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BastaBugie n.926 del 21 maggio 2025

GUERRA DEL VIETNAM: NEL 50° ANNIVERSARIO SFATIAMO 4 FALSI MITI

Gli americani non hanno invaso il Vietnam e quella dei Vietcong non fu una guerra di popolo, ma contro il popolo (in nome del comunismo che ha sempre imposto il regno del terrore)

di Stefano Magni

 

Chi controlla il passato controlla il presente, chi controlla il presente controlla il futuro. Così scriveva George Orwell nel suo famigerato romanzo di fanta-politica "1984". E a giudicare da come viene raccontata la guerra del Vietnam, i marxisti controllano il passato.
Un'opera di riscrittura della storia ha avuto pienamente successo ed oggi, 30 aprile, giorno del 50esimo anniversario della caduta di Saigon, noi "sappiamo", o almeno crediamo di sapere, nozioni come: "gli americani hanno invaso il Vietnam", "i vietnamiti si sono liberati con una guerra di popolo", "gli americani hanno combattuto una sporca guerra" e "l'esercito americano ha perso contro gli insorti vietnamiti".
Prima di tutto, gli americani non hanno mai invaso il Vietnam. Dopo la cacciata dei francesi, nel 1954, il Vietnam, esattamente come la Corea, venne diviso in due. Una zona Nord, comunista, una zona Sud nazionalista. Il 17mo parallelo divenne un "confine", o meglio una linea di demarcazione temporanea, protetta da una fascia demilitarizzata (Dmz).

L'EPURAZIONE
Il Nord era dominato dai comunisti di Ho Chi Minh, il Sud dai nazionalisti di Cao Bai, a cui ben presto subentrò il dittatore Ngo Dinh Diem. In teoria si sarebbero dovute tenere elezioni comuni per riunificare il Paese sotto un unico governo democraticamente eletto, ma il Sud rifiutò. Al Nord, infatti, i comunisti avevano fatto subito piazza pulita, non solo dei partiti non comunisti, ma anche dei comunisti non sufficientemente allineati, dei contadini "ricchi", dei contadini "medi", dei collaboratori o di chiunque fosse stato accusato di collaborazione dei francesi e dei loro parenti.
Una mattanza, in perfetto stile staliniano che, dal 1954 al 1959, costò al popolo nordvietnamita centinaia di migliaia di morti, soprattutto durante la campagna di collettivizzazione forzata delle terre. Un milione di nordvietnamiti approfittò del breve periodo concordato di apertura della Dmz per scappare al Sud. Al Nord invece non ci volle andare nessuno, se non circa diecimila guerriglieri comunisti (Viet Cong) che rischiavano l'arresto. In quelle condizioni era chiaro che non si potessero tenere libere elezioni comuni nel Nord e nel Sud.

RIUNIFICAZIONE CON LA FORZA
Finché il Vietnam del Nord non decise di riunificare il Paese con la forza. La guerra americana iniziò nel 1964 con la Risoluzione del Tonkino, ma la guerra in Vietnam incominciò più di cinque anni prima, precisamente nel gennaio 1959, quando il XV Congresso del Comitato Centrale del partito comunista nordvietnamita decise di "porre fine" al regime del Sud.
Non con un'invasione convenzionale, come aveva fatto la Corea del Nord, ma con una lenta e costante infiltrazione di soldati regolari e di guerriglieri nel Sud. La guerra incominciò con una serie di attentati terroristici, soprattutto ai danni di giudici, ufficiali di polizia, capi villaggio, leader partitici e sindacali anticomunisti.
Poi si passò alla guerriglia vera e propria, con la conquista dei villaggi e delle zone rurali. Per trasferire in sicurezza uomini, armi ed equipaggiamenti, il Vietnam del Nord violò la neutralità di Laos e Cambogia, costituendo nei loro territori basi ("santuari" dove non potevano essere attaccati dai sudvietnamiti) e pezzi della "pista di Ho Chi Minh", una serie di strade mimetizzate nella giungla.
Il generale Vo Nguyen Giap, che aveva battuto i francesi nella guerra di indipendenza, pian pianino erose anche tutto il Vietnam del Sud. Giunti al 1964, 41 province su 44 erano nelle mani dei comunisti, al regime del Sud rimaneva soltanto la capitale Saigon e poco altro.
Gli americani, in tutto questo periodo, avevano limitato il loro intervento all'invio di armi e consiglieri militari. L'azione politica più eclatante l'aveva condotta il presidente Kennedy, ma a Saigon: appoggiando il golpe contro Diem, un regime change per instaurare la democrazia nel Sud.

