BastaBugie n�601 del 27 febbraio 2019

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1 DONNE, TORNIAMO AD ESSERE REGINE!
Il sistema patriarcale cristiano non era perfetto, ma ruotava attorno alle donne e alla loro capacità di dare la vita... oggi invece c'è un esercito di donne sole e infelici (che credono di essere libere, ma non lo sono)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Aleteia
2 IN CINA A SCUOLA E' OBBLIGATORIO ESSERE ATEI
Le autorità fanno pressioni sugli studenti affinché abbandonino le pratiche religiose facendo firmare loro una rinuncia alla propria fede
Fonte: Corrispondenza Romana
3 LA CONDANNA DI FORMIGONI E' UN AVVERTIMENTO AL MONDO CATTOLICO
Il governatore della Lombardia ha applicato la sussidiarietà, creato il miglior sistema sanitario d'Italia, favorito la libertà di educazione e difeso la vita... ma dava fastidio che fosse un convinto cattolico
Autore: Peppino Zola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
4 DIO PADRE FU RAFFIGURATO PER SECOLI CON IL VOLTO DI CRISTO, POI MICHELANGELO...
Il Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39) spinse a differenziare l'iconografia del Padre e del Figlio per rendere più comprensibile la diversità nell'unità delle Persone Divine (VIDEO: la cappella sistina)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero
5 IL TRIBUNALE DI GENOVA AUTORIZZA MINORENNE A CAMBIARE SESSO (E SE POI CAMBIASSE IDEA?)
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): in Brasile il presidente Bolsonaro lotta contro il gender nelle scuole, sex toy contro la discriminazione di genere, basta la natura a smontare la bufala dei pinguini gay
Autore: Gianni Carotenuto - Fonte: Il Giornale
6 IL VERTICE IN VATICANO NON HA SODDISFATTO LE VITTIME DEGLI ABUSI SESSUALI
Inoltre non si può trovare il rimedio senza considerare la vera causa degli abusi (che è l'omosessualità, visto che l'80% sono compiuti da omosessuali)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 LA VERA STORIA DELLA LEGGE 194 SULL'ABORTO
Le responsabilità furono di Giulio Andreotti e Aldo Moro e di tutta la Democrazia Cristiana (e del moderato intervento della CEI e del Movimento per la vita)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana
8 QUANDO IL CATECHISMO SI IMPARAVA A MEMORIA
San Giovanni Paolo II con l'esortazione apostolica ''Catechesi tradendae'' sottolineò l'importanza di memorizzare le nozioni-chiave della dottrina
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone
9 OMELIA VIII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,39-45)
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire
10 OMELIA MERCOLEDI' DELLE CENERI - ANNO C (Mt 6, 1-6.16-18)
Ritornate a me con tutto il cuore
Fonte: Il settimanale di Padre Pio

1 - DONNE, TORNIAMO AD ESSERE REGINE!
Il sistema patriarcale cristiano non era perfetto, ma ruotava attorno alle donne e alla loro capacità di dare la vita... oggi invece c'è un esercito di donne sole e infelici (che credono di essere libere, ma non lo sono)
Autore: Silvana De Mari - Fonte: Aleteia, 06/08/2018

Noi siamo donne, domine, regine. La vita è basata sulla nostra capacità di custodirla nel nostro ventre, di nutrirla e amarla. Il sistema patriarcale cristiano dava il potere agli uomini, in realtà ruotava attorno alle donne, alla loro possibilità di dare la vita, al loro diritto di proteggerla. Non era un sistema perfetto, perché nessun sistema lo è, ma era un sistema antropologicamente vincente che ci ha permesso di superare la peste del '300, l'attacco dell'islam, le due immani catastrofi costituite dalle due guerre mondiali, e non è che le guerre dei secoli precedenti siano state uno scherzo.

LA DONNA ERA PROTETTA E RISPETTATA NEL SUO RUOLO DI MADRE
Le civiltà si giudicano dal loro meglio, non dal loro peggio, perché tutti hanno il peggio, tutti hanno il malvagio che picchia e uccide. Solo noi abbiamo Dante, Petrarca, Boccaccio: la donna, domina è Beatrice, Laura, Fiamma. La donna è Santa Caterina da Siena, che, nata da una famiglia contadina osa redarguire Papi e sovrani, la donna è Santa Giovanna d'Arco che, nata contadina, a quattordici anni guida un esercito, Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, che nella prima parte del XII secolo scrive, studia la natura e compone musica.
La donna era difesa nella sua casa. Poteva mettere al mondo i suoi figli e allevarli: l'uomo doveva morire per lei, per lei affrontare guerre, per lei affrontare la guerra del quotidiano: un lavoro che sicuramente era usurante, spesso anche pericoloso, come il minatore, il muratore, il marinaio. Il '68 e il femminismo hanno permesso che venisse imposta alle donne una sessualità usa e getta di tipo maschile. La pillola anticoncezionale è un sistema farmacologicamente folle che modifica l'endocrinologia della donna, con effetti collaterali importanti e misconosciuti (alterazioni dell'umore, diminuzione della libido, ritenzione idrica cioè cellulite, aumento del peso, tendenza alle trombosi ulteriormente aggravata dall'eventuale associazione del fumo, diminuzione della fertilità dopo la sospensione).

UN ESERCITO DI DONNE SOLE E INFELICI
I giorni fertili sono pochi ogni mese, e non è difficilissimo individuarli, ma con la pillola, una donna, con una libido diminuita, che quindi non si sta divertendo così tanto, è sempre a disposizione della libido dell'uomo, che può finalmente avere il giocattolo senza il rischio della paternità. La donna ha permesso ad uno stillicidio di propaganda, passata soprattutto attraverso i media, cinema, televisione, giornali di gossip che raccontando gli stili di vita di cantanti e attori, hanno reso normale il rinnegare la monogamia, mediante imitazione hanno contribuito a diffondere la promiscuità sessuale come una bella festa, i giornali femminili con le loro geniali inchieste: aborto, pro o contro, contraccezione, pro o contro, divorzio pro o contro, convivenza pro o contro.
Il risultato è un esercito di donne sole, di donne infelici, di donne che quando riescono a trovare un compagno che si lanci con loro nella avventura sempre più rara di mettere al mondo un figlio, deve scontrarsi col fatto che la sua maternità non è più protetta. Lavorare non è una scelta: è un obbligo. La tassazione folle che serve per garantire uno stato sociale che finge di occuparsi d tutto e in realtà non si occupa più di niente, e tutti gli sprechi e le corruzioni legate al suddetto stato sociale impedisce alla maggioranza delle coppie di vivere con uno stipendio solo.
In Italia la madre deve tornare al lavoro dopo pochi mesi, quando il piccolo ha ancora un disperato bisogno della sua presenza continuativa. Torniamo a essere domine.

DOSSIER "FESTA DELLA DONNA"
L'ideologia dell'8 marzo

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Fonte: Aleteia, 06/08/2018

2 - IN CINA A SCUOLA E' OBBLIGATORIO ESSERE ATEI
Le autorità fanno pressioni sugli studenti affinché abbandonino le pratiche religiose facendo firmare loro una rinuncia alla propria fede
Fonte Corrispondenza Romana, 18/02/2019

Col comunismo non c'è intesa che tenga, bisogna prenderne atto. E la conferma giunge proprio dalla Cina, dove, dalla metà dell'anno scorso, le autorità fanno pressioni sugli studenti, affinché abbandonino le pratiche religiose, facendo firmare loro una rinuncia alla propria fede - di fatto un'abiura, anche se estorta sotto costrizione - ed a promuovere l'ateismo.
I minori, che hanno osato avanzare critiche in merito, sono stati aggrediti e malmenati dai loro insegnanti, mentre le famiglie sono state minacciate: qualora non avessero impartito un'educazione assolutamente atea, i loro figli sarebbero stati bocciati, i loro studi si sarebbero interrotti con un fallimento certo, per loro non vi sarebbe stato alcun futuro didattico.
Lo scorso 13 settembre la direzione della scuola elementare di Quanzhou ha inviato una circolare a tutti i genitori, affinché si impegnassero per iscritto assieme ai loro ragazzi a resistere a qualsiasi «insegnamento eterodosso», termine ambiguo, che di fatto però include anche la formazione religiosa. Un 12enne ha preferito sbarazzarsi di quel modulo, prima di mostrarlo in casa, ma è stato sorpreso, picchiato dal suo docente, spinto contro uno spigolo di metallo e poi costretto a firmare un'altra copia di quella circolare. Un altro bimbo di 9 anni ha tentato di rifiutarsi, ma è stato preso a calci nel ventre.
A tale repressione si aggiunge il divieto assoluto, in molte località, di assumere persone credenti quali maestri per le scuole materne, l'espresso divieto di partecipare a celebrazioni religiose da parte degli studenti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e di quella secondaria di Pingdu e le minacce di espulsione rivolte agli scolari delle elementari di Shenyang.
A novembre una scuola secondaria di Nehe ha obbligato docenti e alunni a firmare uno striscione inneggiante al «rifiuto della religione nel campus». Alcuni insegnanti condizionano la presentazione agli esami al fatto che i candidati abbiano o meno rinunciato pubblicamente alla propria fede, segnalano gli studenti che si rivelino credenti e raccolgono dati sulle loro famiglie, per far poi promuovere rappresaglie.
Secondo un rapporto, pubblicato dalla rivista Bitter Winter, tale forma radicale di propaganda «non solo è disumana, bensì viola anche l'art. 14 della Convenzione delle Nazioni Unite, secondo la quale gli Stati membri» devono rispettare «i diritti ed i doveri dei genitori e, se del caso, dei tutori legali», affinché «orientino il bambino nell'esercizio di un suo diritto in modo proporzionato alla sua capacità evolutiva».
Ma è evidente come, alle autorità comuniste cinesi, patti, accordi e convenzioni non interessino.

