BastaBugie n�301 del 14 giugno 2013

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1 CATTOLICI IN POLITICA: SE IL SALE PERDE IL SUO SAPORE...
Quando i cattolici si perdono nelle teorie del male minore, dei compromessi politici, dei principi prima di tutto, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
2 PAPA FRANCESCO E IL SIGNORE DEGLI ANELLI
Per sintonizzarsi con questo pontificato secondo me bisogna leggere il capolavoro di Tolkien
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
3 HO ESEGUITO 75.000 ABORTI E MI SONO BATTUTO PER LA SUA LEGALIZZAZIONE NEGLI STATI UNITI
Sebbene fossi ateo, compresi l'abominio che avevo compiuto, poi la conversione al cattolicesimo attraverso l'incontro con l'Opus Dei (VIDEO SHOCK: come si pratica un aborto)
Autore: Bernard Nathanson - Fonte: Blog di Costanza Miriano
4 SULL'EUTANASIA, IGNAZIO MARINO CITA IL CATECHISMO, MA LO FA PER INGANNARE I CATTOLICI
Il neoeletto sindaco di Roma sostiene il diritto a togliersi la vita fino alla possibilità di sospendere nutrizione e idratazione, in aperto contrasto con la dottrina della Chiesa
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire
5 LA CULTURA CATTOLICA E' MORTA PER SUICIDIO
Clamoroso! Film onesti come ''11 settembre 1683'' o ''Cristiada'' non trovano alcun appoggio in casa cattolica
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 ANCHE QUEST'ANNO LA CINA CANCELLA TIENANMEN
Il governo censura la stampa e internet perché la rivolta del 4 giugno 1989 sia dimenticata, ma i cinesi ricordano bene quando i carri armati hanno ucciso centinaia di manifestanti pacifici
Autore: Luca Miele - Fonte: Avvenire
7 DOPO 17 ANNI DI MATRIMONIO CAMBIA SESSO, MA NON RISOLVE NULLA, ANZI VIENE ANNIENTATO DALLA DEPRESSIONE
Ti piacerebbe avere disturbi di identità, depressivi, dissociativi, al punto da spingerti alla droga, all'alcol, al suicidio, e sentirti dire che vai bene così? A me l'hanno detto...
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi
8 VESCOVI TRATTATI DALLA POLIZIA COME DELINQUENTI: FU UN ABUSO
In Belgio la polizia cercava prove senza nemmeno un indizio arrivando perfino ad aprire le tombe di due cardinali (senza trovare nulla)
Autore: Giovanni Maria Del Re - Fonte: Avvenire
9 OMELIA XI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 7,36-8,3)
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - CATTOLICI IN POLITICA: SE IL SALE PERDE IL SUO SAPORE...
Quando i cattolici si perdono nelle teorie del male minore, dei compromessi politici, dei principi prima di tutto, ecc.
Autore: Tommaso Scandroglio - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/06/2013

Johann Sebastian Bach tra il 1722 e il 1744 compose la sua famosa raccolta di preludi e fughe nota con il nome di "Clavicembalo ben temperato". Perché questo nome così curioso? Perché i suoni riprodotti da una tastiera di un clavicembalo o di un moderno pianoforte mimano per intonazione, cioè per frequenza, quelli naturali. Si tratta – semplificando molto un argomento assai complesso – di un adattamento artificioso, di un compromesso tra il dato reale e quello strumentale. Adattamento indispensabile per più motivi che non stiamo qui a spiegare. Quindi è un po' come se i suoni naturali fossero stati smussati, appunto "temperati", per ingabbiarli nelle scale musicali che noi oggi conosciamo.
Oltre al Clavicembalo ben temperato oggi esiste anche il cattolico ben temperato. Si tratta di un soggetto che si è scostato dal dato di Rivelazione o da quello indicato dal retto uso della ragione naturale ed ha costruito una gabbia di posizioni dottrinali che mimano la Verità, ma che non suonano come la Verità. Ha temperato l'ortodossia per renderla più piacevole alle orecchie dei contemporanei. Il cattolico ben temperato si riconosce per i seguenti orientamenti che possono essere anche interpretati come sofisticate tecniche di auto-incaprettamento del sano pensiero cattolico che è destinato a morire per asfissia.

IL MALE MINORE
Il primo principio della ragion pratica formulato da Tommaso D'Aquino e che fino a ieri imponeva di fare il bene ed evitare il male oggi così recita: "Fai il male minore ed evita il bene maggiore". Ecco allora la difesa strenua della legge 194 per evitare l'aborto chimico, con la conseguenza che dal cielo ormai da tempo piovono pillole abortive come in India quando ci sono i monsoni. Ecco la difesa della legge 40 spaventati dal fatto che si possa superare il limite di tre embrioni impiantabili per ciclo e la crioconservazione degli stessi, con la conseguenza che i magistrati se ne sono fatti un baffo di quello che dice la legge e sono andati per la loro strada. Il cattolico ben temperato sostiene che tutto ciò è lecito perché occorre battere le strade percorribili e non rifugiarsi sull'Aventino dell'utopia dotrinale. In altre parole il male minore lo si cerca o lo si difende perché ormai graniticamente persuasi che su aborto, Fivet, contraccezione e divorzio la battaglia è persa e quindi è assolutamente prioritario conservare lo status quo (anzi, ammettiamolo: qualche cattolico ottimamente temperato pensa che siano solo peccatucci da educanda). Posizione questa, annotiamo a margine ma non troppo, che rivela tra le altre cose una profonda mancanza di fede in Dio che è onnipotente e che quindi tutto può, anche cancellare leggi inique, a patto che l'uomo sia docile alla sua onnipotenza.

LA TEORIA DELLA TERRA BRUCIATA
Se il tuo nemico vuole distruggerti casa, fatti furbo: anticipalo ed inizia ad abbattere qualche parete. La teoria viene applicata recentemente al tema dei "matrimoni" omosessuali. Facciamo un bel disegno di legge che legittimi le coppie di fatto etero o omo che siano e così li battiamo sul tempo: fatta questa legge non potranno più chiedere le "nozze" gay. E perché non dovrebbero farlo, domandiamo noi? Abbiamo aperto la strada al fronte gay: questi ringrazieranno ed continueranno a lavorare per il "matrimonio" omosex laddove il cattolico ben temperato ha lasciato incompiuta l'opera. Simile schema è applicabile ovviamente anche all'eutanasia: le DAT sono un banchetto imbandito che chiamerà a raccolta quanti vedranno nelle stesse DAT un ottimo trampolino di lancio per avere la "dolce morte".

L'ATTEGGIAMENTO FEMMINA
Per favore non urtiamo gli altri, non facciamo polemiche altrimenti ci mettiamo contro la magistratura, i politici, i media, i guru della finanzia mondiale, l'ordine dei medici e quello degli ingegneri, i cobas del latte, Maga Magò e pure il salumiere sotto casa. Speriamo solo – vien da dire - di non metterci contro Nostro Signore Gesù dopo aver soddisfatto tutta questa gente. Il cattolico ben temperato ha sostituito la Salvezza con il consenso. Pensa che la Chiesa sia un partito politico e come tale deve ricevere il plauso della base dell'elettorato dei battezzati. Non dobbiamo perdere nessuno: cani e porci, tutti dentro. Un Movimento Cinque Stalle. Una sorta di connubio tra irenismo del "volemose bbene" e riguardo all'etichetta. Alcuni analisti hanno qualificato questa strategia morbida anche come "compattismo": l'importante è rimanere uniti e non creare divisioni tra i lettori, i cittadini e i fedeli. Non bisogna turbare le coscienze. Ma – aggiungiamo noi – se le coscienze si turbano vuol dire che sono sporche, no?

NON FARE IL GIOCO DEI NEMICI
Se attacchi la legge 194 e la legge 40 giochi la partita di quelli che vogliono la RU486 e l'eterologa. Peccato che i motivi per cui il cattolico (senza aggettivi) critica queste due leggi siano diametralmente opposti a quelli proposti dal fronte pro-choice. Ma ci rendiamo conto che questi distinguo sono sottigliezze scartavetrate via dal temperino pragmatico del cattolico di cui sopra.

