I più letti del mese
I PIÙ LETTI DEL MESE

SCEGLI UN ARGOMENTO

« Torna alla edizione


IN CINA SI VACCINANO IN POCHI: SOLO IL 4%
Il governo paga la gente per vaccinarsi o la costringe con multe e divieti, ma con scarsi risultati... e in Italia la stampa di regime nasconde l'efficacia delle terapie domiciliari precoci (VIDEO: Medico censurato da Vespa a Porta a Porta)
di Leone Grotti

La Cina ha vaccinato solo il 4% della popolazione. Nonostante abbia approvato cinque diversi vaccini locali, il governo fatica a convincere gli abitanti a farsi inoculare. Se continuerà così, difficilmente potrà raggiungere l'obiettivo più volte annunciato di immunizzare entro giugno il 40% della popolazione. La Commissione nazionale per la salute ha dichiarato che presto saranno vaccinati 10 milioni di cinesi al giorno, contro i 3 attuali, e che questa settimana saranno distribuite in tutto il paese 140 milioni di dosi. Il problema, al di là delle scorte, è che i cinesi non vogliono vaccinarsi.
I motivi che alimentano la ritrosia dei cinesi sono diversi. Innanzitutto, è da almeno sei mesi che il governo si vanta urbi et orbi di aver azzerato i contagi. Se ancora si contano una ventina di nuovi casi al giorno in tutto il paese, il Partito comunista insiste nel dire che sono tutti contagi provenienti dall'estero. La retorica nazionale, inoltre, vuole che il virus stesso sia stato in realtà portato in Cina da soldati americani, tesi che contrasta con quella iniziale divulgata da Pechino, secondo cui era l'Italia ad aver contagiato il Dragone. Ma se è vero che da mesi, su 1,4 miliardi di abitanti, si contano appena un pugno di nuovi casi al giorno e se è vero che negli ultimi 12 mesi sono morte appena quattro persone, perché mai i cinesi dovrebbero temere il virus e vaccinarsi in massa?

MANCANO I DATI SUI VACCINI CINESI
Il secondo motivo che spinge i cinesi a non immunizzarsi è, da un lato, l'inaffidabilità storica del governo e delle case farmaceutiche cinesi quando si tratta di vaccini, dall'altra, l'assenza di dati sui vaccini proposti da Pechino. CoronaVac, il siero di Sinovac, non ha ancora completato la fase 3 di sperimentazione. La reale efficacia del vaccino dunque non è ancora nota: dati parziali provenienti da Turchia, Indonesia e Brasile mostrano che il siero sarebbe efficace nel 91%, 65% e 50% dei casi rispettivamente. Una differenza importante che non aumenta certo la fiducia dei cinesi.
Anche dei due vaccini che sta sviluppando Sinopharm non sono ancora disponibili i dati definitivi della fase 3. Un portavoce dell'azienda ha dichiarato il 30 dicembre che sono efficaci al 79%, ma mancano ancora studi pubblicati. Mentre secondo gli Emirati Arabi Uniti, dove sta avvenendo una seconda sperimentazione, l'efficacia è dell'86%. Non è chiaro quali siano le ragioni alla base della discrepanza dei dati, ancora parziali. Sono ancora alla fase 3 di sperimentazione, inoltre, anche i vaccini di CanSino Biologics, sperimentato in Arabia Saudita, e di Anhui Zhifei Longcom.
C'è anche un problema legato alle scorte. Sinovac può produrre "solo" 300 milioni di dosi all'anno. La Cina punta a vaccinare 700 milioni di persone nei prossimi due mesi, ma allo stesso tempo ha concesso prestiti miliardari a molti paesi africani e dell'America Latina per permettere loro di acquistare dosi del vaccino. Dosi che però, al momento, non esistono.

