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Tutelati medici e farmacisti che non vogliono prescrivere la pillola del giorno dopo.
L’Amministrazione Bush vuole estendere il diritto all’obiezione di coscienza in modo da consentire a medici, infermieri e a tutto il personale che opera nel campo della sanità, di rifiutarsi «per motivi religiosi o convinzioni morali» di praticare interruzioni di gravidanza. Ma se il segretario della Sanità, Michael Leavitt sostiene che le regole mirano a offrire una maggior tutela ai medici, c’è chi ritiene invece che il pacchetto di norme avrà ripercussioni più vaste offrendo protezione anche ai farmacisti contrari alla pillola del giorno dopo o a dottori che rifiutano l’inseminazione artificiale.
Il dipartimento della Sanità ha specificato che il provvedimento riguarderà ogni istituto che riceve fondi federali. Secondo stime del Los Angeles Times il regolamento verrebbe applicato a 584mila enti coperti, fra cui 4.800 ospedali, 234mila studi medici e 58mila farmacie.
Già oggi medici e infermieri, alla luce di una legge del Congresso che risale ai primi anni ’70, sono autorizzati a rifiutare trattamenti contrari alla loro etica e alle convinzioni personali e religiose. La norma proposta da Leavitt intende proteggere anche da ripercussioni e discriminazioni chiunque operi in campo sanitario. Un esempio: non sono solo il dottore che pratica l’aborto in una sala operatoria o l’infermiera che assiste ad essere protetti. Il provvedimento include anche l’operatore che pulisce la stanza e disinfetta i ferri del chirurgo.
Se il regolamento sarà promulgato entro il 20 dicembre, entrerà in vigore prima dell’insediamento della nuova Amministrazione. Per annullarlo, Obama dovrà (o meglio il suo segretario alla Sanità, Tom Daschle) presentare una nuova proposta e sottoporla a un iter di valutazione che richiede mesi anche con un Congresso a maggioranza democratica.
Lo scontro sull’obiezione di coscienza è comunque destinato a riportare alla ribalta il tema dell’aborto, da sempre la questione che più polarizza l’America.
Durante le primarie Obama aveva cercato di trovare una mediazione su questo “issue”. «C’è una dimensione morale nell’aborto che non può essere ignorata», disse. Tuttavia il presidente eletto aveva promesso che avrebbe difeso il diritto delle donne di interrompere una gravidanza indesiderata. La Conferenza episcopale Usa sostiene, insieme a molte associazione pro-life, l’iniziativa di Leavitt. Nel mondo cattolico Usa è infatti diffuso il timore che tra le prime iniziative di Obama ci siano gli interventi per cancellare le limitazioni all’aborto decise negli ultimi anni. In particolare preoccupa la promessa fatta dal presidente eletto di firmare, quando il Congresso lo avrà messo a punto, il Freedom of Choice Act, una legge per facilitare l’accesso all’interruzione di gravidanza.
«La vera battaglia – ha detto David Stevens, presidente della Chistian Medical Association favorevole all’iniziativa di Leavitt – è la pillola del giorno dopo». «I dottori – ha aggiunto – non dovrebbero essere obbligati a prescrivere un farmaco verso il quale hanno obiezioni etiche».
È questo allargamento dei paletti per l’obiezione ad aver scatenato la reazione dei sostenitori dei diritti riproduttivi. Già in ottobre l’associazione dei medici Usa aveva invocato la rinuncia alle nuove normative. Planned Parenthood, la più grande e influente associazione abortista Usa, ha definito la norma una concessione alla base conservatrice che «politicizza la salute delle donne».
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