LA SANA DOTTRINA OSTAGGIO DELL'HOMO POLITICUS
Vale più esserci tra le fila del PD, in qualche commissione parlamentare o comitato che conta che non deflettere mai dalla sana dottrina. Pensare l'opposto è da ingenuotti, da anime belle che non sanno come va il mondo e che si riempiono testa e bocca di principi astratti. La logica politica alla fine è il minimo comun denominatore di ogni scelta del cattolico ben temperato: se lo stai a sentire ti perdi tra valutazione degli effetti negativi, alleanze con i laici, impatto in termini di pastorale ed ecumenismo bipartisan. Insomma vale più un qualsiasi articolo della Costituzione che tutto il Decalogo.

IL PRINCIPISMO
Su tale tratto del cattolico ben temperato insistiamo un poco di più perché è aspetto di nuovo conio. Il principismo si sostanzia in questo: è tutto un fiorire di principi. La struttura antropologica dell'uomo, i principi di fede e morale, il principio del bene comune e quello dell'autodeterminazione, i principi non negoziabili. Tutte cose sacrosante, intendiamoci bene. Ma pare che il cattolico ben temperato ogni tanto si scordi di ciò che scrisse l'evangelista Giovanni nel suo Prologo: "in principio era il Verbo". Il primo principio a cui si deve ispirare il cattolico è Cristo. Il cattolicesimo non è in primis una serie di principi. E' prima di tutto l'incontro con una Persona. Il quale poi ha detto: "Se mi amate osserverete i miei comandamenti". Comandamenti, non principi. Altrimenti facciamo filosofia: sicuramente ottima filosofia, ma pur sempre filosofia. I principi sono orientamenti vincolanti dell'agire ma di contenuto generale. Facciamo un esempio: tutelare la vita è un principio. Poi la ragione specifica questo principio in norme più particolari, i comandamenti a cui si riferiva Gesù: ad esempio non uccidere e dunque ancor più in particolare non abortire, non praticare l'eutanasia. Ecco a volte sembra che il rifugio nella selva dei principi faccia comodo al cattolico ben temperato perché dire "tuteliamo la vita e la famiglia" sta bene a tutti: dal monaco buddista, a quello di Bose passando per la Bonino. Hanno le braccia così lunghe i principi che riescono ad abbracciare chiunque: dall'abortista al martire che dona la propria vita per gli altri, dal sodomita alla vergine consacrata. Ma se poi facciamo un collaudo di questi principi nella concretezza del vivere e li decliniamo nel contingente si scopre che ognuno li intende come vuole. I media e i politici cattolici, nonché una buona fetta di uomini del clero sguazzano nei principi, felici e contenti come un tonno in Adriatico. Ma guai a passare dai principi alle norme morali, guai a parlare in modo chiaro di aborto, eutanasia e omosessualità.

CONCLUSIONE: IL CATTOLICO BEN TEMPERATO STONA
Questo è un po' l'identikit del cattolico ben temperato, individuo le cui idee – a differenza del clavicembalo di Bach – stonano assai alle orecchie del buon senso e della buona dottrina.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 02/06/2013

2 - PAPA FRANCESCO E IL SIGNORE DEGLI ANELLI
Per sintonizzarsi con questo pontificato secondo me bisogna leggere il capolavoro di Tolkien
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 09/06/2013

Giovanni Paolo II è stato un grande papa condottiero della libertà. Benedetto XVI è stato il vero illuminista – ha inondato di luce razionale illuminata dalla fede – un occidente ottenebrato dall'irrazionalità nichilista.
Ma né l'uno né l'altro sono stati ascoltati da questa Europa in declino che sembra correre verso il baratro.
Così – per uno spettacolare colpo di fantasia del Conclave (e dello Spirito Santo) – è arrivato papa Francesco che parla più ai piccoli e ai semplici cristiani che alle élite, alle accademie e ai salotti. Col risultato che le élite non lo capiscono. Esce da tutti i loro schemi mentali.
Ebbene, per sintonizzarsi con questo pontificato secondo me bisogna leggere "Il Signore degli Anelli" di John R. R. Tolkien. O meglio rileggerlo attraverso l'interpretazione che ne dà un monaco benedettino, Giulio Meiattini, nel libro "La discrezione di Dio". Interpretazione che ha, sullo sfondo, il libro di Paolo Gulisano, "Tolkien: il mito e la grazia", opera che ha il merito di mettere a fuoco la cattolicità di Tolkien.
 
OCCIDENTE
Padre Meiattini nota che lo scenario su cui si muovono le vicende narrate dallo scrittore inglese è "quello, storicamente determinato, della crisi contemporanea della civiltà occidentale", l'epoca di Spengler, Huizinga, Jasper.
Tolkien scrisse il suo poema epico negli anni fra le due guerre mondiali, quando imperversavano i due orrendi totalitarismi, nazista e comunista, e nuove minacce planetarie – come l'arma atomica – venivano apparecchiate dalla scienza.
La Terra di mezzo "possiede alcuni tratti fondamentali del Vecchio Continente, del mondo occidentale europeo" che – in rovina – si trova a dover "fronteggiare un'immensa forza negativa, violenta e distruttrice, che da Est, dalla terra di Mordor, allarga sempre più il suo raggio d'azione".
In questo quadro l'ultimo "baluardo a difesa dell'Occidente" – come scrive Tolkien, è rappresentato dalla fortezza di Minas Tirith, eretta degli uomini di Gondor. E' ciò che rimane di quello che fu il magnifico regno di Numenor (nome che significa appunto "regno dell'Occidente").
Negli anni in cui l'inglese Tolkien scriveva l'Oriente era il luogo dei totalitarismi, dell'orrore e delle ideologie assassine. Proprio perché egli non volle scrivere un poema allegorico a sfondo politico, morale o religioso, ha creato un capolavoro che contiene tutte insieme queste chiavi di lettura.
Così è attuale anche oggi che la minaccia per l'Europa è cambiata. Infatti nella nostra epoca il tenebroso oriente, la terra di Mordor e l'oscuro Sauron sono impersonati da altre forze. Ma i Sauron di tutte le epoche sono accomunati dalla stessa menzogna: la pretesa di porsi al posto di Dio.
 
LA SPERANZA
Per questo – come scrive Gulisano – "Il Signore degli Anelli rappresenta un autentico manuale di sopravvivenza tra gli errori e gli orrori della modernità".
Anche oggi del resto sentiamo risuonare l'allarme apocalittico di Denethor, re di Gondor: "L'Occidente soccombe. Avvamperà un enorme incendio e tutto scomparirà".
Qual è dunque – per Tolkien – la via della salvezza? Egli mette sulle labbra del grande e saggio Gandalf l'intuizione più preziosa: "Le nostre forze sono state appena sufficienti a respingere il primo assalto. Il prossimo sarà più massiccio. Questa guerra è quindi senza speranza, come Denethor aveva intuito. La vittoria non può raggiungersi con le armi".
Sembrerebbe un'affermazione disperata, ma poi Gandalf precisa: "Ho detto che la vittoria non si potrà raggiungere con le armi. Spero ancora nella vittoria, ma non nelle armi".
E qui c'è la sorpresa, la grande intuizione di Tolkien, che poi è il paradosso cristiano. In chi Gandalf ripone la sua speranza? In un Eroe solitario? In una pattuglia di arditi? In una qualche stregoneria esoterica? In una nuova arma spettacolare e devastante?
No, nel giovane Frodo Baggins, uno hobbit, un ragazzino inerme, senza alcun potere, senza alcun sapere, un adolescente buono, semplice e inesperto.
E' lui – la creatura meno tentata dall'Anello (metafora del Potere) – che si prenderà il gravoso incarico di avventurarsi nell'orrida terra del nemico e, in cima al monte Fato, gettare l'Anello nel vulcano.
Quell'Anello va distrutto perché – come dice Gandalf – "se Sauron lo riconquista, il vostro valore è vano e la sua vittoria sarà rapida e totale... se invece l'anello viene distrutto egli soccomberà".
 
