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CORONAVIRUS, LA SITUAZIONE IN CINA DI CUI NESSUNO PARLA
In Cina l'epidemia da Covid-19 è in fase calante, chi è infettato guarisce nel 98% dei casi, ma soprattutto è letale principalmente per anziani, per chi ha malattie croniche e per i fumatori (da notare che nessun bambino è morto per il Coronavirus)
di Paolo Gulisano

La psicosi che è stata generata negli ultimi giorni per i casi di polmonite da nuovo Coronavirus (Covid-19) hanno completamente stornato l'attenzione da ciò che succede in Cina, ormai surclassata nell'attenzione dei media dai casi autoctoni.
Eppure le notizie che arrivano dalla Cina sono estremamente interessanti e meritevoli di qualche considerazione. Innanzitutto i numeri: i casi di Coronavirus accertati sono arrivati a 77.658.
Le morti nel corso dell'ultima settimana sono state 71 - che rappresenta il dato più basso da oltre due settimane - per un bilancio complessivo di 2.663 morti. Il tasso di mortalità è dunque del 2,8%.
Ma c'è un altro dato molto importante da rilevare: al di fuori dell'Hubei - la provincia epicentro dell'epidemia, dove si sono verificati più del 90% dei casi cinesi - i nuovi casi nel resto della Cina sono stati solo nove.
Cosa significa tutto questo? Che l'epidemia è entrata in una fase calante. Sarà merito delle misure di quarantena, sarà il clima meteorologico che si sta mitigando, in ogni caso l'ondata del virus che ha fatto tremare il mondo sembra stia passando. Tranne in Italia, dove stiamo vivendo ancora nella paura del contagio.

MA TORNIAMO ANCORA ALLA CINA
Negli scorsi giorni, il  17 febbraio, una rivista scientifica, il Chinese Journal of Epidemiology, ha diffuso un importante studio epidemiologico sul tasso di mortalità da Covid-19. Lo studio ha preso in esame ben 72.314 pazienti, di cui 44.672 casi di Coronavirus confermati. Il report conferma i tassi di mortalità finora evidenziati, che parlano di un 2% di vittime tra le persone colpite.
Tuttavia, è l'analisi per fasce di età che ci fornisce i dati più interessanti. Innanzitutto, tra i bambini da 0 a 9 anni il tasso è dello zero per cento: non c'è stato nessun bambino di quell'età morto. Il tasso di mortalità aumenta con l'età: si passa dallo 0,2% della fascia tra i 10 e i 39 anni, comprendente quindi ragazzini, giovani e giovani adulti, per arrivare all'1% dei cinquantenni, il 3,6 % dei sessantenni, l'8% per le persone tra 70 e 80 anni, e infine impennarsi al 14,8% per infetti dagli 80 anni in su.
Cosa ci dicono questi dati? Che il Covid-19 è un virus respiratorio in grado di dare problemi importanti alle persone anziane e fragili, come molte altre polmoniti e bronchiti, ad esempio quelle prodotte da Pneumococco - che causa ogni anno circa 8.000 morti - prevalentemente in soggetti anziani. Potrà sembrare strano, ma sempre in Italia, dall'analisi delle schede di dimissione ospedaliera, si evince negli ultimi anni un trend in aumento dell'incidenza delle polmoniti pneumococciche nel periodo 2001-2010 con un tasso medio di ospedalizzazione di 9,8/100.000 nella popolazione pediatrica e 16,5/100.000 nei soggetti di età superiore ai 65 anni: 200.000 casi di polmonite  di origine virale e batterica, quindi trasmissibile, che però non hanno mai indotto ad assaltare farmacie e supermercati in cerca di mascherine, o a proclamare il coprifuoco.

GRAVI MALATTIE CRONICHE
Inoltre, la presenza di gravi malattie croniche, come diabete, ipertensione, tumore, insufficienza respiratoria cronica e problemi cardiovascolari sono terreno fertile per il Coronavirus. Soprattutto negli adulti dai 70 anni in su, con un sistema immunitario compromesso. Sono le stesse identiche evidenze che emergono dai casi italiani di questi giorni.
Altri dati interessanti che vengono dallo studio epidemiologico cinese sono poi quelli che riguardano le caratteristiche delle persone colpite: il virus risulta più letale per il sesso maschile piuttosto che quello femminile: 2,8% contro 1,7%. Tra i fattori evidenziati dai ricercatori che rendono più pericolosa l'epidemia da Coronavirus c'è il fumo: in Cina vive circa un terzo dei fumatori di tutto il mondo, di cui il 50% è rappresentato dagli uomini e solo il 2% dalle donne.
Anche questo è un dato che dovrebbe risultare ovvio: chi fuma danneggia le cellule dei propri polmoni, e pertanto non è strano riscontrare più casi tra i fumatori. Forse dovrebbe essere un dato su cui riflettere attentamente da parte di chi è dedito a questo vizio, e anziché mettersi la mascherina o cospargersi di amuchina meglio sarebbe buttare via il pacchetto di sigarette.
Da ultimo, l'analisi dei ricercatori cinesi dimostra che l'80,9% delle infezioni da Coronavirus si possono classificare come "leggere", il 13,8% "importanti" e solo il 4,7% come "critiche". Se poi, come ipotizza qualcuno, il dato delle persone che hanno contratto il Coronavirus è decisamente superiore a quanto finora riportato, questo significherebbe un tasso di mortalità ancora più basso.
Insomma, nonostante il tasso di allarmismo sia da noi ancora altissimo, c'è di che ben sperare.