Nota di BastaBugie: ecco a seguire alcuni articoli del 2018 che parlano della Cina.

IN CINA IL GOVERNO ORGANIZZA LE DOMENICHE FELICI PER FAR CONCORRENZA ALLA CHIESA
Per sradicare il cristianesimo le autorità organizzano spettacoli di fianco alle chiese negli orari delle messe
di Leone Grotti
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5437

L'ACCORDO CINA-VATICANO E' UNA RESA ALLO STRAPOTERE DEL REGIME COMUNISTA
Eppure il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, ci aveva avvertiti sui rischi di una apertura senza condizioni al regime cinese (VIDEO: come è nata la ''chiesa'' cinese fedele al regime)
di Riccardo Cascioli
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5336

COME LA CINA STA CONQUISTANDO IL MONDO
Inoltre in campo religioso Xi Jinping promuove l'ideatore della campagna che ha portato alla rimozione di 1.500 croci e la demolizione di tante chiese cristiane
da Laogai Research Foundation
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5121

Fonte: Corrispondenza Romana, 18/02/2019

3 - LA CONDANNA DI FORMIGONI E' UN AVVERTIMENTO AL MONDO CATTOLICO
Il governatore della Lombardia ha applicato la sussidiarietà, creato il miglior sistema sanitario d'Italia, favorito la libertà di educazione e difeso la vita... ma dava fastidio che fosse un convinto cattolico
Autore: Peppino Zola - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/02/2019

Summum ius summa iniuria: questo antico detto latino mi è tornato in mente quando, con immenso dolore, mi è giunta la notizia che la Corte di cassazione ha confermato, con una incredibile sentenza, la condanna di Roberto Formigoni per corruzione. Sentenza incredibile perché lontana dalla realtà, sia in relazione al merito sia in relazione alla forte e onesta personalità di Formigoni, di cui certamente non si può dire che sia un corruttore. Su questo metto la mano sul fuoco.
In realtà, Formigoni è stato - senza ombra di dubbio - il miglior "governatore" della Lombardia e, molto probabilmente, il miglior governatore di tutto il Paese. Egli ha applicato, con grande sagacia, il fondamentale principio della sussidiarietà e con essa ha creato il miglior sistema sanitario d'Italia, ha favorito la libertà di educazione della famiglia, ha difeso la vita in tutti i suoi aspetti, ha costruito infrastrutture più di chiunque altro.

ACCANIMENTO GIUDIZIARIO
E allora mi chiedo: a che cosa è dovuto questo singolare accanimento giudiziario nei confronti di Formigoni? Non era mai successo ad altri di subire una quindicina di processi dai quali, prima di questo, è sempre uscito assolto. Non era quasi mai accaduto che un processo di appello aggravasse la pena rispetto al primo grado, come è accaduto a lui; non era mai accaduto che a un imputato venisse pignorata l'intera pensione, quando anche i bambini sanno che essa può essere pignorata solo fino al quinto, e ciò è accaduto solo a Formigoni. Eppoi, ci si è messo anche questo governo di giustizialisti alla Di Maio (ma Salvini dov'era?) ad aggravare la situazione, abolendo, per il reato di corruzione, tutte le pene alternative al carcere.
Perché, dunque, questo accanimento senza precedenti? Perché si è voluta fermare la politica nuova che aveva in Formigoni il rappresentante più autorevole. Perché, in un mondo dominato da una cultura "statalista" dava evidentemente fastidio la politica a favore della sussidiarietà, che tende ad aiutare chi, nella società, è già riuscito a trovare le soluzioni più adatte ad affrontare i problemi delle persone. Perché era chiara ed evidente l'invidia per i grandi successi elettorali e popolari di Formigoni, che riusciva a interpretare le esigenze vere della gente. Perché dava fastidio un convinto cattolico che aveva dimostrato di essere anche bravo ed efficiente e che poteva contrastare i poteri acquisiti. E poi, come indica il detto latino iniziale, quando la giustizia vuole strafare finisce con il non essere più giusta, perché diventa ideologica.

LA PRESENZA CRISTIANA IN OGNI AMBIENTE DELLA SOCIETÀ
A fronte di questo accanimento e di questa condanna, molti si chiedono "che fare?" E molti vorrebbero esprimere anche pubblicamente il proprio sdegno per una sentenza ritenuta ingiusta, perché sostanzialmente "politica". Penso che, innanzitutto, deve continuare l'amicizia, come è già stato notato, verso la persona di Formigoni: moltissimi si stanno esprimendo in questo senso, a conferma che, a parte le solite iene, tanti hanno capito il valore personale di Formigoni e il valore politico e amministrativo di tutta la sua attività pubblica. Ma noi sappiamo che una vera amicizia è sempre anche operativa e, in questo senso, abbiamo il dovere di continuare la nostra presenza cristiana in ogni ambiente della società, per cercare di rendere vera la nostra vocazione e aiutare i nostri fratelli uomini a vivere positivamente la famiglia, il lavoro, lo studio, la fede. Questa ingiusta sentenza ci deve spronare a rendere ancora più incisiva e costante la nostra presenza operosa, com'è stato operoso Formigoni.
Caro Roberto, sappi che ti siamo sempre molto vicini e che l'antica amicizia non viene incrinata dalle ingiustizie del mondo. Sappi, dunque, che rimaniamo insieme, perché il nostro legame "ontologico" supera anche le mura di un carcere. Con tanti amici, e questo è di conforto, so anche che la lunga educazione ricevuta ti aiuterà a dare un senso a una vicenda che sembra non avere senso, perché sappiamo che la memoria di Cristo sosterrà la tua terribile prova e la nostra tristezza di non averti tra di noi. So che tale "memoria" ti aiuterà anche a perdonare i tuoi persecutori e tutti gli immemori del grande bene che tu hai fatto, con la tua attività, non solo alla Lombardia. Un forte abbraccio anche da parte di tutti gli amici che in queste ore hanno vissuto con sgomento le decisioni giudiziarie.

Nota di BastaBugie: Riccardo Cascioli nell'articolo seguente dal titolo "La condanna di Formigoni è un avvertimento" parla della conferma da parte della Cassazione della condanna per l'ex governatore della Lombardia: 5 anni e 10 mesi di reclusione. È un chiaro avvertimento a un certo mondo cattolico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 22 febbraio 2019:
Se davvero la gestione della Sanità lombarda merita la condanna al massimo della pena per corruzione, verrebbe da dire "viva la corruzione". Perché grazie anche al presidente Roberto Formigoni, che della Lombardia è stato governatore dal 1995 al 2013, questa regione è diventata un centro d'eccellenza per la sanità, «punto di riferimento per tutta l'Italia», aveva detto nel settembre scorso perfino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Eppure Formigoni è stato condannato in via definitiva, con la sentenza di ieri della Corte di Cassazione, a 5 anni e 10 mesi di reclusione. Un piccolo sconto rispetto ai 7 anni e sei mesi decisi dalla Corte d'Appello, ma dovuto alla prescrizione di uno dei capi d'imputazione, in ogni caso insufficiente per evitargli il carcere.
C'è dunque qualcosa che non quadra in questa ricostruzione della realtà. Secondo l'accusa la corruzione di cui è stato responsabile Formigoni, insieme all'ex assessore Antonio Simone e al faccendiere Pierangelo Daccò, è gravissima. Il Pg della Cassazione Luigi Birritteri ha parlato di «imponente baratto corruttivo», tale da «ritenere difficile ipotizzare una vicenda di pari gravità». Ebbene da tutto questo mare di corruzione sarebbe stata generata una Sanità-modello, sia per le prestazioni offerte sia per un bilancio in pareggio (unica regione in Italia). Tanta corruzione=tanta efficienza: fosse vero sarebbe un caso unico al mondo.
Più facile pensare allora che da qualche parte ci sia un errore, che la realtà stabilità dai tribunali sia molto lontana dalla verità. Il fatto è che mentre la qualità delle prestazioni sanitarie è certificata e facilmente verificabile, la condanna per corruzione lascia più che perplessi. Ne abbiamo già parlato sulla Nuova BQ e rimando quindi agli articoli precedenti, ma la sostanza è che non ci sono mazzette passate da una mano all'altra, non ci sono conti bancari improvvisamente fioriti: ci sono invece vacanze nei mari tropicali a bordo di uno yacht, ospite di Daccò. Come ha detto il suo avvocato Franco Coppi: «Formigoni va in barca, è invitato in vacanza ma nessuno è riuscito a dimostrare la riconducibilità di un singolo atto di ufficio a queste 'utilità'. Nessuno sa che cosa è stato chiesto a Formigoni, e nessuno sa per quale cosa è stata corrisposta quella utilità». Ed è stata applicata la pena massima.
Davvero difficile non pensare a un processo politico, a una ostinata determinazione a vedere Formigoni dietro le sbarre per tutto quello che rappresenta. Nessuno vuole sostenere che non abbia mai sbagliato o che sia il politico più bravo al mondo; né che non siano opinabili alcune scelte fatte dalla Regione Lombardia sotto il suo governo. Ma Formigoni è stato espressione di un mondo cattolico fortemente presente nella società, capace di costruire opere sociali e caritative, di creare imprese e quindi posti di lavoro; un mondo cattolico che aveva la pretesa di far discendere la presenza nella società dalla propria fede. Si trattava di una rete di iniziative e realtà da cui infine sono nati anche uomini politici come Formigoni e altri, portando una ventata di novità nello stantìo panorama politico italiano.
Con Formigoni si vuole "punire" questa realtà cattolica che non ha paura di sporcarsi le mani. Si vuole ristabilire una vecchia distinzione dei ruoli: i cattolici "integralisti" si occupino di spiritualità e di carità, a governare la politica e l'economia ci pensano già altri. Destino beffardo: la condanna di Formigoni arriva fuori tempo, perché nel frattempo anche quel movimentismo che costituisce la radice politica dell'ex governatore si è appannato, in gran parte è tornato già nei ranghi.

