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È stato forzato il lucchetto del contenitore di azoto liquido e sono state distrutte le linee cellulari che il ricercatore conservava all’Università della Bicocca
Un danno da oltre 500mila euro
Non vuole dare soddisfazioni al sabotatore che nella notte tra venerdì e sabato si è introdotto all’Università di MilanoBicocca per distruggere le linee cellulari, staminali e altre, lì conservate e dedicate alla ricerca di base sui tumori cerebrali. Angelo Vescovi, docente di Biologia cellulare nell’ateneo milanese, è finito nel mirino: «L’obiettivo era certamente il lavoro mio e della mia squadra di giovani ricercatori, ma non ci fermiamo certo. Il nostro bidone era tra altri cinque, ma era l’unico con un lucchetto, ed è l’unico a essere stato rovesciato. Si trova in un’area comune perché i contenitori di azoto liquido devono essere collocati in ambienti ventilati e quella era l’unica area disponibile». Ma nonostante il sabotaggio abbia provocato danni per oltre 500mila euro, non sono andate perdute le cellule più importanti. «È stato aperto il nostro bidone e sono state gettate a terra le nostre colture cellulari (staminali del cancro cerebrale, qualche staminale per trapianti contro la Sla, staminali cerebrali umane e altre linee di cellule). Il danno è stato scoperto nel pomeriggio di sabato, ma deve essere stato compiuto prima delle 9 del mattino, quando nell’edificio ha ricominciato a girare personale». Le cellule più «preziose» per le sperimentazioni future però non si trovavano lì: «Curiosamente – osserva ancora Vescovi – erano state trasferite altrove da poco. E non dirò mai dove.
Sono le stesse cellule, molto importanti per gli esperimenti che dovremo effettuare all’ospedale di Niguarda e al Centro “Brain Repair” di Terni, che sono sfuggite a un altro incidente capitato circa un anno fa, quando ancora lavoravo al San Raffaele di Milano: anche allora erano appena state trasferite». In quella circostanza, racconta il ricercatore, si erano svuotati i contenitori di azoto, ma non era scattato né il riempimento automatico, né il sistema d’allarme: «In Bicocca, tutto il resto del nostro lavoro è conservato sotto chiave. Tengo a precisare che non ho nulla da lamentare delle procedure di sicurezza dell’Università di Milano-Bicocca.
Certamente ho qualche sospetto, ma non so se potrò riferirlo agli inquirenti quando verrò convocato: ci andrò con l’avvocato per non rischiare di finire sul banco degli accusati». Nel mirino, Angelo Vescovi, sa di esserlo da un tempo preciso: «Quasi tre anni. Da quando cioè presi posizione, da laico, contro la ricerca sulle cellule staminali embrionali in vista dei referendum sulla legge 40. Da allora ho subito ostracismi e minacce. Ma è paradossale che si tenti di sabotare la ricerca che cerco di condurre per la lotta alle malattie neurodegenerative, quella in sostanza a scopi umanitari». Altre «vittime» del sabotaggio sono i 22 giovani colleghi di Vescovi : «È triste per loro vedere andare in fumo mesi di lavoro, che li impegna con abnegazione per 14-16 ore al giorno: ma in qualche mese faremo ripartire le nostre linee cellulari».
«Per fortuna le cellule più importanti – commenta il biologo – erano state trasferite da poco in altro luogo E non dirò mai dove»
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