Nota di BastaBugie
: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "I vescovi e il Dio che sostiene, ma non può fare miracoli" spiega il motivo teologico per cui i vescovi invitano a pregare perché Dio sostenga i malati e i medici, ma pochi di loro chiedono di pregare perché il Cielo sconfigga il contagio. Sembra che non si riconosca a Dio la possibilità di operare al di fuori dell'ordine del creato, come diceva invece San Tommaso, ma solo rispettando le leggi di questo ordine. Tutto ciò è il frutto della teologia di Rahner, dove Dio è intramondano.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 febbraio 2020:
Nei comunicati di molti vescovi a proposito della sospensione delle Messe a causa del Coronavirus si legge l'invito a pregare perché Dio sostenga i malati, le persone colpite e danneggiate e gli operatori sanitari in modo che il contagio venga sconfitto. Solo in pochi casi si è potuto notare un invito a pregare perché il Cielo sconfigga il contagio e perché la Madonna interceda affinché Dio ponga fine alla piaga.
A sconfiggere il contagio potrà essere solo la scienza e che Dio aiuti gli scienziati: questo il senso di molti interventi episcopali. Sembra che non si riconosca a Dio la possibilità di operare al di fuori dell'ordine del creato, ma solo rispettando le leggi di questo ordine: quindi non cesserà la malattia se non quando le sue cause naturali avranno fatto il loro decorso o quando tale decorso verrà interrotto dall'intervento umano. È come se una persona malata pregasse e facesse pregare i suoi familiari e amici non affinché Dio estirpasse la sua malattia, ma solo perché sostenesse i medici e gli infermieri dell'ospedale in cui è ricoverato, riservando solo a costoro la possibilità di vincere la malattia. Con questa mentalità non esisterebbe nessun santuario dedicato alla Madonna della Salute. Dietro la decisione molto drastica di alcuni vescovi di applicare in modo rigorosissimo le normative restrittive dell'autorità civile si può forse notare un effetto di questo modo di vedere.
Sul punto in questione la teologia cattolica tradizionale la pensava in modo diverso dalla teologia prevalente oggi. San Tommaso d'Aquino dimostra che Dio ha creato le cose dal nulla e che il mondo non è sempre esistito. Egli poi spiega che creare il mondo significa anche conservarlo nell'essere e governarlo: "Come non può esservi cosa che non sia stata creata da Dio, così non può esservi cosa che non sia sottoposta al suo governo". Ciò non vuol dire che Dio faccia tutto direttamente sul piano esecutivo, infatti egli "governa le cose in maniera da rendere alcune di esse cause rispetto al governo  di altre: come un maestro che rendesse i suoi alunni non solo dotti, ma anche capaci di insegnare agli altri". In altre parole l'operare di Dio va inteso "in modo da non pregiudicare il fatto che le cose stesse hanno la loro propria attività", pur essendo Dio la causa prima del loro operare.
Fino a questo punto San Tommaso spiega che Dio opera tramite l'operato delle cause seconde, nel caso del Coronavirus degli scienziati e degli operatori sanitari. Egli però aggiunge anche che Dio può operare nel mondo al di fuori delle cause naturali da Egli stesso create e ordinate: "Dio può operare fuori dell'ordine stabilito, poiché non lui è soggetto all'ordine delle cause seconde, ma tale ordine è a lui soggetto". "Le opere compiute da Dio fuori dell'ordine delle cause da noi conosciute vengono dette miracoli".  Il miracolo può superare la forza della natura in tre modi secondo San Tommaso: nel fare quanto la natura non può assolutamente fare; nel fare quanto la natura può fare ma non in quel tale soggetto; nel fare quando la natura può fare ma non in quel modo, "per esempio uno guarisce istantaneamente dalla malattia senza cure e fuori dal decorso normale della malattia".
Allora si deve pregare Dio in quanto causa prima delle cause seconde che stanno operando contro la malattia, ma si deve pregare Dio anche perché guarisca dalla malattia  intervenendo al di fuori del suo naturale decorso. Questo secondo punto viene oggi trascurato nel caso del Coronavirus.
Non è però una distrazione. La teologia contemporanea non condivide che Dio possa operare anche al di fuori delle cause naturali e quindi - in linea di principio - non ammette una preghiera perché ciò avvenga. Dietro la diversità di impostazione sta una diversa visione della creazione, dato che la teologia di oggi non pensa che in essa Dio abbia posto il mondo fuori di sé, come invece sosteneva San Tommaso. Per i teologi di oggi, l'azione di Dio nel mondo avviene sempre nel mondo e tramite il mondo e mai fuori di esso. Per rimanere nel caso che stiamo esaminando: non può esistere un intervento di Dio al di fuori dell'azione del personale sanitario e, più in generale, degli interventi umani, perché Dio è inteso come l'orizzonte che rende possibili quegli interventi e che si auto-comunica proprio dentro quelle storie. Perché dovrebbe sospenderle se proprio lì Egli si manifesta?
Karl Rahner, per esempio, ritiene che se Dio operasse in contrasto con le leggi naturali da lui stesso create si trasformerebbe in una causa naturale, una causa tra le altre cause e perderebbe assolutezza e trascendenza. Un intervento di Dio, secondo lui, non avviene muovendo le cause seconde, né agendo al di fuori delle cause seconde, la presenza di Dio si dà nell'esistenza dell'esistente finito e, quindi per il nostro caso, proprio nelle iniziative umane di tipo sanitario e sociale. Dio è per definizione intramodano e i miracoli non sono una sospensione momentanea della legge di natura da parte di Dio.
Se nei comunicati dei vescovi sul Coronavirus si è talvolta notato un eccesso di zelo amministrativo e solo un modesto sguardo agli interventi del Cielo, queste sono le cause teologiche.

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Titolo originale: Coronavirus, quei dati che fanno riflettere
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-02-2020