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« Torna agli articoli di Cristina Siccardi

La vita della Chiesa è continuamente esposta a rischi esterni ed interni, a volte essa si deve difendere da nemici fuori dalle sue mura e a volte da nemici intra muros. Ci sono periodi storici nei quali la Sposa di Cristo appare al mondo vittoriosa, altre volte i suoi abiti sono orribilmente macchiati e lacerati, le vengono inferte ferite sanguinanti e profonde. Oggi viviamo il tempo in cui la Chiesa si trova in una profonda crisi, nella quale molti cattolici e purtroppo molti pastori hanno smarrito la rotta perché hanno deciso di seguire orientamenti comodi, ideologici, fasulli e mondani, che non richiedono sacrifici ed assecondano illusorie chimere.
Di fronte al desolante e spesso sconcertante panorama, nel quale l'errore ha obnubilato molte menti, le lamentazioni e il pessimismo non sono necessari, bensì sono indispensabili persone e strumenti in grado di farci comprendere che nella Chiesa, anche quando essa è sotto l'attacco violento delle tempeste, lo Spirito Santo continua a soffiare e ad operare servendosi di anime profondamente legate a Dio, pronte a fronteggiare una battaglia destinata ad essere vinta, indipendentemente dalla forza dei nemici, proprio perché, come sostiene san Paolo, la nostra battaglia è sì contro gli angeli decaduti e Satana in persona, ma è per e con Nostro Signore Gesù Cristo. Ecco, allora, che uno strumento come La Chiesa fra le tempeste. Il primo millennio di storia della Chiesa nelle conversazioni a Radio Maria (Sugarco Edizioni, Milano 2012, pp. 170, € 16.00), proposto dal professor Roberto de Mattei, non risulta importante solo per la precisa carrellata storica ivi contenuta, ma anche perché presenta la prova di come la Chiesa sia sempre riemersa, nonostante la ferocia degli attacchi che ha dovuto subire nel suo cammino.
Pazienza, combattimento, perseveranza, abnegazione e sacrificio sono la reale dimostrazione di chi ama fedelmente la Chiesa. Afferma de Mattei: «Noi non possiamo salvare la Chiesa, possiamo amarla e servirla, imitando l'esempio di tutti coloro che nel corso della storia per essa hanno dato la vita. Chi pretende di salvare la Chiesa vuole costruire una Chiesa secondo la propria opinione, diversa da quella di Cristo. La Chiesa istituita da Gesù Cristo è monarchica perché fondata sul primato di Pietro ed è gerarchica perché i vescovi, in unione con il Papa, esercitano in essa un supremo potere di governo e di santificazione. Né il Papa né i vescovi possono cambiare la legge del Vangelo tramandata da Gesù stesso. (…). La crisi attuale non nasce da questo modello di dottrina e di vita, che la Tradizione ci consegna, ma dall'allontanamento da esso. Tutti gli eresiarchi, nel corso dei secoli, hanno propugnato una pseudo-riforma della Chiesa che ne sfigurasse il volto. Ma l'unica vera riforma è quella di riscoprire la Tradizione, che non è altro che il perenne insegnamento di Cristo, e viverla con coerenza, come hanno fatto i santi. Nelle epoche difficili della Chiesa sono stati i santi, non gli eretici, a salvarla» (pp. 16-17).
Le anime sante e pronte all'immolazione (fino al martirio, a volte morale a volte fisico) si comportano come Teseo, che riuscì a trovare la via di fuga dal labirinto grazie al gomitolo che Arianna gli aveva consegnato. Il gomitolo della Chiesa è la Tradizione. Dunque a chi guardare per trovare forza ed esempio? «Da parte nostra imitiamo sant'Atanasio e tutti i santi, anche sconosciuti, che levarono la fiaccola della fede nel IV secolo, anche a costo di esser definiti fanatici e intransigenti, e chiediamo la loro protezione e quella della Madonna, Auxilium Christianorum, per affrontare le prove che verranno» (p. 53), così come la invocarono san Pio V (Battaglia di Lepanto), Innocenzo XI (liberazione di Vienna dall'assedio dei Turchi), Pio VII (liberazione dalla prigionia napoleonica) e san Giovanni Bosco, che lottò al fianco di Maria Ausiliatrice contro il liberalismo, la Massoneria e le idee protestanti.
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