BastaBugie n�326 del 06 dicembre 2013

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1 INCREDIBILE VIDEO: ASSEMBLEA DI 1.500 MUSULMANI APPROVA LA LAPIDAZIONE DELLE DONNE E DEI GAY
Non c'è distinzione tra islam fondamentalista e moderato (lo scopo ultimo di tutti i musulmani è l'imposizione della legge del Corano)
Fonte: Corrispondenza Romana
2 DIFENDIAMO LA SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI
Intervista a Silvio Garattin, scienziato e ricercatore farmacologico: ''L'uso delle cavie animali è necessario per il progresso della ricerca... e piantiamola di usare la parola vivisezione''
Autore: Emanuele Michela - Fonte: Tempi
3 EUGENIO SCALFARI NON HA DIGERITO LA CANCELLAZIONE DAL SITO DEL VATICANO DELLA SUA INTERVISTA AL PAPA
L'ex direttore di Repubblica non ha compreso la dottrina cattolica sulla coscienza e la confonde con l'opinione soggettiva
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
4 IL LIBRO CHE IN SPAGNA VOGLIONO VIETARE
Costanza Miriano intervistata per El Huffington Post in merito alle polemiche, interrogazioni parlamentari, denunce, manifestazioni di piazza e talk show contro ''Sposati e sii sottomessa''
Fonte: Blog di Costanza Miriano
5 LA MOSTRA SUL BEATO ROLANDO RIVI NON S'HA DA FARE!
Nell'Emilia rossa non si può parlare del seminarista 14enne ucciso dai partigiani comunisti che dissero: ''Domani un prete di meno''
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
6 LO SPOT CONTRO IL FEMMINICIDIO IN REALTA' E' ANTI UOMO
Promosso dal Ministero delle (dis) Pari Opportunità rappresenta un autentico incitamento all'odio contro fidanzati e mariti
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana
7 IL PARLAMENTO CONFERMA ANCHE QUEST'ANNO 10 MILIONI DI EURO PER RADIO RADICALE: VI PARE GIUSTO?
Ecco come i nostri soldi finiscono per finanziare Pannella e Bonino senza che nessuno protesti (nemmeno i politici cattolici)
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
8 ZAPATERO RIVELA COME LA DITTATURA EUROPEA FECE PRESSING SULL'ITALIA PERCHE' ACCETTASSE I DIKTAT DEL FONDO MONTETARIO INTERNAZIONALE
L'ex premier spagnolo svela i retroscena del G20 del 2011 e l'attacco dei leader europei a Italia e Spagna
Autore: Riccardo Pelliccetti - Fonte: Il Giornale
9 OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO A - (Lc 1,26-38)
Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - INCREDIBILE VIDEO: ASSEMBLEA DI 1.500 MUSULMANI APPROVA LA LAPIDAZIONE DELLE DONNE E DEI GAY
Non c'è distinzione tra islam fondamentalista e moderato (lo scopo ultimo di tutti i musulmani è l'imposizione della legge del Corano)
Fonte Corrispondenza Romana, 20/11/2013

Le immagini che si vedono in questo video risalgono allo scorso mese di marzo. Siamo in Norvegia, a Oslo nel locale centro islamico dove si tiene una assemblea non di clandestini, o di affiliati a qualche gruppo fondamentalista, ma di normali cittadini musulmani che vivono e lavorano in questo paese. Tre giorni di conferenze e incontri davanti a circa 1500 persone. In uno di questi incontri il moderatore e organizzatore della conferenza chiede ai presenti il loro parere su argomenti come l'omosessualità, la separazione tra uomini e donne, la lapidazione delle donne ritenute infedeli e anche dei gay.
Ebbene, la maggioranza dei presenti risponde favorevolmente a queste proposte. In particolare, ecco una domanda: "Quanti di voi sono d'accordo con la punizione descritta nel Corano e nella sunna, che sia morte, che sia lapidazione per adulterio, qualunque cosa essa sia, che essa provenga direttamente da Allah e dal suo messaggero, che sia cioè il miglior tipo di punizione possibile per gli esseri umani e che debba essere applicata in questo mondo? Chi è d'accordo?". Ecco che il voto dei 1500 presenti è praticamente unanime come si vede dalle immagini. Alla domanda: siete dei radicali estremisti? nessuno dice di sì. Dopo che anche le domande sui gay hanno ottenuto un consenso unanime, il moderatore chiede: e adesso cosa diranno di noi, che siamo degli estremisti? L'intenzione è quella di dimostrare che certi atteggiamenti considerati estremisti dagli occidentali sono invece l'autentico Islam. Tra l'altro un giovane chiede perché nell'Islam le donne e gli uomini devono stare separati tra di loro mentre ciò non accade tra i cristiani o gli ebrei, e uno dei moderatori risponde: la risposta è semplice, l'Islam è la verità, il cristianesimo e l'ebraismo non sono la verità. Il video è stato reso pubblico dall'organizzazione Islam Net e tra le motivazioni c'è la richiesta che i musulmani ottengano una loro rappresentanza al parlamento.

Nota di BastaBugie: vi invitiamo a vedere l'inquietante filmato di cui si parlava nell'articolo.



Se YouTube cancellasse (come ha già fatto in passato) questo video, sarà possibile vederlo comunque al seguente link:
https://rumble.com/v3j98f6-il-vero-islam-spiegato-da-un-musulmano.html

IL MERCANTE DI PIETRE
A chi ancora non lo avesse visto
, consigliamo la visione del film del 2006 "Il mercante di pietre". Per informazioni e per vedere il trailer, clicca qui
http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=14

Fonte: Corrispondenza Romana, 20/11/2013

2 - DIFENDIAMO LA SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI
Intervista a Silvio Garattin, scienziato e ricercatore farmacologico: ''L'uso delle cavie animali è necessario per il progresso della ricerca... e piantiamola di usare la parola vivisezione''
Autore: Emanuele Michela - Fonte: Tempi, 13/11/2013

