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BastaBugie n.320 del 25 ottobre 2013

COME SI DICE ''MAMMA'' IN TUTTE LE LINGUE DEL MONDO

Mamma e papà sono le due figure che, con la sola loro presenza, danno senso all'esistenza di un bambino

di Vania Amitrano

Ho tre figli (naturalmente splendidi!). Ora sono grandi, sanno parlare, fare discorsi, ci si può persino ragionare (al giorno d'oggi non è da tutti). Eppure qualche volta, quando incontro per strada qualche mamma con un bimbo piccino che gorgheggia, rimango estasiata e mi sollazzo nel ricordo di quando anche i miei erano piccoli, agitavano le loro braccine grassottelle e si guardavano intorno facendo lunghi discorsetti al vento fatti di gridolini, vocali e strane paroline in arabo. Tutti e tre erano così. All'improvviso poi, quando meno me lo aspettavo, guardandomi cominciavano a mormorare "m-m-m-m". Mi piace pensare che quelle prime "m" fossero tutte rivolte a me. E credo che come me più o meno tutte le mamme del mondo abbiano avuto questa commuovente impressione.
In effetti a ben vedere la parola "mamma" ha un suono, oltre che dolcissimo, anche simile in tante delle lingue dei paesi a noi più vicini: mom (inglese, danese e armeno), mamà (spagnolo e greco), mamàn (francese), mamae (portoghese), mom (tedesco, svedese e polacco), mama (olandese, sloveno, lituano, russo, ucraino, bulgaro, bosniaco, bielorusso, rumeno, serbo e croato), mamma (islandese, norvegese e lettone), maminka (ceco), mami (albanese), mamicka (slovacco).
Si potrebbe obiettare che tutte queste lingue in fondo provengono essenzialmente da non più di due o tre ceppi originari. Per questo ho voluto allargare la mia ricerca e sono arrivata a scoprire che persino in cinese, giapponese, indonesiano, swahili e altre lingue lontane la parola "mamma" si pronuncia mama, mentre in altre ancora, come hindi e tailandese, la pronuncia è più breve ma sempre simile: mam o mae.
Questa mia, ingenua e poco scientifica, ricerca mi ha fatto giungere alla conclusione che in definitiva la parola mamma non sia una convenzione, ma nasce da un'esigenza del bambino stesso che già a pochi mesi sente il bisogno di dare un nome all'oggetto del suo amore più grande e lo fa attraverso i suoni semplici che più sono alla sua portata, come appunto la M e la A.
Eppure da settembre di quest'anno si discute sull'opportunità di sostituire i termini padre e madre con un più generico "genitore" per porre l'accento sulla capacità genitoriale più che sulla funzione riproduttiva. In alcuni comuni, come quello di Venezia o di Bologna, la proposta è già in atto. Secondo molti infatti il linguaggio sarebbe un obiettivo fondamentale per contrastare gli stereotipi.
Di battute su questa proposta ne sono circolate parecchie sui social network: "genitore, posso andare a casa di un amico?"; o "Che carino ha appena detto genitore per la prima volta!". Ma è chiaro che il punto non è questo. Il punto è che le parole mamma e papà non sono una convenzione nata da degli stereotipi sociali come si vorrebbe far credere; le parole mamma e papà sono il frutto di un'esigenza connaturale al bambino, a tutti bambini del mondo, di dare un nome semplice alle due figure che nei primi anni della sua vita, dal suo piccolo e semplice punto di vista, reggono l'universo e le sue leggi e attorno al quale ruota tutto il mondo da lui conosciuto. Mamma e papà sono le due figure che, senza dare spiegazioni né fare demagogia, con la sola loro presenza danno senso all'esistenza di un bambino e ne giustificano la sua presenza in questo mondo. Mamma e papà attraverso l'amore, diverso ma complementare, spiegano al piccolo la vita e le sue forme e attraverso i loro occhi il bambino può comprendere, accettare, superare, sperimentare tutto senza restarne irrimediabilmente ferito.
Certo, purtroppo non sempre noi genitori - è il caso di dirlo - siamo all'altezza di questo compito eccelso, ma, per quanto potremo aver bisogno di imparare e migliorarci continuamente, noi, mamma e papà, resteremo sempre le figure più adatte ad accompagnare un bambino nel proprio percorso di crescita. Perché, comunque la si rigiri, la faccenda resta e sempre resterà la stessa: ogni essere umano è generato dall'unione di un ovolo e di uno spermatozoo e, per quanto a certi intransigenti progressisti possa sembrare discriminatorio, non c'è legge né cultura o ideologia che possa cambiare questa semplice ma misteriosa e perfetta realtà naturale.

Fonte: Far-Famiglia, 17/10/2013

Pubblicato su BASTABUGIE n.320
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