PER VINCERE
A prima vista viene da obiettare: perché non usare proprio l'anello di Sauron per sconfiggere lo stesso Sauron? Tolkien mostra che questa è la tentazione di tutti, ma è anche l'inganno più terribile e devastante.
"La salvezza dell'Occidente" scrive padre Meiattini "non è dunque dipendente dal potere militare o tecnologico, cose in cui Sauron non teme rivali e sulle quali edifica il suo regno, distruttivo contemporaneamente della natura e dei legami umani più veri".
La salvezza è di natura spirituale.
"La salvezza" spiega Meiattini "dipende dal solitario cammino di un hobbit debole e inerme che porta, senza cedervi, il peso della tentazione e che alla fine distrugge la tentazione stessa, insieme all'anello che ne è l'oggetto e la fonte, vincendo non per forza propria, ma per un colpo di scena della Grazia".
Quella di Frodo, "il Portatore dell'Anello", è un'autentica Via Crucis, ma – osserva padre Meiattini – "chi sceglie la via della debolezza e della povertà, proprio grazie alla sua totale estraneità ai percorsi storici e mentali dell'autoaffermazione prevaricante del soggetto, sfugge alla presa dell'Occhio e dell'Ombra. Questa è l'unica mossa che Sauron non si aspetterebbe mai, l'unica che lo prenderebbe di sorpresa: che qualcuno decidesse di disfarsi dell'Anello del potere, di distruggerlo, invece di usarlo. Per lui questo sarebbe follia".
E' precisamente la "follia" cristiana, la "follia" di un Dio onnipotente che si fa uomo e che si lascia crocifiggere.
Conclude Meiattini: "la vera battaglia che salva l'Occidente, perciò, non è quella che si combatte sotto i bastioni di Minas Tirith, ma la battaglia del cuore, della mente e del corpo che in primo luogo Frodo sostiene per tutti".
 
IL CAMMINO E LA GRAZIA
La sua "progressiva purificazione", il sostegno della Compagnia dell'Anello, preziosa pur essendo anche i suoi membri soggetti alla caduta e al tradimento, come lui del resto (ma ce ne sono anche puri e fedeli come l'amico Sam), infine certi aiuti come quel cibo degli elfi, il "lembas", che è una chiara metafora dell'eucarestia, segnano un cammino spirituale che porta il giovane Frodo alla salvezza del suo mondo.
Frodo vince non con l'autoaffermazione, ma proprio col sacrificio e la rinuncia. Del resto egli è il vero antieroe.
Il Novecento (quel Novecento delle ideologie che tanto hanno disprezzato il "piccolo borghese") si è ubriacato con il culto dell'eroe, del superuomo, del Capo, delle forze storiche (la Classe, la Razza), delle entità divinizzate a cui sacrificare i popoli (il Mercato, lo Stato, il Partito, la Rivoluzione, la Scienza). Da qui è venuta e viene la minaccia e la rovina per la loro "pretesa divina".
Invece la salvezza viene dal piccolo e debole uomo singolo, dalla sua silenziosa offerta di sé. Secondo Meiattini "è presente nell'opera di Tolkien una teologia della sostituzione vicaria che lo avvicina ad altri grandi romanzieri cattolici come Bernanos, Mauriac, Gertrude von le Fort".
Vorrei aggiungere che lo avvicina ai santi del Novecento (cito padre Kolbe e padre Pio per tutti). Ma Frodo, il vero eroe del nostro tempo, è anzitutto il simbolo del bistrattato uomo semplice, del singolo, il fante delle due guerre mondiali, il padre di famiglia, l'uomo comune, il piccolo borghese, l'adolescente.
E' soprattutto a lui che parla papa Francesco chiamandolo a salvare il mondo. Non con le proprie forze, ma con la Grazia.
Dice Meiattini: "è la grazia infatti la protagonista invisibile, ma palpabile del Signore degli Anelli". E' solo la Grazia che crea eroi veri.

Nota di BastaBugie: per tutte le informazioni sul Signore degli Anelli, il suo cattolico autore Tolkien e per vedere alcuni spezzoni del film e i migliori commenti, clicca qui
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=8

Fonte: Libero, 09/06/2013

3 - HO ESEGUITO 75.000 ABORTI E MI SONO BATTUTO PER LA SUA LEGALIZZAZIONE NEGLI STATI UNITI
Sebbene fossi ateo, compresi l'abominio che avevo compiuto, poi la conversione al cattolicesimo attraverso l'incontro con l'Opus Dei (VIDEO SHOCK: come si pratica un aborto)
Autore: Bernard Nathanson - Fonte: Blog di Costanza Miriano, 09/05/2013

Sono personalmente responsabile di aver eseguito 75.000 aborti. Ciò mi legittima a parlare con autorevolezza e credibilità sull'argomento. Sono stato uno dei fondatori della National Association for the Repeal of the Abortion Laws (NARAL), nata negli Stati Uniti, nel 1968. A quel tempo, un serio sondaggio d'opinione aveva rilevato che la maggioranza degli Americani era contraria a liberalizzare l'aborto. In capo a soli 5 anni, noi riuscimmo a costringere la Corte Suprema degli Stati Uniti ad emettere la decisione che, nel 1973, legalizzò l'aborto completamente, rendendolo possibile virtualmente fino al momento del parto.
Come ci riuscimmo? È importante capire le strategie messe in atto perché esse sono state utilizzate, con piccole varianti, in tutto il mondo occidentale al fine di cambiare le leggi contro l'aborto.

LA PRIMA STRATEGIA FU CONQUISTARE I MASSMEDIA
Cominciammo convincendo i massmedia che quella per la liberalizzazione dell'aborto era una battaglia liberale, progressista ed intellettualmente raffinata. Sapendo che se fosse stato fatto un vero sondaggio ne saremmo usciti sonoramente sconfitti, semplicemente inventammo i risultati di falsi sondaggi. Annunciammo ai media che dai nostri sondaggi risultava che il 60% degli Americani era favorevole alla liberalizzazione dell'aborto. Questa è la tecnica della bugia che si auto-realizza: poche persone, infatti, desiderano stare dalla parte della minoranza. Raccogliemmo ulteriori simpatie verso il nostro programma inventando il numero degli aborti illegali praticati ogni anno negli Stati Uniti. La cifra reale era di circa centomila, ma il numero che più volte ripetemmo attraverso i media era di un milione. Ripetendo continuamente enormi menzogne si finisce per convincere il pubblico.
Il numero delle donne morte per le conseguenze di aborti illegali si aggirava su 200-250 ogni anno. La cifra che costantemente indicammo ai media era 10.000. Questi falsi numeri penetrarono nelle coscienze degli Americani, convincendo molti che era necessario eliminare la legge che proibiva l'aborto.Un'altra favola che facemmo credere al pubblico attraverso i media era che la legalizzazione avrebbe significato soltanto che quegli aborti, allora eseguiti illegalmente, sarebbero divenuti legali. In realtà, ovviamente, l'aborto è divenuto ora il principale metodo di controllo delle nascite negli Stati Uniti e il loro numero annuale è aumentato del 1500% dalla legalizzazione.

LA SECONDA STRATEGIA FU GIOCARE LA "CARTA CATTOLICA"
Sbeffeggiammo sistematicamente la Chiesa Cattolica e le sue "idee socialmente arretrate" e scegliemmo la Gerarchia cattolica come colpevole dell'opposizione contro l'aborto. Questo argomento fu ripetuto all'infinito. Diffondemmo ai media bugie del tipo "tutti sappiamo che l'opposizione all'aborto viene dalla Gerarchia e non dalla maggioranza dei cattolici" e " i sondaggi dimostrano ripetutamente che la maggior parte dei cattolici vuole la riforma della legge sull'aborto". I media bersagliarono insistentemente il pubblico americano con queste informazioni, persuadendolo che qualsiasi opposizione alla liberalizzazione dell'aborto doveva essere sotto l'influenza della Gerarchia ecclesiastica e che i cattolici favorevoli all'aborto erano illuminati e lungimiranti. Da questa affermazione propagandistica si deduceva che non esistessero gruppi antiabortisti non cattolici; il fatto che altre religioni cristiane e non cristiane fossero (e ancora sono) unamimemente antiabortiste era costantemente sottaciuto, allo stesso modo delle opinioni pro-life espresse da atei.

