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Dov'erano tutti i laiconi da brasserie che "#notredame siamo noi" quando la cattedrale parigina veniva assaltata da un gruppo di femen impazzite e urlanti per rivendicare non si sa bene quale diritto? Era il 2013 e in pochi se lo ricordano. Le "sex-estremiste" irruppero dentro il tempio nude il 12 febbraio, all'indomani della storica rinuncia di Benedetto XVI al soglio pontificio. Le immagini documentarono lo sconcerto dei fedeli e le cronache raccontarono poi, due anni dopo, che per quel gesto folle e blasfemo, non vennero neppure condannate. Anzi, vennero risarcite perché i custodi della Cattedrale le cacciarono così a malo modo dal tempio che si "cuccarono" a testa la bellezza di 1500 euro. Di fronte a una profanazione del genere, le cronache non riportano di messe di riparazione pubbliche del vescovo di allora, né si ricordano hashtag melensi e sdolcinati tipo quelli che stiamo vedendo sui social in questi giorni. Ecco, sta forse in questo scarto abnorme tutta la questione che il crollo parziale di Notre Dame solleva per l'uomo di oggi: se ad essere colpito è il tempio-museo, lo scrigno di bellezza, il retaggio di una storia, il simbolo di una non si sa bene quale Francia, allora Notre Dame, val bene una messa. Ma se il punto è difendere il tempio di Dio come luogo del trascendente dove ogni giorno si rinnova mirabilmente per la salvezza dell'uomo il sacrificio perfetto del Golgota, allora Notre Dame è una chiesa e basta.
LA CATTEDRALE DI NOTRE DAME È STATA COSTRUITA PER IL CORPO DI CRISTO
Insomma, è stucchevole l'incoerenza e l'ignoranza di chi si straccia le vesti per il rogo di quello che considera un simbolo di una religione civile nella quale si culla, museo archeologico del medioevo odiato e di volta in volta simbolo di qualcosa di diverso. Ci sono giornali che hanno dedicato pagine di maestosa irrilevanza al gobbo di Notre Dame e in Italia hanno fatto la gara a intervistare Riccardo Cocciante che ci ha fatto il musical omonimo e il tale che ci ha recitato. Incuranti dei milioni di messe che in 800 anni sono state celebrate per la salvezza di ognuno di loro.
A loro ha risposto l'arcivescovo di Parigi Michel Aupetit, che intervistato da Le Figaro ha sancito per tutti un promemoria sul quale, oltre che meditare, bisognerebbe iniziare a costruire: «Bisogna ricordare perché è stata costruita la Cattedrale di Notre Dame. È stata costruita per un pezzo di pane che noi crediamo sia il corpo di Cristo. Questo ha smosso una collettività a costruirla: la fede nel Signore, non per incentivare il turismo». La risposta di Aupetit è la miglior risposta a quanti vorrebbero ricostruire Notre Dame (lodevole, ma insufficiente) perché essa rappresenta una cartolina indispensabile per la skyline della Ville Lumiere. Ma tocca il cuore del problema: in un'Europa che ha dimenticato la centralità della messa, anche le chiese sono finite nel dimenticatoio. Però, dato che la verità si impone con forza plastica, il richiamo all'Eucarestia del vescovo di Parigi ci invita a riflettere tutti su che cosa abbiamo lasciato indietro.
IL SACERDOTE EROE DI NOTRE DAME (CHE FU PROTAGONISTA ANCHE AL BATACLAN)
È la stessa domanda che si è posto l'eroe del giorno, il cappellano dei Vigili del Fuoco di Parigi don Jean-Marc Fournier (foto a sinistra), lo stesso che entrò dentro il Bataclan per impartire l'estrema unzione ai poveretti in mano agli jihadisti. Che cosa abbiamo lasciato indietro nel fuggi fuggi? "Nostro Signore!". Consapevole del rischio e incurante della paura, la stessa paura che invece lo aveva paralizzato in Afghanistan, don Jean-Marc è entrato dentro armato solo di caschetto e si è diretto verso il tabernacolo dove di lì a poco sarebbe crollato il tetto polverizzando l'altare moderno e lasciando intonso quello precedente la riforma (un altro segno dentro i segni?). In un sol fiato ha messo in sicuro, portandoli all'esterno, la riserva eucaristica del Santissimo Sacramento e la reliquia della corona di spine. Ha - esattamente come il vescovo - fatto sapere a tutti i parigini che senza quel pezzo di pane, mirabilmente diventato angelico, non esisterebbe Notre Dame, ma la stessa vita, storia e speranza dei parigini, sarebbe cieca. Perché un pane spezzato salverà il mondo e se non è per Lui che entriamo in una chiesa, non basteranno i souvenir e i selfie davanti alla facciata a ridare splendore alla chiesa madre di Francia.