TROPPI SCANDALI LEGATI AI VACCINI
Al di là dell'assenza di dati e dosi, i cinesi non si fidano dei vaccini locali anche per la lunga serie passata di scandali. Nel 2019 a centinaia di bambini della provincia del Jiangsu è stato somministrato un vaccino per la polio scaduto. Nell'estate del 2018, almeno 250 mila bambini sono stati vaccinati per difterite, pertosse, tetano e rabbia con vaccini inefficaci. Pur di metterli in commercio, il produttore Changchun Changsheng aveva alterato i dati con la complicità di chi doveva controllare quei dati, il Wuhan Institute of Biological Products.
Nel 2013, 17 bambini morirono dopo aver ricevuto il vaccino contro l'epatite B realizzato dalla Shenzhen Kangtai Biological Products, di proprietà del "re dei vaccini" Du Weimin, lo stesso con cui collabora AstraZeneca per produrre in Cina il proprio siero. Nel 2010, il giornale statale China Youth Daily riportò che 180 mila dosi di un vaccino per la rabbia erano inefficaci. La notizia, scoperta mesi prima, fu riportata in ritardo. Nel frattempo, Du vendette la proprietà dell'azienda (Jiangsu Yanshen) che aveva realizzato quei finti vaccini.
Nel 2016 il governo ammise, a un anno di distanza dalla scoperta, che 88 milioni di dollari di vaccini per polio, rabbia, epatite B e per diverse altre malattie erano stati inoculati nella provincia dello Shandong anche se alterati. La compagnia che li aveva realizzati aveva deciso di risparmiare sulla refrigerazione, rendendoli potenzialmente letali.

LA CINA PAGA CHI SI VACCINA
Questa lunga storia di scandali ha minato la credibilità delle campagna vaccinali in Cina. E anche se ora il governo prova a «incoraggiare» con il bastone o con la carota i cittadini a immunizzarsi contro il Covid-19, la maggior parte dei cinesi si tiene alla larga dai centri vaccinali. Secondo il Washington Post, molte scuole in tutto il paese vietano agli studenti non vaccinati di diplomarsi. A Pechino vengono offerti 50 o 100 yuan (6-12 euro) a tutti coloro che accettano di farsi immunizzare. In alcuni distretti della capitale vengono affissi striscioni con la scritta: «La vaccinazione è buona per il paese e per il popolo». Molti ristoranti offrono pasti gratis ai vaccinati.
Ma c'è anche chi usa il bastone. Nella provincia di Hainan, nella città di Wancheng, i funzionari comunisti hanno dichiarato che chi non si vaccinerà sarà inserito in una "lista nera" e non potrà più comprare da mangiare al mercato o salire sui mezzi pubblici. La notizia ha fatto scandalo in tutto il paese e il Partito comunista locale si è scusato. Difficile che l'iniziativa spingerà gli abitanti di Wancheng a farsi immunizzare con i vaccini di Sinovac e Sinopharm.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "Covid, migliaia di morti sull'altare del vaccino" spiega che i dati dimostrano l'efficacia delle terapie domiciliari precoci, ma il governo punta esclusivamente sull'obbligo vaccinale, cominciando dagli operatori sanitari. Tutto questo con l'aiuto indispensabile di una stampa di regime (vedi il caso Bruno Vespa nel video in fondo all'articolo) che legittima l'autoritarismo. Ma è sempre più chiaro che questa politica sanitaria è responsabile di migliaia di decessi che si potevano evitare.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 2 aprile 2021:

La ricerca compiuta dall'Istituto Mario Negri di cui diamo conto oggi, non solo dimostra in modo definitivo la bontà e la necessità delle terapie domiciliari per contrastare il Covid-19; essa certifica anche il colpevole comportamento della politica (governi in primis) nell'aver contrastato in ogni modo i tentativi di cura per puntare esclusivamente sul vaccino. È da un anno che diamo puntualmente conto dei vari metodi di cura sperimentati con successo e che presentiamo le testimonianze dei dottori che, rischiando in proprio, dimostrano come curando in casa sin dai primi sintomi si evitano la stragrande maggioranza delle ospedalizzazioni e delle morti. Ma nello stesso tempo dobbiamo registrare la totale sordità e cecità delle autorità sanitarie, più preoccupate di alimentare lo stato di emergenza funzionale alla promozione della campagna vaccinale.
Da dove nasca questa politica sanitaria lo ha chiarito l'intervista da noi pubblicata nei giorni scorsi al professor Francesco Belli, che ha mostrato come negli ultimi venti anni ci sia stata una progressiva e generale cessione di sovranità sanitaria a favore di una Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) pesantemente condizionata dalle lobby vacciniste.
Ma il risultato con cui dobbiamo confrontarci è un bilancio di decine di migliaia di morti da Covid - causati dalla strategia "paracetamolo e attesa vigile" - che potevano e dovevano essere evitati; per non parlare delle conseguenze nefaste per malati di altre patologie gravi, della crescita esponenziale del disagio psichico soprattutto fra i giovani, della rovina economica di tanti settori che avrà drammatiche ricadute anche sul lato sanitario. Un vero e proprio disastro perseguito con cinica determinazione dalle autorità politiche e sanitarie con l'ausilio di una stampa di regime, più realista del re.
Dell'arroganza e della faziosità di certo giornalismo se ne è avuta l'ennesima dimostrazione l'altra sera quando Bruno Vespa, a Porta a Porta, ha bruscamente tolto la parola al dottor Mariano Amici - che contestava l'obbligatorietà della vaccinazione - dicendogli che «se lei non si vaccina io spero vivamente che lei venga radiato». È un atteggiamento che - aldilà della condivisibilità o meno di certe affermazioni del dottor Amici, e dando per scontato che nessuna sanzione arriverà a Vespa - dimostra con chiarezza l'avvenuta instaurazione di un regime che persegue la vaccinazione di massa. E più i provvedimenti sono irrazionali, più c'è bisogno di ricorrere a violenza e intimidazione per applicarli. La sparata di Vespa, ad esempio, accompagna il decreto del governo che rende obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari e i farmacisti, pena il trasferimento ad altre mansioni (anche dequalificanti) o la sospensione dello stipendio fino al 31 dicembre 2021.
Si tratta di un provvedimento grave, ingiusto e irrazionale che viola la libertà personale (complimenti al ministro della Giustizia ed ex presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia) senza oltretutto un evidente beneficio per la salute pubblica, dato che - lo dice lo stesso Istituto Superiore di Sanità - anche i vaccinati possono contagiare (sta già succedendo).
Molto si è detto e molto si dirà sui reali interessi e piani che stanno dietro a questa deriva autoritaria, cose che troppo facilmente vengono etichettate come cospirazionismo. Qui non ci interessa addentrarci in questo discorso, che pure è necessario affrontare, ma vogliamo restare ai fatti gravissimi facilmente documentabili. E i fatti sono che le autorità sanitarie continuano a ignorare la possibilità e la necessità delle cure domiciliari, la cui efficacia è ampiamente dimostrata dall'esperienza sul campo di centinaia di medici che lo stanno facendo per loro iniziativa personale, e ora anche da una ricerca autorevole. Il tutto per promuovere una discutibile vaccinazione di massa, dagli esiti tutt'altro che certi e sicuri. Senza considerare che l'obbligo vaccinale per gli operatori sanitari crea un precedente che facilmente potrà essere applicato ad altri comparti, vedi obiezione di coscienza per l'aborto (ci pensino bene quei pro life così entusiasti dell'obbligo vaccinale). I fatti sono che in questo modo si sono provocati migliaia di decessi che si potevano evitare. E si continua a farlo. I fatti sono che si può anche proporre la vaccinazione (che è comunque un'opportunità) senza per questo negare le cure. Eppure non lo si fa.


https://www.youtube.com/watch?v=9vFnpkEBBo4

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

Per vedere tutti gli articoli, clicca qui!

 
Titolo originale: In Cina nessuno si vaccina
Fonte: Tempi, 7 aprile 2021