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23/02/2019

4 - DIO PADRE FU RAFFIGURATO PER SECOLI CON IL VOLTO DI CRISTO, POI MICHELANGELO...
Il Concilio di Ferrara-Firenze (1438-39) spinse a differenziare l'iconografia del Padre e del Figlio per rendere più comprensibile la diversità nell'unità delle Persone Divine (VIDEO: la cappella sistina)
Autore: Antonio Socci - Fonte: Libero, 18/02/2019

Tutti ricordano le immagini michelangiolesche della Cappella Sistina e tutti sanno che Dio Padre, nelle scene della creazione, è rappresentato come un austero e potente vegliardo con barba e capelli bianchi (VEDI IMMAGINE).
È la tipica iconografia della prima Persona della SS. Trinità e la ritroviamo in tante altre raffigurazioni. Ma non è sempre stato così, anzi: nei primi tredici secoli dell'era cristiana Dio Padre non poteva neanche essere rappresentato.
La Chiesa infatti si era trovata davanti al divieto veterotestamentario di raffigurare Dio: "Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo" (Esodo 20,4).
Tale comandamento divino era stato dato a Israele contro l'idolatria delle altre religioni. Il Dio di Israele, l'unico vero Dio, era totalmente trascendente.
Tuttavia un tale divieto - acquisito e rispettato dai cristiani - non impedì loro di ricorrere alle immagini per illustrare le vicende evangeliche che sono terrene e non impedì loro di venerare quelle immagini sacre.
Se ne trova spiegata la ragione teologica nella Summa di san Tommaso d'Aquino: "Del Dio vero, essendo esso incorporeo, non si poteva fare alcuna immagine materiale, poiché come dice il Damasceno 'è cosa sommamente stolta ed empia raffigurare ciò che è divino'. Ma poiché nel nuovo Testamento Dio si è incarnato, può essere adorato nella sua immagine corporea".
Il cristianesimo si fonda infatti sull'annuncio di Dio fatto uomo: la sua storia salvifica è un insieme di avvenimenti che si narrano nei Vangeli e che si possono rappresentare, per questo nella Chiesa le immagini acquisteranno una funzione fondamentale e la civiltà cristiana, nel corso dei secoli, sarà una vera e propria esaltazione delle immagini.

LA RAPPRESENTAZIONE DI DIO CRISTOMORFO
Restava fermo tuttavia il veto sulla rappresentazione di Dio Padre, il quale dai cristiani fu raffigurato, per tredici secoli, con il volto e l'aspetto di Cristo, perché, nel Vangelo, Gesù stesso proclama la sua perfetta comunione con il Padre: "Chi vede me vede il Padre" (Gv. 14,9), "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv. 10,30). Infatti san Paolo commenta: "Egli è l'immagine di Dio invisibile" (Colossesi 1, 15; 2 Corinzi, 4, 4).
"E' su queste autorità" scrive Alessandra Gianni "che i teologi e i padri della Chiesa consentiranno la rappresentazione di Dio cristomorfo".
Un esempio meraviglioso è costituito dai mosaici di Monreale (XII secolo) dove Dio Padre viene raffigurato, nei diversi giorni della creazione, con il volto di Gesù (VEDI IMMAGINE).
Per secoli, nel mondo bizantino e in quello latino, Dio Padre è stato rappresentato attraverso Gesù oppure ricorrendo al simbolo della mano che si affaccia dal cielo, la dextera Patris, segno di Dio che interviene nella storia umana, che dunque diventa sacra.
Ma allora quando e perché Dio Padre ha assunto l'aspetto di un vegliardo con barba e capelli bianchi? E com'è stato possibile, per l'arte sacra, superare totalmente un divieto che affonda addirittura in un comandamento biblico e che era stato osservato fedelmente per secoli nella Chiesa?
Alessandra Gianni affronta precisamente queste domande nel saggio "L'inizio dell'iconografia di Dio Padre", pubblicato su "Iconographica. Studies in the History of Images" (XVII/2018).

DIO PADRE COME VEGLIARDO
Seguendo questa indagine si scopre che le prime rappresentazioni di Dio Padre come vegliardo si trovano in alcune miniature bolognesi del quarto decennio del XIV secolo.
Progressivamente la nuova iconografia comincerà ad affacciarsi anche nella pittura destinata al popolo, si affermerà definitivamente nel quarto decennio del XV secolo e "sostanzialmente non si troverà più il cristomorfismo dal quinto decennio del Quattrocento in avanti".
Qual è la ragione di una svolta così importante nell'iconografia cristiana, considerata la sua delicata implicazione biblica?
Per quanto possa apparire sorprendente non c'è nessun pronunciamento ufficiale della Chiesa che autorizzi direttamente una tale svolta iconografica e nei tanti studi degli storici dell'arte che l'hanno analizzata non è mai stata fornita una spiegazione.
Il merito del saggio di Alessandra Gianni è quello di proporre delle ipotesi che finalmente potrebbero storicamente spiegare perché la nuova iconografia si è pian piano affermata e alla fine si è imposta.
L'autrice ne ricerca le ragioni nella storia della Chiesa di quegli anni, non essendo neanche immaginabile che una tale "innovazione" possa essere dovuta all'estro di qualche miniatore o qualche pittore.
La committenza ecclesiastica infatti era ben consapevole delle implicazioni teologiche delle rappresentazioni sacre e della loro delicata funzione catechetica e liturgica (basti ricordare la vicenda dell'iconoclastia).

UNA SVOLTA EPOCALE
L'autrice trova che proprio nella storia della Chiesa di quegli anni accaddero eventi che, in effetti, potrebbero spiegare perché, nel giro di pochi lustri, si ha una tale svolta epocale nella rappresentabilità di Dio Padre.
"L'inizio sperimentale della rappresentazione di Dio Padre nelle miniature bolognesi degli anni Trenta" osserva "può essere collegato all'istituzione della festività della SS. Trinità voluta nel 1334 da papa Giovanni XXII, ma ancor più alla disputa sulla visione beatifica, cioè sul destino delle anime elette dopo la morte, che dal 1331 al 1336 coinvolse tutta la cristianità. La controversia fu scatenata da alcuni sermoni pronunciati da papa Giovanni XXII nella cattedrale di Notre-Dame-des-Doms per la festività di Ognissanti nei quali egli sosteneva che le anime dei beati in cielo non vedevano e non avrebbero visto Dio faccia a faccia prima del Giudizio universale e che avrebbero goduto soltanto della contemplazione dell'umanità di Cristo secondo l'autorità delle scritture (Apocalisse 6, 9). Questa ipotesi veniva a contrapporsi alla riflessione teologica precedente basata sui testi biblici che aveva stabilito invece che esse vedono subito il volto di Dio così come egli è. Papa Giovanni fu costretto a ritrattare questo pronunciamento ritenuto eretico e il successivo papa Benedetto XII il 29 gennaio 1336 emise ad Avignone la costituzione Benedictus Deus con la quale stabiliva che i santi 'videro e vedono l'essenza divina con visione intuitiva e facciale'".
È significativo che "esattamente negli stessi anni in cui si svolgeva questo dibattito, che vide contrapporsi papi, re, imperatore, teologi nella curia pontificia e nelle università e predicatori dai pulpiti, si abbiano in codici di diritto canonico le prime testimonianze del cambiamento nel modo di raffigurare Dio Padre".