Nota di BastaBugie: Jean-Marc Fournier, cappellano dei pompieri di Parigi, nell'articolo seguente dal titolo "Sono entrato nell'inferno di Notre-Dame in fiamme e ho salvato la Corona di spine" racconta la sua drammatica esperienza all'interno della cattedrale di Parigi dove ha salvato non solo la reliquia della Corona di spine, ma soprattutto il Santissimo Sacramento, presenza reale della persona di Cristo.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Tempi il 18 aprile 2019:
Sono il cappellano che era in servizio il 15 aprile quando è scoppiato un incendio straordinario alla cattedrale Notre-Dame di Parigi. Mi hanno chiamato, sono arrivato subito e due cose mi sono sembrate essenziali da compiere immediatamente: salvare quel tesoro inestimabile che è la Corona di spine e poi salvare Gesù presente nel Santissimo Sacramento.
Entrando nella cattedrale c'era del fumo ma non era ancora rovente. Abbiamo avuto una visione infernale, cioè cascate di fuoco che cadevano dall'alto sia dall'apertura causata dal crollo della volta ma anche da altre.
Accompagnato da un mio superiore la difficoltà per noi era quella di trovare la persona che sapeva come aprire lo scrigno dove era preservata la santa reliquia. Mentre cercavamo la persona incaricata, una squadra dei pompieri era già all'opera per preservarla intervenendo sul reliquiario. Quando abbiamo trovato le chiavi, abbiamo preso la reliquia e l'abbiamo tratta in salvo sotto la supervisione della prefettura della polizia.
Tutto il mondo può capire che la Corona di spine è una reliquia assolutamente unica e straordinaria. E il Santissimo Sacramento è la presenza del Signore con il suo corpo, la sua anima, la sua divinità e la sua umanità: capite che è delicato vedere qualcuno che si ama perire tra le fiamme. Accompagnando regolarmente i Vigili del fuoco, noi vediamo molto spesso vittime di incendi e conosciamo quali sono gli effetti. Ecco perché volevo preservare a tutti i costi la presenza reale di nostro Signore Gesù Cristo.
Intanto la cattedrale stava bruciando, era arrivato sul luogo il presidente della Repubblica con sua moglie e il governo. Abbiamo spiegato loro la situazione. Sono intervenuti prima 400 pompieri, diventati poi 600 per domare un fuoco che si può ben definire l'incendio del secolo. Il comandante della brigata dei pompieri di Parigi, il generale Jean-Claude Gallet, è stato assolutamente straordinario, ha dato degli ordini ottimi su come affrontare l'incendio e ha avuto un'intuizione straordinaria che ha permesso di salvare questo monumento.
Nel momento in cui il fuoco ha invaso anche la torre campanaria Nord, e tutti temevamo che sarebbe crollata, io stavo uscendo con il Santissimo Sacramento e ne ho approfittato per fare una benedizione, mentre tutto attorno divampavano fiamme e fuoco e dappertutto dal tetto cadeva materiale incandescente. Nella benedizione ho incoraggiato Gesù ad aiutarci a preservare la sua casa. Per fortuna le manovre ordinate dal generale sono state brillanti e alla fine siamo riusciti a preservare la torre Nord e la torre Sud.
In Quaresima a tutti i cristiani che hanno ricevuto le ceneri è stato detto: «Ricordati che sei cenere e cenere ritornerai». Ed ecco, noi abbiamo vissuto una Quaresima "in miniatura": la cenere, la cattedrale, è ritornata alla cenere, non per sparire completamente ma, come è anche per i cristiani, per rinascere più bella e più forte di prima dopo la risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo.
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