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MANIFESTAZIONE ISLAMICA A ROMA: GIORNALI E TV ITALIANE RACCONTANO LA VERSIONE PEACE & LOVE
In realtà i musulmani hanno minacciato di invadere la Basilica di San Pietro (intanto in Turchia Erdogan prosegue con le epurazioni e rimuove senza motivo l'unico sindaco cristiano)
di Mauro Faverzani

In Italia qualcuno ne aveva parlato, ma in ben altri termini. Il Giornale, TgCom24 ed Il Fatto Quotidiano avevano riferito di una preghiera collettiva tenutasi davanti al Colosseo, a Roma, lo scorso 21 ottobre - non a caso, un venerdì -, preghiera promossa da migliaia di musulmani romani riuniti dall'associazione Dhuumcatu, per protestare contro la chiusura delle loro moschee. Tutto sommato concilianti i toni riferiti dalla stampa nazionale, civili le richieste - al di là che le si condivida o meno -, addirittura folcloristici alcuni particolari come i cartelli con le scritte «Sì all'islam», «peace», «love», «Sì alla libertà di culto», impugnati da alcuni bambini.
La notizia, però, diffusa su questo stesso episodio quest'oggi dalla stampa estera, rivela che le cose potrebbero anche essere andate diversamente, almeno in parte o, quanto meno, che i resoconti giornalistici nostrani potrebbero aver mostrato soltanto una faccia, quella "bella", della manifestazione. A riparlare di quei fatti sono stati l'agenzia francese L'Observatoire de la Christianophobie, nonché l'edizione inglese del blog all-news Breitbart. Entrambi hanno rivelato già nei titoli la minaccia esplicita, che quel giorno si sarebbe levata durante l'iniziativa di preghiera, peraltro - si legge - non autorizzata: se non fossero riaperte le loro moschee dichiarate illegali o non agibili, sarebbero pronti ad invadere la Basilica di San Pietro.
In realtà, i sigilli sarebbero stati apposti dalle autorità italiane soltanto su quelle strutture di fortuna (sei nel giro di alcuni mesi), estremamente precarie, ricavate in garage certamente non adatti a farne un luogo di pubblico ritrovo, pericolose per chiunque le frequentasse in violazione alle più elementari norme di sicurezza tanto in fase di costruzione quanto in fase di utilizzo.
I manifestanti islamici - secondo quanto riportato dalle agenzie estere - avrebbero dichiarato di ritenere la preghiera un «diritto fondamentale», al punto da sentirsi legittimati anche ad invadere le strade o il Vaticano, nel caso si continuasse a precludere loro gli accessi ai tuguri finora rimediati. Da tener presente come già a Roma, ai piedi dei monti Parioli, esista la cosiddetta «Grande Moschea», la maggiore in Italia ed in Occidente. Può ospitare una media di 12 mila fedeli, ma è in grado di accoglierne anche 40 mila nei giorni delle principali festività musulmane. Eppure, pare che chi abita dall'altra parte della Capitale ritenga di non avere il tempo di recarvisi e quindi pretenda luoghi "d'appoggio" più vicini, anche se precari ed improvvisati.
Breitbart parla di un'altra protesta simile, lo scorso 11 novembre. Sono notizie, queste, che, se confermate e soprattutto se confermate in questi termini, non possono che lasciar esterrefatti: come è possibile che simili manifestazioni di massa possano aver luogo senza permessi, con evidenti rischi per l'ordine pubblico? Come è possibile che non ne sia stata data notizia sui media o che, in ogni caso, ne sia stata data una notizia tanto "edulcorata" e monca, da deformarne la reale portata? Come è possibile che i particolari peraltro di maggior rilievo e più significativi in termini di sicurezza e di convivenza civile li si debba apprendere dalla stampa straniera? Chi e perché avrebbe preferito fornire dell'evento un'informazione "pilotata"?
Non resta che una speranza. Anzi, due. La prima: che in Italia se ne fosse già parlato in questi esatti termini e che, semplicemente, a noi sia sfuggito. Anche in questo caso, tuttavia, enormi problemi resterebbero aperti. La seconda: che, viceversa, chi di dovere, in Italia, possa smentire quanto pubblicato all'estero. E che lo faccia al più presto. Per evitare la sgradevole sensazione di percepire odor di regime.

Nota di BastaBugie: l'articolo sottostante dal titolo "Turchia: epurato l'unico Sindaco cristiano di tutto il Paese" parla delle epurazioni che il regime islamico di Erdogan sta continuando a portare avanti.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su Corrispondenza Romana il 18 novembre 2016:
In Turchia le epurazioni avvengono in fretta ed all'ingrosso. Basta un sospetto. Neanche un'accusa, un semplice sospetto. Magari pesante, tipo terrorismo. E giù con la mannaia.
Così capita che, guarda caso, sotto quella mannaia finisca, tra gli altri, anche l'unico sindaco cristiano di tutta la nazione: si tratta di una siro-ortodossa, Februniye Akyol. O meglio, dopo il Battesimo il suo vero nome sarebbe Fabronia Benno, ma nel Paese di Erdogan è così: si accettano esclusivamente candidati con generalità turche. Altrimenti, si è fuori corsa. Votatissima alle urne il 30 marzo 2014, è stata la prima donna ad esser eletta sindaco di Mardin, prefettura dell'omonima provincia, assieme al co-sindaco Ahmet Turk, un curdo. Un'abbinata particolarmente indigesta per il gotha al potere. Che ha pensato bene di sbarazzarsene.
Loro sono soltanto due dei 30 primi cittadini epurati, come riportato da Assyrian International News Agency. E' stato facile. E' bastato ventilare l'ipotesi che potessero avere contatti con il Pkk, il Partito dei Lavoratori curdo, e col movimento Hizmet ("Il servizio"), creato dal politologo curdo Fethullah Gülen, imam e vaiz (ovvero predicatore autorizzato ad interpretare nelle moschee i passi più importanti del Corano e degli hadīth), in esilio negli Stati Uniti in quanto ricercato numero uno su ordine di cattura per terrorismo, emesso da un tribunale penale turco.
Sono però accuse, queste, poco convincenti, poiché il Pkk è una formazione anarcocomunista di ispirazione marxista e leninista, mentre Gülen ha fondato, con altri, l'Associazione per la Lotta contro il Comunismo. A sua volta, Februniye Akyol si è candidata nella fila non del Partito dei Lavoratori curdo, bensì del Partito della pace e della democrazia, altra formazione curda di centrosinistra, ma con altra impronta, quella nazionalista.
Insomma, una faccenda poco chiara, che ad ogni modo ha quale indiscutibile risultato l'eliminazione dell'unico Sindaco cristiano presente in tutta la Turchia. Rimpiazzato, oltre tutto, da uno dei cosiddetti «guardiani», che sono stati distribuiti a pioggia in tutti i Comuni "decapitati" dei propri amministratori. L'islam, nello Stato di Erdogan, avanza...

 
Titolo originale: La stampa estera: l'islam minaccia, occupiamo S. Pietro se
Fonte: Corrispondenza Romana, 21/11/2016