IL PADRE NON È IL FIGLIO
L'affermazione definitiva della nuova iconografia di Dio Padre, poi, è concomitante, nel secolo successivo, con un altro straordinario evento ecclesiale: il Concilio di Ferrara Firenze (1438-39) che intendeva addirittura risolvere lo scisma con la chiesa greca.
Com'è noto uno dei nodi era rappresentato dalla disputa relativa al "Filioque" del Credo, che concerneva la definizione teologica dei rapporti fra le Persone della Santissima Trinità e i rispettivi "ruoli".
Vi fu un eccezionale sforzo teologico documentato dalle bolle di unione delle diverse chiese emanate da Eugenio IV, dove fra l'altro si leggono passi in cui si sottolinea che "il Padre non è il Figlio o lo Spirito santo, che il Figlio non è il Padre o lo Spirito santo, che lo Spirito santo non è il Padre o il Figlio; ma che il Padre è soltanto Padre, il Figlio è soltanto Figlio, lo Spirito santo è soltanto Spirito santo".
"È lecito pensare che la ridefinizione puntuale dei rapporti fra le Persone della Trinità, esito delle discussioni del concilio" osserva Alessandra Gianni "abbia spinto le committenze negli anni successivi a differenziare l'iconografia del Padre e del Figlio per rendere più comprensibile la diversità nell'unità delle Persone".
E' probabilmente da questi eventi ecclesiali che viene l'immagine artistica di Dio Padre come oggi la conosciamo.

Nota di BastaBugie: per una spiegazione della volta della Cappella Sistina disegnata da Michelangelo con Dio Padre rappresentato come un vegliardo si può vedere il seguente video.


https://www.youtube.com/watch?v=UG78V444deg

ALTRI VIDEO SUI MUSEI VATICANI
1° incontro: LE STANZE DI RAFFAELLO ➜ https://youtu.be/wB5OVg-XGD8
2° incontro: LE PARETI DELLA CAPPELLA SISTINA ➜ https://youtu.be/RCHdTsYtRq0
3° incontro: LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA ➜ https://youtu.be/UG78V444deg
4° incontro IL GIUDIZIO UNIVERSALE ➜ https://youtu.be/p73N-sdw6zs

Fonte: Libero, 18/02/2019

5 - IL TRIBUNALE DI GENOVA AUTORIZZA MINORENNE A CAMBIARE SESSO (E SE POI CAMBIASSE IDEA?)
Altre notizie dal mondo gay (sempre meno gaio): in Brasile il presidente Bolsonaro lotta contro il gender nelle scuole, sex toy contro la discriminazione di genere, basta la natura a smontare la bufala dei pinguini gay
Autore: Gianni Carotenuto - Fonte: Il Giornale, 19/01/2019

"Equilibrio psico-sessuale". È il concetto alla base della decisione con cui il Tribunale di Genova ha accolto la richiesta dei genitori di una ragazza 17enne che chiedeva di cambiare sesso, diventando così un uomo. Lo riporta La Stampa.
Secondo il quotidiano torinese, si tratta di una sentenza destinata a fare giurisprudenza. Infatti, nell'ordinamento italiano, è la prima volta che i giudici autorizzano il cambio sesso di una persona non ancora maggiorenne. Inevitabile discutere se Alessia, così si chiama la ragazzina, alla sua età si possa considerare capace di intendere e di volere, specie per assumere una decisione così delicata.
Il Tribunale ha stabilito che la ragazza può sottoporsi subito a un "irreversibile e invasivo intervento chirurgico, che lo Stato sosterrà economicamente "per assicurarle il benessere psico-fisico", si legge nel dispositivo della sentenza. Alessia, che sessualmente e all'anagrafe diventerà Alessio, ha vinto una battaglia cominciata due anni fa. Aveva solo 15 anni quando insieme a mamma e papà aveva rivendicato il diritto di cambiare sesso, sentendosi prigioniera di un corpo che non le apparteneva. Alla fine i giudici, non senza polemiche, le hanno dato ragione.
In effetti, è la prima volta che in Italia una persona minorenne viene autorizzata a sottoporsi a un intervento per il cambio di sesso, nel caso specifico un intervento di isterectomia (asportazione dell'utero). Come ricorda La Stampa, Alessia era affetta da una patologia nota come "disforia di genere", un disturbo che consiste nel non riconoscersi nella propria identità di genere.

Nota di BastaBugie: ecco altre notizie dal "gaio" mondo gay (sempre meno gaio).

IN BRASILE IL PRESIDENTE BOLSONARO LOTTA CONTRO IL GENDER NELLE SCUOLE
Il presidente del Brasile Bolsonaro ha dichiarato che vuole mettere fine a quei programmi scolastici pro gender che insegnano "a un ragazzo che non è un ragazzo e a una ragazza che non è una ragazza".
Parlando alle telecamere ha indossato la maglietta della nazionale di calcio giapponese. Perché? "In Giappone - ha spiegato Bolsonaro - ragazzini di 6 o 7 anni possono risolvere equazioni matematiche che i nostri studenti di liceo non sono in grado di svolgere, perché qui in Brasile è più importante insegnare a un bambino che in realtà non è un bambino – e la stessa cosa avviene per le bambine -, rispetto all'istruirli su qualcosa che permetterà loro di liberarsi dalla povertà, dalla miseria, dagli aiuti statali".
(Gender Watch News, 18 gennaio 2019)

UN SEX TOY CONTRO LA DISCRIMINAZIONE DI GENERE
Un nuovo vibratore per donne vince il Premio Innovazione per la categoria "Robotica e Drone" dell'International Consumer Electronics Show (Ces), in corso a Las Vegas. Ma la Consumer Technology Association (Cta) che ogni anno organizza la fiera dell'elettronica internazionale lo squalifica. La fondatrice dell'azienda Lora Haddock parla di «sex-positivity e inclusione» che sarebbero state calpestate
Il quotidiano Repubblica commenta l'uscita della Haddock e la interpreta come un «appello rivolto in particolare al mondo GLBTQ e a tutte coloro che non si lasciano trascinare dal conformismo di genere né tantomeno mettere i piedi in testa dalla schiera di amministratori delegati e manager maschi che ancora dettano legge nel business». In breve la squalifica suona tanto come atto discriminatorio verso le donne e quindi... verso i gay. Di contro il vibratore sarebbe strumento per affermare l'identità di genere, qualsiasi essa sia.
Ora cosa c'entra un vibratore con le rivendicazioni del mondo LGBT? Nulla, ma laddove si parla di sesso - sia inteso come attività sessuale sia come differenza sessuale - ecco che si deve - è un vero e proprio obbligo - parlare di omosessualità e transessualità. Davvero una ideologica fissazione.
(Gender Watch News, 15 gennaio 2019)

