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LO SCANDALO DEL RAVE PARTY: UN MORTO, STUPRI, FURTI, DROGA LIBERA
Nessun intervento preventivo per il ritrovo abusivo di migliaia di giovani da parte delle autorità, che invece controllano i comuni cittadini che non rispettano le irragionevoli regole anti-Covid
di Emanuele Boffi

È più che giustificata l'indignazione per il rave party presso Valentano, località viterbese occupata abusivamente per una settimana da poco meno di 10 mila "fattoni" provenienti da tutta Europa. Come ha raccontato il proprietario del campo dove si sono dati appuntamento migliaia di ragazzi coi loro camper, le loro casse per la musica, le loro droghe, «sono entrati nei capannoni a rubare le batterie dei trattori, hanno aizzato i cani contro le pecore, hanno defecato, come ho visto fare a una ragazza, in mezzo a una strada di campagna, così, davanti a tutti».
Un uomo è stato trovato morto a sette metri di profondità nel lago di Mezzano, una ragazza ha partorito, due sono state stuprate, decine di giovani sono finiti all'ospedale in coma etilico, a un contadino è stato rubato un pick up, molti supermercati della zona sono stati saccheggiati, le farmacie hanno finito le siringhe. Si teme sia scoppiato un focolaio Covid, i turisti della zona sono fuggiti, i ragazzi se ne sono andati solo quando «sono finiti alcol e droga».
Insomma, un disastro, cui le autorità hanno lasciato spazio nel timore che un intervento avrebbe provocato ingestibili scontri.
L'indignazione, quindi, è più che giustificata, viste anche le norme stringenti cui in tutta Italia s'è costretti a vivere, ma, sebbene comprensibile, porta poco lontano.
Fatto lo sgombero dei "fattoni", risolto il problema? Solo momentaneamente, fino al prossimo rave, fino al prossimo raduno.
Interessante è stato leggere quel che ha scritto su Libero Carlo Giovanardi, che, tra il 2008 e il 2011, ha avuto all'interno del governo Berlusconi la delega alle politiche antidroga: «Avevo introdotto tramite il Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio diretto dal Prof Giovanni Serpelloni, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe».
Il Dipartimento aveva, tra gli altri compiti, quello di prevenire tali raduni: «In quel periodo vennero individuati 116 eventi musicali illegali, promozionati on line: 39 di questi sono stati impediti, cioè fermati prima che si svolgessero, 25 sono stati gestiti in loco con l'intervento delle forze dell'ordine, 38 si sono svolti malgrado la segnalazione, su 11 si attendevano riscontri. Complessivamente in quei tre anni erano stati individuati cinquantaquattro siti web in lingua italiana con il server localizzato all'interno dei confini nazionali, segnalate 426 pagine web, rimossi 27 annunci, oscurati 38 siti web e chiuse novantatré pagine dei siti internet».
Il Dipartimento - ha denunciato Giovanardi - è stato successivamente smantellato. «Purtroppo i cittadini italiani si accorgono dei danni prodotti dal "partito dello spinello" e dai suoi sostenitori soltanto quando ne pagano direttamente le conseguenze».
Il problema più grave, però, non è nemmeno questo. La questione decisiva è invece cosa fare con ognuno di quei diecimila ragazzi che, come ha raccontato uno di loro al Corriere, sono andati a Valentano perché «gli garba drogarsi». A questo buco nero esistenziale che brucia le vite di questi ragazzi come si risponde? [...]
Che a Valentano quasi diecimila ragazzi si stessero autodistruggendo, barcollando come zombie davanti ad amplificatori con la musica a palla, pareva l'ultima delle emergenze in ordine di priorità.
Invece dovrebbe essere il punto numero uno della nostra agenda d'intervento. C'è un lungo lavoro da fare con qui diecimila cui "garba drogarsi"; altrimenti ci stiamo illudendo che con lo sgombero abbiamo risolto il problema (almeno fino al prossimo).

