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MOVIMENTO PER LA VITA
Alle elezioni americane noi tifiamo Sarah Palin
di Antonio Gaspari

La sorpresa si chiama Sarah Palin

E’ l’asso nella manica di McCain. Appena ha fatto la sua comparsa come candidata alla vicepresidenza ha cambiato le carte in tavola. Ed ora Obama la teme al punto da evitare accuratamente confronti diretti.
Viene dall’Alaska dove è governatrice e madre di cinque figli (l’ultimo down), donna di ferro con un volto da miss, femminista pro life della prima ora, piace agli elettori ed alle elettrici, idolatrata dai movimenti per la vita, dai cattolici ai protestanti. Non sappiamo voi, ma noi tifiamo per lei.

Comunque andrà, chiunque vincerà, le elezioni presidenziali statunitensi del 2008 saranno ricordate dalla storia, non solo perché annoverano il primo candidato afroamericano, Barack Obama, ma soprattutto perché vedono la prima donna Sarah Palin ad essere nominata vicepresidente, e che donna, bella e tosta!
A 88 anni dal giorno in cui negli USA fu ammesso il diritto di voto alle donne, Sarah Palin, 44 anni, Governatrice dell’Alaska, è stata nominata vicepresidente per il Partito Repubblicano.
La scelta di Mc Cain ha colto tutti di sorpresa, e che sorpresa!
Sarah Palin è veramente un fenomeno, una sorta di John Wayne in gonnella.
Nata in Idhao ma in Alaska dall’età di tre mesi, la Palin è a suo agio nel mondo selvaggio e freddo così come nel centro di New York. Gli piace mangiare hamburger di alce, va a caccia, pesca nel ghiaccio, guida l’idrovolante. Ma non è un maschiaccio, al contrario è stata miss Wasilla e finalista di miss Alaska. La sua determinazione è proverbiale. Da adolescente la chiamavano Barracuda, perché riuscì a vincere una finale di basket con la caviglia fratturata. Con i soldi guadagnati si pagò gli studi all’università. Ha due lauree, in giornalismo e scienze politiche. Appena cinque anni fa fu eletta sindaco, poi governatrice, sconfiggendo vecchie volpi della politica. Oggi è la governatrice più giovane e che gode di maggiore popolarità in tutti gli Stati Uniti. In Alaska i sondaggi gli danno il 90% dei consensi.
Militante del gruppo “Femministe pro life”, Sarah difende con i denti la vita nascente e la famiglia naturale. È contraria all’aborto e ai matrimoni gay. E’ Sposata con Todd, un eschimese quattro volte campione di Iron Dog, la più lunga gara in motoslitta del mondo, ha cinque figli e conosce le difficoltà della vita.
Il suo primogenito si è arruolato e l’11 settembre partirà per combattere in Iraq. Nel bel mezzo della Convention Repubblicana sua figlia Bristol di 17 anni ha fatto sapere di aspettare un bambino. Niente paura, metterà al mondo il bambino e si sposerà presto. Il suo ultimo nato è affetto da sindrome di Down.  Quando lo ha saputo ha esitato un momento, ma poi ha scelto la vita ed ha ringraziato il Signore per questo che ha chiamato “il dono più bello”. Tre giorni dopo il parto era già in ufficio a lavorare.
La Palin è amata dagli americani perché è libera indipendente, forte nelle decisioni pro vita e pro famiglia, forte nella decisione di voler trivellare la Riserva Naturale dell'Artico e di costruire il gasdotto trans-alaska pur di abbassare il prezzo del petrolio. Forte nell’affermare che il riscaldamento globale è una manna per l’Alaska, uno stato grande più di 5 volte l’Italia con un reddito pari a quello di una nazione moderna.
Per tutte le sue posizioni, soprattutto quelle pro vita e pro famiglia è stata severamente criticata, ma è evidente che è molto temuta.
Nessuno lo conferma, ma è chiaro che lo stesso Obama preferisce incontrare in TV Mc Cain che la Palin.
I pro life americani sono entusiasti della scelta, "Palin – ha scritto Lifesitenews - non è soltanto una solida anti-abortista, ma è anche una donna molto attraente, piacevole, brillante e coraggiosa". Anche i cattolici sostengono la Palin.
Quando, lo scorso 18 aprile, la governatrice dell’Alaska ha messo al mondo Trig, il suo quinto figlio, affetto dalla sindrome Down, le associazioni pro life e di bambini disabili gli hanno subito offerto la propria solidarietà.
In un Paese dove il 90% dei bambini affetti da sindrome Down viene abortito, la Palin ha sostenuto di “essere privilegiata dall’amore di Dio per questo dono che portava gioia all’interno della famiglia”.
La governatrice dell’Alaska ha confessato che non è stata una scelta facile. “Quando ce l’hanno detto per la prima volta – ha raccontato – siamo rimasti confusi perché sono queste le notizie che richiedono impegno”, ma poi è bastato riunire la famiglia, ottenerne il sostegno e allora la Palin ha aggiunto “siamo onorati che Dio ci abbia scelto facendoci questo regalo. Crediamo che ogni bambino venga al mondo per un buon motivo e ne siamo veramente orgogliosi”.
Il giornale cattolico della Diocesi di Anchorage ha riportato le dichiarazioni dell’arcivescovo  monsignor Roger L. Schwietz, il quale ha definito la Palin “Una splendida testimone che conferma quanto ogni bambino è un dono”. “Queste – ha continuato l’arcivescovo - sono parole che i pro aborto non vogliono sentire”.
Il Vescovo ausiliario di San Diego, monsignor Salvatore Joseph Cordileone ha sostenuto pubblicamente la Palin: “Sì, è molto pro life - ha detto - anche quest’ultima vicenda (la figlia incinta) dimostra che sono autenticamente a favore della vita”.
Diversi leader cattolici, dirigenti di associazioni per bambini disabili, suore e frati impegnati nell’assistenza ai più deboli e malati, tutti in Alaska, hanno offerto solidarietà alla Palin.
Con la nomina della Palin rientra prepotentemente in gioco nella campagna elettorale il tema dell’aborto.
Come è noto Obama è a favore dell’interruzione volontaria di gravidanza. Durante la Convention del partito democratico svoltasi a Denver i militanti pro-life hanno denunciato Obama per tutte le volte che ha votato a favore dell’aborto. In merito alla gravidanza delle adolescenti, Obama ha detto che se fosse capitato alle sue figlie non avrebbe voluto “punirle con un bambino”. Per Obama cioè la vita che nasce è una “punizione”, mentre per la Palin è un “dono”.
Inoltre insieme alle elezioni presidenziali, il 4 novembre, negli stati di South Dakota, Colorado e California gli elettori statunitensi voteranno anche per il referendum sull’aborto.
Nel South Dakota è in vigore una legge che permette l’aborto solo nei casi di stupro, incesto o se la salute della donna è in pericolo. Il divieto di aborto è inserito nello statuto del South Dakota. Il referendum è stato richiesto dal gruppo abortista  Planned Parenthood.
In Colorado il referendum chiede agli elettori di riconoscere “ogni essere umano al momento del concepimento”. In California invece si chiede agli elettori di votare sull’obbligatorietà o meno di ottenere il via libera dei genitori per le minorenni che vogliono sottoporsi a un aborto. Sempre in California si voterà per la Preposition 8, un referendum proposto dall’associazione Protect Marriage in cui si chiede di inserire la definizione di matrimonio tra uomo e donna, con lo scopo di fermare i matrimoni omosessuali.

 
Fonte: Fonte non disponibile, 9 settembre 2008