LA TERZA STRATEGIA FU LA DENIGRAZIONE E LA SOPPRESSIONE DI TUTTE LE PROVE SCIENTIFICHE DEL FATTO CHE LA VITA HA INIZIO DAL CONCEPIMENTO.
Spesso mi viene chiesto che cosa mi abbia fatto cambiare idea. Come, da esponente abortista di punta, mi sono trasformato in un difensore pro-life? Nel 1973, sono diventato direttore di Ostetricia in un grande ospedale di New York City ed ho fondato l'unità di indagine prenatale, proprio quando stava prendendo il via una nuova grande tecnologia che oggi usiamo quotidianamente per studiare il feto nell'utero. Una delle principali tattiche pro-aborto è insistere sull'impossibilità di definire quando la vita abbia inizio, e che questa sia una domanda di carettere teologico o morale o filosofico ma non scientifico. La fetologia ha reso innegabilmente evidente che la vita inizia dal concepimento e che richiede tutta la protezione e la salvaguardia che ognuno di noi desidera per se stesso. È chiaro che la liberalizzazione dell'aborto è la deliberata distruzione di quella che indiscutibilmente è una vita umana. È un inaccettabile atto di violenza mortale. Si può comprendere che una gravidanza non pianificata sia uno straziante dilemma, ma cercare la soluzione in un deliberato atto di distruzione significa buttare via l'infinita ricchezza dell'ingengno umano e sottomettere il bene pubblico alla classica risposta utilitaristica ai problemi sociali.
Come scienziato so – non "credo", ma "so" – che la vita ha inizio con il concepimento. Benché io non sia praticante, credo con tutto il cuore alla sacralità dell'esistenza che ci impone di fermare in modo definitivo ed irrevocabile questo triste e vergognoso crimine contro l'umanità.

Nota di BastaBugie: assolutamente da non perdere (anche se è molto crudo) il video "L'eclisse della ragione" su come si pratica un aborto dalla viva voce di Bernard Nathanson (1926-2011).
Riesce a convincere anche i giovani indottrinati in senso abortista a causa delle immagini a forte impatto emotivo.


https://rumble.com/vrmj37-laborto-spiegato-da-chi-ne-ha-praticati-migliaia.html
https://www.youtube.com/watch?v=YhWSLwZPJz0

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 09/05/2013

4 - SULL'EUTANASIA, IGNAZIO MARINO CITA IL CATECHISMO, MA LO FA PER INGANNARE I CATTOLICI
Il neoeletto sindaco di Roma sostiene il diritto a togliersi la vita fino alla possibilità di sospendere nutrizione e idratazione, in aperto contrasto con la dottrina della Chiesa
Autore: Giacomo Samek Lodovici - Fonte: Avvenire, 06/06/2013

«Sulla fine della vita mi trovo assolutamente d'accordo con il Catechismo della Chiesa cattolica»: l'ha dichiarato lunedì Ignazio Marino, candidato sindaco di Roma, citando il punto 2278, nel quale si spiega che «l'interruzione di procedure mediche straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all''accanimento terapeutico'. Non si vuole procurare così la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente [...] o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente». Impossibile tuttavia non ricordare che Marino è da tempo un paladino del testamento biologico, e per come questo viene inteso da chi ne richiede l'adozione (l'autodeterminazione spinta fino a farsi dare la morte) esso è in aperto contrasto con la dottrina della Chiesa.
Infatti, o il testamento prevede solo la possibilità che si esiga di non subire terapie sproporzionate, rafforzando quello che è già un dovere del medico, o prevede anche la possibilità di rifiutare terapie proporzionate e/o l'idratazione e l'alimentazione.
In un appello pubblico del 2008 (di cui Marino fu primo firmatario) si legge: «Chiediamo una legge che dia a chi lo vuole [...] la possibilità di indicare, quando si è pienamente consapevoli e informati, le terapie alle quali si vuole essere sottoposti, così come quelle che si intendono rifiutare, se un giorno si perderà la coscienza e con essa la possibilità di esprimersi». I fautori del bio-testamento si spendono sempre per includervi la sospensione di alimentazione e idratazione a chi si ritrovasse in stato «vegetativo», cioè la possibilità di far morire di fame e di sete queste persone se l'hanno chiesto per iscritto in passato.
Si potrebbe argomentare che dar da mangiare e da bere non significa mettere in atto una terapia. Si potrebbe ancora argomentare che, anche qualora fossero terapie, la vera questione è vagliare, caso clinico per caso clinico, se siano pratiche proporzionate o sproporzionate. Infatti, alimentazione e idratazione vanno sospese solo e soltanto se non riescono a nutrire o idratare, cioè non sortiscono il loro effetto. Ma qui possiamo solo rilevare che chi assume una simile posizione è in contrasto con quanto detta la Chiesa con Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, due Papi cui invece Marino si è esplicitamente richiamato.
Papa Wojtyla, per esempio in un discorso del 20 marzo 2004, diceva: «Vorrei sottolineare come la somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenti sempre un mezzo naturale di conservazione della vita, non un atto medico. Il suo uso pertanto sarà da considerarsi, in linea di principio, ordinario e proporzionato, e come tale moralmente obbligatorio, nella misura in cui e fino a quando esso dimostra di raggiungere la sua finalità propria, che nella fattispecie consiste nel procurare nutrimento al paziente e lenimento delle sofferenze».

Fonte: Avvenire, 06/06/2013

5 - LA CULTURA CATTOLICA E' MORTA PER SUICIDIO
Clamoroso! Film onesti come ''11 settembre 1683'' o ''Cristiada'' non trovano alcun appoggio in casa cattolica
Autore: Rino Cammilleri - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/05/2013

