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Su vita e morte il compromesso non c´è. Il discorso pubblico deve alzarsi di livello. Laici e cattolici definiscano forme nuove di iniziativa pubblica. Questo il messaggio centrale di una Dichiarazione di Mons. Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e Presidente del nostro Osservatorio pubblicata il 5 marzo.
Nella campagna elettorale in corso in Italia è puntualmente riemersa la questione dei cattolici e dei laici. E purtroppo sembrano ancora prevalere visioni superate, che interpretano questo incontro politico tra laici e cattolici come un compromesso al ribasso, nel quale gli uni e gli altri debbano rinunciare a qualcosa. Davanti ai problemi cosiddetti etici, si dice, si dovrà discutere e trovare un punto di equilibrio. Solo che non si capisce in cosa possa consistere il compromesso davanti a problemi che riguardano la vita e la morte. Ci si metterà d’accordo sul numero di embrioni da sacrificare? Si troverà un compromesso sul numero di settimane entro cui si potrà abortire? O si eliminano i 10 comandamenti in politica e allora laici e cattolici non dialogano più, ma non per motivi di fede, bensì perché sono venute meno le basi razionali del confronto, oppure si prende atto che esiste una legge morale naturale (i 10 comandamenti appunto) che ci dà anche dei precetti assolutamente negativi, ossia da non fare mai e in nessuna situazione, come per esempio: non uccidere. Ora, su questi in cosa consisterebbe il confronto e il compromesso? Neanche l’argomento della distinzione tra etica e politica ha in questo caso un significato, perché esso non può valere per gli atti intrinsecamente negativi.
Bisognerebbe porre maggiore attenzione ad un fatto nuovo di ampia portata politica: la nascita di nuovi laici e nuovi cattolici che vogliono dialogare e intendersi non al ribasso ma al rialzo, non per mediare ma per fare proposte culturali positive alla società, non per trovare il compromesso e adattarsi a quanto avviene ma con il coraggio della ragione e della fede che si sanno incontrare per proporre cosa dovrebbe avvenire. Questi nuovi laici chiedono ai cattolici di essere pienamente se stessi, questi nuovi cattolici chiedono ai laici di “aprire la ragione”e nessuno chiede all’altro di scendere a compromessi.
Ha detto Benedetto XVI che democrazia non è sinonimo di compromesso e il bene comune non è il minor male possibile. E’ confronto di idee, è lotta culturale. Il suo sale è la capacità di proporre coraggiosi scenari non solo sulla riduzione dell’Ici, ma anche sulla difesa della vita, sui limiti della tecnica e su cosa proponiamo alle giovani generazioni: proponiamo loro di fare quello che già fanno o qualcosa di diverso e di più? “I temi etici non dovrebbero entrare in campagna elettorale?” – si dice. E perché mai? “Perché dividono laici e cattolici”. Ma laici e cattolici sono divisi dall’indifferenza reciproca che nasce dall’idea di essere disposti già fin da subito al compromesso al ribasso come destino.
I problemi politici di oggi sono inediti. Il papa ci ha ricordato che con l’inseminazione artificiale abbiamo superato la soglia della legge morale naturale. Vogliamo vivere senza questo orizzonte di valori e indicazioni? Vogliamo vivere anche senza i 10 comandamenti perché sarebbe integralismo proporli culturalmente e politicamente? Come ostacoleremo lo “spirito di tecnicità” che mira a fare dell’uomo (e della società) un prodotto? Alleando ragione e fede in una grande battaglia per l’uomo, oppure tenendo la fede nella propria coscienza perché con i “valori degli altri” si deve giungere a compromesso? Ma i valori degli altri li rispetto veramente quando coraggiosamente mi confronto con essi nel dialogo razionale, non quando metto da parte i miei per incontrare i loro ad un livello più basso.
Con la prospettiva di un compromesso al ribasso, il significato politico dei “valori non negoziabili” di cui ci ha parlato Benedetto XVI viene perduto. Con la prospettiva di un dialogo al rialzo esso appare in tutta la sua freschezza e novità.
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