BastaBugie n�740 del 27 ottobre 2021

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1 SCANDALO BIBBIANO: IN ARRIVO LE CONDANNE
Chiesti 6 anni per lo psicoterapeuta Claudio Foti in concorso con Federica Anghinolfi: il tribunale emetterà la sentenza per l'orrore dei bambini che venivano tolti illegalmente alla famiglia (VIDEO: Bibbiano nel 2019, la situazione nel 2013)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia
2 SQUID GAME SU NETFLIX CORROMPE I GIOCHI DEI BAMBINI FACENDO MORIRE CHI PERDE
Nella serie coreana un gruppo di persone rischiano la vita in un mortale gioco di sopravvivenza per liberarsi dai debiti verso le banche... purtroppo i bambini imitano ciò che vedono in televisione
Autore: Francesca Galici - Fonte: Il Giornale
3 LA CONVERSIONE CHE DIMOSTRA LA FINE DELL'ANGLICANESIMO
Dopo il ritorno alla Chiesa Cattolica dell'ex cappellano della regina Elisabetta, ora si è convertito anche un eminente vescovo anglicano di 72 anni
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone
4 IL GREENPASS E LE MINACCE ''MISERICORDIOSE'' A SACERDOTI E FEDELI
Piano piano nelle diocesi italiane ci si adegua al ricatto di una delle leggi dello Stato più divisive (ma dove sono finite la tolleranza, l'inclusione e la non discriminazione finora così sbandierate dai vescovi?)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
5 I CASI DI MIETTA E MARTINA COLOMBARI: IL GREENPASS E' INUTILE E PERICOLOSO
Clamoroso il trattamento ricevuto da Martina Colombari (vaccinata eppure positiva al tampone) e invece Mietta che viene massacrata perché non ancora vaccinata (eppure contagio, sintomi e salute sono gli stessi)
Fonte: Blog di Nicola Porro
6 VACCINI E GREEN PASS, TRA I CATTOLICI C'E' CHI DICE SI
Dopo la spaccatura all'interno delle famiglie, la divisione c'è anche tra i cattolici: alcuni a favore, altri contro le costrizioni dello Stato... due convegni a confronto (VIDEO IRONICO: Si può Pfizer di più)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana
7 MODIFICARE LA COSTITUZIONE PER TUTELARE GLI ANIMALI E L'AMBIENTE... A SCAPITO DEGLI UOMINI?
L'Italia rischia la deriva di Zapatero che in Spagna nel 2008 proteggeva per legge le scimmie, ma rendeva più facile l'aborto anche per le ragazzine e la produzione ed eliminazione di embrioni umani in laboratorio
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia
8 OMELIA XXXI DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 12, 28-34)
Non sei lontano dal regno di Dio
Fonte: Il settimanale di Padre Pio
9 OMELIA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI (Mt 5,1-12a)
Grande è la vostra ricompensa nei cieli
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano

1 - SCANDALO BIBBIANO: IN ARRIVO LE CONDANNE
Chiesti 6 anni per lo psicoterapeuta Claudio Foti in concorso con Federica Anghinolfi: il tribunale emetterà la sentenza per l'orrore dei bambini che venivano tolti illegalmente alla famiglia (VIDEO: Bibbiano nel 2019, la situazione nel 2013)
Autore: Luca Marcolivio - Fonte: Provita & Famiglia, 19 ottobre 2021

A Bibbiano e dintorni è andato in scena per anni, il mercimonio dell'infanzia. Il processo, che in queste settimane sta giungendo alla sua fase conclusiva, non sta facendo che confermare le accuse sollevate due anni fa: i bambini venivano strappati alle famiglie non per il loro bene ma per puro business.
La richiesta per i due principali imputati è di sei anni di reclusione per abuso d'ufficio, frode processuale e lesioni gravissime. È quanto emerso durante la requisitoria - durata sette ore - del pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, nei confronti di Claudio Foti, lo psicoterapeuta, direttore scientifico del centro Hansel & Gretel, imputato nel processo "Angeli e demoni" sugli affidi illeciti nei comuni della Val d'Enza.

LE ACCUSE
A più di un anno dal rinvio a giudizio, le sentenze per Foti e per l'altra imputata Beatrice Benati (assistente sociale accusata di violenza privata e tentata violenza privata, che, come lui, ha chiesto il giudizio abbreviato) sono previste per l'11 novembre. Si tratterà dei primi verdetti relativi allo scandalo esploso due anni fa in provincia di Reggio Emilia, ad eccezione dell'assistente sociale rea confessa Cinzia Magnarelli - che, per occasione aveva patteggiato - condannata per falso ideologico e frode processuale. Per gli altri 22 imputati si deciderà se andranno a giudizio o meno.
Le famiglie dei bambini, costituitesi parte civile, hanno chiesto danni provvisionali tra i 5000 e il 50mila euro, oltre al risarcimento. Anche gli enti pubblici coinvolti hanno chiesto i danni: l'Unione Val d'Enza e l'AUSL reggiana esigono 150mila euro di risarcimento ciascuno; la Regione 50mila euro e la pubblicazione della sentenza.
La requisitoria del pm di Reggio Emilia è stata incentrata soprattutto sull'accusa di abuso d'ufficio contestata a Foti, in concorso con il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, con l'ex responsabile dei servizi sociali, Federica Anghinolfi, e con l'assistente sociale Francesco Monopoli. Per le sue perizie, Foti era riuscito a concordare 135 euro a seduta, praticamente il doppio rispetto alla media di 60-70 euro: una tariffa che, secondo il pm, non sarebbe stata mai approvata in caso di indizione di una gara.

LA FERITA INFLITTA AI BAMBINI E AI LORO GENITORI RIMANE INSANABILE
Foti è anche accusato di aver plagiato una bambina affidata alle sue perizie tra il 2016 e il 2017, «alterandone lo stato psicologico ed emotivo sui fatti oggetto del procedimento», persuadendola, con metodiche «suggestive», di «essere stata abusata sessualmente dal padre». Di conseguenza, la minore aveva iniziato a rifiutarsi di incontrare il padre, che in seguito il Tribunale ha dichiarato decaduto dalla potestà genitoriale. Secondo il pm, lo psicoterapeuta avrebbe agito nella totale consapevolezza dei danni che avrebbe arrecato alla piccola paziente, motivato in primis dai facili guadagni. Lo psicoterapeuta si è difeso, ribadendo di aver agito per il bene della bambina. I suoi avvocati, da parte loro, ne hanno elogiato la presunta professionalità di Foti, il quale, però, nemmeno avrebbe i titoli accademici e formativi per svolgere incarichi così delicati.
La condotta di Foti, dunque, non fa che confermare uno dei risvolti più inquietanti del "metodo Bibbiano": l'utilizzo di tecniche estreme, quali, ad esempio, gli impulsi elettromagnetici sui bambini, finalizzati ad alterarne la memoria. A ciò, si univano altri metodi più blandi ma non meno incisivi come l'occultamento dei regali e delle lettere dei genitori naturali e l'alterazione dei disegni dei bambini in funzione ostile ai genitori stessi. Tutti i minori coinvolti nella terribile vicenda sono tornati dalle famiglie d'origine. Qualunque sarà l'esito del processo, tuttavia, la ferita inflitta ai bambini, ai loro genitori e all'intera comunità locale rimane insanabile.