BASTA LA NATURA A SMONTARE LA BUFALA DEI PINGUINI GAY
Una delle cose più stucchevoli (e dequalificanti) per i giornaloni mainstream è la quantità inverosimile di articoli web su gattini, cagnolini, panda, orsacchiotti e altri poveri animali che vengono ridicolmente antropomorfizzati nella spasmodica ricerca di un click.
Quando però tali scritti si pongono al servizio dell'ideologia omosessualista, il picco glicemico sale fino a provocare il coma diabetico fulminante. E' il caso dell'ultimo, caramellatissimo pezzo di Elena Tebano sul Corriere della Sera che racconta la commovente storia di due pinguini "gay" dello zoo di Sydney.
E' stato il New York Times a raccontare per primo di Sphen e Magic: lui più adulto e serio di carattere, il secondo più giovane, efebico e vivace. Tra i due pinguini "è stato amore a prima vista e non hanno mostrato interesse per nessun altro pinguino della colonia" spiegano dallo zoo australiano con rigore scientifico unito a una profonda conoscenza del romanticismo uraniano pinguinesco. Come racconta Tish Hannan, la loro responsabile: "Poi hanno cominciato a cantare insieme: Magic cercava sempre Sphen con lo sguardo, poi lo chiamava... A quel punto arrivava Sphen e si metteva a cantare con lui".
Una delicata sensibilità espressiva, per i due pinguini gay, che tuttavia sono anche attenti osservatori delle riforme sociali in corso: "Sphen e Magic avevano iniziato a corteggiarsi un anno fa, poco dopo il grande referendum via posta con il quale gli australiani si erano espressi in favore della legalizzazione delle nozze gay" spiega il Corriere.
Le conquiste liberal si irradiano, dunque, anche fra i ghiacci artificiali dello zoo e, presumibilmente incoraggiati dal referendum, i due pinguini hanno deciso di fare coming out.
Ma la Tebano raggiunge lo zenith citando la marchettona ornitologica pro-adozioni gay del NYT: "Quando una coppia di pinguini etero ha abbandonato una delle due uova che avevano deposto (un comportamento molto comune) gli zoologi lo hanno dato a Sphen e Magic, che lo hanno covato a turno per 28 giorni. I due papà sono stati da subito molto attenti, a differenza delle coppie etero che si distraevano facilmente cercando cibo o giochi e lasciando le loro uova al freddo, con il rischio che non si schiudessero".
Insomma la coppia di raffinati e colti pinguini omosessuali dello zoo di Sydney si è dimostrata anche molto più premurosa con la prole adottiva rispetto ai distratti e ignorantoni pinguini etero, probabilmente anche di tendenze politiche sovraniste (ma questa è una nostra illazione).
Al di là delle risate che provoca questo articolo da denuncia all'Ordine dei Giornalisti per disinformazione scientifica, vilipendio del mondo naturale e offesa all'intelligenza dei lettori, vale la pena di entrare nel merito di una delle più diffuse bufale portate - da sempre - a supporto dell'ideologia gay. L'assunto è che siccome sono stati osservati comportamenti "omosessuali" anche fra gli animali, questi dovrebbero essere considerati perfettamente naturali anche nell'uomo.
A questo punto, allora, si potrebbe sdoganare anche l'ingestione delle proprie feci, prassi abituale per elefanti, koala, ippopotami e fra gli animali domestici, conigli, maiali e cani. Nell'uomo finora, la coprofilia, osservabile in parafiliaci, schizofrenici o pseudoartisti, non è ancora socialmente accettata, ma non disperiamo.
I rischi grossi arrivano quando, sempre con la stessa logica, si comincia a considerare la cannibalizzazione o l'abbandono della prole un comportamento lecito e normale anche per l'uomo.
Al di là del discutibile metodo, entrando nel merito della questione, la scienza spiega cosa succede realmente quando si vedono due cani maschi, due pecore o due vacche montarsi. Come spiega il dott. Ciro Di Sarno, medico veterinario: "L'etologia insegna, da Lorenz in poi, che questi comportamenti simil-copulativi non sono affatto atti sessuali, ma simbolici e necessari a regolare le gerarchie del gruppo. Se avete mai osservato un tale comportamento tra due cani maschi, non vi sarà sfuggito che il cane "montato" reagisce in due possibili modi.
O sottostà passivamente al cane che monta (dominante), quasi senza avvedersene, oppure si ribella, mostra i denti, cerca di mordere o fugge. Nel primo caso il cane "montato" si comporta da gregario subalterno e non ha alcun interesse a dimostrare il contrario; nel secondo caso invece, è un giovane dominante in cerca di un ruolo, indisponibile a segnare il passo. Il cane, quindi, non sta compiendo alcun atto sessuale, ma ciò che gli etologi chiamano "modulo comportamentale autonomo". Si tratta cioè, di modalità di comportamento, diverse secondo le finalità (accoppiamento, procacciamento del cibo, gerarchie di gruppo, ecc.) che l'animale tiene costantemente in esercizio anche quando esse non servono".
Un po' come quando il gatto di casa insegue un gomitolo o una pallina: non vuole realmente nutrirsi di questi oggetti, semplicemente tiene in esercizio il suo istinto di cacciatore - pena l'atrofia - per poterlo ben dimostrare di fronte a un vero topo, o a un vero uccellino.
Allo stesso modo, come spiega il dott. Di Sarno: "Il cagnolino che monta il cagnetto del vicino, non sta tentando un approccio omosessuale, ma sta rafforzando il comportamento che prima o poi dovrà avere e cioè quello della monta con una cagnetta. Si tratta solo di giochi istruttivi; la sessualità di quegli animali è e sarà perfettamente naturale in prosieguo, e soprattutto fertile".
Le sorprese non finiscono qui. Come è stato scoperto dal dipartimento di Ecologia e Genetica dell'Università di Uppsala, in Svezia, in altri animali, come in alcune specie di coleotteri, comportamenti pseudo-omosessuali rilevati in carenza di femmine, sono stati individuati - paradossalmente - come indirizzati a una maggiore procreazione. Il maschio diventa praticamente custode dello sperma di un suo simile per aumentare la sua prolificità all'accoppiamento "regolare" con una femmina, che farà così più uova.
Colpiscono anche gli albatross delle Hawaii: benché siano uccelli monogamici, il 31% delle loro coppie appare come "lesbo". Le due femmine crescono insieme i piccoli senza l'aiuto del maschio che tuttavia le ha fecondate. La coppia fra gli albatross femmina è quindi, piuttosto, un "sodalizio fra ragazze madri" finalizzato a incrementare la riproduzione di questi uccelli marini.
La natura, spiegata seriamente e non attraverso le svenevoli parodie ideologizzate del Corriere, insegna come tutto, nel mondo degli animali, sia finalizzato alla trasmissione della vita, alla diversificazione genetica e alla sopravvivenza della specie, anche attraverso i più vari e stupefacenti comportamenti.
(Gaspare Prisca Cerasa, La Nuova Bussola Quotidiana, 25 gennaio 2019)

Fonte: Il Giornale, 19/01/2019

6 - IL VERTICE IN VATICANO NON HA SODDISFATTO LE VITTIME DEGLI ABUSI SESSUALI
Inoltre non si può trovare il rimedio senza considerare la vera causa degli abusi (che è l'omosessualità, visto che l'80% sono compiuti da omosessuali)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/02/2019

Ascoltare le vittime, ha tante volte ripetuto papa Francesco, non solo in questi giorni. E il Vertice vaticano sulla protezione dei minori, chiuso ieri, è iniziato proprio con la testimonianza di alcune vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti. Ascoltare le vittime: giusto, perché quando si parla di abusi sessuali - soprattutto su minori, ma anche su adulti - troppo spesso se ne parla in modo astratto, come di un problema sì, ma che in fondo non ci tocca da vicino e soprattutto è una grana da risolvere. Dopo questi giorni, avendo ascoltato diverse testimonianze, è auspicabile che i presidenti delle Conferenze episcopali tornino nei loro paesi con una consapevolezza diversa sia delle conseguenze degli abusi sia della gravità degli atti commessi da sacerdoti e vescovi. E da qui almeno potrebbe nascere qualcosa di buono se questa maggiore consapevolezza si tradurrà in azioni concrete.
Ma detto questo, e mettendoci dalla parte delle vittime, potremmo essere soddisfatti da quanto è stato detto e fatto in questi giorni di incontri? Ne dubitiamo fortemente. Abbiamo sentito tante parole, soprattutto tante parole d'ordine: clericalismo, sinodalità, collegialità, trasparenza. Abbiamo già argomentato sulla erroneità o parzialità di questi concetti. Ma soprattutto l'impressione forte è che siano state parole che più che rivelare e spiegare siano servite a nascondere, a gettare fumo, a dare l'idea di un cambiamento radicale mentre invece si fa resistenza a quel cambiamento avviato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una sorta di gioco di prestigio, insomma, dare l'impressione che accada qualcosa mentre in realtà sta succedendo tutt'altro.

DOMANDE SENZA RISPOSTA
Si parla di azioni concrete, di trasparenza: ma la prima cosa che ci si aspetterebbe allora è fare chiarezza sulla vicenda dell'ex cardinale Theodore McCarrick, il cui caso è anche all'origine di questo summit. Invece si sta facendo di tutto per evitare che si faccia luce su quella rete di complicità che ne ha permesso la lunga attività di abusi e nello stesso tempo una grande carriera ecclesiastica. Non solo, i vescovi e cardinali che sono tali grazie all'amicizia con McCarrick vengono addirittura promossi. Cosa dovrebbero pensare le vittime di McCarrick - che sono tante - vedendo che il cardinale Cupich organizza il vertice sugli abusi sessuali; che il cardinale Wuerl viene omaggiato di un messaggio dal Papa che ne esalta le qualità personali e quasi lo descrive come un martire; che il cardinale Farrell - che con McCarrick ha convissuto diversi anni - è stato appena nominato Camerlengo di Santa Romana Chiesa? E che cosa dovrebbero dedurre dal fatto che alla Conferenza episcopale americana non è dato di svolgere un'indagine approfondita su tutta la vicenda, compreso l'accertamento delle complicità nella Curia Romana?
Si parla di clericalismo, di abuso di potere, come origine del problema. Ma è puro buon senso constatare che l'abuso di potere è una conseguenza di un disordine precedente, e si può esprimere in diversi modi. Anche il mobbing è abuso di potere, anche il "nonnismo" lo è, e anche l'uso della violenza sulle persone più deboli. Se si esprime con la violenza sessuale è la causa di questa che va ricercata; e se l'80% degli abusi sono atti omosessuali non si può eludere il problema affermando - come ha fatto monsignor Scicluna, uno dei protagonisti del summit - che l'orientamento sessuale non predispone al peccato. Nessuno vuole affermare che le persone con tendenze omosessuali siano tutte potenziali abusatori, ma allo stesso tempo se la stragrande maggioranza delle violenze sono commesse da persone che hanno queste tendenze un motivo ci sarà. Nasconderlo, fare finta di niente non è di grande consolazione per le vittime di questi predatori.

