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Nelle ultime settimane, abbiamo assistito al diffondersi di una psicosi generalizzata riguardo le Meningiti. Un caso costruito sul nulla. La NBQ ne ha già parlato [leggi nota alla fine dell'ariticolo, N.d.BB], i massimi esperti di Epidemiologia sono più volte intervenuti a rassicurare attraverso i media che non c'è alcun aumento di casi, ma non c'è niente da fare: è partito il passa parola tra la gente, specialmente tra le mamme, e non si ferma più. "Ma come? Con tutto quello che si sente? Tuo figlio non l'hai ancora vaccinato?" e la povera mamma che teme di essere degenere si affretta a intasare le linee telefoniche dei Servizi Vaccinazioni per prenotare il vaccino. "Quale?" Ma sì, mi faccia quello che "copre contro tutto". Magari.
Ancora una volta, dunque, le vaccinazioni diventano uno degli argomenti di maggiore discussione in ambito sanitario - più di tanti argomenti di salute pubblica altrettanto se non molto più importanti - e si scatenano anche le faide politiche. Come la NBQ aveva già annunciato, la Regione Emilia-Romagna ha approvato prima di Natale una legge regionale che prevede l'esclusione dalle scuole dei bambini che non hanno fatto le vaccinazioni dell'obbligo. Immediatamente questo esempio è stato seguito da regioni con analoghe amministrazioni di Sinistra, a cominciare dal Lazio e dalla Toscana.
Il Ministro Beatrice Lorenzin ha dato già il suo consenso a queste misure legislative, e non ha escluso che lo stesso Governo centrale possa prendere un simile provvedimento.
CONTROVENTO
Di fronte a questa prospettiva, ha preso posizione il sindaco Cinquestelle di Livorno, Filippo Nogarin, un ingegnere, che ha dichiarato che rendere obbligatori i vaccini per i bimbi che vogliono frequentare l'asilo è una forzatura insopportabile.
Il sindaco ha peraltro precisato di non essere un fanatico anti-vaccinale, di credere nella vaccinazione come mezzo per debellare le malattie più gravi, ma la scelta - ha puntualizzato - deve essere individuale. "Se si trasforma in un'imposizione, si viola la libertà del singolo individuo da un lato e si finisce per dare ossigeno a complottisti e sostenitori di teorie pseudoscientifiche pericolose. Se vogliamo raggiungere un risultato serio, dobbiamo lavorare sulla prevenzione, l'informazione e la comunicazione. Altrimenti si deresponsabilizza l'individuo e questo è molto pericoloso". Parole equilibrate e sensate. Ma contro di lui si sono scatenati i social e i paladini delle vaccinazioni ad oltranza. Il sindaco, che appena eletto aveva riscosso i consensi del mondo radicalchic e politicamente corretto per essere stato uno dei primi ad accettare la trascrizione dei "matrimoni" tra persone dello stesso sesso avvenuti in altri Paesi, si è reso conto a sue spese di cosa succede quando su altre questioni si prova ad andare controcorrente e a toccare determinati interessi. Il quotidiano l'Unità, dal suo stato preagonico, ha levato un grido trionfante: per Nogarin una Caporetto. Così scrive il giornale diretto da Staino.
La cosa che più fa sorridere, in questa polemica tra "obbligazionisti" e difensori delle libertà individuali, è che in realtà in Italia l'obbligo delle vaccinazioni esiste già. Riguarda quattro vaccinazioni: Difterite, Tetano, Poliomielite ed Epatite B. Si tratta di obblighi "storici", esistenti da molti anni. L'ultima obbligatorietà riguarda l'Epatite B, introdotta nel 1991, quando i drammatici (e mai divulgati) dati epidemiologici dicevano che in Italia c'era più di un milione di sieropositivi per l'Epatite B, un virus che si diffonde coi rapporti sessuali e con il contatto con sangue infetto.
SOLO ITALIA E FRANCIA HANNO L'OBBLIGO DI VACCINAZIONE
Sarebbe stata necessaria anche una riflessione sugli stili di vita che portano alla diffusione di questo virus, ma si preferì puntare esclusivamente a tutelare le generazioni future, vaccinando tutti i nuovi nati. Dunque, l'obbligo esiste già. Un tempo ai genitori "inadempienti" questo obbligo venivano mandati a casa i Carabinieri, e i giudici dei Tribunali dei Minori potevano sospendere temporaneamente la patria potestà affinché si potesse effettuare le vaccinazioni. Misure francamente sgradevoli. In tempi più recenti, i giudici si limitano a verificare che le vaccinazioni non siano state evitate per trascuratezza dei genitori o stato di abbandono dei minori.