Nota di BastaBugie: il terribile mercato dei bambini dati in affido non è solo a Bibbiano.
Per i 35.000 minori dati in affido in Italia ogni anno nel 99% dei casi non ci sono motivazioni derivanti da fatti concreti, ma solo giudizi soggettivi da parte da assistenti sociali e giudici. In pratica si tolgono i figli ai genitori per interesse di tipo economico da parte degli enti privati che gestiscono gli istituti che percepiscono soldi pubblici. Insomma: lo Stato ti porta via i figli come accade nei totalitarismi.
Non basta punire i colpevoli di una singola vicenda come Bibbiano, ma va eliminato il controllo dello Stato sulle famiglie limitando l'intervento della magistratura alle sole situazioni gravissime e con fatti accertati.

VIDEO 1: IL SERVIZIO DEL TG2 DEL 28 GIUGNO 2019
Cosa è successo nell'inchiesta Angeli e Demoni a Bibbiano

Commento dell'avv. Francesco Morcavallo, ex magistrato del tribunale dei minori di Bologna dimessosi appunto per evitare di farsi complice di sospette pratiche di affido.


https://www.youtube.com/watch?v=rZdM1z7oRGw

VIDEO 2: FEDERICA PANICUCCI A MATTINO 5 NEL 2013
Già sei anni prima si sapeva già tutto (anche il CSM è complice)

L'avv. Francesco Morcavallo a Mattino 5 ospite di Federica Panicucci affermava che "in situazione di disagio sia sociale, sia economico, si interviene con strumenti autoritativi che sono simili a quelli degli ordinamenti totalitari".


https://rumble.com/ver8oz

DOSSIER "SCANDALO BIBBIANO"
Bambini tolti illegalmente alla famiglia

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Fonte: Provita & Famiglia, 19 ottobre 2021

2 - SQUID GAME SU NETFLIX CORROMPE I GIOCHI DEI BAMBINI FACENDO MORIRE CHI PERDE
Nella serie coreana un gruppo di persone rischiano la vita in un mortale gioco di sopravvivenza per liberarsi dai debiti verso le banche... purtroppo i bambini imitano ciò che vedono in televisione
Autore: Francesca Galici - Fonte: Il Giornale, 24 ottobre 2021

Lo chiamano gioco ma Squid game è ben altro. La serie coreana Netflix è diventata un fenomeno di costume particolarmente diffuso tra i giovani, che si sono appassionati a questa sorta di sfida, tanto da emularla. Il risultato sono numerosi episodi di violenza denunciati nelle scuole, in particolar modo alle elementari. Il fenomeno è talmente dilagante da aver spinto la polizia di Stato a intervenire per offrire ai genitori un supporto e consigli per capire e affrontare le conseguenze che questa serie tv può portare nei più piccoli.
Nelle ultime settimane sono arrivate numerose segnalazioni di bambini che, non appena ne hanno la possibilità, menano le mani e imitano il colpo di pistola alla testa dell'uno, due, tre stella. Giovanissimi emulatori che fanno il gioco del calamaro e quello del biscotto. Si parla di bambini che per fare a botte lasciano fuori le bambine dalla classe prima della lezione, mettono un loro amico di vedetta e all'interno dell'aula partono pugni e colpi proibiti proprio come nella serie tv coreana. Presidi e insegnanti sono in allarme, travolti da qualcosa che non si aspettavano e che stanno provando a gestire con il supporto dei genitori.
Squid game è una serie televisiva vietata ai minori di 14 anni ma molte famiglie non riescono ad avere il totale controllo del telecomando di casa. L'effetto domino degli effetti della serie tv può ancora essere arrestato ma serve un'azione di concerto tra famiglie, scuola e forze dell'ordine. Alcuni istituti stanno anche pensando di organizzare degli incontri tra gli studenti e gli agenti, coinvolgendoli in un dialogo che possa riportare tutto alla misura adeguata.
Per questo motivo la polizia si sta interessando al fenomeno ha diramato un vademecum di consigli utili per frenare l'emulazione, prima che si superi il limite invalicabile della morte. Il Commissariato di ps (polizia di Stato) online, oltre a ricordare ai genitori che il limite di età per la serie esiste proprio perché i contenuti possono turbare la mente dei più giovani, consiglia alle famiglie di parlare "della serie. Chiedete ai bambini/ragazzi cosa ne pensano in modo che, anche se non hanno il permesso di vederla, siano in grado di partecipare ad eventuali commenti e discussioni con i coetanei". Il dialogo con i nativi digitali è fondamentale per capire la loro visione del mondo in funzione della fruizione degli strumenti in loro possesso, che possono alterare la percezione del reale.
Quindi, nel vademecum, viene suggerito di ricordare e spiegare ai ragazzi che "quanto rappresentato nelle serie è frutto di finzione e che la violenza non è mai un gioco a cui partecipare". Infine, la polizia invita i genitori a rivolgersi alle forze dell'ordine. "Se avete contezza che stanno circolando tra i bambini/ragazzi giochi violenti che imitano quelle ritratte nella serie, non esitate a segnalare la cosa", si legge nel post.
Squid game è esploso in pochissimo tempo e il suo successo è andato ben oltre ogni aspettativa. Nemmeno Netflix poteva immaginare che diventasse qualcosa di così diffuso, tanto che non è stato nemmeno doppiato in italiano. Ma i fenomeni virali, come si sa, sono imprevedibili e non sempre controllabili, come dimostra quest'ultimo caso.

Fonte: Il Giornale, 24 ottobre 2021

3 - LA CONVERSIONE CHE DIMOSTRA LA FINE DELL'ANGLICANESIMO
Dopo il ritorno alla Chiesa Cattolica dell'ex cappellano della regina Elisabetta, ora si è convertito anche un eminente vescovo anglicano di 72 anni
Autore: Lorenzo Bertocchi - Fonte: Sito del Timone, 18 ottobre 2021

La notizia della conversione al cattolicesimo di un eminente vescovo anglicano, Michael Nazir-Ali, 72 anni, doppia cittadinanza britannica e pakistana, è di qualche giorno fa e ora, un altro convertito dall'anglicanesimo al cattolicesimo, Gavin Ashenden, ne sottolinea la portata.
«Si tratta, senza dubbio», dichiara Ashenden, ex cappellano anglicano della regina Elisabetta, divenuto cattolico nel dicembre 2019, «di uno dei cambiamenti di appartenenza più significativi dal punto di vista politico e teologico nel mondo cristiano da lungo tempo». Michael Nazir-Ali, infatti, è stato un esponente di spicco nell'episcopato anglicano guidando per 15 anni la loro diocesi di Rochester e assumendo ruolo di guida teologica su temi spinosissimi come il rapporto con l'Islam e la tenuta contro la deriva secolarizzante. Nel 2008, un anno prima di lasciare Rochester, ha ricevuto minacce di morte per aver detto a un giornale che gli estremisti islamici stavano creando "zone vietate" per i non musulmani in Gran Bretagna.