«Vorrei fare subito una precisazione: piantiamola di usare la parola "vivisezione". Non indica più nulla di ciò che si fa in laboratorio». Non aspetta nemmeno la prima domanda per entrare nel vivo del dialogo Silvio Garattini: 85 anni, dirige il centro di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, e spesso viene dipinto da animalisti e contestatori come un torturatore di animali, per l'uso che fa di cavie nei suoi laboratori. Per questo spinge subito per mettere le cose in chiaro su un mondo, quello della ricerca scientifica, cui mai come adesso si guarda con emotività e sospetto, e che nelle ultime settimane è stato messo in grossa discussione.
Da una parte c'è la raccolta firme di "Stop Vivisection", che sulla spinta degli attivisti green porterà a Strasburgo un milione di sottoscrizioni per chiedere al Parlamento Europeo di impedire l'uso di cavie in laboratorio. E dall'altra, ben più seria, c'è la minaccia di una normativa italiana in fase di discussione (è stata approvata la legge delega, si attende il testo finale), che accoglie le già rigide direttive europee in materia di sperimentazione animale e le rende ancora più aspre. E tra gli scienziati c'è chi è già pronto a volare all'estero per proseguire le proprie ricerche, messe in serio dubbio dalla norma. «Perché l'uso di cavie è una pratica indispensabile per progredire nella medicina. Il problema principale è che non si riesce a parlarne in modo serio e limpido».
A partire proprio dai termini che si usa­no per indicare questa pratica.
Se usiamo la parola "vivisezione" sono il primo a essere inorridito. Letteralmente vuoi dire "sezionare i viventi", cosa che però non avviene nei laboratori, dove gli animali non vengono affatto aperti in maniera brutale, bensì sono soggetti ad analisi ed esperimenti sempre in sicurezza, nel rispetto di tutte le norme. Il termine giusto sarebbe "sperimentazione animale": paradossalmente, sarebbe più corretto chiamare "vivisezione" qualsiasi intervento chirurgico facciamo sull'uomo. E non è una precisazione da poco: tempo fa abbiamo fatto un'indagine attraverso l'azienda di sondaggi Boxa. Al quesito "Sei contro la vivisezione?" tutti dicono di sì; se invece si chiede "Sei contro l'impiego degli animali nel progresso della medicina?" le risposte cambiano radicalmente.
Due settimane fa Jeremy Rifkin sul Corriere della Sera attaccava la sperimentazione animale: produce sofferenze inutili e porta a risultati poco rilevanti per l'uomo, scriveva il divulgatore statunitense.
Secondo me bisogna fare una distinzione importante: vogliamo parlare di questo tema sul piano etico o scientifico? Perché sul piano etico io posso capire le persone che non vogliono che vengano maltrattati gli animali. Però da questi vorrei coerenza: non si dovrebbe mangiare carne, né tanto meno usare farmaci. Ancor di più non si dovrebbe ricorrere a medicinali per i propri cani e gatti, perché tutti i farmaci che si usano per gli animali domestici arrivano dalla sperimentazione fatta dagli uomini, attraverso quelle pratiche che loro stessi contestano.
E se invece parliamo dal punto di vista scientifico?
Si è cominciato a dire che usare le cavie è "cattiva scienza" e porta a dati poco interessanti perché gli animali sono troppo diversi dall'uomo. Ma questo non è vero, significa negare i tanti sviluppi della medicina di questi decenni. E dato che non vogliamo eludere il problema di come curare le sofferenze dell'uomo, allora viene subito spontanea la domanda: cosa facciamo in alternativa? E qui si entra nel vago. Computer, cellule, simulazioni... Anche Rifkin nel suo articolo vi accenna, così come gli animalisti parlano sempre con grande enfasi delle metodolgie alternative. Ma evidentemente non sanno che queste attività le pratichiamo già tutti i giorni in laboratorio, e che in realtà sono complementari al lavoro sugli animali. D'altra parte, c'è un discorso logico: gli animali, dicono gli animalisti, non vanno bene perché somigliano poco all'uomo. Ma le metodologie alternative si basano sull'uso di poche cellule in coltura, che quindi sono ancora meno simili all'uomo. Chiunque ha un po' di buonsenso può capire che un gruppo di cellule isolate è troppo più semplice rispetto a un organismo vivente, che invece ha una straordinarietà unica. Come posso sapere se un farmaco diminuisce il dolore per l'uomo guardando semplicemente un gruppo di cellule? Come posso sapere se non provo­ca, ad esempio, mal di stomaco?
Dove sta quindi il vantaggio di sperimentare sulle cavie?
Topi, ratti e tutte le specie animali hanno in comune con l'uomo molte cose: gli stessi organi, la stessa circolazione del sangue, un cervello, un cuore che pompa, il sistema nervoso, quello endocrinologico, un sistema immunitario fatto con le stesse componenti... Oggi poi con la genomica sappiamo che il sistema genetico è fondamentalmente uguale, si differenzia solo da specie a specie per alcune componenti particolari. La sperimentazione animale va vista non come lo specchio della sperimentazione umana, ma come un modello. D'altronde, è così in ogni attività scientifica: se uno decide di costruire un aeroplano non va diretto in officina ad assemblare i pezzi, ma prima fa dei modellini e li sottopone a delle prove.
Gli animalisti contestano ancora il fatto che vengano sacrificate troppe cavie in proporzione alle poche informazioni utili cui si arriva e ai troppi dati negativi recuperati.
Se i dati sono negativi ciò non significa che li buttiamo via. Faccio un esempio: se nel ratto si è scoperto che è difficile ridurre l'arteriosclerosi, allora questo non vuoi dire che il lavoro fatto sul ratto risulta inutile. Il fatto di capire perché lì non avvenga la riduzione di arteriosclerosi ci permette di acquisire conoscenze che poi aiutano a capire le dinamiche di questa malattia nell'uomo. La ricerca scientifica non è come una fabbrica, dove tutto ciò che si produce deve essere immesso sul mercato. Oltretutto, noi ricercatori siamo i primi a non volere sofferenze per gli animali, per una ragione squisitamente scientifica: incapparvi nei nostri studi aggiungerebbe un tema da studiare, e così non ci dedicheremmo più all'argomento prescelto, bensì a questa sofferenza. Quando sui giornali si discute di questi temi, manca ogni riflessione: sentiamo parlare di metodi alternativi e subito ci accodiamo dandovi sostegno. Il che crea non pochi problemi, come dimostrano, ad esempio, i cosmetici. Dallo scorso marzo non si possono più testare sugli animali, ma di fatto mancano le alternative e quindi l'inserimento di nuovi prodotti è stato bloccato. È vero, parliamo di cosmesi, che non ha la stessa rilevanza della medicina, però il caso è paradigmatico.
E voi scienziati come state vivendo queste settimane in cui si guarda con continuo sospetto a ciò che si fa nei vostri laboratori?
Ci sentiamo penalizzati, perché i mass media sono molto attenti a riportare i pareri degli oppositori, ma non i nostri. Ci sono giornali, penso ad esempio al Corriere della Sera, che pubblicano solo le notizie dei movimenti contro la sperimentazione animale senza degnarsi mai di ascoltare la voce dei ricercatori. Questo fa sì che poi al pubblico arrivi un'immagine distorta di quanto avviene nei laboratori. Oggi con internet tutti credono di poter dire e sapere tutto: la rete è una grande conquista, ma è anche il regno della confusione.
Perché, secondo lei, quando si parla di sperimentazione animale, e più in generale di scienza, prevale sempre l'emotività sulle ragioni?
Secondo me c'è una ragione profonda: la formazione scolastica in Italia è di tipo letterario, filosofico e giuridico. La scienza come forma di cultura è esclusa. Non mi risulta che ci sia alcun tipo di scuola in cui la scienza venga messa al pari degli studi di greco antico o latino. Questa è una carenza della nostra cultura, molto pesante perché oggi la scienza è una disciplina che condiziona enormemente la nostra società. Il fatto che abbiamo scuole simili determina una carenza di comprensione di come opera la scienza, di come procede la ricerca e di quanto abbia a che fare con la vita di tutti i giorni. Basta fare un esperimento molto semplice: se un giornale scrive che Garibaldi è un pittore dell'Ottocento tutti si accorgono subito dell'errore. Se invece in un articolo si confonde il midollo osseo con il midollo spinale nessuno dirà nulla, perché nessuno si accorge della differenza. Questa è la base: è per questo che poi accade che persone intelligenti arrivino a difendere cose come Stamina.
In che senso?
Ci troviamo di fronte a un tipo di trattamento di cui non si conosce la vera natura: non ha mai avuto un brevetto, anzi, negli Stati Uniti è stato pure ritirato con l'accusa di plagio. Non vi è neppure un protocollo. Solo da noi può succedere che il Parlamento ordini di sperimentare qualcosa che non è ancora pronto per essere sperimentato, stanzi dei soldi e dica addirittura di farlo «in deroga alle regole vigenti». O addirittura che magistrati ordinino che si facciano terapie prive di efficacia, e che anzi possono essere tossiche. Tutto ciò non ripete altro che il caso Di Bella: non appena ci si dimentica di una "ciarlataneria" si comincia a credere ad una nuova.
Anche quando si parla di sperimentazione animale, non mancano ovviamente illazioni su lobby e gruppi di potere che spingono perché le cose non cambino per non perdere i propri vantaggi. Verità o soltanto sospetti?
Guardi, le rispondo senza alcun tipo di problema. Chi è contento se si blocca la sperimentazione animale? L'industria, perché può smettere di portare avanti una pratica che risulta molto costosa. Qui al Mario Negri, ad esempio, il mantenimento degli stabulari (gli ambienti in un laboratorio dove sono ricoverati gli animali, ndr.) è la spesa principale dopo gli stipendi. Quando parlano di lobby di interessi, gli animalisti non capiscono che i primi a essere contenti saremmo noi e le industrie farmaceutiche. Acquistiamo topi che costano anche 200 euro l'uno, perché geneticamente modificati: non ne prendiamo centinaia per il gusto di farli morire, ma solo il numero sufficiente ai nostri esperimenti.
Lei è uno degli scienziati più presi di mira dalle campagne animaliste, talvolta le è stato anche impedito di parlare a convegni. Come vive questa situazione?
Ci metto sempre la faccia, molto tranquillamente. Mi inseguono dappertutto, ma non mi faccio troppi problemi. A Sarzana quest'estate c'era il "Festival della mente", ero stato invitato a parlare dell'invecchiamento cerebrale. Gruppi animalisti e alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle hanno scritto al sindaco dicendo che io, torturatore e assassino, non dovevo neppure entrare in città. Ma ho sufficienti anni per non farmi intimorire. Questi contestatori rappresentano sempre una minoranza che non ha idee: sono verbalmente aggressivi, ma poi quando si tratta di discutere sono niente. Va però detta una cosa, anche noi scienziati abbiamo le nostre colpe: per molti anni le società scientifiche e molti ricercatori, per paura di essere impopolari, sono stati in silenzio e solo adesso che vengono toccati da questa legge e da queste campagne escono allo scoperto. Il tutto accade con grandi difficoltà da parte loro, perché molte organizzazioni temono di ricevere meno donazioni, o meno sottoscrizioni del 5 per mille.
Raymond Tallis, ricercatore britannico, un anno fa in un articolo parlava di una preoccupante «epidemia di biologismo» che ha contagiato scienza e opinione pubblica: accusava come per molti non ci sarebbero sostanziali differenze tra l'umanità e l'animalità. È d'accordo?
Sì, è anche questo un paradosso: si dice che l'uomo è superiore, quindi deve curare gli altri animali e prendersi cura del pianeta, ma al tempo stesso si spinge perché gli animali vengano riconosciuti uguali agli uomini. È un'assurdità, bisogna essere fuori dal mondo per pensare che un cane possa avere gli stessi diritti dell'uomo: che poi tutti gli animali abbiano una loro intelligenza è vero, ma non vi è evoluzione in questo. Un cane di oggi è uguale a un cane di cento anni fa. Mentre l'uomo di oggi è diverso da quello di un secolo fa, basta vedere come vive.