Aggiungiamo che solo due Paesi in Europa hanno l'obbligo di vaccinazione: Italia e Francia. Due Stati, non a caso, con trascorsi giacobini. I Paesi più evoluti, dalla Scandinavia alla Gran Bretagna, alla Germania, non impongono, ma propongono. Il provvedimento legislativo adottato dall'Emilia-Romagna e che la Lorenzin vorrebbe fosse esteso a tutte le Regioni, è un grosso passo indietro, e bene ha fatto dunque il Sindaco di Livorno a prendere posizione, una facoltà che gli è concessa dalla Carta costituzionale che individua nel Sindaco il responsabile della salute pubblica nella propria comunità di competenza.
Ma perché si invoca un provvedimento così draconiano come l'esclusione dei bambini non vaccinati dalle scuole? Per tutelare la salute degli altri bambini? No. Questi bambini non hanno nulla da temere - visto che sono vaccinati - dai piccoli inadempienti, che rischiano di essere tacciati di essere degli "untorelli". Semmai sono proprio loro ad essere a rischio, un rischio che evidentemente i loro genitori hanno deciso di assumersi.
TERRORISMO PSICOLOGICO
Quello che è in gioco, un gioco dove la tattica adottata è quella della paura, è l'introduzione di molti altri nuovi vaccini, che la Lorenzin ha annunciato trionfalmente per il 2017, insieme ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). E' il Piano Nazionale Vaccini, di cui si discuteva da molto tempo, e che è stato approvato sull'onda emotiva della fantomatica e inesistente epidemia di meningite. Non a caso prevede l'introduzione di diversi tipi di vaccini anti-meningite.
Il numero di vaccinazioni che un bambino dovrebbe effettuare a partire dai 3 mesi fino ai quindici anni di età viene ad essere più che raddoppiato. Inoltre, ci vorrebbe un surplus di spesa di circa 100 milioni di euro, ma questo non sembra preoccupare il Governo. Potrebbe preoccupare - e molto - i cittadini. Ma - qualcuno afferma - tutto questo serve a salvare vite umane. Sulla letalità di malattie come la Varicella (è uno dei vaccini che verrebbero introdotti) ci sarebbe molto da discutere. Per non parlare del vaccino contro l'HPV, il Papilloma Virus, nei maschi.
Questa vaccinazione è stata introdotta da pochi anni, non senza polemiche, e con numerosi Paesi che non l'hanno adottata, dubitando della sua efficacia e del rapporto costi-benefici. Si tratta di un vaccino contro alcuni agenti causali di infezioni dell'apparato genitale, che possono - col passare degli anni - portare a tumori. Il vaccino infatti - a livello popolare - è stato presentato come "il vaccino contro il tumore all'utero". Ora lo si vorrebbe proporre anche ai maschi, ed è facile immaginarsi la perplessità di molti genitori.
Certo, le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento, nonostante l'ormai capillare uso del preservativo, che doveva essere la salvezza da ogni infezione di questo tipo, e che evidentemente (ma questo gli esperti intellettualmente onesti lo sapevano e lo dicevano da molto tempo) ha un notevole tasso di fallibilità.
Ma questo giustifica l'introduzione di tale vaccinazione? E' un dubbio che avranno tanti genitori. E allora una soluzione inquietante a quella che potrebbe essere una scarsa risposta alle offerte di tali vaccini sta nella coercizione. L'obbligo, dalle quattro vaccinazioni sopra citate, potrebbe essere esteso a tutte le proposte del Piano Vaccini. Un obbligo garantito dalle misure sanzionatorie come la non ammissione a scuola per i bambini o la radiazione dall'Ordine dei Medici per i sanitari che non vaccinano. Alla faccia della libertà e della democrazia. L'alternativa? Fare come in tutti gli altri Paesi europei: documentare, informare, educare alla salute. Senza diktat sgradevoli.
Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo sottostante dal titolo "Il tribunale del popolo ha deciso: è meningitefobia" riflette sul fatto che non sia più la scienza che detta l'agenda dell'organizzazione sanitaria, ma la spinta emotiva del momento. Poco importa che l'evidenza scientifica ci dica che non c'è alcuna epidemia di meningite. Nel 2015 i casi segnalati in tutta Italia sono stati circa 120. Ma con un meccanismo strano di lettura emotiva e paranoica dei dati reali, si sta diffondendo questa paura. E improvvisamente il vaccino diventa la panacea.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 gennaio 2017:
Negli scorsi giorni due fenomeni - tra loro collegati - hanno caratterizzato il panorama sanitario. Da una parte un sovraffollamento spaventoso dei reparti di pronto soccorso degli ospedali, dall'altra parte un enorme richiesta rivolta ai servizi vaccinazioni delle aziende sanitarie di vaccini anti-meningite.
