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Sul Corriere della Sera (8 febbraio), Ettore Mo ha presentato il volume postumo di Tiziano Terzani ('Fantasmi', edito da Longanesi), sui ricordi dalla Cambogia negli anni terribili dei Khmer rossi, quando l’occupazione di Phnom Penh da parte dei guerriglieri maoisti (aprile 1975) in Italia veniva esaltata. Tiziano Terzani in realtà contribuì a quell’assurda esaltazione di uno dei peggiori genocidi del secolo XX: in poco meno di quattro anni, su 8 milioni di cambogiani i Khmer rossi ne eliminarono da uno a due milioni «perchè inutili alla rivoluzione comunista» e un altro milione e mezzo fuggì verso la Thailandia e la Malesia. Terzani è stato certamente scrittore e giornalista di valore, ma come tanti altri anche uno degli illusi che esaltò i Vietcong e i Khmer rossi come 'liberatori' dei loro popoli: solo anni dopo il fallimento inglorioso della loro 'liberazione' incominciò a dire timidamente che si era sbagliato. Come 'profeta' e 'santone' laico (molti suoi lettori lo ricordano così) bisogna dire che in quel caso non si dimostrò a servizio della verità, come lui stesso poi riconobbe, quando confessò a 'Repubblica' che è vero, si era sbagliato, perchè i Khmer rossi erano stati «assassini sanguinari accecati dall’ideologia marxista-leninista». Eppure, le informazioni sul genocidio dei Khmer rossi erano già tante, subito dopo la loro vittoria militare. 'Avvenire' era uno dei pochi giornali italiani a informare su quell’apocalisse e personalmente ero in prima linea a scrivere e parlare, citando sempre le fonti autorevoli dei missionari di Parigi che erano in Cambogia dal 1850! La Chiesa locale cambogiana aveva un solo vescovo (monsignor Salas) e poche decine di migliaia di cattolici e venne subito totalmente sterminata. Ma i Mep (Missions Etrangères de Paris), espulsi dal paese, erano in Thailandia, traducevano la radio e i bollettini dei Khmer rossi, intervistavano i profughi che a decine di migliaia fuggivano. Ne davano resoconti spaventosi, che personalmente portavo in Italia anche sulla rivista che dirigevo, 'Mondo e Missione'.
Nel 1976 ho pubblicato 'Cambogia rivoluzione senza amore' dalla Sei, dopo che altre editrici cattoliche avevano rifiutato il volume «troppo anticomunista». Su 'L’Unità', Sarzi Amadè scrisse che ero «un missionario finanziato dalla Cia». Un mio dibattito sui profughi registrato alla Rai con Francesco Alberoni e Vittorio Citterich non venne poi trasmesso. E’ difficile oggi capire l’atmosfera di quel tempo! Ai crimini dei comunisti non solo non ci credevano, ma non si potevano nemmeno raccontare! Ma non si capisce nemmeno perchè un giornalista come Terzani, in Vietnam come in Cambogia, non ha mai dato la minima attenzione a quei missionari che si trovavano sul posto da una vita. Se si fosse degnato di prendere contatto con i missionari francesi del Mep, avrebbe incominciato a capire qualcosa di quel genocidio.
Dunque sfiora il ridicolo l’affermazione che Terzani «fu tra i primi a fornire qualche informazione sulla loro esistenza (dei Khmer rossi) ai giornali europei»!
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