Fonte: Tempi, 13/11/2013

3 - EUGENIO SCALFARI NON HA DIGERITO LA CANCELLAZIONE DAL SITO DEL VATICANO DELLA SUA INTERVISTA AL PAPA
L'ex direttore di Repubblica non ha compreso la dottrina cattolica sulla coscienza e la confonde con l'opinione soggettiva
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 19/11/2013

Eugenio Scalfari non deve aver digerito la cancellazione dal sito del Vaticano della sua "intervista" al Papa. E nella sua interminabile omelia domenicale ha ribadito che "Francesco ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II (Francesco) ha deciso di dialogare con la cultura moderna".
 
I DUE EQUIVOCI
La sommarietà di queste frasi mostra che Scalfari non ha le idee chiare. Ma con l'espressione "in varie occasioni" cerca di dire che anche nella lettera scritta dal Papa il 4 settembre, in risposta a un suo articolo del 7 agosto, Francesco diceva sulla coscienza la stessa cosa che lui gli ha attribuito nell'intervista del 1° ottobre (quella cancellata dal sito vaticano).
Invece si sbaglia. La domanda posta da Scalfari nel suo articolo agostano era infatti la seguente: "se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?".
La risposta è "no", ma Scalfari ha creduto invece di sentire "sì". Perché un tale malinteso? Per due ragioni.
La prima. Scalfari equivoca sull'atteggiamento del Papa che invece di freddarlo con un secco "no", lo prende per mano e fraternamente gli mostra la verità e la via del perdono.
Infatti Francesco gli risponde dicendo che "la cosa fondamentale" è "che la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito".
Già questo è eloquente.
Poi il Papa aggiunge che "per chi non crede in Dio la questione sta nell'obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha fede, c'è quando si va contro la coscienza" che bisogna "ascoltare e obbedire".
Qui scopriamo la seconda ragione dell'equivoco. Scalfari non ha compreso la complessa e delicata dottrina cattolica sulla coscienza e la confonde con "l'opinione", ovvero ciò che uno decide che sia Bene o Male.
Ma quando il Papa parla di "coscienza" intende tutt'altra cosa, ovvero "la legge scritta da Dio nell'intimo" dell'uomo, "una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve obbedire" (sto citando il Concilio Vaticano II che Scalfari evoca, ma senza conoscerlo).
In sostanza papa Francesco con quella risposta rimandava al n. 1864 del Catechismo della Chiesa Cattolica, laddove parla del "peccato contro lo Spirito Santo", cioè l'unico che non può essere perdonato. Il Catechismo recita infatti:
"La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna".
Scalfari dunque equivoca. Ma a me stupisce pure che egli possa coltivare quell'idea la quale, di per sé, spazza via anche ogni tipo di etica laica.
Se infatti il Bene e il Male non sono oggettivi, ma sono definiti da ciascuno a proprio arbitrio, non si vede in base a cosa si possano condannare certe infamie o grandi criminali come Hitler e Stalin, perché costoro potrebbero sempre giustificarsi sostenendo di aver seguito la propria idea di Bene.
 
UOMINI ALLA RICERCA
L'equivoco di Scalfari ha tratto molti in inganno. Qualcuno, nel mondo cattolico, ha storto il naso perché il Papa ha dialogato con un potente intellettuale che ha sempre manifestato la sua avversità alla Chiesa.
Ma Francesco aveva colto due spiragli importanti nell'articolo di Scalfari. Il primo laddove scrive: "sono un non credente che è da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazaret".
Il secondo spiraglio sta proprio nella domanda – sopra citata – sulla possibilità di avere il perdono di Dio per "una persona che non ha fede né la cerca" e che "commette quello che per la Chiesa è un peccato".
In riferimento al primo tema Francesco ha testimoniato accoratamente il suo personale incontro con Cristo che non è solo uomo, ma si proclama e si dimostra tangibilmente Dio, dunque il Salvatore.
Sulla seconda domanda il Papa ha colto un'ansia sulla sorte eterna che vive anche chi si proclama ateo. Scalfari sembra sincero in entrambi i casi.
Rischia però di cadere in un autoinganno, quello di cercare risposte compiacenti con le sue opinioni.
Sembra che cerchi una qualche rassicurazione, dal Vicario di Cristo, perché – in fin dei conti – se c'è poi qualcosa la prospettiva dell'inferno, cioè di un tormento senza fine e senza scampo, non è proprio simpatica. Nemmeno per chi si dice ateo.
All'intellettuale ateo papa Francesco ha teso fraternamente la mano e con umiltà lo ha esortato a lasciarsi abbracciare dalla Misericordia di Dio.
Perché, come ha detto Gesù a santa Faustina Kowalska (evocata dal Papa all'Angelus di domenica): "Chi non vuole passare attraverso la porta della misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia".
E con la giustizia di Dio non si scherza. Certo, Scalfari è un navigatore di lungo corso, un uomo che si è dimostrato abilissimo a destreggiarsi in tutte le epoche. Solo che con il Padreterno la scaltrezza umana non funziona.
 