Dicevamo che si tratta di fenomeni correlati perché una grande percentuale delle affluenze al pronto soccorso era motivata, sia per bambini che adulti, da sintomi di febbre alta. Il lettore si chiederà: che c'è di strano? Siamo in inverno, e siamo in piena stagione influenzale. Già, ma molta gente, di fronte alla presenza di febbre, va a pensare alla Meningite, che è decisamente la malattia del momento. Le notizie di casi di questa malattia verificatisi negli ultimi mesi hanno scatenato una vera fobia collettiva, e come si diceva sopra, oltre a pensare al peggio di fronte a banali influenze, si è scatenata una vera e propria caccia al vaccino, che per certi aspetti ha del paradossale.
Fino a poche settimane fa infatti si parlava del problema della diminuzione dei tassi di copertura vaccinale, della disaffezione e dei sospetti di molti genitori di fronte alle vaccinazioni e ai loro possibili effetti collaterali, con conseguenti provvedimenti legislativi da parte di Regioni come l'Emilia Romagna, di cui la Nuova BQ ebbe modo di occuparsi. Oggi invece arrivano migliaia di richieste di vaccinazioni anti-meningococco, sia per i minori che per gli adulti. Improvvisamente i vaccini non provocano più autismo né altre svariate patologie, ma sono la panacea per questa infezione, la meningite, il cui solo nome provoca terrore.
Come commentare tutto questo? In primo luogo con una valutazione sconsolante: nella nostra società è prevalente un approccio ai problemi della salute essenzialmente di tipo emotivo, e di una emotività molto irrazionale. Si tratta di una delle manifestazioni di quella che il teologo morale e bioeticista don Michele Aramini ha definito la cultura della post-durezza. Sono finiti i tempi della durezza del vivere, i tempi dei sacrifici. Siamo abituati al benessere, alle coccole. Di fronte ad un bambino con la febbre, il genitore appartenente a questa cultura che fa? Porta il bambino al pronto soccorso, pensando immediatamente al peggio. Non sa - o non vuole sapere - che il pronto soccorso è un servizio per pazienti con patologie gravi, serie.
Non gli importa di andare ad intasare questi servizi primari, facendone un uso improprio e dannoso per la comunità. Non sa, o non vuole sapere che esiste il pediatra o il medico di base, il servizio di Guardia Medica e così via. Lui corre al pronto soccorso. Le nostre mamme, quelle della cultura della durezza, ci curavano dai febbroni con tutti i mezzi naturali e farmacologici che tutti ben conoscevano, e all'ospedale si andava davvero solo per casi importanti. La cultura della post durezza si atterrisce di fronte alla febbre, si smarrisce di fronte a qualche caso di meningite, ed invoca la panacea: il vaccino.
Da qui le migliaia di telefonate ai centri vaccinali che stanno addirittura sortendo un effetto politico: la Regione Lombardia si sta apprestando in questi giorni a legiferare in materia di meningiti, offrendo il vaccino in co-pagamento a tutta la popolazione che ne farà richiesta. Non è più la scienza, l'evidenza scientifica, che detta l'agenda dell'organizzazione sanitaria, ma la spinta emotiva del momento. Poco importa che l'evidenza scientifica ci dica che non c'è alcuna epidemia di Meningite.
Lo scorso anno i casi segnalati in tutta Italia - un Paese di 60milioni di abitanti - sono stati circa 120. Uno ogni 500.000 abitanti in un anno. Non sembra proprio un'epidemia. Tuttavia, con un meccanismo strano di lettura emotiva, parziale, quasi paranoica, dei dati reali, si sta diffondendo questa paura.
C'è anche un altro aspetto su cui riflettere: "L'unica prevenzione è il vaccino", si sente dire. Non è vero. Diversi dei casi che si sono verificati recentemente erano di meningiti causate da batteri - come l'escherichiacoli - molto diffusi e per i quali non c'è vaccino. E se invece si cercasse di migliorare l'educazione basilare all'igiene? Un tempo se ne parlava nelle scuole, o erano le famiglie stesse ad insegnare certe regole elementari. Sempre più spesso si vede gente che starnutisce o tossisce senza mettere la mano davanti alla bocca, come appunto ci insegnava la nonna.
I batteri che causano le meningiti sono quasi tutti trasmessi per via aerea, attraverso cioè le micro goccioline di saliva che noi emettiamo con tosse, starnuti, o altri modi molto maleducati. Sempre più spesso si vede in giro gente che sputa per terra, con un ritorno ad una barbarie sanitaria che si pensava appartenesse ad altri tempi. Perché allora non impegnarsi anche sul fronte dell'educazione sanitaria, della cara vecchia igiene oggi molto trascurata? Poi eventualmente si può anche parlare di vaccinazioni, vagliando attentamente l'offerta vaccinale, e anche le reali necessità di prevenzione, a partire dai dati epidemiologici.
Questo può essere un buon modello di sanità nell'epoca della cultura della post-durezza, che a sua volta rappresenta una notevole minaccia per il benessere non solo fisico, ma soprattutto morale e spirituale.
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