Il flop inaudito nelle sale del film di Renzo Martinelli su Marco d'Aviano e l'assedio di Vienna del 1683 farà passare la voglia a qualunque regista, anche il meglio intenzionato, di occuparsi di storia cattolica. Chi lo farà, dovrà per forza sollevare polemiche se vuole pubblicità. Dunque, dovrà mettere in scena lavori in cui i cattolici e la Chiesa fanno la parte dei cattivi, sperando che il Vaticano almeno protesti. Film onesti come 11 settembre 1683 o Cristiada non trovano alcun appoggio in casa cattolica.
Il popolo-bue cattolico semplicemente non sa nemmeno che esistono, e li fa fallire al botteghino. Complotti, retroscena, congiure antipapiste? No: insipienza e ignoranza. Dei cattolici. Infatti, non lo sanno ormai neanche i preti chi era Marco d'Aviano.
Quando fu beatificato questo cappuccino che salvò l'Europa, a un convegno nei suoi luoghi fui l'unico a ricordarne il ruolo politico, mentre i religiosi, teologi, preti e prelati presenti si dilungavano esclusivamente sulla di lui spiritualità, timorosi che parlare di storia avrebbe potuto urtare i «fratelli» musulmani. Silenzio, dunque.
Il beato Alberione fondò i Paolini proprio per la buona battaglia sulla stampa e nel cinema, mettendo addirittura mano personalmente al primo film a colori italiano, Mater Dei. E ancora nei primi anni Sessanta non c'era film che avesse speranza di riuscita se avesse trascurato il potente circuito delle sale parrocchiali.
Oggi, le pochissime parrocchie che hanno un cinema ci proiettano tutt'al più il cosiddetto film d'essai, che «fa discutere» e «suscita il dibattito», e pazienza se il devoto spettatore dovrà sorbirsi la solita scena erotica del tutto superflua, ma che i registi mettono lo stesso per la gioia della troupe. Così, l'aspirante regista cattolico è avvisato: faccia solo film su Francesco e Chiara (evitando giudiziosamente i miracoli), almeno andranno direttamente in dvd e qualche convento li comprerà.
Credete che negli altri settori vada meglio? Pensate alla fine che ha fatto un banchiere da messa quotidiana come Ettore Gotti Tedeschi, cacciato a pedate dallo Ior per beghe vaticane e al quale, come a segnale convenuto, tutte le porte ecclesiali si sono chiuse in faccia.
Ma torniamo alla cultura in senso più proprio. Sui media, i giornalisti cattolici si dividono in due categorie: quelli che lavorano per testate clericali e quelli che sono riusciti a farsi assumere in testate laiche. I primi non possono certo osare di contraddire chi paga loro lo stipendio, perciò sono fedelissimi alla «linea», qualunque essa sia. I secondi, si stimano fortunati ad avere un posto ambito, e solo a quello pensano (sì, certo, ci sono le eccezioni, ma sono in tutto due o al massimo tre), tenendo sempre presente il proverbio giapponese: «Al chiodo che sporge si picchia in testa».
Naturalmente, ad aiutare i fratelli nella fede a far carriera non ci pensano nemmeno, sia perché considerano precaria la loro, sia perché non sono certo massoni: questi ultimi, sì, che si spalleggiano l'un l'altro per infilare «fratelli» dovunque. Esiste anche, com'è noto, un «soccorso rosso», ma non uno «bianco» (eccezion fatta per i dossettiani, i quali non a caso occupano posti e cattedre che più prestigioso non si può, ma hanno nella Costituzione il loro Corano e sono «adulti», infatti militano nella sinistra laicista).
Sul versante dei libri la situazione è anche, se possibile, peggiore. La narrativa cattolica semplicemente non esiste, e non esiste perché nemmeno i cattolici la comprerebbero.
Esiste la saggistica, è vero, ma è una saggistica – mi si passi il termine – madonnara, oppure si tratta dell'ennesima riflessione-omelia di qualche prelato (il campione delle vendite italiane è ancora il defunto cardinale Martini). Parlo, naturalmente, dei libri che in classifica almeno ci vanno, anche se magari ci restano poco. Il resto, tutto il resto, è già tanto se copre le spese di edizione.
Voi mi direte, giustamente, che anch'io mi occupo ormai di Madonne. Il fatto è che gli editori non vogliono altro. E hanno ragione: se fate un giro nelle librerie «cattoliche» vedrete pile enormi di libri del cardinale Martini o sul nuovo Papa. Perché? Perché i cattolici comprano quelli, non altro. Dunque, l'editore investe su ciò che il mercato chiede.
Presentando in giro il mio libro su Medjugorje mi sono accorto che, nelle sale traboccanti, la gente voleva sentir parlare solo di miracoli del sole, guarigioni, conversioni clamorose. E basta. Il resto, semplicemente non interessa. Folle enormi vanno in Bosnia, vi si convertono, digiunano, pregano, ci portano i parenti e gli amici. Molti si trasformano in porta-gente a tempo pieno. Lodevolissimo. Ma che succede quando tutta questa gente scende dal Podbrdo? Dà luogo, lentamente, a una ricostruzione cristiana del mondo? No. Prega, digiuna, torna e ritorna a Medjugorje. Tutt'al più dà soldi e braccia all'ennesima casa di accoglienza per i drop-out della società contemporanea. Per il resto, ecco: adunate di preghiera, interminabili, con canti, rosari, messe, testimonianze.
Esattamente quel che i Padroni del Mondo vogliono dai cristiani: state in sacrestia a pregare, occupatevi dei «poveri» e non disturbate il Manovratore. E i cristiani, inquadrati dai loro pastori, eseguono. È vero, è un momentaccio per la Chiesa. Ma oggi, in Occidente, l'aggressione è culturale e amministrativa. Nell'Ottocento l'aggressione era, oltre che culturale e amministrativa, pure a mano armata e con tanto di cannoni a Porta Pia. Eppure, i cattolici di quel secolo reagivano non solo con la preghiera e i pellegrinaggi: fondavano banche, giornali, riviste, si costituivano in lobby per condizionare la politica. E senza trascurare i poveri e i drop-out.
Qual è la differenza tra allora e oggi? La differenza sta nel fatto che allora avevano alle spalle una Chiesa gerarchica compatta e fermissima nella dottrina, una Chiesa che non esitava un istante a espellere quei suoi membri che seminavano confusione. Naturalmente, l'espulso diventava un «martire del libero pensiero» e veniva portato sugli scudi dalla stampa laicista. Così come oggi. Ma il popolo cattolico era informato, e ufficialmente, che quello lì era passato al nemico.
Oggi la Chiesa gerarchica preferisce la misericordia, si dice, anche se permane l'impressione (per carità, solo un'impressione...) del "due pesi e due misure".
Ma torniamo al nostro discorso sulla cultura cattolica. E al film di Martinelli. Nessuno si è preso la briga di far sapere (non dico di apologizzare, solo di far sapere) che esisteva un film che parlava bene della storia cristiana e della Chiesa. Perciò, scordatevi pure Cristiada, quantunque tratti un tema (papale) attualissimo: la libertà religiosa.
Se io fossi un regista, allora, ragionerei così: l'assedio di Vienna in costume costa una paccata di miliardi e non lo vede nessuno, un film con la Littizzetto costa pochissimo e incassa una paccata di miliardi. Perciò, scordatevi, cari cattolici, i film che parlano bene di voi e dei fatti vostri. Al massimo farò una fiction su papa Bergoglio, che è tanto simpatico e porta le scarpe nere. Su Ratzinger no, perché le portava rosse ed era troppo colto.
Una realtà benemerita che dovrebbe fare da cinghia di trasmissione verso la «base» sono i circoli culturali parrocchiali. I libri e gli autori cattolici che non trovano spazio sui grandi media spetta ad essi farli conoscere alla gente comune. Purtroppo (e parlo per lunga esperienza) c'è da farsi cadere la braccia. Infatti, tra le priorità della parrocchia la cultura o è l'ultima in lista o non c'è proprio.
Se ha bisogno dell'idraulico o dell'elettricista, sa bene che questi artigiani hanno un cachet e lo scuce senza fiatare. Così per l'avvocato o il medico o il muratore o l'ingegnere o il meccanico. Ma l'operatore culturale (chiamiamolo così) deve essere grato dell'invito e poi operare per puro «spirito di servizio».
Ci sono parrocchie provviste di chiese dotate di organi a canne colossali, per suonare i quali un tempo si stipendiavano organisti diplomati. Oggi gli organi tacciono, perché ci sono tanti ragazzini con la chitarra che suonano gratis e, anzi, volentieri.
Il risultato è che la musica liturgica è semplicemente sparita (e hanno voglia i papi attuali di insistere sulla «bellezza»...).
Morale: la cultura cattolica è morta per suicidio e bisogna farsene una ragione. I figli di questo mondo, come dice il Vangelo, sono stati più scaltri, e i figli di Maria sono stati pavidi e fessi. I primi sono sempre astuti come serpenti, i secondi ingenui come colombe. I primi hanno fatto bene il loro lavoro, i secondi no, perché Cristo aveva raccomandato a loro di essere sia astuti che candidi. Dunque, meritano quel che hanno, cioè niente.
Prenotiamoci, dunque, un posto nel prossimo pullman per Medjugorje. E facciamoci salire quei pochi che hanno ancora voglia di combattere, perché rischiano la fine dei soldati giapponesi nella jungla di Iwo Jima.

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 24/05/2013

6 - ANCHE QUEST'ANNO LA CINA CANCELLA TIENANMEN
Il governo censura la stampa e internet perché la rivolta del 4 giugno 1989 sia dimenticata, ma i cinesi ricordano bene quando i carri armati hanno ucciso centinaia di manifestanti pacifici
Autore: Luca Miele - Fonte: Avvenire, 05/06/2013