UNA CONVERSIONE CHE DIMOSTRA LA FINE DELL'ANGLICANESIMO
«Ha costituito il centro di un nucleo di resistenza evangelica allo scivolamento nella progressiva secolarizzazione della chiesa anglicana», ha scritto Ashendon in un articolo su cristhiantoday.com. «È stato particolarmente esplicito sulle gravi conseguenze dell'ignorare le implicazioni di crescita dell'Islam e sull'importanza di limitare la definizione cristiana del matrimonio a quella di un uomo e una donna che intendono avere figli».
Le precedenti conversioni episcopali di alto profilo, sottolinea ancora Ashendon, erano quasi scontate. «Ce le si aspettava in un certo senso. (...) Ma Nazir-Ali è diverso». Lui era il centro del movimento di resistenza all'interno dell'anglicanesimo, «la sua voce teologica articolata e ben informata ha agito da collante per tenere insieme disparate azioni ortodosse in tutto il mondo anglicano (...) contro la rivoluzione progressista guidata dalla Chiesa episcopale americana e seguita dall'arcivescovo Justin Welby di Lambeth Palace».
La sua conversione al cattolicesimo secondo Ashenden segna due punti importanti:
1) «Nazir-Ali ha giudicato, come altri che si sono recentemente convertiti al cattolicesimo, che lo scisma nella Chiesa causato dalla Riforma è esaurito. La Chiesa non è più realisticamente divisa dagli argomenti usati dai Riformatori cinquecento anni fa. Questi conflitti sono stati sostituiti da un nuovo ma non meno significativo riassetto culturale e filosofico»;
2) «secondo Nazir-Ali, l'anglicanesimo è stato così compromesso dalle forze del secolarismo progressista che non può più essere salvato».

COSA MANCA AGLI ANGLICANI
Inoltre, «ciò che questa crisi ha rivelato è che all'anglicanesimo mancava uno strumento essenziale per la lotta al relativismo, il Magistero». Perché, secondo l'ex cappellano di Sua Maestà, «Michael Nazir-Ali ha scoperto che i suoi tentativi di tenere insieme l'alleanza di compromesso conservatrice sono falliti senza questo meccanismo cattolico essenziale per definire la verità e l'autorità».
Nella sua e-mail inviata ad un amico in cui spiegava la sua decisione, Nazir-Ali ha scritto: «Credo che il desiderio anglicano di aderire agli insegnamenti apostolici, patristici e conciliari possa essere mantenuto al meglio nell'Ordinariato (cattolico)».
Accolto nella Chiesa cattolica lo scorso 29 settembre, secondo quanto riporta il National catholic register, Nazir-Ali sarà ordinato diacono nell'Ordinariato Personale di Nostra Signora di Walsingham il 28 ottobre e ordinato sacerdote dal cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, il 30 ottobre nella chiesa principale dell'Ordinariato di Nostra Signora dell'Assunzione e San Gregorio a Londra.

Nota di BastaBugie: nel seguente articolo dal titolo "Da Canterbury a Roma: l'ex cappellano della regina è diventato cattolico" viene intervistato Gavin Ashenden, divenuto cattolico nel dicembre 2019.
Ecco l'intervista completa pubblicata sul Sito del Timone il 12 marzo 2020:

Poco prima di Natale 2019, si è diffusa la notizia che l'ex cappellano anglicano della regina Elisabetta, Gavin Ashenden, si era convertito al cattolicesimo.
Per nove anni, dal 2008 al 2017, Ashenden è stato uno dei cappellani anglicani assegnati alla regina. Il 22 dicembre 2019, la quarta domenica di Avvento, nella cattedrale di Shrewsbury, il vescovo Mark Davies ha accolto Ashenden nella Chiesa cattolica.
Come ha deciso di diventare cattolico?
«Lentamente, ma con sicurezza. Negli ultimi 10 anni è diventato più chiaro, sia nella mia mente che nelle mie preghiere, che ciò che la Chiesa cattolica ha insegnato, in particolare riguardo alla Messa, non solo era vero, ma lo era sempre stato, dai Padri Apostolici in poi. Ho iniziato anche a esplorare il ruolo che la Madonna ha avuto nella Chiesa, in particolare attraverso la ricca e diversificata storia delle apparizioni, mentre la Chiesa le discerneva. E insieme a Lei cresceva anche la mia percezione dell'importanza della Comunione dei Santi. È diventato sempre più importante per me appartenere alla stessa Chiesa dei santi ai quali mi ero avvicinato in preghiera».
Dopo tanti anni, non solo come parte della Chiesa d'Inghilterra, ma come qualcuno nel cuore dell'establishment anglicano, come ha capito che quello era il momento di cambiare, di lasciare definitivamente Canterbury per Roma?
«Avevo iniziato a rendermi conto, con crescente urgenza, che avevo una responsabilità personale nel curare lo scisma nel corpo di Cristo che i miei antenati spirituali avevano creato. E questo poteva essere veramente fatto solo ritornando, in tutta umiltà, alla Chiesa Madre, in penitenza per lo scisma e ricevendo penitenzialmente la piena Comunione».
Quali pensa siano le prospettive per la Chiesa anglicana?
«Ogni chiesa che si addentra in uno scisma con la sola, santa, cattolica e apostolica Chiesa deve avere una buona ragione, sia per averlo fatto in primo luogo, sia per continuare lo scisma. Il problema che la Chiesa anglicana deve affrontare è che le sue origini erano tanto - forse anche più - politiche di quanto fossero teologiche. L'anglicanesimo è, come il mio ex vescovo diocesano anglicano ha spiegato con tristezza più di un decennio fa, "un esperimento ecumenico di 500 anni che è appena fallito".
Ora che ha ceduto il suo pensiero teologico alle mode e alle correnti del secolarismo e, in particolare, al femminismo, e si è resa accettabile dalla cultura progressista per cercare di evitare la critica popolare, ha perso le sue credenziali come chiesa. E presto scoprirà che non è riuscita a comprare il favore di una cultura popolare sempre più secolare...».
Quali le sfide future per il cristianesimo in Inghilterra?
«Di fronte a una cultura più determinata e aggressivamente progressista da una parte, e un futuro demografico che vedrà oltre la metà della popolazione seguire l'Islam entro il 2050, voglio fortemente suggerire alla mia ex comunità che solo la Chiesa cattolica ha la chiarezza della comprensione di sé, della storia e delle risorse spirituali, per affrontare entrambe queste enormi sfide per le anime.
L'Inghilterra e l'Europa hanno urgente bisogno di riconversione, e solo la Chiesa cattolica può farlo e portare le persone nella pienezza della fede cristiana e nelle profondità della santità ha il potenziale da offrire».
Dopo tutto ciò che le è successo nell'ultimo periodo, cosa pensa le riservi il futuro?
«Solo Dio lo sa. Ma sono molto grato che la Chiesa abbia accettato di guardare il mio viaggio e di discernere se io abbia o meno una vocazione come sacerdote cattolico, per consentirmi di sostenere il più pienamente possibile il mio vescovo e la sua diocesi nella missione di costruire qui la Chiesa; e così facendo reclamiamo l'Inghilterra per la Chiesa che ha portato il Vangelo su quest'isola in primo luogo».