COSA DAVVERO DICE IL CONCILIO
Il Concilio Vaticano II – si badi bene, proprio il Concilio che Scalfari evoca – afferma che per salvarsi occorre entrare nella Chiesa:
"questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta".
A questo punto il Concilio proclama:
"Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare" (Lumen Gentium n. 14).
Naturalmente ciò non riguarda chi non ha potuto conoscere il Vangelo:
"Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll'aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano (…) di condurre una vita retta" (Lumen Gentium, n. 16).
Per chi invece ha conosciuto l'annuncio cristiano e lo rifiuta o lo tradisce il Concilio cita un passo di san Paolo che giudica e condanna i costumi del suo tempo, così simili a quelli di oggi:
"l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia (…) poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato (…); essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e così non hanno capito più nulla. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili".
L'Apostolo aggiunge:
"Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore".
Infine conclude:
"poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno… pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa" (Rm, 1, 18-32).
C'è di che tremare e meditare. Per tutti.

Fonte: Libero, 19/11/2013

4 - IL LIBRO CHE IN SPAGNA VOGLIONO VIETARE
Costanza Miriano intervistata per El Huffington Post in merito alle polemiche, interrogazioni parlamentari, denunce, manifestazioni di piazza e talk show contro ''Sposati e sii sottomessa''
Fonte Blog di Costanza Miriano, 18 novembre 2013