L'omino è solo davanti al carro armato. Inscena una strana danza. Da solo, disarmato, piccolo, con il suo corpo minuto fasciato da una camicia bianca, ferma la colonna di blindati. L'intera sequenza viene catturata da una serie di foto, le immagini fanno il giro del mondo, diventano l'icona della rivolta di Piazza Tienanmen del 1989, una rivolta pacifica soffocata nel sangue. La vita dell'"uomo del carro armato", del "ribelle sconosciuto" – come è stato ribattezzato – è stata inghiottita dal nulla. La stessa, meticolosa, operazione viene ripetuta da 24 anni in Cina: sommergere la rivolta per la democrazia nell'oblio. Cancellarne le prove. Sbiadirne la memoria.
Una gigantesca rimozione che si traduce in una vera e propria "caccia" su Internet. Così se su Sina Weibo, il più diffuso sistema di microblog cinese, da sempre è bandita la data 4 giugno e 4 giugno 1989, oggi vengono eliminate anche la date "64" (giugno 4), 24 (è il 24esimo anniversario della strage). Ma anche il 35, peché il 4 giugno in Internet viene chiamato anche il 35 maggio. Bandite non solo le cifre, ma anche le lettere o le parole relative ai numeri. E via dal Web anche le operazioni aritmetiche relative a questi numeri, come "63+1" o "65-1". E il più sottile "otto otto", perché moltiplicando i due numeri si ottiene 64. Via anche le parole "oggi", "domani", "giorno speciale", "quel giorno", "quell'anno". Cancellate anche immagini con candele, così come la parola "candela". Ma non solo misure virtuali: la capitale Pechino (e gli accessi alla piazza) sono stati blindati.
Contro la rimozione continuano a battersi le Madri di Tienanmenn. Tra questa c'è You Weijie: suo marito perse la vita all'alba del quattro giugno di 24 anni fa. Questa data, ha raccontato la donna ad AgiChina24, «non può essere dimenticata; anche se il governo censura Internet e vieta ogni riferimento sulla stampa, i cittadini di tutta la Cina, e specialmente quelli di Pechino, la ricordano sempre nel loro cuore». La rivolta di Piazza Tienanmen ha visto il momento più cruento nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989, quando i carri armati sono scesi in piazza per disperdere la folla uccidendo centinaia di persone. Il numero esatto delle persone uccise non è mai stato svelato dal Partito comunista cinese che aveva bollato come «controrivoluzionario » il movimento: da anni le Madri chiedono attraverso lettere aperte al governo e al parlamento cinese di riaprire le indagini e svelare il numero esatto delle vittime. Le persone finite in carcere dopo le rivolte del giugno 1989, sono state oltre 1600, secondo l'associazione Dui Hua, e alcune di loro sarebbero ancora detenute.
Eppure qualcosa è cambiato. Come sottolinea il New York Times , sulla scena politica cinese si è affermata una generazione di leader cha ha legami profondi (e ambivalenti) con i fatti di Tienanmen. Molti di leader sono stati tra le centinaia di migliaia di studenti che affollavano le università divenute rapidamente dei laboratorio di idee. Durante i fatti di Tienanmen, Xi Jinping – l'uomo forte della Cina – era un funzionario locale nella provincia del Fujian nel sud-est della Cina, lontano dalle proteste di Pechino. Ma il padre, Xi Zhongxun, un "veterano" sostenitore della riforma economica, era vicino a Hu Yaobang, il leader del Partito retrocesso nel 1987 per le sue tendenze liberali e la cui morte nel 1989 contribuì ad accendere la rivolta. Questa nuova generazione sembra più disposta a fare i conti con la storia.

Fonte: Avvenire, 05/06/2013

7 - DOPO 17 ANNI DI MATRIMONIO CAMBIA SESSO, MA NON RISOLVE NULLA, ANZI VIENE ANNIENTATO DALLA DEPRESSIONE
Ti piacerebbe avere disturbi di identità, depressivi, dissociativi, al punto da spingerti alla droga, all'alcol, al suicidio, e sentirti dire che vai bene così? A me l'hanno detto...
Autore: Benedetta Frigerio - Fonte: Tempi, 29/04/2013

