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C’erano una volta quattro bambini – Peter, Susan, Edmund e Lucy – che scoprirono una porta segreta. L’attraversarono e si trovarono a Narnia, una terra resa gelida dalla perfida Regina bianca. Aiutati da un generoso Leone, Aslan, spinsero la gente di Narnia a ribellarsi e a imprigionarla riportando la luce e il sole sulla loro terra su cui regnerà per tredici anni Peter. Poi, dato che ogni favola deve pure finire, i fratelli Pervensie fecero ritorno nel nostro mondo dal quale, grazie al suono di un corno fatato, sono richiamati adesso dal principe Caspian. Sia nel primo episodio della saga intitolato Il leone, la strega e l’armadio, sia in questo Il principe Caspian ( nelle sale da oggi) il regista Andrew Adamson, fonde bene fantasia e realtà.
Le prime scene del film, come del resto e le ultime, sono di carattere realistico. Vediamo un gruppo di studenti pronti a prendere il treno che li porterà a scuola. Il treno corre a velocità folle e sparendo apre un passaggio che porterà i Pervensie su una spiaggia di Narnia circondata da montagne, foreste e ruderi. ( Gli esterni del film sono stati realizzati in Nuova Zelanda e gli interni negli studi di Praga). I Pervensie vivranno molte avventure per riportare sul trono Caspian, spodestato dal perfido lord Miraz (un quasi irriconoscibile Sergio Castellino al cui fianco recita Pierfrancesco Favino).
Mai lo scrittore cristiano Clive Staples Lewis (1898-1963), che insegnò a Oxford letteratura specializzandosi in studi sul Medioevo considerati eccellenti, avrebbe immaginato che da uno dei sette libri da lui scritti per i bambini, appunto Le cronache di Narnia, gli sarebbe derivata tanta fama postuma. Confidava piuttosto nei romanzi e nei testi di apologetica cristiana che ormai solo gli specialisti studiano. Più godibile è l’ironico e insieme perturbante Le lettere di Berlicche dove si immagina che un diavolo insegni al nipote come impadronirsi delle anime. Nel corso della favola i Pervensie incontreranno un nano e, dopo di lui, uomini, minotauri, topi con tanto di spadino e altri animali parlanti che si muovono con estrema naturalezza (tra loro il saggio Leone Aslan, amico del cuore della piccola Lucy) e sfideranno l’esercito di lord Miraz e altre compagnie di ventura avendone alla fine vittoria. Adamson, grazie a una squadra di specialisti nel digitale e di truccatori e al suo ingegno, mette insieme scene di molta suggestione spettacolare (la massa d’acqua che si riversa sui soldati che stanno attraversando un fiume, le battaglie sempre ben coordinate, ecc.). Con un film dal ritmo incalzante, il regista si districa a meraviglia nel genere 'fantasy' più adatto forse ai ragazzi che si possono identificare con i protagonisti che ai bambini. Ma lo vedono con piacere anche gli adulti accettando quella sorta di omaggio a Lewis che è il perdono a lord Miraz, suo figlio e la moglie che possono allontanarsi indisturbati da Narnia, precedendo i molto addolorati fratelli Pervensie. Eccoli di nuovo i nostri piccoli eroi sul marciapiede del binario dove passerà il treno che li porterà a scuola.
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Dall’America una «guida» per C.S. Lewis
Uno dei contributi migliori alla comprensione di Clive Staple Lewis. Con questo impegnativo giudizio della stampa anglosassone si presenta ora anche in Italia il saggio di Thomas Howard «Narnia e oltre. I romanzi di C.S. Lewis», tradotto da Marietti 1820 nella collana «Tolkien e dintorni» (pp. 202, euro 22). Lo studio – prefato dallo storico della letteratura Edoardo Rialti – indaga sia le vicende biografiche dell’autore, sia i nodi tematici profondi dei suoi libri, le particolarità dei mondi fantastici in cui ambienta i suoi racconti, i rimandi tra le varie opere dello scrittore, i rapporti con la grande letteratura occidentale.
Howard, che è stato per 40 anni professore di letteratura in varie prestigiose istituzioni americane, è considerato uno dei maggiori esperti di Tolkien, Eliot e Lewis; di famiglia evangelica, è passato al cattolicesimo nel 1985.
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