DOSSIER "LA MONARCHIA INGLESE"
Da Enrico VIII ad Elisabetta II

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Fonte: Sito del Timone, 18 ottobre 2021

4 - IL GREENPASS E LE MINACCE ''MISERICORDIOSE'' A SACERDOTI E FEDELI
Piano piano nelle diocesi italiane ci si adegua al ricatto di una delle leggi dello Stato più divisive (ma dove sono finite la tolleranza, l'inclusione e la non discriminazione finora così sbandierate dai vescovi?)
Autore: Luisella Scrosati - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-10-2021

A macchia d'olio. Il lasciapassare verde si sta rapidamente estendendo nelle diocesi italiane, sempre più preoccupate di uniformarsi alle leggi civili. Dopo la calorosa raccomandazione della Conferenza Episcopale Italiana a sottoporsi alla vaccinazione e dopo l'immediata imposizione dell'Arcidiocesi di Milano agli operatori pastorali delle tre condizioni che abilitano ad avere il green-pass (vaccinazione, guarigione dalla Covid, tampone molecolare negativo), altre diocesi italiane si allineano.
L'Arcidiocesi di Firenze, con una lettera dell'11 settembre, firmata dal cardinal Betori, si mette nella scia della diocesi ambrosiana: autodichiarazione obbligatoria, nella quale si esplicita di rientrare in una delle tre categorie "benedette" dallo Stato, senza la quale accoliti, ministri straordinari della comunione, catechisti, educatori, animatori, volontari, persino segretari ed archivisti parrocchiali non potranno più svolgere il loro servizio. Anche la diocesi di Firenze, come quella di Milano precisa, che «quanto previsto nell'autodichiarazione per gli "operatori stabili" è richiesto anche per i ministri ordinati (vescovo, presbiteri e diaconi); in virtù del particolare vincolo di obbedienza assunto al momento dell'ordinazione, per loro quindi non è necessario compilare il modulo». Un'obbedienza che ormai nella Chiesa è intesa in modo alquanto singolare: liberi di proclamare eresie, ma non di scegliere le cure adeguate alla propria salute.

LA DIOCESI DI AREZZO: PRIMA IL DIALOGO, SE POI I PRETI NON SONO D'ACCORDO LI CACCIAMO
La diocesi di Arezzo, in nome della comunione con le diocesi della Toscana, ha subito diffuso nei propri territori le disposizioni della Chiesa fiorentina, con tanto di tabella riassuntiva delle varie attività correlate alla richiesta di lasciapassare. Interessante notare che quanti partecipano alla catechesi, se sono maggiorenni, devono esibire il green-pass. Altrimenti niente trasmissione della fede: evidentemente le leggi civili, o presunte tali, vengono prima dell'evangelizzazione.
Il vescovo, Mons. Riccardo Fontana, ci mette però del suo, in un'intervista dal tono un po' "intimadatorio" al quotidiano La Nazione (21 ottobre, pagina 2). Il titolo è tutto un programma: «Una decina di parroci ancora senza vaccino. "Prima dell'obbligo la strada del dialogo"». Sintesi dell'articolo: cari preti no-vax, intanto vi scredito davanti a tutti; poi vi do la possibilità di scegliere "liberamente" quello che io voglio; infine, se non vi piegate, vi obbligo, magari minacciandovi la sospensione a divinis. Gli articolisti la chiamano "moral suasion", un modo colto per nascondere la volontà di estorsione.
Qualche citazione passim dall'articolo: «La stragrande maggioranza dei miei parroci ha già fatto il vaccino, su 309 in servizio della Diocesi, chi non ce l'ha si conta sulle dita di due mani e chi non presenta il Green pass non fa riunioni con il popolo [...]. Ma ora, prima di imporre l'obbligo stiamo percorrendo le vie del dialogo che mi sono molto più consone». Un'idea singolare di dialogo: o fai quel che ti dico "dialogando" oppure ti impedisco di svolgere il ministero sacerdotale.
Nel caso non fosse abbastanza chiaro, Fontana continua: «Convinceremo i resistenti, ma la stragrande maggioranza è d'accordo. Sentirò, uno ad uno tutti i miei preti e ho già iniziato [...] ma certo che non può fare il parroco uno che non ha il Green pass».
Sempre La Nazione, il giorno dopo, torna a sostenere la "moral suasion" della diocesi, parlando di un povero prete anziano del gruppo dei "resistenti", che però è corso a farsi il vaccino, perché in fondo non aveva altre ragioni se non quelle del "si sente dire in giro che". Poi le affermazioni di altri sacerdoti, per i quali con il Green pass siamo tutti più sicuri e più liberi di riprendere le nostre attività pastorali. La meraviglia del mondo green...

LA SITUAZIONE IN UMBRIA: IL CAPPIO SI STRINGE SEMPRE DI PIÙ
Dalla Toscana alla vicina Umbria, dove i sacerdoti della diocesi di Foligno si sono visti recapitare una lettera recante «cordiali e fraterni saluti» da parte del Vicario generale, Mons. Giovanni Nizzi, che tanto cordiale e fraterno, nel concreto, non sembra esserlo. «Il criterio generale deve essere il seguente: chiunque abbia un ruolo ecclesiale che comporti un contatto fisico con gli altri [...] deve attenersi ai previsti criteri di precauzione (vaccinazione, guarigione da non oltre 180 giorni, test negativo - 72 ore - da tampone molecolare) sottoscrivendo il modulo di autodichiarazione. Nel caso che, per qualsiasi motivo, non potesse attenersi a questo criterio, si astenga rigorosamente dall'esercizio del ministero o dell'attività ecclesiale in tutti quegli aspetti che comportano contatto fisico con gli altri (ad esempio, distribuzione della Santa Comunione, catechesi per gruppi in luoghi chiusi, partecipazione a cori, ...)». Ci è stato segnalato che anche le diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Spoleto-Norcia avrebbero adottato la stessa linea. E a Terni il vescovo ha detto di seguire passo passo le direttive della diocesi milanese.
Meglio non sprecare battute sul ruolo ecclesiale che comporta un "contatto fisico", dato il momento particolarmente delicato per la Chiesa cattolica; ci limitiamo a sollevare qualche perplessità sul presunto contatto fisico che si verificherebbe durante la distribuzione dell'Eucaristia: evidentemente qualcosa ci sfugge dell'attuale prassi sacramentaria.
Dunque, il cappio si stringe sempre di più attorno a quei laici e sacerdoti che non intendono cadere nella trappola del lasciapassare verde, che altro non è se non una modalità concreta per entrare nel regime di una chiesa di Stato a tutti gli effetti. Il ministero sacerdotale, la vita sacramentale, la trasmissione della fede, le attività caritative, insomma, la vita della Chiesa interamente subordinata ad una delle più assurde e impositive leggi dello Stato.

DOSSIER "CORONAVIRUS"
Sì alla prudenza, no al panico

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 23-10-2021

5 - I CASI DI MIETTA E MARTINA COLOMBARI: IL GREENPASS E' INUTILE E PERICOLOSO
Clamoroso il trattamento ricevuto da Martina Colombari (vaccinata eppure positiva al tampone) e invece Mietta che viene massacrata perché non ancora vaccinata (eppure contagio, sintomi e salute sono gli stessi)
Fonte Blog di Nicola Porro, 25 ottobre 2021

