie chiese ortodosse si sono uniti ai vescovi cattolici di Washington nella loro causa contro lo Stato, affermando, nella causa depositata il 16 giugno, che i sacerdoti ortodossi, come quelli cattolici, «hanno lo stretto dovere religioso di mantenere l'assoluta riservatezza» delle informazioni rivelate in confessione.
Ieri l’altro, il 23 giugno, l’attesa decisione ufficiale del Dipartimento di Stato federale, che con il procuratore generale aggiunto Harmeet Dhillon ha preso posizione sulla norma. «Le leggi che prendono di mira esplicitamente pratiche religiose come il sacramento della confessione nella Chiesa cattolica non hanno posto nella nostra società. Il disegno di legge 5375 del Senato costringe incostituzionalmente i sacerdoti cattolici a Washington a scegliere tra i loro obblighi verso la Chiesa cattolica e i loro penitenti o affrontare conseguenze penali, trattando al contempo il privilegio sacerdote-penitente in modo diverso rispetto ad altri privilegi consolidati. Il Dipartimento di Giustizia non resterà inerte quando gli Stati attaccheranno il libero esercizio della religione».
Una posizione, questa del Dipartimento di Giustizia, che è come una "rivoluzione copernicana" rispetto alle continue persecuzioni contro i cattolici messe in atto dall’amministrazione Biden, il presidente tanto difeso in Vaticano sotto papa Francesco nonostante le sue iniziative apertamente contrarie alla legge naturale e alla dottrina cattolica. Ora, con la discesa in campo del Dipartimento di Giustizia, si accelereranno i tempi davanti alle corti dello Stato di Washington per ottenere una sospensiva della norma; e poi, con l’eventuale giudizio alla Corte Suprema, per dichiararne la palese incostituzionalità.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25 giugno 2025

5 - L'EUTANASIA E' LA QUINTA CAUSA DI MORTE IN CANADA
Chi non produce, chi costa troppo, chi soffre troppo... meglio eliminarlo (ovviamente nel suo miglior interesse e con pietà)
Fonte Provita & Famiglia, 19 giugno 2025

In Canada, oggi, quasi una persona su venti muore per mano dello Stato. Secondo i dati ufficiali relativi al 2023, 15.343 canadesi sono morti attraverso il MAiD - acronimo di Medical Assistance in Dying - che indica il suicidio assistito o l'eutanasia su richiesta. Si tratta del 4,7% di tutti i decessi nel Paese. In altre parole: una morte su venti è stata causata intenzionalmente da un medico, con l'autorizzazione dello Stato e ciò rappresenta la 5a causa di morte in tutto il Paese.
Nel 2016, anno dell'approvazione della legge, i decessi per MAiD furono "solo" 1.018. Oggi, a meno di dieci anni di distanza, sono oltre tredici volte di più. Nel 2022, infatti, il numero delle morti assistite era già salito a 13.241, con un'incidenza del 4,1% su tutti i decessi. In quell'anno, l'eutanasia è ufficialmente diventata la quinta causa di morte in Canada, superando malattie gravi come il diabete, l'ictus e le patologie epatiche. In molte province, come il Québec, si è registrata un'accelerazione ancora più allarmante, con un trend costante di crescita anno dopo anno.

I "MOTIVI": POVERTÀ, SOLITUDINE, DISABILITÀ
Non si tratta solo di persone con malattie terminali. Una parte crescente delle richieste di morte assistita riguarda soggetti affetti da patologie croniche, disabili, anziani soli e persino persone che denunciano povertà, abbandono e disagio psicologico. In numerosi casi documentati, cittadini canadesi hanno dichiarato di scegliere il MAiD per "non essere un peso per la famiglia", per l'assenza di supporto adeguato o per la difficoltà ad accedere a cure palliative di qualità. Altri hanno raccontato di non riuscire più a pagare l'affitto o il supporto sanitario e di aver scelto la morte come unica via d'uscita.
Un tempo presentato come atto di compassione, oggi il MAiD divide profondamente la società canadese. Un numero crescente di intellettuali, medici e opinionisti denuncia il rischio che l'eutanasia stia diventando una "soluzione sociale" al disagio. Il quotidiano "The Times" ha parlato apertamente di "omicidio sociale", sostenendo che il Canada non è più un modello da seguire ma un pericoloso esempio da cui guardarsi. La diffusione capillare del MAiD - ormai disponibile anche nelle case di cura e negli ospedali psichiatrici - viene vista con crescente preoccupazione anche da molte famiglie e associazioni per i diritti dei disabili.