A cosa si deve il successo del suo libro in Italia?
Il libro inizia con me che rispondo a una telefonata di un'amica in crisi, che non si decide a sposarsi. Una telefonata tra amiche sul tema dell'identità femminile, che è, io credo, quello su cui si gioca la partita centrale della nostra culturale. Cosa vuol dire essere uomo e donna oggi. Teorie di genere o antropologia cristiana. Il tutto tradotto in un linguaggio pop, passando dalle calze parigine al Catechismo, dai trucchi per dormire in bagno quando ci sono i figli neonati (appoggiando la testa al rotolo di carta igienica) alla Bibbia.
Una mia amica mi ha chiamata arrabbiata perché nella sua libreria mi ha trovata nel settore umorismo. Invece non mi avrebbero potuto fare un complimento migliore. Ridere parlando di San Paolo! E così è partito un passaparola tra i credenti, che finalmente si sono visti rappresentati in modo non deprimente, molto deciso nei contenuti, molto allegro nella forma. All'inizio sono state stampate 1200 copie. Io telefonavo alla mia famiglia nella speranza che almeno loro ne comprassero una mezza dozzina. Poi il libro ha avuto non so più quante ristampe, ormai oltre venti credo.
In Spagna la Izquierda Unida ha detto che il libro apertamente sostiene la schiavitù delle donne rispetto agli uomini, e il ritenere gli uomini superiori alle donne causa la violenza maschile". Che ne pensa?
No, mi dispiace, a questo punto la domanda spetta a me. In quale punto esatto io incito, sostengo, scuso, giustifico, o anche minimamente contemplo o nomino la violenza? L'unica violenza che vedo in tutta questa storia è quella che viene fatta a me, che sono pure donna, se è per questo. È questa l'unica violenza sulle donne che vedo in tutta questa storia. Un'aggressione scomposta e veramente assurda. Loro devono rispondere. Non si possono lanciare accuse così a caso. In quale punto? Dove? Con quali parole? Io ho scritto lettere alle mie amiche, amiche reali, vere, che esistono. Se vuole gliele presento. Nessuna di loro ha subito violenza, grazie a Dio. Se qualcuna ne subisse non le direi certo di sopportare in silenzio, ma non è un problema che mi sono posta, perché non mi è capitato. Il mio non è un trattato di sociologia. Io ho guardato la realtà mia e delle mie amiche, e i nostri problemi sono altri. Come essere felici con i nostri mariti. Come amarli meglio, Come prenderci cura di loro e come chiedere loro di prendersi cura di noi. Imparare i linguaggi maschile e femminile, che sono diversissimi. Come tenere insieme tutti i ruoli che una donna moderna – moglie, madre, lavoratrice, donna di fede che coltiva lo spirito ma ama anche curare il suo corpo – riassume in sé. La violenza è roba per magistrati, psichiatri, non per una donna comune come me che si mette a scrivere alle amiche. Chi mai avrebbe pensato che le mie lettere le avrebbero lette cinquantamila persone in Italia e all'estero? Non sono mica un'autorità, una maitre à penser!!!
Quanto all'inferiorità o superiorità maschile, chi fa questa obiezione non parla il linguaggio cristiano. È legittimo non parlarlo, come io non so di che parlino buddisti o musulmani, ma non mi immischio nelle loro faccende. Nella logica cristiana il capo, che è il marito secondo san Paolo, è un capo come Cristo, che muore per la sua sposa, la Chiesa. Un capo che ha come trono la croce. L'uomo che fa il marito come Cristo comanda è un uomo pronto a morire per la moglie. La sposa secondo la Chiesa è quindi una sposa docile nei confronti di un uomo nobile, generoso. La sposa con la sua dolcezza risveglia i migliori sentimenti nell'uomo, come nell'amore cortese. Evita che si metta in moto quella sorta Mister Hyde che è dentro ogni uomo, la sua parte animale. Questa è la logica cristiana. Fare a gara nello stimarsi a vicenda, avere un pregiudizio positivo nei confronti dell'altro, dirgli: io sto dalla tua parte, mettiamo insieme la nostra siderale diversità, e cerchiamo di donarci la nostra reciproca povertà. Gridare i propri diritti non serve a niente, riconoscere che siamo peccatori, poveri, limitati, fa funzionare l'amore.
Associazioni di donne credono che il libro inciti alla violenza di genere. Qual è la sua opinione?
Credo che non abbiano letto il libro. Torno a chiedere: in quale punto esatto? Con quali parole? Dove? Perché se a disturbare è la parola sottomessa, allora bruciate tutte le copie della Bibbia. In quel caso sarà per me un onore andare al rogo.
Il libro può piacere o no, è ovvio. Ma che ci sia un'incitazione alla violenza di genere è una pura follia. Non so da voi, ma in Italia il solo pensare che qualcuno possa mettere in dubbio la uguale dignità tra uomo e donna è ridicolo. Tutta questa storia è ridicola.
A parte il fatto che io, come la Chiesa, rifiuto la parola genere – io credo che esistano due sessi e non i generi – a parte questo, dicevo, io rifiuto la violenza. Mi basta il quinto comandamento, non uccidere. Non uccidere i bambini, neppure nel grembo materno, che è la violenza più grande per l'evidente sproporzione tra la vittima e il carnefice, non uccidere le donne, non uccidere gli uomini. Non uccidere. Punto.
Secondo te qual è il ruolo della donna nel matrimonio?
Credo che ogni coppia abbia un suo equilibrio quanto alle cose pratiche. Dipende dai gusti, dalle inclinazioni. Ci sono uomini che amano cucinare, altri che si divertono a giocare con i figli. Io non sopporto quando mi chiedono "chi lava i piatti in casa tua?" Credo che il discorso della sottomissione e del morire (ricordo sommessamente che io ho scritto anche un secondo libro, per gli uomini, che si chiama "Sposala e muori per lei", che in Spagna uscirà alla fine dell'anno) si giochi su un piano molto più profondo, spirituale. Ho conosciuto donne che facevano le casalinghe, ma comandavano il marito a bacchetta. E donne dirigenti, medici, magistrati, che sapevano però essere accoglienti e dolci e femminili.
Credo che il ruolo della donna sia mostrare all'uomo il bene e il bello possibili. Fargli da specchio positivo, dirgli quanto è importante che lui ci sia, e che metta il meglio di sé nell'impresa di costruire una famiglia, educare dei figli. L'uomo tende all'egoismo, e la donna può vincere questa inclinazione negativa dell'uomo non rivendicando, gridando, battendo i pugni, ma mostrandogli la bellezza di un amore totale, del sacrificio del proprio egoismo. La donna può essere come Beatrice per Dante, un anticipo di paradiso, e la casa diventa un luogo bellissimo in cui stare.
Questa idea farà sghignazzare in molti, ma sfido chiunque a trovarci una traccia di incitazione alla violenza. In più mi pare tutt'altro che offensiva per le donne. Anzi, al contrario.
Che significa per lei essere sottomessa?
Me lo sono chiesta a lungo, meditando su quel brano di san Paolo. Penso che significhi rinunciare al mio desiderio di voler formattare le persone, di voler imporre la mia visione del mondo a tutti quelli che mi sono intorno. Questa è sempre la tentazione femminile. Questo, fra parentesi, è quello che stanno facendo le donne spagnole con me.
A che servizio è chiamata la donna nel matrimonio?
Al servizio più bello, gratificante, emozionante, divertente e trasgressivo che c'è. Perdere se stessa per far vivere le persone a cui vuole bene. Ma secondo lei quando una donna ospita un figlio nella pancia è sfruttata da lui? O piuttosto è benedetta da una fortuna, una grazia, una felicità, un potere anche, infiniti? Quando una donna allatta è schiavizzata dal suo bambino? Io ho allattato tantissimo tutti e quattro i figli, uno fino a tre anni e mezzo. Secondo lei sono stata sfruttata? Ero e sono felicissima di perdere il mio tempo, i miei progetti, i miei impegni per mettere prima quelli delle persone a cui voglio bene. La donna è chiamata a fare spazio, ma non perché un uomo la costringa. Perché questo è quello che amiamo fare. Anche le donne che ritengono che l'aborto sia un diritto, se sono madri e se chiedi loro quale sia stato il giorno più bello della loro vita, forse non ti diranno "quando sono diventata madre"?
Crede che l'uomo debba dominare la donna?
No, credo che dovrebbe morire per lei.
Perché pensi che le donne dovrebbero sposarsi?
Non ho mai detto che le donne dovrebbero sposarsi, in generale. Ho detto che alcune donne, le mie amiche, proprio quelle, dovrebbero sposarsi (anzi, ormai la maggioranza lo hanno fatto). Perché le conosco e so che per loro quella è la via della felicità. E comunque non solo le donne, anche gli uomini, evidentemente. Le donne e gli uomini insieme.
Io credo che al fondo dell'essere umano ci sia un senso di vuoto che si colma solo donandosi totalmente a qualcuno. Questa è la via della felicità.
Una donna può essere felice di essere sottomessa al marito?
Certo. Sottomessa nel senso di fare spazio, di accogliere, di essere messa sotto come le colonne di una cattedrale, come il fondamento. Certo che può essere felice. Perché l'uomo è sedotto dalla bellezza di una donna così, capace di sostenere, di essere madre di quelli che incontra. E allora può vincere il suo enorme egoismo, che è il difetto maschile.
Quando una donna dovrebbe dire basta al marito?
Molto prima che il marito arrivi anche solo a pensare minimamente di toccarla con un dito. Deve essere capace di correggerlo con dolcezza ma con fermezza, quando vede che lui si approfitta della sua dolcezza. Lo deve fare principalmente per lui, san Paolo la chiama correzione fraterna: quando si vede un fratello, e il marito è il nostro primo fratello, che sbaglia lo si deve prendere da parte, ma non nel momento della rabbia, e bisogna dirgli che sta sbagliando. Con calma. Non per gridare i nostri diritti ma perché lo amiamo, e vogliamo per lui il bene. E il bene non è mai comportarsi in modo violento, egoista, menefreghista. Il punto è che un matrimonio dovrebbe essere principalmente un luogo di conversione reciproca, un luogo in cui tutti e due si sforzano di offrire all'altro la parte migliore di sé, e in questo bisogna aiutarsi a vicenda, essendo, come dice san Paolo nello stesso brano "reciprocamente sottomessi".
Perché pensa che il suo libro abbia suscitato tante polemiche in Spagna?
Ah, questo proprio non lo so. Me lo deve dire lei. Conosco troppo poco del vostro paese e davvero non me lo spiego. In Italia non è successo niente del genere. Una sua collega mi ha spiegato che il problema non sono io, ma l'arcivescovo che è vicino alla casa editrice spagnola. Quindi è un problema che riguarda la Chiesa. Ricordo però che i libri si possono non comprare. Li si può trovare stupidi, scritti male, disonesti, ma perché vietarli?
Io sono allibita innanzitutto dal fatto che si possa pensare di censurare un libro, che ovviamente non incita a nessun reato ma ripropone le idee che la Chiesa proclama al mondo da sempre. Impedire alle persone di parlare è una cosa molto molto preoccupante. Poi sono allibita anche dal fatto che si possano esprimere opinioni su un libro che non si è letto, e questo non è segno di grande serietà. Tra i giornalisti che mi hanno chiamata solo uno si era dato la pena di informarsi. Infine vorrei dire una cosa anche se lei non me l'ha chiesta. Ho lavorato per molti anni al tg3, che è tradizionalmente il tg più orientato a sinistra, da noi. (Per inciso, sono una giornalista di un tg nazionale, una maratoneta da tre ore e quindici, e a questo ci tengo proprio, sono una che viaggia, che ama le borse, anche se le ho sempre piene di briciole e fumetti dei figli: le sembro una repressa che per fare un'intervista deve chiedere il permesso al marito, come hanno detto con scarsissima professionalità dei suoi colleghi in tv, inventandosi tutto? Sono una sposa e una mamma di quattro ragazzi, felicissima e per niente depressa!)
Lavorando ho incontrato e intervistato tantissime persone, e per un periodo mi sono occupata di tematiche femminili. Ho incontrato molte delle femministe più significative del mio paese, e le posso dire che off the records, come si dice, a telecamera spenta, magari davanti a un caffè, ho parlato con loro e ho sempre trovato che fossero molte di più le cose che ci univano, che non quelle che ci dividevano. Credo che purtroppo l'ideologia sia qualcosa di molto potente che impedisce alle persone di incontrarsi davvero. Credo che tutte le donne abbiano in sé una grande capacità di maternità (anche quando non sono madri biologicamente), di accogliere, di fare relazione. E spesso molte di loro erano donne che erano state ferite, interiormente, dall'egoismo degli uomini, magari di un padre o di un compagno. Capisco quindi che quando una persona è stata ferita o oppressa possa per reazione diventare intollerante o aggressiva. Posso capire benissimo che a certe orecchie la parola sottomissione possa suonare sgradevole, offensiva quasi. Io sono nata quando già certi diritti, votare, studiare, la possibilità di lavorare, erano acquisiti. Chi invece ha un'altra storia, è stata costretta ad essere sottomessa, non per sua scelta, non per amore, non per una bellezza più grande, questa parola non la può tollerare. Capisco tutto, ma non è colpa mia. Quello di cui parla san Paolo è un'altra cosa: è "perché la gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena".

