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Lo scorso 21 maggio ha avuto inizio un incontro di tre giorni promosso dal Movimento per la Vita, dal forum delle famiglie e dall’associazione Scienza & Vita, in occasione dell’anniversario dell’approvazione della legge 194/1978. All’incontro erano presenti i governatori di Lazio e Lombardia e più di trenta amministratori in rappresentanza di dodici regioni, riunitisi allo scopo di confrontarsi sulle politiche regionali in difesa dei nascituri, delle madri e delle famiglie.
Il governatore del Lazio, Renata Polverini, ha assicurato la sua adesione all’iniziativa promossa dall’on. Carlo Casini a sostegno della vita, attraverso misure come il bonus bebè, i mutui agevolati per le giovani coppie e l’aumento degli asili nido. Olimpia Tarzia ha invece presentato una proposta di riforma dei consultori per dare maggior valore alla prevenzione dell’aborto; consultori che, a detta della presidente Polverini, «non sono ancora attivati come dovrebbero per cercare di indirizzare la donna verso scelte diverse dall'aborto».
Sono state anche avanzate alcune proposte di modifiche della legge 194, come la fissazione del limite delle 22 settimane, epoca in cui è possibile la sopravvivenza del bambino fuori dell’utero materno. Il vicepresidente del MPV Morandini si è detto convinto che la 194 è stata applicata male, perché non è stata riconosciuta la identità umana del concepito e ha chiesto, tra le altre cose, la riforma del primo articolo della legge e del Codice civile. Il co-presidente di Scienza & Vita, Lucio Romano, ha messo in guardia contro la pillola Ellaone, mentre il sottosegretario Roccella ha annunciato l’arrivo di un pacchetto di informazioni e indicazioni per le regioni in merito all’utilizzo della Ru486 (“Avvenire”, 22 maggio 2010).
Queste, in sintesi, le proposte sul tavolo del dibattito politico dai maggiori rappresentanti del mondo pro-life italiano. C’è da rilevare che nell’incontro si è arrivati al paradosso di affermare che il problema della 194 sarebbe la sua premessa (articolo 1) e non le norme omicide in essa contenute (articoli 4,5,6,7). (È come sostenere che la pericolosità di un’arma derivi dalla definizione linguistica ad essa data e non dall’intrinseca capacità di offendere dell’oggetto).
Sono stati menzionati i cinque milioni di aborti dall’entrata in vigore della legge ma, incredibilmente, la responsabilità del genocidio è stata quasi esclusivamente attribuita alla crisi economica (dal 1978 l’Italia ha attraversato periodi sia positivi che negativi ma la mentalità abortista ha guadagnato sempre maggior terreno...), alla disoccupazione, all’immigrazione ed alla scarsa attività preventiva dell’aborto attuata dai consultori. Neppure un timido accenno alla vera ed unica causa della mattanza, ossia la legislazione abortista vigente. In definitiva, la legge 194, seppur con alcune “sbavature” (dovute soprattutto alla sua “scorretta” applicazione), ne esce rafforzata.
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