Due showgirl, entrambe positive. Da una parte Martina Colombari, rinchiusa in quarantena causa infezione. Dall'altra Mietta, cantante e concorrente di Ballando con le stelle, costretta a restare lontana dalla tv a causa del coronavirus. Due vicende simili, con un'unica differenza: la prima era vaccinata, la seconda no. E infatti il trattamento loro riservato è stato ben diverso: per la Colombari è scattata subito la gara di solidarietà, per Mietta la caccia alle streghe. Se però ragionassimo bene sulle due storie, così sovrapponibili, e leggessimo con attenzione l'intervista odierna alla Colombari, capiremmo bene quanto sia inutile, se non pericoloso, quel green pass che ormai governa la nostra quotidianità.
Stando al suo racconto, infatti, la Colombari a inizio settimana scorsa sente i primi sintomi di un raffreddore. È a Riccione dai suoi genitori e sul momento non abbina il malanno al Covid, anche perché "ho fatto la seconda dose di vaccino due mesi fa". Quindi continua a vivere una vita normale, gira, vede persone, va al ristorante e al lavoro grazie al green pass ottenuto con le due dosi di siero. Poi? Poi venerdì, "in vista della scena di un film" che avrebbe dovuto girare, si sottopone ad un tampone molecolare che risulta positivo. Apriti cielo. Martina si mette in isolamento e fa scatenare "un giro di messaggi con tutte le persone che ho visto". Nel calderone dei possibili infetti finiscono anche due ristoranti dove era stata in settimana "grazie" al green pass vaccinale. Un vero e proprio patatrac.
Com'è possibile sia successo? Semplice: ovunque Colombari andasse la facevano entrare perché poteva esibire quel green pass che gli esperti "indicano come una specie di via libera". Nessuno si è posto il problema che il vaccinato potesse essere comunque positivo. E infatti, lasciata libera dal passaporto verde, Martina in realtà stava portando a spasso il virus. Se non avesse lavorato per il cinema o per la tv, ma per una normale azienda, il tampone "extra" non lo avrebbe fatto ("tanto ho il green pass") e avrebbe partecipato da infetta a chissà quanti altri incontri sociali. Questo dimostra, se davvero ve ne fosse ancora il bisogno, che il lasciapassare non serve a bloccare l'epidemia. Tutt'altro. È uno strumento surrettizio per costringere alla vaccinazione, chiaro, ma nient'altro. Ininfluente dal punto di vista epidemiologico, può anzi essere potenzialmente dannoso: apre le porte della socialità a tutti i vaccinati, pure quelli infetti. Potenziali "bombe" virologiche, col bollino del green pass.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Solo il positivo non vaccinato è un untore irresponsabile" parla del diverso trattamento ricevuto da Ed Sheeran e Martina Colombari che vengono intervistati con tutti gli onori perché vaccinati e invece Mietta che viene massacrata perché non ancora vaccinata. Eppure contagio, sintomi e condizioni di salute sono gli stessi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 ottobre 2021:

C'è positivo e positivo. C'è il positivo vaxinato che racconta la disavventura di aver preso il covid come un incidente di percorso e c'è il positivo no vaxinato che invece viene esposto al pubblico ludibrio per la sua irresponsabilità. Eppure, per entrambi, le condizioni di salute (sintomi, febbre, percentuali di guarigione etc...) sono praticamente le stesse.
Sembra che il positivo non vaccinato sia un malato diverso da quello che, invece, pur essendosi vaccinato in doppia dose convintamente e proficuamente, oggi è alle prese col covid.
Breve rassegna dalle cronache che coinvolgono vip e non vip.
C'è Ed Sheeran che doveva essere in Italia e invece se ne starà a casa dieci giorni con la figlioletta e senza moglie. «Ho preso il covid, non ci voleva», ha detto ai fans. La popstar inglese è vaccinata in doppia dose e la sua quarantena obbligata causata dalla sua positività dopo un tampone diventa un fatto di interesse popolare tanto che Fabio Fazio ci si collega pure in diretta tv, domenica sera.
Le condizioni del cantante non sono gravi, né serie. Quello "sto malissimo" pronunciato era riferito al dispiacere di non poter incontrare i fans italiani. Ma si rifarà a Natale, ha promesso. Tutto normale, insomma. E il vaccino? Ma come? Ormai si sa che il vaccino non protegge dal contagio, ma dalle forme gravi. Lo hanno capito anche i Fabiofazio che ospitano i Burioni che dicono il contrario.
Poi c'è Martina Colombari che viene persino indicata dal Corsera come esempio di civismo perché ha detto di aver contratto il covid. Anche lei, nonostante il vaccino. Come sta? Benissimo, solo qualche papilla gustativa alterata, ma sta che è una favola. E quindi? E quindi lo ha comunicato «per tenere sempre alta la guardia e fare attenzione anche se siamo vaccinati» et voilà, ecco scodellata una bella intervista sul Corsera online.
Esempi virtuosi di positivi al covid. Poi ci sono i positivi negletti. Stessi sintomi, stesse condizioni, stesso decorso. Solo che non sono vaccinati.
C'è la cantante Mietta, che deve lasciare il set di Ballando con le Stelle a causa della sua positività al covid. Perché? Perché per poter lavorare deve fare il green pass e nell'ultimo effettuato sarà emersa una sua positività. Ragion per cui ha dovuto lasciare il set della trasmissione fino a completa negativizzazione.
E qui sono sorti i problemi. In collegamento con Milly Carlucci, Selvaggia Lucarelli, che poi Vittorio Sgarbi ha apostrofato come "poliziotta sanitaria" ha chiesto a Mietta se fosse vaccinata, pensando di rivolgerle una domanda legittima. Per la verità su queste questioni vige ancora ancora la privacy, pertanto, Mietta ha ritenuto di non rispondere. Sgamata, è diventato palese che la cantante non aveva fatto l'inoculo, tanto da doversi giustificare successivamente con un post per chiarire la sua posizione, spiegare il perché non si è ancora vaccinata e che non appena le condizioni di salute glielo permetteranno lo farà. Sul caso è intervenuto persino il presidente dell'Ordine dei Medici del Lazio che ha rimproverato la cantante che «dovrebbe stare doppiamente attenta, stare a casa e soprattutto non partecipare a una trasmissione come questa, che di fatto pone i concorrenti in una sorta di 'comunità aperta'».
Se Martina Colombari e Ed Sheeran ci dicono che anche i vaccinati possono infettarsi e quindi infettare, non è più logico pensare che chi presenta un Green pass da tampone abbia più probabilità di essere negativo quando è a contatto con gli altri, rispetto a chi invece è vaccinato? Infatti, come ha spiegato la Colombari, lei il tampone lo ha dovuto fare perché sta partecipando alle riprese di un film, quindi, la sua positività è stata presa in tempo non perché aveva il vaccino, ma perché aveva fatto un tampone.
Domanda provocatoria: e se Mietta fosse stata "infettata" da uno dei tanti vaccinati inconsapevoli con i quali è entrata in contatto nel suo lavoro? È una domanda alla quale - lo sappiamo - non c'è risposta, però dovrebbe per lo meno fare riflettere.
Invece no. Invece si proseguirà con lo stigma del positivo non vaccinato, anche se i sintomi, la contagiosità e lo stato di salute saranno uguali a quelli dei super-si-iper-vax.
A Bologna una mezza scuola è in quarantena a causa di alcuni focolai tra i ragazzini delle medie. I sospetti sono ricaduti su una delle tre insegnanti risultata positiva. Quale? Quella che non avendo fatto il vaccino doveva presentare un green pass da tampone negativo ogni 48 ore. Segnalata la positività della docente, sono partiti i controlli. Si sono così trovati anche altri insegnanti positivi. Ma chi l'ha detto che a contagiare è stata quella che, facendo un tampone ogni due giorni, teoricamente doveva essere anche quella più controllata? Non potrebbe essere il contrario?