La storia di Walt Heyer, che dopo 17 anni di matrimonio cambia sesso e viene «annientato dalla depressione». Fino a quando non incontra un prete
Ti piacerebbe avere disturbi di identità, depressivi, dissociativi, al punto da spingerti alla droga, all'alcol, al suicidio, e sentirti dire che vai bene così? Questo domanda Walt Heyer a chi dice che il sesso non è un dato naturale.
«Non si nasce transessuali. Ti accade qualcosa per cui cerchi di fuggire da ciò che sei». A parlare contro chi sostiene che l'identità di genere sia una scelta soggettiva è un ex transessuale americano. E questa è la sua confessione resa a Tempi.
Walt Heyer è un ragazzo ventenne quando si sposa. Ma l'essere di sesso maschile lo terrorizza da tempo. Sono gli anni Sessanta. L'idea di potersi trasformare da uomini in donne sta diventando una concreta possibilità grazie alla chirurgia. La vita procede. Carriera, moglie, figli. Tutto ciò non basta più a lenire la segreta sofferenza di Walt. Così, un giorno, abbandona la famiglia, entra in una clinica. E Walt diventa Lara. Lara Jensen.
Purtroppo, a parte l'involucro, testa e natura restano quelle di prima. E il dolore, anziché diminuire, cresce. «I medici che incontrai prima dell'operazione e che dovevano valutare il mio stato psicologico diedero un giudizio molto approssimativo: la diagnosi di disturbo dissociativo arrivò solo dieci anni dopo».
SI DICE CHE OGNUNO DEVE ESSERE CIÒ CHE "SENTE" DI ESSERE.
Il pensiero dominante ci insegna che si è felici scegliendo quel che si vuole. Fosse anche la cosa più terribile. Violenti, talebani e intolleranti, quelli che affermano il contrario? Sì, a detta del politically correct, è così. Eppure sono loro quelli che mi hanno salvato la vita. Perciò io li chiamo caritatevoli, realisti, buoni. Se sono sopravvissuto, e sono finalmente in pace, è grazie a chi mi ha detto che della mia condotta di vita non andava bene nulla. Per colpa mia? No, non c'erano colpe. C'era un trauma che a un certo punto decisi di affrontare. Bene. Quella gente che definiscono retrograda, bigotta e intollerante non mi ha mai mollato e ha lottato con me per la mia felicità.
COME COMINCIA LA SUA STORIA, WALT?
Per strane ragioni mia nonna sin da piccolo mi vestiva da bambina e quando mio padre lo scoprì non fece che peggiorare le cose: basò la mia educazione su una disciplina severissima. Vennero poi ad aggiungersi le molestie di mio zio, un adolescente disturbato, che cominciò a toccarmi quando avevo 10 anni. Inconsciamente pensavo che se fossi stato una bambina non mi avrebbero più trattato in quel modo. E così cominciai segretamente a pensare di cambiare sesso. All'età di 15 anni mi sentivo intrappolato. Volevo fuggire dal mio corpo. Lo reputavo la causa del mio malessere.
PERÒ LEI SI È SPOSATO A 20 ANNI E SUA MOGLIE SAPEVA.
Sì. Mi disse che non era un problema. Che le andavo bene così. Non volle affrontare la cosa e comunque tutto filò via liscio per un po'. A parte l'ansia che tentavo di curare e dominare con lavoro e alcol. Feci una carriera brillante come ingegnere aerospaziale. Guadagnavo bene, ma stavo sempre peggio. Dopo diciassette anni di matrimonio non vedevo soluzioni. E così un giorno presi la decisione di cambiare sesso per via chirurgica.
COSA È SUCCESSO, POI?
È successo che invece della felicità sono caduto in una depressione ancora più forte. In una vita fatta di promiscuità e follie. Solo dopo otto anni mi resi conto che non avevo fatto altro che peggiorare le cose. Non ero diventato una donna. E la depressione mi annientava. Ma sentivo che ormai era troppo tardi per tutto.
O FORSE NO.
Mi ricordai che all'università avevo studiato psicologia e che quando le persone hanno una grande pena nella vita diventano depresse o alcolizzate o tossicodipendenti. O tutte e tre le cose insieme. Perciò, dovevo capire da dove veniva la mia pena. Dovevo sapere quale era la verità. E così mi venne in mente che l'unico che poteva conoscere il mio dolore e la mia verità era Colui che mi aveva creato. Perciò feci la cosa più semplice di questo mondo: andai in chiesa a cercarlo. A cercare Dio. E lì trovai uno che mi aiutò per davvero. Un prete. Gli chiesi se avrebbe provato a cambiarmi e lui, sorridendo, mi rispose: «Il mio mestiere è volerti bene, a cambiarti ci penserà Dio».
ED È STATA LA SVOLTA DELLA SUA VITA.
È così, sembrava che Gesù fosse proprio lì, in quella chiesa, in quel prete, ad aspettarmi. Cominciai la terapia psicologica e incontrai la donna che ora è mia moglie. Oggi sono un padre, un marito e un uomo nuovo. Ma sono anche la prova che Dio è vivo. E che i suoi più grandi miracoli sono le ricostruzioni di vite distrutte come la mia. Dio ha il potere di costruire opere usando macerie.
QUANTO SONO LONTANE DA QUESTA SUA ESPERIENZA L'ICONOGRAFIA DI SPENSIERATA NORMALITÀ CHE DEL MONDO GAY E TRANS CI MOSTRA IL SISTEMA MASSMEDIATICO.
È un cliché che conosco molto bene, fatto di superficialità e di comode apparenze. In realtà è un mondo di frustrazione, rabbia, dolore che riversa le sue contraddizioni contro le persone che vivono una condizione normale e, giustamente, la difendono. Chi soffre pensa (o per razionalizzare il dolore o perché viene convinto di questo) che la colpa del suo disagio sia della società eterosessuale. Quella che viene erroneamente definita "omofoba". Perciò la maggioranza dei trans e gay desiderano che sparisca qualsiasi sesso. Dall'altra parte c'è la responsabilità di chi sa, ha studiato, ma tace per paura di mettere a repentaglio la propria carriera o per timore di finire in tribunale. Il problema è questo: transessuali, gay e lesbiche nascondono pubblicamente il loro disagio. Quando ero uno di loro ho ascoltato tanto dolore. Ma privatamente non ho mai sentito parlare di amore.
IN EFFETTI LE STATISTICHE SUL TASSO DI SUICIDI TRA LA POPOLAZIONE DI PERSONE TRANSESSUALI SONO AGGHIACCIANTI.
Negli Stati Uniti sono il 30 per cento, ma c'è chi rimane vivo, alzando la soglia dei tentati suicidi al 40 per cento. In Svezia tutti coloro che hanno subìto operazioni per cambiare sesso tra il 1973 e il 2003 hanno tentato il suicidio o hanno avuto gravi problemi psichiatrici. Spesso chi ha disturbi di identità sessuale si prostituisce. Sul mio sito web (sexchangeregret.com) mi contattano migliaia di persone all'anno, sento storie terribili di gente che maledice il giorno in cui si è messa sotto i ferri, che soffre e non trova nessuno che li aiuti. Ora faccio quello che ha fatto chi ha salvato me.
COSA, PRECISAMENTE?
Amore, amicizia, Dio. Anche se sono minacciato. Anche se la legge vuole mettere a tacere chiunque cerchi di offrire un aiuto in questo campo. Anche se il dogma è che essere transessuali non è un problema.
SAPPIAMO CHE HAI SUBÌTO E SUBISCI MINACCE, CENSURE, BOICOTTAGGI SUI MEDIA.
Sì, l'America è sempre più intollerante con chi vuole anche solo raccontare la propria storia. È vietato ricordare che non c'è evidenza scientifica che sostenga la base biologica della omo e transessualità. E non si possono menzionare gli studi che confermano il fallimento delle operazioni chirurgiche senza essere calunniati.
MA CHE INTERESSE C'È A NON RICONOSCERE IL DISAGIO DELLA PERSONA TRANSESSUALE?
In America molti trans sono così fragili psicologicamente che non lavorano e sono definiti "disabili". Il governo li "tiene buoni" elargendo loro assegni di invalidità. Li presi anch'io, ma quando cominciai a guarire e incontrai la mia attuale moglie le dissi che era una cosa folle. Non volevo più dipendere dal governo che mi addomesticava in quel modo. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a essere me stesso. Avevo bisogno di terapie. E di veri amici. Ma gli uomini liberi non piacciono.
LEI SA CHE LA COSIDDETTA "TERAPIA RIPARITIVA" SU OMO E TRANSESSUALI È VIOLENTEMENTE CONTESTATA DAGLI ATTIVISTI DELL'AGENDA GAY E CHE OVUNQUE, ALMENO IN OCCIDENTE, C'È UNA FORTISSIMA SPINTA ALLE LEGGI SULL'OMOFOBIA E A CRIMINALIZZARE OGNI TIPO DI DISSENSO CONTRO QUELL'AGENDA.
Questo è appunto merito delle lobby Lgbt, che per decenni hanno perseguito l'obiettivo di occupare gli organi politici, istituzionali, rappresentativi e internazionali per piegarli alla loro agenda. È un'operazione che, come si vede, ha avuto successo.
PERCHÉ IN OCCIDENTE C'È QUESTA COSTANTE INDIFFERENZA PER IL MATRIMONIO E LA FAMIGLIA, MENTRE C'È UN'ENORME SOPRAVVALUTAZIONE DELLA QUESTIONE GAY, ANCHE SE PARLIAMO DI PERCENTUALI MOLTO PICCOLE DELLE POPOLAZIONE?
Il movimento politico gay e transgender è intollerante nei confronti della società eterosessuale perché è intimamente persuaso che il proprio senso di frustrazione terminerà solo con l'eclissi della società tradizionale.
BEH, CI STA RIUSCENDO...
Il problema è che alla fine di questo processo non arriverà nessuna nuova società. Arriverà il disastro.
E DA DOVE SI PUÒ RIPARTIRE, SECONDO LEI, PER EVITARE IL "DISASTRO"?
Dalla famiglia. La famiglia deve tornare a essere un luogo di amore vero. Bisogna andare incontro a chi soffre. E occorrono medici che parlino senza paura. Che contestino il sistema omertoso. E che pubblichino i molti dati esistenti che vengono normalmente censurati. Servono poi le testimonianze di chi è cambiato, affinché chi sta male sappia che c'è una via di uscita reale, come la mia. Ero malato, depresso, alcolizzato. Oggi ho 72 anni e sono sanissimo. Mentre la maggioranza di chi ora si trova nella mia condizione di un tempo, statisticamente non arriva alla mia età, muore prima per abuso di alcol, droga e promiscuità, il miglior viatico ad Aids e malattie letali di ogni genere.
E CHE RUOLO PUÒ AVERE IL "FATTORE RELIGIOSO" NELLA RICONQUISTA DELLA PROPRIA INTEGRITÀ?
Spesso ci si vergogna a parlare di Dio, di lavoro su di sé, di terapie, perché si temono ritorsioni. Bene, voglio dire a chiunque sta soffrendo quello che un tempo ho sofferto io: non avere paura, ti insulteranno come adesso insultano me, ma non importa, chi ti insulta è perché non è a posto lui. Perciò io ti dico: vai avanti lo stesso, cerca amici e aiuti medici, anche se lo Stato nega a psicologi e psichiatri la possibilità di curarti. Per questo c'è tanta gente che mi cerca: io non ho licenze professionali e la legge non può ancora colpirmi. Se mi chiudessero la bocca? Nessun problema. Una via d'uscita c'è sempre. La vita è più forte di qualsiasi disastro. Anche quello promosso per via legale e statale.

Nota di BastaBugie: per leggere il resoconto della conferenza "The gay after: cosa accadrebbe in caso di legalizzazione del matrimonio omosessuale" di Mario Palmaro del 22 febbraio 2013 e per richiedere il dvd, vai a
http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=102


DOSSIER "CAMBIO DI SESSO"
I danni irreversibili della transizione

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Fonte: Tempi, 29/04/2013

8 - VESCOVI TRATTATI DALLA POLIZIA COME DELINQUENTI: FU UN ABUSO
In Belgio la polizia cercava prove senza nemmeno un indizio arrivando perfino ad aprire le tombe di due cardinali (senza trovare nulla)
Autore: Giovanni Maria Del Re - Fonte: Avvenire, 31/05/2013