L'AGENDA OMOSESSUALE NON SI FERMA
Nella lettera aperta pubblicata alla vigilia del summit, i cardinali Raymond Burke e Walter Brandmüller spiegavano che gli abusi sui minori e «l'agenda omosessuale» sono parte di «una crisi ben più vasta»: «Le radici di questo fenomeno evidentemente stanno in quell'atmosfera di materialismo, di relativismo e di edonismo, in cui l'esistenza di una legge morale assoluta, cioè senza eccezioni, è messa apertamente in discussione». In altre parole la grave colpa dei preti sta «nell'essersi allontanati dalla verità del Vangelo. La negazione, anche pubblica, nelle parole e nei fatti, della legge divina e naturale, sta alla radice del male che corrompe certi ambienti della Chiesa». In qualche modo le relazioni e gli interventi di questi giorni hanno confermato questo giudizio. Si è parlato dell'argomento senza mai fare riferimento al Vangelo o al sesto comandamento, nessun riferimento a Padri e Dottori della Chiesa, neanche si è guardato a modelli di santi della castità.
Possono delle vittime sentirsi rassicurate dal fatto che dei pastori che dovrebbero indicare la strada del Paradiso, affrontano questi problemi come farebbe un amministratore delegato di un'azienda?
E poi la sinodalità, le giuste procedure per far sì che le denunce delle vittime vengano rapidamente accertate. Ma di questo si è parlato come se finora non ci fosse stato nulla. Non è vero, le procedure già ci sono. Certo, possono essere migliorate, possono essere rese più rigide, ma i casi più clamorosi sono quelli dove le procedure sono state seguite e poi, arrivate a un certo punto, si sono interrotte perché certi "amici" hanno fatto in modo di far sparire i dossier: non solo il caso McCarrick, ma anche padre Marcel Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo, il cardinale britannico Cormac Murphy O'Connor. E il vescovo argentino Gustavo Zanchetta, un caso di estrema attualità: sono emerse in questi giorni le prove che ci dicono che la Santa Sede ha mentito non più di un mese e mezzo fa. E come si fa a dare credito a chi da una parte parla di trasparenza e dall'altra cerca di coprirsi?
Non solo, ma in Vaticano c'è già un ufficio che lavora per esaminare tutte le denunce che arrivano a Roma: è una sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede, che aveva 10 funzionari; sarebbero dovuti aumentare di almeno tre unità per fare fronte in modo scrupoloso a tutti i casi da affrontare; c'era la promessa, ma invece nel 2017 ne sono stati mandati via tre, senza fornire spiegazioni, e quella sezione si trova tuttora con una diminuzione di personale.
Poi non si può biasimare le vittime se perdono la fiducia nella volontà di mettere a posto le cose.
Invece di creare nuove commissioni, che sono soltanto fumo negli occhi e poi sono causa di ulteriori discussioni e spaccature, basterebbe rafforzare le strutture che già esistono per accelerare i processi e accertare con scrupolo i fatti contestati a preti e vescovi.

Nota di BastaBugie: per approfondimenti si può leggere l'articolo da noi rilanciato la settimana scorsa. Ecco qui sotto il link all'articolo.

PURTROPPO IL VERTICE PER LA PROTEZIONE DEI MINORI SARA' UN FALLIMENTO
Nella Sala Stampa della Santa Sede un Cardinale ha affermato cose contrarie al Catechismo (ecco la lettera aperta ai presidenti delle Conferenze episcopali da parte di Burke e Brandmuller, i cardinali superstiti dei Dubia)
di Costanza Miriano
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5549

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 25/02/2019

7 - LA VERA STORIA DELLA LEGGE 194 SULL'ABORTO
Le responsabilità furono di Giulio Andreotti e Aldo Moro e di tutta la Democrazia Cristiana (e del moderato intervento della CEI e del Movimento per la vita)
Autore: Roberto de Mattei - Fonte: Corrispondenza Romana, 21/03/2018

L'attenzione di tutti media in Italia si è concentrata in questi giorni sul quarantesimo anniversario del rapimento di Aldo Moro. Il 16 marzo 1978, in un agguato a via Fani, l'uomo politico democristiano venne sequestrato e la sua scorta sterminata dalle Brigate Rosse. Il 9 maggio, dopo una prigionia di 55 giorni, il suo corpo fu ritrovato crivellato di colpi nel bagagliaio di un'auto in via Caetani. Nessuno ha ancora ricordato però che, in quella stessa primavera del 1978 venne discussa e approvata dal Parlamento la legge 194 sull'aborto che, da allora, ha fatto sei milioni di vittime nel nostro Paese.
Nel 1991 il presidente onorario del Movimento per la Vita, Francesco Migliori, rivelò che era stato l'allora segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro che «nel Consiglio Nazionale del 1975 aveva espresso l'opinione che, per non impedire l'incontro con altri partiti popolari (ossia il Partito Socialista e il Partito Comunista n.d.r.) questi problemi dovessero restare nel chiuso delle coscienze», per cui fu proprio l'intervento di Moro che convinse la DC a non impegnarsi nella battaglia anti-abortista degli anni '70. L'on. Aldo Moro era lo stratega del compromesso storico con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer e l'accordo prevedeva il disimpegno della DC sull'aborto.

DETERMINANTI LE DEFEZIONI DELLA DC
Durante la prigionia di Moro, il 15 aprile 1978, la legge 194 sull'aborto fu promossa alla Camera con 308 voti a favore e 275 contrari «una maggioranza risicata formata da comunisti, socialisti, liberali, socialdemocratici, repubblicani e indipendenti di sinistra e rinforzata, si dice, dai voti di un drappello di democristiani che avrebbero così scongiurato il referendum» (la Repubblica, 15 maggio 1998). «Le cifre della votazione finale - scriveva Francesco Damato su Il Giornale del 10 maggio - dimostrano che gli abortisti, pur disponendo della maggioranza sulla carta, avrebbero perso la loro battaglia se il fronte opposto fosse stato tutto al suo posto».
Arrivato al Senato, il testo fu approvato, il 18 maggio, con 160 voti favorevoli e 148 contrari, su un totale di 308 senatori. Determinanti furono, ancora una volta, le defezioni della DC. Sulla Gazzetta Ufficiale del 22 maggio 1978, la legge n. 194 che autorizza l'omicidio fu promulgata a firma di parlamentari tutti democristiani: il presidente della Repubblica Giovanni Leone, il presidente del Consiglio Giulio Andreotti ei ministri, tutti democristiani, Tina Anselmi, Francesco Bonifacio, Tommaso Morlino, Filippo Maria Pandolfi.
Andreotti si difese in una lettera a padre Rotondi, dicendo che il suo era «un atto dovuto». Atto dovuto forse secondo i princìpi del positivismo giuridico, ma non certo secondo quelli della morale cattolica, per la quale gli unici doveri assoluti che abbiamo sono quelli nei confronti della legge divina e naturale che, nel caso specifico, vieta di uccidere l'innocente.
Il presidente del Consiglio, d'altronde, non si limitò a questo: il suo governo assunse ufficialmente la responsabilità della legge di fronte alla Corte Costituzionale: infatti nell'udienza del 5 dicembre 1979, l'Avvocatura generale dello Stato, su mandato del governo, pur avendo la possibilità di sollevare eccezioni, difese la legittimità costituzionale della legge. All'inizio di giugno il presidente della Repubblica Giovanni Leone, che non aveva sentito il bisogno di dimettersi al momento della firma della legge, fu costretto a farlo, in seguito alle polemiche sullo scandalo Lockeed.

QUANDO LA CIVILTÀ CATTOLICA ERA CATTOLICA
Dopo qualche settimana, veniva eletto alla stessa carica il socialista Sandro Pertini. Andreotti ebbe invece lunga vita politica, segnata però da macchie che l'assoluzione processuale non ha cancellato, come l'accusa di esser stato il mandante dell'omicidio di Mino Pecorelli e il suo concorso ai crimini di mafia. Dubitiamo della verità di queste accuse, ma se anche fossero vere, abbiamo la certezza che la responsabilità di avere sottoscritto la legge sull'aborto è enormemente maggiore della complicità negli omicidi mafiosi. Questi crimini infatti, come l'uccisione di Moro da parte delle Brigate Rosse, non costituiscono una negazione di principio del diritto alla vita e sono dunque meno gravi dell'introduzione nel nostro ordinamento giuridico dell'omicidio di massa.
Il 20 maggio 1978, in un suo editoriale, La Civiltà Cattolica scriveva: «Certo, la terribile e sconvolgente vicenda dell'on. Moro e della spietata uccisione della sua scorta hanno attirato l'attenzione di tutti in maniera così forte che gli altri problemi sono passati in secondo piano; ma se si riflette più profondamente si rileva che quanto avviene al Senato in questi giorni con l'approvazione definitiva della legalizzazione dell'aborto è più grave, sotto il profilo generale e per quanto riguarda il futuro non solo immediato, ma anche lontano del nostro paese, di quanto avvenne il 16 marzo in via Fani. Qui fu commesso un delitto orrendo, ma non fu intaccato il principio del diritto alla vita ed alla libertà, in base alla quale quel delitto è stato unanimemente condannato; nel Parlamento, invece, per la prima volta nella storia del nostro Paese, viene intaccato il principio del diritto alla vita, cioè il principio fondamentale sul quale si regge non solo la vita sociale, ma anche l'ordinamento giuridico italiano» (quaderno 3070 del 20 maggio 1978, p. 313). La Civiltà Cattolica sottolineava giustamente come la legalizzazione dell'omicidio è ben più grave di un singolo atto omicida, quale l'assassinio di Moro e la strage della sua scorta, ma omette di ricordare che l'approvazione dell'aborto è gravissima, non tanto perché intacca il principio del diritto alla vita su cui si regge l'ordinamento giuridico italiano, ma soprattutto perché contraddice pubblicamente la dottrina della Chiesa e la legge naturale e divina. Le responsabilità del passaggio della legge sull'aborto ricadono, inoltre, oltre che sulla Democrazia Cristiana, sui Pastori italiani che scoraggiarono l'opposizione in Parlamento e dopo l'introduzione della legge cercarono di impedire la sua abrogazione integrale attraverso lo strumento del referendum popolare.