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Fonte: Blog di Nicola Porro, 25 ottobre 2021

6 - VACCINI E GREEN PASS, TRA I CATTOLICI C'E' CHI DICE SI
Dopo la spaccatura all'interno delle famiglie, la divisione c'è anche tra i cattolici: alcuni a favore, altri contro le costrizioni dello Stato... due convegni a confronto (VIDEO IRONICO: Si può Pfizer di più)
Autore: Riccardo Cascioli - Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-10-2021

Un fenomeno nuovo, evidente e inquietante legato alla questione vaccini e Green Pass è la divisione, anzi, per meglio dire, la spaccatura profonda che si registra nel mondo cattolico definito come pro-life. Compagni di tante battaglie si stanno sparando l'un contro l'altro in un crescendo di aggressività sconcertante, a colpi di dottrina e bioetica. Soprattutto, si deve riconoscere, chi ha sposato l'obbligatorietà del vaccino si distingue per durezza e disprezzo di chiunque abbia anche solo dei dubbi sull'inoculazione del vaccino anti-Covid. Disprezzo che comincia già con l'etichetta no-vax affibbiata con l'evidente intenzione di squalificare già gli interlocutori.
Sicuramente ci sarà anche qualcuno che possa sentirsi definito da questa etichetta, ma nella stragrande maggioranza dei casi stiamo parlando di persone che hanno legittimi dubbi su sicurezza ed efficacia dei vaccini ora in circolazione e che in ogni caso rifiutano altrettanto legittimamente la vaccinolatria che è ormai diventata pensiero unico. A maggior ragione queste persone rifiutano il Green Pass, almeno così come è applicato in Italia, che oltretutto è una misura politica che con la salute pubblica ha poco a che fare. E quindi, al massimo, si potrebbe parlare di free-vax, se proprio è necessario mettere un'etichetta.
Da questo punto di vista un'interessante opera di chiarificazione nasce dal confronto tra due eventi svoltisi sabato scorso: il convegno di Roma, "Salute dei malati e salvezza delle anime" organizzato da Voice of the Family, e la Giornata della Bussola ("Non avete ricevuto uno spirito da schiavi..."), svoltasi a Palazzolo sull'Oglio, al cui interno ci sono stati due importanti interventi sulla questione Covid e vaccini, dal punto di vista scientifico e teologico (pubblicheremo nei prossimi giorni i testi e la registrazione video del professor Paolo Bellavite e di don Mauro Gagliardi).

DUE POSIZIONI CHE PARTONO DA DIVERSE LETTURE DELLA REALTÀ
Da un esame dei due eventi si ha la sensazione che ci sia una certa sintonia sui princìpi (del resto stabiliti dal Magistero), ma un totale disaccordo sulla realtà a cui questi princìpi si applicano. E si sa, se cambiano i dati della realtà, gli stessi princìpi possono portare a conclusioni opposte. Un punto fondamentale è la liceità morale dei vaccini anti-Covid, dato che in qualche fase della loro preparazione hanno usato cellule da feti abortiti. È curiosamente passata l'idea nel mondo cattolico che la Chiesa li giudichi moralmente leciti tout court. In realtà, seppure nel tempo si sia persa la forza nell'affermarlo, la Chiesa ha posto dei "se" e anche un "ma".
I "se", cioè le condizioni, sono essenzialmente lo stato di necessità e la mancanza di vaccini alternativi, eticamente ineccepibili. Nelle posizioni vacciniste si dà per scontato che la pandemia sia gravissima e impossibile da fermare se non con il vaccino, e si sprecano i paragoni con le grandi pandemie del passato, anche per giustificare i lockdown e il Green Pass. Ora, non va ovviamente sottovalutata la pericolosità del Covid; ma fare un paragone con, ad esempio, la Spagnola è intellettualmente disonesto. L'influenza Spagnola che colpì il mondo tra il 1918 e il 1920 ha provocato in due anni decine di milioni di morti (le stime variano tra i 20 e i 100 milioni) su una popolazione mondiale che allora non arrivava a due miliardi. I contagiati furono in circa 500 milioni, vale a dire un quarto dell'intera popolazione. In proporzione oggi dovrebbero essere contagiate due miliardi di persone con decesso che variano dagli 80 ai 400 milioni. Dopo due anni di Covid parliamo invece di 245 milioni di contagi e meno di 5 milioni di morti, peraltro cifre che - come abbiamo visto per l'Italia - necessiterebbero di molti chiarimenti. In ogni caso si tratta di cifre importanti, non va negato, ma parliamo di una scala di grandezza ben diversa. Senza contare i mezzi che abbiamo oggi a disposizione per tenere controllati i contagi. E senza considerare la gravità delle reazioni avverse ai vaccini che, come dimostra la nostra inchiesta, è un fenomeno preoccupante quanto censurato.
Inoltre si dà anche per scontato che il Covid colpisca in modo grave senza distinzione, e anche questo non è vero: se tutti rischiano il contagi, i decessi riguardano soprattutto le persone molto anziane e quelle con diverse patologie pregresse. Evidenziare tale aspetto non vuole dire dare meno importanza perché non ci importa degli anziani, è esattamente il contrario: il fatto che la mortalità riguardi soprattutto una fascia d'età, vuol dire che possono essere messi in atto strumenti di prevenzione e di cura ben indirizzati. E lo stato di necessità quindi si può applicare propriamente soltanto a questo settore della popolazione. In ogni caso, il professor Bellavite ha mostrato come il rischio assoluto di ospedalizzazione vari enormemente a seconda dell'età.
Quanto alle alternative, anche nel convegno di Roma si riscontra il limite di focalizzarsi soltanto sui vaccini. Ma le alternative sono anche le cure domiciliari, che andrebbero attivate ai primi sintomi per avere la migliore efficacia. Una recente ricerca dell'Istituto Mario Negri, ha citato ancora il prof. Bellavite, ha mostrato come il rischio di ospedalizzazione per chi viene curato immediatamente con antiinfiammatori, rispetto al protocollo ministeriale basato su tachipirina e vigile attesa, si riduce dall'11,1 allo 0,9%.

NECESSITÀ DI FERMARE L'USO DI CELLULE DA FETI ABORTITI
Quanto al "ma", i documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Pontificia Accademia per la Vita indicano la necessità di fare azione di lobby nei confronti dei governi e delle case farmaceutiche per fermare l'uso di cellule da feti abortiti. E su questo purtroppo - è stato denunciato anche al convegno di Voice of the Family - c'è il silenzio più totale da parte della Chiesa e degli stessi gruppi organizzati. È comprensibile che per il singolo fedele sia ben difficile prendere iniziative efficaci in tal senso, ma la voce della Chiesa dovrebbe farsi sentire forte. Basta guardare i successi dei gruppi animalisti nell'imporre che i nuovi farmaci non siano testati sugli animali, per capire quale vuoto dei cattolici ci sia qui.
Un altro importante punto riguarda il bene comune. Vale a dire la convinzione che vaccinarsi vada considerato un dovere morale sia per tutelare la propria vita sia per tutelare quella degli altri. Ma questo potrebbe essere vero se il vaccino avesse un effetto sterilizzante, ovvero se l'iniezione garantisse l'immunità. Ma non è affatto così: dai dati disponibili appare evidente che il vaccino ha il potere, entro un certo livello, di attenuare i sintomi nel caso di contagio, ma tale efficacia è di breve durata, tanto che i paesi che hanno concluso rapidamente la vaccinazione con le prime due dosi - vedi Regno Unito e Israele -, hanno già iniziato la terza e già si parla di una quarta dose entro sei mesi dalla precedente.
Inoltre il vaccino non elimina la possibilità di contagio, il che fa venir meno tutto il discorso della solidarietà. Anzi, l'istituzione del Green Pass paradossalmente può favorire la diffusione del virus, perché molto facilmente un vaccinato contagiato ma asintomatico o paucisintomatico andrà in giro incontrollato a diffondere il virus. Il che impedisce che la vaccinazione favorisca il bene comune: come ha sintetizzato il prof. Bellavite, il vaccino può essere di beneficio - limitato - per il singolo, ma è nullo per la collettività. Rifiutare il vaccino dunque, in questo caso non ha nulla di anarcoide o individualista, è la constatazione dei limiti del vaccino stesso.