UN CAMPANELLO D'ALLARME
Il caso canadese deve suonare come un campanello d'allarme anche per l'Italia. A metà luglio, infatti, il Parlamento dovrebbe iniziare a discutere un disegno di legge proprio sul tema del fine vita e voci (che per ora purtroppo sembrano confermate) lasciano intendere che anche il centrodestra sarebbe disposto ad arrivare a una "quadra" per presentare un testo unificato. Ma il percorso del Canada dimostra che non esistono limiti che reggano nel tempo: ciò che nasce come eccezione rischia di diventare regola. E ciò che inizia come "ultima scelta" rischia di trasformarsi in una pressione implicita (o esplicita) sui più deboli, i più poveri, i più fragili. In una società che rifiuta la sofferenza, la disabilità e l'anzianità, la "libertà di morire" diventa una forma subdola di selezione sociale.
Oggi il Canada, quindi, ci mostra cosa accade quando lo Stato abdica al dovere di custodire ogni vita e sceglie invece la strada della morte come risposta al disagio e alle sofferenze. Anziché rafforzare le cure palliative, i servizi di prossimità, il sostegno agli anziani e ai disabili, si offre la morte come unica soluzione. L'Italia ha ancora il tempo - e il dovere - di fare una scelta diversa: una scelta di civiltà che metta al centro la cura, non l'eliminazione.

Fonte: Provita & Famiglia, 19 giugno 2025

6 - IL CANTO GREGORIANO GIOVA ALLA SALUTE DEL CORPO (E DELL'ANIMA)
Lo conferma l'esperimento del dottor Tomatis, specialista dell'orecchio, in un monastero che aveva abbandonato il canto in latino
Autore: John Horvat - Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà, 2 giugno 2025

Una pratica ecclesiale di lunga data orientata all'adorazione di Dio è il canto di salmi e inni. Fin dai tempi più antichi, i monaci si impegnavano nel canto liturgico che completava la loro vita spesso faticosa. Questi monaci riuscivano a far fronte alle ore trascorse in coro e a provvedere alle loro necessità materiali.
L'autore francese, il dottor Alftred Tomatis, racconta l'affascinante storia di come ha scoperto il "segreto" del vigore dei monaci in mezzo ai loro rigorosi programmi.
Il dottor Tomatis, specialista dell'orecchio, racconta come un particolare monastero francese abbia seguito per secoli la regola di San Benedetto, che prevedeva diverse ore di canto al giorno.
Dopo il Concilio Vaticano II, negli anni Sessanta, i monaci cambiarono le loro pratiche secolari. Smisero di cantare in latino ed esplorarono la possibilità di continuare a cantare in vernacolo. Quando non si raggiunse un accordo su come farlo, decisero di interrompere del tutto il canto e di sostituirlo con ministeri più aggiornati e forse più "pastorali", in linea con altre riforme dell’epoca.
Il nuovo orario ebbe conseguenze importanti sulla vita dei monaci. Per secoli, i benedettini hanno prosperato dormendo poco. Ora, però, questi nuovi monaci erano affaticati e svogliati. Anche quando venivano concessi loro più ore di sonno, continuavano a essere costantemente stanchi.
Si decise di cambiare la secolare dieta vegetariana per includere la carne, nella speranza di dare ai monaci più energia. Tuttavia, la loro salute non migliorò. Sembrava che non ci fosse modo di trovare la causa dei loro problemi e le soluzioni proposte sembravano solo peggiorare la situazione.
A questo punto, il dottor Tomatis visitò il monastero per testare l'udito dei monaci. Fu sorpreso nel constatare che molti di loro soffrivano di problemi di udito. Esaminando la sequenza dei cambiamenti, stabilì che l'unico cambiamento relativo all'udito era la cessazione del canto dei salmi in coro.
Raccomandò di riprendere il canto per vedere se le loro condizioni sarebbero cambiare.
Quando i monaci tornarono alla loro vecchia routine di cantare le ore dell'ufficio, sperimentarono una trasformazione sorprendente. La maggior parte di loro divenne piena di energia e potè funzionare di nuovo con poco sonno. Non ebbero bisogno di una nuova dieta. Il canto gregoriano fu sufficiente a risolvere i loro problemi di salute.
In un'intervista rilasciata a una radio canadese, il dottor Tomatis ha spiegato l'accaduto dal suo punto di vista professionale. Da tempo studia gli effetti dei suoni e delle frequenze su una persona. Ha detto che la corteccia cerebrale può essere "caricata" o stimolata positivamente da suoni come il canto gregoriano.
Per questo motivo, riteneva che le sessioni quotidiane di canto portassero energia al corpo e alla mente dei monaci. La regolarità e il ritmo dei canti hanno un impatto che ordina il monaco e gli permette di fare cose straordinarie.
Naturalmente, gli effetti fisici della musica sono solo una parte della storia. Tuttavia, è una parte affascinante in un mondo non credente che apprezza solo i benefici materiali. Altri esperti hanno studiato gli effetti del canto e hanno scoperto che può abbassare la pressione sanguigna e contribuire a ridurre l'ansia e la depressione.
Eppure, la vera storia è l'impatto spirituale del canto sull'anima. Questa musica è soprannaturale in quanto eleva la persona verso il cielo e le cose di Dio. La sua bellezza riempie le anime di ammirazione e amore per Dio. Quando le pratiche di fede mettono in ordine l'anima, il corpo diventa naturalmente ordinato.
La vera conclusione di questa storia non è che il canto gregoriano possa servire come ausilio per la salute. È che mettere in ordine l'anima dovrebbe essere la prima priorità. In seguito, tutto andrà al suo posto.