Fonte: Blog di Costanza Miriano, 18 novembre 2013

5 - LA MOSTRA SUL BEATO ROLANDO RIVI NON S'HA DA FARE!
Nell'Emilia rossa non si può parlare del seminarista 14enne ucciso dai partigiani comunisti che dissero: ''Domani un prete di meno''
Autore: Andrea Zambrano - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/11/2013

«Quella mostra infanga la Resistenza». Così la scuola elementare di Rio Saliceto (Reggio Emilia) ha dovuto sospendere le visite programmate alla mostra sul Beato Rolando Rivi esposta in questi giorni nei locali della parrocchia del comune della Bassa reggiana. Coincidenze: la scuola primaria di Rio è intitolata ad Anna Frank, una delle più cristalline martiri della furia omicida nazista.
E forse il simbolo dell'innocenza perduta della Seconda Guerra Mondiale. E Rolando Rivi è con Anna Frank un simbolo della violenza delle ideologie e dei totalitarismi del '900. Ma ci sono simboli e simboli. Al neo beato, ucciso dai partigiani comunisti sul finire della guerra e beatificato da Papa Francesco perché martire in odio alla fede, per farsi accettare dal mainstream culturale, deve servire più tempo.
Lo dimostra il fatto che nessuno si aspettava che la mostra voluta dal parroco don Carlo Castellini per celebrare la beatificazione di Rivi, suscitasse tanto scandalo. Sotto accusa il pannello «domani un prete di meno», nel quale la mostra raggiunge il suo clou con la narrazione, ad usum infante, dell'uccisione da parte dei partigiani comunisti.
La cosa non è piaciuta ad alcuni genitori che hanno visionato la mostra e l'hanno ritenuta non adatta all'educazione del propri figli. «Infanga la Resistenza e i partigiani». Così hanno così chiesto al parroco di togliere il pannello incriminato. Don Castellini ha opposto un netto rifiuto: la mostra è così, se non piace pazienza, ma non si può cambiare. La scuola però aveva già richiesto l'autorizzazione dei genitori a partecipare alla visita.
Una visita che si sarebbe dovuta svolgere anche in questi giorni all'interno dell'ora di religione, a scanso di equivoci e dunque filtrando già non tutta la popolazione scolastica, ma solo chi ha optato per l'insegnamento della religione cattolica.
Niente da fare: la protesta dei genitori, esternata alle maestre ha raggiunto il suo apice con l'interessamento della preside, che ha deciso di fermare tutto per poter visionare in prima persona i pannelli della mostra inaugurata al Meeting di Rimini da un'idea del biografo di Rolando Rivi, il giornalista e scrittore Emilio Bonicelli.
Delusi gli altri genitori che ora si sono sentiti discriminati e avevano accettato di buon grado l'idea di far vedere ai loro figli la storia per immagini del martirio di Rolando Rivi. La preside ha visionato la mostra è alla fine ha emesso il suo giudizio. Paradossale. «La visita alla mostra viene annullata per ragioni didattiche per l'impossibilità di contestualizzare dal punto di vista storico e didattico la mostra».
La dirigente al telefono con La Nuova Bussola Quotidiana ha anche aggiunto che «a studiare quel periodo storico le scuole elementari non arrivano». Paradossale e a tratti grottesco dato che la scuola è dedicata ad Anna Frank e che nelle scuole elementari la Seconda Guerra Mondiale è studiata ampiamente.
Ma evidentemente la paura di uscire dal seminato del politicamente corretto ha preso il sopravvento e gli strepiti di pochi genitori, alcuni dei quali eletti democraticamente nelle file del Pd locale, hanno avuto la meglio su una maggioranza silenziosa di genitori che ora si sentono presi in giro dalla scuola.
Resta il fatto che quella frase "domani un prete in meno" fa parte della storia ormai, essendo parte integrante della vicenda non solo storica di Rivi, ma anche giudiziaria, su cui una sentenza della Cassazione della Repubblica italiana ha messo la parola fine 50 anni fa attribuendo la sua uccisione ad opera di partigiani comunisti in odio alla fede.
La beatificazione e il culto sarebbero arrivati molto dopo. Così come le recenti richieste di perdono espresse dal presidente dei partigiani reggiani Giacomo Notari. Ma nell'Emilia rossa evidentemente certi aggiornamenti non sono ancora arrivati.
La vicenda mostra chiaramente come la scuola pubblica italiana stia rinunciando anche alla propria storia e al fondo alla propria identità.

Nota di BastaBugie
: per approfondire la storia del Beato Rolando Rivi clicca qui sotto
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2958

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 21/11/2013

6 - LO SPOT CONTRO IL FEMMINICIDIO IN REALTA' E' ANTI UOMO
Promosso dal Ministero delle (dis) Pari Opportunità rappresenta un autentico incitamento all'odio contro fidanzati e mariti
Autore: Alfredo De Matteo - Fonte: Corrispondenza Romana, 20/11/2013

Sul tema del cosiddetto femminicidio si è ormai oltrepassato ogni limite di decenza: l'ennesimo spot anti uomo promosso dal Ministero delle (dis) Pari Opportunità rappresenta un autentico incitamento all'odio ed alla violenza, ossia l'esatto contrario di ciò che esso all'apparenza si propone. Trattasi della campagna realizzata da un team di professioniste (?) "Riconosci la violenza", che prevede una serie di soggetti i cui protagonisti sono quattro diverse coppie di uomini e donne abbracciati.
L'uomo però ha il volto oscurato, reso irriconoscibile da un grande rettangolo nero, su cui si legge un invito rivolto a ogni donna: "La violenza ha mille volti. Impara a riconoscerli". Ogni immagine è accompagnata poi da alcuni titoli che mirano a fornire "consigli concreti" su come prevenire e reagire di fronte ai primi segni di violenza: "Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato"; "Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta"; "Un violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia"; "Gli schiaffi sono schiaffi. Scambiarli per amore può farti molto male".
La campagna "Riconosci la violenza", indetta in occasione della Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne promossa dall'ONU (25 novembre), è partita il 18 novembre e prevede affissioni su tutto il territorio nazionale, presenza sui quotidiani nazionali e sulla stampa periodica e diffusione capillare sul web.
La Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità, prof. Maria Cecilia Guerra, ha commentato: "Abbiamo scelto questa campagna perché si pone in modo chiaro, non vittimista e costruttivo (sic!) il problema della violenza di genere. Siamo orgogliose di diffondere una campagna fatta propria anche dall'ONU in un documento importante sulle buone pratiche suggerite alle nazioni aderenti".
In buona sostanza, per la prof. Guerra (nomen omen) essere costruttivi significa operare una ingiusta discriminazione, nonché un autentico paradosso logico, dal momento che la violenza è condannabile in sé e non sulla base del sesso a cui la vittima appartiene, disconoscere i dati statistici che mettono in evidenza come la violenza sugli uomini (fisica, psicologica e giuridica) sia una realtà in netto aumento che non ha "nulla da invidiare" a quella sulle donne, insinuare diffidenza e sospetto nei confronti di mariti, fidanzati o conviventi.
In effetti, non sono infrequenti i casi di riappacificazione delle coppie che vivono un rapporto altamente conflittuale e violento; gli spot del Ministero delle Pari Oppurtunità sembrano incitare le donne ad allontanare e denunciare il partner al minimo accenno di violenza, a recidere legami affettivi anche stabili e duraturi senza tenere conto degli effetti spesso disastrosi che tali separazioni hanno sugli eventuali figli della coppia (contrariamente a ciò che comunemente si pensa è molto peggio per un minore assistere allo sfascio della famiglia che ai litigi violenti dei genitori). D'altra parte, lo stesso decreto sul femminicidio licenziato pochi mesi fa dal Consiglio dei Ministri prevede, tra le altre misure repressive, la cosiddetta querela irrevocabile, sulla base di cui una volta presentata la denuncia non può più essere revocata o ritrattata. In altri termini, il ripensamento e il perdono sono banditi per legge.
Da notare, infine, come tale indecorosa campagna fomentatrice di violenza costituisca una offesa all'intelligenza della donna stessa, la quale viene trattata come un essere inferiore incapace di scegliere il proprio partner in maniera autonoma e libera, senza l'ausilio "illuminato" di un gruppo di esperti (leggasi femministe militanti) che le indichino come comportarsi e cosa fare. Mogli e fidanzate che debbono imparare a conoscere la persona che hanno al loro fianco magari da molti anni … attraverso degli spot!

