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La lista pazza suscita grandi amori e grandi odi, perché è un segno della contraddizione che riafferma la realtà del concepito, la responsabilità verso di lui di chi lo ha procreato e rimette al centro la crisi affettiva, relazionale della società contemporanea, l’idea che abbiamo di amore, di relazione tra uomo e donna. La voteranno di più i maschi o le donne, mi ha chiesto qualcuno?
Troppo ormonali, intemperanti, cacciatori, don Giovanni, latin lover, molti maschi, per votare una lista che difendendo i bambini sin dal concepimento gli sbatte in faccia l’idea che ogni figlio, e ogni donna, siano dono e responsabilità. Né dono, né responsabilità, recitano i maschi donatori di sperma nelle banche del seme; i magnaccia che hanno necessità di liberare le loro lavoratrici di strada dal peso di una gravidanza e le portano ad abortire in serie; i maschi che non vogliono sposarsi per non prendersi impegni con una donna e tanto meno con un figlio; quelli che ci sono prima sempre il lavoro, gli amici, il bar; quelli che fanno discorsi femministi per essere più liberi loro e per sentirsi moderni; i maschi che non vogliono più dare il cognome ai loro figli, e che non si sentono mai abbastanza grandi e abbastanza maturi per prendere il largo…
Potrebbero votarla, invece, la lista, tutti quegli uomini che sono, o vorrebbero essere, padri, e che sono orgogliosi di ciò; che si sentono maschi senza nessun senso di colpa, perché non hanno mai guardato una donna come un oggetto; quelli che non vogliono essere né delegittimati, dalla cultura dominante, né deresponsabilizzati; quelli che l’utero è tuo ma 23 cromosomi ce li ho messi anch’io… Quelli che la mamma è importante, e il padre pure; quelli che non apprezzano l’idea dei figli fatti con il siringone ripieno di seme di sconosciuti distribuito dall’Arcilesbica alle donne single; quelli che mentre la donna sopporta pazientemente nove mesi di gravidanza, loro sopportano le sue sante “paturnie” e i suoi alterni umori; quelli che entrano in sala parto con la propria donna e le stanno vicino; quelli che rispettano tutti i cicli e controcicli, i mali di testa e tutte le altre vicende femminili, senza imbottire le loro mogli di pillole e di veleni, ma dominando se stessi… Quelli che sono stufi di vedersi dipinti da Toscani come stupratori genetici; quelli che non eliminerebbero l’innocente figlio di uno stupro, ma più volentieri lo stupratore; quelli che hanno tanta stima delle donne che un figlio a due uomini non lo darebbero in adozione mai e poi mai… Quelli che per loro di sessi ce ne sono solo due, e non cinque: il loro e quello femminile, complementare e necessario; quelli che se una madre abbandona marito e casa, per l’amante, reclamano i loro diritti di padri e non vogliono che i figli bazzichino con l’amante di lei… Quelli, in poche parole, che sono stufi dell’assenza del padre e in Lombardia votano Claudio Risé…
Quelle che…
Tra le donne la lista avrà moltissimi voti: le donne che hanno abortito perché le avevano raccontato che era un grumo di cellule; quelle che lo hanno fatto per il buon nome della famiglia, o perché il loro uomo, poverino, non si sentiva ancora pronto; quelle che lo hanno fatto perché altrimenti il datore di lavoro si sarebbe infuriato; quelle che hanno incontrato un uomo che le ha “amate” una sola volta; quelle che hanno sofferto e soffrono la sindrome post aborto e quelle che hanno avuto un figlio salvato dai Centri di aiuto alla vita… quelle femministe deluse, capaci di fare un passo indietro, che hanno rifiutato un figlio con l’aborto, quando lo hanno avuto, e non lo hanno più potuto avere, quando lo avrebbero desiderato; quelle donne che hanno abortito, e che hanno capito che la lista non è un giudizio su di loro, ma un’idea per un mondo migliore, più umano.
Quelle che hanno conosciuto maschi veri, come Giuseppe Garrone, che ha creato il telefono verde di aiuto alle mamme, o come Silvio Ghelmi, che ha gestito per tanti anni il Progetto Gemma, di adozione per le mamme in difficoltà economica, o come Marco Paolo Rocchi, tra i fondatori del Centro aiuto alla vita per la “tutela della maternità” in Italia, nel lontano 1975… Quelle che si sentono più rappresentate da Olimpia Tarzia, donna e madre, che dalla Bonino, o dalla Bindi, o dalle donne in carriera che difendono i “diritti” delle donne, tipo quote rosa, dimenticando del tutto il “diritto” alla maternità; quelle, infine, che tra il sacerdote Ratzinger e il pontefice laico Pannella, entrambi inguaribili single, pensano che il primo sarebbe un marito un po’ più dolce e premuroso del secondo…
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