Nota di BastaBugie: nel seguente video ironico (durata: 4 minuti) dal titolo "Si può Pfizer di più" a Sanremo, 35 anni dopo Si può fare di più, il trio Morandi-Tozzi-Ruggeri canta l'inno della nostra salvezza dalla dittatura sanitaria.


https://www.youtube.com/watch?v=MPzE_1sIvIM

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Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 26-10-2021

7 - MODIFICARE LA COSTITUZIONE PER TUTELARE GLI ANIMALI E L'AMBIENTE... A SCAPITO DEGLI UOMINI?
L'Italia rischia la deriva di Zapatero che in Spagna nel 2008 proteggeva per legge le scimmie, ma rendeva più facile l'aborto anche per le ragazzine e la produzione ed eliminazione di embrioni umani in laboratorio
Autore: Giuliano Guzzo - Fonte: Provita & Famiglia, 20 ottobre 2021

Grande giubilo, nei giorni scorsi, per l'approvazione di una proposta di legge costituzionale volta ad inserire nella nostra Carta due solenni tutele: quella degli animali e quella dell'ambiente. Il testo approvato impegna infatti la Repubblica italiana alla «tutela» di «ambiente, biodiversità ed ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni», stabilendo altresì per lo Stato il compito di disciplinare «i modi e le forme di tutela degli animali».
Come prevedibile, questo atto legislativo ha allietato gli animi di molti. Per esempio, l'ex Ministro all'Istruzione Lucia Azzolina, ha condiviso la sua gioia sui social scrivendo che «finalmente è stata conferita dignità costituzionale ai nostri cari amici animali. Possiamo esserne tutti felici». «Si è anche dato un segnale importante alle giovani generazioni», ha aggiunto, spiegando che la «Terra non è una nostra proprietà privata, appartiene a tutti e va rispettata» e che «poche parole nuove nella Costituzione hanno aperto la strada ad un modello culturale nuovo». [...]

VIVA GLI ANIMALI, ABBASSO L'UOMO
Però, come si suol dire, c'è un però: e il concepito? Che ne è del nascituro? Perché [...] non ci si può dimenticare che, se di vita vogliamo parlare, quella più indifesa è bistrattata, e non da oggi, è una: quella dell'essere umano nel grembo materno.
In realtà, la questione non riguarda neppure solo il concepito, ma l'uomo in generale. Torna in mente, su questo, quanto ebbe a dire, nel maggio 2016, Papa Francesco, criticando apertamente «chi ama cani e gatti e ignora le sofferenze dei vicini». In effetti, la storia è costellata di esempi di un animalismo privo o comunque scarso di compassione umana. Nei tempi antichi, per esempio, non risulta che il filosofo Plutarco abbia mai avuto da ridire sulla schiavitù - pratica certo non rispettosa della dignità umana e a suoi tempi diffusissima - mentre invece tuonò senza pietà contro i cittadini facoltosi, colpevoli di mangiare carne animale: «Che crudeltà! E' terribile vedere imbandite le mense dei ricchi, che usano i cuochi, professionisti o semplici cucinieri, come acconciatori di cadaveri».
Lo stesso Friedrich Nietzsche, per passare a epoche meno remote e più vicine alla nostra, una volta ebbe - com'è noto - pietà per le pene d'un cavallo, ma non pare coltivasse grande simpatia per gli umani poco prestanti: «I deboli e in malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro amore gli uomini [...] Che cos'è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli».

IL CICLONE ZAPATERO IN SPAGNA
Tra gli amanti degli animali, venendo ai nostri anni, si segnala anche José Luis Zapatero, durante il cui governo il Parlamento spagnolo, il 25 giugno 2008, approvò Gran Simios, un progetto con cui s'è deciso che i grandi primati - oranghi, gorilla, scimpanzé - hanno alcuni diritti umani.
All'attenzione verso gli animali, pure in questo caso, non è però seguita quella verso l'uomo, se si considera la parallela entrata in vigore - sotto Zapatero - di una nuova legge che ha consentito alle donne di età superiore ai 16 anni l'aborto entro le prime 14 settimane di gestazione senza l'obbligo di motivare in alcun modo la scelta.
Ecco che allora, alla luce di simili precedenti, vien spontaneo temere che anche la svolta legislativa green, per così dire, della Costituzione italiana, possa essere accompagnata non solo da scarsa attenzione verso l'uomo, ma addirittura da disprezzo nei confronti del nascituro, per abortire il quale i metodi chimici, grazie a pillole e preparati, vanno proprio in questi anni moltiplicandosi. Il che, oltre che paradossale e ingiusto, risulta anche grottesco dal momento che sono proprio i bambini di oggi coloro i quali saranno, domani, chiamati a prendersi cura dell'ambiente e degli animali. E se non loro, infatti, chi?
Sarebbe bello condividere questo interrogativo con gli ideologi di certo ambientalismo estremo. Chissà che costoro non riescano a comprendere la natura contraddittoria di tante loro battaglie. Mai dire mai.

Fonte: Provita & Famiglia, 20 ottobre 2021

8 - OMELIA XXXI DOMENICA T.O. - ANNO B (Mc 12, 28-34)
Non sei lontano dal regno di Dio
Fonte Il settimanale di Padre Pio

