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La tiepidezza è una malattia spirituale che indebolisce le forze dell'anima e apre la strada al peccato. Nostro Signore la denuncia con queste parole: «Conosco le opere tue e che non sei né freddo né caldo, Sarebbe meglio che tu fossi o freddo o caldo, Ora perché sei tiepido, né freddo né caldo, comincerò a vomitarti dalla mia bocca» (Apoc., 3, 15-16). Alla tiepidezza si oppone il fervore che apre a sua volta la strada alla perfezione cristiana.
Tra gli autori spirituali che più combatterono la tiepidezza fu sant'Antonio Maria Zaccaria, uno dei grandi esponenti della Riforma cattolica del XVI secolo, nato a Cremona nel 1502 e morto a soli 36 anni a Guastalla nel 1539. Cappellano della contessa Ludovica Torelli (1500-1569), attorno al 1530 fondò a Milano un sodalizio spirituale che comprendeva al suo interno tre Collegi, uno di sacerdoti (i Chierici regolari di San Paolo, noti come Barnabiti, perché presero dimora definitiva presso la chiesa di San Barnaba), uno di religiose (le Angeliche di San Paolo) e uno di laici (i Coniugati o Maritati di San Paolo).
Esce ora una nuova edizione commentata de Gli scritti di sant'Antonio Maria, a cura dei padri Antonio Gentili e Giovanni Scalese (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo 2024, pp. 1148, euro 60). L'opera, suddivisa in paragrafi e versetti, e accompagnata da abbondanti note esplicative e da utili Excursus, è di lettura impegnativa, ma ci fa conoscere più profondamente la fisionomia spirituale di questo grande santo, che affidò ai suoi figli spirituali la missione di distruggere la «maggior nemica di Cristo crocifisso», «la tiepidezza» e «annunciare la vivezza spirituale e lo spirito vivo dappertutto».
Le pagine più interessanti sono proprio quelle dedicate alla «tiepidezza» (in particolare pp. 1004-1011). Ecco alcuni degli Aforismi del fondatore dei Barnabiti: «La tiepidezza è un'eresia diffusa in tutto il mondo, non perseguitata dagli inquisitori, ma abbracciata dal demonio»; «La tiepidezza è un accecamento della mente. Perciò il tiepido è sempre distratto con la mente e privo dell'attenzione interiore»; «Il tiepido, apparentemente, sembrerebbe aver cura del culto divino, ma solo quanto alle cerimonie esteriori e in modo ripetitivo»; «La tiepidezza incomincia nella disattenzione, prosegue nell'oscurità della mente, finisce nell'accecamento dell'intelletto»; «La madre della tiepidezza è l'ingratitudine per i benefici divini; le sue compagne sono la sensualità, la curiosità e le distrazioni; la (sua) nutrice è la confidenza nella bontà divina, basata su qualche opera buona e sulla convinzione che sia sufficiente evitare i peccati gravi, come se la tiepidezza non fosse un peccato grave»; «Se non ti risollevi subito dalla tiepidezza, proverai maggiore fatica a tornare al primo fervore; perché la tiepidezza, più di tutte le infermità spirituali, è molto lontana dalla guarigione»; «Se tu hai promesso a Dio di volere sempre progredire e fuggire la tiepidezza, non tardare a metterlo in pratica: perché come dice il Sapiente, dispiace a Dio la promessa stolta e infedele».
Una delle cause profonde della crisi religiosa contemporanea è che, come già accadde nel XVI secolo, al fervore di chi serve il male non si contrappone il fervore, ma la tiepidezza, di chi dice di voler servire il bene. Le parole di sant'Antonio Maria, ci giungono dunque di sprone, in un momento in cui la Chiesa ha bisogno, come allora, di una profonda riforma interna. Zaccaria, sottolineano giustamente gli autori di questo importante volume, «non fu l'uomo della rottura, ma della continuità: un riformatore che voleva rinnovare la Chiesa traendo l'ispirazione e la spinta dalla tradizione della Chiesa stessa, e non un rivoluzionario, come gli umanisti e i "riformatori" che, avendo la pretesa di ritornare alle origini, di fatto interruppero quella tradizione e sovvertirono la vera natura della Chiesa».
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