Nota di BastaBugie:
Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "Trattativa Stato-rave party. Il mondo alla rovescia" commenta il ritrovo abusivo di migliaia di giovani con lo scopo dell'autodistruzione, senza nessun intervento preventivo da parte delle autorità. Che invece si attivano quando i comuni cittadini non rispettano le regole anti-Covid, anche se irragionevoli.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 agosto 2021:

Guardare i telegiornali nelle ultime ore è assai istruttivo e dà la dimensione del mondo alla rovescia nel quale stiamo vivendo nell'era Covid. Diritti di libertà calpestati, soprusi all'ordine del giorno e incertezza permanente su cosa le autorità considerino bene pubblico.
Il commento ricorrente di fronte alle immagini della tragedia dell'Afghanistan è fin troppo banale: i talebani moriranno tutti di Covid visto che girano senza mascherina e senza alcun distanziamento; esattamente come gli afgani che scappano dal nuovo regime senza preoccuparsi dei contagi e puntando a fuggire dal loro Stato per paura di essere giustiziati. Quindi moriranno anche loro di Covid? Si vedrà nelle prossime ore quale impatto avranno avuto sulla salute di quelle popolazioni gli incalcolabili e costanti assembramenti di questi giorni.
Ma restando alla situazione italiana, si fa fatica a capire perché le autorità non siano riuscite a far nulla per far sospendere immediatamente il rave party iniziato nella notte tra il 13 e il 14 agosto vicino al lago di Mezzano, nel Viterbese. Il raduno abusivo, in spazi pubblici e privati, è durato ben sei giorni. I partecipanti, circa 10mila, si sono assembrati, hanno consumato alcool, hanno ballato e prodotto rifiuti lasciati poi nel terreno e c'è stato anche un morto, un ragazzo di 24 anni. Altri due partecipanti sono stati ricoverati in stato di agitazione negli ospedali di Pitigliano e di Grosseto. I medici stanno cercando di capire la causa clinica delle patologie. Ci sono state anche due denunce per violenza sessuale. Ma nel frattempo una domanda sorge spontanea: tra quei 10mila non c'erano positivi al Covid? Il Covid in quell'area non esisteva? Non esiste il rischio che ora i partecipanti possano portare il virus in tutta Italia e all'estero, visto che provenivano anche da altri Stati?
Surreale che si siano dovute fare addirittura delle trattative tra lo Stato e un gruppo di balordi sprezzanti delle leggi. Se l'emergenza Covid impone davvero sospensioni delle libertà democratiche per finalità superiori come la tutela della salute, non si capisce perché non si sia potuto sospendere fin da subito la libertà di riunione in un contesto certamente pericoloso per la salute e la sicurezza pubbliche.
Il ripristino della legalità non sarebbe dovuto avvenire dopo sei giorni ma immediatamente. L'area occupata andava sgomberata senza andare per il sottile. Tanto più che si trattava di un evento abbondantemente annunciato e che si ripete ogni anno. La salute pubblica e il rischio contagi avrebbero giustificato ogni intervento delle autorità. E invece il deflusso dei ragazzi è iniziato solo 5 giorni dopo, perché il cibo scarseggiava. Lo Stato di diritto ha perso un'altra occasione per poter riaffermare la sua autorevolezza.
Un episodio davvero riprovevole che rimanda ad altre situazioni paradossali, in particolare quella degli immigrati che continuano a sbarcare sulle coste italiane spesso senza i dovuti controlli anti-Covid, disperdendosi sul territorio italiano.
Il pugno di ferro, invece, le autorità lo usano con i cittadini che vorrebbero una ragionevole flessibilità nell'applicazione di alcune regole. E invece si ritrovano ad essere vessati per comportamenti che non hanno nulla di pericoloso per la salute pubblica. Il caos del green pass obbligatorio nelle mense ne è la riprova. Lavorare gomito a gomito in ufficio non comporta rischi di contagio, mentre consumare il pasto in mensa sì: questa sembrerebbe la logica delle assurde disposizioni vigenti, che finiscono per esasperare l'opinione pubblica.
La ricorrente e sistematica attitudine di chi governa a scaricare sui cittadini le inadempienze e le incapacità mostrate per mesi nella gestione della pandemia mette sempre seriamente a rischio il patto sociale e alimenta dubbi sulla efficacia delle scelte sin qui operate dalle istituzioni in materia di Covid.
D'altronde la cronistoria della pandemia ha sempre offerto perle di follia come la rincorsa ai runner sulla spiaggia con l'ausilio dei droni. La sensatezza delle disposizioni di legge le renderebbe più facilmente digeribili e applicabili e rafforzerebbe la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Al contrario, l'utilizzo miope del potere fondato sulla paura non produce frutti, neppure in termini di difesa della salute. L'evoluzione della pandemia evidentemente non ha insegnato ancora nulla.

 
Titolo originale: Ok lo sgombero del rave party, ma che fare coi ragazzi cui garba drogarsi?
Fonte: Tempi, 20 agosto 2021