Furono irregolari e dunque illegali le spettacolari perquisizioni del 24 giugno 2010 al palazzo arcivescovile di Bruxelles-Malines in Belgio e degli uffici del cardinale Godfried Danneels, arcivescovo emerito e già presidente della Conferenza episcopale belga. A stabilirlo in modo definitivo è stata la Corte di Cassazione a Bruxelles, che ha così confermato due sentenze di istanze inferiori che già avevano disposto l'inutilizzabilità del materiale raccolto in quella circostanza nel quadro dei processi su presunti casi di abusi di minori da parte di religiosi. Una sentenza che non entra nel merito delle indagini e dunque non rivoluziona l'inchiesta. Certamente, però, impone quanto meno una correzione e dà ragione ai tanti che allora rimasero indignati soprattutto per le misure eccezionali – e mediaticamente molto evidenziate – disposte allora dal giudice istruttore di Bruxelles, Wim De Troy.
Naturale la soddisfazione dell'avvocato del cardinale Danneels, Fernand Keuleneer. «Come avevamo sostenuto fin dall'inizio – ha dichiarato in un comunicato – la Corte ha ritenuto che il giudice istruttore sia andato "a pesca". E cioè ha intenzionalmente tentato, sequestrando in modo arbitrario un numero incredibile di documenti, di raccogliere prove su presunti reati senza aver alcun indizio della loro esistenza, e così violando la legge». Dunque, prosegue la nota, «l'arcidiocesi e il cardinale Danneels si dichiarano soddisfatti di questa sentenza, che mette un punto finale alla discussione sulle perquisizioni del giugno 2010. Essi continueranno, come in passato, a cooperare a un'indagine giudiziaria condotta in modo corretto».
Il giudice De Troy, che indagava su presunte – e finora mai dimostrate – «coperture» da parte dell'arcidiocesi su casi di abusi di minori da parte di religiosi ("Operazione Calice"), aveva disposto la perquisizione degli uffici dell'arcidiocesi e di quello privato del cardinale Danneels, con la confisca di numerosi documenti. Particolarmente scalpore fece, in quell'occasione, la parziale apertura delle tombe di due cardinali nella cattedrale di Malines per verificare l'eventuale occultamento, nei sepolcri, di materiale «sospetto».
Perquisizioni durate dalle 10 e 30 del mattino fino alle 19 e 30, con l'obbligo per tutto il personale e i vescovi di restare a disposizione nel palazzo arcivescovile, dopo aver consegnato agli agenti documenti di identità e telefoni cellulari. La notizia con le relative immagini fece il giro del mondo. «In poche ore – commentò in quell'occasione l'arcivescovo di Bruxelles-Malines, Monsignor André-Joseph Léonard – è stata oscurata l'immagine della Chiesa». In effetti i dubbi sulla legalità delle perquisizioni erano iniziati quasi subito, e così si era arrivati a due sentenze della Corte d'Appello, nel novembre 2011 (annullata dalla stessa Cassazione perché insufficientemente motivata) e poi di nuovo nel dicembre 2012, che stabilivano che il materiale sequestrato non potesse esser utilizzato nei processi in corso.
A rivolgersi alla Cassazione contro quella decisione erano state le parti civili. I consulenti legali della Conferenza episcopale belga stanno ora valutando la possibilità di ulteriori azioni legali sulla base della sentenza della Cassazione. Ci vorrà tempo, comunque sia, per riparare il danno arrecato alla Chiesa belga dalle spettacolari, e illegali perquisizioni.

Nota di BastaBugie: per ripercorrere la triste vicenda, vi riproponiamo due articoli che abbiamo pubblicato quando accaddero i fatti narrati in questo articolo

IN BELGIO PERQUISITO L'ARCIVESCOVADO E I VESCOVI PRESENTI TRATTATI COME DELINQUENTI, PROFANATE LE TOMBE PER ORDINE DEI GIUDICI
La vergognosa arroganza del potere chiamata laicità, che mira non alla verità, ma all'umiliazione della Chiesa
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=88

IN BELGIO IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA DISAPPROVA IL METODO BRUTALE USATO DALLA POLIZIA CONTRO I VESCOVI
Ecco invece come La Repubblica e La Stampa hanno distorto la realtà (Clamoroso! Da non credere!)
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=70

DOSSIER "SACERDOTI ALLA GOGNA"
Accusati ingiustamente, poi assolti

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Fonte: Avvenire, 31/05/2013

9 - OMELIA XI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - (Lc 7,36-8,3)
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16/06/2013)

Siamo tutti poveri peccatori e abbiamo tutti bisogno della salvezza e del perdono di Dio. Di questo perdono parlano le letture di oggi, insegnandoci quelle che devono essere le nostre disposizioni per poter ottenere la Misericordia divina. Iniziamo con la seconda lettura. San Paolo apostolo, scrivendo ai Galati, insegna che, per essere salvati, innanzitutto dobbiamo avere fede in Dio e nel suo Figlio Unigenito che ci ha amati e ha consegnato se stesso per noi (cf Gal 2,20). In poche parole, dobbiamo avere quelle disposizioni che esprimiamo nella stupenda preghiera dell'atto di fede: «Mio Dio, poiché sei verità infallibile, credo fermamente tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Ed espressamente credo in te, unico vero Dio in tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. E credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato e morto per noi, il quale darà a ciascuno, secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accresci la mia fede». La fede è talmente importante che lo stesso sacramento della Riconciliazione avrà effetto in noi, donandoci il perdono di Dio, solo se crediamo alle verità fondamentali espresse da questa preghiera.
La prima lettura ci insegna, invece, ad avere umiltà. Per essere perdonati da Dio, dobbiamo umilmente riconoscere i nostri errori. È quanto ha fatto Davide. Egli aveva gravemente peccato, diventando adultero e omicida. Grazie poi all'intervento del profeta Natan, egli riconobbe umilmente i propri errori e fece penitenza. Allora disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore» (2Sam 12,13). L'umiltà è così importante che nulla piace a Dio senza di essa. Essa è come una potente calamita che attira la grazia di Dio e il suo perdono. Umiltà è verità, affermava santa Teresa d'Avila, è riconoscere senza attenuanti le nostre colpe. Se uno si accusa, Dio lo scusa; se, al contrario, non fa altro che giustificarsi, egli dimostra chiaramente di essere lontano dalla verità. Sbagliano tutti quelli che dicono di non aver peccati da confessare. I peccati sono come la polvere: quanto più ci si avvicina alla luce, tanto più si vedranno. La Chiesa, inoltre, ci fa ripetere uno stupendo atto di umiltà al momento culminante della Santa Messa, prima di ricevere la Comunione. In quel momento ripetiamo l'atto di umiltà del Centurione, e diciamo: «O Signore non sono degno di partecipare alla tua Mensa, ma di' soltanto una parola e io sarò salvato». Ripetiamo queste parole con attenzione e convinzione.
Passiamo ora al Vangelo. Esso ci riporta l'episodio della donna peccatrice che lava con le sue lacrime i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli, cospargendoli di profumo. Questo episodio ci insegna la carità che noi dobbiamo avere innanzitutto nei confronti di Dio. Esistono due tipi di pentimento. C'è il pentimento imperfetto, la cosiddetta attrizione, che deriva dalla paura dei giusti castighi di Dio. Certamente questo pentimento non è l'ideale per i cristiani, ma è pur sempre una grazia ed è sufficiente per ricevere il perdono di Dio nel sacramento della Riconciliazione. Vi è poi il pentimento perfetto, che si chiama contrizione, che nasce non dal timore, ma dall'amore di Dio. Ci si pente non per paura dell'inferno, ma perché si ama Dio e ci dispiace sommamente di averlo offeso con il peccato. Questo è l'ideale per i cristiani. È certamente una grazia, grazia che dobbiamo domandare con fiducia ogni giorno nella preghiera. Quando recitiamo l'Atto di dolore diciamo: «Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa».
Fede, umiltà e carità. Sono queste le disposizioni fondamentali per ricevere il perdono e la salvezza di Dio. Queste disposizioni le ritroviamo in un episodio che leggiamo nella vita di sant'Antonio da Padova. Si racconta che un giorno un grande peccatore andò a confessarsi dal Santo, dopo avere ascoltato una sua predica. Il pentimento del peccatore era così vivo che gli impedì di parlare per i continui singhiozzi. Sant'Antonio allora gli disse: «Va', figlio, scrivi i tuoi peccati poi ritorna». Il penitente andò, scrisse i peccati su un foglio, tornò dal Santo e gli lesse la lista delle colpe. Quale non fu la sorpresa, però, quando alla fine della lettura si accorse che il foglio era tornato bianco, senza più traccia di scrittura.
Così avviene nella nostra anima. Se accuseremo i nostri peccati con fede, umiltà e carità, la nostra anima ritornerà bianca come la neve.

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per il 16/06/2013)

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