Nota di BastaBugie: per approfondire il tema del femminicidio consigliamo la lettura di questo articolo già pubblicato
FEMMINICIDIO, INVENZIONE DI REGIME: GLI UOMINI UCCISI SONO IL QUADRUPLO
Ormai il nemico del popolo additato da tv e giornali è il padre di famiglia
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2901

Fonte: Corrispondenza Romana, 20/11/2013

7 - IL PARLAMENTO CONFERMA ANCHE QUEST'ANNO 10 MILIONI DI EURO PER RADIO RADICALE: VI PARE GIUSTO?
Ecco come i nostri soldi finiscono per finanziare Pannella e Bonino senza che nessuno protesti (nemmeno i politici cattolici)
Autore: Danilo Quinto - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/11/2013

È fatta. Anche questa volta, come per le decine di volte precedenti. Da più di vent'anni. Fate i conti e vedete quanto fa 2 per 10 (milioni) di euro all'anno. Un botto!
La Radio di Marco Pannella e di Emma Bonino - pardon, il loro servizio d'interesse generale, come lo definiscono - ha incassato anche questa volta, attraverso la Legge di Stabilità, approvata al Senato con il voto di fiducia, il denaro ritenuto necessario dallo Stato (perché il denaro è dello Stato, cioè di tutti) per trasmettere, nell'ambito e in una quota parte del suo palinsesto, le sedute di Camera e Senato, per gli anni 2014 e 2015: 10 milioni di euro per ciascuno di questi anni.
Può farlo gratis la Rai-Tv, con Gr-Parlamento? Lo fanno tutti i siti d'informazione per le sedute più importanti? Lo fanno i canali satellitari di Camera e Senato? Non importa. Deve farlo Radio Radicale e devono pagarlo tutti! E' un diktat dal quale non si può prescindere. Nessuno si azzardi a dire nulla! Se si alzasse una flebile voce, non per dissentire - è chiedere troppo a quest'Italia cialtrona e ipocrita! - ma per domandare spiegazioni, verrebbe zittita, come nelle dittature comuniste e fasciste. Il "regime partitocratico" - così lo chiama Pannella - paga una tassa annuale da decenni a questi astuti personaggi, chiunque sia il premier: Berlusconi o D'Alema, Prodi o Monti, Letta o chicchessia. Poco importa. Si deve obbedire e basta. Tutti si genuflettono. "Pannella non conta nulla" - mi disse tempo fa un autorevole Ministro dell'attuale Governo – "lo facciamo per farlo divertire". Aveva ragione lui.
Sulla pelle di chi, fanno divertire Pannella? 20 milioni di euro in 2 anni, sono 10 volte l'importo deciso dal Governo per il primo intervento nella Sardegna devastata dall'alluvione. Con la stessa cifra, si potrebbe porre un argine allo scandalo delle pensioni minime o rendere sicure e frequentabili le scuole pubbliche o investire nella ricerca o fare mille altre cose. Invece facciamo divertire Pannella e questa volta, per farlo divertire, non è neanche stata necessaria la solita messa in scena. Scioperi della fame e della sete - tranne quelli ad intermittenza per i diritti dei detenuti - e appelli a gogò sono stati accantonati e messi in soffitta. Anche i parlamentari cosiddetti cattolici hanno potuto fare a meno di apporre la loro firma per la salvezza di Radio Radicale, come hanno fatto in passato, senza avere il coraggio di spiegare perchè.
Questa volta, nel Governo Letta c'è Emma Bonino - la Ministra degli Esteri che sul suo profilo facebook dice che sarà il processo a stabilire l'innocenza o la colpevolezza di coloro che sono stati comandati dal nostro Stato a compiere il proprio dovere e che sono sequestrati in India da due anni e che li equipara ai 10mila casi che segue di italiani in difficoltà nel mondo - scelta per le sue competenze e i suoi meriti, che nessuno sa quali siano, ma che è ben voluta e amata da tutti, nonostante il suo passato di abortista, che rivendica ancora oggi. Forte del consenso alla sua lista di riferimento - che alle ultime elezioni ha colto, udite, udite, il risultato dello 0,19% - la Bonino è lì, a rappresentare l'Italia nelle sedi internazionali e in quelle europee, a lei omogenee, in base alla cultura anti-umana che esprimono ed è anche lì per garantire gli introiti di Radio Radicale.
L'ultimo rinnovo temporale della convezione - quello deciso da Monti - era stato di un anno. Ora - nonostante l'enorme calo degli ascolti dell'emittente, nel primo semestre di quest'anno, una media di 288mila ascoltatori nel giorno medio, il 40% in meno della media del 2003, come ha documentato un articolo di "Italia Oggi", del luglio scorso - si raddoppia. Per garantire la certezza degli investimenti del Centro di Produzione S.p.A., la società editrice di Radio Radicale, direbbe il furbo Pannella. E' danaro - pubblico - che si aggiunge ai fondi per l'editoria - pubblici - di cui Radio Radicale gode in quanto organo della Lista Marco Pannella (4,5 milioni di euro per l'anno 2012), che fino a quando aveva suoi rappresentanti in Parlamento, ha sempre incassato l'altro denaro - pubblico - derivante dalla legge sul finanziamento dei partiti politici, così come gli ex parlamentari radicali che hanno raggiunto l'età prevista, incassano gli emolumenti - pubblici - pensionistici. Un'orgia di denaro e di potere. Lo stesso potere che da decenni imperversa nella società italiana.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 28/11/2013

8 - ZAPATERO RIVELA COME LA DITTATURA EUROPEA FECE PRESSING SULL'ITALIA PERCHE' ACCETTASSE I DIKTAT DEL FONDO MONTETARIO INTERNAZIONALE
L'ex premier spagnolo svela i retroscena del G20 del 2011 e l'attacco dei leader europei a Italia e Spagna
Autore: Riccardo Pelliccetti - Fonte: Il Giornale, 28/11/2013