Il Vangelo di oggi fa parte della serie delle dispute di Gesù con i principali responsabili religiosi del suo tempo. Nel Vangelo secondo Matteo l'episodio non dà adito ad alcun dubbio: si tratta proprio di una disputa. L'Evangelista infatti inizia annotando che «un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova» (Mt 22,35). Nel Vangelo di san Marco, invece, lo scriba che interroga Gesù, anche se, forse, inizialmente era prevenuto nei confronti del Maestro, in seguito rimane positivamente impressionato dalla sua risposta, tanto da lodarlo: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità». è uno dei rari casi in cui Gesù riceve un riconoscimento da parte dei capi religiosi dei giudei.
La domanda che lo scriba rivolge a Gesù: «Qual è il primo dei comandamenti?», era una nota questione, che riceveva diverse risposte dalle varie scuole rabbiniche del tempo. è risaputo che «i rabbini giudei – come ci informa padre Marco Sales – dividevano i 613 comandamenti della legge (248 precetti e 365 proibizioni) in due classi: gravi e leggeri. Non si accordavano però tra loro nel determinare quali appartenessero all'una o all'altra classe, e meno ancora nel fissare le condizioni perché un precetto potesse dirsi grave. Per questo vi era chi diceva più grande il precetto dell'osservanza del Sabato, perché più antico; chi diceva più grande la circoncisione, ecc. La domanda fatta a Gesù si prestava quindi a mille cavilli e mirava a trascinarlo nelle dispute che dividevano le varie scuole».
Gesù risponde con due citazioni della legge mosaica. La prima è una parte della preghiera o professione di fede più comune dei giudei, detta "Shemà", dalla prima parola con cui inizia: «Ascolta, Israele...» (cf la Prima Lettura di oggi). Essa è costituita da tre sezioni bibliche (Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41), precedute e seguite dalla recita di alcune benedizioni. Gli ebrei recitano questa preghiera, con profonda riverenza due volte al giorno, la mattina e la sera e, privatamente, prima di coricarsi. I rabbini insegnano, tra l'altro, che le parole dello Shemà sono 245. Ripetendone l'ultima espressione diventano 248, tante quante sono, per tradizione, le membra del corpo umano, come per dire che bisogna aderire alle parole dello Shemà con tutta la propria persona.
Con questa prima citazione Gesù riafferma anzitutto l'unità di Dio, poi, attraverso espressioni sinonime, ricorda l'impegno ad amarlo «sopra tutte le cose – continua il Sales –, in modo che a lui siano indirizzati tutti i pensieri della mente, tutti gli affetti del cuore e tutte le operazioni. La misura di amar Dio è amarlo senza misura». Questo è, dice Gesù, il «più grande e il primo dei comandamenti» (Mt 22,38). Però ne aggiunge subito un secondo, che, dice ancora il Maestro, è simile al primo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». Accanto al precetto dell'amore di Dio va messo sempre quello dell'amore del prossimo.
è vero che il precetto della carità verso il prossimo letteralmente era già contenuto nell'Antico Testamento, esattamente in Lv 19,18. Non è dunque una novità assoluta introdotta da Gesù. Tuttavia, alla luce di tutto l'insegnamento evangelico e, soprattutto, alla luce della testimonianza stessa di Gesù, che ha offerto la sua vita per l'umanità, si può affermare che esso acquista un significato molto più profondo e allo stesso tempo molto più impegnativo. Infatti, mentre prima il concetto di "prossimo" era molto limitato, relativamente ristretto, per Gesù il prossimo è ogni persona bisognosa di aiuto che si incontra. Non solo, ma prossimo è anche chi fa del male, il nemico, che va perdonato e persino amato.
Nel Discorso della montagna Gesù, perfezionando la legge antica, afferma: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» (Mt 5,43s). In un'altra occasione Gesù aggiungerà: «Fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica» (Lc 6,27-29).
Gesù, con questa duplice risposta, indica il principio unificatore di tutta la Legge e i Profeti, ossia di tutta la Sacra Scrittura. La novità e la grandezza di queste parole consiste nell'aver unito insieme i due precetti, in modo che formino quasi un'unico Comandamento, che abbraccia e comprende tutti gli altri. Anzi, tutti i Comandamenti ricevono il loro vero senso dal precetto più grande, quello dell'amore di Dio e del prossimo.
I due Comandamenti vanno sempre insieme, tuttavia non sono sullo stesso piano. Gesù dice chiaramente che l'amore del prossimo è il "secondo" Comandamento. Non si può dunque appiattire o ridurre il Comandamento dell'amore di Dio a quello dell'amore verso il prossimo. L'amore di Dio è il fondamento dell'amore verso i fratelli. Solo se ci sarà una profonda fede in Dio e un attento ascolto della sua Parola, l'amore del prossimo potrà raggiungere la perfezione ed essere praticato in tutta la sua radicalità. L'amore di Dio modellerà il nostro amore verso il prossimo. è vero però anche il contrario. Senza amore verso il prossimo, non ci può essere vero amore e vera conoscenza di Dio, come dirà esplicitamente san Giovanni: «Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4,20s).

Fonte: Il settimanale di Padre Pio

9 - OMELIA SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI (Mt 5,1-12a)
Grande è la vostra ricompensa nei cieli
Autore: Benedetto XVI - Fonte: Sito del Vaticano, 1° novembre 2006

Cari fratelli e sorelle,
la nostra celebrazione eucaristica si è aperta con l'esortazione "Rallegriamoci tutti nel Signore". La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia. I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio.
Quest'oggi la Chiesa festeggia la sua dignità di "madre dei santi, immagine della città superna" (A. Manzoni), e manifesta la sua bellezza di sposa immacolata di Cristo, sorgente e modello di ogni santità. Non le mancano certo figli riottosi e addirittura ribelli, ma è nei santi che essa riconosce i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora la sua gioia più profonda. Nella prima Lettura, l'autore del libro dell'Apocalisse li descrive come "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7, 9). Questo popolo comprende i santi dell'Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Patriarca Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dell'inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai testimoni di Cristo di questa nostra epoca. Li accomuna tutti la volontà di incarnare nella loro esistenza il Vangelo, sotto l'impulso dell'eterno animatore del Popolo di Dio che è lo Spirito Santo.
Ma "a che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?". Con questa domanda comincia una famosa omelia di san Bernardo per il giorno di Tutti i Santi. È domanda che ci si potrebbe porre anche oggi. E attuale è anche la risposta che il Santo ci offre: "I nostri santi - egli dice - non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri" (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Ecco dunque il significato dell'odierna solennità: guardando al luminoso esempio dei santi risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio. Essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, con vigore ribadita dal Concilio Vaticano II, ed oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione.
Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio? All'interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d'animo di fronte alle difficoltà. "Se uno mi vuol servire - Egli ci ammonisce - mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Gv 12, 26). Chi si fida di Lui e lo ama con sincerità, come il chicco di grano sepolto nella terra, accetta di morire a sé stesso. Egli infatti sa che chi cerca di avere la sua vita per se stesso la perde, e chi si dà, si perde, trova proprio così la vita (Cfr Gv 12, 24-25). L'esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Le biografie dei santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio. Hanno perseverato nel loro impegno, "sono passati attraverso la grande tribolazione - si legge nell'Apocalisse - e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (v. 14). I loro nomi sono scritti nel libro della vita (cfr Ap 20, 12); loro eterna dimora è il Paradiso. L'esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l'unica vera causa di tristezza e di infelicità per l'uomo è vivere lontano da Lui.
La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell'uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo (cfr Is 6, 3). Nella seconda Lettura, l'apostolo Giovanni osserva: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3, 1). È Dio, dunque, che per primo ci ha amati e in Gesù ci ha resi suoi figli adottivi. Nella nostra vita tutto è dono del suo amore: come restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero? Come non rispondere all'amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti? In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici. Così siamo arrivati al Vangelo di questa festa, all'annuncio delle Beatitudini che poco fa abbiamo sentito risuonare in questa Basilica. Dice Gesù: Beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, beati i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia (cfr Mt 5, 3-10). In verità, il Beato per eccellenza è solo Lui, Gesù. È Lui, infatti, il vero povero in spirito, l'afflitto, il mite, l'affamato e l'assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l'operatore di pace; è Lui il perseguitato a causa della giustizia. Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero, il mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Gesù e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela - ognuno nelle sue circostanze - anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l'impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna dell'ago (cfr Mc 10, 25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto ci è dato di diventare perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5, 48).
Cari fratelli e sorelle, entriamo ora nel cuore della Celebrazione eucaristica, stimolo e nutrimento di santità. Tra poco si farà presente nel modo più alto Cristo, vera Vite, a cui, come tralci, sono uniti i fedeli che sono sulla terra ed i santi del cielo. Più stretta pertanto sarà la comunione della Chiesa pellegrinante nel mondo con la Chiesa trionfante nella gloria. Nel Prefazio proclameremo che i santi sono per noi amici e modelli di vita. Invochiamoli perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo! Amen.

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Fonte: Sito del Vaticano, 1° novembre 2006

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