COSA (NON) FECE LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Tra i miei ricordi di quel periodo c'è un incontro che avemmo, nel 1979, con mons. Luigi Maverna, segretario della Conferenza Episcopale Italiana, per chiedere un appoggio, anche tacito e indiretto ma benevolo, alla raccolta di firme che Alleanza Cattolica intendeva avviare per un referendum abrogativo della legge 194 sull'aborto, appena approvata. Come risposta, il prelato ci manifestò la totale indisponibilità, presente e futura, della CEI nei confronti di chi intendesse promuovere un referendum contro l'aborto. Alle nostre obiezioni, rispose con un «Fate voi», stringendosi le spalle. La ragione era chiara. La CEI, allora presieduta dal cardinale Antonio Poma, appoggiava discretamente il compromesso storico e voleva evitare la politica degli "steccati" o, come oggi, si dice, dei "muri contrapposti". Il referendum "divideva" e la strategia che da allora a oggi si seguì, fu quella della mediazione e del compromesso.
La linea della Conferenza Episcopale era la medesima della Segreteria di Stato e Giovanni Paolo II, malgrado la sua categorica opposizione all'aborto, non riuscì a modificarla. Nel corso degli anni Ottanta, grazie alla professoressa Wanda Poltawska, molto vicina a Giovanni Paolo II, incontrai più volte il segretario del Papa, mons. Stanisław Dziwisz, che ascoltò sempre con cortesia e attenzione le mie perorazioni a favore dell'abrogazione della legge 194. Giovanni Paolo II non voleva interferire però negli affari politici italiani e aveva delegato alla Segreteria di Stato questo compito.
Nella mattinata del 22 maggio 1980, incontrai, con Giovanni Cantoni e Agostino Sanfratello di Alleanza Cattolica, su presentazione di mons. Dziwisz, mons. Achille Silvestrini, Segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. Silvestrini era succeduto nel 1973 al cardinale Agostino Casaroli nella carica di segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici per la Chiesa e di Casaroli era stretto collaboratore, ma soprattutto era "figlio spirituale" di mons. Salvatore Baldassarri. arcivescovo "rosso" di Ravenna, destituito da Paolo VI per il suo ultraprogressismo.
Nel corso del colloquio esponemmo l'urgenza di un referendum abrogativo sostenuto dall'indispensabile cooperazione di almeno una parte adeguata dei vescovi italiani, ai fini di raccogliere le 500.000 firme occorrenti. Mons. Silvestrini, con tono mellifluo, ci oppose la considerazione dell'inopportunità di tale referendum antiabortista, perché esso avrebbe causato, secondo la sua espressione, una dannosa "contro-catechesi" abortista, nel senso che, per reazione all'anti-abortismo dei cattolici, gli abortisti avrebbero moltiplicato il loro impegno a favore dell'aborto. Ma il mondo cattolico - facemmo osservare al monsignore - non subisce già oggi una crescente aggressione abortista? E se difendere la verità e compiere il bene è occasione di contro-catechesi, dovremmo allora astenerci dalla proclamazione della verità e dal compimento del bene?
Mons. Silvestrini osservò come una seconda ragione di inopportunità era il ricordo ancora bruciante della sconfitta del referendum contro il divorzio. Ma non era forse vero - replicammo - che tale battaglia era stata persa perché non era stata combattuta adeguatamente e generosamente? E se era amaro il ricordo di tale sconfitta non avrebbe dovuto essere ancora più amaro il ricordo dell'inerzia che ne era stata la causa?
Mons. Silvestrini disse che "anche il partito" (si riferiva alla Democrazia Cristiana) sarebbe stato avverso all'ipotesi di referendum antiabortista. Come stupirsene, rispondemmo, se tale partito favorì la legge in parlamento e alcuni fra i suoi maggiori esponenti firmarono tale legge, assumendosene la piena responsabilità morale e politica? In realtà parlavamo due linguaggi diversi e non c'era possibilità di dialogo. Alla fine, la Segreteria di Stato e la Conferenza episcopale approvarono debolmente una richiesta di referendum del Movimento per la Vita che accettava l'aborto terapeutico e la contraccezione.
Nel referendum che si svolse il 17 maggio 1981, la legge proposta dal Movimento per la Vita non superò il 32 per cento. L'aborto continuò a mietere le sue vittime in Italia. [...]
La decadenza morale della Chiesa e della società italiana non è questione degli ultimi anni, ma viene da lontano e va analizzata nelle sue cause remote, se si vogliono trovare i rimedi.

Nota di BastaBugie: si sente dire che Giulio Andreotti si sia poi pentito di aver firmato la legge sull'aborto, ma le cose stanno diversamente come si incarica di dimostrare l'articolo seguente.

LA BUFALA CHE ANDREOTTI SI SIA PENTITO DI AVER FIRMATO LA LEGGE SULL'ABORTO
La legge italiana sull'aborto è l'unica al mondo promulgata con la firma di soli politici democristiani (assuefatti al compromesso che di male minore in male minore ha distrutto l'Italia)
di Vincenzo Gubitosi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5533

Fonte: Corrispondenza Romana, 21/03/2018

8 - QUANDO IL CATECHISMO SI IMPARAVA A MEMORIA
San Giovanni Paolo II con l'esortazione apostolica ''Catechesi tradendae'' sottolineò l'importanza di memorizzare le nozioni-chiave della dottrina
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Sito del Timone, 20/02/2019

C'erano una volta gli incontri di «dottrina», in occasione dei quali i bambini erano chiamati ad imparare a memoria un'articolata serie di domande e risposte. Poi, dopo il Concilio Vaticano II, la «dottrina» si è fatta catechesi, cioè approfondimento formalmente meno rigido e centrato sulla figura di Gesù. Un passaggio, questo, che tra le varie cose, negli anni, ha determinato l'abbandono di un esercizio fondamentale: quello dell'acquisizione mnemonica delle formule del Catechismo. Di più: lo stesso Catechismo è scivolato nel dimenticatoio, acquisendo una fama sinistra: quella di un manuale polveroso, consultato assiduamente solo da implacabili maniaci di un rigore teologico e morale che, di evangelico, avrebbe ben poco.
Ma tale visione stereotipata del Catechismo non sarebbe stata possibile se, all'abbandono della memorizzazione, non si fosse accompagnata anche la perdita di consapevolezza della sua importanza. E pensare che proprio su questo aspetto non un seminarista di periferia, bensì un pontefice - per giunta santo -, Giovanni Paolo II, ebbe a spendere parole molto chiare.
Lo fece, per la precisione, neppure in un pronunciamento occasionale ma in un documento ufficiale, l'esortazione apostolica Catechesi tradendae, interamente incentrata proprio sulla catechesi nel nostro tempo e pubblicata nel 1979, nel secondo anno di quello che si sarebbe rilevato, come sappiamo, un pontificato pluridecennale.
Ebbene, in quel testo papa Wojtyła si dimostrava, come suo solito, estremamente acuto. Infatti, non soltanto ribadiva l'importanza della memorizzazione, ma collegava l'abbandono di questo esercizio al declino stesso della religione.
«Una certa memorizzazione delle parole di Gesù, di importanti passi biblici, dei dieci comandamenti, delle formule di professione di fede, dei testi liturgici, delle preghiere fondamentali, delle nozioni-chiave della dottrina», evidenziava san Giovanni Paolo II, «lungi dall'esser contraria alla dignità dei giovani cristiani, o dal costituire un ostacolo al dialogo personale col Signore, è una reale necessità [...] Bisogna essere realisti. I fiori della fede e della pietà - se così si può dire - non spuntano nelle zone desertiche di una catechesi senza memoria. La cosa essenziale è che questi testi memorizzati siano al tempo stesso interiorizzati, compresi a poco a poco nella loro profondità, per diventare sorgente di vita cristiana personale e comunitaria». [...]
Che dire, si tratta di considerazioni che si stenta a credere abbiano 40 anni, tanto sono attuali. Sono quindi riflessioni che meritano una volta di più di essere meditate, dal momento che, come si diceva poc'anzi, la memorizzazione delle formule del catechismo è anche memorizzazione dalle fede e dei suoi fondamenti. Di qui l'auspicio che questo antico ma fondamentale esercizio venga riscoperto sia dai semplici fedeli, a partire dai bambini, sia dagli stessi pastori, i quali nella precisione della loro conoscenza hanno la possibilità di guidare più saggiamente, peraltro in tempi di grande confusione, le loro comunità. Perché una catechesi improvvisata, oltre ad essere «senza memoria», come denunciava Giovanni Paolo II, è pure senza futuro.