L'INTERVENTO USA
L'amministrazione Johnson, in un anno elettorale, intervenne direttamente dopo che il Sud era quasi del tutto nelle mani dei comunisti. Intervenne all'ultimo minuto per salvare un alleato dal precipizio. Le navi americane, che assistevano il Sud, erano sottoposte a uno stillicidio di agguati da parte dei nordvietnamiti.
Uno di questi attacchi, il lancio di un siluro contro un caccia nel Golfo del Tonkino (un evento su cui sussistono tuttora dubbi), diede a Johnson la possibilità di portare la questione vietnamita in Congresso e ottenere l'autorizzazione per un intervento diretto. Ma non chiamatala "invasione": quando gli americani arrivarono a Saigon con le loro prime truppe, il Sud era già invaso dal Nord da cinque anni.

GUERRA CONTRO IL POPOLO
Il mito della guerra di popolo contro gli americani è un altro prodotto della costante riscrittura della storia. I comunisti, ovunque prendessero il controllo, imponevano il loro regno del terrore. Gli attentati proseguirono e iniziarono i massacri. I metodi erano quelli staliniani dello sterminio per quota: in ogni regione occupata, in ogni città, in ogni villaggio, i nordvietnamiti stabilivano una percentuale di popolazione da uccidere e la uccidevano.
I Servizi di Sicurezza dei Vietcong stilavano liste nere che poi venivano regolarmente trovate nelle tasche dei soldati e degli ufficiali nordvietnamiti. Quando, nel 1968, i comunisti occuparono Hue, scatenarono uno dei più grandi massacri della guerra. Gli americani, quando riconquistarono la città, trovarono 19 fosse comuni piene di corpi: uccisi con un colpo di pistola, decapitati, torturati fino alla morte, o sepolti vivi.
Nelle liste nere dei Viet Cong e dei nordvietnamiti entrava un po' di tutto: chi era nella polizia e nell'esercito del Sud, i loro parenti (un ottantenne fu sepolto vivo a Hue perché il nipote era nell'esercito), chiunque venisse accusato di aver collaborato con gli americani, gli attivisti non comunisti, i cattolici, i buddisti, i comunisti trotzkisti, i comunisti "recalcitranti".
Oppure chiunque dovesse essere ucciso per fare numero, per rispettare le quote stabilite dal partito, sulla base di calcoli basati sulla lotta di classe (tot percentuale di borghesi, tot di contadini ricchi, ecc...). I nordvietnamiti non rispettarono neppure i campi profughi, né le colonne di profughi in fuga: anzi, li attaccavano deliberatamente per infondere terrore, per non fare sentire nessuno al sicuro. Minavano le strade e i campi, per impedire il movimento dei civili e dei militari.
Non si facevano problemi a farsi scudo dei civili, quando dovevano presidiare un villaggio. Quella dei comunisti nordvietnamiti non fu una guerra "di popolo", ma contro il popolo. Lo dimostra la grande fuga dei sudvietnamiti, anche dopo la guerra: il popolo che fuggì via mare, con mezzi disperati, quello dei "boat people" in cerca di salvezza dall'inferno rosso che si era instaurato anche a Saigon.