Fonte: Tradizione Famiglia e Proprietà, 2 giugno 2025

7 - OMELIA XIV DOMENICA T.O. - ANNO C (Lc 10,1-12.17-20)
È vicino a voi il Regno di Dio
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

Dopo aver ricordato, nel capitolo 9, la missione degli Apostoli, l'evangelista Luca, in questo capitolo decimo, ci racconta la missione del gruppo più numeroso dei discepoli. La prima, nel numero dodici degli inviati, richiamava le tribù di Israele; la seconda, col numero settantadue, richiama tutta l'umanità: settantadue era infatti il numero dei popoli della terra secondo l'elenco dell'antico Libro della Genesi.
Le due missioni sembrano dirci che, se la salvezza deve essere proposta prima di tutto al popolo ebreo, deve però arrivare fino ai confini del mondo. Designò... li inviò...
Anche per questa missione, come per quella degli Apostoli, Gesù non lascia ad altri la decisione. È lui che sceglie, che incarica, che manda. Tutto ciò perché risulti chiaro e incontestabile che nel piano di salvezza ogni autentica missione è un dono dall'alto e che nel disegno di Dio gli uomini non sono salvati dall'iniziativa di altri uomini ma dall'amore del Padre. Tanto è vero che, se gli operai scarseggiano in questa divina impresa, non ad altri ci si deve rivolgere ma al Signore di tutto: Pregate il Padrone della messe, per ché mandi operai per la sua messe.

LE ISTRUZIONI DEL SIGNORE
È interessante poi esaminare quali siano le istruzioni che ricevono gli inviati di Gesù
1. Non devono essere impacciati dalle ricchezze, non devono cercare gli appoggi delle potenze mondane (siano esse politiche, economiche, sindacali o dell'informazione) perché la loro forza sta tutta nella parola di Dio che annunciano e nella grazia di Dio di cui sono ministri
Badate che Gesù non dice che devono parlare troppo della loro povertà o presentarla come un manifesto pubblicitario. Dice che devono essere poveri, e se lo sono silenziosamente, nascostamente, dignitosamente, tanto meglio
2. Non salutate nessuno lungo la strada. In Oriente il saluto tra due che si incontrano nel loro cammino può consistere in ore di conversazione. Gesù dunque non dice che i suoi inviati devono essere scortesi, ma che non devono lasciarsi distrarre dall'adempimento della loro missione né devono prestare eccessiva attenzione alle opinioni, alle chiacchiere, alle critiche, alle lodi ambigue di chi non è per niente interessato all'annuncio del Regno di Dio. La loro prima e più grande attenzione è verso il Padre che li ha incaricati e verso il compito che hanno ricevuto
3. Ma non devono farsi illusioni: saranno sempre agnelli in mezzo ai lupi. Se restano discepoli fedeli del Signore, devono aspettarsi incomprensioni e calunnie
4. Essi portano una cosa preziosa, cioè l'annunzio di salvezza. Lo devono offrire, ma non devono sprecarlo. Se qualcuno non lo vuole, peggio per lui. Non devono mendicare il favore e l'accoglimento degli uomini. Non è il Vangelo ad aver bisogno degli uomini, ma sono gli uomini ad aver bisogno del Vangelo, un bisogno profondo, ardente, disperato, anche se non ne sono sempre consapevoli. Non bisogna scendere di prezzo o portare per forza nel Regno di Dio coloro che si rifiutano di entrarvi
5. L'operaio è degno della sua mercede. Gesù vuole che gli inviati da lui siano normalmente a tempo pieno. Non prende neppure in considerazione il caso di un apostolo che continui a fare il suo lavoro o a vivere con la sua famiglia: il lavoro unico dell'apostolo è l'annuncio del Regno, la sua famiglia è la comunità che è edificata dalla sua parola di salvezza
A questa comunità Gesù affida il sostentamento materiale dei suoi incaricati. Quelli che capiscono il valore del dono che ricevono, saranno lieti di obbedire a questa direttiva del Signore. A quelli che non capiscono nessuno domanda niente
6. Dite loro: "È vicino a voi il Regno di Dio". Che cosa devono dire i discepoli? Essi devono soprattutto e in primo luogo annunciare il Regno di Dio, che è vicino, che è imminente, a cui tutti dobbiamo prepararci con la conversione, verso il quale dobbiamo tendere con desiderio fiducioso.

LA NOSTRA PREGHIERA PER GLI APOSTOLI DEL SIGNORE 
Queste sono le istruzioni di Cristo a coloro che egli manda come suoi portavoce tra gli uomini. La nostra meditazione si deve ora mutare in preghiera
Preghiamo perché gli operai della vigna del Signore non manchino. Preghiamo perché siano sempre fedeli ai comandi che hanno ricevuto. Noi non abbiamo bisogno di annunciatori della parola che cambino il Vangelo con la scusa di adattarlo al nostro tempo, ma di annunciatori che tentino ogni giorno, magari riuscendoci poco, di cambiare se stessi per essere ogni giorno più conformi al Vangelo che non cambia.

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Le Edizioni Studio Domenicano hanno autorizzato la pubblicazione della porzione di testo sopra riportata con lettera del 3 luglio 2023.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

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