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« Torna agli articoli di Stefano Fontana

Mentre viene celebrata la giornata mondiale della famiglia voluta dall'Onu e siamo alla vigilia dell'incontro mondiale delle famiglie con Benedetto XVI a Milano, il governo italiano è sempre più pericolosamente ambiguo proprio su questo tema centrale dell'agenda politica.
Nella conferenza Stato-regioni sulla famiglia è avvenuto un fatto piuttosto inquietante. Dal testo del Piano per la famiglia è stato eliminato il seguente passaggio, di valore decisivo: «per quanto riguarda la distinzione tra famiglie legali e famiglie di fatto, essa vale quando sia necessaria l'osservanza dei requisiti ex art. 29 della Costituzione per motivi di carattere giuridico, fiscale e amministrativo, oltre che per ragioni di efficacia e di equità sociale». Insomma, il vincolo dell'articolo 29 è stato messo in ombra. Dal Piano nazionale è stato inoltre tolto il discorso del quoziente familiare (il cosiddetto Fattorefamiglia), da cui si capisce che il governo non ci sente sul tema di un fisco a misura di famiglia. Il ministro Fornero, infatti, ha dichiarato di essere contraria ad «una modulazione del fisco che scoraggi il secondo reddito in famiglia» e l'occupazione femminile.
Martedì 15 maggio, alla Camera è stato presentato il Rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia. In quell'occasione ministro Fornero ha detto: «La famiglia tradizionale rischia di diventare un'eccezione. Oggi le famiglie di fatto chiedono di essere considerate famiglie, ci sono coabitazioni di persone dello stesso sesso che chiedono la stessa cosa. Dobbiamo distinguere la parte riconducibile ad un sistema di valori tradizionali e una visione aperta in cui tutti chiedono diritti. Non possiamo far finta di niente. Abbiamo il dovere di riflettere». Siccome la famiglia tradizionale prevista dalla Costituzione «rischia di diventare un'eccezione», sarebbe dovere del governo proteggerla. Se «tutti chiedono diritti», il governo non deve concedere diritti a tutti, perché non bastano i desideri per avere anche dei diritti. Come si vede, se questa linea fosse quella del governo e non solo del ministro Fornero, saremmo su una deriva culturale molto pericolosa e inaccettabile. Circa poi il dato quantitativo: in Italia ci sono 16 milioni di matrimoni e 900 mila coppie di fatto. Altro che in via di estinzione! Sarà interessante vedere a proposito di tutto ciò l'atteggiamento del ministro Riccardi, che ha la delega per la famiglia e che ad ogni piè sospinto parla dell'importanza della famiglia come elemento di solidarietà sociale, anche verso gli immigrati. Coppie di fatto o coppie omosessuali come potranno esercitare questa solidarietà?
Nel frattempo il ministro dell'Istruzione Profumo ha emanato una circolare che invita tutte le scuole a prestare attenzione educativa contro la omofobia, in ottemperanza alle disposizioni europee sulla giornata contro la discriminazione verso gli omosessuali istituita nel 2007. Non era mai successo prima che un ministro intervenisse su questo tema con una circolare. Il Presidente Napolitano si è detto preoccupato: «per il persistere di comportamenti ostili nei confronti di persone con orientamenti sessuali diversi». Già parlare di "orientamenti sessuali diversi" indica una posizione ideologica non condivisibile, perché li pone tutti sullo stesso piano. E poi tutti sappiamo che la lotta all'omofobia viene sistematicamente strumentalizzata, considerando "atto ostile" anche l'affermazione della dimensione naturale dell'eterosessualità e, quindi, del disordine intrinseco all'omosessualità. Parlarne nelle scuole significa in pratica far passare sul piano educativo l'ideologia del genere, ossia che non esistono due generi, maschile e femminile, ma che il genere è una scelta soggettiva e culturale per cui ne esistono circa 14.
Sarà anche solo tecnico questo governo. Però ... attenzione!
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