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« Torna agli articoli di Michela Coricelli

«L’aborto è un male sociale che bisogna evitare. Ma nei Paesi in cui è stato liberalizzato, gli aborti sono aumentati. Negli Stati Uniti nei primi 10 anni si triplicarono e la cifra si mantiene».
«Lo stesso è successo in Spagna».
Comincia così il messaggio inviato dal presidente dell’Uruguay al Parlamento per spiegare le ragioni della sua decisione: Tabaré Vázquez ha posto il suo veto alla depenalizzazione dell’interruzione volontaria della gravidanza. La legge che permette l’aborto libero nei primi tre mesi di gestazione era stata approvata in via definitiva dal Senato lunedì, dopo lunghi dibattiti e accese polemiche. Ma Vázquez – medico oncologo, ancora in attività – aveva ribadito più volte la sua ferrea opposizione e aveva annunciato l’intenzione di porre il veto presidenziale alla norma, per ragioni «biologiche, scientifiche e filosofiche». Ora il capo dello Stato ha messo nero su bianco queste motivazioni. «La legislazione non può non riconoscere la realtà dell’esistenza della vita umana nella sua tappa di gestazione, come lo rivela in modo evidente la scienza»: «Dal momento del concepimento, c’è una nuova vita umana, un nuovo essere». E poiché «il vero grado di civiltà di una nazione si misura nel modo in cui protegge i più bisognosi» e i «più deboli», secondo Vázquez «d’accordo con l’idiosincrasia del nostro popolo, è più adeguato cercare una soluzione basata sulla solidarietà, che aiuti la donna e la sua creatura, dandole la libertà di optare per altre vie» e «salvarli entrambi». Invece di facilitare l’aborto, il presidente chiede al Parlamento di «attaccare le vere cause» del fenomeno, soprattutto nei settori più poveri.
Secondo dati extraufficiali, in Uruguay ogni anno si realizzano circa 30.000 aborti clandestini. Per sbloccare il veto presidenziale serve una maggioranza qualificata dei tre quinti dell’Assemblea Generale (formata dalle due Camere): la sinistra (Frente Amplio) non ha voti sufficienti. Vázquez appartiene alla stessa coalizione di sinistra. La sua decisione è stata accolta con soddisfazione dalle organizzazioni in difesa della vita, mentre le associazioni pro-aborto lo hanno accusato di «autoritarismo» e sono scese in piazza per protestare.
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