Nota di BastaBugie: fino a qualche decina di anni fa nelle parrocchie si facevano anche gare tra i ragazzi per imparare a memoria le nozioni della dottrina. Esistevano anche medaglie per premiare i migliori. Oggi alcune parrocchie stanno riscoprendo questa interessante esperienza. Si può leggere l'interessante articolo cliccando sul seguente link.

LA DOTTRINA COME DIO COMANDA
Con il ''campionato di catechismo'' si stimolano i bambini a imparare a mente le nozioni che gli rimarranno per tutta la vita
di don Stefano Bimbi
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4613

Fonte: Sito del Timone, 20/02/2019

9 - OMELIA VIII DOM. T. ORDINARIO - ANNO C (Lc 6,39-45)
Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto
Autore: Giacomo Biffi - Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

La pagina evangelica che abbiamo ascoltato è evidentemente una complicazione: più che riferire un discorso organico di Gesù, riproduce alcune frasi da lui pronunciate verosimilmente in contesti diversi, ma tutte ricche di verità e di sapienza. "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?" (Lc 6,39). Con questo paragone così semplice ed efficace è presumibile che il Signore prenda di mira i farisei, che pretendevano di insegnare al popolo la strada che conduce a Dio, mentre essi stessi non riuscivano a capire il disegno divino di salvezza né ad accogliere l'Inviato del Padre. Ma l'ammonimento è di grande attualità, anche ai nostri giorni, quando tanta gente è smarrita, ha perso ogni punto di riferimento; quando molti, invece di ascoltare l'unico vero Maestro, che ci parla per mezzo del Vangelo autenticamente presentato dalla Sua Chiesa, si rivolgono a persone che in merito alle scelte esistenziali di fondo, al comportamento morale, alla soluzione da dare alle questioni davvero serie, ne sanno meno di loro.

IL DOVERE DI NON ASCOLTARE FALSI MAESTRI
Sarebbe perfino comico, se non fosse drammatico, vedere con quanta facilità per i problemi della loro coscienza molti si affidano alle rubriche radiofoniche, televisive e dei rotocalchi, dove improvvisati direttori di spirito dispensano consigli con una autorevolezza che non pare per niente giustificata, vista la superficialità, la frivolezza e talvolta l'insensatezza che troppo spesso dimostrano: ciechi che guidano ciechi.
E a dimostrare che, quando illanguidisce la fede, finisce sempre col deteriorarsi anche la ragione, molti nostri contemporanei, per orientarsi nelle decisioni anche importanti da prendere, non trovano di meglio che consultare gli estensori di oroscopi. E così si avvera quanto San Paolo scrive di coloro che non vogliono aprire la mente e il cuore a Dio vivo e vero: "Hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa" (Rm 1, 21).
Noi invece riconosciamo di avere qui, nella parola di Dio che ogni settimana ci viene annunziata, la sorgente di una luce che può davvero illuminare le nostre tenebre e dissipare i dubbi e le incertezze che tutti possiamo sperimentare. A noi è dato di trovare un aiuto determinante in coloro che parlano legittimamente in nome del Figlio di Dio nostro Salvatore, e ricevono da Lui la missione di condurre il Suo gregge sul giusto cammino della salvezza. E di questo dobbiamo sentire profonda riconoscenza verso il Signore, che non ci ha abbandonati a noi stessi nel buio di questo mondo.

GESÙ CI INVITA A CORREGGERE NOI STESSI PRIMA CHE GLI ALTRI
Ma anche tra noi, fraternamente, possiamo aiutarci a non uscire di strada. Su questo punto però Gesù con molto buon senso - mediante le figure paradossali della pagliuzza e della trave - avverte che prima di correggere gli altri dobbiamo impegnarci a correggere noi stessi, perché è troppo facile deplorare nel prossimo i medesimi difetti che, in misura anche più grave e vistosa, tolleriamo tranquillamente in noi, o addirittura non ci accorgiamo nemmeno di avere. Anzi, nel guazzabuglio del cuore umano è normale diventare critici tanto più impietosi degli altri quanto più ci allontaniamo noi dalla giustizia. I santi, che erano severi con se stessi, di solito erano comprensivi e indulgenti con il loro prossimo e, più che rimproverare, insegnavano e trascinavano col loro esempio.
Su questo argomento merita di essere ricordata l'osservazione acuta di Sant'Agostino: "Cercate di acquisire voi le virtù che ritenete manchino nei vostri fratelli, e non vedrete più i loro difetti, perché sarete voi a non averli" (Enarrationes in psalmos 3,2,7).

LA BONTÀ DEL NOSTRO CUORE EDIFICA CHI CI STA INTORNO
In ogni caso, ci dice Gesù, noi riusciremo a migliorare chi ci sta intorno a misura che siamo buoni noi di dentro. Non dalla bellezza delle nostre parole, non dal fascino della nostra immagine (contro i convincimenti diffusi di questa nostra epoca televisiva), ma dalla bontà del nostro cuore può irradiarsi da noi un'azione veramente ed efficacemente benefica. "L'uomo buono - abbiamo ascoltato - dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene, l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda" (Lc 6,45).
Il Signore insiste a farci capire che, più che quello che si dice, più che quello che si fa, nell'ordine dei valori veri conta quello che si è; e a questo scopo ci propone il paragone comprensibile a tutti dell'albero. Ogni albero dà o non dà frutti pregiati, non a seconda della sua apparenza posteriore, ma a seconda della virtù produttiva che porta in sé. Ci sono alberi bellissimi da vedere, che sono del tutto infecondi: sono in grado di produrre soltanto fogliame. E ci sono alberi magari dimessi e senza splendore, che alla stagione opportuna offrono un raccolto abbondante e gustoso.
Così è l'uomo. Se lascia lavorare dentro di sé la grazia vivificante dello Spirito e si sforza di essere sempre più conforme all'ideale che il Signore Gesù è venuto a farci conoscere, allora effonde la fede, la speranza e l'amore attorno a sé, e tutti edifica con l'eccellenza delle sue opere. Altrimenti produce soltanto parole vuote e illusioni, appunto come una pianta che sia ricca soltanto di foglie.

Fonte: Stilli come rugiada il mio dire

10 - OMELIA MERCOLEDI' DELLE CENERI - ANNO C (Mt 6, 1-6.16-18)
Ritornate a me con tutto il cuore
Fonte Il settimanale di Padre Pio

È iniziata la Quaresima. Questo tempo che dura quaranta giorni è il "tempo favorevole" per la nostra conversione, per prepararci nel modo migliore alla celebrazione della Pasqua. Le letture ci offrono diversi spunti di meditazione. La prima lettura ci invita a una profonda conversione. Il signore così ci dice per bocca del profeta Gioele: "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso" (Gl 2, 12-13). Dobbiamo convertirci e dobbiamo pregare per la conversione dei nostri fratelli. Infatti, poco più avanti, il Profeta così scrive: "Tra il vestibolo e l'altare piangono i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: "Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al ludibrio e alla decisione delle genti"" (Gl 2,17).
Tutti noi, certamente, abbiamo bisogno di conversione, ma non possiamo disinteressarci di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono come se Dio non esistesse e vanno verso la loro perdizione. Per loro dobbiamo innalzare continuamente le nostre preghiere, come i sacerdoti di cui parla Gioele, e implorare per tutti misericordia.
Cogliamo l'invito di San Paolo apostolo che così ci dice: "Lasciatevi riconciliare con Dio" (2Cor 5,20). Ci riconcilieremo con Dio ogni volta che ci accosteremo al sacramento al sacramento della Confessione che è l'incontro tra la Misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito. Prepariamoci con cura a questo incontro, con un buon esame di coscienza, con vivo dolore, fermo proposito tra la Misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito. Prepariamoci con cura a questo incontro, con un buon esame di coscienza, con vivo dolore, fermo proposito e una accusa sincera di tutti i nostri peccati.
Infine il Vangelo ci dà tre preziosi insegnamenti.
Il primo riguarda la preghiera, una preghiera fatta con il cuore, una preghiera che deve diventare un dialogo d'amore con Dio. Gesù, infatti, dice: "Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che è nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).
Il secondo insegnamento si riferisce all'elemosina, ovvero alla carità fraterna che riveste tante forme diverse. Gesù ci insegna a praticare queste opere di misericordia non per essere lodati dagli uomini, ma unicamente per fare del bene. Riguardo a quelli che fanno del bene per essere approvati dagli altri, Gesù dice: "Hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra" (Mt 6,2-3).
Il terzo insegnamento è quello del digiuno. Il digiuno è una forma di penitenza che in questa Quaresima non dovrà mancare. Digiunare significa togliere qualcosa dalla nostra tavola per darla a che non ne ha. In senso ampio significa rendere più sobria la nostra vita, eliminando sprechi e spese inutili, per favorire la preghiera e la carità fraterna. Se la nostra preghiera sarà accompagnata dall'elemosina e dal digiuno, diverrà molto potente presso il Cuore di Gesù e ci otterrà tutto ciò di cui abbiamo bisogno, noi e i nostri cari.

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Fonte: Il settimanale di Padre Pio

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