Vorremmo dire «clamoroso», ma non è così perché sapevamo da tempo, e lo abbiamo più volte scritto, che non solo in Italia ma anche dall'estero arrivavano pesanti pressioni per far fuori Silvio Berlusconi. L'ultima prova, che conferma la volontà di rovesciare un governo democraticamente eletto, la rivela l'ex premier spagnolo Luis Zapatero, che nel libro El dilema (Il dilemma), presentato martedì a Madrid, porta alla luce inediti retroscena sulla crisi che minacciò di spaccare l'Eurozona.
Il 3 e 4 novembre 2011 sono i giorni ad altissima tensione del vertice del G-20 a Cannes, sulla Costa Azzurra. Tutti gli occhi sono puntati su Italia e Spagna che, dopo la Grecia, sono diventate l'anello debole per la tenuta dell'euro. Il presidente americano Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel mettono alle corde Berlusconi e Zapatero, cercando di imporre all'Italia e alla Spagna gli aiuti del Fondo monetario internazionale. I due premier resistono, consapevoli che il salvataggio da parte del Fmi avrebbe significato accettare condizioni capestro e cedere di fatto la sovranità a Bruxelles, com'era già accaduto con Grecia, Portogallo e Cipro. Ma la Germania con gli altri Paesi nordici, impauriti dagli attacchi speculativi dei mercati, considerano il vertice di Cannes decisivo e vogliono risultati a qualsiasi costo. Le pressioni sono altissime.
Zapatero descrive la cena del 3 novembre, con il tavolo «piccolo e rettangolare per favorire la vicinanza e un clima di fiducia». Ma l'atmosfera è esplosiva. «Nei corridoi si parlava di Mario Monti», rivela il premier spagnolo. Già, Monti. Che solo una settimana dopo sarà nominato senatore a vita da Napolitano e che il 12 novembre diventerà premier al posto di Berlusconi. Il piano era già congegnato, con il Quirinale pronto a soggiacere ai desiderata dei mercati e di Berlino.
La Merkel domanda a Zapatero se sia disponibile «a chiedere una linea di credito preventiva di 50 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, mentre altri 85 sarebbero andati all'Italia. La mia risposta fu diretta e chiara: "no"», scrive l'ex premier spagnolo. Allora i leader presenti concentrano le pressioni sul governo italiano perché chieda il salvataggio, sperando di arginare così la crisi dell'euro.
«C'era un ambiente estremamente critico verso il governo italiano», ricorda Zapatero, descrivendo la folle corsa dello spread e l'impossibilità da parte del nostro Paese di finanziare il debito con tassi che sfiorano il 6,5 per cento. Insomma, i leader del G-20 sono terrorizzati dai mercati e temono che il contagio possa estendersi a Paesi europei come la Francia se non prendono il toro per le corna. Il toro in questo caso è l'Italia.
«Momenti di tensione, seri rimproveri, invocazioni storiche, perfino invettive sul ruolo degli alleati dopo la seconda guerra mondiale...», caratterizzano il vertice. «Davanti a questo attacco - racconta l'ex leader socialista spagnolo - ricordo la strenua difesa, un catenaccio in piena regola» di Berlusconi e del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
«Entrambi allontanano il pallone dall'area, con gli argomenti più tecnici Tremonti o con le invocazioni più domestiche di Berlusconi», che sottolinea la capacità di risparmio degli italiani. «Mi è rimasta impressa una frase che Tremonti ripeteva: conosco modi migliori di suicidio». Alla fine si raggiunge un compromesso, con Berlusconi che accetta la supervisione del Fmi ma non il salvataggio. Ma tutto ciò costerà caro al Cavaliere. «È un fatto - sostiene Zapatero - che da lì a poco ebbe effetti importantissimi sull'esecutivo italiano, con le dimissioni di Berlusconi, dopo l'approvazione della Finanziaria con le misure di austerità richieste dall'Unione europea, e il successivo incarico al nuovo governo tecnico guidato da Mario Monti». Un governo, ora sappiamo con certezza, eletto da leader stranieri nei corridoi di Cannes e non dalla volontà popolare degli italiani.

Fonte: Il Giornale, 28/11/2013

9 - OMELIA IMMACOLATA CONCEZIONE - ANNO A - (Lc 1,26-38)
Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te
Fonte Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 dicembre 2013)

Oggi è la Solennità dell'Immacolata Concezione. Dire che la Madonna è immacolata nella sua Concezione significa affermare che Ella, fin dal suo primissimo istante di esistenza, quando fu concepita dai suoi santi genitori Gioacchino ed Anna, era ripiena della Grazia di Dio. Mentre noi, quando abbiamo iniziato ad esistere nel grembo materno, eravamo privi della Grazia di Dio e abbiamo dovuto attendere il Battesimo per essere liberati dal peccato originale, la Madonna era la Tutta Santa fin dall'inizio.
Questa Verità è stata proclamata dalla Chiesa in modo solenne con il papa beato Pio IX nel 1854. Prima di allora, riguardo a questa dottrina, c'era stata una lunga discussione teologica durata dei secoli. Sembrava infatti impossibile affermare che la Madonna era la Piena di Grazia fin dal suo Concepimento. Ciò sembrava contraddire la verità affermata dalla Scrittura che tutti hanno avuto bisogno della Redenzione. In poche parole, dire così sembrava affermare che la Madonna non aveva avuto bisogno della Salvezza operata da Gesù. Per questo motivo, anche dei grandi Santi del Medioevo non sono riusciti a comprendere questa dottrina che solo nel 1854 è stata proclamata Dogma di fede.
La soluzione fu indicata da un teologo francescano del XIV secolo, dal beato Giovanni Duns Scoto, un'umile frate scozzese che all'inizio della sua vita francescana non sembrava brillare di una grande intelligenza. La Madonna però gli fece la grazia di riuscire bene negli studi e di diventare un valente teologo. C'era un motivo in tutto questo: quell'umile Fraticello doveva servire la Madonna e dimostrare teologicamente una verità tanto bella e tanto cara al Cuore di Maria, la verità del suo Immacolato Concepimento.
Il beato Giovanni, in una disputa che rimase poi famosa, dimostrò che affermare l'Immacolato Concepimento di Maria non andava contro la verità secondo la quale tutti hanno avuto bisogno della Redenzione. Anche la Madonna ne ha avuto bisogno, nel modo però più perfetto, non nel senso di essere liberata dal peccato originale, ma in quello di essere preservata da questo peccato dei nostri Progenitori. In poche parole, la Madonna fu la Piena di Grazia fin dal suo Concepimento in vista dei meriti di Gesù in croce. Dunque, contemplando Maria Immacolata, noi ammiriamo la Redenzione più perfetta, il frutto più eccelso dell'Albero della Croce. Questa spiegazione convinse molti, finché si giunse nel 1854, come dicevo prima, alla proclamazione dogmatica che insegna la verità assoluta di tale dottrina. Questa Verità ha i suoi fondamenti nella Sacra Scrittura. Il primo fondamento è quello che troviamo nella prima lettura di oggi. Il testo della Genesi dice che dopo il peccato originale di Adamo ed Eva, Dio annunciò la futura Redenzione parlando di una donna la quale sarebbe stata la nemica del demonio. Il Testo dice così: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Chi è questa donna? È l'Immacolata! Per essere nemica del demonio, Ella doveva essere piena di Grazia fin dall'inizio. Se Ella fosse stata, anche solo per un istante, sotto il dominio del peccato, non poteva dirsi a pieno titolo "nemica del demonio".
Un altro fondamento lo troviamo nel testo del Vangelo. L'angelo Gabriele saluta Maria con queste parole: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Questa pienezza di Grazia è da intendersi fin dall'inizio della sua esistenza. "Piena di Grazia" è come il nome proprio di Maria, è la sua caratteristica più bella e più cara al Cuore di Dio.
Questa Verità deve spingerci a fare due cose. La prima cosa è quella di pregare molto la Vergine Immacolata per attingere da questa pienezza di Grazia tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. Ella è la Piena di Grazia non solamente per se stessa, ma anche per ciascuno di noi. Pregandola, riceveremo tutto ciò di cui abbiamo bisogno, per l'anima e per il corpo. Preghiamola con il Rosario: non rimarremo mai a mani vuote. La seconda cosa da fare è quella di sforzarci di assomigliare sempre di più a Lei. Essere devoti dell'Immacolata significherà essere "nemici del peccato", significherà cercare in tutti i modi di evitarlo e di vivere sempre in Grazia di Dio. Quanto più ci avvicineremo all'ideale della santità, tanto più assomiglieremo alla nostra Madre Immacolata.

Nota di BastaBugie: Per l'omelia della domenica successiva, vai a
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1503

Fonte: Il settimanale di Padre Pio, (omelia per l'8 dicembre 2013)

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