UNA SPORCA GUERRA
Eppure quella del Vietnam passa per essere la "sporca guerra" degli americani. Sì, gli americani commisero crimini di guerra: bombardarono a tappeto, uccisero prigionieri e compirono anche massacri deliberati di civili come nel celebre caso del villaggio di My Lai. C'è però una differenza fondamentale fra i crimini americani e nordvietnamiti, quantitativa e qualitativa.
Quantitativa, prima di tutto: il grosso dei crimini commessi dagli Alleati fu ad opera dei sudvietnamiti (che combattevano con una logica da guerra civile) e da altri contingenti, soprattutto i sudcoreani. I crimini americani, in sé, provocarono un numero relativamente ridotto di vittime, stimato fra le 6 e le 10 mila (nella letteratura anti-Usa si legge spesso di un "genocidio" americano in Vietnam, con oltre un milione di vittime civili, ma è solo propaganda, perché un milione è il numero complessivo di vittime di tutta la guerra, da tutte le parti).
I crimini nordvietnamiti provocarono un numero di vittime incommensurabilmente superiore: 216 mila vittime di cui 50 mila nelle purghe interne al Vietnam del Nord e 166 mila civili assassinati nel Sud (venne ucciso un sudvietnamita su cento, in rapporto alla popolazione totale), secondo i calcoli di Rummel.
Fu anche una differenza qualitativa notevole. Gli americani colpirono civili durante le operazioni militari, soprattutto nei bombardamenti aerei... ma anche perché i nordvietnamiti combattevano deliberatamente in mezzo ai civili.
I massacri di civili nei villaggi occupati o le uccisioni dei prigionieri, benché si tentasse di insabbiarle, erano comunque punite dalla legge americana. Chi commetteva quei crimini era consapevole di essere fuori legge. Al contrario, i crimini nordvietnamiti erano pianificati e ordinati dai vertici ed eseguiti dalle truppe. Le liste nere dei civili da assassinare erano parte degli ordini militari assegnati alle singole unità in guerra.

SCONFITTA USA?
Infine, c'è da chiedersi: davvero gli americani persero la guerra? Ogni singola battaglia venne vinta dalle forze americane e alleate. L'Offensiva del Tet, di inizio 1968, fu la più grande vittoria americana: in una sola campagna vennero inferti ai nordvietnamiti colpi senza precedenti: circa 45 mila morti, al prezzo di 1.500 caduti americani e quasi 3 mila sudvietnamiti.
Eppure, passa alla storia come "punto di svolta" dopo il quale il presidente Johnson si arrese e decise di iniziare il disimpegno, poi proseguito e portato a termine dal successore repubblicano Richard Nixon. Il Vietnam fu la prima guerra vinta dai militari, ma persa dai politici.
Politici che non ci avevano mai creduto. Come dimostrano chiaramente i Pentagon Papers, scoperti dal Washington Post nel 1971, l'amministrazione Johnson (a partire dal segretario alla Difesa Robert McNamara) non credeva nella vittoria ed era divisa sugli stessi scopi della guerra.
Dopo il 1968 non ci fu più il consenso necessario a proseguirla. Il mondo dei media e dell'accademia riuscì a far prevalere la tesi che l'intervento militare fosse una guerra di aggressione americana, o una guerra di liberazione del popolo vietnamita a colonialismo già finito. Non c'è modo, ancora oggi, di cambiare quella percezione. Il 30 aprile 1975 è sempre una data di "liberazione", "nato un figlio!" esclamava il giornalista Tiziano Terzani, anche ad anni di distanza, riferendosi alla vittoria nordvietnamita che, a suo dire, aveva dato origine a un Paese "finalmente libero".

Titolo originale: 50 anni fa la caduta di Saigon: sfatiamo 4 falsi miti sulla Guerra del Vietnam

Fonte: Atlantico Quotidiano, 30 aprile 2025

Pubblicato su BASTABUGIE n.926
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